Da Damasco a Gerusalemmedi parte seconda
E’ stata una levataccia prendere il volo delle 7.30 da Aleppo, ma fa sicuramente risparmiare quasi un giorno di viaggio.
Come base d’appoggio per le successive due notti abbiamo scelto Madaba invece della capitale Amman: la distanza di entrambe dall’areoporto Queen Alia è più o meno simile. Il Mariam Hotel, situato a una decina di minuti a piedi dal centro della cittadina, é probabilmente, come rapporto qualità/prezzo, il migliore di tutta la vacanza. Alloggiamo in una spaziosa doppia con vista piscina per poco meno di 30 euro a notte, con compresa una buona e abbondante colazione. Il Mariam inoltre ha già convenzionato una serie di taxi, con prezzi già stabiliti e visibile anche sul loro sito internet, per le varie mete della Giordania.
Ne approfitteremo subito. Dopo aver portato in camera i nostri bagagli, chiediamo di avere per le due un taxi che ci porti al Mar Morto e poi usciamo per visitare Madaba.
Piccola cittadina molto piacevole da girare, Madaba vanta una ricca collezione di mosaici di epoca bizantina. Il più famoso, ma a mio parere non il più bello, è il Mosaico della Terra Santa. L’opera era sicuramente notevole in origine, quando più di 2 milioni di tessere rappresentavano la mappa di tutta la Terra Santa, ma ne sopravvivono solo pochi frammenti.
Vale la pena di fare il biglietto cumulativo per il parco archeologico, il museo di Madaba e la Chiesa degli Apostoli dove sono conservati molti altri bellissimi mosaici.
Passiamo la mattinata a visitare tutti i siti storici di Madaba, ci fermiamo anche a prendere un caffè da Alle due ci rechiamo all’appuntamento con il nostro autista, che puntuale ci aspetta davanti al nostro hotel, per andare al mar Morto.
Durante il viaggio facciamo anche una sosta sul Monte Nebo, purtroppo però a parte il panorama c’è poco da vedere perchè la chiesa che ci trova sulla sua sommità è chiusa per restauri. Riusciamo a vedere solo due dei bellissimi mosaici qua conservati.
Dopo la breve sosta, ripartiamo per il mar Morto e l’autista ci lascia ad Amman Beach, una spiaggia attrezzata fuori dalla struttura dei grandi alberghi che popolano le sue rive. Si paga l’ingresso al complesso, che comprende l’affitto di un asciugamano e ha spogliatoi e piscina, oltre a un accesso alla spiaggia. La spiaggia non è nulla di che, ma non siamo qui per quello, ma per provare la strana sensazione di immergersi in queste acque così salate. E’ davvero stranissimo: sentendosi come in una culla, è impossibile fare altro che lasciarsi tenere a galla. Qualsiasi tentativo di nuotare finirà solo per farvi rifinire a pancia all’aria! Proviamo anche a farci cospargere di fango, ma alla fine non riusciremo a tenerlo su i quarantacinque minuti prescritti perchè ci fa venire un prurito pazzesco quindi correremo nel mare a lavarci!!!! Dopo il bagno ci asciughiamo guardando il panorama dal bordo della piscina, si vedono le coste israeliane dall’altra parte del mare.
Dopo un paio d’ore di sosta torniamo a Madaba. Ceniamo in quello che secondo la nostra guida è il miglior ristorante di Madaba, il Saraya Restaurant nel complesso Haret Jdoudna. La cena è davvero buona, prendiamo una selezione di varie mezze, i prezzi sono un po’ più alti di quelli siriani ma comunque inferiori a quelli europei.
25 settembre 2008 Stamattina ci alziamo presto con l’intento di andare a visitare la città romana di Jerash. Siccome il prezzo del taxi dall’hotel è fisso, prima di andare a far colazione chiediamo in reception se qualcun altro vuole andare di farlo presente. Siamo fortunati: al ritorno da colazione troviamo ad aspettarci due signori francesi che vogliono fare la nostra stessa gita. Il tempo di salire in camera a prendere le nostre cose e si parte! Prima di andare a Jerash passiamo per una breve visita al castello di Ajlun, castello saraceno del tredicesimo secolo (anche se in origine sull’insediamento sorgeva un monastero cristiano ben pi antico).
Che devo dirvi..La mia rough dice che era una visita da non perdere.
Secondo me, se si sono visitati i castelli siriani, è una visita perdibilissima.
