Da Damasco a Gerusalemmedi parte prima
Per organizzare questo viaggio in Medio Oriente ci sono stati utili i diari dei viaggiatori trovati in rete e le tre guide: La lonely planet inglese di Siria e Libano.
A rough guide italiana della Giordania.
La lonely planet inglese di Israele e territori palestinesi.
Le tappe da noi toccate on quindici giorni sono state: In Siria: Damasco-Bosra-Palmyra-Hama-Aleppo In Giordania: Madaba-Mar Morto-Petra-Wadi Rum-Aqaba Israele:Gerusalemme.
Tranne che a Damasco, dove abbiamo scelto un cinque stelle, abbiamo sempre soggiornato in hotel di categoria media e abbiamo fatto sempre un pasto al giorno in un bel ristorante.
In Siria abbiamo viaggiato soprattutto con i mezzi pubblici, tranne tra Hama e Aleppo dove un auto con autista é indispensabile per visitare i dintorni delle due città. I bus sono puntuali, economici (per la tratta più lunga pagherete massimo 3 euro a persona) e frequenti. Basta recarsi nelle stazioni ed entro massimo mezz’ora partirà un bus dove volete andare, perchè le zone più turistiche sono anche quelle più abitate. Ad Hama ci siamo affidati ai servizi del Cairo Hotel per noleggiare due giorni di auto con autista e ci siamo trovati molto bene.
In Giordania i collegamenti pubblici sono abbastanza scarsi, per muoversi ci siamo affidati quasi sempre a taxi divisi spesso con altre persone.
Per andare da Siria e Giordania abbiamo scelto un volo della Royal Jordanian da Aleppo ad Amman. Non costa molto se preso con il dovuto anticipo (tra visto di uscita e volo ci è costato 80 euro a testa) e visto che partono solo la mattina presto o la sera tardi permette indubbiamente di risparmiare tempo. Caldamente consigliato.
Per andare da Amman a Gerusalemme abbiamo scelto la soluzione indubbiamente costosa (300 euro in due) di un volo della Royal Jordanian. Qua la differenza di prezzo tra il viaggio via terra e il viaggio via volo sono indubbiamente pesanti, ma considerate che un viaggio via terra prevede l’attraversamento del ponte di re Hussein, i cui tempi possono andare dalle tre fino alle otto ore, come confermatoci sul posto. Se non avete il tempo come noi, forse vale la pena di considerare la soluzione del volo.
In tutto la vacanza, esclusi i voli dall’Italia ma compreso davvero tutto il resto (tre voli interni, assicurazione medica, visto siriano, visto giordano ecc…), è costata 2800 euro in due. E’ però importante sottolineare che solo Gerusalemme, che è molto cara da raggiungere via aereo e ha prezzi di vitto (a meno di non mangiare solo alle bancarelle dei souk) e alloggio assolutamente occidentali è costata 500 euro per 3 notti volo da Amman compreso, mentre l’hotel di Damasco, di lusso, è costato 314 euro per 3 notti. Queste due voci sicuramente sfalsano una spesa giornaliera che nel resto è rimasta abbastanza costante, anche se aspettatevi di trovare la Giordania più cara della Siria.
Attenzione alle carte di credito: la mastercard è praticamente inutile, accettano quasi solo VISA, specie in Siria, e in molti bancomat specie di Damasco è impossibile prelevare con le nostre carte, funzionano solo quelle siriane. Quindi portatevi dei contanti per la prima parte della vacanza (nessun problema invece ad Hama e Aleppo).
Nonostante le voci che circolano da noi, abbiamo trovato Siria e Giordania sono paesi assolutamente sicuri da girare da soli. La microcriminalità è praticamente inesistente, visto che in entrambi, specie in Siria, vigono regimi totalitari che garantiscono l’incolumità del viaggiatore straniero. Non ci sono quartieri interdetti o malfamati in nessuna delle zone da noi visitate, e ho trovato la popolazione, specie quella siriana, disponibilissima e veramente gentile verso il prossimo. Visto che specie in questo stato i servizi per il turista sono pochi e predominano le istruzioni solo in arabo, non so davvero come avremmo fatto senza la grande disponibilità del popolo siriano ad aiutarti sempre e comunque, spesso senza tornaconto personale. Ovunque abbiamo percepito calore e senso di accoglienza, mai ostilità o sensazioni di giudizio.
Questo, che non vuole essere certo un giudizio insindacabile, è quello che abbiamo percepito e vissuto sulla nostra pelle noi in due settimane di viaggio.
17 settembre 2008 Il volo dell’Alitalia atterra a Damasco a un orario infame, intorno alle 3 di mattina. Non so se è colpa dell’ora o è sempre così, ma il prezzo di una corsa in taxi verso l’hotel è fissa, senza nessuna possibilità di negoziazione. Mi avevano detto tutt’altro ma quando usciamo dall’areoporto, tutti i taxi sono prenotabili da una cabina a destra con i prezzi esposti. Forse ci potrebbe tentare qualcosina di meno con qualche taxi non ufficiale, ma qualcuno si fiderebbe in piena notte? Tra una cosa e l’altra siamo in Hotel che sono le cinque del mattino e riusciamo anche a dormire qualche ora. Puntiamo la sveglia alle nove e trenta, perchè alle dieci smettono di servire la colazione. Essa si rivelerà non all’altezza del prezzo chiesto (circa 12 USD a testa) ma siamo in pieno Ramadan e non ci fidavamo molto delle alternative disponibili. Che poi ci sono, non così tante (le scopriremo man mano diventeremo più agili) ma ci sono.
Prima delle undici siamo già in pista, desiderosi di iniziare veramente la nostra vacanza. Il primo approccio con Damasco è..Frastornante, credo sia la definizione esatta. Il frastuono è creato dai clacson delle auto che i siriani suonano con entusiasmo, sempre e comunque, incessantemente. Guidano anche come pazzi, a Damasco dove il traffico è notevole si nota più che altrove.
