Cuba, un piacevole viaggio nel passato

Viaggio on the road alla scoperta della storia, della cultura e della popolazione cubana
Scritto da: lauretta1611
cuba, un piacevole viaggio nel passato
Partenza il: 30/12/2014
Ritorno il: 14/01/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Dopo una serie di viaggi verso Oriente, quest’anno decidiamo di partire alla volta di Cuba. Vogliamo conoscere questa isola le cui vicende storiche l’hanno intrappolata nel suo passato. Come sempre il nostro viaggio inizia qualche mese prima, a settembre, quando iniziamo a leggere i numerosi diari di viaggio pubblicati nei vari siti. Dopo avere consultato la sempre valida guida Lonely Planet e valutato il tragitto da effettuare, prenotiamo i voli, gli alberghi e l’auto in affitto.

E così, tra una prenotazione e l’altra e dopo varie evidenziature e appunti sulla guida, arriva il 30 dicembre 2014, il giorno in cui le nostre valigie vengono chiuse, i passaporti ed i visti entrano nella borsa, le macchine fotografiche riposte nello zaino, e con un po’ di agitazione mista ad emozione arriviamo all’aeroporto pronti per il viaggio che ci porterà a Cuba.

Martedì 30.12.14

Arriviamo a L’Avana dopo un viaggio che ci ha portato a fare scalo a Parigi. All’aeroporto impieghiamo molto tempo ad esplicare le formalità di ingresso, ma poi finalmente recuperiamo le nostre valigie e con un taxi ci dirigiamo all’albergo. Sono le otto di sera qui a L’Avana e sentiamo la stanchezza, il sonno perduto ed il fuso orario. Attraversiamo strade deserte malgrado l’orario imporrebbe un traffico maggiore e caotico. Avvistiamo le prime auto anni 50; vecchie Chevrolet, Dodge che hanno visto tempi migliori; sono state verniciate e stuccate più volte e sicuramente hanno visto molte carrozzerie e meccanici nel corso degli anni. Arriviamo finalmente in albergo, stanchi, sudati e assonnati; vogliamo solo farci una doccia e poi una bella dormita.

Mercoledì 31.12.14

Ci svegliamo molto presto e dopo la colazione in hotel usciamo subito alla scoperta di L’Avana. La temperatura e’ piacevolissima, un caldo gradevole, ideale per la nostra escursione giornaliera. Andiamo subito alla scoperta della cattedrale di San Cristobal, situata in una piccola piazza di Habana Veja. E’ qui che iniziamo a scorgere i primi segni dell’architettura che caratterizza questa città. Passeggiamo per le vie della città e spesse volte siamo fermati da cubani che ci avvicinano; la prima impressione che abbiamo e’ quella di persone un po’ insistenti e appiccicose. Scopriamo invece con nostra sorpresa che parlare con il turista e’ un modo per loro di conoscere quello che accade fuori dall’isola. Dopo essere rimasti un po’ sulla difensiva e sulla riservatezza, impariamo a conoscere la gente cubana, la loro cultura ed il loro stile di vita. E’ un popolo molto orgoglioso e patriottico; infatti ci spiegano subito che non soffrono in alcun modo la fame, la scuola e la sanità sono completamente gratuite. Certo gli stipendi sono bassissimi, le privazioni tante. Non hanno accesso ad internet, non possono ovviamente espatriare, non hanno le comodità di noi occidentali anche se qualche ragazzo inizia ad avere una comodità per noi oramai scontata quale il cellulare. Ci raccontano in maniera molto scanzonata di avere solo due canali TV: canale Fidel 1 e Fidel 2! Anche i controllo della polizia sono stretti e severi: un ragazzo ci spiega e ci fa notare che in ogni rione c’e una sorta di sorvegliante che non esita a fare il nome alla polizia per ogni piccola malefatta. La polizia e’ ovunque e questo ci fa sentire tranquilli. Ci dicono che a L’Avana ci sono tre milioni di persone; due milioni sono i poliziotti! Un ragazzo incontrato durante il nostro vagabondare percorre con noi la strada parlandoci della sua famiglia, del suo lavoro di infermiere che è considerato un buon lavoro. La vita in città sicuramente dal punto di vista economico non è facile rispetto alla campagna, dove chi ha un campo da coltivare può sostenersi con i raccolti, ma certo, per un ragazzo sarebbe troppo faticosa quella vita. Alla fine ci porta ad una scuola famosa di ballo e si fa offrire un mojito. E’ il nostro primo mojito, dicono che qui e’ tra i migliori di L’Avana e un gruppo di ragazzi che canta e suona canzoni cubane accompagna questo piacevole momento di pausa. Arriviamo a Plaza Vieja, un gioiello di L’Avana non a caso dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. E bellissima, circondata da palazzi in stile barocco e art nouveau, le vecchie residenze dei ricchi borghesi. Ci fermiamo a bere un caffè all’aperto per ammirare la piazza restaurata con molto cura, dove i vitrales ossia le finestre colorate dei palazzi danno un tocco di particolare raffinatezza all’insieme. Passeggiamo poi per le vie importanti quale Calle Obispo e Calle Mercaderes. Vediamo i negozi dei locali, piccole stanze denominate cooperative dove la gente compera ancora il pane e i beni primari con la tessera rilasciata dal governo cubano. Vediamo poi la gente uscire dalle cooperative con in mano alcuni panini, portati a casa senza sacchetto. Qui si bada solo al necessario, non si ha tempo per il superfluo. Intravediamo il Capitolo, molto imponente anche se in fase di restauro e quindi non accessibile. Di fronte si trova il Parque de la Fraternidad, capolinea di taxi e autobus, detto anche Jurassik park per le numerose auto anni ’50 che vi sostano in attesa di turisti. Andiamo a fare un giro alla China Town di L’Avana, anche se come ci ha detto un cubano, e’ abitata da cubani vestiti da cinesi! In effetti i cinesi sono spariti dopo l’inizio della dittatura di Fidel e qui oggi non ne incontriamo nessuno.

