Cuba e i 90 anni di Fidel
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Ad aprile prenotiamo il volo Blu Panorama direttamente sul sito ufficiale, poi cominciamo la difficile ricerca di un volo interno A/R L’Avana-Cayo Largo. Qui le cose si fanno più complicate perché non ci sono molti siti che offrono questo servizio! Noi troviamo il sito Travelnetcuba.it dove si compila un form di prenotazione a cui rispondono via email alcuni operatori gentilissimi ma poco inclini a dare risposte concrete e rassicuranti; anzi, un’operatrice addirittura ci chiede se siamo proprio sicuri di voler prenotare nonostante non sia certo che il volo parta nel giorno da noi scelto, in quanto i voli interni vengono confermati solo la mattina stessa del volo! Alla fine ci fidiamo solo perché online ci sono commenti molto positivi su questa agenzia cubana e perché in sostanza non abbiamo alternative. Alla fine prenotiamo il volo L’Avana-Cayo Largo a 210 € A/R a persona (con trasporto hotel-aeroporto incluso), e devo ammettere che, nonostante qualche imprevisto e tanta incertezza sull’orario dei voli, l’agenzia Travelnetcuba si è rivelata seria e affidabile! Per le notti che passeremo a L’Avana, Viñales e Trinidad vogliamo sfruttare prevalentemente le casas particulares : case di privati in cui vengono ricavate stanze con bagni privati. Dopo lunghissime ricerche decido di prenotarle tutte e tre su Amorcuba.com. Per prenotare le case si compila un form e poi si viene contattati via email direttamente dai ragazzi dell’agenzia cubana. Io parlo con il gentilissimo Alejandro e prenoto a L’Avana Casa Aida , a Viñales Villa Pitin y Juana , a Trinidad Casa Ileana , tutte scelte seguendo le seguenti priorità: vicinanza al centro, foto convincenti, commenti positivi. Scelte ragionate che si sono rivelate ottime sotto tutti i punti di vista! Alloggiando nelle case particular c’è il vantaggio di spendere davvero pochissimo per gli standard di un europeo: i prezzi variano da 25 a 30 CUC a notte, con colazione che può andare dai 3 ai 5 CUC a persona al giorno. Inoltre l’accoglienza ed il calore dei cubani ti fanno spesso sentire come a casa! Per quanto riguarda il pernottamento a Cayo Largo invece non c’è molta scelta: si può soggiornare solo in un resort, non essendoci sull’isola hotel “normali” o case particular. Scegliamo quindi il Sol Cayo Largo prenotato su Melia.com all’esorbitante cifra di circa 1.200 € per 5 notti (prezzo che però comprende tutto, pernottamento, pasti, bibite no-limits).
Infine, per la notte a L’Avana pre e post partenza per Cayo Largo scegliamo un hotel perché il bus dell’agenzia presso cui abbiamo prenotato i voli interni chiedeva di specificare l’hotel da cui prelevarci e non era possibile indicare una casa particular…E poi in fondo non vogliamo farci mancare neanche l’esperienza dell’hotel cittadino! Optiamo per l’ Hotel Florida , uno stupendo albergo storico in Habana Vieja.
SABATO 23 LUGLIO – MILANO-L’AVANA
Partiamo alle 9:00 da Milano Malpensa. Il volo Blu Panorama è accettabile ma i sedili sono piuttosto scomodi a causa del poco spazio per le gambe. Atterriamo alle 13:50 a L’Avana e affrontiamo i lunghi controlli in dogana. Con Alejandro di Amorcuba eravamo rimasti d’accordo che ci avrebbe mandato un taxi a prenderci all’aeroporto. Troviamo il nostro tassista senza difficoltà, poi, visto che la coda alla Cadeca dell’aeroporto è troppo lunga, andiamo ad una Cadeca nel Vedado dove cambiamo un po’ di contanti (carte e bancomat a Cuba sono quasi inesistenti). Ovviamente il taxi è un rottame incredibile: dico solo che la portiera del guidatore non si apriva da fuori, ma dovevamo aprirgliela noi dal posto del passeggero! Finalmente arriviamo alla nostra casa particular, Casa Aida in Calle Animas 263 (in Centro Habana e a due passi da Habana Vieja), dove veniamo accolti da moglie, marito e cagnone beige super pelosissimo che poi scopriremo chiamarsi Simba: mai nome fu più azzeccato! In generale la casa è ben arredata, anche se noi vediamo solo il grande soggiorno, dominato da una TV ed un impianto stereo giganteschi. Saliamo svariati ripidissimi scalini e arriviamo nella nostra stanza, dove aiuto la padrona di casa a fare il letto. La camera non è grandissima, ma c’è un ripiano comodissimo per le valigie e persino un letto in più su cui mettere i vestiti. Il bagno è gigante, ma la mancanza della tavoletta del water all’inizio ci demoralizza un po’…Scopriremo poi che a Cuba non bisogna fare troppo i pignoli, soprattutto per quanto riguarda le toilette! Il tempo di aprire le valigie e scoppia un temporale pazzesco, che noi ci godiamo nel verandino, comodamente seduti su due sedie a dondolo, che qui sono un must, le hanno tutti. Lo spettacolo dalla vetrata è pazzesco: al di là della pioggia vediamo un affollamento di case in vari stadi di decadenza, con bucato steso ovunque, muri scrostati, porte pericolanti, materiale da costruzione abbandonato…questa è la nostra prima finestra sulla vera Cuba. Quando il temporale finisce e la pioggia diminuisce decidiamo di andare a berci qualcosa e corriamo al Cafè Archangel , in Calle Concordia n.57, un bar meritatamente consigliato dalla Lonely Planet: 5 tavolini minuscoli ricavati da vecchie macchine da cucire con piano decorato da bellissimi “azulejos” sono l’unico arredamento di questo minuscolo locale, insieme ad un gruppo eterogeneo di bei quadri e ad un televisore vintage che trasmette film di Charlie Chaplin. Prendiamo una Cerveza Cristal e una Tukola, la coca-cola cubana firmata Ciego Montero, l’unico produttore di acqua e bibite a Cuba!
Per cena ci dirigiamo verso il Malecón e ci fermiamo a mangiare da Castas y Tal, un ristorante piccolino super nuovo e moderno…non sembra nemmeno di stare a Cuba. E questa cosa, insieme al cibo buono ma non eccezionale, mi fa desistere dal consigliarlo ad altri. La stanchezza del viaggio ci piomba addosso, quindi torniamo alla nostra casa particular e, dopo una doccia rigorosamente fredda (qui non esiste l’acqua calda: la si trova leggermente tiepida solo durante il giorno perché il sole scalda le cisterne) ci addormentiamo.
DOMENICA 24 LUGLIO – L’AVANA
Il jet lag ci colpisce impietoso: alle 5:00 del mattino siamo già svegli nonostante fuori sia ancora buio. Altra doccia fredda, poi dalla finestra del bagno (dove non ci sono vetri ma solo veneziane di lamiera) guardo L’Avana che compare dal buio mentre decine di galli riempiono l’aria coi loro canti che si rincorrono per tutta la città. Questo è forse, di tutta la vacanza, il momento che mi rimarrà più impresso negli occhi, nelle orecchie e nel cuore. Facciamo colazione alle 8:00 con caffè, succo di guava, frutta fresca, uova, prosciutto e panini buonissimi! Oggi è un po’ nuvoloso. Usciamo e andiamo sul Malecón , che a quest’ora è deserto, ma non prima di essere fermati da due jineteros che all’inizio sembrano solo una coppia simpatica che ci riconosce subito come italiani e che comincia a chiacchierare chiedendoci quando siamo arrivati, dove alloggiamo, se ci piace L’Avana, ecc. Dopo qualche minuto però tradiscono le loro intenzioni insistendo per portarci alla cooperativa, un posto aperto, a detta loro, solo un’ora al mese dove si comprano i sigari a metà prezzo. E guarda caso questa è proprio l’ora del mese…ma pensa che fortuna!!! Decliniamo, e loro rilanciano con un giro in auto storica per vedere la città. Rifiutiamo anche questa proposta al che, scocciati, ci mollano. Gli jineteros sono così: prima sembrano i tuoi migliori amici, poi quando capiscono che non ne ricavano nulla ti mollano malamente e in tempo zero si sono già volatilizzati! Passeggiamo lungo il Malecón ammirando con stupore gli edifici decadenti (spesso dei veri e propri ruderi di case che un tempo dovevano essere state stupende) e ci dirigiamo al Castillo de San Salvador de la Punta da cui vediamo oltre la baia il Castillo del Morro, il castello dal quale tutte le sere alle 21:00 sparano un colpo di cannone. Prendiamo quindi il Paseo del Martí : un vialone alberato ampio, pavimentato e storicissimo, ma di fatto un po’ deserto. Qui incontriamo un ragazzo molto simpatico che ci racconta di aver vissuto e lavorato in Italia nel ‘98…di solito tutti gli jineteros hanno guardacaso parenti o amici dove vivi tu, ovunque tu viva, ma questo ci cita addirittura l’Esselunga di Milano Ripamonti e qui capiamo di essere di fronte ad uno che dice la verità (oppure ad uno che è davvero sul pezzo!). Ovviamente ad un certo punto prova anche lui a portarci alla cooperativa a comprare i sigari, ma quando decliniamo ci saluta simpaticamente e con cortesia se ne va. Arriviamo al Capitolio , bellissimo e imponente, ma attualmente in ristrutturazione. Mentre passeggiamo nel Parque Central, pieno di auto vintage, un uomo ci ferma e ci dice di essere il nostro vicino di casa. Sa tutto di noi: dove alloggiamo, quando siamo arrivati, con che auto. Sembra la CIA e ci inquieta un po’: questo è uno che ci tiene d’occhio da ieri sera! Ovviamente cerca di portarci anche lui a ‘sta benedetta cooperativa (anche se nel frattempo la famosa ora di apertura è passata da un bel pezzo) e noi lo molliamo con una scusa…ma solo per incontrare poco dopo una coppia, anche loro nostri vicini di casa, anche loro informati sui fatti. Incredibile quanto sia piccola L’Avana! Noi ormai siamo preparati: sappiamo tutto della cooperativa e non ci interessa, così come non ci interessano le serate di salsa ed i ristoranti da loro proposti. Sono solo piccole truffe per guadagnare qualche CUC.
