Cuba in lungo e in largo

Inizia adesso la stagione secca, approfittane per visitare L'Avana!
Scritto da: fagibe
cuba in lungo e in largo
Partenza il: 18/01/2009
Ritorno il: 05/02/2009
Viaggiatori: in coppia
Ascolta i podcast
 
Per quest’anno io e mia moglie abbiamo deciso di fare un viaggio nella terra di Fidel e del Che… Nella mitica CUBA !!! Già prima della partenza tutti mi dicevano: a Cuba con tua moglie ?!?! E’ come andare in un’enoteca famosa e portarsi il vino da casa… Non si va a Cuba con la moglie o la fidanzata! Devo dire che non è che mi interessa tanto quel tipo di turismo e così, guide alla mano e itinerario studiato, si va nella mia agenzia di fiducia e si prenota il volo Iberia per la scoperta di Cuba in lungo e in largo (dal 18 gennaio al 5 febbraio).

1° giorno – L’Avana – Arriviamo a L’Avana alle 10 di sera e subito prendiamo un taxi (25 CUC). Faccio presente che il CUC o Peso Convertibile, che in questo racconto verrà menzionato spesso è praticamente la moneta per gli stranieri e vale quanto un dollaro USA. La moneta locale invece è il Peso Cubano o Moneda Nacional che, quando ho fatto il viaggio equivaleva circa ad un ventiquattresimo del CUC ma viene richiesta raramente agli stranieri (ad esempio per il biglietto del pulman o acquistare prodotti alimentari nei mercati o cibo agli angoli delle strade). Consiglio di non utilizzare mai il Dollaro Usa per acquistare CUC in quanto le banche gravano il cambio di una commissione anche del 20% e quindi è meglio portarsi Euro.

Tornando al viaggio, il taxi (con la musica a palla) passa per una periferia veramente messa male (ma del resto alzi la mano chi conosce una bella periferia di una capitale) e poi man mano che si avvicina al centro vengono fuori dei bellissimi edifici coloniali che, anche se alcuni sono totalmente fatiscenti, conservano ancora una certa eleganza.

Finalmente si arriva all’hotel Plaza che senz’altro ha conosciuto tempi migliori ma è pulito e centralissimo e comunque la stanchezza prende il sopravvento.

2° giorno – L’Avana – Dato il fuso orario ci si sveglia prima dell’alba e dopo colazione siamo già fuori alle 8…Nemmeno andassimo al lavoro !!! La mattinata la passiamo gironzolando per le vie del centro per un tour di ambientazione. La giornata è grigia e pioviggina e la temperatura non è poi così alta come ce la immaginavamo. Comunque vale la pena perdersi nelle viuzze ed nei vicoli di Habana Vieja e fotografare i bei palazzi del centro.

Visto l’ora mattutina e le scarpe da tennis ancora in buono stato decidiamo di avviarci a piedi per le vie meno turistiche (e infangate per via della pioggia) che passano attraverso strade porticate e piene di palazzi dell’epoca coloniale tra la varia umanità che inizia il proprio lavoro nei negozi e nelle bancarelle improvvisate. Sembra veramente di essere catapultati indietro nel tempo di almeno 50 anni… Per non parlare di certe auto che si incontrano… Ci si aspetta sempre di veder uscire John Travolta e Olivia Newton-John dal film Greese. Purtroppo questo non è un film ma per qualcuno è la realtà fatta di auto degli anni cinquanta che non si sa come facciano a stare in piedi perché i pezzi di ricambio oltre che essere introvabili costano troppo e palazzi che letteralmente cadono a pezzi. Camminare per queste vie di giorno è comunque tranquillissimo e piano piano siamo arrivati alla mitica gelateria Coppelia, famosa oltre che per lo stile Liberty anche per il tanto decantato gelato. Gelato ?!? E chi l’ha potuto prendere ? La gelateria era infatti chiusa per mancanza di elettricità… Andiamo bene ! Ok, visto che avevamo fatto parecchia strada e gelato nisba, decidiamo di tornare in centro cedendo alle richieste di passaggio di un ragazzo alla guida di un bici taxi. Concordiamo per 5 CUC e pedalando pedalando si va costeggiando il bel lungomare con un mare in burrasca. Per il nostro ciclista però la burrasca doveva ancora venire perché veniamo fermati da una pattuglia di polizia in quanto, apprendiamo poi, i locali non possono dare passaggi ai turisti stranieri. Risultato gli prendono i documenti che dovrà ritirare al Comando pagando una multa. Decidiamo di lasciargli altri 5 CUC per la multa e a piedi ci indirizziamo verso il centro. Pranzo veloce in ristorante cubano (64 pesos – 2,5 CUC) e giro al mercatino giornaliero che si trova proprio sulla punta estrema del centro davanti al mare. Al pomeriggio tappa d’obbligo alla “Bodeguita del Medio” per il famoso Mojito, consigliato anche da Hemingway (sue testuali parole: “Mojito alla Bodeguita e Daiquiri al Floridita”). La Bodeguita, pieno in tutte le ore del giorno, è un locale abbastanza piccolo ma caratteristico con le pareti tutte ricoperte di firme degli avventori assetati e fa un mojito non male ma niente che vale la pena strapparsi i capelli.