Dopo aver passato i primi minuti ad abituarci al frastuono ci rendiamo conto che la cartina della LP con le indicazioni per raggiungere l’old city, circa a 10 minuti a piedi dal nostro albergo a occhio e croce, ci sarà indispensabile. Non ci sono indicazioni in inglese, solo esclusivamente in arabo. Grazie al senso di orientamento di mio marito, lo devo dire, che come una bussola sa sempre dov’è il nord, raggiungiamo senza sbagliare Bab al Jabiye, ovvero una delle due porte di ingresso ai souk, vera anticamera della città vecchia. Un manifesto di Bashar al Assad, “il presidente”, saluta il nostro ingresso ai souk. Quell’uomo è ovunque, si trova la sua effigie in tutta la Siria. Ti guarda con aria sorniona da adesivi sui parabrezza delle auto, dai magneti per frigorifero (praticamente l’unico souvenir per turisti acquistabile in Siria!), dalle porte delle case..Abituatevi alla sua immagine se andate in Siria, perchè vi accompagnerà per tutta la vacanza. Appena ci addentriamo nei souk di Damasco, ci è inevitabile fare un paragone con quelli di Marrakech, esperienza ancora abbastanza fresca per noi, e la nostra impressione è di essere in un mondo molto diverso dalla città marocchina. A conti fatti qui ognuno si fa i fatti suoi. Quasi nessuno ci approccia per invitarci a comprare la sua roba, i venditori se ne stanno seduti accanto alla merce esposta, senza importunarti nemmeno se ti avvicini a sbirciare. Si può girare indisturbati, ed è quello che facciamo noi.
Vediamo molte cose in una giornata, l’old city non è molto grande, ma qua voglio raccontarvi di ciò che mi ha colpito davvero, e di qualcosa che mi ha sorpreso.
In cima a tutto, sicuramente di Damasco ricorderò sempre la splendida Moschea Omayade. Vero gioiello artistico e architettonico, merita di essere girata in lungo e in largo. Si può farlo con tranquillità, nessun spazio è interdetto, nemmeno i luoghi di preghiera. Nel caso delle donne, viene data una tunica all’ingresso per coprirsi.
La cosa che mi ha sorpreso invece, perché non me l’aspettavo, è stato scoprire all’interno di Damasco un quartiere cristiano, neanche molto piccolo, con le sue chiese e le sue donne vestite all’occidentale. Come forse molti occidentali che non vedono grosse differenze tra un paese musulmano e l’altro, credevo che la Siria fosse uno stato islamico. Ho scoperto solo sul posto che gli stato islamici sono altri, che la Siria non rientra tra questi. In realtà la costituzione siriana garantisce la libertà di culto e il 10% della sua popolazione appartiene alle varie confessioni della religione cristiana. Nel nostro viaggio incontriamo cimiteri musulmani e cimiteri cristiani a vedremo anche sfilare un funerale cattolico per le vie di Hama.
Damasco mi ha fatto uno strano effetto: mi è sembrata una città povera ma affatto arretrata, con una certa occidentalizzazione dei costumi che non troveremo da altre parti in Siria. Ne discutiamo insieme mentre rientriamo a piedi in albergo, al tramonto, e ci rendiamo conto per la prima volta di cosa è davvero il Ramadan per i musulmani. Manca poco le sette, ma i negozi sono già chiusi e le strade piene di traffico. Chi può cerca di tornare a casa per cenare con la famiglia, rompendo il lungo digiuno diurno. Chi non può, improvvisa cene conviviali dove può, dentro il negozio o mettendo un tavolino lungo la via del souk. Mi sarebbe piaciuto farvi vedere quei momenti, ma per una forma di rispetto ci è sembrato giusto non fotografarli, ci è sembrato un momento molto intimo per loro.
I nostri piani della serata prevedevano una cena al ristorante del four season, che rimane proprio accanto al nostro albergo è che la Lonely consiglia caldamente. Appena varchiamo però le soglie del lussuoso hotel, un gentile portiere ci avverte che dei due ristoranti del four season uno è chiuso per il Ramadan e l’altro…Ha finito il cibo. Scopriremo che non è una cosa insolita e impareremo a regolare i nostri orari sui loro, senza grossa difficoltà: alle sette in punto, ci spiega il portiere, spesso i clienti si presentano affamati dopo il lungo digiuno e in un’ora fanno fuori tutto, bisognerebbe avere pazienza di aspettare un’oretta per il secondo giro della cucina. E se non volessimo aspettare? Il portiere gentilissimo ci spiega dove possiamo trovare un ristorante a pochi passi, ci scrive il nome e ci indica come arrivarci. Ci accompagna anche per un pezzo di strada, di più non può perché è in servizio, si fa sostituire per qualche minuto per farci la cortesia. Scappa prima che possiamo anche accennare a dargli una mancia, cosa che mi capiterà spessissimo con i siriani e impareremo a non stupircene. Il ristorante indicato all’inizio ci convince poco, è più un bar serale, con divanetti bianchi e maxi schermo dove trasmettono..Le partite di calcio italiane. Però c’è un menù, un menù apposta per il Ramadan ci spiegano. Nessun problema per noi, è tutto nuovo, che differenza fa il menù del Ramadan che ci viene presentato, forse in quanto occidentali, quasi con aria di scusa? Accantonate le incertezze iniziali,, mangiamo davvero bene spendendo poco più di 10 euro in due.