La cosa più divertente è che non te lo aspetteresti mai ma i cubani de L’Avana sono degli esperti antropologi visto che a decine di metri di distanza riescono a capire che sei italiano. Ok, che siamo turisti è evidente, ma perché non dovremmo essere francesi o spagnoli? Saranno i vestiti, non so. Di certo sono affascinati dalle sneaker: te le guardano in continuazione, alcuni ti chiedono addirittura quanto costano, altri (i più benestanti) se gliele vendi!
Circumnavighiamo il Capitolio passando a fianco del Parque de la Fraternidad (che, come tutti gli altri “parchi” della città è una colata di cemento con qualche aiuola e pochi alberi ma molte, moltissime panchine, perché ai cubani piace stare seduti a vedere cose…) e vediamo la Real Fabrica de Tabacos Partagás , dove un tizio, proprio sotto gli occhi dei veri venditori di sigari, cerca di convincerci a seguirlo alla cooperativa. Questa storia degli jineteros comincia a diventare comica e noi studiamo dei modi per prenderli un po’ in giro anticipando le loro domande e facendogli capire che sono i centesimi ad averci detto le stesse identiche cose quel giorno. Quando fai così ti mollano subito, e ad alcuni viene anche un po’ da ridere perché in fondo lo sanno di essere dei rompiballe! Superiamo la porta di ingresso al Barrio Chino , il quartiere cinese più triste del mondo visto che non c’è nessun cinese né tantomeno qualcosa (edificio, ristorante, negozio) che c’entri qualcosa con la Cina. Torniamo verso il Capitolio, passando davanti all’ Hotel Inglaterra e al Teatro Nacional , ma le auto d’epoca gialle, rosa e verdi catturano la nostra attenzione e ci fermiamo a guardarle. Ci attira una Ford cabrio fucsia: il proprietario, Richard, un ragazzo giovane e curatissimo, ci convince a fare un giro di un’ora a 25 CUC. La macchina è enorme e splendida, ed è una meraviglia girare in cabrio! Richard ci indica tutti i luoghi più importanti partendo dal sud della città. Prima sosta: Plaza de la Revolución con il monumento a José Martí ed i ritratti di Camilo Cienfuegos e di Che Guevara sul palazzo del ministero degli interni. Poi Cimitero Monumentale, Parco John Lennon , Hotel Nacional, corsa lungo il Malecón, Plaza San Francisco, la bella Catedral Ortodoxa con le sue cupole d’oro e ritorno al Capitolio. Il giro in auto è un po’ tamarro e moooolto da turisti ma merita! Finito il giro ci dirigiamo in Calle Teniente Rey al Chanchullero de Tapas , che fatichiamo a trovare: si tratta infatti di un locale piccolissimo e senza insegne a cui si accede tramite un portone di legno incastrato vicino ad un negozio di souvenir…praticamente invisibile! Se non fosse stato consigliato dalla Lonely Planet non l’avremmo mai notato. Qui prendiamo 3 tapas, pensando erroneamente che siano piccolissime porzioni come le tapas spagnole e ci vediamo arrivare 3 piatti enormi: due di chorizo e uno di gamberi con ananas (questi ultimi pazzeschi!), il tutto accompagnato da un mojito ed una piña colada. Il locale è stupendo, un po’ in stile “prigione”, e infatti c’è una cella vera e propria con sbarre di ferro e tutto il resto in cui è sistemato un tavolino per due! Stupendo! Attorno ci sono dei tavoloni grezzi con delle casse di legno al posto delle sedie, un’intera parete tappezzata di banconote da tutto il mondo ed alcuni murales sulla rivoluzione, con Fidel e il Che. Il personale è giovane è cortese, i prezzi onesti per noi occidentali, l’atmosfera molto alternativa. Conto finale: solamente 23 CUC! Consigliatissimo! Tempo di uscire ed è uscito anche il sole! Ritorniamo al Capitolio dove prendiamo Calle Industria e poi Calle San Rafael , una vita pavimentata ricca di negozietti per cubani, barettini e fast food dove mangiare con pochissimo stando in piedi per strada. Alle 19:30 andiamo a cena al Castropol , un ristorante sul Malecón super ristrutturato e purtroppo molto turistico e “tirato” affacciato sul Malecón. Qui prendiamo 1 litro di sangria ghiacciata, gamberi e aragosta. Spendiamo 53 CUC: una delle cene più care di tutta la vacanza, ma nulla in confronto a quanto pagheremmo una cena del genere in Italia! Di sera il Malecón si anima riempiendosi di cubani che stanno semplicemente seduti sul muretto che affaccia sul mare (che però non si vede da quanto è nera la notte!) non si sa bene a fare cosa. Prendiamo Paseo del Martí (discretamente animato la sera) e arriviamo al Floridita , locale famoso per aver inventato il daiquiri e perché qui veniva ad ubriacarsi Ernest Hemingway (ma del resto in questa zona del mondo i locali dove Hemingway NON si ubriacava si contano sulle dita di una mano!). Prendiamo ovviamente 2 daiquiri (davvero notevoli) a 6 CUC l’uno (cifra abbastanza folle per Cuba) e ci godiamo la musica dal vivo di una band messicana. Intanto decine di turisti si accalcano per fare svariate foto alla (e con la) statua di Hemingway seduta al bancone: vera attrazione del locale!
LUNEDÌ 25 LUGLIO – L’AVANA
Oggi splende il sole. Usciamo e ci dirigiamo in Calle Obispo : siamo nel cuore dell’Habana Vieja! La via è molto bella, piuttosto turistica e affollata. Vediamo l’ Hotel Florida (bellissima sia la hall centrale che il cortiletto interno, a cui si accede superando i bagni sulla sinistra della hall) e arriviamo in Plaza de Armas , affollata di banchetti di libri antichi e libri usati e al centro del quale c’è un bel parchetto. Superiamo la piazza e vediamo El Templete e poi, da lontano, il Cristo e la casa del Che. Torniamo indietro lungo Calle Mercaderes , una bellissima vietta su cui si affacciano edifici colorati e moltissimi bar e ristoranti. Noi ci fermiamo al Cafè Habana , vicino al Museo del Chocolate, un bar molto ampio con pareti a righe verticali bianche e verdi ed una bellissima scultura appesa dietro il bancone. Dopo la sosta riprendiamo il cammino e arriviamo in Plaza Vieja : una meraviglia per gli occhi! Una volta questo era il vero volto di Cuba e io cerco di immaginarmi il resto della città con questa luce, questi colori e queste forme. Dev’essere stata stupenda…ma in fondo, anche ora è stupenda! Prendiamo Calle Muralla per andare a Plaza San Francisco e alla Catedral Ortodoxa ma sbagliamo direzione e la prendiamo al contrario. L’esperienza è comunque piacevole e ci permette di vedere il quartiere residenziale, la parte più povera dell’Avana. Uomini e donne seduti sui gradini fuori dalla porta, venditori di frutta con la merce esposta sui carrettini o nelle cassette buttate direttamente per terra, macellai con pezzi di maiale esposti alla luce ed alle mosche, finestre e porte aperte che lasciano intravedere scorci di vita quotidiana. La gente cammina per strada con vassoi di uova bianchissime (qui le uova vengono vendute in questi vassoi giganti da circa 30 uova!) e panini tenuti in mano senza sacchetti né carta; uomini sputano sulla strada dissestata; un vecchio sul marciapiede spolvera un tubo catodico, non si sa bene a che scopo…Tutto un altro mondo! Quando ci accorgiamo di aver sbagliato strada torniamo indietro su Calle Sol facendo un altro tuffo in questo mondo, quindi sbuchiamo sul molo e arriviamo al Mercato S. José, pieno di quadri stupendi e souvenir pacchiani. Raggiungiamo la bella Catedral Ortodoxa, che visitiamo dentro e fuori, poi pranziamo al bar Dos Hermanos (sempre su consiglio della Lonely Planet). Prendiamo pollo fritto e gamberi con frutas: è tutto talmente buono che facciamo anche un bis. Il bello è che al locale non gli daresti due lire a vederlo da fuori, e invece ci si mangia bene e suonano anche dal vivo! La cosa buffa è che, come in molti altri posti a Cuba, il bagno si paga, ma qui c’è addirittura la vecchina che ti dà uno “strappino” di carta igienica in cambio di 1 CUC: una follia! Dopo pranzo raggiungiamo la bellissima Plaza San Francisco . Davanti alla chiesa troviamo la famosa statua del Caballero de París, dove scattiamo qualche foto, poi risaliamo fino alla compatta e affascinante Plaza de la Catedral . La cattedrale è chiusa, ma noi visitiamo i dintorni e ci spingiamo fino al Taller Experimental de Gráfica dove vediamo alcuni artisti all’opera. Molto bello!