Comunque ristorati con un po’ di alcol, dopo un tentativo di borseggio da parte di una procace ragazza con due complici… Ma io all’erta sto… Si fa una visita al Capitolio, monumento simbolo di L’Avana, copiato da vari monumenti come il Campidoglio a Washington o San Pietro al Vaticano (da vedere – entrata 3 CUC).

Alla fine di questa lunga e stancante giornata e prima di provare il Daiquiri alla Floridita (vale la pena e se non vi piace il Daiquiri andateci per ammirare la statua a grandezza naturale di Hemingway al bancone del bar), abbiamo scoperto 2 cose: la prima che qui a gennaio il fuso orario è di 5 ore indietro rispetto all’Italia e la seconda che bisogna stare con gli occhi ben aperti e muniti di tanta pazienza per quanta gente si aspetta da te soldi in cambio di tutto o di niente. Cena in una pizzeria vicino al Plaza e purtroppo piena di italiani (16 CUC in due).

3° giorno – Santiago de Cuba – Alla mattina taxi (24 CUC) fino all’aereoporto per il volo per Santiago de Cuba, che avevamo prenotato dall’Italia.

Santiago si trova nella punta orientale estrema di Cuba e la prima cosa che si evidenzia è che fa un caldo boia. Per 8 CUC prendiamo un taxi e il taxista dopo averci chiesto se avessimo prenotato, ci consiglia una casa particolare (B&B cubana) di sua conoscenza situata in pieno centro. Ok, andiamo a vederla e beh non è che sia il massimo ma decidiamo di prenderla se non altro è proprio alla spalle di piazza Cespedes (la proprietaria si chiama Mariluz Lopez Aguilar e prende 20 CUC per la camera e 6 per la colazione per due).

Giarando per il centro ci si accorge subito che Santiago è molto accogliente ed è senz’altro più allegra di L’Avana. La popolazione è in maggioranza di colore in quanto molti provengono dalla vicina Haiti e dalle isole dei Caraibi e sono molto disponibili a relazionarsi con i turisti (anche troppo, nel senso che si vedono molte ragazze in compagnia di maturi signori europei e c’è una processione di ragazzi che ti offrono di tutto, da dove dormire, a dove mangiare, ai taxi, ai sigari cubani, alle gite fuori porta).

Al pomeriggio ci dirigiamo a piedi verso la periferia in collina dove c’è una succursale della mitica gelateria Coppelia per l’ancora tanto decantato gelato. Gelato ?!? Nada anche questa volta perche la gelateria era chiusa. Si ritorna in centro e si va a prendere una birra al bar dell’Hotel Casa Granda e vedere il passeggio di piazza Cespedes e poi a cena alla Taberna de Dolores che ha un bel patio ed un gruppo musicale di 5 ultra sessantenni con contrabbasso, bongo, fiati, maracas e chitarra (15 CUC).