Diciamo poi che mentre stiamo arrivando, quando sbircio dall’auto,. A momenti mi viene un copo. Da lontano si vede benissimo che davanti alle mura hanno creato un’area di parcheggio di cemento armato per i bus…Ora, certe cose vanno fatte e lo so. Ma vanno fatte con criterio!! Io avrei preso ad accettate chi ha approvato il progetto, l’impatto da pugno nello stomaco è abbastanza deprimente.
Per fortuna il castello non entusiasma nemmeno i francesi e in poco tempo siamo fuori e siamo diretti verso la vera visita della giornata, Jerash! Questa bellissima città romana andrebbe visitata solo per lo splendido arco di Adriano, la cui bellezza e le cui dimensioni lasciano senza fiato. Solo per lui, vale la pena di venire fino a Jerash.
Il brutto (o forse no?) di Jerash è che la cosa più spettacolare viene all’inizio. Il sito è tutto molto bello, vasto e con monumenti davvero pregevoli, peccato che ci sia davvero troppa gente!! E noi, abituati troppo bene (o troppo male!) rimpiangiamo un po’ la pace di Palmyra…
Giriamo il sito fino al tramonto, dopo un po’ la gente finalmente se ne va.
Torniamo a Madaba in tempo per la cena. Doppiamo il ristorante della sera prima dove finiamo per trovare i nostri compagni di viaggio francesi. Ma del resto, con le stesse guide si finisce negli stessi posti…Così chiudiamo la serata con dell’ottimo cibo e dell’ottima compagnia.
26 settembre Alle nove, dopo due notti di splendida permanenza, lasciamo il nostro hotel di Madaba alla volta di Petra. Siamo in un taxi/minibus con altri compagni di viaggio: due signori australiani, i due signori francesi e due ragazzi spagnoli. A parte i signori australiani, gli altri sono vecchie conoscenze.
Il nostro viaggio si snoda lungo la strada dei re, attraverso il Wadi Mujib, ma siamo sfortunati perché nonostante il sole oggi c’è molto vento e a causa della foschia praticamente non si vede nulla. Quindi, saltano quasi tutte le soste che dovevamo fare al Wadi e rimane solo quella al Castello di Karak.
..Hmm, carino. Decisamente migliore da fuori che da dentro, visto che all’interno è stato ristrutturato molto pesantemente. Ribadisco: se avete visitato i castelli siriani lasciate perdere, meglio forse dedicare più tempo a qualcos’altro.
Inoltre io e Luciano scalpitiamo, non vediamo l’ora di arrivare a Petra!!! L’autista, quasi che lo sappia, sembra insistere a volerci far scorgere la nebbia londinese dal wadi Mujib, visto che altro non si vede. Luciano alla terza sosta del genere vorrebbe ammazzarlo…
Nonostante l’autista ce l’abbia messa tutta per favorire il contrario, arriviamo a Petra in anticipo sulla tabella di marcia, sono appena le tre del pomeriggio. Il minibus ora deve smistarci tra i vari alberghi, ma il nostro è il primo della lista per fortuna. Molla noi e i due australiani davanti al Petra Moon Hotel, noi facciamo il check in cinque secondi, molliamo gli zaini oltre la porta della stanza in forse dieci (quindi al momento non sapremo nemmeno se il nostro hotel è una topaia o meno) e probabilmente il minibus non ha ancora svoltato l’angolo che siamo al visitor center di Petra a comprare il pass per due giorni. In questo ci aiuterà la posizione davvero strategica dell’hotel: accanto al lussuoso Movenpick, quindi a pochi minuti a piedi dall’ingresso del sito.
Il biglietto di due giorni è un po’ una presa in giro, o forse lo è l’ingresso di un giorno, visto che il primo costa 26 euro e il secondo 21 euro…Morale: guadagnano tanto sulle comitive dei viaggi organizzati che fanno un giorno solo, quindi meglio farne almeno due, tanto c’è davvero molto da vedere.
Prima di arrivare al Tesoro, la facciata monumentale più stupefacente di Petra, c’è da camminare per buoni venti minuti attraverso il siq. Mentre ce ne stiamo scendendo di buon passo, dicendoci tra di noi che non ci sembra così terribile come prospettata dalla guida, veniamo redarguiti da una signora italiana che ci fa presente che al ritorno ce ne accorgeremo…Io confermo: la passeggiata non è affatto terribile, neanche dopo aver camminato tutto il giorno! La prima volta funziona così, o almeno è funzionato così per noi. Si cammina allungando in continuazione il collo come galline sperando di scorgere il Tesoro oltre la curva successiva. E quando questo accade…Beh, chi c’è stato, sa l’emozione che si prova!! Visto che davanti al Tesoro c’è davvero tanta gente in questo momento, decidiamo di vedercelo con calma più tardi e dedichiamo il resto del pomeriggio a visitare il siq esterno, il teatro e il centro di Petra.
