Cuba, Cayo Largo y Habana
Qui’ (in quel di Mornico si intende), tutto è già tornato alla normale quotidianità di sempre…
Siamo ormai da 4 settimane ritornati dalle nostre vacanze a Cuba .
Abbiamo fatto (ma tengo a precisare in particolar modo, HO FATTO) e vissuto un’esperienza forte e particolare che ci ha arricchiti dentro. Confesso che sono partita con un pò di sconforto dentro, generato dalla paura di “volare lontano” (anche se sinceramente di voglia di volare alto e lontano ne ho sempre molta, per non dire troppa). Il tutto si è risolto una volta fatto il mio primo ingresso all’aereoporto di Malpensa…Oramai era fatta…Dopo pochi minuti avrei esaudito il sogno di una vita…Raggiungere Cuba che tanto avevo e tutt’ora ho nel cuore.
Beh, la paura era passata e aveva lasciato ormai lo spazio alle grandi aspettative a alla voglia di avventura.
Siamo atterrati dopo 09.30 ore di volo, scandite passo per passo dal monitor posto sopra le nostre postazioni. Avrei voluto dormire, ma l’emozione era talmente forte da ostacolare il sonno.
Abbiamo raggiunto l’aeroporto di Cayo LArgo del sur alle ore 21.30 ora locale.
Appena scendo la scaletta dell’aeromobile avverto subito un’ umidità spaventosa, avverto un peso diffondersi, prima sulle braccia e poi su tutto il corpo.
Fa caldo (fin troppo…Tasso di umidità pari all’80%) e sono felice per questo (adoro ardere!!!…Quindi intuisco a priori che il clima fa per me).
Prima di salire sul pullman che ci avrebbe portato al nostro Hotel, il responsabile del tour operator da noi scelto (EDEN VIAGGI) ci informa che c’e’ stato un cambio repentino di programma: l’Eden village e’ inagibile a causa delle tempeste tropicali della settimana precedente del nostro arrivo;il tetto della cucina e’ completamente sfondato e da risistemare.
La mia preoccupazione sale,forse un piccolo ripensamento mi assale…Ma subito ci informano che tutto sara’ sistemato a breve e che saremo ospitati nell’hotel a 5 stelle Barcelo’ in gestione del tour operator Teorema.
Ci imbarcano su un mega pullman da turismo: aria super condizionata, modello cella frigorifera, televisore e toilette all’interno.
L’autista ingrana la prima marcia ed il viaggio continua.
Percorriamo circa 5 chilometri di strada completamente sterrata, immersi in un buio fitto, il paeseaggio tutto attorno e’ praticamente invisibile, non si vede nulla, nessuna luce ad illuminare l’isola.Si intravedono nel passaggio le luci lontane degli hotel del posto…L’isola e’ completamente deserta, popolata solo dal turismo, nessuna casa, nessun quartiere abitato, solo alcune abitazioni dei dipendenti cubani occupati negli alberghi, collocate nelle rovine di un vecchio villaggo turistico spazzato via qualche anno fa dall’uragano Katrina.
Il paesaggio notturno sa essere inquietante.
Fortunatamente siamo arrivati…Finalmente dopo 20 minuti di guida spericolata siamo arrivati sani e salvi alla destinazione (l’autista, pur guidando in pieno buio e con strada sterrata ha viaggiato a velocita’ pazzesca, come se la strada la conoscesse in ogni suo angolo e alla perfezione).
Siamo stanchi, forse un po’ spaventati, ma felici pe aver raggiunto il nostro obiettivo.
Mi guardo intorno tutto sembra essere cosi nuovo e particolare, tutto cosi, come diro’ piu’ volte durante la vacanza, tipicamente tipico!!!! La reception e’ completamente all’aperto, non c’e’ tetto, ma guardando in alto si puo’ ammirare un meraviglioso cielo stellato tipicamente tropicale; le stelle sembrano cosi vicine e pare che brillino di luce abbagliante.