Non ci soddisfa molto così proseguiamo il nostro giro a piedi fino a raggiungere il Malecon ed il Castillo del Morro attraversando il Prado, un lungo e maestoso viale che ci ricorda vagamente la Rambla di Barcellona.

Sostiamo un attimo di fronte al Castillo del Moro e ci godiamo la vista dei palazzi di fattura post-sovietica della parte nuova di L’Avana, mentre una leggera brezza arriva da mare ed il sole inizia a calare.

Rientriamo in albergo per un piccolo riposo prima di uscire nuovamente. E’ San Silvestro ma non sappiamo quali festeggiamenti siano previsti per questa notte particolare.

Giovedì 01.01.15: Oggi è Capodanno

Ieri sera siamo usciti a cena andando alla birreria artigianale situata in Piazza Vecchia. Birra dal gusto particolare, un po’ acido, ma andava provata. Abbiamo poi vagato per la città in attesa del nuovo anno. C’era molta più gente di giorno; forse tutti erano a casa con amici e parenti. Anche di turisti ne abbiamo incontrati pochi, tutti che gironzolavano cercando di far passare il tempo in attesa dei festeggiamenti.

L’Avana a noi è piaciuta di più durante il giorno, ha molto più fascino, ma forse era solo la serata particolare. Non ce la facciamo più, siamo stanchi e forse accusiamo ancora il fuso orario. Fatto sta che alle nove rientriamo in albergo e crolliamo subito a letto. Questo però ci permette di svegliarci presto e di iniziare subito la nostra nuova giornata alla scoperta di L’Avana. Decidiamo di percorrere il Malecon, la strada che costeggia il lungomare e che porta al Vedado. C’e’ ancora poca gente lungo le strade ma sicuramente tutti si stanno riposando dopo i festeggiamenti di ieri sera. La camminata e’ lunga ed il sole già di prima mattina e’ alto in cielo e caldo. Arriviamo al Vedado e scorgiamo gli edifici famosi quale l’hotel Havana Libre, l’Hotel Nacional e l’edificio Focsa. Decidiamo di raggiungere Plaza de la Revolucion, luogo simbolo di questa città. La strada e’ lunga, si arrampica verso la collina. Questo ci permette di intravedere scorci che raccontano di una Avana che ha vissuto un periodo di una incredibile bellezza; davanti a noi vediamo case in stile coloniale degli anni ’20 e ’30 oramai lasciate andare in rovina. A noi pare di essere per una ottimo catapultati in una città americana; assomiglia moltissimo a san Francisco, con le strade che vanno su e giù per le colline. Arriviamo infine a Plaza de la Rivolucion dove campeggia il famoso ritratto del Che Guevara e quello meno noto di Cienfuegos. La piazza e’ grande stile sovietico delimitata da due ampi viali in stile americano e ospita molte volte comizi politici oltre che essere il luogo di residenza di uffici politici. Tornare a L’Avana vecchia sarebbe troppo lunga e faticoso cosi decidiamo di affidarci ad un coco taxi, moto trasformate in veicoli particolari per ospitare due viaggiatori. Percorriamo così le vie dell’Avana vecchia e ci facciamo lasciare al Capitolio. Decidiamo per una sosta rigenerante in un bar dallo stile americano anni ‘50. In TV scorrono le immagini in bianco e