Da Bassano del Grappa a Londra, una vacanza da raccontare

Dall'Italia al Regno Unito, passando per sei stati in dieci giorni, con due moto, senza navigatore e (quasi) senza soldi
Scritto da: BC83
da bassano del grappa a londra, una vacanza da raccontare
Partenza il: 11/08/2012
Ritorno il: 20/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Per rendere le ferie davvero appaganti e tornare al lavoro temprati nel fisico e nella mente occorre approfittare della pausa estiva disponibile per dedicarsi ad attività e per coltivare passioni che vengono normalmente sacrificate durante l’anno. Noi, tra lavoro, studio e sport, da un po’ non troviamo più il tempo per qualche “giretto” domenicale con le nostre moto (Kawasaki Z750, Luigi e Triumph Street Triple, Barbara), il cui agognato acquisto è giunto più o meno 4 anni fa, subito dopo la laurea. Così, anche per “motivarle” un po’, decidiamo di ripetere l’esperienza dell’anno scorso: vacanza in moto, 10 giorni in sella da sabato 11 a lunedì 20 agosto 2012!

Compatibilmente con il poco tempo (venerdì 10 agosto lasciamo le nostre scrivanie non prima delle 20.00…), cerchiamo di pianificare itinerario e tappe… Nei 2 fine settimana anteriori alla partenza, scandagliamo Internet alla ricerca di sistemazioni in albergo, cercando offerte economiche, possibilmente in siti non troppo centrali e, possibilmente, con parcheggio. L’idea, lanciata da Luigi, di viaggiare in tenda, non trascina Barbara. Più o meno consapevolmente, ci apprestiamo a intraprendere un viaggio fuori dai circuiti del turismo tradizionale, anche per colpa …e merito (!) delle indicazioni di Google maps, non esattamente intellegibili. Scaricando le indicazioni stradali dei percorsi senza pedaggio, infatti, si è costretti a interpretare sigle e numeri non sempre correlati a direzioni e riferimenti di facile individuazione. A posteriori, ci convinciamo che avremmo fatto meglio a scaricare le indicazioni di Google su strade con pedaggio, salvo poi prenderci la libertà di deviare, in autonomia, su strade secondarie, magari con i consigli della Guida Michelin, sintetica, ma precisa.

Quelli che seguono sono la sintesi del programma di viaggio e il resoconto critico, a 4 mani, della nostra vacanza.

  • 6 Stati: con partenza e rientro in Italia (Bassano del Grappa), attraverso Francia, Regno Unito, Germania, Svizzera e Liechtenstein;
  • 3.400 chilometri e 1 caduta (questa no, non pianificata!);
  • 8 tappe, nell’ordine:

1. 11/08/2012: Bassano del Grappa – La Thuile, Valle d’Aosta (Italia) – km 475

Partiamo leggeri e… “sprintosi”. Abbiamo entrambi una borsa da serbatoio e uno zaino (da 20 litri Luigi, da 30 litri Barbara). Il minimo indispensabile. Sotto la tuta, pantaloncini da ciclista, per una guida più confortevole, specie per le lunghe tratte. Sopra la tuta… siamo sollevati al pensiero che, almeno oggi, possiamo metterci in viaggio senza indossare gli impermeabili (di solito, nei nostri viaggi sono un must). Euforici ed entusiasti, ci concediamo da subito una deviazione verso le Valli del Pasubio, la Vallarsa e Rovereto: la strada si articola in una lunga e divertente serie di curve ampie su un manto stradale dall’asfalto regolare. Discendiamo verso Torbole e Riva del Garda, strada quest’ultima sempre molto trafficata in ogni stagione; ci immettiamo solo adesso in autostrada, dalla quale è consigliabile uscire non oltre Ivrea, per godersi il paesaggio valdostano puntellato di castelli e montagne fiabesche fino a La Thuile dove veniamo accolti in casa da amici. A loro mandiamo il più sentito ringraziamento per la calorosa ospitalità nella “Casa gialla”. Agli amici di La Thuile dobbiamo anche il prezioso suggerimento di arrivare all’Ace Café di Londra, “mecca dei riders”…