Torniamo a casa per riposarci un po’ ed evitare le ore più calde. Domani partiamo per Viñales quindi, usando il telefono fisso di casa e la tessera telefonica per le chiamate internazionali acquistata la mattina in centro, chiamo la casa particular di Viñales per indicare un orario approssimativo di arrivo per l’indomani. Per cena decidiamo di tornare al Chanchullero de Tapas , dove stavolta mangiamo proprio nella piccola prigione! La cosa è molto divertente perché il cameriere ti passa il cibo proprio dalla fessura dedicata e la gente nel locale ti guarda un po’ strano! Tornando a casa ripassiamo davanti al Teatro Nacional, che di notte dà il meglio di sé: completamente decorato da un’illuminazione notturna studiata ad hoc che lascia a bocca aperta… un vero e proprio gioiello nella notte!
MARTEDÌ 26 LUGLIO – VIÑALES
Il nostro programma prevede di partire per Viñales stamattina, ma noi non abbiamo ancora un mezzo di trasporto. Ad inizio vacanza, infatti, abbiamo deciso di non noleggiare un’auto in quanto i prezzi sono alti ed il fatto di avere un veicolo da parcheggiare in un luogo sicuro la notte o quando non utilizzato ci sembra una scocciatura inutile. Decidiamo quindi di usare i taxi, che qui sono il mezzo di trasporto più diffuso. Chiediamo al nostro padrone di casa se conosce un tassista e lui chiama un certo Alexander. La telefonata è comica: inizia con “Ah, hai cambiato macchina? E funziona?”. A posto siamo! Comunque concordiamo 90 CUC per Viñales (prezzo un po’ altino ma accettabile per noi che non abbiamo voglia di faticare per trovare un taxi in centro) e facciamo una colazione veloce. Nel frattempo ci raggiunge un ragazzo di Milano conosciuto il giorno prima proprio qui in casa e che decide su nostro invito di venire con noi a Viñales. Paghiamo la casa (25 CUC a notte + 6 CUC al giorno per la doppia colazione: totale 93 CUC), prepariamo le valigie e arriva l’autista. L’auto è pazzesca: storicissima, rossa, enorme!!! Mancando l’aria condizionata, Alexander ha pensato bene di attaccare un ventilatore sul cruscotto, e in generale la ventilazione della vettura è agevolata dal fatto che mancano completamente i finestrini posteriori! Durante il viaggio Alexander ci racconta della sua vita e di Cuba, mentre davanti ai nostri occhi sfila un paesaggio pazzesco: campi verdissimi e vegetazione di ogni tipo circondano l’autostrada che, tra parentesi, non è per niente così brutta come dicono. Anzi, è ben messa, praticamente deserta, scorrevolissima. L’unica stranezza è che ogni tanto alcune strade sterrate affluiscono direttamente sull’autostrada, che non ha guardrail, quindi capita che si immetta qualche trattore, qualche carro o qualche animale, ma sempre a bordo strada. Sul bordo ci sono anche venditori di polli fritti, formaggio, panini imbottiti…tutto piuttosto strano e comico!
Dopo circa 3 ore arriviamo a Viñales: un paesino di campagna costellato da casette colorate. La nostra casa particular, Villa Pitin y Juana , ha una terrazza con vista sui mogotes, le “montagne” tipiche di questa zona, e la nostra camera si affaccia proprio sul balconcino più vicino ai mogotes: meraviglioso! La ragazza che ci accoglie ci offre anche un drink: succo di guava di benvenuto. La camera è nuovissima e super curata, l’acqua della doccia è calda, c’è il phon e un condizionatore modernissimo. Insomma, sembra quasi di stare in un hotel, anche per il fatto che noi non vediamo la casa dei proprietari, al piano di sotto, ma solo le zone comuni sulla terrazza. Lasciamo i bagagli e chiediamo ad Alexander di portarci all’ Hotel Los Jazmines , dove c’è una piscina con vista panoramica sui mogotes. Paghiamo 6 CUC a testa per l’accesso alla piscina e rimaniamo letteralmente senza fiato per la vista: sembra di stare in una scena di Jurassic Park, con queste montagne completamente ricoperte di vegetazione verdissima e gli alberi che, a migliaia, costellano la valle circostante. Meraviglioso! Accaldati facciamo un tuffo in piscina, che è affollata ma piacevole, poi pranziamo al bar dell’hotel dove mangiamo in tre spendendo solo 14 CUC in tutto! Dopo aver fatto alcune foto dal Mirador situato proprio sopra la piscina, decidiamo di andare via. Non ci sono taxi, quindi chiediamo un passaggio a due ragazze spagnole dotate di macchina. Appena arrivati a casa inizia un fortissimo temporale: io me lo godo dal balconcino della nostra camera e mi sembra che al mondo non ci sia niente di più bello del rumore della pioggia sulle foglie dei platani. Per cena il nostro compagno di viaggio, che nel frattempo ha trovato alloggio in una casa vicina alla nostra, ci raggiunge a Villa Pitin y Juana, dove ceneremo. Crema di zucca, pollo e aragosta, con accompagnamento di riso, fagioli e frutta. Il pollo è il più buono che abbia mai mangiato, con una glassatura perfetta al miele che lo rende dolcissimo e croccante! Dopo cena andiamo in centro dove ci prendiamo un daiquiri al JP Bar&Tapas , un locale moderno e un po’ tamarro, poi facciamo un secondo giro all’ Esquinita , un barettino piccolissimo situato ad un angolo di Calle Rafael Trejos, la parallela della strada principale di Viñales, Calle Salvador Cisnero.
MERCOLEDÌ 27 LUGLIO – VIÑALES
Anche qui come a L’Avana mi sveglia all’alba il canto dei galli. Colazione sulla terrazza con caffè, succo di guava, uova. Alle 9:00 ci incontriamo con il nostro compagno di viaggio all’angolo tra la Carrettera a Pinar del Rio e Via Cisnero e concordiamo con l’unico tassista in circolazione (un taxi viola e nero mezzo scassato!) 30 CUC per il giro di una mattinata che comprende: Cueva del Indio, Cueva de Santo Tomas e Mural de la Prehistoria. Lui ci porterà nei vari posti e rimarrà ad attenderci. Il taxi, come quasi tutti i taxi che vedremo a Cuba, ha una sola maniglia per tutti i finestrini,
Che loro staccano e attaccano alle varie portiere per tirarli sù e giù: dei geni! Dopo questa delicata operazione di apertura dei finestrini, partiamo. La prima tappa è alla Cueva dell’Indio dove per 5 CUC visitiamo una grotta molto bella anche se breve, ricca di stalattiti e stalagmiti (e anche di qualche pipistrello che vediamo svolazzare sopra le nostre teste!) e al termine della quale si scende verso un fiume sotterraneo, che percorriamo su un’imbarcazione a motore. Il tizio che guida la barca ci indica varie rocce e ci racconta come somiglino a questo e a quello (animali, vegetali, ecc.). Dopo il percorso sotterraneo sbuchiamo all’esterno attraverso una bellissima apertura nel fianco della montagna e scendiamo in mezzo ad una ricca vegetazione, popolata da galli, galline e pulcini, che qui a Cuba abbondano!