Quanto torniamo al Tesoro, ormai il tramonto è arrivato e non c’è più nessuno. Ci sediamo a contemplarlo con calma. E’ proprio splendido!!! Alla fine, anche se un po’ riluttanti ci decidiamo a tornare in albergo. Sulla strada incontriamo anche il nostro compagno di viaggio australiano che sembra entusiasta pure lui! E meno male, visto che si è fatto tutte quelle ore di aereo..Per inciso, quando mi ha detto che avevano una fattoria tra Melbourne e Sidney, in mezzo all’Australia, un pochino l’ho invidiato…!!! Finalmente diamo un’occhiata seria alla nostra stanza. Non è affatto male, è molto grande, e per 40 euro a notte davvero non mi aspettavo tanto. Ci facciamo una doccia veloce e visto che Luciano è in costante litigio con il cibo arabo decidiamo di provare il buffet del Movenpick, secondo la nostra guida buonissimo anche se un po’ costoso, ma soprattutto per lui internazionale. In effetti c’è di tutto e di più, ma alla fine nessuno di noi assaggia nessun piatto di cucina internazionale, mangeremo invece un buonissimo shwarma, forse il migliore di tutta la vacanza. Buffet in effetti carissimo per gli standard mediorientali!!! quasi 50 euro in due ma..Per una sera si può, consigliatissimo. Prima di rientrare in hotel facciamo tappa a un supermarket a prendere dell’acqua e dei biscotti per il giorno dopo (…Lo devo dire? La frutta l’abbiamo rubata al buffet del Movenpick e per fortuna.,..Perchè non ce n’era traccia in nessun supermarket!) e poi a nanna presto. Domani si cammina! 27 settembre 2008 Stamattina sveglia alle sette, rapida (e buona!) colazione in hotel in una sala da pranzo deserta (in due giorni a parte gli australiani non abbiamo incontrato nessun altro..Il dubbio ci è venuto che fossimo solo noi e loro in hotel! Dubbio mai risolto per altro…). Quando transitiamo per il siq è ancora abbastanza presto da non esserci nessuno, anche il Tesoro è deserto. Quasi deserto se tralasciamo i cammelli.
Le uniche persone che incontriamo sono camminatori, scarponcini da trekking e bastoni, che danno l’idea di partire per percorsi molto seri.
Visto che siamo freschi decidiamo di salire subito sull’altura del sacrificio, uno dei due programmi impegnativi che abbiamo per la giornata. La salita va bene, la facciamo in compagnia di un gruppo di persone che sembrano sapere il fatto loro. E’ una salita abbastanza impervia ma fattibilissima. Peccato che sbagliamo completamente il ritorno.
Mentre siamo lì che ci godiamo il paesaggio e la splendida vista dall’altura… E ci chiediamo qual’è sarà la “strada” diversa dall’andata da cui scendere di cui parla la nostra guida, vediamo il gruppo che è salito con noi partire convinto per un sentiero. Ci diciamo che loro stanno quasi sicuramente imboccando la strada che vogliamo prendere noi, voglio dire…Quante ce ne saranno? Ecco, mai essere così ottimisti.
All’inizio va tutto bene, anche perché vediamo monumenti davvero bellissimi.
Ma dopo un po’ i monumenti sembrano spariti e siamo in mezzo al nulla! Dopo aver cercato di star dietro ai trekkeristi per quarantacinque minuti (e vi assicuro che non era facile, noi non siamo messi male ma quelli erano camminatori evidentemente esperti e andavano a una velocità diversa!) mio marito insiste che stanno andando nella direzione opposta da quella del centro di Petra. Io protesto, ma ormai dovrei aver imparato a non farlo, semplicemente perché il mio senso dell’orientamento è PARI a zero mentre lui sa dove si trova anche se gli bendi gli occhi e lo fai ruotare su se stesso tre volte. Cartina alla mano scopriamo che ha ragione lui (ma va?), il gruppo di capre di montagna che stavamo seguendo é evidentemente diretto al monumento del serpente (vi dico solo che è fuori dalla mappa di Petra della nostra guida…), quindi abbiamo camminato per 45 minuti dalla parte opposta rispetto al centro di Petra dove dovevamo ridiscendere. Ma che bella notizia…
Gambe in spalla, c’è poco da fare, Luciano si inventa una strada che non so nemmeno dove la pesca, ormai siamo finiti in mezzo a chi a Petra ci abita ancora che dopo un po’ ci rassicura (ok, mi rassicura perché lui era già certo) che la strada è giusta.
