Da Benguela a Huambo
Questo viaggio e’ stato il viaggio piu’ assurdo e faticoso che abbia mai affrontato: 26 ore per fare meno di 400 Km in condizioni ai limiti della sopportazione umana… Ma andiamo per ordine.
Mercoledi’ 24 Marzo, alla 6 di mattina, Tuire, Nunda ed io abbiamo lasciato la scuola e con il classico “carro” di Asseque pieno di signore che andavano al mercato a vendere chi una cesta di pomodori, chi un sacco di peperoni, ci siamo diretti al mercato di Caponte per prendere un “taxi” verso Lobito, luogo dove partono i “taxy” per Huambo. Finalmente dopo mesi in Benguela avevo la possibilita’ di viaggiare un po’ per l’Angola. Nell’ultimo periodo della nostra avventura africana c’e’ il periodo chiamato di investigazione, il che significa andare in una qualsiasi citta’ dove l’ADPP ha dei progetti, aiutare con qualche concreta azione progetti in atto (per esempio in Huambo ci dovrebbe essere una forte campagna antimalaria con la distribuzione di 1000 “mosquettero” nei “bairros” rurali della zona da parte dell’UNICEF e noi andiamo ad aiutare in questa operazione) e fare una investigazione a piacere: il titolo della nostra investigazione e’ “lo sviluppo post guerra in Angola da un punto di vista igienico, sanitario, nutrizionale e della sicurezza”. Abbiamo scelto Huambo perche’ e’ una delle zone piu’ colpite dalla guerra. Per questa investigazione gireremo ad intervistare i rappresentanti di altre Organizzazioni Umanitarie (UNICEF, OXFAM, CCF, Medicos do Mundo..) ed in fine scriveremo una relazione dei dati raccolti sperando sia utile all’ADPP per migliorare il proprio lavoro… Ma il mio sogno in Huambo e’ poter intervistare il responsabile o un qualsiasi lavoratore dell’associazione “THE HALO TRUST”, associazione che si occupa dello sminamento umanitario di tutta l’area…E perche’ no, andare un giorno con loro e vedere sul campo e dal vivo come lavorano, so soltanto che e’ un lavoro molto difficile e meticoloso.
Arrivati al mercato troviamo subito 3 posti in un “taxy” che va a Lobito, carichiamo i bagagli ed andiamo. Dopo neanche mezz’ora siamo al mercato di Lobito, qui compriamo qualche banana e qualche panino per il viaggio, troviamo un “taxi” che va per Huambo, concordiamo sul prezzo, 2000 Kwanza cada persona (20 euro) piu’ 1000 Kwanza per i nostri bagagli, mi incazzo un po’, ma questo e’, e se vogliamo andare, questo bisogna pagare.
Questi “taxi” hanno 11 posti a sedere, piu’ il conduttore, ed io pensavo che per un viaggio cosi’ lungo ci saremmo attenuti alle norme, il conduttore infatti mi disse che in 9-10 ore saremmo arrivati a destinazione… MACCHE’, siamo salito in quel cazzo di “taxy” in 16 persone, piu’ una bambina molto graziosa che non ha fatto altro che pisciare sui pantaloni della madre dando all’arie un odore vomitevole e stantio, piu’ tutti i nostri bagagli, alcuni dietro, alcuni avanti, alcuni sotto il sedile, alcuni ammucchiati in ordine sparso in qualche buchetto libero qua e la per il “taxy”, alla fine avevo un po’ di spazio per allungare i piedi di qualche centimetro e girare la testa verso il finestrino alla mia destra per godermi il panorama, girarmi a sinistra era piu’ complicato causa una canna da zucchero che percorreva il “taxy” in tutta