Da Città del Messico a Palenque

Premessa: il nostro era un viaggio di nozze quindi abbiamo risparmiato su tutto tranne che sugli alberghi! Abbiamo prenotato dall’Italia, sia gli alberghi, che i voli interni tramite le nostra agente di viaggio. I bus invece li abbiamo prenotati noi sul sito www.ticketbus.com.mx . 20 settembre, lunedì: Genova-Parigi-Città del...
Scritto da: fra74
da città del messico a palenque
Partenza il: 21/09/2004
Ritorno il: 08/10/2004
Viaggiatori: in coppia
Premessa: il nostro era un viaggio di nozze quindi abbiamo risparmiato su tutto tranne che sugli alberghi! Abbiamo prenotato dall’Italia, sia gli alberghi, che i voli interni tramite le nostra agente di viaggio. I bus invece li abbiamo prenotati noi sul sito www.Ticketbus.Com.Mx .

20 settembre, lunedì: Genova-Parigi-Città del Messico.

Classica sveglia all’alba eccitatissimi. Controlliamo ancora una volta se abbiamo tutto. Sembra di sì. OK, si parte! Non mi dilungo sul volo xche’ non c’e’ niente di interessante da dire.

Arriviamo a Città del Messico. Ritiriamo i bagagli e ci dirigiamo al fatidico semaforo.

Il passeggero che era in coda davanti a noi, non avendo compilato durante il volo il questionari dell’immigrazione, viene rimbalzato. Brutto segno. Tocca a noi. Schiaccio il pulsante: semaforo rosso. Panico. Assolutamente ingiustificato. Una signorina della polizia, molto gentilmente ci ha invitato ad aprire i bagagli. Ha dato una velocissima occhiata alla valigia e ringraziandoci per la disponibilità ha detto che potevamo andare. Tempo perso 30 secondi.

Prima di uscire dall’aereoporto cambiamo parte dei dollari che avevamo. Si rivelerà una decisione saggia. Il miglior cambio che abbiamo trovato nei seguenti 20 giorni.

Arriviamo all’albergo accompagnati dal tipo della Viajes Meca, il nostro riferimento in Messico. Durante il breve tragitto piove, iniziamo bene! Hotel Casa Blanca, nella zona rosa, non piove piu’. Il tempo di guardare la stanza, depositare le valige, e via si esce. Ci dirigiamo verso lo zocalo, a piedi, felici e rincoglioniti. In Italia e’ gia’ martedi’ da ore…Tralasciando le 16 ore di volo complessive! Arrivati ci rendiamo conto che siamo due zombie a spasso, per giunta affamati. Decidiamo di dirigerci verso l’albergo. Lungo il tragitto ci fermiamo a mangiare il nostro primo cibo messicano.

L’impatto è ottimo, anche da parte di Anna, mia moglie, che soffre di razzismo alimentare, anzi, a questo punto sarebbe piu’ giusto dire soffriva.

Rimandiamo a domani il primo margarita…Siamo a pezzi, ci trasciniamo fino in camera e crolliamo ancora entusiasti di essere finalmente in Messico.

21 settembre, martedì: Città del Messico Il fatto che siamo andati a dormire alle 21 locali, l’eccitazione per la giornata che ci attende, e soprattutto il fuso orario fanno sì che siamo svegli alle 3! Cerchiamo inutilmente di dormire. Ok, tanto c’è da pianificare la giornata. Lonely Planet alla mano compiliamo il piano d’attacco.

Per oggi é in programma la visita a Teotihuacan con le sue piramidi e tutto quello che riusciremo a vedere una volta tornati nella capitle.

Ci prepariamo, l’aria e’ frizzante, anzi, quasi fredda. Siamo pur sempre a 2000 metri! Siamo i primi a fare colazione in albergo. Ragazzi, un buffet incredibile con servizio impeccabile.