4° giorno – Santiago de Cuba – Al mattino dopo una semplice colazione e dopo aver prenotato l’auto a noleggio per il giorno dopo, abbiamo preso un taxi (Ford del 1959 lunga come casa mia e talmente larga che centravano comodamente 4 persone stravaccate) che ci ha portato per 25 CUC prima alla basilica El Cobre che si trova a una decina di chilometri fuori Santiago in collina dove ci siamo trovati nel mezzo di un matrimonio e centinaia di ex-voto attaccati alla pareti e poi ci siamo fatti lasciare dalla parte opposta di dove eravamo rispetto a Santiago e vale a dire a El Morro che originariamente era un castello di difesa a picco sul mare all’inizio del canale che dal mare aperto porta a Santiago. Il Castello è molto ben conservato e girando per i bastioni si gode di una bellissima vista. Adiacente al castello si trova un bel ristorante molto rilassante che per 32 CUC in due ti offrono un menù completo con birra. Dopo pranzo si decide di tornare in città con l’autobus (qui consiglio di fare la strada asfaltata panoramica a piedi invece che la scorciatoia del sentiero indicato in quanto quest’ultimo si interrompe nei pressi di un ponticello diroccato…) e visto che l’ultimo era appena partito decidiamo di prendere il camion trasporto passeggeri. Non l’avessimo mai fatto… Prima di tutto il trasporto in camion stracarico di gente con la strada non proprio liscia non è proprio una goduria per il fondo schiena e poi evidentemente ci hanno visto scritto in fronte “polli italiani allevati in batteria” e ci hanno chiesto 1 CUC invece che 1 peso come pagavano i nativi locali. Alle nostre proteste il “controllore” ha risposto: “italiani hanno i soldi, 1 CUC è uguale a 1 peso, Berlusconi è amico di Bush” e amenità simili e quindi zitti o saltare giù… Per rifarci della delusione pensiamo bene di visitare il Museo del Rum (2 CUC) che a parte l’assaggio finale del rum non è un gran che. Ridendo e scherzando si arriva a ora di cena e accettiamo l’offerta di un jineteros (ragazzo che offre qualcosa, alle volte sinonimo di rompi palle) che ci invita a provare un ristorante, logicamente abusivo, di un suo amico. In realtà i jineteros sono dei procacciatori di affari che a percentuale procurano clienti a ristoranti, alberghi e case particulares. Comunque si va, non tanto vicino al centro, in una strada abbastanza buia, dove alla porta c’era un colosso che a mala pena lasciava passare la luce dentro e che ci fa entrare in una casa a più piani dove tra camere da letto, cucine, panni stesi e soggiorni arriviamo al tetto. Qui era allestito un ristorante (24 CUC in due) con sei o sette tavoli dove abbiamo mangiato in compagnia di allegre brigate (ragazze cubane in lieta compagnia di olandesi e tedeschi). La cena era comunque veramente ottima e con un panorama mozzafiato che ci ha fatto passare in fretta la leggera paura.

5° giorno – Santiago / Guardalavaca – Giornata partita male oggi; infatti l’autonoleggio (!?!?) ci fa vedere che l’unica auto che aveva (una Volkswagen Jetta) aveva lo specchietto esterno rotto e quindi non ce la può dare. Dopo interminabili discussioni e perdite di tempo ci mandano presso un altro autonoleggio nel quale ci propinano una Hyundai Atos (nuova) per 2 settimane. Non è che ho niente contro la Atos ma francamente la preferivo un po’ più grossa anche per via delle strade non proprio in perfetto stato. Devo comunque ringraziare il proprietario dell’autonoleggio perché quando gli riferiamo deve eravamo diretti ci mette in guardia su una colossale buca che è lì dai tempi di Noè che avremmo incontrato dopo circa un centinaio di chilometri, dopo un cartellone bianco, dopo un distributore, dopo una curva ecc… Beh tutte le indicazioni erano giuste e, subito dietro alla curva c’era un cratere che se lo prendevamo in pieno ci volevano gli speleologi per ritrovarci.

Arrivati in zona destinazione chiediamo lumi ad una coppia un po’ in là con gli anni che vengono a Cuba ogni anno e da più di 10 anni che ci indicano la Villa Don Lino (60 CUC con la prima colazione). Questo è una bella struttura formata da tanti mini appartamenti ad un piano proprio davanti ad una spiaggia privata.

