Cuba: il viaggio in auto che mai ebbe inizio
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L’idea era di una prima visita di l’Avana in due giorni e poi rendendoci appunto conto che guidare è fattibilissimo noleggiare l’auto per andare a Vinales. Niente da fare non è stato possibile prendere l’auto sia Cubacar che Havanacar ci hanno rimbalzato tra i vari uffici dicendoci che non c’erano auto disponibili causa una grossa fiera in città quindi partiamo per Vinales dirigendoci alla stazione degli autobus Viazul ma un “butta dentro” ci propone la soluzione del taxi collettivo: dividere l’auto con un’altra coppia di spagnoli per 30 CUC, ragioniamo un po’ e vedendoci tentennare ci propone il viaggio per 25 CUC in due; con l’autobus sarebbe costa 24 CUC! Ci “prega” di pagare l’autista di nascosto dagli spagnoli e non dire loro assolutamente il prezzo accordato. Questo trucchetto avverrà spesso; senza sapere mai in realtà chi paga meno…
Prima lezione: a Cuba non si programma niente, la giornata sai quando inizia ma non sai come e dove finisce. Che poi è la metafora della vita.
Seconda lezione: Se non hai prenotato su internet nessuno ti dà un’auto. A l’Avana c’era una fiera del prodotto cubano e nessuna macchina era disponibile. A Vinales e Pinar del Rio troppo turismo e poche macchine risultato nessuna macchina. A Varadero i canadesi che da novembre vanno a svernare esauriscono le poche macchine a suon di dollaroni. Le macchine noleggiate per lo più Cubacar e Havanauto sono ovunque sono nuove e non abbiamo visto nessuno in panne. Le strade sono accettabili, diciamo che ci può essere un po’ di difficoltà essendo la viabilità molto diversa dal quella che siamo abituati in Italia.
L’Avana
Arriviamo dopo un estenuante viaggio con sveglia alle 3:00 due ore di volo per Amsterdam, undici ore di volo per Panama e due ore e mezzo per raggiungere Cuba in coda dell’aereo con tanto di turbolenze. Ma lo avevamo messo in conto visto il prezzo piuttosto buono, euro 547 per persona con KLM. Dopo aver assistito al carico bagagli a Panama siamo subito colpiti dal miracolo appena avvenuto, gli zaini spuntano sul rullo. Inizia anche questa nuova avventura. All’uscita dell’aeroporto ad aspettarci troviamo Orian, il tassista inviatoci dalla casa particular, con la sua Passat del 1980 che accende unendo due fili. Partiamo per l’Havana Centro accompagnati dalla “fragranza” di petrolio, sottofondo le note musicali della Pausini, il tutto condito dal tipico caldo tropicale, un’ottima ricetta per curare quella leggera cefalea che lentamente sta crescendo. Arriviamo a destinazione un quartierino degno di New Delhi, per scoprire che la casa particular ha fatto un overbooking (tipico, molto tipico di a Cuba) ma “nada” problema, abbiamo un’altra sistemazione, solo che si trova al quarto piano di una scalinata ripidissima, l’ultimo sforzo prima di morire! Ed è cosi che conosciamo Carmen una donna super efficiente che in più occasioni sarà da supporto, come se ci conoscesse da sempre, aiutandoci a gestire alcuni cambi di programma. Grande Carmen! L’Havana attraversata in lungo e in largo, con la parte storica fatiscente che niente ha da invidiare all’India, la parte delle ambasciate lussuosa, che sfocia nella piazza della Revolution, dove campeggiano i ritratti del Che e del suo fidato Cienfuegos, due giovani e forti che per seguire un ideale sono morti a 35 anni regalando undici milioni di cittadini a due miliardari che si professano contro il capitalismo e vivono da nababbi, i Castro brothers, questo il commento del primo cubano incontrato… L’Havana dove al mercato nero chi è riuscito a racimolare qualche dollaro extra per tre dollari può comprarsi un assorbente riciclato, al quale è stato tolto la parte assorbente e dopo un accurato lavaggio reinserita per il prossimo utilizzatore. Dove esiste ancora il libretto delle derrate alimentari e il latte ai bambini viene consentito solo fino a 5 anni dopo di che o te lo compra un turista o ti “rabati” per averlo al mercato nero. L’Habana dove “se non sei autorizzato” non puoi parlare ai turisti, e se lo fai devi stare attento alle telecamere, che se ti beccano ti portano in caserma come un ladro e ti fanno il terzo grado. Ma Fidel non aveva liberato il popolo dal capitalismo di Batista?