18 settembre 2008 Il programma della giornata prevede la visita di Bosra, cittadina un paio di orette a sud di Damasco famosa per il suo teatro di epoca romana. La prima cosa da fare nella giornata è tentare di raggiungere la stazione dei bus, visto che abbiamo deciso di servirci di questo mezzo per tutti gli spostamenti lunghi. In Siria hanno un metodo tutto loro: le città più grosse come Damasco, Aleppo e Homs (e con questi i grandi centri urbani sono finiti!) hanno due stazioni, una solitamente ha i bus che vanno al nord e una i bus che vanno a sud. Quindi, se voi arrivate da sud poniamo a Homs e poi dovete andare a nord verosimilmente dovrete cambiare stazione dei bus. Chiaro no? Accertata con la reception dell’hotel che la stazione indicata dalla LP per Bosra era quella corretta tra le due disponibili, ci mettiamo in strada per cercare un tassista che ci porti, visto che rimane alla periferia di Damasco. Prima Luciano ha la brillante idea di chiedere al receptionist di scriverci il nome della stazione in arabo…Mai idea fu così brillante. I tassisti di Damasco non solo parlano solo arabo ma sembrano leggere solo quello. Ne troviamo uno libero alla svelta, la Siria pullula letteralmente di taxi, e con l’aiuto di due passanti che fanno da pseudo-interpreti riusciamo a stabilire un prezzo. Mica facile, bisogna fare attenzione perchè anche i loro numeri sono diversi dai nostri, ma alla fine la carta canta…Nel senso che ce la caviamo facendogli vedere la cifra che secondo l’hotel avremmo dovuto pagare. Si parte. Arrivati alla stazione di Damasco veniamo presi in carico all’ingresso da un addetto…O da uno che passava per caso, non lo so bene, in ogni caso è una gran fortuna, perché non esiste un cartello in inglese. Si fa il controllo al metal detector, come tutte le stazioni dei bus della Siria, e poi si entra nella stazione vera e propria. La stazione è solo un piazziale con fermi vari bus, con davanti un cartello con presumiamo le destinazioni, il nostro angelo custode cerca di capire dove dobbiamo andare, al terzo tentativo capisce “Bosra” e si illumina (lo pronunciavo proprio così male?), ci fa salire su un bus e ci dice quanto dobbiamo pagare all’autista (una fesseria, tipo 1 euro a testa). Gli diamo qualche spicciolo di mancia, cerchiamo di capire quando partirà il bus ma sembra oltre le capacità di inglese di tutti e siamo gli unici turisti. D’accordo, ci sediamo buoni buoni, visto che il bus è abbastanza pieno speriamo che partirà entro breve e avremo ragione, tempo forse dieci minuti e partiamo.
Il viaggio procede rapido, troppo rapido…In effetti, comincio a capire perché mi avevano detto che in Siria conviene prendere il bus invece dell’auto perché tanto si arriva nello stesso tempo. Scommetto che avete già capito anche voi perché è così.
Il nostro viaggio sembra finito, il bus si infila in una stazione. Solo che non mi sembra Bosra, mi pare un paesino di campagna, o piuttosto di deserto. Ci guardiamo un attimo interdetti e aspettiamo che tutti scendano per poter tentare di comunicare con l’autista. Questo ci fa grandi segni di seguirlo, non abbiamo molta scelta quindi gli andiamo dietro. Ci porta a un minibus, un piccolo van con meno di dieci posti che si sta riempiendo di siriani. Ci fa capire che ci porterà a Bosra, e di prenderlo. Stiamo per salire quando ci richiama e…Si tira fuori di tasca degli spiccioli, che ci dà per darli all’autista! Tale onestà mi lascia attonita, poteva anche intascarseli lui…Non riesco neanche a dargli la mancia, ci fa salire come fossimo bimbi piccoli, ci fa un sorriso e sparisce nella folla.
Il minibus parte pieno zeppo, a un certo punto uno dei passeggeri fa una colletta degli spiccioli e li passa all’autista che senza neanche controllarli se li mette in tasca. Noi vediamo finalmente il primo cartello stradale in lettere occidentali che indica “Bosra” a pochi km e ci sentiamo un po’ meno sperduti in mezzo al nulla. In realtà ci stiamo divertendo molto e commentiamo ancora increduli la gentilezza dell’autista.
Arrivati a destinazione sbagliamo purtroppo la fermata, o meglio capiamo solo dopo che il minivan non fa fermate fisse e dobbiamo chiedergli noi dove fermarsi! Vediamo il teatro sfilarci davanti e finiamo per scendere nel paese (paese..Diciamo quattro case con una strada in mezzo…Se non fosse per lo splendido teatro non meriterebbe una visita!). Pazienza…Torniamo indietro a piedi per neanche 1 km.
Il teatro romano di Bosra è veramente bellissimo, specie perché da fuori non si immagina lo splendore che attende all’interno. Dall’esterno si vedono solo i muri della cittadella araba, dopo aver pagato l’irrisorio biglietto di meno di 2 euro a testa ci si infila in un cunicolo buio e dopo pochi passi ci si trova sugli spalti illuminati dal sole di questo teatro romano di 1800 anni fa, ancora integro quasi nella sua totalità. Uno spettacolo. E’ un teatro immenso, che ancora ospita festival una volta ogni due anni e accoglie fino a 9000 posti a sedere. Gli arabi, quando vi costruirono intorno una cittadella fortificata, forse non si resero conto che ciò avrebbe contribuito a fargli attraversare i secoli quasi senza una scalfittura.
Dietro il teatro ci sono i resti dell’antica città romana, in uno stato di abbandono che mi ha un po’ intristito. Le persone abitano dentro le rovine e spesso si offrono di vendervi reperti storici che hanno trovato nel loro salotto, cosa che consiglio caldamente di non fare! Anche girando tutto con calma in un paio d’ore abbiamo concluso la visita, torniamo in paese per cercare di capire dove e come partirà un bus per Damasco. So che dobbiamo cercare un’agenzia di cui parla la LP, peccato che le insegne siano tutte in arabo..Solito problema. Fermiamo un passante, e promettendogli una piccola mancia chiediamo di portarci. Grazie al cielo capisce, perché di gente in giro ce n’era poca, e in venti minuti siamo su un bus diretto a Damasco. Arriviamo che sono solo le quattro, quindi da un tassista ci facciamo portare all’ingresso dei souq per finire la visita in città.