Risaliamo sul nostro taxi e ci dirigiamo alla prossima grotta. Per strada, però, veniamo catturati da una piantagione di tabacco e decidiamo di fermarci. Non è stagione per vedere il tabacco, né nei campi né negli essiccatoi, ma andiamo comunque in un grande essiccatoio dove vediamo una piccola rappresentazione del tabacco appeso ad essiccare. Il campesino ci fa vedere come si fa un sigaro, poi ce ne offre uno a testa, che fumiamo guardando l’incredibile paesaggio intorno a noi. Mentre ci dirigiamo alla Cueva de Santo Tomás il tassista ci dice che per visitare la grotta serve una guida e ne raccatta una per strada: un ragazzo di 30 anni di cui purtroppo non ricordo il nome. Scendiamo nei pressi di una casetta in mezzo alla vegetazione davanti alla quale stanno scuoiando un maiale…Partiamo bene! Da qui si entra subito nella vegetazione: camminiamo lungo prati verdissimi circondati da palme, piantagioni di fagioli e poi alberi di malanga e di mango. Mentre camminiamo la guida ci fa assaggiare dei frutti colti direttamente dagli alberi: guayaba e mango…che buoni! Quando dobbiamo attraversare un fiumicello su di un ponte strettissimo, tutto storto e senza corrimano (unico aiuto: un cavo di metallo tutto lasco tirato da un albero all’altro) rimango un po’ spiazzata, ma è solo quando dobbiamo attraversare un altro fiumiciattolo (o ri-attraversare lo stesso, non s’è capito) camminando su di un tronco d’albero (anche questo dotato di cavo metallico arrugginito come unico sostegno) penso che mi stiano proprio prendendo in giro! Comunque, prima di rendermi conto davvero della cosa e farmi salire l’ansia, attraverso sul tronco ed è fatta!
Proseguiamo nella vegetazione, stavolta leggermente in salita, superiamo un sorta di risaia camminando su dei sassi scivolosi, lasciamo dietro di noi alberi, buoi, cavalli e chissà quali altri animali, magari striscianti, e cominciamo la salita lungo un terreno scosceso verso l’ingresso della grotta. Una volta raggiunto l’ingresso la guida ci chiede se vogliamo fare il giro corto o il giro lungo e ci informa sui prezzi. Decidiamo per il giro lungo, poi io ricevo una lucina da mettere in fronte con un elastico mentre agli altri viene data una torcia a mano. Il primo tratto è di facile percorrenza: camminiamo quasi totalmente in piano ammirando stalattiti e stalagmiti gigantesche, con forme stranissime. Ad un certo punto dobbiamo superare un passaggio strettissimo, da fare in ginocchio e strusciando contro le rocce! Da qui il cammino si fa più difficile, ma anche più affascinante. Cominciamo a salire e scendere su rocce bagnate e scivolosissime. Ad un certo punto la guida ci invita a spegnere tutte le torce e a stare in silenzio per poter assaporare il completo isolamento dal resto del mondo e la pace incredibile che regna in questo luogo sotto terra. Il buio è totale, così come il silenzio. Un’emozione unica…
Riprendiamo il cammino che si fa sempre più impegnativo ed io mi faccio qualche domanda sia sulla follia dei cubani che permettono ai turisti di entrare senza particolari accorgimenti in un luogo così, sia sulla Lonely Planet, che non accenna minimamente al fatto che si tratti di un’escursione tanto impegnativa! Quando arriviamo ad una formazione di stalattiti, che la guida comincia letteralmente a suonare come se fossero percussioni (producendo peraltro un suono cristallino meraviglioso), rimango davvero incantata! È il momento di tornare indietro, rifacendo il percorso al contrario. Tornando al taxi vediamo che nel frattempo il maiale di prima è stato completamente macellato e che un pentolone enorme tipo da stregone contenente frattaglie di maiale sta bollendo su un fuoco acceso a bordo strada. Mah, meglio non farsi domande! Tornando verso Viñales ci fermiamo al Mural de la Prehistoria , che vediamo solo da lontano senza pagare l’ingresso. Molto bello, ma di rapida visione. Decidiamo di pranzare nel centro di Viñales, al ristorante Eden, un postaccio dove ci servono del riso scaldato talmente pessimo che persino il cane randagio a cui lo diamo non lo mangia!
Percorriamo quindi la via del centro alla ricerca di una soluzione per spostarci a Trinidad, l’indomani mattina. Un taxi privato per sole due persone costerebbe la bellezza di 180-200 CUC, quindi optiamo per il taxi collettivo a 35 CUC a testa che, a detta del pappone che organizza i viaggi con i taxi collettivi, in sole 6 ore ci dovrebbe portare a Trinidad. Il nostro compagno di viaggio invece spenderà 30 CUC per fermarsi prima, a Cienfuegos. Dopo la telefonata di rito alla prossima casa particular e una doccia andiamo a cena alla Cocinita del Medio , ristorante consigliato dalla Lonely Planet. La proprietaria è molto cortese ma fa subito un’uscita che non ci piace: ci elenca i piatti del giorno che però non comprendono aragosta ma solo gamberi, pescado e poco altro; gli chiediamo quindi se non hanno aragosta e lei risponde “el camaron es una langosta pequeña”…ma sei seria o ci prendi in giro? Il gambero è un’aragosta piccola? Vabbè, prendiamo questi benedetti camaron e rimaniamo profondamente delusi: gommosi e insapori! E questo sarebbe uno dei migliori ristoranti di Viñales??
GIOVEDÌ 28 LUGLIO – VIÑALES-TRINIDAD
Dopo una veloce colazione paghiamo la casa particular (25 CUC a notte + 10 al giorno per la doppia colazione + la cena per 3 persone: totale 102 CUC). Alle 8:30 passa a prenderci il taxi condiviso, un pulmino piuttosto comodo da 15 persone. La prima parte del viaggio scorre tranquilla, ma arrivati nei dintorni dell’Avana ci scaricano in un’autogrill dicendoci che bisogna fare un cambio di pulmino. Riassumo l’esperienza dicendo che abbiamo aspettato 40 minuti per ripartire, che il nuovo “pulmino” era una roba dell’anteguerra in cui hanno caricato più di 20 persone su panchette senza schienale, con i bagagli accatastati sul tetto; che ad un certo punto abbiamo beccato in pieno un acquazzone e che le nostre valigie, caricate sul tetto del veicolo, non erano protette da nulla quindi si sono prese l’acqua; che alla fine, invece di metterci 6 ore, ce ne abbiamo messe 12, arrivando a Trinidad alle 18:00 passate! Mai più! Ileana, la padrona della nostra casa particular, ci accoglie preoccupata: ci aspettava ore fa!
Casa Ileana , in Calle Gloria 42, è un’antica casa coloniale vicinissima a Plaza Major che deve aver visto un periodo davvero d’oro in passato…ma anche ora non è niente male! Anche qui, come nella casa a L’Avana, abbiamo libero accesso al loro soggiorno, dove la sera marito e moglie guardano l’enorme TV seduti sulle loro immancabili sedie a dondolo. La nostra stanza è al piano superiore, su un terrazzino tutto nostro: fantastico! Usciamo affamati e ci fermiamo nel primo posto che ci ispira, il Restaurante Giroud J&J: una scelta azzeccatissima! Prendiamo degli ottimi camaron rebosado (gamberi fritti), e camaron grillé, il tutto annaffiato da sangria nacional, cioè una sangria senza frutta che mi conquista subito. Spendiamo 38 CUC, che per il posto è una cifra altissima visto che abbiamo preso la cosa più cara del menù! Buono ed economico: consigliatissimo!