Vinales
Raggiungiamo questa località appunto con il taxi collettivo, i nostri compagni di viaggio sono una giovane coppia di spagnoli che vivono in Austria. Dopo due ore siamo già nella nostra camera della Casa Particular Dona Hilda, un’energica donna messa a riposo su una sedia rotelle per una banale caduta. La casa è stata prenotata da Carmen; questa a Cuba è una consuetudine, ogni proprietario della casa particular ha i suoi contatti a cui vi dirotterà; noi ci siamo sempre fidati di questo metodo e piu’ o meno è sempre andata bene. In origine pensavamo di rimanere tre notti a Vinales, ma dopo un cinico ragionamento essendo senza auto ci fermeremo solo due. Il giorno dell’arrivo lo dedichiamo alla sterile ricerca di un ‘auto spingendoci fino alla vicina, 25km, Pinar del Rio e una spesa per il taxi di 20CUC oltre che a un giro per il piacevole paesotto di Vinales. Il secondo giorno facciamo un trekking di tre ore che, poi diventano quattro, in mezzo all’attrazione primaria del villaggio agreste, le piantagioni di tabacco, dove incontreremo un campesino che ci racconta come sistematicamente viene derubato dallo stato. Durante una sosta incontriamo una coppia di Roma che ci dà una buona dritta: Playa Giron. Non era nei nostri piani ma l’entusiasmo di questi due ragazzi ci fa cambiare programma… che Playa Giron sia! Non faremo l’escursione a Playa Levisa perché dovremmo spendere 25 CUC (che al cambio che ci hanno applicato sono praticamente 25€) per arrivare al porto dove alle 9:00 con 50CUC e venti minuti di navigazione ti portano su un Cayo dove c’è un villaggio turistico nel quale che ti piaccia o non ti piaccia ci devi rimanere fino alle 17:00.
Il giorno successivo partiamo per l’ultimo tentativo di noleggio auto… Varadero. Varadero all’inizio della programmazione era stata accantonata poiché troppo turistica e infilarci in qualche resort con braccialetto… proprio no. Poi leggendo un po’ di diari e soprattutto su consiglio dei cubani abbiamo deciso di andare a vedere quella che è considerata una delle migliori spiagge di Cuba. Dopo lunghe trattative con il buttadentro di Vinales spuntiamo un taxi compardido per 50CUC, quattro ore di viaggio. O meglio facciamo una marachella ci facciamo adescare dal buttadentro che ci propone il viaggio a 60 CUC gli diciamo che ci dobbiamo pensare e andiamo a sentire l’agenzia del paese che ci conferma il prezzo di 60 CUC ma per poter organizzare il viaggio collettivo deve sentire un’altra coppia. Ritorniamo dal buttadentro decisi e gli diciamo che la casa particular ci ha trovato un passaggio per 50 CUC, il buttadentro accetta. Nel frattempo ci chiama l’agenzia, a cui avevamo lasciato il numero, che è tutto a posto di passare a pagare… e ora che si fa? Sono le 17.00, l’agenzia chiude alle 18.00… tergiversiamo ma mentre giriamo per il paese sento una voce squillante che mi chiama… era quella dell’agenzia che mi stava cercando dappertutto… inventiamo la balla che non partiamo piu’… quella ci fa un po’ pesare la cosa e si conceda. Se avessimo preso un Viazul per 37 CUC fino a l’Avana non avremo avuto la garanzia che sul pullman, da l’Avana a Varadero ci fosse posto quindi, il taxi collettivo conviene considerando anche che ti viene a prendere alla casa e ti scarica all’altra casa, mentre le stazioni Viazul spesso non sono centrali e devi rispendere altri CUC per arrivare alla tua destinazione. Le nostre compagne di viaggio sono due francesine, una appena arrivata da Parigi l’altra già da tempo in vagabondaggio per il sud America. Il viaggio si compone in due tappe un auto da Vinales a l’Avana con un autista e da l’Avana a Varadero cambio auto e autista. La casa particular non ci è stata suggeritaci da Carmen poiché i suoi contatti non avevano posto in quanto noi abbiamo deciso di raggiungere Varadero all’ultimo minuto con la speranza, essendo tra i luoghi piu’ turistici, di trovare l’auto. Dopo una consultazione tra Carmen e Dona Hilda di Vinales ci trovano posto in una casa situata sulla Avenida 1 all’intersezione con la 30. La posizione è ottima, si attraversa la strada e sei in spiaggia. Unica pecca, non di poco conto, su tre notti, due siamo stati tenuti svegli da un forte fetore di bottino, che non veniva solo dagli scarichi, ma ne era infestata l’aria fuori, non sappiamo se sia un problema solo della casa o dell’intero quartiere in quanto la mattina successiva ci ferma una tedesca per chiederci come ci troviamo in quella casa particular in quanto lei occupante della casa affianco non è soddisfatta. Il nostro pensiero va al puzzo… Qualcuno ci ha detto che è una questione di venti e che proviene da una raffineria, l’odore simile al bottino deriva dalla lavorazione del greggio.
Giudizio del mare di Varadero: La parte dove ci sono le case particular e quindi abitata dai cubani ha una spiaggia bianca lunghissima dove si può camminare per ore, è frequentata da poca gente per di più cubani e viaggiatori indipendenti, unica pecca la sabbia tipo colla, l’acqua celeste ha riflessi verde/turchese, visibilità subacquea limpida anche con mare mosso, pesci pochi, nel complesso sopra le aspettative. La parte dove sorgono i grossi hotel non ci è piaciuta.