la sua lunghezza. Alle 8 in punto partiamo. Finalmente, dopo giorni e giorni di problemi, il passaporto ci e’ arrivato alle 20 della sera prima, i soldi per il viaggio alle 21 della sera prima e l’accompagnatore (noi non possiamo viaggiare da soli per motivi di sicurezza) lo abbiamo trovate alle 23 della sera prima, eccoci sulla strada verso Huambo. Il primo tratto di strada che collega Lobito a Bocoio e’ brutto, ma conoscendo piu’ o meno le condizioni delle strade angolane, accettabile. L’autista guidava in modo aggressivo e spesso pericoloso, cercando di schivare all’ultimo momento le buche facendo prendere in questo modo al furgoncino delle grandi imbarcate. Dopo 2-3 ore di viaggio, poco prima di arrivare a Bocoio, sento che l’autista parla col suo accompagnatore dicendogli che il furgoncino ha qualche problema: l’impianto dell’acqua di raffreddamento del radiatore non lavora bene e quindi il motore si surriscalda (questo e’ quello che ho capito!). Ci fermiamo a Bocoio e l’autista, il suo assistente ed una specie di meccanico sull’ubriaco andante, cominciano a riparare il danno: strumenti di lavoro, 3 chiavi inglesi, qualche vite, un fil di ferro ed uno straccio. Nell’attesa faccio un giretto per il paese e scopro che qui hanno un mezzo di trasporto originalissimo: una specie di bicicletta fatta di legno, senza pedali, con addirittura le ruote fatte di legno, e spesso neanche perfettamente circolari!! quando trasportano materiale in discesa salgono sopra, quando lo trasportano in salita spingono. Questo mezzo sostituisce il “carro de mão” (carriola), sicuramente qui tutta questa tecnologia non e’ ancora arrivata.
Dato che l’attesa si prolungava, chiedo ad un bambino con la maglia del Milan tutta strappata e con la scritta “motta” di andarmi a prendere 2 pacchetti di sigarette al mercato che distava circa 500 metri, do 100 kwanza per le sigarette e 10 per lui. Questo, felice, inizia a correre , ma dopo neanche 2 minuti l’autista dice che tutto e’ risolto e viaaaa… Tutti in carrozza!! Saliamo, partiamo, facciamo 500 metri e l’autista dice che il problema persiste , giriamo e torniamo a Bocoio, ma questa volta vicino al mercato, dove e’ situato il parcheggio dei “taxi”. Scendo, mi metto sotto l’albero a fumare l’ultima sigaretta rimasta, ed ecco che in lontananza vedo il ragazzino con la magli del Milan corrermi incontro con i 2 pacchetti di SL… Sinceramente quei soldi ormai li pensavo persi, invece quel bambino, come ha visto il mio “taxi” tornare indietro, si e’ precipitato da me, invece di cercare di vendere quelle sigarette a qualche altra persona di passaggio; questa onesta’ da parte una persona, di un ragazzino, che sicuramente vivra’ in una casa senza sedie, senza luce, e spesso senza cibo, mi ha veramente commosso… Come ricompensa gli ho lasciato una mia T-shirt dicendogli di buttare via quella maglietta, uno perche’ era completamente strappata, due perche’ era rossonera! Dopo un po’ di tempo, l’autista chiama tutti a raccolta e ci dice che ha trovato un altro “taxy” in “perfette condizioni” (parole testuali) che ci avrebbe accompagnato a Huambo; si era anche messo daccordo sul prezzo, 300 kwanza andavano a lui e 1700 al nuovo autista… Quindi io e Tuire avremmo