Lottiamo coi maledetti mosquitos mentre aspettiamo la nostra registrazione e la consegna della chiave della stanza.
Le zanzare sono delle sanguisughe a Cayo Largo…Ci hanno presi di mira e non ci mollano piu’. Ci dirigiamo nel corridoio che porta alla nostra stanza, gonfi come dei palloni dalle morsicate di quelle bestie assatanate.
Siamo davvero sfiniti…Tutti a pezzi…Ma felici.
Tempo di farci una doccia rinfrescante e rigenerante ( mai goduto cosi’ tanto nel sentirmi l’acqua bagnarmi i capelli e scorrere e attraversare tutto il mio corpo caldo e martoriato dalle punture di insetto) e poi tutti a nanna pronti per l’inizio vero e proprio di questa nostra prima avventura cubana.
Ci siamo svegliati tardi..Ci prepariamo in fretta e via verso nuove scoperte.
Colazione all’aperto…Il paesaggio dell’hotel e’ tipicamentre tropicale, ci sono piante grasse e piante fiorite ovunque, per non parlare delle mangrovie, ottimo nascondiglio per i tanti granchi, anch’essi ospiti dell’hotel.
Un buffet favoloso e ricco di ogni varieta’ di cibo ci aspetta tutte le mattine.Enormi quantitativi di frutta tropicale, classico cibo italiano che ormai appare su ogni tavola di ogni hotel…E per chi e’ dotato di stomaco forte…Colazione con fagioli, salsicce e uova strapazzate con bacon.
Optiamo come primo inizio per una colazione classica a base di cappuccio ( se cosi’ si puo’ chiamare, in quanto i cubani fanno del buonissimo caffe superforte, fanno bollire a parte il latte che versano successivamente nella tazza del caffe’ e con un cucchiaino scuotono il tutto per formare una specie di schiuma ), dolcetti e biscottini cubani ed un po di frutta tipica (mango, papaia, frutto della passione).
Il cibo sembra avermi scaldato l’anima. Siamo pronti per la spiaggia.
Marty e’ davvero eccitata…La tengo a stento, ha appena fatto colazione, ma il richiamo di quel meraviglioso mare cristallino, e’ difficile da domare.
Si, ora possiamo dire di essere felici, fa caldo ( io adoro il caldo), il mare possiede una varieta’ di colori meravigliosi, l’acqua e’ calda (28 gradi), e’ tutto meraviglioso ed appagante.
Ci accampiamo sotto un ombrellone tipicamente tipico…Sono tutti costruiti con legno e foglie di palme.
Il sole gia’ alle 10.30 del mattino e’ veramente rovente..Sembra penetrate con insistenza nelle ossa. Beh…Marty non la tengo piu’…Si tuffa …Io sono restia…Non amo nuotare, ma in questo caso e’ diverso, sento il richiamo delle onde, e’ piu forte di me, comincio a correre, corro su una sabbia piu’ morbida che mai, fine fino a sembrare talco, e poi un immersione nel mar dei Caraibi Mi bagno completamente e riemergo con i capelli completamente bagnati e super gocciolanti.L’acqua sgorga ovunque fino ad arrivarmi in viso; l’assaggio e la sento gustosamente salata, forse piu’ del solito…
Il paesaggio attorno a noi che siamo in acqua e’ completamente deserto.
Siamo solo noi ed il mare dei CAribe, quel mare che un tempo fu attraversato da pirati e corsari e dai vari colonizzatori.
Bhe e’ difficile tornare alla realta, ma e’ ora di tornare con i piedi per terra. Cosi decido di sdraiarmi ad ardere al sole. Sento in silenzio il parlare del mare e mentre osservo le onde cerco di capire i vari messaggi che mi vuole lanciare.
Lo sento a volte arrabbiato a volte piu’ rilassato, mi richiama nel suo dondolante letto, ma ora non posso , e’ tardi …Ho fame, abbiamo fame…Ma torneremo piu’ tardi.