Playa Giron
L’arrivo da Varadero è più complicato in quanto Viazul non passa piu’ da Giron pertanto si deve scendere a Jagüey, 6CUC per persona e da li bisogna trovare un taxi che per la tratta dovrebbe prendere intorno ai 25/30 CUC. Noi, come ormai di consuetudine utilizziamo il taxi collettivo, ma questa volta il nostro autista ci fa un po’ arrabbiare poiché dovendo portare un tedesco a Trinidad con la nostra presenza deve inevitabilmente fare una deviazione ma non ne ha tanta intenzione. Arrivato da un benzinaio posto sulla deviazione per Playa Giron prova con svariate telefonate a “venderci” ad altri tassisti, per noi poco importa cambiare auto tanto il prezzo della corsa è pattuito. Qui sottolineo la correttezza dei cubani, una volta stabilito il compenso è quello. Ma la vendita non ha successo per cui incomincia a darci pacche sulle spalle e a dirci che a Playa Giron non c’è niente, che è brutta, che è piena di mosquitos, cosa ci andiamo a fare, ci propone di portarci a Cienfuegos; insomma, mi fa innervosire e in modo determinato gli dico di fare pochi discorsi e di portarmi a destinazione. Tace ed esegue sbuffando. Ci sistemiamo, su consiglio dei ragazzi romani, presso Casa Los Caracoles: due pernotti, due cene, due colazioni, bevande e un cocktail 120CUC (che piu’ o meno è la cifra di tutte le altre case); sistemazione super consigliata per pulizia, gentilezza e attenzione dei proprietari nonché le migliori cene. Per scarrozzare ci affidiamo a Carlos, il cognato dei proprietari della casa, che parla un ottimo italiano con un forte accento bresciano in quanto essendo stato il guardiacaccia del parco ha accompagnato per tantissimi anni industrialotti bresciani a caccia. Carlos ha una Jeep Willis d’epoca, di cui è orgogliosissimo, per un giorno a nostra disposizione ci chiede 15CUC gliene daremo 20 CUC.
Mattina dedicata allo snorkeling a Punta Perdiz 2 CUC per due lettini, vivamente consigliato. Anche qui il ragazzo che gestisce il chiosco parla un ottimo italiano essendo stato fidanzato per lungo tempo con un’italiana di Bergamo. Punta Perdiz è stato il più bel mare trovato a Cuba, ricco di pesci, visibilità subacquea nitida anche in lontananza, caldo, con sfumature turchesi. Spiaggia quasi inesistente a parte un lenzuolino, il restante è erba. Ingresso al mare scoglio calcareo. Tre ore di snorkeling sono letteralmente volate. Nel pomeriggio ci spostiamo, a malincuore, a Caleta Buena. Ingresso alle 14:00 per 10CUC, in due, con bevande e lettini inclusi. Prezzo speciale grazie alla presenza dell’istituzione Carlos. Altrimenti il costo d’ingresso è di 15CUC con buffet incluso, se poi decidete di andarci alla chiusura basta allungare qualche CUC al custode e la caleta sarà vostra! Lì c’è un piccolo cenote dove si nuota in mezzo a grossi pesci, il resto sono insenature dove si accede da scalette. Dove l’acqua è più bassa la visibilità subacquea è leggermente torbida in parte dovuto al calore in parte, alle molte polle di acqua dolce. Nel complesso l’acqua è bella e invitante.Terminato il nostro soggiorno a Playa Giron che rimarrà tra i piu’ bei ricordi, il ciclo taxi dalla casa particular ci porta alla fermata Viazul per 1CUC a persona perché la nostra prossima destinazione sarà Cienfuegos. Arrivati alla fermata Viazul che si trova affianco alla CADECA (casa di cambio), un’ora prima come da consiglio per comprare i biglietti, incontriamo l’addetta di Viazul molto vanesia e un pò ritontita, la quale sta sistemando il bancone e ci spiega che il pullman partito dall’Avana e diretto a Trinidad è completo e fin quando non arriva non sarà in grado di sapere quanti biglietti potrà staccare poiché non sa quanti passeggeri scenderanno a Giron. Noi siamo la seconda coppia arrivata ma in breve tempo diventiamo 14. La signorina in rosa shocking nel frattempo ride da sola, tutta presa a giocherellare con il telefono e la sua borsettina sgargiante, dalla quale mette e toglie continuamente il telefono e ovviamente non tiene una lista ma si limita ogni due minuti a contarci. Capiremo all’arrivo del pullman il perchè? Arriva il bus posti disponibili 6 ed è qui che parte una sottile battaglia tra i soliti furbi che sono arrivati ultimi e i raccomandati di alcune case particolar, ecco la motivazione per cui non fanno la lista…. Ed è cosi che due cubanetti arricchiti fregano due francesine un pò troppo disconnesse. Una coppia di spagnoli da quattordicesimi salgono come terzi. E non si capisce come sei posti si trasformano in 8. Ma siamo in vacanza, è meglio non porsi troppe domande.