risparmiato i 1000 Kwanza dei bagagli. Traslochiamo i bagagli da un “taxy” all’altro, e noto che questo “taxy in perfette condizioni” ha un pezzo di tetto legato alla struttura con un fil di ferro, un pezzo di legno incastrato nel paraurti per tener chiuso il portabagagli dietro, un vetro di un finestrino sostituito da un sacchetto di plastica e schotch di variopinti colori ed i sedili interni di 3 tipi diversi: sicuramente li avranno sradicati da vecchie corriere… Davanti a me c’era il numero 38 e 39… ASSURDO!!! Ma la cosa piu’ drammatica e difficile da accettare per qualsiasi Angolano era la MANCANZA della RADIO, quindi della MUSICA, quindi della VITA!! Dopo molta titubanza causata dall’inesistente accompagnamento musicale durante il viaggio, abbiamo accettato, 20 minuti per collocare i bagagli… E via. Sono le 13,30. Da questo momento in poi inizia il viaggio piu’ duro che abbia mai fatto. Il mio sedile aveva le molle rotte, quindi il mio culo e la mia schiena pativano ogni buca come degli occhi sensibili di una bambina anemica patiscono gocce di limone, e da Bocoio a Huambo la strada e’ intervallata da pezzi (pochi) accettabili, a tratti (molti) assolutamente improponibili; confronto a questa la strada che collega Luanda a Benguela e’ un panno di bigliardo, qui ci sono buche dove entravamo con tutto il furgoncino e poi ne uscivamo… Fortunatamente salvi! Verso le 4 di pomeriggio arriviamo a Balombo, avevamo percorso si e no un quarto di strada in 8 ore. Avevo una fame boia e una gran voglia di carne, mi sono girato tutto il mercato di Balombo in cerca di qualche signora che vendeva cosce di pollo fritte o arrosto, l’unica cosa cotta che ho trovato sono state teste di pesce bollite… Ho rinunciato e sono risalito sul “taxy”. Ripartiamo e vedo che ci sono in una piazzetta donne che vendono un po’ di tutto, ma la mia attenzione e’ rapita da una che teneva in mano una grande padella, chiedo all’autista di fermarsi e finalmente trovo le “mie” cosce di pollo, belle, grasse e calde, ne compro 3, una delle quali per Nunda e via.
Il panorama qui e’ molto differente da Benguela, c’e’ montagna, verde, tanto verde… E freddo… La prima volta che sento freddo in Angola! Durante questo pezzo di strada, un po’ mi addormento, un po’ chiacchiero di donne, calcio e motori con un monzambicano vicino a me, ed un po’ chiacchiero con Tuire sull’assurdita’ di questo viaggio.
Si fa notte, comincia a piovigginare, si passa il paese di Ussoque e ci si dirige verso Lundiumbali, ma prima di raggiungere questo paese, verso le 8 di sera, succede quello che spesso succede da queste parti: un gruppo di camion si erano arenati in mezzo alla strada, resa fangosa dalla tanta pioggia dell’ultimo periodo… Non si poteva passare!! Siamo scesi, abbiamo fatto un giro per il groviglio di camion fermi ed abbiamo constatato che per passare c’era un buchetto strettissimo tra un camion fermo e l’argine della strada, pieno di fango ed acqua; se avessimo azzardato il passaggio saremmo sicuramente rimasti impantanati… Decisione finale, avremmo passato la notte li’ in attesa di un ipotetico camion pieno di pietre che sarebbe dovuto arrivare la mattina successiva per cercare di disincastrare l’ingarbugliato intreccio.