Giriamo per qualche ora, e di nuovo ci stupiamo dei pochi turisti che incrociamo per la strada.
Verso le sette decidiamo di cercare un posto per cenare, a pranzo abbiamo piluccato, la colazione non l’abbiamo fatta e siamo davvero affamati. Insomma, anche noi oggi un po’ di ramadan l’abbiamo fatto. Scegliamo “l’Elissar”, consigliato in molti diari oltre che dalla LP, che si trova in quartiere cristiano. Il cameriere all’ingresso ci spiega che a nostra scelta hanno due piani, oltre che due menù: al piano sotto menù del ramadan, al piano superiore menù normale. Optiamo per il menù normale, mangiamo delle buonissime mezze e io assaggio una delle loro ottime zuppe, il conto è come al solito sui 10 euro in due. Chissà se il menù del Ramadan era altrettanto buono? Torniamo in Hotel a piedi per vedere un’ultima volta la città, domani mattina lasceremo Damasco.
19 settembre 2008 Lasciamo l’hotel di prima mattina, facciamo check out lasciando di tutto 314 euro per 3 notti (primo e ultimo cinque stelle della vacanza! Meritatissime comunque…) per prendere il bus in direzione Palmyra. Solito taxi per la stazione dei bus, che ovviamente non è la stessa del giorno prima ma l’altra. Come dicevo ieri, stavolta si va a nord ieri si andava a sud…Stazione diversa e stavolta più semplice da girare. Non si tratta di un semplice piazzale, ci sono varie agenzie che vendono i biglietti dei loro bus, con scritte fuori le destinazioni non solo in caratteri arabi per fortuna!!! Scansati i vari personaggi che ci propongono le loro mete scegliamo una delle agenzie raccomandate dalla LP e prendiamo due biglietti per Palmyra. Paghiamo circa 5 euro in due, e visto che il bigliettaio parla un po’ di inglese riusciamo a sapere che il bus partirà entro venti minuti e ci metterà circa 2 ore e mezzo.
Trovare il bus è un pochino più complicato, perché bisogna trovare il numero del bus e non sono proprio in ordine ma..Ce la facciamo. Siamo di nuovo i soli turisti, il biglietto è in arabo e quindi chiediamo conferma all’autista prima di affidargli i nostri zaini…Va a Palmyra missione compiuta! Il bus si avvia in orario ma si ferma ancora in stazione, alla fine ci sono dei disguidi, il nostro autista si fa una litigata in arabo di buoni venti minuti non capisco bene con chi, visto che lui strepita dal finestrino e da giù qualcuno gli risponde per le rime. Alla fine parte visibilmente imbufalito, visto che è l’unico bus di quelli presi a essere partito in ritardo sospettiamo che il ritardo per loro non sia la norma e sia quello in parte il motivo dell’arrabbiatura dell’autista, che pigia sull’acceleratore e guadagna quasi tutto il ritardo! Per fortuna la strada è praticamente deserta…
Il viaggio va via veloce, un po’ ascoltiamo musica, un po’ dormicchiamo e molto leggiamo la guida, un po’ per capire cosa ci aspetta e un po’ per decidere in che albergo scendere. Alla fine scegliamo il Villa Palmyra, un hotel di media categoria di cui la LP parla bene.
A un certo punto il bus pare fermarsi in mezzo al nulla, questa strada polverosa con dietro due case diroccate non mi sembra una città! Invece, scendono tutti e scopriamo di essere a Palmyra. Ma dov’è esattamente?? Non abbiamo ancora recuperato gli zaini che veniamo letteralmente attorniati da tassisti, veri e presunti, che fanno a gara per portarci dovunque vogliamo. Mio marito, che si trova nel suo habitat, si rimbocca delle fantomatiche maniche e inizia a contrattare con quattro o cinque di loro assieme, visto che parlano solo arabo non capisco come si intendano ma dalla gestualità mi pare che la cosa proceda, io da brava moglie secondo le usanze orientali aspetto accanto senza fiatare. Alla fine la decisione sembra presa, uno dei tassisti ci ruba letteralmente gli zaini, fregandoci alla concorrenza, e ci porta per mezzo euro all’hotel che dista appena un chilometro..Ma non l’avremmo mai trovato! Confermo che l’autobus si era praticamente fermato in mezzo al nulla e non c’era un cartello che indicava il “centro”…Che poi centro è una parola azzardata. Palmyra consta di quattro strada in croce e di una via principale su cui ci sono tutti gli alberghi, i ristoranti e i negozietti. Le rovine sono a 10 minuti a piedi dalla “via dello shopping.” L’hotel scelto si rivelerà un’ottima scelta, credo che come rapporto qualità/prezzo sia il migliore di tutta la Siria. Di tutti quelli visti (si fa presto, sono tutti attaccati!) il nostro è l’unico rinnovato da pochissimo (la LP diceva nel 2007), la nostra stanza è minuscola ma tinteggiata di fresco e con il bagno rifatto e la colazione è buona. Il tutto per 60 dollari compresi di servizio lavanderia (gli ho fatto lavare una borsa di roba).