nero che rievocano la storia della città nei tempi passati. Ci voleva una pausa anche se poi riprendere il cammino ci costa fatica. Visitiamo ancora i luoghi storici visti ieri, entrando a volte in stradine che è vero sono disastrate e disordinate , ma rivelano la vera anima di L’Avana. Ovunque la musica fa da colonna sonora nel nostro peregrinare; a volte la musica arriva dalle case, ma molte volte si tratta di un piccolo gruppo formato da tre o quattro persone che a ritmo di maracas, tamburi e chitarra allietano le giornate di noi turisti.

Venerdì 02.01.15

Oggi lasciamo L’Avana in direzione Cayo Santa Maria. Ci richiamo all’aeroporto per il ritiro dell’auto a noleggio e poi via si parte. Fortunatamente troviamo subito la strada che ci porterà’ al mare; avevamo letto di strade molto dismesse, con varie difficoltà’ di percorrenza. Noi viaggiamo sulla A1 in pratica un’autostrada a quattro corsie per ogni via. Il traffico e’ ridotto, solo alcune macchine anni cinquanta. Nessun camion a percorrere questa strada. Ogni tanto incontriamo ai lati della strada qualche carretto trainato da un cavallo che sbuca da una stradina. E’ facile scorgere gente che aspetta un passaggio o qualcuno che improvvisamente si immette sulla strada per vendere un casco di banane o dei pomodori. A fianco noi vediamo scorrere il paesaggio dell’isola, fatto di campi di canne da zucchero e da una rigogliosa foresta. Molte le auto ferme ai lati della carreggiata, che a causa della loro età necessitano di una pausa e di un rabbocco di acqua. Fuori e’ molto caldo considerato il periodo; sfioriamo i 32 gradi anche se c’e una brezza costante che rende secco e molto piacevole la temperatura. Passiamo per Santa Clara che però visiteremo solo più avanti. La nostra meta di oggi e’ l’isola di Santa Maria. Gli ultimi quaranta chilometri si snodano su una strada a ridosso del mare. Passiamo un controllo passaporti, paghiamo un piccolo pedaggio di entrata e poi percorriamo questa lingua di terra rubata al mare. E’ impressionante il primo impatto; due corsie sole e poi solo mare intorno a noi. Dopo pochi chilometri iniziamo a scorgere numerose piante di mangrovie che si stanno impossessando del mare intorno annoi. Arriviamo a destinazione a pomeriggio inoltrato. Il mare lo vediamo solo dalla nostra camera d’albergo; avremo tempo domani per assaporare la bellezza di questa spiaggia.

Sabato 03.01.15

Oggi giornata di relax, cosi come credo i prossimi giorni. Ci rechiamo presto sulla spiaggia e qui finalmente abbiamo la certezza di quello che ci hanno detto molti cubani. Cayo Santa Maria e’ tra le spiagge più belle di Cuba. La sabbia e’ finissima e bianchissima, l’acqua cristallina, il mare ha i colori del verde smeraldo. C’e’ un pò di vento che crea delle bellissime onde che vanno ad infrangersi su questa spiaggia; camminare qui è piacevolissimo. Il sole e’ molto caldo ma alcune nuvole passano veloci e concedono una pausa dal caldo; l’acqua del mare ha una temperatura piacevolissima. Si, credo che saranno tre giorni di piacevole relax.