In questa situazione la cosa che ha attirato, ovviamente, la mia attenzione, era l’assoluta calma dei passeggeri: nessuno, e dico nessuno, si e’ lamentato; erano oramai 13 ore che viaggiavamo in quel cazzo di “taxy”, non eravamo ancora a meta’ strada, avremmo dormito in questo cazzo di posto sperduto, e tutti accettavano questa situazione senza dare il minimo segno di insofferenza! Alle mie continue domande sull’orario di arrivo, sulla strada da percorrere, sulla strada fatta, l’autista e Nunda mi rispondevano sempre, con un sorriso sincero disegnato sul volto “não preoccupa-se, vamos a chegar.” (non preoccuparti, arriveremo). La bellezza di questo popolo e’ che prende la vita e le difficolta’ che essa reca con tranquillita’ e senza panico, l’importante e’ arrivare alla fine; quando avevo la congiuntivite, la malaria e per ultimo la febbre tifoide, tutti gli studenti che venivano a farmi visita mi dicevano “não preoccupa-se, va a passar” … E passo’; quando si perdevano pezzi di scena del teatro, abiti, cappelli, copioni e quant’altro mi dicevano “não preoccupa-se, va a apparisser”… E tutto apparse; ed ora “vamos a chegar”… Non si sa come, non si quando… Ma arriveremo!!! Ad un certo punto si sentono delle urla, si intravedono 2 fanali spuntare in lontananza da quel piccolo pertugio di strada acquitrinosa ed avanzare lentamente, era un “taxy” proveniente dalla direzione opposta che stava cercando di passare, sospinto da tutti i suoi passeggeri… E passo’!! Ad operazione compiuta l’autista di quel “taxy” mise la musica a palla (un kuduro di Dog Murra) ed i ragazzi che lo avevano sospinto si misero a ballare e ad urlare, c’era qualcuno che si buttava per terra dalla felicita’ o perche’ aveva un tasso alcolico alquanto alto, ed addirittura uno accese una bella canna per festeggiare. A sospingere quel “taxy” ci fu anche l’amico mozambicano che sedeva di fianco a me, venne a parlare con il nostro autista e disse che spingendo si poteva passare. Io, alcuni ragazzi del nostro “taxy” ed alcuni ragazzi dell’altro incominciamo a spingere.; il fango arrivava fino al polpaccio, ma spingevamo tutti e con forza, gli schizzi delle ruote ci hanno ricoperto la faccia di marrone, ma non sentivamo niente, abbiamo passato 2 camion con rimorchio completamente impantanati, le urla di incitamento dei camionisti ai bordi della strada ci caricavano come i tifosi italiani caricavano Pantani nel “suo” Mortirolo, e senza accorgercene ci siamo ritrovato dall’altra parte, dove il suolo ritornava ad essere compatto… Eravamo passati!!!! Ci dammo una pulita alla meglio, commentammo ridento l’accaduto e ripartimmo; erano le 10.15 di sera! Passammo Lundumbali, una delle provincie piu’ povere dell’Angola (quindi del mondo) ed arrivammo ad Alto Hama verso mezzanotte. In questo paese dovevano scendere 2 ragazzi, ma al momento di pagare ci fu l’ennesimo intoppo: non avevano i 1700 Kwanza pattuiti. Grande discussione tra l’autista e questi ragazzi, si e’ quasi rischiato lo scontro fisico, e dopo mezz’ora si e’ arrivati ad una soluzione: uno dei ragazzi doveva rimanere sul “taxy” insieme ai bagagli e l’altro, chiedendo a parenti ed amici, doveva trovare i soldi entro la mattina dopo (orario ovviamente generico), quando il “taxy” sarebbe ripassato di li per il viaggio di ritorno. Una volta ripartiti la signora con la dolce bambina comincio’ a fare domande a questo ragazzo alla quali quest’ultimo rispondeva a monosillabi e con voce tremante, sembrava quasi ritardato; si scopri’ alla fine che aveva 19 anni e che a 14 anni entro’ nelle truppe dell’UNITA rimanendoci fino alla fine della guerra, fu in Lobito a cercare lavoro,purtroppo non trovo’ nulla, non aveva ne padre ne madre e viveva con sua sorella, unica della famiglia sopravvissuta alla guerra.
Poco fuori Hama ci fermammo a fare rifornimento; in un piazzale c’era un tipo che teneva la benzina in taniche gialle e la vendeva. Parlando con lui, l’autista venne a sapere che nella provincia successiva (Quipeio) un ponte era crollato causa la pioggia, quindi l’unica strada praticabile per raggiungere Huambo era quella che portava a Katchiungo, ai confini col Bie’ e poi tornare indietro: questo significava altri 100-120 Km di viaggio, praticamente altre 5-6 ore se tutto andava liscio! Era l’una di notte passata! Alle 2 passammo nel villaggio di Bailundu; Nubda mi disse che era un peccato passare li di notte senza poter vedere questo villaggio di importanza storica per l’Angola: questo e’ il villaggio dove nel 1974 si e’ avuta la piu’ grande e sanguinosa battaglia nella guerra di indipendenza dai portoghese, questo e’ il villaggio dove il Generale Sabimbi trascorse l’infanzia e successivamente scelse come base per l’esercito UNITA, questo fu l’ultimo villaggio ad essere conquistato dall’esercito governativo nel 2001, praticamente qui fini’ la guerra.