Sbrigate le pratiche di registrazione ci concediamo un leggero pranzo al bar di fronte all’hotel, che ha pure il wi-fi (wi-fi criceto ma c’è!). A menù non c’è molto, ci avvertono (lo sappiamo, ramadan!) , noi non abbiamo voglia di decidere, gli diciamo di fare loro e ci portano delle insalate, delle patate deliziose il tutto condito con i loro straordinari aromi. Inoltre assaggiamo per la prima volta la spremuta di limone profumata alla menta, una bevanda che scopriremo si trova dovunque in Siria ed è semplicemente deliziosa…Ne siamo diventati schiavi durante il nostro soggiorno. Non ci Dilunghiamo troppo con il pranzo, siamo troppo impazienti di visitare la città antica. Questa si raggiunge con una suggestiva passeggiata in mezzo alle palme…Suggestiva a parte di prestare sempre attenzione ai siriani che guidano qualsiasi cosa, dal cammello al motorino, come indemoniati. Quasi tutta la città antica è a disposizione gratuitamente, non si sono vincoli o recinzioni. L’unica cosa a pagamento è il tempio di Bel, ma decidiamo di vederlo l’indomani mattina. I resti dell’antica città romana, sviluppata dai romani come loro avamposto in Oriente, sono talmente vasti e ben conservati da lasciare di sasso. Ci sono decine e decine di colonne perfettamente conservate, racchiuse in un contesto affascinante, quello di un deserto circondato da palme. Meraviglioso e poetico. Nessuna foto purtroppo può rendere appieno la vastità del sito, noi abbiamo camminato tutto il pomeriggio, fino al tramonto, in mezzo a rovine sempre diverse.
Decidiamo di concludere una giornata davvero incantevole con una cena al ristorante del Cham Palace Zenobia Hotel. Questo hotel a cinque stelle gode di una posizione invidiabile proprio accanto alle rovine, e anche se non si è ospiti si può cenare al loro ristorante. Ci godiamo il nostro pasto su una terrazza guardando le rovine, uno spettacolo incomparabile. Nell’euforia del momento dimentichiamo anche che le loro porzioni non sono certo leggere, finiamo per ordinare troppo cibo, avanziamo metà roba e spendiamo 21 euro in due.
20 settembre 2008 Stamattina vogliamo andare a vedere la Valle delle Tombe, che si trova a qualche chilometro da Palmyra. Se non abbiamo intenzione-e non l’abbiamo- di fare una bella scarpinata in salita, l’unico modo è trovare un tassista che ci porti. Andiamo al piccolo museo della città, l’unico posto dove si può fare il biglietto per le Tombe, pensando che lì davanti troveremo anche stazionati dei taxi che ci potranno portare. E difatti..Non riusciamo neanche a mettere piede davanti alla biglietteria che si avvicina un tassista che si offre di portarci. Dopo breve contrattazione raggiungiamo un accordo, prendiamo i biglietti e saliamo sulla sua “vettura”.
Dalla valle si gode una bella vista anche delle rovine della città vecchia, le vediamo mentre saliamo alla Torre di Elhabel, data di nascita primo secolo d.C., l’unica visitabile all’interno. Facciamo qualche foto fuori mentre aspettiamo le 10, ora in cui verrà aperta per poter visitare le camere mortuarie all’interno. Alle 10.01, con la loro solità puntualità siriana, dalla città sale il guardiano a togliere i sigilli alla Torre, che viene aperta solo quattro volte al giorno in orari ben prestabiliti. E’ molto carina, le scale per salire fino in cima alla torre sono un po’ spezzagambe ma ce la caviamo senza troppi problemi.
Dopo la torre, con lo stesso biglietto, visitiamo l’Ipogeo dei tre fratelli, che ha differenza dell’altra è una camera mortuaria scavata nel deserto, più o meno dello stesso periodo, primo secolo dopo Cristo. E’ molto ben conservata, peccato che non si possano fare foto! Al ritorno dalla Valle delle Tombe ci facciamo lasciare davanti al Tempio di Bel, la cui visita abbiamo trascurato il giorno prima e salutiamo il nostro tassista.
Questa enorme struttura, databile entro il primo secolo dopo Cristo, fu creata originariamente per onorare il dio Bel, il Giove degli abitanti della regione. In epoca ottomana, tutto il tempio fu circondato da mura alte 15 metri ancora originali in molte zone. Con questa visita ci parte il resto della mattina, ma ne vale decisamente la pena. Se tutte le rovine di Pamlyra sono eccezionali, il tempio di Bel è sicuramente la ciliegina sulla torta.
Torniamo al nostro albergo che manca poco al bus dell’una per Homs, se ci sbrighiamo possiamo prenderlo. Ci facciamo chiamare un taxi dall’hotel mentre recuperiamo i nostri bagagli dal deposito e ci facciamo portare alla stazione dei bus, che non è affatto dove siamo arrivati il giorno prima (avevo detto io che ci aveva lasciato in mezzo al nulla)! Qua un paio di tassisti cercano di convincerci ad andare con loro, ma a noi pare assurdo pagare cinquanta volte tanto (è esattamente quello che ci chiedono) quando poi i bus dei siriani sono comodi. Facciamo i nostri biglietti e aspettiamo da bravi insieme ai siriani che il bus parta. C’è solo quello in tutta la stazione, stavolta non possiamo sbagliarci! Durante il viaggio Luciano dorme e io cerco di documentarmi leggendo la Lp su come cavarcela una volta arrivati a Homs. La destinazione finale della nostra giornata è Hama, piccola cittadina a nord di Homs. Quindi noi da Homs dobbiamo prendere il bus per Hama ma secondo la guida pare proprio che noi arriveremo a una stazione mentre il bus per Hama parte dall’altra. Arrivati alla stazione, cerchiamo di avere informazioni ma stavolta pare complicato, la stazione è pienissima e un sacco di arabi si avvicinano per aiutarci, alla fine non ci si capisce più nulla perchè parlano cinque per volta! Luciano cerca di scegliere un interlocutore che gli sembra affidabile, io ne approfitto per defilarmi e comprare un panino dolce a una bancarella lì vicino visto che abbiamo saltato il pranzo (la mia non è stata una diserzione, lui sembrava cavarsela benissimo da solo!). Alla fine abbiamo la conferma per Hama dobbiamo cambiare stazione quindi…Chi ci porta a quell’altra stazione?? Parte una seconda contrattazione, stavolta ne veniamo a capo rapidi, ce ne andiamo con un tassista che ci fa attraversare tutta Homs suonando il clacson per far scansare tutti quelli che gli stanno tra i piedi (e a giudicare da quando suona devono essere molti!).