Mangiamo tanto di tutto. Sono quasi le 8 però, dobbiamo andare! Ci dirigiamo verso la fermata della metro, la citta’ si sta svegliando ora. Arriviamo senza problemi al Terminal Norte. Facciamo i biglietti di solo andata, via, si parte. Il viaggio dura circa mezz’ora, su quello che uno si aspetta sia il classico bus messicano: sedili rotti, sporco e finestrini che non si aprono. Non importa, non sarà sempre cosi’! Arriviamo finalmente all’ingresso del sito, e’ presto, siamo praticamente da soli. La giornata e’ bellissima, ma la temperatura non consiglia di togliere ancora il maglioncino che ci siamo portati.

E’ molto più vasto di come lo immaginavo. Le piramidi appaiono piccole in lontananza. Molto più di come e’ sembrato poi “scalandole”! La visita ha richiesto un paio d’ore, scalata della piramide del sole con foto di rito compresa. Ora fa decisamente caldo. Decidiamo di tornare nella capitale con il bus di linea che ci ha portato qua.

Al Terminal Norte prendiamo nuovamente la metro, destinazione il santuario della Virgen de Guadalupe. L’uscita della metro e’ nel mezzo di un “fast food” messicano: tacos, tantissima frutta dai colori incredibili e in mezzo a odori che si mischiano.Sembra un suk. Quasi tentati di bere una di quelle bibite colorate dentro un semplice sacchetto di plastica, che tutti sembrano apprezzare, optiamo per l’acqua che ci siamo portati. Montezuma, non ci avrai! Il santuario e’ a circa 500 metri da dove ci troviamo. Il tragitto e’ costellato da bancarelle che vendono immagini della Vergine, santini in generale e ceri votivi Arrivati sul sagrato, penso di aver chiesto troppo al mio fisico. Siamo in giro da quasi cinque ore, ho perso il conto degli scalini che abbiamo fatto e siamo pur sempre in montagna! Vedo la cattedrale storta. Anche sedendoci l’effetto non cambia. La lonely conferma. E’ stato uno degli ultimi terremoti. E’ veramente storta. Non come la torre di Pisa ma quasi. Breve visita, altre foto e via. Destinazione Piazza delle Tre Culture. Chiamata così perché, oltre ai resti di una piramide Azteca vi sono una Chiesa e un palazzo del governo.

Cartine alla mano, ci infiliamo nella metro. Non dovrebbe essere lontana da dove decidiamo di scendere. Vediamo due ragazzi, sembrano studenti, sui vent’anni. Chiediamo informazioni, forse è meglio. Ci pregano di seguirli, hanno deciso di accompagnarci. Durante il tragitto ci spiegano che la piazza è stata teatro di una feroce repressione da parte del governo, alla vigilia delle olimpiadi del 68. Sono morti negli scontri più di 400 ragazzi. Poi la conversazione scivola su argomenti decisamente più leggeri, calcio, of course. Morale, a dispetto della preoccupazione di Anna, che credeva ci volessero portare in un posto isolato per rapinarci, arriviamo nella piazza, che poi una vera piazza non è. Foto, saluti, scambio di doni, anzi, sono loro che mi hanno regalato una spilla della squadra del cuore, sorsata d’acqua (fa caldo!) e via, torniamo in albergo distrutti.

Domani abbiamo l’aereo per Oaxaca.

22 settembre, mercoledì: Città del Messico – Oaxaca Sveglia presto. Non e’ un problema, il fuso si fa ancora sentire. Prepariamo i bagagli, rapida colazione, e siamo pronti per andare all’aeroporto.

Il volo è tranquillo, dura meno di un’ora. Prima delle undici siamo in albergo. E’ bellissimo. Nel centro della città, una deliziosa costruzione coloniale, con patio interno, meglio di come lo immaginavo avendolo visto su internet.

Dedichiamo la giornata alla visita della città, le sue chiese e i mercati, dove vendono le famose chapuline, ovvero cavallette di varie dimensioni fritte con aglio e limone. Forse è meglio assaggiare le altre specialità di Oaxaca, cioccolata e mescal.

