Cuba: luci e ombre 2

Non voglio disilludere o rovinare i bei sogni e le belle atmosfere vissute a Cuba, ma rendervi partecipi di ciò che ho vissuto nei miei sei viaggi, che dal 2002 ad oggi ho fatto. Spero che queste riflessioni servano soprattutto a chi si deve ancora recare nell'isola per vivere meglio la propria vacanza o esperienza, nello spirito del...
Scritto da: SeabirdFree
cuba: luci e ombre 2
Partenza il: 25/10/2008
Ritorno il: 20/11/2008
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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Non voglio disilludere o rovinare i bei sogni e le belle atmosfere vissute a Cuba, ma rendervi partecipi di ciò che ho vissuto nei miei sei viaggi, che dal 2002 ad oggi ho fatto.

Spero che queste riflessioni servano soprattutto a chi si deve ancora recare nell’isola per vivere meglio la propria vacanza o esperienza, nello spirito del TURISTA_PER_CASO.

Chi non ha la minima sensibilità sociale, può anche saltare al prossimo articolo senza perdere altro tempo.

Sono arrivato a Cuba come turista per caso, consigliato da un amico che aveva un fratello che ci viveva.

Non vi nascondo che l’impatto con paese è stato traumaticamente favorevole (scrissi anche due articoli su questo forum). Sono abituato a viaggiare, e mi sono presto reso conto della grande libertà di azione permessa al turista, che effettivamente è il re, servito e riverito. Certo, per alcuni servizi (alberghieri, trasporti, ristoranti), tolti i soliti resort, occorre, a volte, accontentarsi, ma in quanto a sicurezza e colori non ci sono certo paragoni.

In quanto a bellezze naturali, devo invece dire che tanti altri paesi caraibici sono di gran lunga migliori.

Nei primi viaggi mi ha colpito la disponibilità e l’ospitalità della popolazione, e mi sono chiesto da dove venisse, e il perché, senza però riuscire a risposta.

La loro disponibilità è a volte fastidiosa per quanto insistente, e si nota come, a volte, vogliano condizionare il tuo tempo nel sacro, e sempre troppo breve, periodo di vacanza.

Man mano che conoscevo persone, sentivo storie, vivevo situazioni, mi si delineava un profilo troppo spesso confuso e contraddittorio, che mi lasciava sempre più incuriosito.

Tutto ciò che segue ora non vuole essere una condanna, o una generale critica, ma un semplice prendere atto di ciò che ho visto e vissuto. La coscienza e il pensiero di ogni lettore farà poi le sue considerazioni.

Il cubano a volte non è neanche conscio di ciò che gli sta accadendo, anche perché, se è nato negli ultimi 50 anni, circa il 70% della popolazione, non ha vissuto, e soprattutto non è nato, in un sistema politico differente.

A Cuba tutti, o quasi, mangiano. Non ho mai trovato persone seriamente denutrite,che invece ho trovato in tanti altri paesi poveri. Certo non possono permettersi la nostra dieta, e quindi penso che le generazioni future non saranno così longeve come quella degli attuali 90-enni cubani(ne ho conosciuti tanti e in ottima forma psico-fisica).

La sanità è gratuita ma…Siete mai stati in ospedali non per turisti, e magari di paesi di campagna? Io si, e non ci vorrei entrare con un problema di salute, soprattutto se serio. Tanti altri ospedali che ho visto in stati più poveri erano più dignitosi. Vi siete mai curati con la sanità cubana? Io si, una banale influenza…Ma non voleva mai finire, perché l’unica medicina prescritta all’ospedale è stata la vitamina C.

Ultimamente poi i cubani sono inferociti perchè tanti venezuelani vengono a curarsi negli ospedali cubani (i migliori dell’Avana naturalmente), e questi hanno priorità sui cubani stessi, che vedono allungarsi i loro tempi di attesa.

L’istruzione è gratuita, e il tasso di analfabetismo è molto molto basso. E’ vero, sanno tutti leggere, scrivere, fare di conto (il conto della serva), marciare, parlano bene (tanti contadini delle nostre terre non conoscono l’italiano) lo spagnolo, senza errori…Ma per il resto, avete mai interrogato un bambino della corrispondente 5° elementare nostra sulla storia, o sulla geografia? Non tarderete molto a scoprire che al di fuori di alcune cose sul proprio paese, sanno veramente poco.

Purtroppo non posso parlare per il grado di apprendimento degli universitari, perché, pur conoscendone tanti, non mi sono mai spinto, per ora, in indagini.

Sono dei grandi artisti. Penso che, il paese sia ricco di talenti in molte delle forme artistiche, e tanti di loro, non siano apprezzati come dovrebbero dalla cultura mondiale.