Cienfuegos
Arrivo a Cienfuegos alle 12:00 un ciclo taxi per 2 CUC ci porta alla casa particular hostal Betty in pieno centro vicino al palazzo del governo. Ormai abbiamo capito di non farsi fuorviare dall’ingressi che per lo più vanno dal triste all’inquietante. La porta a vetri si apre in un piccolo corridoio con pareti bianco consumato e impiastricciato, un impianto elettrico da paura con vari fili scoperti in bella vista, una scalinata stretta e irta ci porta al ballatoio del primo e ultimo piano, qui tre porte identiche da una proviene una musica ritmica che spara le note a duemila. Per un attimo la porta si socchiude, all’interno una cubana sul divano intenta a limarsi le unghie (uno sport nazionale) due micro cani furenti che abbaiano a ciclo continuato e un mastino spiaggiato alza un sopracciglio e ci guarda impassibile. Per fortuna non era la nostra porta. La nostra è di fronte e si apre in un salone tipicamente coloniale con tetto in legno bianco decapè arredato di gusto, ampie finestre che danno sullo struscio e sul retro creando un piacevole gioco di aria, le sedie a dondolo di tipica fattura mi aspettano per leggermi il mio romanzo e aggiornare il diario di viaggio. La camera è sempre, come tutte le altre, ampia, fresca, dotata di aria condizionata, ventilatore e bagno privato. 33 CUC per due persone e un’abbondante colazione con frullato di ananas da due litri. Il programma prevedeva una notte a Cienfuegos e poi Trinidad passando dal parco del Nicho. Ma siamo appiedati quindi optiamo per una notte a Cienfuegos che tra l’altro basta e avanza comprendendo anche la passeggiata fino a Punta Gorda che non è nulla di che; se avete poco tempo saltatela pure, non c’è niente per cui pentirsi. Nei vari strusci sul corso principale adottiamo la tecnica del cerca il buttadentro (solitamente si aggira vicno alle agenzie Cubatour). Fatti fermare, fatti fare l’offerta e fatti vedere disinteressato. Ed è cosi che per 20CUC abbiamo il passaggio porta a porta per Trinidad. Con la promessa di regalargli una t-shirt italiana, che poi in realtà, nella fretta, non gli daremo.
Il giorno dopo partiamo quindi per Trinidad alle 10:00 con il taxi collettivo, arrivo intorno alle 11:00. L’esperienza Viazul può anche terminare qui. Il viaggio lo condividiamo con due ragazze spagnole, con le quali faremo una piacevole chiacchierata scambiandoci esperienze ed informazioni. Grazie all’ottima app OsmAnd e il GPS individuiamo immediatamente la location delle rispettive case particular evitando inutili perdite di tempo.
Trinidad
Come da aspettative è molto interessante. La sua urbanistica coloniale, i mille colpi d’occhio ci faranno scattare fotografie tra le più belle dell’intero viaggio. L’unica piccola delusione l’aspetto musicale privo di percussioni o strumenti a fiato, ma piuttosto tipica musica da intrattenimento per villaggio turistico, accompagnato dalla caciara di ballerini improbabili. Il gruppo che suonava alla Casa della Musica era stonato e privo di coordinamento.
Bah! I ristoranti sponsorizzati dalle varie guide (tipo la Cerbia) straripano di turisti, solitamente sono accattivanti e più cari della norma, un piatto di camerones 14 CUC contro i 5 di quelli fuori dal giro, ma si sa il gregge va tutto all’ovile. Mangiamo nel cortile interno del ristorante Marin Villafuerte, ambiente molto carino, siamo gli unici ospiti poi arriveranno sei chiassosi ragazzi tra cubani spagnoli e tedeschi, non si sa di chi sia la brillante idea di preparare i bicchieri per una techila bum bum, ma poi ci mettono dentro la birra Cristal. Gli unici a bersela tutta sono i cubani, gli spagnoli la sorseggiano, i tedeschi la guardano per tutta la sera. Mangiamo camerones alla griglia e pescado impanato con rispettivi contorni entrambi ottimi, due Cristal, un dolce all’arancia e cocco e una cioccolata caliente per 17 CUC. Visitiamo il Museo Palacio Cantero solamente per vedere Trinidad dall’alto, ingresso 2 CUC per persona ma la bigliettaia sfaticata per non stare a far dei resti sbuffando ci fa passare con un solo ticket. La scalinata che si inerpica sulla torre è in legno e affollata con le scarpe, si sale bene, con l’infradito è più sicuro toglierseli. Il panorama merita la visita.