Martedì 06.01.15

Sono qui sulla terrazza di un hotel situato sulla spiaggia di Ancor, sul mare dei Caraibi. Il sole e giunto oramai al tramonto. Ieri non ho avuto modo di scrivere, giornata di pura follia, di quelle che arrivi alla sera e ti chiedi: cos’altro avrà da capitarmi oggi? Mattina del 06 gennaio, lasciamo Cayo Santa Maria alla volta di Trinidad. Percorriamo la lunga strada che ci ha condotti fino a qui, ma ecco che dopo pochi minuti sentiamo uno strano rumore della nostra macchina. Ruota sgonfia o rotta, quindi scarichiamo le valigie dall’auto, recuperiamo la ruota di scorta e via, sotto il sole che già alle prime ore del mattino e’ caldissimo.

Ripartiamo e decidiamo di fare una breve tappa a Remedios. E’ una piccola cittadina, per niente turistica , ma la sua piazza centrale con due chiese la fa apparire come una cittadina appena uscita dal nostro dopoguerra. Le strade cosi come le case sono malridotte, ma la gente radunata nella piazzetta all’ombra di alcune piante, gli anziani che chiacchierano, i bar pieni di gente, le danno un tocco affascinante. Per un attimo è come essere catapultati indietro nei nostri anni ‘40. Assistiamo anche alla lezione di una scuola elementare. Anche qui niente a che vedere con le nostre scuole. I banchi sono vecchissimi, l’aula e un guazzabuglio di maestre e bambini nelle loro divise ordinate e tutte uguali. Salutiamo da fuori i bambini che per un attimo vengono distratti dalla nostra visita, ci fanno un saluto e un sorriso rubando un attimo della loro lezione. Siamo adesso sulla strada per Santa Clara per ripercorrere alcune delle tappe che diedero gloria all’eroe nazionale, Che Guevara. All’ingresso della città troviamo subito il monumento che ricostruisce l’assalto al treno blindato dei fedeli di Batista effettuato con una ruspa dai rivoluzioni capeggiati dal Che. Una vittoria schiacciante che lo rese l’eroe che ancora oggi campeggia su tantissimi cartelloni e che pare abbia rubato un poco la scena a Fidel Castro. Visitiamo Santa Clara che si presenta come una cittadina in attesa di un florido turismo. La via principale chiusa al traffico e’ piena di ristoranti, bar, banche. Vediamo finalmente i primi supermercati, i primi negozi di articoli non strettamente necessari che fino ad ora non abbiamo ancora scorto. Vogliamo fare riparare la ruota e il benzinaio ci consiglia il meccanico di fronte a lui. La sua officina è un ristretto locale con pochissima attrezzatura ma per noi si rivelerà molto utile e lui una persona molto onesta. Ci chiede solo 5 cuc per la riparazione e ci fa notare che la ruota era solamente sgonfia; malignamente pensiamo che qualcuno al posteggio dell’hotel abbia voluto trarci un piccolo tranello. Lasciamo una lauta mancia al nostro meccanico, sicuri che per lui saranno un valido aiuto in questa terra dove si vive alla giornata. Prima di lasciare Santa Clara abbiamo il tempo di andare a visitare il l mausoleo dedicato al Che, dove campeggia una bellissima statua bronzea raffigurante il suo personaggio e dove sono conservate le sue spoglie insieme a quelle di altri miliziani rivoluzionati. Il mausoleo si trova in Piazza revolucion, una bella piazza grande dove giungono solamente i turisti.

E’ ora di riprendere la strada per Trinidad, cosi decidiamo per una breve sosta all’autogrill per in caffè prima di proseguire. Ma rientrati alla macchina ecco che ci accorgiamo di avere un’altre gomma sgonfia. Due in un giorno: sfortuna o caso strano? Prontamente arriva un meccanico che ci chiede l’ora e accortosi della nostra disavventura si prodiga per darci ogni aiuto alla modica cifra di 30 cuc! Solo in macchina e con il senno di poi capiamo della piccola truffa fatta a noi ignari turisti per arrotondare la giornata. Ma siamo in vacanza e non vogliamo rovinarci la giornata per questo. Ci amareggia però il comportamento della gente anche se siamo consapevoli che è solo una percentuale minima rispetto alla totalità della popolazione. La strada per Trinidad ad un certo punto si rileva molto impegnativa pur essendo breve. Saliamo su una piccola altura, Les Topes des Collantes che però presentano una strada molto sconnessa, con pendii molto impegnativi ma che ci permette di ammirare un bellissimo paesaggio montano frastagliato di boschi e ruscelli.

