Da Corto Maltese ad Asterix, questa regione costiera è una vera e propria fonte di ispirazione
Tutta colpa di Corto Maltese, se sono finito a gironzolare per la Bretagna! In fondo, come raccontava Hugo Pratt – uno che il nostro Gentiluomo di Fortuna lo conosceva molto bene! – si viaggia inseguendo soprattutto suggestioni letterarie. E come non lasciarsi incantare allora, da una terra di pietra e di mare come Bretagna che ti regala storie ad ogni incrocio di strada, ti dona fiabe ad ogni castello e scopri leggende sotto ogni cattedrale? Jacques Ferrandez e Michel Pierre ci hanno scritto pure un libro sulla Bretagna di Corto Maltese. Si intitola “Armonica” che è l’antico nome della Britannia ai tempi dei romani. Dei romani e di Asterix, naturalmente. Pure l’eroe gallico per eccellenza viveva su queste terre sparpagliate di giganteschi menhir che ti vien da chiederti se se li è portati tutti in spalla Obelix. In fondo, se c’è un luogo al mondo in cui la bevanda che rende invincibili può sembrare possibile, questo è solo la Bretagna, perché qui le leggende si intrecciano con la realtà ed i personaggi dei fumetti te li immagini senza sforzo mentre gironzolano per le strade di città di tradizione corsara come la bella Saint-Malo. Il libro “Armonica”, edito da Lizard Edizioni, è stata la mia inseparabile guida che mi tenuto compagnia per tutto il viaggio. Ed è stata una ottima compagnia, devo dire.
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L’arrivo a Nantes
Sono partito per la Bretagna a fine giugno su un volo low cost scegliendo Nantes come destinazione. Ho noleggiato un’auto e me ne hanno dato una col cambio automatico. Non ne avevo mai guidata una! Confesso che ero piuttosto scettico ed invece mi sono trovato benissimo. Facilissima da guidare anche per un veneziano come me che si incasina regolarmente ogni volta che deve fare una partenza in salita! Appena a bordo, ho messo la prua verso la costa perché non riesco a stare distante dal mare. E poi la Bretagna è un Paese di mare, proprio come solo certe isole possono esserlo, e i bretoni vera gente di mare.
La costa della Bretagna
Nei miei spostamenti ho seguito il profilo della costa, dall’elegante Vannes a meridione, sino all’incredibile Mont Saint Michel, che non è propriamente in Bretagna da un punto di vista amministrativo perché sconfina nella Normandia, ma rimane comunque una meta irrinunciabile per qualsiasi visitatore. Qua e là, mi sono concesso puntate verso l’interno per passeggiare sotto le cinta delle città murate come la medievale Guerende. Ho camminato tra i tremila monoliti di Carnac, sistemati su 11 file lunghe all’incirca un chilometro che paiono pedine su una scacchiera di giganti.
Da non perdere neppure una visita al menhir più grande di Francia, quello di Kerloas, alto quasi 10 metri, che spunta improvvisamente dal terreno nel mezzo di un piccolo boschetto che gli fa da guardie e tu non puoi fare a meno di pensare chi caspita ce lo ha piazzato là e perché. Domande queste che in tanti si sono posti senza ricavar certezza alcuna. Victor Hugo li trovò “strani e sinistri”, altri autori di ispirazione cristiana li descrissero come “macerie di un culto sanguinario”, dipingendoci storie di tragici patti col diavolo e paurose leggende di sabba satanici. Altri hanno provato a vederli come sorte di calcolatori preistorici con i quali gli antichi sacerdoti celti seguivano il corso degli astri ma senza riuscire a comprendere come funzionasse il meccanismo. Chi lo sa? Forse aveva ragione Gustave Flaubert che spiegava com l’uomo ha una naturale tendenza a cercare significati dove non ce ne sono. “Il campo di Carnac – annotava lo scrittore di Madame Bovary – ha fatto scrivere tante scemenze perlomeno quante sono le sue pietre” e quelle pietre davanti a noi non sono altro che una “imponente facezia”. Penso ad una vignetta di BC, l’uomo preistorico, che mi faceva tanto ridere da ragazzino, dove il protagonista alza arzigogolate piramidi di pietra coperte di strani simbolo. “Perché lo fai?” Gli chiede una amico. “Tra 50 mila anni diventeranno matti a cercare di capire cosa significhino!”
La meraviglia dell’Oceano Atlantico
Paese di pietra, scrivevamo, ma anche di mare. Se volete comprendere il vero spirito della Bretagna, dovete guardarla dal mare. Quel grande oceano che, negli alti di marea, abbraccia interi villaggi sino a trasformarli in isole e batte con le sue onde le alte mura delle grandi città portuale come a volerle conquistare. Quel grande oceano che quando ritira le sue acqua scopre chilometri di secche dove flotte di sbigottite barche a vela e di trasecolati pescherecci rimangono impantanati a chiedersi quale sia il senso della loro esistenza senza le carezze dell’acqua a inumidirgli le chiglie. Davvero, passare e ripassare nella stessa spiaggia bretone ad orari diversi, regala paesaggi, ed emozioni!, che ti fanno riflettere su come tutto ciò che compare davanti ai nostri occhi, anche per una frazione di secondo, sia un prodotto unico ed irripetibile di tempo e di spazio. Non c’è nulla su questa terra che rimanga uguale a se stesso. Ed è questo il grande insegnamento del mare.
E il mare ci porta alle isole. Quelle sparpagliate lungo la costa della Bretagna sono circa un centinaio. Solo nel solo golfo di Morbihan se ne trovano 42. Sulla costa bretone si concentrano praticamente tutte le isole francesi. Di qualcuna di loro, ho anche raccontato le incredibili vicende nel mio libro “Le isole dei sogni impossibili”, edito da Il Frangente.
Decidere di abbandonare la terraferma e di “andar per isole” è sempre una buona scelta in qualsiasi parte del mondo si decida di viaggiare. In Bretagna, lo è ancora di più. Non è neppure un caso che proprio in Bretagna, dove il matrimonio tra vento e mare è solido come un menhir, sia nata Les Glénans, la scuola vela più famosa del mondo che ha trasformato l’andar per mare in un’arte empirica. Ma anche senza salire su barche a vela, in Bretagna i collegamenti con le isole sono molto frequenti e la maggior parte delle isole sono raggiungibili col traghetto. Tra quelle che sono riuscito a visitare io, vi consiglio l’isola di Batz, dove è anche possibile noleggiare una bicicletta per girovagare lungo le sue impervie stradine.
Beh, a questo punto direi che ho vi ho annoiato abbastanza. Mi auguro solo di essere riuscito a incuriosire altri viaggiatori e viaggiatrici a sciogliere gli ormeggi per questa terra sorvegliata da migliaia di truci gargoyle che ti guardano dalle altissime guglie delle cattedrali gotiche.