Cuba, tra l’attesa e la nostalgia

Tour fai da te dell'isola... e relax a Cayo Largo
Scritto da: luciana57
cuba, tra l'attesa e la nostalgia
Partenza il: 09/04/2014
Ritorno il: 28/04/2014
Viaggiatori: 8
Spesa: 2000 €
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Quest’anno abbiamo scelto Cuba, ci incuriosiva visitarla finchè la situazione politica e sociale fosse quella degli ultimi cinquant’anni. Come al solito abbiamo optato per un viaggio fai da te e ci siamo organizzati molto tempo prima per cercare di limitare la spesa e creare un itinerario che ci consentisse di conoscere buona parte dell’isola. Comincia così la ricerca di tutte le informazioni e soprattutto del volo, visto che siamo in otto. E’ obbligatorio il visto (o tarjetas turistica) ma lo si può reperire presso una qualsiasi agenzia di viaggi e poi compilare attentamente con i propri dati. Abbiamo scelto KLM via Panama perchè il prezzo era abbastanza economico ( E. 666,00 A/R). Siamo rimasti un po’ delusi però perché lo spazio riservato alle gambe era veramente stretto e vista la lunghezza del viaggio ed il nome altisonante della compagnia ci aspettavamo certamente di più! Abbiamo prenotato tutto dall’Italia : case particular, hotels, voli interni e bus privato con autista, ottimo autista, Daymer, conosciuto come El negro (tel. 005353536928 ) che con il suo nuovissimo van Hunday da 8 posti ci ha accompagnati ovunque facendoci anche da guida e rimanendo sempre a disposizione nostra e delle nostre 16 valigie! Il nostro itinerario è stato il seguente: L’Avana (3 notti) – Vinales (2 notti)- Villa Guamà/Playa Larga (1 notte) – Cienfuegos – Trinidad ( 3 notti) – Cayo Guillermo ( 1 notte) Varadero (1 notte) – Cayo Largo ( 5 notti) – L’Avana ( 1 notte) .

Pernottamenti:

A L’Avana ottima casa particular: Casa Marisela, zona Vedado, molto vicino all’Hotel Cuba Libre, con 4 stanze doppie, ognuna con bagno privato ed aria condizionata (30 Cuc a stanza per notte)

– a Vinales: Hotel Jazmines, con superba vista sulla valle dei Mogotes (E. 58,00 a stanza con colazione)

– nella penisola di Zapata: avevamo scelto Hotel Villa Guamà,purtroppo chiuso per un guasto all’elettricità per cui siamo stati dirottati verso un terribile e carissimo hotel: Hotel Playa Larga ( 78 Cuc a stanza con una orrenda pseudocolazione)

– a Trinidad: Hostal Nelson, molto confortevole con 4 stanze, ognuna con bagno privato ed aria condizionata (Cuc 25 a stanza)affacciate su una bellissima terrazza

– a Varadero : Memories Beach Resort – a Cayo Guillermo : Villa Coijmar e a Cayo Largo: Hotel Sol Cayo Largo (gli ultimi tre prenotati con travelrepublic.it)

Finalmente si parte, la isla grande ci attende e così, dopo uno scalo ad Amsterdam ed uno a Panama, alle 22,30 siamo all’Avana. Troviamo ad attenderci un taxi già prenotato dall’Italia che ci accompagna alla nostra meta. La nostra prima casa particular si trova nel quartiere del Vedado, al secondo piano di un palazzo in buone condizioni ed è gestita da Marisela, una donna energica e piena di risorse che promette di svelarci tutti i segreti della capitale. Ci viene assegnata una pittoresca camera giallo-rossa con bagno privato ed aria condizionata: dal soffione della doccia l’acqua, a momenti calda, a momenti fredda, scende a filo. Salgono, fino al balconcino bianco e barocco, smog, traffico e un rumore incessante in una città che si presenta già molto vivace. E’ molto tardi ed abbiamo bisogno di una bella dormita. La notte passa costellata da sogni profetici, il sonno disturbato dai sei fusi orari e dai lamenti ostinati ed ignorati del telefono e dei cani. Dopo una buona colazione usciamo nel caos. Ci accompagna Lissette, una straordinaria guida cubana, contattata dall’Italia, che parla benissimo l’italiano. L’Avana ci entra immediatamente sotto la pelle. Il suo abbraccio è intenso, con i suoi vicoli, la gente fiera e multicolore, le case dalle tonalità gialle e mandarino, le catapecchie fatiscenti, il clamore delle voci incessanti, un caleidoscopio di sensazioni difficili da mettere a fuoco. Continuiamo a camminare, ad intercettare e decifrare i segnali di questa metropoli caraibica; la bellezza e la serenità nei volti dei bambini intenti a vivere la loro infanzia con giochi che richiamano altri tempi, ci sorprende; la vivacità del loro messaggio di speranza, è una gioia inattesa. L’Avana giace su un ginocchio livido e ferito, ma l’orgoglio e l’allegria dei suoi giovani fiorisce in ogni angolo. Un gruppo di adolescenti passa sotto il balcone, vanno a tuffarsi nella vita con un libro sotto il braccio! Trascorriamo tre giorni girovagando tra i palazzi fatiscenti e quelli restaurati di Habana vieja, tra i cumuli di spazzatura, tra i rivoli di acqua stagnante tra i ciottoli, tra le facciate colorate delle case, tra i bambini, testimonianza vivente di amori creoli, meticci, passionali, colorati, scanditi dal ritmo incalzante della salsa.