VENERDÌ 29 LUGLIO – TRINIDAD
Colazione alle 8:00 sul terrazzino con insalata di mango e guayaba, succo di frutta e uova. Usciamo e ci dirigiamo subito nella zona nord ovest della città, dove si può ammirare il quartiere residenziale più autentico di Trinidad, ma anche il più povero. Ammirare la città non è affatto facile perché le strade sono fatte di sassoni scivolosi e sono pure un po’ dissestate, ma se ci si ferma spesso ad osservare tutto intorno si capisce subito che Trinidad regala degli scorci davvero incredibili! Le case colorate, le inferriate decorative, le auto anni ‘50 dai colori pastello, i carri trainati dai cavalli…sembra di stare in un dipinto! Anche qui, come a L’Avana, la gente tiene porte e finestre aperte, regalandoti uno spiraglio sul loro mondo, e spesso se ne stanno seduti fuori, sui gradini. Vediamo un macellaio che non è altro che un baracchino di legno con appesa fuori una testa di maiale (vera) e con grossi pezzi di carne sbattuti sul piccolo bancone senza carta né altre protezioni. Il sangue non viene lavato via e le mosche si cibano libere. Ad un tratto vediamo un tizio che trasporta mezzo maiale macellato in una carriola che ha tutta l’aria di aver trasportato detriti poco prima. Agghiacciante! Ci fermiamo per una birra in un caffetteria carinissima, Don Barrell , con pareti di sassi, tavoloni grezzi e una bellissima bandiera di cuba dipinta sul muro; poi ci dirigiamo nel centro dove vediamo la bella Plaza Major con la scalinata che porta alla Casa de la Musica , la chiesa, e il campanile del Convento de San Francisco de Asis , che è un po’ il simbolo di Trinidad: stupendo! Per il pranzo andiamo sul sicuro tornando da Giroud J&J . Mentre mangiamo, quattro cubani un po’ in là con l’età suonano musica cubana riempiendo di vita le strade circostanti. Qui decido di affrontare un problema tecnico che mi perseguita da qualche giorno: devo assolutamente tagliarmi i capelli, sono troppo lunghi e con il caldo mi danno fastidio! Chiediamo alla cameriera dove posso trovare una parrucchiera e in meno di 5 minuti sono seduta sulla poltrona mentre una ragazza taglia abbastanza a casaccio i miei capelli. Pago 5 CUC, cifra evidentemente tirata a caso al rialzo dalla ragazza: lei è convinta di avermi fregato, quindi è contenta, ma non sa che anche io sono contenta perché in Italia ti chiedono almeno 3 volte tanto! Visitiamo quindi la parte sud di Trinidad fino all’ Iberostar Grand Hotel , poi arriviamo alla Redaccion , un ristorante misteriosamente non consigliato dalla Lonely Planet ma quotatissimo su TripAdvisor e dotato anche di un sito internet molto bello. Il locale è stupendo, arricchito da un cortile esterno (dove mangiamo noi) con forno antico funzionante, una scrivania antica con delle macchine da scrivere d’epoca ed un bagno originale del 1850! Prendiamo camaron rebosado, servito con riso pilaf e platano fritto, il tutto per 34 CUC. Buonissimo! Ceniamo a lume di candela e con sottofondo musicale dal vivo, come da tradizione cubana.
SABATO 30 LUGLIO – TRINIDAD
Oggi optiamo per una giornata tranquilla a Playa Ancon , che raggiungiamo con un taxi per 8 CUC. Playa Ancon però non ci soddisfa proprio per nulla. Sarà che il tempo non è dei migliori e che io non mi sento particolarmente bene, ma di fatto la spiaggia non è un granché, il mare non è quello caraibico che uno si aspetta e soprattutto è pieno di fastidiosi jineteros. In sintesi: non ci piace. La sera ceniamo di nuovo da Giroud J&J (ormai ci siamo affezionati!) con “espaguetis napolitano” e “langosta grillé”, condividendo il tavolo con due ragazzi olandesi che ci consigliano caldamente La Botija, altro locale famoso a Trinidad.
DOMENICA 31 LUGLIO – TRINIDAD
Oggi non sto per niente bene: ho febbre e raffreddore. Il raffreddore ai Caraibi? Ebbene si! Riposo tutto il giorno, poi per cena optiamo per il Restaurante Jazz Cafè: un ristorante semi-deserto dove prendiamo gamberi e pollo impanato nei corn flakes (una porcata); i contorni sono a buffet. Non lo consiglio.
LUNEDÌ 01 AGOSTO – TRINIDAD
Oggi mi sento decisamente meglio! Chiediamo a Ileana se è possibile prolungare il nostro soggiorno e aggiungiamo 2 notti alle 4 previste precedentemente. Di fatto rinunciamo a fare 3 giorni a Cayo Guillermo, come da programma iniziale, ma vista la giornata persa per la febbre, potremo vedere quello che ci manca di Trinidad. Oggi vogliamo visitare Manaca Iznaga, un’ex piantagione di zucchero molto antica. All’angolo tra via Desengaño e Calle Gutierréz troviamo come sempre un sacco di tassisti: ne scegliamo uno e concordiamo 35 CUC per Manaca Iznaga + Mirador sulla Valle de los Ingenios con tassista che, come sempre, rimane ad aspettarci e ci riporta indietro. Il tizio concorda prezzo e itinerario con noi, ma poi ci passa ad un suo amico, molto silenzioso, con una bellissima macchina anni ‘50 color acquamarina e nero. Arriviamo a Manaca Iznaga e rimango subito incantata dallo scenario: in mezzo alla campagna sorge questo agglomerato di case (non si può nemmeno parlare di “paese”) dove tutto ruota intorno alla bellissima torre di Manaca Iznaga. A cominciare dal mercatino di tovaglie e vestiti di lino che rende questo scenario davvero fiabesco: le tovaglie stese su decine di fili, come fossero panni stesi ad asciugare al sole, svolazzano creando intorno alla stradina che porta alla torre come delle quinte teatrali, candide ed in continuo movimento a causa del vento.
Alla fine del mercatino si solleva dal terreno questa imponente torre da cui, all’epoca dello schiavismo, la guardie controllavano gli schiavi nei campi. Poco lontano, l’ex casa dei proprietari della piantagione è ora aperta come bar / ristorante. Per 1 CUC a testa saliamo sulla torre, che è un continuo susseguirsi di scale sempre più ripide, fino alla scaletta a pioli finale. Il vento oggi soffia fortissimo e nell’alternanza tra arcate aperte e pilastri è un continuo vento – pace – vento – pace, vento….! La vista dall’alto è bellissima e, come tanti altri paesaggi di Cuba, incredibilmente e profondamente verde. Riprendendo il taxi ci dirigiamo al Mirador sulla Valle de los Ingenios , dove c’è un bar con una grande terrazza che regala una visione a 180° di questa immensa e stupenda natura. Lo spettacolo è pazzesco e dà proprio un’idea della vastità della natura che domina Cuba. Siamo ormai a mattina inoltrata, quindi decidiamo di farci portare a La Boca , un paesino di pescatori consigliato dalla Lonely Planet, convinti che lì troveremo un ristorantino dove mangiare pesce. Scopriamo invece che, a parte un mare davvero bello (di cui però non possiamo godere non avendo il costume), non c’è nulla: solo case fatiscenti e alcuni baracchini sul lungomare che vendono bibite e cibo fritto. In realtà sono quasi tutti chiusi, ma riusciamo a prendere delle crocchette ed una birra e a fare uno spuntino su una panchina di legno vista mare. Dopodiché torniamo a Trinidad, dove visitiamo il Museo Histórico Municipal , ovvero la casa del più ricco schiavista dei tempi d’oro di Trinidad. Qui c’è anche una piccola torre di 3 piani su cui è possibile salire mediante una scala a chiocciola e poi una a pioli per ammirare il panorama dei tetti di Trinidad: bellissimo!
La sera ceniamo a La Botija , ma non è un’esperienza che consiglio. Innanzitutto io vorrei uno posto senza ventilatore puntato addosso e dobbiamo attendere più di mezz’ora per averlo; inoltre il cibo non è granché: le crocchette di pesce sanno di tutto meno che di pesce ed il jamon serrano è servito tagliato spesso di 1 cm e ricoperto di una salsina agrodolce terribile. L’ambiente è molto bello, le bibite sono servite in calici di terracotta e i tovaglioli sono addirittura in tessuto (una cosa molto chic per Cuba) ma il cibo non è all’altezza. Dopo cena drink all’immancabile Canchanchara , locale carino consigliato dalla Lonely.
MARTEDÌ 02 AGOSTO – TRINIDAD
Oggi l’idea era quella di fare una gita a cavallo con bagno sotto una delle famose cascate di cui i dintorni di Trinidad sono ricchi. Ci affidiamo però alla persona sbagliata, di fatto un jinetero piuttosto furbo conosciuto a Playa Ancon. L’esperienza non è per nulla piacevole e si riassume con una passeggiata a cavallo di 10 minuti sotto il sole con arrivo ad una micro-cascata che l’acqua del rubinetto è più emozionante. In più il tassista che doveva tornarci a prendere non si presenta e noi rimaniamo bloccati per ben tre ore in un paesino sperduto e minuscolo, lontano chilometri dai percorsi più propriamente “turistici”, finché la provvidenza non ci manda una famiglia francese con auto a noleggio che si era persa e passava proprio di qui…E così proviamo anche l’esperienza dell’autostop! Alle 17.00 siamo di ritorno a Trinidad e, dopo una doccia depurativa, andiamo a “pranzo” da Giroud J&J , ormai una garanzia! Domani dobbiamo lasciare la casa di Trinidad ma non sappiamo dove andare visto che, avendo prolungato il soggiorno qui, il nostro programma iniziale dei 3 giorni a Cayo Guillermo è saltato. Decidiamo quindi di fare una giornata a Cienfuegos, città non lontana da Trinidad.