Il pranzo a Cayo Largo, e precisamente all’hotel Barcelo’ viene servito al Ranchon, un ristorante del villaggio posto vicino alla spiaggia.
Il cameriere (Sergio) arriva velocemente per elencarci il menu disponibile della giornata, che successivamente scopriremo essere precisamente eguale ogni giorno!!!! Sergio ci consiglia i piatti del giorno e comincia la sua ciacolatoria:”buon giorno italia, per oggi abbiamo della supa de polo, dei torciglioni alla milanesa, dei torciglioni alla bolognesa, per segundo abbiamo del pece, pece lungo o pece corto, filetto di pece, bitecchina di polo o di manso, oppure abbiamo anche del prociutto cotto “.
Pensiamo subito che Sergio e’ davvero un personaggio!!!…Troppo forteeee e simpaticissimo, superattivo pronto a soddisfare le esigenze del cliente, sia pure con un solito menu che durerà a mezzogiorno per ben due settimane. …
Sole mare e tanto sole ancora per ben due giorni non faremo altro che sfruttare al massimo la via da spiaggia, fino a sentirci completamente sazi.
Marty socializza in fretta, il pranzo, il pomeriggio e la sera li trascorre in compagnia di amichetti italiani che condividono con lei la passione per il mare, i video giochi e stranamente, il biliardo.
La sera e’ il momento che io aspetto con ansia…Non che il resto della giorna non sia di mio gradimento, ma la sera posso gustarmi fino in fondo gli spettacoli e le esibizioni del corpo di ballo cubano che lavora nel nostro hotel. Sono fantastici, divinamente bravi ed e’ per me un vero piacere stare acutamente ad osservare i loro volteggi di salsa e di balli tipicamente cubani.
Guarda e riguarda ed una sera finalmente, il capo animatore cubano Afe’ si degna di osservarmi e di capire che dentro fremo nel vedere ballare la gente del posto ballare in quel modo cosi’ particolare, solare, grintoso e naturale. Cosi’ Afe’ si avvicina a me e con modi gentili e convincenti mi invita a ballare con lui sul palco un bellissimo lento caraibico. Beh, da subito mi trasmette la sua coinvolgente grinta e mi so adattare al suo ritmo caliente. Sono fantastici nel ballo..I cubani hanno la danza nel sangue e scorre il ritmo nelle loro vene. Si , posso dire che sono davvero felice, mi sento di aver realizzato un sogno. Da sempre desideravo di ballare con un cubano qualche danza caraibica che io adoro. E finalmente eccomi la’ con lui, fra le sue braccia che mi guidano e mi fanno sentire libera..I giudizi degli altri non mi importano, in quel momento non vedo e non sento nessuno intorno a me siamo solo io e lui coinvolti nei nostri volteggi. La danza finisce in fretta, ma nella mia mente stà impresso vivamente il ricordo di quel bel momento felice in cui veramente mi sono sentita di aver realizzato un semplice sogno.
Prima di dormire, come ogni sera ormai, ci aspetta la solita lotta contro i mosquitos, sono in tanti, ci inseguono nei corridoi per poi voler entrare nella nostra stanza a succhiarci fino a farci sentire nervosi e sderenati. ..Ma mio marito no, non glie lo permette e tutte le sere alla stessa ora si trasforma nel terminator che non e’ mai stato e tappezza le pareti della stanza di mosquitos spiattarellati.
Qualcuno immancabilmente sfugge al suo controllo e di notte mentre dormiamo ci tortura di punture fino a farci sentire avvelenati…
Io sono il bersaglio preferito, il mio sangue dolce piace.
Piace a tal punto da spingermi al soccorso medico per un prurito fuori dal comune e troppe, davvero troppe punture. Mio marito Giorgio me ne conta ben 280, sono davvero un mostro gonfio di morsi di feroci zanzare assassine. Ormai la notte non dormo piu’, sono completamente piena di prurito e veleno che mi acceca di rabbia.