Cerchiamo la sede di ticketbus per cambiare la prenotazione fatta dall’Italia. Tutto ok, domani sera si parte per Puerto Escondido. Già che ci siamo, prendiamo anche quelli per la tratta P.E –San Cristobal de las Casas.

23 settembre, giovedì: Oaxaca – Puerto Escondido Solita sveglia alle 7. Oggi vogliamo vedere i dintorni della città. Decidiamo per un’escursione che ci porterà a “El Tule”, uno degli alberi più antichi al mondo, alle rovine di Mitla, in una comunità indigena che produce tappeti e, al pomeriggio, visita al sito di Monte Alban.

Sulla “camioneta” che ci viene a prendere in albergo, conosciamo una coppia di ragazzi italiani.

Loro hanno optato per una macchina in affito ma, il giro del Messico che hanno in mente è simile al nostro. La giornata passa veloce, tra campi di agave, la pianta dalla cui distillazione si ricava sia il mescal che la tequila, splendide rovine e allegra compagnia.

Per l’ultima cena a Oaxaca optiamo per un ristorantino vicino all’albergo, in avenida Hidalgo. Il consiglio della Lonely si rivela azzeccato. Ottimi tacos annaffiati con cerveza e Oro de Oaxaca, uno dei mezcal del posto.

Finito di mangiare passiamo in albergo a ritirare i bagagli che ci hanno gentilmente custodito. Prendiamo un taxi per arrivare al terminal dei bus di prima classe. La fauna che lo popola non è della miglior specie. Chissà come sarà il terminal di seconda? Noi, con i nostri trolley rossi, spicchiamo decisamente. Finalmente è ora di partire. Siamo curiosi di vedere questi bus, speriamo che siano comodi, ci aspettano almeno 9 ore di viaggio! 24 settembre, venerdì: Puerto Escondido Ci svegliamo che è già giorno. I bus sono comodissimi, decisamente meglio dell’aereo, della classe turistica almeno. Secondo i nostri calcoli dovremmo essere quasi arrivati. Giusto il tempo di mangiare i pan dulce al cioccolato che abbiamo comprato ieri a Oaxaca. L’impatto con Puerto Escondido è appiccicoso. Sono le 8 del mattino, fa caldissimo e c’è un umidità pazzesca. Mentre in taxi raggiungiamo l’albergo, quello che mi colpisce è la natura rigogliosa che ci circonda. Non so, vedendo il film di Salvatores mi ero immaginato un luogo secco, quasi arido. Qua siamo in mezzo alla giungla! Posati i bagagli in camera, ci mettiamo subito il costume. Ci meritiamo un po’ di relax dopo quattro giorni passati a duemila metri. L’albergo è stupendo, immerso in un grande parco popolato da iguana, uccelli e farfalle coloratissime. La piscina è molto invitante, e le sdraio ancora di più, specialmente per Anna, a lei il bus non è sembrato così comodo. Verso le 6 del pomeriggio prendiamo un taxi per l’adoquin. Quello che dovrebbe essere il centro della movida è deserto. Decidiamo per una passeggiata sulla spiaggia. Passiamo davanti al ristorante che, secondo la Lonely, trasmette di continuo il film di Salvatores. Per mangiare ci affidiamo alle indicazioni di un racconto di viaggio trovato su internet. Oggi, per la prima volta da quando siamo in Messico, proviamo un ristorante italiano,“ La Galleria”. In effetti i ravioli fatti a mano, sono buonissimi.

Dopo due margaritas torniamo in albergo.

25 settembre, sabato: Puerto Escondido – San Cristobal de Las Casas.

Sveglia presto anche oggi. Dopo la colazione vogliamo vedere da vicino l’Oceano sotto l’albergo.

Un sentiero nel parco ci conduce a una seconda piscina, questa in riva al mare però! Visto da vicino, di pacifico ha solo il nome. Le alte onde e la fortissima risacca consigliano di optare per un bagno in piscina. Non prima di aver fatto una lunga passeggiata romantica sulla spiaggia. Siamo in viaggio di nozze, dopotutto.