Alle 3 di mattina arrivammo a Katchiungo, ultima provincia della regione del Huambo. Tutti dormivano, erano passate piu’ di 17 ore di viaggio, ormai il mio corpo e la mia mente erano entrate in simbiosi con tutto cio’ che mi circondava, le molle conficcate nel culo e nella schiena erano diventate una parte del mio corpo, l’odore nauseabondo del sudore dei corpi e della piscia della dolce bambina erano quasi gradevoli, poi c’era la testa del mozambicano che ad ogni buca rimbalzava sulla mia spalla e mi metteva ilarita’… Ancora adesso non riesco a capire come si possa dormire in quel modo!!! Ero in pieno equilibrio con un mondo non mio, con qualche cosa che non mi appartiene, ma ogni sobbalzo di buca si trasformava in sussulto di vita.
Alle 4 di mattina arriviamo a Tchikala-Tcholuanga, l’autista mise la freccia, si fermo’ in una piccola piazzetta, spense il motore, disse “sou cansado” (sono stanco) e si mise a dormire, stava guidando in condizioni proibitive da piu’ di 15 ore. Dormii un po’ anche io appoggiando la testa sopra la testa del mozambicano sempre appoggiata sulla mia spalla, l’unica differenza da prima e’ che non rimbalzava piu’! Alle 5,15 di mattina riprendiamo la marcia, chiedo all’autista quando manca, lui mi risponde 30 Km, Nunda me lo traduce in ore: circa una ora e mezza. Comincia a fare giorno, il mozambicano si sveglia e mi dice che ha dormito benissimo… Beato lui!!! Il paesaggio intorno e’ verdissimo, ai bordi della strada c’era l’erba altissima e Nunda mi disse che in questo pezzo di strada i soldati dell’UNITA facevano agguati all’esercito governativo, infatti, vidi rottami di carriarmati buttati all’argine della strada; l’unica nota stonata sono state le nuvole nere e basse che non mi hanno permesso di gustarmi una meritata alba.
Alle 7 di mattina ci fermammo in un posto di polizia: siamo arrivati, questo posto di blocco indica che stiamo entrando nella citta’ di Huambo. L’autista esce per mostrare i documenti, solita formalita’, e poi via, verso il mercato! Passano 10, 20, 30 minuti e l’autista non arriva… Be, manca che ci mettono in galera ed abbiamo completato il quadro in modo perfetto, pensai. Dopo 45 minuti arriva l’autista con un poliziotto: mancava sulla licenza il timbro per poter trasportare passeggeri nella provincia di Huambo. Il poliziotto prende la moto e lo seguiamo in questora. Il primo impatto con la citta’ e’ agghiacciante: tutte le pareti delle case sono trapanate da proiettili di Kalashnicov, i vetri alle finestre sono una rarita’, passiamo una scuola completamente distrutta, le strade sono cosparse di buche causate dalle bombe. Sono passati ormai 10 anni dalla famosa guerra dei 54 giorni dove l’esercito governativo attacco’ la citta’ di Huambo in mano all’UNITA, la battaglia fu durissima, i due eserciti si combattevano per la strada, i soldati si nascondevano dentro le case o dietro colonne ormai distrutte, e le condizioni di questa citta’ sono le stesse. Era chiamata la Nuova Lisbona al tempo dei coloni per la sua bellezza, oggi e un tumulo di macerie.
Sono esattamente le 8 e 21 minuti quando tutti scendiamo dal “taxy”, prendiamo i nostri bagagli, paghiamo il biglietto ed andiamo. Siamo in Huambo, citta’ con piu’ di 700.000 abitanti, a piedi, in mezzo ad una strada, senza la piu’ pallida idea di dove andare… Ma questa e’ un’altra storia.