Domani inizierà il nostro tour e conosceremo finalmente il nostro autista. Alle 8,00 del mattino, preciso e puntuale è già sotto casa e guarda atterrito i nostri innumerevoli bagagli. Sì, sono tanti, ma abbiamo sempre paura di tralasciare qualcosa che potrebbe servirci. Sistemate le valigie saliamo sul pulmino e ci dirigiamo verso ovest, immettendoci ben presto sull’autopista Habana-Pinar del Río che conduce nel cuore dell’omonima provincia. E’ una parte di Cuba ancora poco sfruttata turisticamente, ma che offre dei paesaggi veramente suggestivi ed unici, dalle coltivazioni del tabacco, alle piantagioni di canna da zucchero, ai Mogotes, il tutto punteggiato da sonnacchiose e piccole città dal retaggio coloniale. È una regione bellissima, patria del tabacco più buono di Cuba ed è interessante scoprire quanti trattamenti subisce la foglia del tabacco e quante persone coinvolge la fattura di un sigaro. Dalla coltura, all’essiccamento delle foglie, allo stropicciamento, fermentazione, suddivisione, sono previste decine di fasi diverse programmate in ordine rigoroso, compiute in posti diversi, dove ogni volta le foglie giungono perfettamente impacchettate, impilate, per essere di nuovo inumidite, essicate…sembra una maratona senza fine…Fino a quando le si vede finalmente a La Habana nella fabbrica Cohiba, dove, giunte martoriate, nelle mani instancabili degli addetti, raggiungono magicamente la perfezione della forma del sigaro.

Il nostro hotel è Los Jazmines, circa 4 Km a sud del paese, ottimo punto di partenza per gite a piedi o a cavallo. Tutta l’area è caratterizzata dai Mogotes, fiabesche formazioni di roccia calcarea create dalla lenta opera d’erosione di corsi d’acqua sotterranei e risalenti a circa cento milioni di anni fa. Sulla parete di uno di questi, è stato realizzato un enorme murale lungo 180 metri in cui è raffigurato il racconto della preistoria. Trascorriamo due giorni nella bucolica tranquillità di questa campagna e proseguiamo poi per la penisola de Zapata, dove visitiamo con delusione il villaggio tainos e il criadero de crocodilos ( il paesaggio è molto bello, ma non c’è null’altro). Il nostro hotel, Villa Guamà ha un guasto al generatore e noi veniamo dirottati all’hotel Playa Larga, in balìa di milioni di zanzare e di mosquitos che cercano di rovinarci la serata. Daymer, il nostro amico autista cerca di consolarci portandoci a cena, insieme a sua moglie Claudia, a El Ticky, un ristorante posto su una palafitta che cucina per noi un pesce straordinario . Sulla via del ritorno in hotel ci attende uno spettacolo indimenticabile: migliaia e migliaia di granchi attraversano le strade per andare verso il mare a deporre le loro uova!!!!!

Intorno alle 8,00 del mattino successivo proseguiamo il nostro tour. Cienfuegos si sente quasi ricca e bianca, ci accolgono strade larghe, squadrate, distese all’orizzonte; ricordano nobili scacchiere. La piazza silenziosa con le facciate neoclassiche, organizzate e pulite ci riportano in Europa. E’ comodissimo avere a disposizione un van con un eccellente autista che pazientemente cerca di accontentare i desideri di tutti !! Nel pomeriggio Daymer ci porta a visitare le cascate del Nincho dove alcuni di noi fanno un meraviglioso bagno rinfrescante e poi si parte alla volta di Trinidad.