Dato il periodo dell’anno c’è pochissima gente e a parte il vento è un paradiso. Si può anche pranzare e cenare con una qualità buona e a prezzi molto bassi.

6° giorno – Villa Don Lino – Giornata rilassante passata nella spiaggia, che è praticamente tutta per noi, sui lettini che ogni mini appartamento ha in dotazione. Così tra coralli, conchiglie e bagni in mare si passa la giornata. Pranzo e cena in loco a prezzi contenuti (10 CUC e 5 CUC in due rispettivamente per il pranzo e la cena) 7° giorno – Playa la Herradura/Playa S.Lucia/ Camaguey – Partenza da Villa Don Lino e dopo essere passati per Holguin (per quello che ho visto abbastanza squallida) si arriva a Playa La Herradura. Questo è un piccolo golfo di sabbia con acqua trasparente e poco frequentata. A La Gorda bisogna assolutamente pranzare nell’unica casa privata che offre da mangiare (chiedere). Per 13 CUC abbiamo mangiato filetto di pesce spada, gamberi freschi abbondanti, congrì, ottime banane fritte (tipo patatine), pomodori e cetrioli e 3 birre !!! Dopo questa mangiata con calma ci dirigiamo verso Playa S. Lucia (così così) e Camaguey dove arriviamo in serata. Cena da Piazza Pizza che si trova all’angolo vicino al Grand Hotel e dove fanno una pizza abbastanza cattiva e poco cotta. Il posto è però interessante per mescolarsi alla varia umanità cubana ed in considerazione del fatto che abbiamo cenato a 27 pesos (poco più di 1 CUC) anche con 2 birre locali. Poi, vista la nostra inclinazione verso tutto quello che è alcolico, abbiamo finito la serata a rum in un bar nel vicolo a fianco la chiesa de Nuestra Senora de la Soledad.

Per dormire siamo andati in una casa particolare (Ernesto) per 25 CUC compresa la prima colazione.

8° giorno – Camaguey – La mattina ci mettiamo in cammino per visitare Cameguey. Questa si rivela essere una città molto bella piena di colorati palazzi coloniali e patii. Particolarmente belle Plaza San Juan de Dios e Plaza del Carmen con le sue casette colorate e sculture umane in terracotta. Vicino c’è il ristorante El Ovejito che ha un bel patio ombreggiato. Noi comunque siamo andati a mangiare un panino e birra a La Terraza a 1 CUC a testa. Al pomeriggio decidiamo di andare ad un’altra succursale della mitica gelateria Coppelia per gustare il tanto decantato gelato. Gelato ?!? Manco questa volta si prende perché dopo almeno 2 ore di coda avvertono che hanno fatto solo il gelato di fragola (non lo sopporto), quindi basta cercare Coppelia. Ci siamo un po’ rifatti a cena andando a La Campana de Toledo (17 CUC) che ha un bel patio e dove abbiamo incontrato un pranzo di matrimonio americo-cubano.

9° giorno – Camaguey/Trinidad – Oggi si riparte da Camaguey alla volta di Trinidad. Ci facciamo subito 4 ore di Carretera Central (locale autostrada) che si rivela abbastanza veloce ma monotona. Si arriva a Trinidad e la prima cosa che facciamo è cercare dove dormire e che troviamo a La Boca (praticamente il mare di Trinidad) in una casa particulare un po’ più cara del solito (25 CUC più 3 per la colazione) in quanto questa è una zona molto turistica. Trinidad è una città molto bella e non a caso è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, piena zeppa di case coloniali e chiese, ma anche invasa dai turisti e quindi anche da molta gente che chiede soldi. La giornata passa tra bancarelle di souvenir e prodotti locali e visite a palazzi e chiese.

10° giorno – Trinidad – Inizio promettente di giornata…L’auto aveva una ruota bucata ! Per fortuna la sera prima avevamo visto una specie di gommista vicino casa e per 5 CUC ci ripara la ruota.