Dopo mangiato cerchiamo quindi un taxi che domani ci possa portare lì e ne troviamo uno che ci fa 40 CUC con partenza alle 9:30. Facciamo un giro in centro, poi ci rilassiamo sulla scalinata della Casa de la Musica, quindi ci spostiamo al Cafè Don Pepe, per un caffè ed una canchanchara, il drink più strano che io abbia mai bevuto!
MERCOLEDÌ 03 AGOSTO – CIENFUEGOS
Facciamo i bagagli e paghiamo la casa particular di Trinidad (30 CUC a notte + 10 CUC al giorno per la doppia colazione: totale 240 CUC). Il taxi, una Hyunday Atos con un teschio al posto del gancino per bloccare le portiere, arriva in anticipo. In poco più di un’ora siamo a Cienfuegos, ma dobbiamo ancora cercare una casa. Ne troviamo una in Av 60 di cui però non ricordo il nome, vicinissimo a Plaza de Armas, la piazza principale della città. La camera è minuscola ma c’è una zona colazione con bancone bar e terrazzino che è tutta per noi! La proprietaria, la señora Maria, è appiccicosa e logorroica, ma cortese. Cienfuegos però non è granché, anzi, è proprio bruttina! Plaza de Armas è piuttosto triste, anche se pulita e ben tenuta, e le vie sono affollate e molto caotiche, senza però avere il fascino delle via de L’Avana. Ci avviamo quindi verso Punta Gorda ovvero la zona balneare di Cienfuegos, che però a noi sembra un “frankenstein” tra una Rimini post-apocalittica e Quarto Oggiaro! Non c’è nulla e, di conseguenza, non c’è nessuno. Solo cemento, edifici un po’ fatiscenti e tanto, tantissimo sole a picco sulle nostre teste. Ci fermiamo a mangiare in un ristorante all’aperto tra Avenida 6 e Avenida 4, di cui non ricordo il nome ma che risulta riconoscibilissimo per la struttura in legno e il tetto in paglia: il locale sembra carino e la spiaggetta lì accanto è affollatissima di cubani. Peccato però che il posto si rivela essere un completo disastro! Innanzitutto non hanno né acqua (!) né bibite sigillate, ma il peggio arriva con il cibo: un piatto di pollo fritto che non sembra fritto ma soprattutto non sembra pollo…Per la prima e unica volta a Cuba siamo tanto disgustati dall’aspetto del piatto che ci facciamo domande sulla qualità del cibo e sulla pulizia della cucina quindi, per non rischiare intossicazioni, rimandiamo indietro i piatti, li paghiamo nostro malgrado e ce ne andiamo.
Prendiamo quindi un bici taxi che per 3 CUC ci riporta in Av 56. Affamatissimi pranziamo al Te Quedaras , un ristorante con un bell’arredamento e ottimo cibo, anche se con porzioni un po’ ridotte. Dopo pranzo facciamo una passeggiata lungo El Boulevard , poi torniamo a casa poco prima che scoppi un bel temporale che fa saltare la corrente in tutta la città! Noi ci godiamo l’acquazzone dal nostro terrazzino, da cui vediamo fiumi d’acqua percorrere le strade in discesa e qualche povero cubano correre qua e là a piedi o in bici, rigorosamente senza ombrello. Finito lo spettacolo della pioggia arriva l’ora di cena, quindi decidiamo di avventurarci per la città al buio sperando di trovare un locale che abbia un generatore di corrente. Devo ammettere che la città, una volta sprofondata nelle tenebre, sembra molto più affascinante che alla luce del sole! Le strade sono deserte, ma in Plaza de Armas troviamo decine di ragazzi che suonano tamburi e ballano una sorta di danza “primitiva” ma con una coreografia molto complessa e studiata: sembra quasi un flash mob, infatti ad un certo punto la danza finisce ed i ragazzi si disperdono. Il tutto nelle affascinanti semi-tenebre del black-out: questa è Cuba! Ceniamo in un ristorante che si affaccia proprio sulla piazza e che compare nella fedele Lonely Planet: il Bouyon 1825 . Prendiamo bistecca e gamberi alla piastra, il tutto per 31 CUC. Discreto.
GIOVEDÌ 04 AGOSTO – L’AVANA
Alle 9:00 arriva il taxi privato che il giorno prima la señora Maria ha prenotato per noi e che ci porterà a L’Avana in circa 2 ore per 60 CUC. Arriviamo all’ Hotel Florida dopo 2 ore e 30 minuti, ma il check-in è alle 16:00 quindi lasciamo le valigie nel deposito e usciamo. Per pranzo ci fermiamo al Cafè O’Reilly , dove mangiamo dei panini semplici ma molto buoni. Proseguiamo quindi il nostro giro in centro visitando Plaza de la Catedral (dove all’ingresso mi consegnano addirittura un pareo per coprirmi le gambe visto che ho i jeans corti!) e Plaza Vieja . Qui con 2 CUC a testa vediamo la famosa Camara Oscura : molto carina. Passeggiamo ancora un po’, ma in Calle Mercaderes il caldo ci costringe a fare un’altra sosta, questa volta in un bar di cui non ricordo il nome, ma molto bello e con un pianista bravissimo che suona dal vivo. Nel frattempo sono passate le 16:00 e possiamo fare il check-in in hotel. La nostra camera è bellissima: affaccia sulla balconata che dà sulla hall centrale ed è enorme, praticamente una suite. Due letti (singoli), scrivania, poltrona e un armadio enorme. Come concordato con l’agenzia TravelnetCuba, li chiamo dall’hotel per avere conferma del volo di domani (peraltro già pagato) per Cayo Largo e per sapere l’orario della partenza. Peccato che la risposta di Eduardo sia: “Domani non ci sono voli per Cayo Largo! Se ci sono novità richiamo io stasera o domani mattina”. Panico!!! Se domani non partiamo come facciamo?! Ci dobbiamo trovare un hotel per un’altra notte (questo è già full) e in più andremo a pagare una notte nel resort di Cayo Largo di cui però non godremo! Delusi e preoccupati dalla notizia andiamo a cena alla Bodeguita del Medio , dove però l’amarezza lascia subito spazio alla sorpresa per questo posto straordinario: il locale è particolarissimo, con le pareti azzurre completamente ricoperte dalle firme e dalle scritte dei visitatori e l’immancabile musica dal vivo! La cameriera non ci chiede “Cosa bevete?” ma direttamente: “Dos mojitos?”. Come si fa a dire di no?! Ovviamente è buonissimo, ma ancora più buoni sono i camarones enchilado con contorno di patate dolci (divine) e riso con fagioli (molto molto buono). Dopo cena facciamo un giretto a Plaza de la Catedral e Plaza Vieja che, con i colori della notte, risultano ancora più suggestive. In Plaza Vieja ci fermiamo per una birra ed un refresco alla Factoria Plaza Vieja, che però non consiglio per la lentezza del servizio (abbiamo visto addirittura persone alzarsi e andarsene perché dopo mezz’ora nessun cameriere gli aveva ancora chiesto cosa prendevano).
VENDERDÌ 05 AGOSTO – L’AVANA-CAYO LARGO
Ci svegliamo presto, curiosi di sapere quale sarà il nostro destino. La colazione dell’hotel è orrenda e rimpiangiamo amaramente le case particular con quelle colazioni abbondanti e talmente buone che al pensiero quasi mi commuovo. Stiamo per chiamare Eduardo per avere informazioni sui voli, ma fortunatamente ci batte sul tempo e ci dice che il volo di oggi c’è e che alle 16:00 verranno a prenderci all’hotel. Che sollievo! Ci prepariamo quindi per lasciare la stanza e lasciamo le valigie nel deposito dell’hotel per poter visitare liberamente la città durante la mattinata. Prendiamo quasi subito un bici-taxi per l’ Hotel Nacional , dove ammiriamo la quantità incredibile di taxi gialli che si affollano davanti all’ingresso. Poi cominciamo la nostra passeggiata per il Vedado , tra antiche dimore fatiscenti (ma proprio per questo incredibilmente affascinanti) ed eco-mostri pseudo-moderni dall’aria triste e grigia. La serendipità del nostro vagare a caso per il quartiere ci porta da Coppelia , la famosa gelateria dove centinaia di cubani fanno la coda ogni giorno per mangiare del buon gelato. Qui le opzioni sono due: se hai dei pesos cubani puoi metterti in coda con i cubani e prendere una grossa coppa di gelato per pochi centesimi; se invece non hai pesos cubani o non vuoi fare una lunga coda sotto il sole puoi andare nella zona dei turisti (dove si paga in CUC) che però è una grossa fregatura: il gelato costa più che Italia, le porzioni sono più piccole rispetto a quelle standard cubane ma sopratutto, invece che mangiarlo all’aperto nel bel parchetto della gelateria, te lo devi mangiare in una stanzetta freddissima in cui ci sei solo tu e altri 2 turisti che, come te, hanno preso la decisione sbagliata. Morale: recuperate qualche pesos e mangiate il gelato con i cubani! Dopo il gelato riprendiamo la passeggiata per il Vedado, dove vediamo la bellissima Università ed il Museo Napoleonico, poi torniamo in Habana Vieja e ci fermiamo al Ristorante Hanoi in Plaza del Cristo, attirati dal cameriere che ci promette il miglior mojito di Cuba (“se non ti piace non lo paghi!”). Prendiamo gamberi grigliati ed un bis di gamberi enchilado, il tutto innaffiato da 2 mojito al prezzo stracciatissimo di soli 2 CUC l’uno. Bè, cosa dire, il mojito era una bomba, i gamberi più che ottimi e il cameriere simpaticissimo! Ricapitolando 3 piatti di gamberi, 2 mojito, acqua e Tukola a soli 29 CUC! Dopo pranzo torniamo all’Hotel Florida, dove alle 16:00 arriva a prenderci una ragazza di TravelnetCuba. La seguiamo a piedi fino a Plaza de Armas, dove ci attende il pullman che raccatterà tutti i nostri compagni di volo. Ci mettiamo la bellezza di 2 ore per recuperare tutti i turisti in tutta L’Avana e poi 1 ora per arrivare all’aeroporto Josè Martì. Partiamo in ritardo (alle 20:40 invece che alle 19:50) e riceviamo subito una brutta notizia: l’aereo passerà prima da Cayo Coco per portare circa 10-15 passeggeri (su 40-50 totali), per poi ripartire alla volta di Cayo Largo! Alla fine il viaggio dura la bellezza di 3 ore, con volo fino a Cayo Coco, scalo con rifornimento che ci costringe a scendere dall’aereo e ad aspettare chiusi in una stanzetta piena di zanzare fameliche, e poi un’altra ora di volo per Cayo Largo! Arriviamo che è già buio e prendiamo tutti un bus che ci porterà, poco alla volta, nei rispettivi resort. Noi scendiamo al Sol Cayo Largo , dove ci attende una lunghissima fila per il check-in. Terminato il check-in, una navetta porta noi e le nostre valigie alla nostra stanza, collocata in una casetta a pochi passi dalla piscina. All’una di notte finalmente appoggiamo i bagagli nella stanza: una camera gigante, con un letto matrimoniale ottenuto unendo due letti singoli, cassaforte, TV e un finestrone che dà su un balconcino bellissimo. Distrutti crolliamo addormentati in meno di dieci minuti!
06-07-08-09 AGOSTO – CAYO LARGO
Il Sol Cayo Largo non delude le aspettative. Il fulcro del resort è la piscina, attorno alla quale si dipanano tutti i percorsi pavimentati che portano alle varie casette dai colori pastello. I ristoranti sono tutti buoni, ma quello sulla spiaggia è il più caratteristico: la vista sul mare è pazzesca, il vento si fa sentire e il cibo non è male, ma di fatto durante il soggiorno a Cayo Largo mi mancherà la libertà di cenare dove voglio e con cosa voglio, la sorpresa di scoprire posti sempre nuovi ed il piacere di vedere la vera Cuba, quella con i veri cubani, i veri ristoranti, il vero cibo cubano; non questo posto creato ad arte per dare ai turisti svogliati e poco avventurosi quello che loro credono sia Cuba. Questo gap tra la vera Cuba e Cayo Largo, e soprattutto tra i viaggiatori che vanno a vedere la vera Cuba e quelli che vanno solo a Cayo Largo, è sintetizzato nell’episodio che vede il cameriere del resort stupirsi quando gli chiedo una Tukola, la coca-cola di Cuba, e mi spiega che lì hanno solo una decisamente poco autoctona Pepsi. Peccato! Alla spiaggia dell’hotel si accede attraverso dei bellissimi pontili in legno che passano sopra le dune di sabbia e la irta vegetazione. Per quanto sia bella, la spiaggia dell’hotel è sempre molto ventilata e quindi il mare è un po’ mosso e scuro, motivo per cui gli preferiremo le 2 spiagge più famose dell’isola: Playa Sirena e Playa Paraiso. Per il nostro primo giorno di mare a Cayo Largo scegliamo Playa Sirena , che però un pochino ci delude. La sabbia non è pulitissima e il mare non è propriamente “caraibico”. Tutt’altra cosa è invece Playa Paraiso , che non delude le aspettative: questo posto è quanto di più simile ad un paradiso ci possa essere nel mondo. La spiaggia la mattina presto è praticamente deserta e noi ci facciamo uno dei bagni più emozionanti della nostra vita: camminando nell’acqua che arriva al ginocchio troviamo subito una conchigliona gigante, ovviamente abitata, che mi lascia incantata. Ma le sorprese continuano con due razze che nuotano a pochi metri da noi e con grossi banchi di pesci. L’acqua bassa si alza andando al largo per poi riabbassarsi nella secca che disegna una grossa C nel mare; qui si sale su una piccola penisola dove vediamo un granchietto correre sulla sabbia e un mare di un blu da non credere. Meraviglioso! Andando alle spiagge ci scontriamo però con un problema tecnico non indifferente: l’unico modo per raggiungere le spiagge senza noleggiare un mezzo proprio è il taxi collettivo, che ogni mezz’ora circa passa dalle hall degli hotel e raccatta i turisti. Il taxi collettivo però è sempre in ritardo (una mattina l’abbiamo aspettato per più di 40 minuti) e molto affollato. L’ultimo giorno, quindi, optiamo per il noleggio di una jeep per 63 CUC (con sconto di 5 € perché la portiera del passeggero non si apre e io devo salire e scendere scavalcando il posto guida!) con lo scopo di girarci tutta la piccola isoletta e vedere cosa c’è in giro. Finalmente liberi e indipendenti, decidiamo di raggiungere Punta Sirena dove, secondo due turisti italiani con cui abbiamo chiacchierato qualche giorno fa, si vedono stelle marine e numerose altre specie acquatiche. A Punta Sirena si arriva solamente a piedi, passando da Playa Sirena e camminando per circa 20 minuti, ma la sorpresa alla fine del tragitto è pazzesca: in fondo alla spiaggia, proprio sull’estremità della striscia di sabbia, si è creata una piccola lagunetta di acqua bassissima che sfuma rapidamente dal trasparente al blu intenso. Intorno a noi solo un sacco di vento salato e, sulla battigia, disposte in ordine sparso, decine di conchiglie giganti e un po’ melmose, popolate dai loro abitanti addormentati, mentre nell’acqua bassa e trasparente nuotano decide e decine di piccole meduse! Noi vogliamo vedere le stelle marine, quindi non ci arrendiamo a cominciamo a camminare nell’acqua bassa, che ci arriva appena alle ginocchia. E infatti ne troviamo una, piccolina, che sta nel palmo di una mano. Tutto qui? Forse no! Poco dopo vediamo infatti un turista italiano che pesca qualcosa proprio sul confine tra l’acqua bassa, ancora trasparente, e l’acqua altissima, che diventa improvvisamente di un blu intenso. Ci avviciniamo all’uomo e scopriamo stupiti che ha in mano due stelle marine davvero giganti, color rame, bellissime! Le ammiriamo incantati, tenendole al pelo dell’acqua, poi recuperiamo borse e zaini e torniamo indietro passeggiando sulla battigia. Che esperienza spettacolare! Con la jeep facciamo il giro dell’isola, che però è piccola e non offre molto da vedere. Spiamo gli altri resort per avere la conferma che il Sol Cayo Largo è, come dicono tutti, il resort più bello dell’isola (eheh), poi, superato l’Olé Playa Blanca, il più isolato dei resort, seguiamo la strada battuta e saliamo fino a Punta del Este, dove ci sono alcune spiagge molto selvatiche immerse nella vegetazione. Peccato però che il mare è talmente mosso da essere pericoloso, quindi non ci facciamo nessun bagno. Con la jeep visitiamo anche Marina , l’unico paesino dell’isola, peraltro davvero minuscolo, dove ci sono solo un molo circondato da palme bellissime, un bar, una piazzetta con delle bancarelle di souvenir e il Santuario de Tortugas , il piccolo centro di recupero tartarughe, dove vediamo centinaia di tartarughe di tutte le età: da quelle nate due giorni prima (che ho anche la fortuna di poter tenere in mano!) a quelle più “anziane”. Che emozione! Chiacchieriamo con il volontario che gestisce il centro e che quasi tutte le notti in questa stagione va nelle spiagge dell’isola a recuperare le uova dai nidi che potrebbero essere distrutti dal passaggio umano e le porta nel suo centro per farle nascere in sicurezza e liberarle in mare dopo pochi giorni. E infatti il volontario ci dice che alle 17:15 di quella sera farà il “rilascio” delle tartarughine proprio dalla spiaggia del Sol Cayo Largo! Partecipare al rilascio delle tartarughine è un’esperienza davvero emozionante, che condividiamo insieme ad una ventina di altre persone. Ci mettiamo in fila e ad ognuno di noi vengono date alcune tartarughine; io ne prendo 4 e poco dopo, su indicazione dell’esperto volontario, le posiamo sulla spiaggia, dove cominciano a camminare o correre verso il mare finché questo non le inghiottisce, e di loro non rimane che le piccole piste lasciate dalle loro zampette sulla sabbia.
GIOVEDÌ 11 AGOSTO – CAYO LARGO-L’AVANA
Oggi dobbiamo lasciare il resort per tornare a L’Avana. Chiediamo in reception di posticipare il check-out alle 15:00 invece che alle 12:00 come prevederebbe l’hotel. Il costo di 21 CUC è un ottimo investimento per poter sfruttare il resort ancora per qualche ora. Mangiamo quindi con calma, poi ci facciamo la doccia e prepariamo la valigia. Alle 16:00, ora in cui il bus dovrebbe passare a prenderci per portarci in aeroporto, siamo nella grande hall del resort. Alle 16:15 però ancora non è arrivato nessuno e, nel dubbio, vado a controllare al bancone gli orari dei bus…e qui scopro che qualcuno dell’agenzia è appena passato e, senza dire nulla a nessuno, ha corretto a penna l’orario di prelievo, spostandolo alle 17:45! Poco male, aspettiamo fino a quell’ora e, puntuale nel suo ritardo, arriva il bus che ci porta all’aeroporto. L’aeroporto di Cayo Largo è un edificio piccolo e spartano, con il cartello “Habana” al check-in dipinto a pennello su un pezzo di legno! Il volo è, manco a dirlo, in ritardo: la partenza era prevista per le 19:40 ma alle 20:00 una voce all’altoparlante dice che il volo da L’Avana arriva ma non si sa se riparte! La scena è tragicomica: l’aeroporto è quasi vuoto, siamo meno di 15 persone, e gli addetti non ci sanno dare risposte concrete, ma semplicemente ci chiedono cosa vogliamo vedere alla TV, ci cambiano canale sul televisore e se ne vanno in qualche stanzetta a mangiare! Preoccupati cominciamo a valutare cosa ci succederà se l’aereo non dovesse partire stasera. Dovremo tornare in un resort per richiedere e pagare una stanza per una notte in più? Chi ci riporta ai resort? Ci sarà il volo domani? Nell’attesa scopriamo che mostrando il passaporto al bar ci verrà servito un toast e una bibita in omaggio! Mangiamo e intanto chiacchieriamo con altri ragazzi italiani con cui condividiamo questa attesa. Alle 20:40 finalmente abbiamo la conferma del volo, ma non si tratta di un aereo…bensì di un elicottero! La situazione da tragicomica si è fatta assurda: mai avremmo potuto pensare di fare Cayo Largo-L’Avana su un elicottero da 20 posti! Decolliamo all’alba delle 21:00. È la prima volta che salgo su un elicottero, e il momento della partenza mi emoziona e mi esalta. L’elicottero però ha due sfortune: fa un rumore dannato (tanto che per parlarsi bisogna urlarsi nell’orecchio) ed emana una puzza di carburante pazzesca! In più è lentissimo e arriviamo all’aeroporto Playa Baracoa a L’Avana alle 22:40. Ciò non toglie, comunque, che la vista da lì sopra è una cosa pazzesca! Scesi dall’elicottero recuperiamo i bagagli e saliamo sul bus che ci riporterà tutti ai rispettivi hotel. Alle 24:00, dopo una giornata pressoché infinita, arriviamo all’ Hotel Florida. La stanza è stupenda, molto più antica di quella che ci ha accolto nel nostro primo soggiorno, ma noi siamo troppo stanchi e crolliamo addormentati.
VENERDÌ 12 AGOSTO – L’AVANA
Dopo una rapida colazione decidiamo di goderci l’ultima giornata intera a L’Avana visitando le zone meno turistiche. Andiamo in San Lazaro e gironzoliamo per vedere le vie residenziali a pochi passi dal Malecón: Calle Trocadero , Calle Consulado , Calle Industria …tutte vie che brulicano di vita. La vita vera. La vita vera di Cuba. Finalmente ci siamo tornati! Le case vanno dal fatiscente, al decadente romantico e malinconico, al fluo delle ristrutturazioni più recenti, con i colori pastello che si sposano magnificamente con l’azzurro intenso del cielo. Centinaia di persone camminano per le strade, lavorano o stanno semplicemente sedute sui gradini di casa, e tutti ci osservano come se fossimo degli alieni, in queste vie considerate erroneamente poco interessanti, che di turisti ne vedono davvero pochi. Passeggiamo incantati in questo spaccato di quotidianità, fino ad arrivare alla pavimentata Calle San Rafael e poi il centro, al Capitolio.
Dopo una sosta in un bar orribile, il D’Next, che sconsiglio caldamente, percorriamo Calle Teniente Rey, una bellissima via dove scopriamo la stupenda Farmacia Habanera, una farmacia/museo antichissima ma ancora attiva; poi torniamo indietro per Calle Amargura e arriviamo in Plaza del Cristo dove ammiriamo la bella chiesa omonima. Pranziamo nuovamente al Ristorante Hanoi , dove prendiamo langosta (aragosta) e pollo, mojito e acqua, il tutto per 31 CUC. Dopo pranzo prendiamo un taxi e usciamo dalla città per visitare Casa Fuster , che si rivela particolarissima e molto bella! Fuster è una specie di emulatore di Gaudì e realizza enormi mosaici tridimensionali con frammenti di svariati materiali. Ma la cosa simpatica è che le opere dell’artista non si limitano alla sua casa (peraltro più un’enorme scultura percorribile che una casa) ma si estendono un po’ per tutto il piccolo paesino. Facciamo quindi un giro dentro e fuori e scattiamo moltissime foto a porzioni di muro, scale, corrimano, panchine, tavoli e sculture, tutti realizzati rigorosamente in mosaico. Tornati in Centro Habana andiamo al Floridita , dove ci rilassiamo ascoltando musica cubana, poi ci fermiamo al mercatino in Calle Obispo n.407 per acquistare qualche souvenir, quindi andiamo in hotel per una doccia veloce pre-cena. Per cena vorremmo andare da O’Reilly 304, tanto decantato dalla Lonely Planet, ma è già tutto prenotato e veniamo pure trattati con poco garbo, quindi ripieghiamo sulla già sperimentata ma sempre apprezzatissima Bodeguita del Medio , dove mangiamo dei buonissimi camaron enchilado, con contorno di riso, fagioli e patate dolci. Dopo cena corriamo al Castillo de la Real Fuerza per assistere al colpo di cannone delle 21:00, seduti sul muretto del Malecón . Nel frattempo nel cielo nero sopra il mare cominciano a comparire sempre più frequentemente lampi stupendi, enormi e ramificati che tingono il cielo di viola e che noi ci fermiamo a guardare rapiti per almeno un’ora. Uno spettacolo della natura che non si può descrivere a parole.
SABATO 13 AGOSTO – L’AVANA-MILANO
Oggi ci attende il volo di ritorno e noi ci gustiamo con calma e tranquillità l’ultimo caffè cubano al Caffè O’Reilly , poi girovaghiamo un po’ per la Habana Vieja, e finiamo in Plaza de Armas . La piazza oggi, in onore del novantesimo compleanno di Fidel Castro, è quasi interamente occupata da un’orchestra che inizia a suonare musica classica, cubana e brasiliana: uno spettacolo incredibile! Il compleanno del Líder Máximo ci lascerà nel cuore questa melodia piena di vita, di entusiasmo e di speranza, in pieno spirito cubano! La vacanza è finita e, a parte averci distrutti fisicamente, ci ha lasciati meravigliati, arricchiti, cambiati. Senza dubbio torneremo presto a Cuba, se non altro per vedere la parte est, che non abbiamo potuto visitare in questo primo viaggio.
¡Hasta pronto, Cuba!