Dopo..Un bel po’!! sbuchiamo proprio davanti al ristorante Basin che si sta riempiendo di gruppi di turisti. Tra una cosa e l’altra abbiamo fatto mezzogiorno. Ci sediamo a mangiucchiare qualcosa anche noi, mentre riposiamo mezz’oretta e poi affrontiamo la salita verso il Monastero.
Questi è, dopo il Tesoro, probabilmente il monumento più imponente di tutta Petra.
Però arrivarci costa caro: un’arrampicata di quasi quaranta minuti in salita lungo dei gradini dove dovrete continuamente far passare gli asini che portano su le persone che non vogliono farsela a piedi. E’ questa la vera parte estenuante dell’ascensione, più che la salita stessa…
In ogni caso non sognatevi nemmeno di non farla, perché il premio finale vale ogni fatica.
Dopo essercelo goduto con calma, riscendiamo per esplorare meglio alcuni monumenti del centro che il giorno prima non avevamo approfondito.
Il resto della giornata si conclude come la volta precedente: io e Luciano seduti davanti al Tesoro in attesa che tutti gli altri escano dal sito. Stavolta lo salutiamo per sempre, ma chissà che non sia un arrivederci.
Dopo una doccia veloce, c’è la scelta del ristorante per la cena: stavolta tra quelli proposti dalla nostra guida optiamo per il “Red Cave”, a pochi passi dal Movenpick dove, sorpresa! Troviamo di nuovo i nostri due signori francesi. Ricordate il discorso che facevo a proposito delle guide che conducono negli stessi posti? Cena buona, conto economico, compagnia sempre simpatica. Peccato che il nostro ormai sia un saluto certo: noi domani proseguiremo per il deserto del Wadi Rum, loro risaliranno verso Amman.
28 settembre 2008 L’unico bus che da Petra va al Wadi Rum parte alle 6 del mattino..Che splendido orario! Tanto più che sembra che non sia puntuale, voci confermate sul posto dicono che passa a un orario indicativo tra le 6 e le 6 e 30. Visto che il nostro hotel è pure a un buon quarto d’ora (facciamo venti minuti) di cammino dal centro di Wadi Musa, dove passa il bus, usciamo intorno alle 5 e 20. Non abbiamo riservato un taxi, semplicemente abbiamo deciso che ci incammineremo a piedi e vedremo se saremo così fortunati da incontrarne uno per strada, sennò pazienza. Quando alla fine ne troviamo uno, siamo quasi in cima alla salita che porta al centro (pant pant), ma per un paio di euro lo prendiamo lo stesso per non dover metterci a cercare la stazione degli autobus.
Una vera stazione poi non c’è, quella che la guida chiama con ottimismo così è solo un piazzale con due panchine. Non c’è nemmeno la biglietteria, sembra che il biglietto si faccia sul bus…Speriamo! Arriva un bus e sono quasi le sei…Vuoi vedere che è puntuale?? Assolutamente no, ci dice l’autista che quello va ad Amman. Ci sembrava troppo bello per essere vero…
In quel mentre ci si accosta un’automobile, il guidatore si offre di portarci lui al Wadi Rum. Parte una feroce contrattazione sul prezzo e alla fine riusciamo a strappare lo stesso del bus. Sospetto che ci sia andata bene perché il tipo doveva andare ad Aqaba per i fatti suoi ma a conti fatti…A noi che importa? L’unica cosa è che guida davvero come un pazzo quindi arriviamo al Wadi Rum non alle 8, come da programma, ma alle 7.15, con il visitor center ancora sbarrato! Inganniamo il tempo mangiando qualcosa che avevamo portato con noi come colazione e quando aprono i battenti facciamo chiamare Aodeh, la nostra guida, al telefono dall’ufficio informazioni e paghiamo l’ingresso al parco del Wadi Rum (2 JOD, poco meno di 2 euro, a testa).Aodeh si presenta a prenderci dopo pochi minuti che è stato chiamato. Si stupisce di vederci: ha telefonato a chi gestisce i bus ma gli avevano detto che era in ritardo, così gli spieghiamo che siamo arrivati fin lì con mezzi alternativi. Ci porta a casa sua, a pochi minuti d’auto dentro il parco, dove ci offre il tè e ci fa conoscere il suo splendido bambino mentre viene pronta la nostra jeep. Io e Luciano siamo anche stupiti dalla bontà del tè che ci servono, è la prima volta che ne bevo così buono da quando sono in Medio Oriente, di solito ti rifilano il lipton in bustina…
Ci spiega che è il tè beduino, ne berremo anche al campo e mi sono pentita di non averlo comprato al visitor center del Wadi Rum! La nostra jeep viene pronta: Aodeh ci presenta suo fratello, che sarà la nostra guida nel corso della giornata, con lui ci rivedremo al campo la sera.