IL secondo giorno è dedicato a Playa Ancon che dista 18km da Trinidad passando dalla Boca. Prendiamo il TriniBus 2 CUC a persona andata e ritorno. Alcuni si avventurano in bici ma, a mio avviso considerato la strada, gli insetti, il caldo e il ritorno in salita, penso non ne valga la pena. Un consiglio sul rientro, andate alla fermata per tempo onde evitate di fare il rientro in piedi e stretti come sardine. Il giudizio sulla playa con l’esperienza acquisita, se non avete fatto ancora mare o non ne farete molto, è un buon compromesso. La nostra giornata era nuvolosa e quindi il confronto con Varadero e Playa Giron con sole a picco non lo regge. L’acqua in alcuni punti è torbida, il fondo al tatto sembra quello di un lago e in alcuni punti si percepisce un pò di odore di fogna. Saranno gli acquitrini ricoperti di mangrovie oppure gli scarichi dei tre resort modello soviet? Rientro dalla giornata balneare cena al ristorante La Esquina in posizione angolare nella Plaza Mayor, ampie finestre con inferriate bianche e scuroni azzurri creano delle piacevoli correnti di aria fresca, atmosfera un pò francese, se non fosse per la presenza di una madonna bianca a misura d’uomo. Locale leggermente chic, 5 tavoli, cucina buona, a parte una “soletta” alla griglia, un pollo al carbon con i due soliti contorni, due birre e una pizza al queso, 19 CUC. La casa Particular in cui abbiamo alloggiato è una di quelle consigliate dalla mitica Carmen la posizione non è centrale dista circa 800mt ma l’agevole passeggiata di 10 minuti offre la possibilità di scattare foto di vita quotidiana moto belle. La famiglia è molto sorridente e disponibile, la padrona di casa è molto affettuosa, come Carmen. La camera pulita e spaziosa, le lenzuola tra le poche trovate di solo cotone e il materasso sembra di tipo memory; è l’unica del viaggio ad avere l’aria condizionata con lo split e non quei scarcassoni rumorosi che hanno la maggioranza. Spesa 25 CUC per notte, colazione (buona con un ottimo succo di mango) 10 CUC per due. Per quel che riguarda i lenzuoli per noi è stato piuttosto fastidioso trovare quelli non in puro cotone; sia perché non ci siamo abituati, sia per il caldo e sia perché la pelle era piu’sensibile dal tanto sole preso per ovviare a questo problema o un sacco lenzuolo oppure mettete sopra al lenzuolo di sotto un asciugamano leggero e morbido di quelli in microfibra; noi abbiamo fatto così ed è andata bene.
Il giorno successivo sveglia alle 7:45 partenza alle 9:00 per Moron, località campo base per la visita di Cayo Coco e Cayo Guillermo. Passaggio diretto porta porta procurato con la solita tecnica, del buttadentro e taxi collettivo, costo richiesto 60CUC spuntato 40Cuc; 20 per persona con la solita promessa del silenzio visto che i nostri compagni di viaggio, (una attempata coppia di argentini) ha pagato 70CUC fino a Cayo Coco, 60km oltre la nostra meta. Tempo di percorrenza 3h contro l’indefinito di Viazul che prevedeva due cambi, Trinidad-Santus Spirictus poi cambio per Ciego de Avila e poi taxi fino a Moron.
Moron Casa El Castillo due notti 50CUC una cena e bevande 20CUC due colazioni 20 CUC. Arriviamo alle 12:00 il paese è più interessante di quanto si pensasse, si nota che ha avuto un passato glorioso anche se ora sembra che basterebbe un soffio di vento per ridurre tutto in macerie. Molto affascinante la vecchia stazione, una delle piu’ antiche di Cuba. Si nota fin da subito che la casa particular prenotata è una casa signorile, il proprietario è un medico, ad accoglierci la sua governante con i suoi due bianchi e festosi chihuahua. Lui arriverà poco dopo con la sua motoretta, una specie del nostro glorioso Gabbiano con serbatoio quadrato, veste ancora il camice bianco e calza un caschetto nero. Dopo il disbrigo delle formalità, ci illustra le possibilità di visita dei cayos, ovvero taxi tutto il giorno a nostro servizio fino a Cayo Coco 50CUC per Cayo Guillermo invece 60CUC; prendiamo tempo per vedere se troviamo un buttadentro o, fosse possibile noleggiare “un carro”, quindi facciamo un primo giro in paese, vorremmo comprarci qualche biscotto e qualche snack salato per l’indomani, ma i molti locali commerciali per lo più vendono elettrodomestici e abbigliamento. I dolci sono elaborati, fatti in casa e farciti di panne e creme colorate per niente invitanti, ma che loro mangiano a bocca piena alternativa i soliti botteghini che vendono pizze, per tutto il resto zero assoluto. Anche la ricerca del buttadentro e del noleggio auto si rivelerà vana.
Alle 14:30 rientriamo e comincia a piovere, dopo il rituale della disinfestazione/prevenzione contro tutti gli insetti con BioKill, l’accensione del fornellino e una spruzzata di spray, ci dedichiamo alla lettura e alla stesura del diario di viaggio con sottofondo l’immancabile telenovela a tutto volume che inchioda intere famiglie davanti alla TV e che a quanto pare neanche le classi più agiate ne sono immuni. Decidiamo di prenotare il taxi per Cayo Guillermo con partenza alla cubana, ovvero comoda, alle 9:00 dell’indomani e colazione alle 8:00, a corre ricominceremo quando torniamo in Italia. Considerato il meteo avverso decidiamo di cenare nella casa particular del dottor Silvio ed è così che incontriamo gli altri ospiti della casa, Marco viaggiatore solitario di Viareggio e una coppia di austriaci. Marco viaggiando da solo fa molto uso della rete e ci dice che rispetto ai nostri pregiudizi, la connessione è molto veloce. Bah! Pensare che ho in tasca da 10 giorni la tessera da 3CUC per un’ora di navigazione e non l’ho mai provata. Passiamo una piacevole serata in compagnia dei nuovi amici, che poi ritroveremo ai cayos la mattina perché ormai ognuno si era organizzato per conto proprio; peccato, averlo saputo avremo risparmiato tutti. Tentiamo di disdire il nostro taxi per aggregarci a Marco ma riceviamo un secco: “non è possibile, il taxi è mio fratello, non posso disdire!” da parte del Dott. Silvio. Sinceramente la cosa ci dà un pochino fastidio, sapeva che tutti eravamo interessati ai cayos poteva proporci la possibilità di utilizzare un’unica auto… pazienza, ci diamo appuntamento tutti a Playa Pilar di Cayo Guillermo.
Playa Pilar è ben organizzata ma a noi ha deluso, si trova tra due mega resort di cui uno in costruzione, l’hotel Playa Pilar II, orribile e guardando il mare se si scruta l’orizzonte, a destra si vede un edificio di tre piani che fa effetto muraglia e si estende per non meno di 300mt lineari a sinistra, una scogliera nasconde l’altro mostro. E’ molto ventosa e non la troviamo così irresistibile come descritta; ovviamente il giudizio è influenzato dai mari che uno ha visto in vita sua e dal tempo che dopo la pioggia del giorno prima è molto bello ma la playa è ventosa e quindi il mare un po’ increspato. Decidiamo nel pomeriggio di spostarci a Cayo Coco e precisamente a Playa Flamenco, descritta dalla nostra guida come una delle piu’ belle, piena di stelle marine. Ma dove? Una settimana di all inclusive qui è da ricovero al neuro! Dalle maglie del personale con la scritta Sol Melia rimaniamo stupiti da come questa catena alberghiera sia decaduta… il mare è torbido e aleggia sempre la solita leggera puzza di fogna. La spiaggia poco curata con tanti lettini buttati alla rinfusa. Assolutamente pollice in giu’! Guardando il mare sulla destra si vede un unica via di fuga, una zona “ancora indigena”, spiaggette si alternano a mangrovie, ed è li che ci dirigiamo, 2 km di pace, buoni per scattare qualche fotografia, con un mare molto meglio di quello di fronte ai resort, perlomeno non puzza di fogna, ma di certo non all’altezza del blasone che porta. Prima che l’industria del turismo deturpasse questi luoghi è facile pensare che fossero stati un paradiso ma adesso sono proprio sopravalutati. Per cena decidiamo di andare tutti al ristorante Maite La Qbana, la cena da Silvio non è stata un’esperienza da ripetere. E lui rimarrà un po’ male quando lo avvisiamo che non consumeremo la seconda cena… Al ristorante non abbiamo prenotato, c’è molta gente ma, grazie alla gentilezza della proprietaria riusciamo a farci trovare un tavolo. Finalmente qualcosa che supera le nostre aspettative una cena con i fiocchi, bravo anche il gruppetto musicale che ci allieta con una buona musica cubana. E’ tempo di ripartire per Camaguey. La strada ci divide dai nostri nuovi amici, gli austriaci sono automuniti di un coupè fiammante REX di gamma top, come dice Marco: “roba da ricchi”. Vanno anche loro a Camaguey infatti si erano offerti di darci un passaggio, ma prima andavano a fare kitesurfing a Cayo Guillermo e sarebbero partiti nel pomeriggio e noi, sinceramente, vogliamo arrivare prima. E poi, arriveranno? A volte alzano un pò troppo il gomito! Quindi partiamo condividendo con Marco il taxi fino a Ciego de Avila e poi da li, soli, fino a destinazione, Marco ha intenzione di prendere un autobus per Santa Clara, ma appena scende dall’auto è assalito dai butta dentro e così inizia la sua contrattazione… non sappiamo come è andata a finire…. Costo Moron-Ciego de Avila 15CUC a persona, Ciego de Avila-Camaguey 40CUC per due persone.
Camaguey
Arrivo alle 13:00 con il peggior tassista di tutto il viaggio (ancora il fratello del Dott. Silvio!), tanto che alle 15:00 la Maura (mia moglie) è già stesa a letto perchè la colazione gli si è piantata sullo stomaco, sta malissimo e alle 20:00, ora in cui sto scrivendo questo pezzo di diario, dopo aver rimesso due volte è ancora “in coma”. Probabilmente è dovuto ad un insieme di fattori: l’aria condizionata che ha portato la temperatura dell’auto pari a quella di un frigo, nonostante aver chiesto piu’ volte di abbassarla, i numerosi nauseabondi deodoranti sparsi per l’auto, una guida lenta e dondolante come una barca e la musica assordante per tutto il viaggio di Alejandro Sanchez! Camaguey non era nel programma, è stato Marco a invogliarci a visitarla, probabilmente era destino che non la dovessimo vedere… In serata faccio un giro per vedere se trovo un buttadentro per cominciare a risalire verso Santa Clara, ma non trovo nessuno. Prendo una pizza, un’acqua e una birra da El Rapido, la catena fast food cubana, per 2,90 CUC. Anche qui l’aria condizionata trasforma il locale in una vera e propria cella frigorifera speriamo di non ammalarsi. La mattina Maura sembra essersi ripresa pensiamo di spostarci a Santa Clara con l’ultimo pullman Viazul che parte alle 12:55 ne approfittiamo per fare un giretto tanto per veder qualcosa e non essere arrivati fin qua per niente. Alle 11:00 mentre stiamo rientrando veniamo avvicinati da due buttadentro, senza credenziali, ci propongono un collettivo per Santa Clara a 50CUC e noi rilanciamo un Varadero, loro sparano 100 CUC. Ci accodiamo per 80 CUC partenza alle 11:30, non male sono 480 km e quasi otto ore di viaggio. Con Viazul ci vorrebbero due giorni perchè a Santa Clara dovremmo cambiare e non sappiamo come è messa la coincidenza probabilmente dovremmo pernottare e ripartire il giorno dopo. Poi c’è l’aspetto salute, la Maura si sente la febbre, io ho un pò di problemi di pancia anche se al momento niente di particolare ma la cella frigorifera del El Rapido mi sa che mi è stata fatale. Saldiamo i nostri conti alla casa Particular di Violeta 29 CUC una notte e una colazione, la casa è un tantino rumorosa qualcuno guardava un film con l’audio da cinema mentre la camera con condizionatore necessariamente spento diventava un forno crematorio. Violeta è la moglie di un medico che lavora in Amazzonia, amico del Dott. Silvio. Avevamo chiesto al Dott. di prenotarci la casa particular in cui si era trovato bene Marco ma ci dice che non hanno posto… dalla telefonata, sinceramente, non so se credergli… ma lasciamo perdere… andiamo da Violeta. Appena arrivati però la porta non ha la tipica targhetta che identifica le case particular autorizzate dallo stato; Maura lo fa notare al tassista che ci dice che l’indirizzo è giusto. Entriamo e veniamo accolti da una gentile signora anziana, la casa non è male ma la camera è veramente triste e buia. In fondo è una sola notte quindi decidiamo di soprassedere ma mentre ci sistemiamo arriva una donna che strilla nei confronti dell’anziana, ci bussa, sfarlocca qualcosa in cubano prende uno dei nostri zaini e ci fa segno di seguirla. E’ Violeta, l’autista ci aveva portato a casa di sua mamma, aveva sbagliato indirizzo. Di solito chiedo sempre l’indirizzo della casa per controllare sulla mia mappa che ci portino alla destinazione giusta ma questa volta, sempre il Dott. Silvio, ci aveva tranquillizzato dicendoci che suo fratello conosceva bene dove portarci. Si, come no! Tra l’altro Camaguey è famosa per la forma labirintica del centro storico, non vi sto a dire quante volte si è fermato per chiedere aiuto! Comunque Camaguey è carina e una visita la merita. Dopo una visita mattutina per Camaguey partiamo alle 11:30 arriveremo dopo varie soste alle 18:20. Eccoci nelle mani di un altro tassista che ci garba poco. Questo è atipico, si presenta con un auto senza il classico cavaliere con la scritta taxi; l’auto è una Cubacar, con lui c’è un ragazzone di colore con i canini d’oro che per quasi tutto il viaggio conta delle mazzette di CUC e di dollari che tiene riposti gelosamente nel vano porta oggetti. Durante il viaggio ci si ferma e arriva un altro tipo che tira fuori da uno zainetto altri soldi che gli consegna. Riprendiamo il viaggio e il tipo di colore discute in continuo al cellulare di galloni. Mah! Ad un distributore, fuori dal tragitto, per Varadero (che il mio navigatore mi indica) l’autista ci chiede 25 dollari per far benzina, alla mia decisa negazione, desiste, intanto il tipo di colore si dilegua con il bottino, senza neanche salutare. Al suo posto sale un “tortello” ispanico, l’autista pare nervoso, discute con fervore con il nuovo arrivato, pare sia risentito nei confronti del “del fuggitivo”. Dopo un’altra deviazione scarica l’ispanico e sale una cubana, la Maura sta male (all’arrivo misurerà la febbre ed è a 39,2), io mi arrabbio e gli intimo di andare diretto a Varadero e di non fare il furbo perchè ho il navigatore! Lui risponde che sono 29 anni che fa l’autista, di stare tranquillo. In prossimità di Varadero ci ferma la polizia, olè! Superato il limite di velocità, l’autista fa una sceneggiata stile Merola e dice al poliziotto che sono 20 anni che fa l’autista (ma non erano 29!!!). Il poliziotto chiude un occhio e gli raccomanda di andar piano perché il limite a Varadero è di 40km.
Varadero
La Maura salta anche questa cena (e sono due) e si fionda a letto con una tisana calda di miele di acacia e limone che la gentilissima signora di Villa Cortes si è premurata di fare, dopo aver misurato la febbre si sono preoccupati anche di sapere se avevamo qualche medicina per ostacolarla, fortunatamente sì. La camera è un po’ calda ma non posso certo accendere l’aria condizionata, pertanto sono qui in veranda ad aggiornare il diario con i fatti del giorno, sperando che domani sia un giorno migliore.