Questa stazione di Homs è la più grande che abbiamo mai visto qua in Siria fino ad ora! Dove diavolo è la biglietteria?????????? Cerca e ricerca, alla fine chiediamo a un tassista, che superata la momentanea delusione per non doverci portare lui ad Hama ci porta fino alla biglietteria e ci affida a uno sportellista spiegandogli dove dobbiamo andare. Io ci rimango anche male, perchè mi giro per ringraziarlo e dargli una mancia per il disturbo e lui è già sparito!!!!!!!!!!!!! Compriamo i nostri biglietti per Hama finalmente, il bus partirà entro 15 minuti, ci scrive sul solito biglietto in arabo un nome che noi pensiamo sia quello della fermata mentre è quello del bus insomma…Attimo di smarrimento ma alla fine come al solito chiedendo qualcuno gentilissimo ci porta la bus giusto.
Il viaggio è molto breve stavolta, dura poco meno di mezz’ora, noi intanto scegliamo dalla LP uno degli hotels consigliati, “Il Noria Hotel”, che sorge proprio a due passi dal Cairo Hotel, che volevamo usare per le nostre escursioni. Come Hotel non si rivelerà granché, anzi stavolta l’ho trovato poco fedele alla spiegazione della LP. Sarà che ospitava un gruppo organizzato, non ci sono capitate delle gran camere…Pulite erano pulite, ma di certo avevano visto molti inverni! Di contro il prezzo è stato adeguato, abbiamo pagato 48 euro per due notti. E, altra nota positiva, la colazione non si rivelerà affatto male. Sbrigate le formalità del check in, ci facciamo una doccia e per prima cosa passiamo al Cairo Hotel per definire le escursioni che vogliamo fare da Hama. Alla reception troviamo gente molto competente, io gli apro la cartina davanti gli dico cosa voglio vedere e in cinque minuti definiamo il tutto. Nei prossimi due giorni avremo a nostra disposizione un autista personale che ci porterà in giro, per lasciarci dopodomani sera ad Aleppo, meta finale siriana. Il tutto ci costa 160 euro ma se andrà tutto per il verso giusto saranno sicuramente ben spesi.
Concludiamo la giornata passando il tramonto ad ammirare le vecchie ruote da macina di Hama, alcune sono del 1400 incredibile che siano ancora in piedi! La cena ce la concediamo all’Aspasia, , ristorante extralusso di Hama, davvero interni da mille e una notte, dove mangiamo dell’ottimo pesce spendendo i soliti 20 euro in due. 21 settembre 2008 Alle 8 in punto siamo al Cairo Hotel dove ci incontriamo con Roma, il nostro autista per i prossimi due giorni. E’ un signore di mezza età molto gentile, peccato che parli pochissimo inglese e le comunicazioni siano perciò ridotte al minimo! La prima metà di oggi è il Krak de Chevalier, probabilmente il castello crociato meglio conservato al mondo. Con il senno di poi, la giudico una visita imperdibile.
Il castello è conservato benissimo, non sembra quasi risentire dei suoi ottocento anni. Qui per la prima volta incontriamo un po’ di turisti, ma il castello è talmente grande che è facile perdersi di vista. La visita ci porta via due ore buone, quando torniamo in auto il nostro autista Roma se ne sta dormendo beato sui sedili posteriori dell’auto. Ci spiega che durante il Ramadan, specie con il caldo è dura: niente cibo e soprattutto niente acqua, quindi…Se si può dormire è tutto di guadagnato! In ogni caso aspettare i turisti mentre fanno la loro visita deve essere noiosissimo, quindi come dar loro torto se si fanno un sonnellino, Ramadan o meno? Risaliti in auto ci comunica che ci porterà a fare due foto al castello dall’alto, in un posto dove la vista è splendida. In effetti la vista merita davvero, peccato che per farci fare le foto imbocca tranquillamente una stradina stretta a senso unico nel verso contrario suonando come un pazzo per essere certo che nessuno venga dalla parte opposta!!!!!! Dopo il Krak ci dirigiamo verso la seconda meta della giornata, il castello di Saladino Il Grande, come è conosciuto da noi (Salah ad Din il nome arabo). Ci fermiamo per un pranzo veloce nel ristorante che ha la vista migliore sulle rovine del castello. Nonostante a prima vista rimaniamo un po’ delusi, perché paragonato al Krak sembra di vedere due macerie, quando arriveremo sul posto ci renderemo conto che ogni delusione era prematura: i resti del castello sono talmente ricchi e vari da renderlo un sito ugualmente unico e affascinante.