Questa sera dobbiamo prendere il bus, abbiamo tutto il pomeriggio da occupare. Optiamo per l’escursione alla laguna di Manialtempec non lontano da qua.. Con una lancia ci inoltriamo tra mangrovie, pellicani, tucani, iguane e nidi di termiti giganti.

La natura è decisamente rigogliosa. Il nostro accompagnatore ci dice che qua hanno girato molte delle scene del film “Tarzan” soprattutto quelle in cui e’ appeso alle liane, che qui non mancano certo.

Finita l’escursione ci fermiamo in un ristorantino nei pressi dell’imbarcadero. Sono le 5 ma la voglia di assaggiare i camarones della laguna è forte. Finisce che facciamo merenda con un piatto di gamberi alla brace accompagnato dal latte di cocco fresco.

Al ritorno ci facciamo accompagnare direttamente in centro. Dopo aver sfruttato a dovere l’hora feliz di uno dei tanti bar dell’adoquin, ritorniamo al ristorante di ieri. I ravioli di ieri hanno colpito. Oggi con carbonara per Anna e mantequilla y hierbabuena (una specie di burro e salvia)per me.

Finito di mangiare ritorniamo a prendere i nostri bagagli in albergo e, con lo stesso taxi, andiamo al terminal dei bus. Ci aspettano quattordici ore di viaggio per arrivare in Chiapas. Se tutto va bene… 26 settembre, domenica: San Cristobal de Las Casas Siamo svegli da ore, entusiasti del panorama. Sembra di essere in svizzera, se non fosse per gli alberi di platano(banane) che si vedono ogni tanto. La strada da Tuxla a San Cristobal è incredibile, tutta curve, con la nebbia che si sta alzando, un sogno. Arriviamo alle 11, provati dal viaggio ma entusiasti. La temperatura è decisamente piacevole, un bel sole ci riscalda ma dell’umidità di Puerto Escondido nemmeno l’ombra. Raggiungiamo in taxi l’albergo, carinissimo. 5 minuti e siamo già in centro. La città è molto carina, con la sua architettura coloniale, e queste montagne bellissime che fanno da sfondo. Tutte le strade sono lastricate, e i marciapiedi sono altissimi. Domani sera scopriremo perché.

Dopo mangiato, cerchiamo un posto dove cambiare la nostra ultima prenotazione per il bus fino a Palenque. Hoy est domingo. Todo serrado. In compenso incontriamo la coppia di ragazzi toscani che abbiamo conosciuto a Oaxaca…Com’è piccolo il Messico.

Per la cena ci affidiamo nuovamente alla Lonely, che anche questa volta non ci delude. Da Emiliano’s Moustache in Rosas 7 mangiamo buona carne e ottimi tacos, allietati da musica dal vivo…Fino a quando non attaccano con Ramazzotti e Pausini.

Quando usciamo dal locale lo zocalo è stracolmo di gente, si fa fatica a camminare. Si sta tenendo un comizio elettorale, anche se a dire il vero, sembra una festa paesana, con orchestrina e balli. Anche qua, come in tutti gli stati messicani che abbiamo attraversato, ci sono le elezioni per il sindaco. Decidiamo di rifugiarci nel Bar Coccodrillo, all’angolo nord dello zocalo, in cui incontriamo nuovamente la coppia toscana. Il tasso alcolico del locale è decisamente elevato. Un tavolo con una ventina di ragazzi spagnoli, canta a squarciagola, il repertorio spazia dal rock anni settanta/ottanta a canzoni spagnole mai sentite.

27 settembre, lunedì : San Cristobal de Las Casas Oggi optiamo per un’escursione che ci porterà al confine con il Guatemala, andiamo a vedere le lagune di Montebello, fermandoci prima alle Grutas de San Cristobal, in un villaggio, Amatenango de la Valle, famoso per la produzione di ceramica, e al sito di Tenam Puente.