Ed è così che ci innamoriamo, tutti ci innamoriamo di Trinidad, città patrimonio mondiale dell’umanità, dove più che altrove si può rivivere la magica ed antica atmosfera coloniale dell’isola. Trinidad sboccia come un fiore, un labirinto di tegole d’argilla rossa a coronare lo stretto reticolo di vie. Le strade selciate con pietre di fiume scendono verso la costa, mirabile soluzione che unisce mare, fiume e città, spazi di luce nelle piazzette fiorite e nei patios. Ringhiere, cancelli, affreschi, sedie e portoni, incomparabile dipinto naïf. Bella, schiva, segreta,quasi appartata dai clamori rivoluzionari e quasi incurante dei cambiamenti. C’è un’atmosfera paesana, rilassante, crepuscolare. Personaggi scappati da qualche romanzo, addolciti da un ventaglio di rughe allegre e inebriati da un sigaro da un peso, lungo 14 centimetri. Il ticchettio di un cavallo sulle pietre come piccoli rintocchi di campane,discreti sguardi degli artigiani, mani forti e svelte danno vita a legno e ferro sulla via, riparati da chiazze d’ombra concesse dal sole. Un’anziana donna torna dal mercato con l’ombrello aperto per ripararsi dai raggi inclementi. Porte e finestre sempre schiuse. E quell’antica abitudine di sedersi sull’uscio e sul marciapiedi dove si mettono sedie e poltrone per conversare, cantar di leggende di schiavi, di bandoleros romantici, di corsari e tesori nascosti tra le mura delle vecchie case. Magica città che rapisce e non lascia il tempo di ammirare un angolo, la facciata di una casa, la sagoma di un portone, che già se ne scoprono altri, magica città dove trascorriamo solo tre meravigliosi giorni .

Lasciata Trinidad sul mar dei Caraibi attraversiamo tutta l’isola nella sua larghezza e puntiamo verso nord in direzione di Cayo Guillermo, sul lato Atlantico. I Cayos sono atolli corallini piatti, se ne contano più di 4000, per lo più disabitati. All’inizio della strada c’è un posto di blocco dove vengono controllati i documenti, perchè ai cubani, tranne quelli che lavorano negli alberghi sull’atollo, l’accesso è interdetto; presumiamo per paura che il cayo possa diventare una base per l’espatrio clandestino verso gli U.S.A. L’interno è ricoperto di foreste e popolato di animali selvatici, mentre il lato verso Cuba forma con questa una bassa laguna, ambiente ideale dove nidificano molte specie di uccelli marini, come gli aironi cinerini, i pellicani, ed i fenicotteri rosa. Ci crogioliamo finalmente al sole della meravigliosa Playa Pilar, nella splendida cornice dell’incontaminata baia affacciata su un mare cristallino.

Si parte per Varadero, scelta obbligata perché unico punto di partenza (i voli dall’Avana erano terminati) dal quale un piccolo aereo Aerogaviota in 25 minuti di volo ci condurrà a Cayo Largo. Varadero non offre proprio nulla, oltre a grandi alberghi e qualche squallido negozio di artigianato. A noi è sembrata una località senza sapore dalla quale non vedevamo l’ora di scappare! L’esperienza di un aereo così piccolo ci mancava, ma vinto il timore iniziale, ci siamo sentiti certamente al sicuro e fortemente attratti dal magnifico panorama che stavamo attraversando, un panorama che ci invita ad una riflessione: due anime vivono a Cuba:quella dei più giovani, stufi delle restrizioni imposte dal regime, anelanti la “bella vita” degli Stati Uniti e con essa tutto ciò che è più categoricamente proibito dal regime e l’altra, quella della generazione che ha visto Cuba prima della rivoluzione, che ha vissuto la rivoluzione in prima persona e vede in essa l’unica forma di salvezza.

Dalle trasparentissime acque del Mar dei Caraibi, a una cinquantina di chilometri a sud di Cuba, emerge nel candore accecante della sabbia corallina, tra lingue di sabbia e lunghissime barriere coralline affioranti, Cayo Largo, un angolo di paradiso ancora non toccato dal turismo di massa. E’ un susseguirsi di spiagge bianchissime… mentre il mare che le lambisce è del turchese e blu più intensi che si possano immaginare! Già all’arrivo nel piccolo aeroporto si è immediatamente catapultati in questa isola senza tempo, dove si dimentica l’orologio ed il ritmo della giornata è scandito dal cammino del sole, prepotente ed amico che ci accompagna per sei fantastici giorni. Cuba non si lascia afferrare al primo incontro. La vista è sfocata come l’aria di questa mattina, mentre affondo le mani nella sabbia, mi viene da sorridere al pensiero che domani mi sveglierò dal sogno cubano.

Torniamo all’Habana ed è di nuovo traffico e clacson impazziti, aromi speziati dalle soglie dei paladares, la cenere impalpabile di un ultimo Cohiba, tessere del domino in un improvvisato circolo ricreativo, bambini che giocano a biglie e vecchi che ci porgono sorrisi sdentati. Il nostro è stato un viaggio itinerante, un carnevale di colori, suoni, odori e miseria assoluta dove si respira un’atmosfera unica, un misto di tristezza struggente insieme ad un grande bisogno di evasione, il sogno di scappare ma allo stesso tempo il legame indissolubile che lega questa gente alla sua fantastica isola.



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