Dopo due foto e un pranzo veloce, ripartiamo per visitare il castello. Roma ci spiega che dal ristorante c’è una via diretta ma poco agevole, è una stretta strada di montagna molto sterrata. Quindi noi faremo un giro più lungo, arriveremo venti minuti dopo ma per una strada migliore. Dopo la paura presa poco prima assentiamo con entusiasmo alla proposta, anche se la strada più agevole si rivelerà una pista asfaltata ma impervia, dove passa a pelo un’auto e per tutto il tragitto continuamo a chiederci che si fa se si incontra un altro veicolo che viene in senso opposto, cosa che grazie al cielo a noi non succede…Non vogliamo neanche immaginare come era l’altra strada! Arriviamo ai piedi del castello e non c’è anima viva, regna un silenzio quasi spettrale. Roma si ferma ai piedi di una stretta scalinata e ci indica di salire di lì, noi siamo assolutamente certi che sarà chiuso..Non c’è nessuno! Ci facciamo gli innumerevoli gradini e siamo sempre più certi che stiamo salendo per nulla, invece…Il portone è miracolosamente aperto. Dentro c’è solo uno che vende i biglietti e una donna che propone qualche souvenir, soprattutto collanine. Il bigliettaio ci spiega che il castello chiuderà di lì a un’ora (c’è mancato poco!) ma che comunque se ci mettiamo anche un’ora e venti di non preoccuparci, nessun problema, ci aspetterà. Lo spero bene, ci accorgiamo ben presto che nel sito ci siamo solo noi!!!! Se non ci aspetta non la vedo molto divertente…
Il castello di Saladino, pur se molto diroccato, è per certi versi affascinante quanto il Krak. Anzitutto la location è da mozzare il fiato: su un monte, circondati da pini, con una vista magnifica sulle valli intorno. Inoltre i resti sono abbastanza integri da far intravedere chiaramente qual’era la grandiosità della struttura. C’è da dire che da un simile sito da noi in Europa non sarebbe probabilmente aperto al pubblico: non ci sono transenne di sicurezza verso i dirupi, nessuna parte, anche la più pericolante, è chiusa da delle corde…Tutto è lasciato al caso e alla propria discrezione. La visita ci piace molto, e in effetti usciamo oltre l’ora che avevamo a disposizione ma il bigliettaio come ci aveva promesso non pare scocciato. La via del ritorno verso Hama è abbastanza lunga, finiamo per assopirci in auto. Manca poco al tramonto quando Roma ci lascia davanti al nostro hotel, ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il mattino dopo. Quando saliamo in hotel troviamo che come promesso ci hanno cambiato la stanza, da una che è stata costruita ai tempi dei nostri antenati ce ne hanno data una che pare costruita all’epoca dei nostri nonni…Vabbeh, accontentiamoci del piccolo miglioramento! Almeno il materasso è come al solito eccellente!!! Una nota positiva questa da sottolineare: anche gli alberghi più economici da loro hanno dei gran materassi, non come da noi che spesso nelle pensioni ti capitano bitorzoluti. La serata è una replica di quella precedente..Bissiamo anche il ristorante visto che c’eravamo trovati molto bene. 22 settembre 2008 Stamattina quando usciamo dall’hotel il cielo è bello nero, sembra proprio che voglia piovere. E’ il primo giorno brutto dall’inizio della vacanza, non possiamo lamentarci troppo, ma potrebbe scombinarci i piani della giornata. Ci rechiamo puntuali all’appuntamento con Roma e siamo appena saliti in auto che arriva il temporale. Ci sorprende proprio mentre stiamo andando a vedere Apamea, il primo sito della giornata. Attendiamo in auto qualche minuto e poi per fortuna spiove…Anche se dobbiamo scarpinare in mezzo alle pozzanghere saremo fortunati, per il resto della giornata il tempo reggerà.
Apamea, fondata da uno dei generali di Alessandro Magno, merita una visita per la ricchezza del sito, davvero notevole. Anche qui, come a Palmyra, ci troviamo di fronte a chilometri di colonne in fila, tutte ancora in piedi!!!! Pur essendo a pagamento (soliti 2 euro, prezzo standard per tutta la Siria), il sito non ha una vera e propria biglietteria, diciamo che periodicamente passa uno lungo le rovine a vendervi il biglietto. Io pensavo che volesse vendermi delle collanine e gli giravo al largo..Poveraccio mi è dovuto correre dietro!!!! Dopo Apamea, ci dirigiamo verso le città morte a sud di Aleppo. Queste sono delle ghost towns siriane: abbandonate da circa 15 secoli per motivi a tutt’oggi inspiegabili, come se gli abitanti fossero scomparsi nel nulla. Legate a queste città non state trovate delle cause storiche come quelle che hanno portato al declino e al successivo abbandono di città come Palmyra o Petra in Giordania, e questo ha reso la loro nomea abbastanza affascinante, insieme al fatto che le città non erano certo due, visto che i siti fino ad ora portati alla luce sono quasi seicento… Per ovvie ragioni pratiche (e anche perchè sospettiamo che si somiglino un po’ tutte!) decidiamo di visitarne solo uno, Serjilla, uno dei più vasti e meglio conservati.
La visita per certi versi più sorprendente della giornata è però l’ultima, la basilica di San Simeone a nord di Aleppo.
Questa deve il suo nome a un individuo molto peculiare. Nato intorno al 390 d.C., Simeone era il figlio di un pastore che sin dalla giovane età si sentiva portato a una vita ascetica. Si ritirò in un monastero, ma trovava la vita non abbastanza ascetica per i suoi gusti. Così andò a vivere in una grotta sopra delle colline, a pregare e a digiunare in completa solitudine.
La sua fama di asceta molto devoto cominciò a circolare, e sempre più pellegrini andavano a trovarlo alla sua grotta. Ma Simeone, che sospetto fosse un po’ demofobico, diventava sempre più intollerante a questa invasione della sua privacy, così costruì un palo di 3 metri sopra cui si trasferì a vivere, in modo che le altre persone non potessero toccarlo! Sfortunatamente questa singolare iniziativa non fece che accrescere la sua fama tra i pellegrini, così man mano aumentava la gente che chiedeva di vederlo lui costruiva pali sempre più alti. Spese quarant’anni in cima ai suoi pali, quando morì viveva su un palo alto 18 metri a cui era attaccato con una catena di ferro, per non rotolare giù nel sonno..Ora ditemi voi…
Quando morì, nel 459, intorno al famoso palo fu costruita la basilica che abbiamo visitato. I lavori della basilica furono completati nel 491 ed era la chiesa più grande del suo tempo,. Le pareti esterne sono ancora ben conservate e fanno chiaramente intuire quanto fosse maestosa.