Dalla cima più’ alta possiamo finalmente scorgere la pianura sotto, con la sua Trinidad e con la spiaggia di Ancon, una penisola che si estende nel Mar dei Caraibi.

Arriviamo finalmente in albergo, ma siamo stanchi ed un po’ sconsolati; aspettiamo solo l’ora della cena e poi un lungo riposo.

Mercoledì 07.01.15

Speriamo che la macchina sia a posto; questo e’ il nostro pensiero prima di partire quest’oggi. Verificato che tutto e’ a posto e sigillate tutte le valvole delle gomme della nostra auto con lo scoch (ebbene si), partiamo alla volta della Valle de los Ingegnios. E’ una verdeggiante vallata situata a pochi chilometri da Trinidad sulla via per Sancti Spiritus. Arriviamo ad un piccolo promontorio da cui possiamo ammirare un panorama incredibile, fatto di piccole alture che racchiudono una pianura ricca di vegetazione, palme, vecchi ruderi di zuccherifici.

Questa zona anticamente era coltivata per lo più a canna da zucchero. Qui le terre erano di proprietà di uomini che con lo sfruttamento di schiavi hanno fatto le loro fortune. Visitiamo Manaca Iznaga, attrattiva principale della zona, una torre alta 45 metri che fungeva da osservatorio per gli schiavi che lavoravano nelle piantagioni circostanti. Saliamo la torre e anche da qui possiamo ammirare un bellissimo paesaggio e per un attimo ci soffermiamo a immaginare la vita dura e faticosa di oltre due secoli fa. Il piccolo paesino e’ caratteristico e il turismo ha preso piede. Ci fermiamo a bere un succo di canna da zucchero appena fatto; dolciastro ma l’aggiunta di un poco di succo di limone lo rende molto piacevole al palato; e’ un ottimo energizzante. Arriva anche un treno nella fermata di Manaca Iznaga. E’ un vagone solo, i sedili sono in ferro e scendono solamente turisti. Proseguiamo alla volta di Sancti Spiritus e lungo il tragitto notiamo campi di canna da zucchero, carretti trainati da cavalli, uomini con un cappello in testa appisolati sul ciglio della strada. Santi Spiritus ci sorprende subito; e’ una piccola cittadina che ancora non ha conosciuto il turismo di massa. Le numerose case in stile coloniale dai colori vivaci come giallo, blu, azzurro, verde menta sono la scenografia ideale di questo paese. Passeggiamo per la via principale resa pedonale e poi ci soffermiamo un attimo nella piazza principale dove ammiriamo alcuni alberghi di modeste dimensioni ben restaurati in attesa di turisti attratti da questo piccolo gioiello.

E’ sempre caldissimo, noi rientriamo verso Trinidad ripercorrendo la stessa strada dell’andata. Trinidad, patrimonio mondiale dell’Unesco non smentisce questo titolo. E’ un intersecarsi di viuzze acciottolate, dove i numerosi carretti trainati da cavalli con il loro rumore di zoccoli, fanno da colonna sonora a questa città. Le case sono basse, coloratissime, tutte affiancate tra di loro e le finestre e le porte sono adorne si grate bianche dai disegni ricercati. Non sappiamo se queste grate siano usate per la sicurezza o per adornare le case, ma va detto che comunque le rendono molto particolari. Il sole caldo, il rumore di zoccoli dei cavalli, le vie che iniziano a svuotarsi per l’ora della siesta creano una piacevole atmosfera. Una chiesa coloniale ormai in disuso e un po’ decadente ci fa per un attimo immaginare la vita di questa cittadina nel periodo dei conquistatori; è come se il tempo si fosse fermato nel 1800.

Rientriamo in albergo e andiamo a scoprire Playa Ancon. La spiaggia e’ molto lunga, ma non siamo ai livelli dell’acqua cristallina e della sabbia bianchissima che abbiamo trovato a Cayo Santa Maria.