Venerdì 20 Novembre non sempre i proverbi si addicono ai fatti. Per necessità decidiamo di prolungare e quindi terminare la vacanza a Varadero, non che ci diamo un dito nell’occhio! Con l’esperienza del poi ci rendiamo conto che è il miglior compromesso per riposarsi, bel mare, bella spiaggia, e la casa particolar è posizionata bene ma non c’è nessuna puzza rispetto a quella occupata all’inizio del viaggio. Dopo 12 ore di sonno e tachipirina la Maura ha sempre la febbre a 38. La spiaggia candida è di fronte e non c’è nessuno, il mare è calmo come una tavola, la Maura dorme e io mi sdraiato sul lettino in veranda leggo e osservo i gabbiani che usano le correnti ascensionali per andar a caccia di cibo. Poi mi faccio una nuotata ed è cosi che arriviamo a metà giornata, le condizioni della Maura non sembrano migliorare e un pensiero negativo comincia a serpeggiare, il dengue… Lei giustamente ha un po’ paura, ma se fosse dengue prima si scopre e meglio è. Qui sanno diagnosticarla e curarla, cosa che invece in Italia sarebbe più complicato. Ed è così che passiamo un pomeriggio, come dire, diverso. Per prima cosa consultiamo Elia, la proprietaria della casa, una ex direttrice d’albergo, anziana ma una donna molto energica, la quale non ci rasserena per niente, ci racconta che tutte le mattine passa un aereo fumigatore che disinfetta l’aria e nella notte passano anche delle autocisterne. Controlla che la Maura non abbia delle chiazze e le chiede se le fanno male le ossa… per fortuna no… ma non si fida, decide di chiamare l’infermiera di quartiere. Passano 10 minuti e arriva un donnone di colore che visita la Maura e ci spedisce con un taxi al Policlinico Internacional de vacaciones ,10 CUC per 2km, dicendoci che è meglio fare un test per scongiurare il dengue in quanto in questo momento a Cuba c’è un’epidemia. La Maura ovviamente è terrorizzata, e anche io ho mille pensieri, ma non posso farmi vedere preoccupato. L’ edificio curato, rispetto al resto, l’accettazione è una cella frigorifera se non hai niente ci pensano loro a crearti un malanno, la signorina parla al telefono dei fatti suoi e fa le parole crociate ma una dottoressa è già ad aspettarci e ci spiega che per essere rimborsati delle spese dobbiamo chiamare l’Italia e dall’Italia a loro volta chiameranno l’Havana per il disbrigo delle pratiche di assistenza, intanto noi facciamo in tempo a morire! E poi è prevista una franchigia di euro 50. Ci facciamo fare un preventivo e decidiamo di pagarcelo da soli; sono in totale euro 68. La dottoressa è molto meticolosa, ci seguirà per tutto il percorso fino alla farmacia per prendere i farmaci necessari, oltre a prescrivere una minuziosa dieta alimentare da seguire ma quello che più ci interessava è l’esito del test del dengue che a tempo di record, 20 minuti, risulta negativo. Ormai il sole è tramontato ma torniamo a Villa Cortes senza pensieri. Speriamo che la sfiga vada a far visita a chi ci vuol male, e ci faccia vivere sereni queste ultime 48 ore di vacanza. Intanto donna Elia, preoccupatissima chiama la clinica per aver nostre notizie, avvisa Carmen a l’Avana che a sua volta chiama la Yamilè di Trinidad che è un medico per avere anche il suo parere; insomma abbiamo creato un caso! Lasciamo Varadero un po’ a malincuore ma Maura sta decisamente meglio e questo è l’importante; Varadero-l’Avana 30 CUC con un’altra auto “non ufficiale” nonostante chiediamo espressamente un tassista autorizzato. Dividiamo il viaggio con una coppia di francesi taciturna. Il pseudo tassista non prende l’autopista ma tutte strade alternative il che è anche bello perché ci gustiamo ancora scorci di Cuba e alla fine, per fortuna, la tratta non è stata allungata.
L’Avana
Torniamo a casa di Carmen che ci aspetta a braccia aperte. Ci facciamo una bella chiacchierata come fra vecchi amici; Carmen è contentissima perché finalmente Carlos (il marito) è riuscito ad ottenere la licenza da tassista; sarà lui che orgogliosamente ci accompagnerà all’aeroporto. Nel frattempo hanno anche rimodernato la camera affianco alla nostra e ci tengono al parere, visto che anche noi “trabachiamo” con “una casa particular” vicino a Firenze. Decisamente hanno fatto un buon lavoro, è molto piu’ accogliente di prima, soprattutto si sono liberati da un’orrendo armadio che hanno sostituito con mobilio “piu’ leggero”, diamo loro alcune dritte per lavori futuri e Carmen si segna tutto su un taccuino. L’indomani è l’ultima giornata che trascorreremo a Cuba; rifacciamo un giro con calma di l’Avana e andiamo a visitare il museo del Rum che però non c’entusiasma e ci gustiamo un po’ di buona musica in uno dei tanti locali di l’Avana vecchia.
Anche questo viaggio è volto al termine e il ricordo piu’ bello sarà: il popolo cubano. Può sembrare una frase fatta ma è così. Il progetto iniziale era quello di visitare tanti altri posti ma poi ci siamo resi conto che sarebbe stata una corsa e abbiamo preferito visitare qualcosa in meno ma goderci i luoghi. Per vivere Cuba non bisogna fare grandi progetti ma decidere sul momento. L’isola ci è piaciuta anche se per il mare alcune zone ci hanno decisamente deluso. Abbiamo parlato con i cubani della rivoluzione, della loro condizione e se avevamo le idee confuse ora le abbiamo ancora di piu’… le visioni sono molto diverse, a volte contraddittorie e un po’ fumose… Le domande sono tante e le risposte pure.