Ma arriviamo alla questione di fondo, la più importante…Il cubano è felice? Guardandoli ballare per le strade, la sera, sembrerebbe proprio di sì, ma in realtà, in loro c’è solo rassegnazione, e comunque la volontà di andare avanti e vivere meglio che si può il momento, cogliere l’attimo fuggente, e non pensare oggi al domani.

Il problema maggiore è la mancanza di libertà. Cuba è un immenso carcere, in cui i tanti, ma non tutti, condannati, hanno come pena i lavori forzati.

Come fa lo stato a fare questo? Tutto è dello stato, l’unico compratore delle merci, fornitore dei servizi, cultura, sanità, datore di lavoro. Quello che ufficialmente passa lo stato al lavoratore non è sufficiente alla vita della famiglia in termini di soddisfare i tutti bisogni primari dell’uomo: mangiare, avere una casa e vestiti dignitosi, svolgere attività estranee al proprio lavoro, come coltivare interessi, professare il proprio credo( questo non vale in realtà per tutte le religioni: alcune sono più tollerate di altre, perché meno “scomode”), accrescere il proprio grado culturale senza costrizioni, muoversi liberamente all’interno del proprio paese (si, anche questo è negato!), o all’estero, prendere informazioni da altri paesi (radio, televisione, internet).

Tutti i cubani carcerati, e a volte anche alcuni carcerieri, vorrebbero andare via, ma ci sono alcune barriere insormontabili: la prima è il mare, essendo Cuba un isola, poi ci sono i legami e gli affetti famigliari, e quindi la paura di essere presi durante la fuga e messi in carcere (quello vero e più duro).

Come fanno allora i cubani a vivere? Rubano, ovviamente a se stessi, poiché rubano allo stato, che per definizione è il popolo. Il controllore, la polizia, nelle sue varie forme, da quella segreta, al partito,le spie, ecc., ovviamente sa tutto e quasi sempre chiude un occhio, sempre che non si esageri, in modo tale che quando un cittadino non si comporta in modo conforme al sistema, sa già che cosa ha fatto di male, e lo mette a pensare “al fresco”.

Questo è lo stratagemma che da anni tiene in scacco la popolazione, che non ha neanche il tempo di pensare, perché quando si torna a casa dopo le 8 ore di lavoro per lo stato si deve cominciare a lavorare illegalmente, per portare a casa il necessario.

Per non parlare che il lavoro non è affatto incentivato e, che lo si faccia bene o male, la paga è quella, e per quanto possa aumentare per la carriera, non arriverà mai ad essere sufficiente a soddisfare i bisogni di cui sora. La grande distinzione invece è ovviamente fatta per le cariche alte della polizia, dello stato, esercito, i migliori artisti, sportivi. Questi fanno veramente un bella vita, e con loro, le loro famiglie.

Quando quindi un cubano vi si avvicina per darvi tutte le informazioni che cercate, portarvi in giro e a volte, farvi divertire come può, non lo fa altro perché è il suo lavoro, secondo o terzo, e per questo si aspetta una paga. Noi invece, non sapendo niente di ciò, spesso scambiamo come semplice e disinteressata ospitalità, come tante volte è solita nelle nostre case, e ci stupiamo, quando intuiamo che, in maniera più o meno velata, è richiesto un pagamento, che per noi può essere poco, ma per loro è tanto (stipendi medi nell’ordine di 20-30 Euro al mese).

Se siete già stati a Cuba e non avete notato alcune di queste cose, è chiaramente perché il governo non vuole perdere la faccia di fronte alla comunità internazionale (il cubano tiene molto alla reputazione, tipico del macismo latino).

Fatta questa carrellata chiarificatrice, la domanda scontata è: ma noi turisti per caso cosa possiamo fare? La comunità internazionale come si deve comportare? Io sono per l’autodeterminazione dei popoli, e per “Cuba ai cubani”, quindi consiglio tutti ad andare a vivere questo paese, forse unico, portando soldi, alla fine allo stato, dove tutto va a finire, ma intanto contribuendo ai 1000 lavori che i cubani fanno per sopravvivere. E se potete fare uscire qualcuno/a, (chiaramente tramite laboriose pratiche burocratiche, in cui soprattutto il governo italiano mette i bastoni tra le ruote), fatelo pure, aiuterete poi anche tutta la famiglia.

Le rimesse (quello che i cubani mandano ai parenti dall’estero) è una delle entrate principali de paese, superiore anche al turismo, o al tabacco.

Spero con queste note di non aver sconvolto nessuno, e di aver incuriosito tanti, dandovi una nuova chiave di lettura a questo incredibile paese.

SeabirdFree



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