Dopo la basilica diamo l’addio al nostro autista, Roma ci lascia davanti al nostro hotel di Aleppo. Lo salutiamo con grande piacere, gli facciamo gli auguri di riuscire a tornare ad Hama in tempo per festeggiare la fine di quel giorno di Ramadan con la sua famiglia e noi facciamo velocemente check in, per sfruttare il resto del pomeriggio a nostra disposizione.
Senza fare piani, lo passiamo a gironzolare per i souk di Aleppo che, purtroppo per le nostre finanze, sono una cosa splendida. Facciamo razzia di un po’ di tutto ciò per cui è famosa la Siria: tessuti, saponi e quant’altro. Il mezzo zaino che ho tenuto apposta per lo shopping sembra non essere sufficiente, ma a forza di spingere di qua e di là e di inventarmi incastri fantasiosi ci farò stare tutto.
Mentre giriamo ci accorgiamo anche di quanto Aleppo sia diversa da Damasco. Sembra una città molto più ricca, ma le donne qua girano praticamente quasi tutte velate di nero, tranne le poche cristiane. Dei bei veli multicolore incontrati ovunque in Siria non c’è quasi traccia.
Come tutti gli altri posti dove ci siamo fermati anche Aleppo é deserta in maniera quasi spettrale quando più tardi ci rechiamo a cena. Durante il Ramadan subito dopo il tramonto tutto è chiuso per la cena e la preghiera per almeno un paio d’ore. Gli unici suoni che si sentono sono i canti degli Imam delle varie moschee, illuminate da una tenue luce verde che le rendono riconoscibili anche da lontano in mezzo al buio. Per cena decidiamo di provare il ristorante del Beit Wakil, hotel a cinque stelle situato vicino al quartiere cristiano. Io assaggio il loro kebab alle amarene, citato in tutte le guide e nei diari..Piatto buonissimo anche se dal sapore insolito, da provare assolutamente. Luciano invece decide di sperimentare il vino libanese ma non è così contento della sua scelta come lo sono io, scopre che è troppo dolce per il suo palato e non gli va molto a genio doverlo mangiare con la carne come lo servono loro. Il conto stavolta causa vino sale a ben 20 euro in due! Ci stiamo abituando male, la prima volta che usciremo a cena a casa ci verrà un colpo.
Quando usciamo Aleppo ha di nuovo cambiato faccia. La cena e la preghiera sono finite, i negozi hanno riaperto e la gente si riversa a fiumi per le strade. Facciamo due passi per il quartiere cristiano, ripromettendoci di tornare per una visita approfondita domani perché pare molto bello, come tutta la città. Ci facciamo anche un’altra promessa per l’indomani: di stare lontani dai souk, perchè non possiamo tirarci dietro borse di roba per tutto il resto del viaggio! 23 settembre 2008 Stamattina quando ci svegliamo purtroppo il tempo è brutto. Stavolta piove e sul serio! Scendiamo a far colazione sperando che intanto spiova ma non avremo questa fortuna…
Spendere due parole sul Baron Hotel, dove alloggiamo, è quasi un obbligo. Ho voluto a tutti i costi pernottare qui perchè è un pezzo di storia di Aleppo. Al suo tempo ospitò personalità importanti, come Churchill, Lawrence d’Arabia e Agatha Christie, e quello che era un hotel lussuoso è diventato un pezzo da museo. Tutta la struttura è vetusta e langue, le camere pur se spaziosissime sentono il peso degli anni (bagni a parte, questi grazie al cielo sono stati rifatti!), il personale di servizio sembra adagiato sulla sua gloria passata e si dà poco da fare, probabilmente per il prezzo pagato (68$ a notte con colazione-la quale è probabilmente la più misera di tutta la vacanza) c’è di meglio ma…Io consiglio lo stesso di soggiornare qui se passate da Aleppo. Sempre se, come me siete facili a cedere al fascino della storia, e vi lasciate un po’ trasportare dalle vestigia di glorie -molto-passate.
Visto che dopo colazione sta ancora piovendo indugiamo a fare qualche foto dentro l’hotel ma alla fine dobbiamo deciderci a mettere il naso fuori.
Il tempo farà il capriccioso tutta mattina, alternando violenti scrosci a intere mezz’ore in cui non verrà giù una goccia d’acqua. Solo dopo mezzogiorno tornerà il sole. Per fortuna per visitare Aleppo bisogna per buona parte transitare dai souk, che sono al coperto…Quindi ci risparmiamo un po’ di acqua.
Aleppo mi piace infinitamente di più di Damasco. Entrambe le città hanno il loro fascino, ma Aleppo ha secondo me quel qualcosa in più.
Una delle parti più eleganti di tutta la città è quella del quartiere cristiano.
Qui ci sono parecchie old houses convertite a hotel di grande charme. Sono dei piccoli gioiellini, questo è l’indirizzo del mio preferito: www.Tourathhouse.Com Molto bella, sempre in questo quartiere, la chiesa armena, costruita in ricordo delle vittime del genocidio del 1915.
Prima di tornare in hotel per la doccia ci scappa l’ultimo immancabile souvenir: un enorme vassoio di dolcetti siriani, che sono deliziosi e ci mancheranno moltissimo! Ceniamo al ristorante Sissi, secondo la LP il miglior ristorante di tutta la Siria, a pochi passi dal Beit Wakil. Non so se ci siamo fatti influenzare dal giudizio, ma di sicuro rimane una delle cene migliori di tutta la vacanza. Il locale è molto elegante, con tanto di camerieri in smoking, e la cucina è di alto livello. Di un paio di mezze facciamo anche il bis! Qua incredibile accettano la carta di credito, ci viene strisciata in dollari americani e paghiamo un conto di 30 USD mancia e servizio compresi.
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