Il medico mi visita al mattino di buon ora…Non c’e’ che dire, faccio spavento, non si trova un punto sano nel mio corpo, sono devastata, gonfia e piena di irritazione. Decide di farmi assumere antistaminici e cortisonici e non solo… Essendosi sviluppata dell’allergia alle punture di mosquitos, decide di farmi subito un’iniezione di cortisone per togliermi il gonfiore ed il prurito che non mi lasciano in pace .
Beh, la situazione sembra migliorare verso sera, ma il dottore mi consiglia di stare in stanza dalle 19.00 alle 21.00, orario in cui si diffondono maggiormente i mosquitos; mi consiglia inoltre di tenere le finestre chiuse della stanza dalle 17.00 fino al mattino alle 07.00 in quanto potrebbe entrare un insetto chiamato HEHE un pidocchietto prodotto dalle piante del posto che si intrufola nelle stoffe, di conseguenza nei vestiti e nel letto e potrebbe mordere lasciando una specie di scabbia in corpo…
Quindi provvedo e non stendo piu’ i panni dalle 17.00 in poi…
Sembra andare meglio anche se sono ancora un appetibile bersaglio di insetti, che neppure con autan o altri repellenti sembrano lasciarci in pace.
Nel bel mezzo della prima settimana di vacanza succede un altro imprevisto: l’arrivo di una tempestella tropicale. L’arrabbiato fruscio del vento e lo sbattere della finestra ci svegliano nel cuore della notte. Io e Giorgio ci alziamo preoccupati per guardare dalla finestra cosa sta succedendo. Ci accorgiamo da subito che qualcosa non va; le raffiche di vento sono fortissime e sembrano spezzare con ferocia i rami delle palme. Il cielo e’ tremendamente nero e pieno di elettricità e fumo .
Comincia a piovere a dirotto e la pioggia continuerà per ben tre giorni senza sosta e senza tregua.
Siamo sinceramente stanchi, arrabbiati e preoccupati, rinchiusi nella nostra stanza dell’hotel senza neppur riuscire a raggiungere le sale dove vengon serviti i pasti. Facciamo a turni io e Giorgio e portiamo in stanza per noi e Marty i pasti da consumare perche’ portare fuori la bambina e’ quasi impossibile.
Rientriamo con i piatti coperti per non fare galleggiare il cibo nell’acqua e siamo completamente inzuppati, bagnanti fradici fino a non poterne piu’.
Sono sconfortata da questa improvvisa perturbazione, mi sincero che tutto sia nella normalità con la gente del posto e con alcuni musicisti locali diventati ormai nostri amici . Tutti mi assicurano che le tempestelle tropicali da giugno fino a novembre sono normali ai tropici.
Sara’, ma io ho paura e sono stanca di quel clima…E sinceramente sento il bisogno di piu’ stabilita’ e mi ritorna la voglia di tornare a casa.
Tre giorni passati in quelle condizioni di sconforto sembrano essere stati un eternità, ma all’indomani di un nuovo giorno, ci svegliamo e riusciamo a scorger dagli spifferi lasciati dalle tende, un chiarissimo spiraglio di sole! Il cielo e’ di nuovo sereno, il mio animo ha di nuovo ritrovato la pace e la serenità e siam tutti pronti per godere dei piaceri della vacanza.
Marty ci lancia una proposta, e’ stanca di stare sull’isola, ci chiede pertanto di poter visitare l’Havana. L’accontentiamo, ma non saremmo mai potuti tornare in Italia senza aver visitato la storica capitale cubana.
Il giorno dopo, dopo aver svolto le dovute pratiche burocratiche e soprattutto i dovuti pagamenti, siamo pronti per volare all’Habana. Si parte alle 08.30, il pullman ci attende, solito pullman di stralusso usato solo ed esclusivamente per i turisti.
Ci rechiamo all’aereoporo di Cayo, ci attendo 2 ore per il ceck in, li ci schedano di nuovo e ci imbarcano su un volo locale tutt’altro che confortevole . Un piccolo aereo di circa 70 posti passeggeri, sensibilissimo ai vuoti d’aria e alle turbolenze.