Costeggiando la spiaggia tra La Boca a Playa Ancòn si arriva ad uno spiazzo a destra alla fine della strada che costeggia il mare. Qui troviamo addirittura 4 parcheggiatori che per pochi pesos ci custodiscono l’auto.

La spiaggia, bellissima, è quasi deserta (saremo massimo in 10 persone), l’acqua cristallina e piena di pesci dai riflessi blu. Vicino c’è anche la barriera corallina che si raggiunge a nuoto.

Tornati alla macchina un parcheggiatore ci propone di cenare con l’aragosta in una casa particolare lì vicino e ci da appuntamento per la sera. Alle 8 siamo sul posto dell’appuntamento e troviamo il nostro parcheggiatore pronto in motorino a scortarci verso la nostra cena. Ci dirigiamo quindi verso il quartiere popolare Casilda percorrendo una strada che dopo poco diventa sterrata, priva di illuminazione e circondata da case veramente messe male. Andiamo bene ! Quasi quasi non scendiamo nemmeno dall’auto! Altro che aragosta ci aspetta stasera ! Comunque prendiamo quella poca fiducia che ci era rimasta e seguiamo il parcheggiatore dentro una casa dove troviamo un’atmosfera che ricordava molto il film “A spasso con Daisy”. Sulla soglia c’era infatti un’anziana signora bianca con vicino un aiutante anziano tuttofare di colore. Abbiamo mangiato in una stanza (da soli) con aragosta, contorni vari e 4 birre a 22 CUC in due. Per finire abbiamo anche comprato una scatola di sigari cubani di marca (contrabbando o rubati) a metà del prezzo reale.

11° giorno – Trinidad/Cayo St.Maria – Partenza da Trinidad e rotta diritta verso il mare di nord-ovest.

Arrivati alla strada che porta a Cayo St. Maria e pagato il pedaggio (2 CUC) si inizia una strada direttamente sul mare (mare a destra e sinistra) di circa 45 chilometri. Dopo 40 chilometri, arrivati all’aeroporto, si svolta a sinistra e dopo 3 km. Si arriva a Villas Las Brujas, resort su una lunga e bella spiaggia di sabbia. Peccato che il vento fortissimo ed il mare mosso non faccia apprezzare a pieno il relax che offre. Questo resort ha 21 villette di legno tipo baita di montagna, alcune a due piani ed altre, come la nostra ad un piano. E’ molto spaziosa ed il prezzo è adeguato a quanto offre (80 CUC compresa la colazione).

Tornando indietro verso l’aeroporto si può continuare verso la fine della strada principale dove si trovano 2 hotel lussuosi che applicano la formula “all inclusive”: uno è del gruppo Melià e costa sui 150 CUC e l’altro è un 5 stelle a 250 CUC la camera doppia.

12° giorno – Cayo St.Maria/Vinales – Vista la giornata di vento e tempo pessimo decidiamo a malincuore di salpare verso altri lidi. Dopo Santa Clara si prende l’autopista diretti verso nord. L’autopista, tra buche, ciclisti che vanno contro mano, carretti con i cavalli e gente che chiede passaggi si guida comunque ad una velocità accettabile (sui 100/120 kmh) ma accortissimi. Dopo una vita al volante si arriva a L’Avana. Qui non c’è circonvallazione e quindi per proseguire verso ovest si va verso la città e, chiedendo mille volte, si riprende l’autopista con destinazione Pilar del Rio. Il panorama varia un po’ e dalle pianure coltivate a canna da zucchero si passa a colline con coltivazioni di banane e tabacco. Poco prima di Pilar del Rio c’è l’uscita (una delle poche segnalate) per Vinales. Prendiamo in auto un ragazzo (di 22 anni sposato con 2 figli) che chiede un passaggio (sarebbe vietato) e con lui come guida arriviamo a Vinales. In questa cittadina ci saranno 200 case particulares e dopo aver scelto un po’ troviamo posto a Casa Cristina (20 CUC più 3 per la colazione più 7/8 per la cena abbondante), nella statale che va a sinistra verso El Moncada.