Quando si è trattato di prenotare la guida al Wadi Rum, che ho scelto di fare da casa, ho mandato delle mail a diversi indirizzi di guide consigliate dalla nostra rough ed ho scelto Aodeh (aodeh25@yahoo.Com) perchè è stato velocissimo a rispondere alle mie mail e mi ha proposto in maniera chiara e esauriente un itinerario che andasse incontro ai nostri desideri. Abbiamo scelto uno degli itinerari più cari su due giorni nel Wadi Rum, visto che abbiamo voluto una jeep tutta per noi e abbiamo concordato di fare la pista nel deserto fino ad Aqaba. Il tutto ci è costato 160 JOD (poco meno di 150 euro), compreso tutto (cibo e acqua in bottiglia a volontà durante il giorno) ma ogni singolo soldo è stato meritato.
Abbiamo fatto tutto quello che volevamo noi per la giornata, con i nostri tempi e come ci andava. Abbiamo sempre seguito i consigli della nostra guida quando ci invitava a fare dei percorsi a piedi e ci siamo divertiti molto. Inoltre, il campo era davvero molto pulito e ben tenuto, noi abbiamo usato i nostri sacchi a pelo per dormire ma loro fornivano tutto e in ottimo stato.
Il Wadi Rum è probabilmente dopo Petra il posto che mi è piaciuto di più di tutta la Giordania. Per certi versi ricorda l’ovest americano..Per i colori rosso intenso, per essere così diverso dal Sahara che avevo visto pochi mesi prima ma ugualmente bello.
Dopo un po’ di ore lo confesso, si comincia ad avere le natiche doloranti visto che le jeep sono tutto fuorchè morbide! Piccolo consiglio: siccome dovrete portare i vostri bagagli sempre con voi, nel nostro caso erano ai nostri piedi nel retro della jeep, non è la vacanza adatta a dei trolley rigidi…
Al tramonto raggiungeremo il campo per la notte, che divideremo con soli due giovani medici italiani che abbiamo già incrociato un paio di volte durante la giornata.
Per la cena come promesso ci raggiunge Aodeh. Finalmente Luciano è felice come una Pasqua quando ci servono del delizioso pollo cotto alla brace senza aggiungere nessuna spezia. Se chiedete a lui vi dirà sicuramente che è la migliore cena di tutta la vacanza! Quando diventa buio in cielo compaiono una quantità incredibile di stelle, vale la pena di dormire nel deserto solo per questo spettacolo incredibile…Noi siamo davvero cotti, anche perché siamo in piedi dall’alba, ma cerchiamo di resistere il più possibile prima di crollare addormentati.
29 settembre 2008 Sveglia e colazione al campo, davvero abbondante e gustosa. Dopo avere mangiato, ci separiamo dai nostri compagni di campo: il nostro autista è arrivato, ed è pronto per portarci ad Aqaba. Il viaggio dura quasi due ore, nella pista in mezzo al deserto che dal wadi Rum conduce fino alle porte di Aqaba. Qua ci separiamo dal nostro autista, ci affida a un tassista che ci dovrebbe portare fino al centro della città. Anche se noi gli diamo un piccolo extra per un diving center consigliato dalla nostra rough dove abbiamo programmato di passare la giornata a rilassarci un po’.
Il diving center è stata la prima (e a dire il vero l’unica) cantonata presa dalla nostra guida, perché corrispondeva ben poco alla descrizione. L’abbiamo trovato un po’ troppo poco curato e i prezzi rispetto a quanto riportato dalla guida, che ha comunque solo un paio d’anni, erano almeno triplicati. Ma tant’è, ci dobbiamo stare solo un pomeriggio e alla fine lo passiamo a riposarci al sole, a fare un bagno ed ammirare la bella barriera corallina di Aqaba. E’ praticamente attaccata alla riva, non serve nemmeno immergersi con la maschera per vederne le meraviglie! Nel tardo pomeriggio prendiamo il bus del diving (a pagamento, e non gratis come dichiarava la guida) per il centro di Aqaba e lì un taxi per l’aeroporto, dove abbiamo il volo per Amman. In aeroporto dobbiamo aspettare poco meno di due ore prima di prendere il nostro volo per Tel Aviv, tutti voli molto brevi di forse trentacinque minuti. Prosegue in Gerusalemme