2. 12/08/2012: La Thuile – Lione, Rhône-Alpes (Francia) – km 332…

… con sconfinamento dal passo del Piccolo San Bernardo. Ripartiamo domenica mattina lasciando La Thuile con le raccomandazioni, l’incoraggiamento e i consigli dei nostri amici che ci hanno ospitato. Ci concediamo solo due passi in paese, in centro, prima di rimontare in sella. La Thuile pullula di turisti e di famiglie a spasso con cani di tutte le taglie e razze. L’aria è fresca e minaccia pioggia. La tappa che ci aspetta si rivela paesaggisticamente spettacolare, con grandi e comode curve e maestosi panorami alpini valdostani, prima, e del versante francese, poi. Si arriva a quasi 2200 metri s.l.m. e anche il 12 agosto c’è ancora un po’ di neve sui prati lungo la strada. Arriviamo a Lione solo nel tardo pomeriggio, grazie anche alla gendarmeria di Lione che, vedendoci “persi” e non riuscendo a farsi capire in inglese, si è offerta di “scortarci” (i gendarmi in auto, noi in moto dietro) fino all’indirizzo dell’albergo! (scena già vista, o perlomeno analoga a quella che si vede all’inizio del film “Quasi amici”, 2011 di Eric Toledano e Olivier Nakache). Parcheggiamo le moto davanti all’albergo, negli spazi blu riservati, a pagamento, alle auto, con le rassicurazioni del concièrge, secondo cui le moto in Francia possono parcheggiare gratis entro gli spazi blu senza rischiare sanzioni…Ci fidiamo, più che altro per pigrizia, e ci va bene. La città di Lione, però, delude, almeno in parte, le nostre aspettative; infatti nonostante il centro storico sia tutelato come patrimonio dell’Unesco, ci sembra (in una domenica sera d’estate) una città spenta e decadente. Piacevole, comunque, la cenetta “lounge” al ristorante della catena Hippopotamus, in centro a Lione, dove ci concediamo tartare e altri fritti misti di contorno.

3. 13/08/2012: Lione – Parigi, Île-de-France (Francia) – km 504

Nonostante il cielo a tratti coperto, azzardiamo lunghi tratti di strade secondarie per arrivare a Parigi. La Borgogna, infatti, merita di essere attraversata “in punta di piedi”! Incantevoli i piccoli villages che attraversiamo e che sembrano proiettati lì direttamente dall’epoca delle dame e dei cavalieri. Unica stonatura: i moderni apparecchi autovelox (ce n’è almeno un paio all’entrata di ogni centro abitato) di fronte alle facciate gialline e rosa delle case a graticcio. Ci fermiamo a pranzare nella locanda Chez Henry ad Arnay-le-Duc. Sebbene il cielo nero minacci un imminente temporale, la signora della locanda ci propone di sederci fuori. Anche se lei insiste e sostiene che non pioverà, scegliamo di mangiare all’interno e scopriamo di essere gli unici turisti di passaggio: nei piccoli tavoli intorno al nostro, ci sono solo i vecchi del paese impegnati a spettegolare (non c’è bisogno di capire il dialetto locale per afferrare il senso dei discorsi!). Con 10 Euro a testa prendiamo il piatto del giorno (bocconcini di carne tenerissima in salsa di funghi e patatine al forno), tarte aux pommes e caffè! Ripartiamo satolli. Nel frattempo, il cielo, secondo le previsioni più ottimistiche, si è schiarito. Arriviamo a Parigi in serata. Troviamo l’albergo solo dopo essere entrati e usciti (senza pagare!) un paio di volte dal parcheggio sbagliato (quello di un centro commerciale lì vicino). Per integrarci subito nell’atmosfera metropolitana della ville, ceniamo al Mc Donald’s (dentro lo stesso centro commerciale di prima!), sotto l’albergo.