13° giorno – Vinales – La cittadina di Vinales non è che offra molto a parte un bel paesaggio sulla valle con le caratteristiche collinette che hanno la forma di panettone ma la zona è interessante per i dintorni.

Sulla costa nord è da visitare Cayo Jutas. Qua bisogna stare attenti a prendere il cartello giusto; noi ne abbiamo incontrato uno che indicava S.Ta Lucia a destra. Si è fatto 20 km. Di strada sterrata costiera piena di buche e altri 20 per il ritorno. Per Cayo Jutas c’è un primo controllo passaporti (i locali non ci possono andare) e poco dopo si pagano 5 CUC a persona + 1 CUC per il parcheggio. Cayo Jutas ha una bella spiaggia di 3 km. Assolutamente vergine. Il mare è trasparente e la spiaggia sabbiosa. Lo snorkeling è inutile perché non c’è niente da vedere sul fondale.

Al ritorno doccia veloce e mojito con tramonto all’Hotel Los Jazmines. Da non perdere. Per la cena Don Tomas con sottofondo musicale (16 CUC in due).

14° giorno – Vinales – Dopo una colazione molto abbondante si parte per un’escursione a Cayo Levisa. Da Vinales si fanno 50/60 km di strada così così e si arriva all’imbarcadero per l’isola. Il biglietto si fa a terra, costa 20 CUC a testa e dà diritto ad un panino con un succo di frutta sull’isola. A Cayo Levisa c’è un mitico hotel (Horicontes Cayo Levisa) che costa 83 CUC la doppia e 65 la singola in alta stagione ed offre dei bungalow tipo villette direttamente sulla spiaggia privata. La spiaggia pubblica è comunque molto bella con la sabbia molto chiara, mare pulito ma senza fondali interessanti. Sull’isola si organizzano escursioni verso i fondali al largo. Tra le due escursioni che abbiamo fatto (Cayo Jutas e Cayo Levisa) forse è preferibile la prima, se non altro è più vicina e alla fin fine costa molto meno.

15°-16°-17° giorno – Maria la Gorda – Visto che ci avanzano ancora giorni puntiamo verso la punta estrema occidentale di Cuba e dopo 3 ore e 170 km di strada non bellissima con gli ultimi 30 km con vari crateri e granchi rossi che ci attraversavano la strada per diventare istantaneamente pasta di granchi, arriviamo a Maria la Gorda. Qui troviamo l’unico hotel della zona, non ci si può sbagliare.

Questo resort è formato da villette e la nostra (n° 1) ha davanti solo palme e mare bellissimo. Maria la Gorda è considerato il paradiso dei sub, quindi aspettatevi che all’alba i nostri prodi subacquei se ne vadano via al largo con le barche e lascino la spiaggia ancora più deserta. Non male sia per i sub, che per gli snorkelisti, che per chi non ha voglia di fare niente come noi. Il resort ha logicamente un bar e un ristorante con self-service dato che nei dintorni c’è il deserto o poco più.

18°-19° giorno – L’Avana/ritorno in Italia – La mattina dopo colazione ci si rimette in marcia alla volta de L’Avana. Con molta pazienza, 300 km circa e 4 ore e mezza dopo l’Avana ci aspetta tutta bagnata come l’avevamo lasciata (ma piove sempre?). All’aeroporto l’auto si lascia a caso davanti all’ingresso delle partenze internazionali, poi si va al bancone dell’agenzia di noleggio, si esce per controllare l’auto e fine discorso. La zona delle partenze internazionali è abbastanza caotica e con pochi posti a sedere, ma non importa tanto toccherà stare parecchio seduti in aereo. Scalo a Madrid e arrivo in Italia con 9 ore di ritardo (pare si dice che l’Iberia ci faccia spesso ad eliminare aerei se non sono totalmente pieni).

Conclusione: questo è stato un viaggio che mi è rimasto dentro per i posti visitati, le città e le spiagge ma soprattutto per la multiforme umanità incontrata. Certo, alle volte è veramente scocciante avere sempre qualcuno addosso che ti chiede qualcosa; sembra di essere una banconota viaggiante ma con un po’ di pazienza e gentilezza si sopravvive. Alla prossima.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche