Cuba e la rivoluzione: un viaggio sulle orme di Che Guevara
Quello che segue è il riassunto dei miei 28 giorni a Cuba.
Dopo essere arrivata a l’Havana in piena notte ed essermi fermata un paio di giorni per riprendermi dal fuso orario ed iniziare ad assaporare l’atmosfera del paese, mi e’ sembrato conveniente dirigersi verso le incredibili piantagioni di tobacco a Vinales, prima di scendere verso sud, vera destinazione del mio viaggio sulle tracce della rivoluzione.
Scendendo con I mezzi Viazul, autobus turistici perfetti per chi viaggia autonomamente e ben organizzati per raggiungere ogni destinazione principale, ho fatto una tappa obbligata a Trinidad: sicuramente la citta’ meglio conservata di Cuba, impressionante per I suoi palazzi coloniali splendidamente restaurati, le stradine a ciottoli, la vista mozzafiato dalla torre del Museo Historico Municipal che da la consapevolezza della posizione geografica di Trinidad, sospesa tra montagne e mare.
Da Trinidad ci siamo spostati verso sud e dopo una giornata di viaggio tra camiones e autobus turistici (con tappa a Sancti Spiritus) siamo arrivati a Bayamo.
Bayamo la fiera, Bayamo la patriottica, Bayamo la storica. La città non ha molto da offrire al visitatore dal punto di vista architettonico: è la tipica cittadina cubana che si trova fuori dai circuiti turistici; con tanta gente in strada attenta a vendere tutto ciò che può ed alcuni palazzi un tempo sontuosi lasciati marcire. Essa è però a mio avviso una tappa fondamentale per chi segue l’itinerario rivoluzionario, non solo perchè da qui partì la lotta per l’indipendenza cubana guidata dal poeta Josè Martì, o perchè l’inno nazionale di Cuba ha origine qui (non a caso si chiama la Bayamesa), ma perchè durante la rivoluzione di Castro, il Che e i barbuti, questa città è stata il collegamento principale tra la Sierra Maestra e la pianura e molti abitanti e contadini di Bayamo si sono arruolati tra le file rivoluzionarie.
Bayamo è anche la città più vicina a Santo Domingo, minuscolo splendido villaggio nascosto nella Sierra da dove parte l’escursione a piedi per visitare la Comandancia La Plata, quartier generale dei ribelli durante le fasi cruciali della rivoluzione.
Le escursioni per la Comandancia partono al mattino perciò, se come noi arrivate a metà giornata (da Bayamo con mezzo privato il tragitto dura un paio d’ore) vi consiglio di fare una bella passeggiata lungo il fiume, un bagno nelle sue acque pulite, e soprattutto di parlare con i campesinos che vivono lungo le sue rive i quali molto cordialmente risponderanno a tutte le domande che avrete riguardo alla rivoluzione. Tenete presente che gli anziani qui hanno vissuto gli anni rivoluzionari aiutando i guerriglieri nel rifornimento di cibo e acqua e sono molto fieri di averlo fatto e di raccontarvelo.
Dal villaggio di Santo Domingo, camminando due ore circa all’interno del Gran Parque Nacional Sierra Maestra, una guida (obbligatoria) vi condurrà al complesso di costruzioni rudimentali in legno nascoste tra gli alberi che fu il quartier generale dei ribelli di Castro. Qui troverete l’ambulatorio in cui Che Guevara si improvvisò dentista, la cucina, l’amministrazione e la Casa di Fidel, l’unico a possedere un letto nella Sierra.
Arrampicandosi ancora un pò si arriva anche alla stanza dedicata ai giornalisti in visita e per ultima, a soli 700mt di distanza dalla cima del Pico Turchino (la montagna più alta di Cuba) si può visitare la sede di Radio Rebelde: la radio che durante gli anni rivoluzionari non solo servì a comunicare col popolo cubano, ma che estese le proprie frequenze fino in Venezuela, come miccia della bomba del cambiamento rivoluzionario in tutta l’America Latina.
Lasciata la Sierra Maestra abbiamo continuato sulle tracce della rivoluzione spostandoci a est fino a Manzanillo: piccola città costiera, anch’essa punto di rifornimento fondamentale durante la rivoluzione castrista, immune dal turismo di massa e punto perfetto per visitare la Casa-Museo di Celia Sanchez a pochi chilometri a sud.
Celia Sanchez, eroina della pianura prima e della Sierra poi, fu non solo una combattente indispensabile e un punto di congiunzione insostituibile tra la pianura e laSierra, ma fu anche la segretaria di Fidel per tutta la sua vita, fino alla morte avvenuta nel 1980. La casa in cui nacque si trova nel villaggio di Media Luna (da Manzanillo ci si arriva in taxi o camiones) e al suo interno troverete effetti personali, la storia di famiglia e moltissime foto con i leader rivoluzionari e con i rappresentanti della pianura.
Da Manzanillo, in taxi privato (contrattato con un insegnate che il fine settimana usa l’auto del suocero per arrotondare il salario di 10 euro al mese) siamo partiti alla scoperta degli inizi della rivoluzione: Playa las Coloradas, dove nel 1956 il traghetto Granma proveniente dal Messico con 82 uomini a bordo, arrivò dopo un tremendo viaggio nelle acque mosse. Oggi il punto esatto dello sbarco è compreso nell’area del Parcque Nacional Desembarco del Granma. Arrivando una guida gentilissima vi farà visitare il Museo las Coloradas che riassume la sfortunata storia dei primi guerriglieri, la ricostruzione a grandezza naturale del Granma e, dopo una camminata di un chilometro tracciata da una sentiero artificiale che si estende tra piante di mango e paludi piene di granchi, si arriva al mare aperto, al punto esatto in cui i barbuti sbarcarono.
Nella stessa giornata, a pochi chilometri di strada sterrata verso nord si arriva ad Alegria del Pio, dove uno degli episodi più tragici della rivoluzione ebbe luogo. Qui il 5 dicembre 1956 la rivoluzione vide il proprio “battesimo di fuoco”, a soli 3 giorni dallo sbarco i ribelli, traditi dalla guida, vennero attaccati dalle forze dell’esercito di Batista e vennero massacrati e costretti a disperdersi, di 82 solo una ventina riuscirono a sopravvivere. Passando attraverso un campo di canna da zucchero si arriva al monumento eretto in memoria della sanguinosa battaglia.
Parte del Parque Nacional Desembarco del Granma è anche Cabo Cruz, La punta più occidentale del paese, oggi villaggio di pescatori.
Lasciata l’area del parco ci siamo diretti a Pilon per pernottare e la mattina dopo abbiamo compiuto quella che è probabilmente la strada più spettacolare e disgraziata di tutta Cuba: la Carretera che arriva a Santiago. La strada è infatti ricavata ai piedi della Sierra Maestra e praticamente in riva al mare, sebbene già malandata in passato, essa ha subito danni enormi col passaggio dell’uragano Sandy a ottobre 2012. Oggi l’avventura è assicurata: con un taxi collettivo si percorrono 180 km in 5 ore tra buche enormi e una vista mozzafiato.
Oltre all’avventura e al panorama, questa strada va assolutamente percorsa dai viaggiatori ribelli perchè è qui che si trova El Uvero, sede della battaglia che consacrò la rivoluzione armata di Castro e i suoi uomini perchè dopo la conquista della caserma di El Uvero, le forze di Batista abbandonarono tutte le caserme della Sierra Maestra, riconoscendo il valore dell’avversario.
Da El Uvero ci siamo diretti in quella che forse è la città più importante per la storia cubana, pre e post rivoluzionaria: Santiago de Cuba.
È qui infatti che nel il 26 luglio 1953 Fidel e alcuni uomini fecero l’assalto alla Caserma Moncada e vennero arrestati e in molti casi giustiziati, ed è proprio questa sconfitta che spinse Fidel (graziato da un’amnistia) a rifugiarsi in Messico e a fondare il M26-Movimento 26 luglio, che poi diede vita all’esercito ribelle.
Santiago è una città meravigliosa che ha dato i natali a tanti personaggi rivoluzionari (ad esempio Frank Pais) e che all’epoca fu la culla delle sollevazioni popolari, operaie e studentesche che costituirono l’appoggio della Pianura alla Sierra.
Da Santiago inizia la risalita verso la fine del viaggio attraverso la storia rivoluzionaria di Cuba, verso cioè la mèta che è ha segnato la vittoria rivoluzionaria: Santa Clara.
Se avete tempo consiglio caldamente la visita di Baracoa, primo insediamento umano dell’isola, affacciata sull’oceano e splendida per le sue case super colorate e soprattutto per la cucina diversa dal resto di Cuba, a cominciare dal cioccolato proveniente dalla fabbrica poco lontana dall’abitato, inaugurata nel 1964 da Che Guevara.
Risalendo la strada per Santa Clara ci sono molte cose splendide da vedere: la culla cattolica dell’isola Camaguey, la perla del sur Cienfuegos, le splendide spiaggie di Guardalavaca oppure più a nord le famigerate isole, i cayos Guillermo e Coco, tanto belle quanto costose e affollate di turisti.
Abbiamo quindi dedicato alcuni dei nostri ultimi giorni alla visita di Santa Clara, la città del Che, in cui la sua colonna di giovanissimi e coraggiosi ribelli riuscì a deragliare quattro carrozze di un treno blindato con a bordo armi e soldati, interrompendo le linee ferroviarie nord-sud e segnando il trionfo della rivoluzione. Qui ci sono due tappe fondamentali: il Monumento la Toma del tren blindado, cioè l’esposizione delle carrozze deragliate, mai spostate da allora; e il mausoleo di Che Guevara: un monumento in pietra enorme appena fuori città, sormontato dalla statua dell’argentino e con all’interno un museo che riassume la sua vita.
Per essere fedeli alla cronologia della storia che abbiamo seguito abbiamo deciso di andare due giorni a Playa Giron, centro della famigerata Baia dei Porci in cui un Fidel Castro vittorioso e impegnato nella costruzione di uno stato, nel 1961 affronta e sconfigge l’attacco americano organizzato per invadere l’isola.
Il giorno prima del nostro volo di ritorno abbiamo infine visitato a l’Havana il Museo de la Revolucion che ci ha riassunto tutto ciò che abbiamo visto lungo la strada della rivoluzione ed ha aggiunto ai nostri ricordi moltissime foto ed emozioni.
Che cosa ci resta di questo viaggio? La consapevolezza che gli ideali possono ribaltare le dittature e che niente, nemmeno gli ideali stessi, sono immuni dai cambiamenti storici mondiali.