Il giorno dopo, sempre a Parigi (che giriamo a piedi) finiamo – per voler fare gli “alternativi” – a Saint Ouen quando tutti i mercatini delle pulci (e i più noti bistrot della zona) sono chiusi… Un peccato, anche se è comunque suggestivo passeggiare nel labirinto dei mercatini con le saracinesche abbassate, tra il disordine e gli odori che recano traccia del mercato del giorno prima (che ci siamo persi..)… è in questa atmosfera bigia che decidiamo di rifocillarci nei torbidi locali di un kebabbaro di periferia. Dopo pranzo, per non farci mancare nulla, ci perdiamo, senza saperlo, in una delle China Town più grandi di Francia nel quartiere Belleville dove siamo arrivati, seguendo le indicazioni della guida di Barbara, persuasi di trovare un quartiere di artisti e di artigiani. In effetti, solo dopo esserci districati tra China markets e bugigattoli in stile asiatico, scopriamo che Belleville è anche il quartiere dove ha vissuto Edith Piaf e dove si trova uno dei giardini più elevati della città, da cui si gode una meravigliosa vista su Parigi. Il mercoledì di Ferragosto, prima di ripartire per Rouen ci accorgiamo che i nostri apparecchi interfono hanno smesso improvvisamente di funzionare, forse per un guasto al microfono. Anche se ci rendiamo conto che le difficoltà di comunicazione renderanno più complicato muoversi in città, pensiamo che sarebbe magnifico fare un giro in centro a Parigi con le nostre moto. Barbara, però, preferisce verificare di persona se l’asfalto francese è duro come quello italiano. E il risultato è che sì, lo è. Poiché solo i cinici sanno il prezzo di tutto e il valore di nulla (O. Wilde), non diremo quanto sono costati pedalina e leva del cambio, freccia, manopola, contrappeso e manubrio della Triumph Street Triple… Ci limiteremo a ricordare come sia stato possibile “ripartire, certamente non volare, ma viaggiare” (L. Battisti) e proseguire il viaggio da Parigi a Londra, e poi da Londra a Bassano del Grappa, con la pedalina del cambio spezzata e il manubrio storto: per dirla sempre con Lucio Battisti, quel gran genio del mio ragazzo, anche senza “un cacciavite in mano, fa miracoli”! Infatti, con del nastro telato (rosso) e il kit degli attrezzi della Kawasaki Z750 (che prevede, tra l’altro, una chiave a tubo esagonale con impugnatura a “T” snodata)… e qualche martellata… il gioco è fatto! Tanto più essenziali si rivelano gli attrezzi di fortuna, quanto più ci renderemo conto, nel prosieguo del viaggio, che sia in Francia sia in Inghilterra, le ferramenta non sono per nulla diffuse… Col senno di poi, realizziamo che sarebbe bastato tornare nella China Town di Belleville per trovare almeno un paio di fascette…!

4. 15/08/2012: Parigi – Rouen, Haute-Normandie (Francia) – km 190

E’ Ferragosto. dopo l’onta della caduta in pieno centro a Parigi, salutiamo la città uscendo dalla “porta sul retro”, attraverso la Défense, dietro la Grande Arche, sgattaiolando nel sottobosco dei grattacieli della “city” parigina. Se non fosse stato per l’incidente, che ci ha bloccati per un paio d’ore, la tappa sarebbe stata abbastanza corta e il tempo così bello da consentirci una deviazione verso Honfleur… invece puntiamo dritto su Rouen, anzi, Mont Saint-Aignan. Da Mont Saint-Aignan al centro di Rouen si scende a piedi in un’ora scarsa di passeggiata. Prima di cenare, assistiamo all’esibizione di un giovane gruppo rock che suona accanto alla Cathédrale Notre-Dame. Quindi beviamo un “aperitivo” al Big Ben Pub, ai piedi del Gros Horologe, orologio astronomico di Rouen: il Big Ben Pub può vantare un’intera parete di birre alla spina di diverse caratteristiche. La nostra serata si completa con un golosa cena a base di crêpes (salate e dolci) e accompagnate con un ottimo bordeaux alla Crêperie Roland in centro a Rouen. Rinunciamo a risalire a piedi verso l’hotel a Mont Saint-Aignan dopo il lauto pasto e chiamiamo il taxi (15 Euro per circa 10 minuti, in linea con le tariffe italiane, ma a bordo di un’auto nuova e lussuosa).

5. 16/08/2012: Rouen – Royal Tunbridge Wells, Kent (Regno Unito) – km 344 + traghetto…

… con attraversamento della Manica sul traghetto, decisamente più economico dell’Eurotunnel (31 Sterline contro 78 Sterline… però la curiosità del tunnel sotto il mare resta… magari quando saremo ricchi…!). Sbarcati in Inghilterra, ci si rende davvero conto che occorre prestare la massima attenzione a dove si sta andando (per via della guida a sinistra) solo al momento di attraversare la prima rotatoria all’uscita del terminal di Dover. Quando c’è molto traffico, è abbastanza semplice lasciarsi “trascinare dalla corrente”. Quando invece ti trovi da solo nei pressi di un incrocio o di un attraversamento, speri che non ci sia nessun veicolo in arrivo (da qualunque direzione!) nel raggio di almeno un chilometro, così da avere il tempo di riflettere in quale corsia tu ti debba immettere…Fuori dal centro di Londra, infatti, non si trovano le avvertenze “Look left ←” ad ogni incrocio e su ogni marciapiede! Una volta in marcia, tutto procede liscio: prendiamo la A28, prima (direzione Hastings) e la A262, poi. Nonostante la sigla, si tratta di strade secondarie, che talora diventano strette e tortuose, spesso prive di ciglio stradale e fiancheggiate da alte siepi che si possono sfiorare allungando un braccio. Siamo nel Kent, il giardino dell’Inghilterra, il posto dove – abbiamo scoperto – gli inglesi vanno in vacanza. Affascinante e incantevole la “passeggiata” (sempre in moto) nei giardini del Kent: da Ashford a Tunbridge Wells lungo la sinuosa A262, si passa accanto a cottage che sembrano usciti dai disegni di Beatrix Potter e a borghi di campagna inglese in stile Charles Dickens, dalle atmosfere gotiche e romantiche. Arriviamo dopo un paio d’ore scarse a Pembury, dove si trova il nostro albergo. Siamo sfiniti, tanta è stata la tensione e la concentrazione richiesta dalla guida “contromano”. Rinunciamo a scendere in città (Royal Tunbridge Wells si trova a circa mezz’ora a piedi) e optiamo per una cena al Black Horse Inn, su consiglio del personale dell’albergo.

Il nostro soggiorno in Inghilterra continua il giorno seguente a Londra, che raggiungiamo in un’ora di treno (il biglietto A/R costa circa 60 Sterline!). Ci concediamo solo poche tappe, ma mirate: a) Ace Café London: un posto fuori dal tempo, con Triumph storiche in esposizione, videogiochi con simulatori del Tourist Trophy e poi lunghe tavolate di legno, motociclisti che vanno e vengono e ordinano toast e bicchieroni di latte bianco (o di birra) alle 11 di mattina… b) This is not a plate: esposizione di arte ceramica di vari artisti novesi (tra cui anche alcuni componenti del collettivo d’arte Made in Nove – http://madeinnove.blogspot.it – http://www.noveyork.it). Nella navata di St Ethelburga’s, trasformata nel Centre for Reconciliation and Peace al n. 78 di Bishopsgate, troviamo anche un piatto decorato da mery9…! c) Shard London Bridge, di Renzo Piano: peccato che, anziché raggiungere il nuovo avveniristico grattacielo disegnato da Renzo Piano, restiamo ingannati da un altro edificio, in un quartiere un po’ defilato, un po’ grounge, un po’ etnico…c’erano tutti gli elementi perché potesse essere il palazzo giusto… invece ci accorgiamo solo adesso, confrontando le nostre foto con quelle di Wikipedia, che ci siamo persi a immortalare l’edificio “sbagliato”… però merita lo stesso una visita!

La seconda e ultima serata a Pembury è all’insegna del relax: dopo una veloce passeggiata sulle Pantiles di Tunbridge Wells, torniamo all’hotel su un double decker, ci fermiamo al supermercato a comprare frutta e yogurt per un pasto leggero (l’indomani mattina abbiamo in programma di concederci una tradizionale English breakfast a base di uova, bacon, salsicce e fagioli!). Prima di cenare, ci concediamo un tuffo in piscina e qualche minuto di sauna e bagno turco (la SpA dell’albergo – di cui possiamo usufruire senza supplementi) è praticamente deserta perché sono tutti impegnati in una festa di nozze che si sta tenendo proprio nelle sale principali dell’albergo.

6. 18/08/2012: Royal Tunbridge Wells – Epérnay, Champagne-Ardenne (Francia) – km 425 + traghetto

Azzardiamo un rientro in Francia con l’Eurotunnel (quando ti ricapita?!), ma arrivati al casello del terminal, ci rendiamo conto (anzi, Luigi fa saggiamente notare) che il costo del biglietto è proibitivo anche al ritorno. Però ormai siamo incanalati e non si può tornare indietro. Allora ci facciamo consegnare un exit pass che ci consente di attraversare il terminal fino all’uscita e che conserveremo come souvenir… La traversata della Manica in traghetto (ce ne’è uno ogni mezz’ora) dura 45 minuti (1/4 d’ora più del tempo stimato in Eurotunnel). Lasciamo le bianche scogliere di Dover alle nostre spalle e ci sembra già che la vacanza volga al termine. Arriviamo a Epérnay in serata, dopo una breve sosta a Reims: solo il tempo di scattare un paio di foto – mentre boccheggiamo per il caldo – davanti alla nota cattedrale e alla statua di Giovanna d’Arco. Nella terra dello champagne, ci accontentiamo di quello (probabilmente in cartone…) che riusciamo a ordinare al bar dell’albergo!

7. 19/08/2012: Epérnay, Champagne-Ardenne (Francia) – Strasburgo, Alsace (Francia) – km 381

Ripartiamo da Epérnay, dopo una breve sfilata lungo Avenue de Champagne a rimirare le cantine-boutique tra cui spicca quella celebre di Moët & Chandon. Proseguiamo quindi alla volta di Strasburgo, la nostra ultima tappa. Abbiamo scelto Strasburgo perché ci consente di avvicinarci il più possibile a casa, senza dover affrontare i costi proibitivi di un pernottamento in Svizzera. Inoltre a Strasburgo, il fine settimana, è normalmente sospesa l’attività legata al Parlamento Europeo e gli hotel propongono offerte speciali e sconti considerevoli. Arriviamo a Strasburgo dopo un lungo tratto di autostrada fino a Metz e un passaggio lungo la Linea Maginot acquatica dove si trovava il complesso di fortificazioni e di sistemi di inondazione difensivi predisposti dal Governo francese negli anni ‘30-’40 a protezione dei confini che la Francia aveva in comune con il Belgio, il Lussemburgo, la Germania, la Svizzera e l’Italia. Abbiamo sottovalutato la città di Strasburgo, come mera tappa intermedia prima di rientrare in Italia. Strasburgo, invece, merita senz’altro una visita, non fosse che per la sua cattedrale (incantevoli i giochi di luce e musica in programma quest’estate!) …oltre che per le vie dello shopping in centro!

8. 20/08/2012: Strasburgo, Alsace (Francia) – Bassano del Grappa (Italia) – km 698

Il programma prevede il rientro in giornata da Strasburgo a Bassano del Grappa (698 chilometri). Impresa riuscita (anche grazie alle condizioni meteo, sempre clementi), pur saltando colazione e pranzo: infatti, nell’organizzazione del viaggio, non abbiamo tenuto conto del budget e della liquidità prudenzialmente necessari… Per questo, con la carta di credito bloccata per superamento del plafond mensile e i contanti appena sufficienti per i rifornimenti di benzina fino al confine italiano, adottiamo la seguente strategia: a) digiuno: per sopravvivere al caldo e alla stanchezza, beviamo l’acqua dalle fontanelle accanto alle chiese dei paesini svizzeri di montagna e mandiamo giù le bustine di zucchero che, nel corso del viaggio, abbiamo portato via dalle stanze di albergo che ci hanno ospitato! b) no all’autostrada: in Svizzera è richiesto l’acquisto della vignetta del costo di 32 Euro, anche per le moto, mentre noi abbiamo solo 90 Euro in 2 e dobbiamo centellinarli per la benzina; viaggiare su strade senza pedaggio, in Svizzera, significa, però, sottoporsi a uno snervante fuoco di fila di semafori; c) massima attenzione alle indicazioni stradali: per i motivi già esposti, non possiamo permetterci di sbagliare strada, compromettendo il conteggio dei chilometri, della benzina necessaria e…dei soldi disponibili; d) ottimizzazione dei rifornimenti: in discesa e in rettilineo, nei limiti del possibile, sfruttiamo la folle… e con questa guida un po’ “sconnessa” affrontiamo Passo Flüela (Flüelapass) e Passo del Forno (Ofenpass), arrivando ad abbattere il muro dei 300 chilometri con un pieno di benzina (con una guida normale le nostre moto permettono una media di 250 chilometri..)! Alle nove di sera siamo a Bassano del Grappa: possiamo dire che è stato un viaggio perfetto, perché “il viaggio perfetto è circolare. La gioia della partenza, la gioia del ritorno” (D. Basili).

Siamo tornati al lavoro da diverse settimane ormai. Mentre incolliamo orgogliosi sulle nostre tute le patch delle capitali europee attraversate, rincorriamo già il sogno della prossima estate in moto.

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