Giovedì 08.01.15

Partiamo subito per Cienfuegos, percorrendo una strada che inizialmente costeggia alcune spiagge selvagge e poi prosegue verso l’entroterra passando in mezzo a campi di canna da zucchero, sparuti paesini fatti di case basse con tetti in lamiera. Cienfuegos, anch’essa patrimonio dell’umanità non ci colpisce favorevolmente. I vecchi palazzi coloniali sono stati portati agli antichi splendori, ma la città’ e’ molto dispersiva, i portici che attraversano tutto il Prado sono anonimi con i rari negozietti per i locali e alcuni bar. Ci soffermiamo poco, giusto il tempo per fare alcuni acquisti e poi facciamo rientro a Trinidad. Decidiamo però di passare per le strade che portano a Topes de Collantes. La strada si allunga e’ vero, ma i numerosi sali e scendi in mezzo ad una natura rigogliosa ne valgono la pena. Arriviamo sul picco di san Juan situato a 1140 metri e anche la temperatura si abbassa a valori poco caraibici.

La strada e’ in condizioni abbastanza buone, il traffico e’ scarso; facciamo una sosta ad un punto panoramico da cui scorgiamo la città di Trinidad e la Playa di Ancon.

Venerdì 09.01.15: Oggi ultimo giorno a Trinidad

Non abbiamo voglia di trascorrere la giornata in spiaggia, ma vogliamo tuffarci nuovamente nelle vie di Trinidad. Scopriamo cosi dei luoghi non ancora visitati. Percorrere le vie di Trinidad regala sempre scorci nuovi, immagini affascinanti, scene di vita quotidiana a noi sconosciute. Arriviamo al museo Nacional de la Lucha contro bandidas che racconta con fotografie e cimeli la storia della rivoluzione cubana. Saliamo poi le scale che conducono al campanile di questo edificio, dal colore giallo pastello, visibile da tutta la città. Da qui si può godere una vista impagabile sulla città sottostante. Vediamo dall’alto le vie acciottolate percorse dai numerosi carretti, scorgiamo bambini durante l’ora di ricreazione nel parco di una scuola e le loro grida festose arrivando fino a noi. Cosi trascorriamo la mattinata, a spasso senza una metà precisa, ma gustandoci l’atmosfera di questa città. Spesse volte ci giungono le note di gruppetti di musicisti che intonano motivi classici di questa isola.

Sono le undici e ci troviamo di fronte al famoso bar di Trinidad, reso celebre dalla sua tipica bevanda: la Canchanchara. Si tratta di una bibita servita in piccole cocottine, composta da acqua, ghiaccio, limone, miele e l’immancabile rum, tanto rum! E’ molto forte, il tasso di alcol è elevato, ma ci gustiamo questa bibita all’ombra di un albero del cortile, ascoltando un gruppo di musicisti locali.

Usciamo e ritorniamo a Plaza Mayor; sostiamo un attimo in questa bellissima e soleggiata piazza circondata da imponenti palazzi riportati agli antichi splendori. E’ giunta l’ora di pranzo così entriamo in un ristorante, un locale molto ben tenuto, pulito con una terrazza superiore. Ci viene servito un ottimo piatto cubano, a base di pollo, cotto nella birra e nel miele. Va detto che personalmente la cucina cubana non ci ha mai entusiasmato molto. E’ una cucina povera di prodotti e poco fantasiosa, ma quello che mangiamo oggi e’ una vera delizia. Il cameriere si ferma a parlare con noi. E’ un ragazzo giovane, avvocato ma a causa dello scarso lavoro si ritrova a fare il cameriere. Ci racconta di Trinidad, della vita dei cubani e della sua passione per la storia italiana. La lingua spagnola ci avvantaggia nei dialoghi essendo molto simile all’italiano, ci capiamo tutti bene. Sono oramai le due del pomeriggio, la città’ si appresta alla siesta pomeridiana e anche noi optiamo per una pausa. Domani ci aspetta un lungo viaggio di trasferimento, da Trinidad alla valle di Vinales, meglio riposarci un pò.