La giornata non inizia bene. Siamo schiacciati in cinque dentro una macchina, noi due, una coppia di ragazzi israeliani e l’autista. Le grotte non sono un gran che, nel villaggio di lunedì nessuno lavora, il sito di Tenam Puente si può perdere tranquillamente, per dare un’idea, è l’unico che abbiamo visto fino ad ora, dove non si paga per entrare…Insomma, il mio umore non è dei migliori, avrei preferito visitare i villaggi intorno a San Cristobal, ma Anna ha insistito… Lo spettacolo delle lagune però, ci ripaga della mattinata deludente. Sono veramente belle.

Al nostro ritorno San Cristobal ci accoglie con un nubifragio. Le strade si trasformano presto in fiumi. Ecco il perché dei marciapiedi così alti.

28 settembre, martedì : San Cristobal – Palenque Oggi, prima di prendere il bus per Palenque, vogliamo vedere il mercato. Siamo praticamente gli unici due non messicani, anzi, non indios. Ci sono banchi che vendono solo polli, sia vivi che pronti per essere cucinati, macellerie, stoffe, tappeti, fiori, vestiti, frutta e verdura. Si può mangiare, bere succhi di frutta fatti al momento o magari tagliarsi i capelli, tutto in un brulicare di gente, odori e colori che ricordano un suk arabo. Bancarelle specializzate in legumi o che vendono solo diversi tipi di peperoncino, che compriamo. Usciti da questo mercato, ci dirigiamo verso quello intorno all’ ex Convento di Santo Domingo. Qua compriamo regali per tutti. Cinture, porta occhiali, copri cuscini, magliette…Insomma devo fermare Anna e farle presente che tutta questa roba deve entrare nelle valigie. Il bus per Palenque parte con un ora di ritardo, questo è il tragitto più “pericoloso”. In passato diversi bus sono stati assaltati. A parte le 6 ore che ci vogliono per arrivare a destinazione, su una strada tutta curve, il viaggio è tranquillo. Metà dei passeggeri li conosciamo. Abbiamo fatto con loro il tragitto da Puerto Escondido a San Cristobal sabato scorso.

Il paesaggio, mano a mano che dai 2500 metri di San Cristobal, scendiamo verso Palenque, cambia decisamente. La giungla tropicale si sostituisce ai boschi di abeti.

Arriviamo a Palenque esausti, forse è il viaggio che mi ha stancato di più. Taxi per l’albergo, doccia, qua l’umidità torna a farsi sentire, cena ( filetto al pepe fantastico!) e a nanna.

29 settembre, mercoledì: Palenque A dispetto del diluvio di questa notte, la giornata è bellissima. Per fortuna, perché ieri abbiamo prenotato l’escursione alle cascate di Misol-Ha, Agua Clara e Agua Azul. Dopo la colazione aspettiamo la camioneta che ci deve venire a prendere in albergo. Sorpresa, ci sono anche i ragazzi israeliani con cui siamo andati alle lagune di Montebello lunedì.

Misol-Ha è bellissima. Non come nelle cartoline però! La pioggia di ‘sta notte le rende impetuose. Decidiamo di percorrere lo stesso, il sentiero che passa dietro le cascate. Il rumore è assordante, gli schizzi d’acqua sono così forti che non riusciamo a tenere gli occhi aperti, si rischia di scivolare ad ogni passo, siamo bagnati come se avessimo fatto il bagno ma, che sensazione incredibile! Prossima tappa Agua Clara…Che, per i motivi sopraesposti, sembra una gigantesca pozzanghera marrone. Passiamo il ponticello che collega l’altra riva per fare qualche foto, e siamo circondati da decine di bambini scalzi che vendono banane.

Ultima tappa Agua Azul, che come dice la Lonely, è azul nella stagione secca. Anche qua, la pioggia della notte, ha reso l’acqua impetuosa. Risaliamo il sentiero che corre lungo la riva destra del fiume, superando i ristoranti e le bancarelle, cercando un punto in cui l’acqua si più calma. Niente da fare. Insomma di fare il bagno, nonostante la bellissima giornata, non viene proprio voglia! Peccato, il posto è magnifico. Ci accontenteremo della piscina in albergo! …Prossima puntata: Da Palenque al Quintana Roo



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