Sabato 10.01.15

Oggi ci attente un lungo trasferimento che ci porterà da Trinida alla valle di Vinales, nostra ultima tappa di questo viaggio lungo le strade di Cuba. Ripercorriamo la strada già fatta due giorni fa fino a Cienfuegos. Qui ad un certo punto scorgiamo un ragazzo che si fionda in mezzo alla strada con un casco di banana e pensiamo sia un’ottima idea per spezzare la fame durante il tragitto. Sono banane piccole, mature, dolcissime. L’autopista Nacional A1 fino a L’Avana e’ molto scorrevole; tre o quattro corsie per ogni senso di marcia che volte e’ percorsa da carretti trainati da cavalli, biciclette, gente che si precipita in mezzo alla strada per chiedere passaggi. Il paesaggio e’ molto agricolo e rari sono i paesi che attraversiamo.

Alle 15.30 dopo alcune soste arriviamo a Vinales. Arrivati in albergo ci comunicano che la stanza che abbiamo prenotato e’ la più bella ed in effetti pur essendo un tre stelle ci accompagnano in un bungalow di grosse dimensioni con un dondolo nella veranda esterna. Ma la cosa che rende la nostra camera unica e’ la vista che spazia sulla valle di Vinales, circondata dai mogotes, montagne calcaree di modeste dimensioni. La terra qui e’ rosso scuro caratteristica che la rende particolarmente adatta alla coltivazione del miglior tabacco di tutta Cuba. Di fronte a noi scorgiamo campi di canne da zucchero, di tabacco, un piccolo laghetto, piccole capanne di legno, dimore dei contadini e due capanne che fungono da essiccatoi per il tabacco. E’ una vista incredibilmente bella, il silenzio attorno a noi, la leggera brezza del tramonto ed il lento muoversi del nostro dondolo ci regalano un’emozione che sicuramente ricorderemo a lungo.

Domenica 11.01.15

Oggi e’ domenica e quindi una passeggiata domenicale ci starebbe proprio bene. Con la macchina ci dirigiamo al sito che vediamo dalla nostra stanza di albergo. Posteggiamo la macchina ai bordi della strada e ci infiliamo in una stradina sterrata. L’aria di prima mattina e’ piacevole e adatta per compiere una passeggiata in mezzo alla campagna; passiamo in mezzo a campi coltivati a canne da zucchero, ortaggi, piante di banani. Ogni tanto un contadino sbuca fuori da una stradina laterale; sono tutti cordiali, ci salutano e ci spiegano cosa coltivano. Qua e là cavalli e mucche sono tenuti alla corda e se ne stanno tranquilli a pascolare, sonnolenti senza quasi accorgersi del nostro passaggio. Il nostro vagabondare ci costringe a numerose soste; sono tantissime le immagini che vogliamo immortalare con la nostra macchina fotografica.

Risaliamo in macchina e a pochi metri dalla partenza prendiamo una deviazione per un sito storico. Si tratta di un murales dipinto sulla parete di un mogotes che rappresenta l’evoluzione dell’uomo con disegni infantili che ritraggono i primi invertebrati, i rettili, dinosauri e infine l’uomo. La strada ora ci porta al centro di Vinales, una piccola cittadina sonnolenta che solo da poco ha conosciuto il turismo. Quasi tutte le case sono attrezzate per l’alloggio di turisti; numerosi sono i ristoranti ed i paladar (ristoranti piccolini a conduzione privata autorizzati solamente da pochi anni). Prendiamo una strada che la cartina indica come strada statale ma si rivela invece un dramma. Per circa venti chilometri percorriamo una strada sterrata per lo più, piena di buche che a volte sono voragini vere e proprie. La guida in questo tratto e’ molto impegnativa oltre che molto pericolosa; arriviamo stanchi al termine e finalmente ritroviamo una strada asfaltata. Passiamo in mezzo al parco nazionale di Vinales, dove il territorio si fa più selvaggio.

Ritornati a Vinales prendiamo una deviazione per la Valle del silenzio; è un tratto di strada dove rare sono le macchine, anche quelle dei turisti mentre numerosi sono i carretti. Le casette sono piccoline, ma tutte in buone condizioni , con tantissimi panni stesi all’aria aperta e tutte con l’immancabile verandina e due sedie a dondolo. Il paesaggio e’ veramente rilassante, i colori rosso della terra ed il verde delle piantagioni si alternano con una sintonia che sembrano usciti dalla tavolozza di un pittore.

Lunedì 12.01.2015

Veniamo svegliati da una leggera pioggerellina e da una nebbiolina che sovrasta i mogotes e i campi di fronte a noi. Fuori l’aria e’ carica di umidità, ma basta salire in macchina e la pioggia smette di scendere.

Attraversiamo la città di Pinar del Rio; a prima vista risulta una cittadina molto caotica, confusa. La nostra guida Lonely Planet ci suggerisce di fare molta attenzione alle persone che cercano in tutti i modi di attirare l’attenzione dei turisti con conseguenze a volte spiacevoli. E’ questo che rende Pinar del Rio turisticamente meno attrattiva di Vinales . Decidiamo così di passare oltre e dirigerci alla volta della tabaccheria Robaina.

Dopo Pinar del Rio il terreno pianeggiante e fertile e’ il custode delle migliori piantagioni di tabacco di Cuba; si perdono a vista d’occhio, molti dei quali sono all’aperto ma alcuni sono coperti da enormi serre. Immancabili sono poi gli essicatoi, delle costruzioni di legno ricoperte dalle foglie delle palme in cui le pregiate foglie di tabacco messe a dimora per l’essicazione.

La fabbrica Robaina non l’avremmo mai trovata senza il prezioso consiglio della Lonely Planet. Non e’ assolutamente pubblicizzata e si trova dopo una deviazione della strada principale e dopo un tratto di strada sterrata. Arriviamo e insieme ad altri turisti italiani e tedeschi iniziamo la visita. Entriamo dapprima in un essiccatoio dove sono riposti moltissimi mazzi si tabacco colti il giorno prima. Un signore dalla pelle raggrinzita dal tempo e dal sole ci da una dimostrazione della costruzione di un sigaro. Ci spiegano che la parte del ripieno del sigaro (qui chiamato “puro”) richiede una stagionatura di oltre tre anni, mentre per la parte esterna e’ richiesto solo un anno. Il signore che scopriamo avere settantotto anni muove le sue sapienti mani fino a formare un perfetto sigaro che ci verrà poi regalato a ricordo di questa giornata. La visita prosegue poi in una piantagione al coperto dove ci vengono spiegate tutte le fasi della coltivazione che inizia a ottobre e prosegue fino a febbraio. Ci rendiamo conto del duro lavoro legato a questa produzione e possiamo così capire i costi elevati di alcuni sigari. Riprendiamo la strada che ci porta a San Juan Y Martinez e lo scenario rurale è pittoresco all’ennesima potenza. E’ un susseguirsi di piantagioni di tabacco, di essicatoi; numerosi sono i contadini che si apprestano alla raccolta ormai imminente. Ci fermiamo per scattare una foto e un contadino si sofferma a parlare con noi; ci spiega con un sorriso del lavoro faticoso, della vita dura malgrado a noi lo spettacolo risulta poetico.

Martedì 13.01.2015

Abbiamo fatto le valigie, è giunto il giorno del nostro rientro. Il nostro aereo partirà in tarda serata, così abbiamo la possibilità di rientrare a L’Avana con molta calma e di gustarci ancora un po’ la visita di questa città. Il traffico è caotico, i fumi della auto creano un’aria irrespirabile e sbagliando strada ci ritroviamo nella zona meno turistica di L’Avana, nei quartieri poveri dove sorgono case che paiono sfuggite ad una guerra, palazzi decadenti, crollati per metà. Ripercorriamo il viale de la Indipendencia e sostiamo per una pausa a Plaza de la Rivolucion. La sensazione dopo dieci giorni di viaggio è quella di ritornare in un luogo e conoscerlo meglio, di essere consapevoli della storia che ha attraversato questo paese. L’ultima tappa la riserviamo ad una sosta sul Malecon. Ci fermiamo in un ristorante e guardiamo la vita che scorre di fronte a noi; i pescatori, le onde che si infrangono sui frangiflutti, le vecchie auto americane che sfilano come in una passerella, le facciate fatiscenti creano un’atmosfera ricca di emozioni, di suoni, di immagini che ci porteremo nel nostro cuore.

Abbiamo imparato a conoscere questo paese che all’inizio forse ci esasperava un po’, ma il nostro viaggio attraverso la sua storia, la sua musicalità e la sua cultura ce l’ha fatto amare ed entusiasmare.

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