Il pilota e’ in gamba e sicuro di se, i cubani d’altronde non avendo molte opportunità si arrabattano a fare un sacco di cose e pertanto si dimostrano sempre all’altezza di ogni situazione.
Finalmente si arriva all’Habana. L ‘ aeroporto Jose’ Martin (martire cubano che ha lottato per l’indipendenza di Cuba) e’ vastissimo, fuori si notano già girare per le strade le macchine americane ancora in uso, tipiche degli anni venti.
L’ambiente e’ tipicamente tipico (classica espressione mia, usata per indicare la particolarità del posto).
La gente ci vede e ci chiede denaro, denaro per scattare una foto insieme, denaro per usufruire della carta igienica per andare in bagno. Deduco che se la passano maluccio qui…E forse e’ davvero cosi in tutta Cuba. Difficile capire come e’ veramente la loro situazione. Siamo arrivati e accolti da un lussuosissimo hotel con gente del posto meravigliosa, ballerini pieni di lustrini e talento particolare, ma forse ora solo qui apprendo che Cuba non e’ solo mare incantevole, spiagge bianche come talco e balli caraibici.
Cuba e’ anche disperazione, fatica e malcontento.
La gente per strada ci assale. Chi ci fa una caricatura per un solo euro in cambio, chi ci chiede delle penne per poterle rivendere e ricavarne pochi pesos, chi ancora si fa fotografare nelle loro tipiche abitazioni per pochissimi spiccioli.
Vorremmo poter aiutare tutti…Ma ci e’ impossibile.
Il mio stato d’animo alla vista di quelle persone cambia rapidamente.
Conosco solo ora faccia a faccia la povertà.
Maria, la nostra guida cubana ci accompagna a visitare la vecchia Habana, chiamata cosi perche’ costruita interamente prima del 1800.
I calli che attraversiamo sono davvero stretti, si viaggia a senso unico e possono transitare con piu’ facilità i coco taxi ed i risciò.
Sono impressionata.
Non ho parole.
Le abitazioni sono tutte in stile coloniale, e quasi tutte danneggiate e fatiscenti.
Il paesaggio ha comunque un gran fascino. Si respira aria di storia, quella storia che Cuba ha anche subito e che nessuno ancora oggi le puo’ togliere e nessuno puo’ dimenticare.
Si vedono gruppi di bambini vestiti con le loro tipiche divise uscire da scuola. Si vedono pullman fatiscenti stracolmi di corpi avvinghiati che passano velocemente nelle strade per raggiungere le mete lavorative nella città.
Mi vergogno e mi sento in colpa: mentre passiamo con il nostro lussuoso pullman, incrocio lo sguardo delle persone che in fianco a noi transitano con i loro tipici mezzi di trasporto. Vorrei che loro al mio posto potessero godere di un po’ di comodita’ e di refrigerio dato dall’aria condizionata del nostro automezzo.
Dio solo sa quante cose vorrei che anche loro potessero avere, come fortunatamente possiedo io.
Vorrei regalare loro un po’ di benessere, ma soprattutto un po’ di libertà che a causa del loro regime non posson avere.
Il popolo cubano e’ dignitoso, cordiale, solare e socievole. Tutti ci salutano, ci fanno sentire ben accolti.
Sono io ad avere la tristezza nel cuore. Abbiamo visitato i mercati generali della frutta e della carne. Nel passaggio veniamo assaliti da un odore acre di carne e frutta avariata.
Non ho parole e non aggiungo altro.
La vita non e’ semplice, e vedere con i miei occhi una certa realta’ mi ha profondamente toccato nel profondo.
Tornerò a casa con un modo diverso di vedere le cose e di vivere la vita.
Visitiamo anche l’Habana nuova e respiro finalmente il profumo del progresso, seppure ancora lontano.
Gli edifici sono tutti ben restaurati, ‘ tutto molto pulito e ben tenuto, ci sono giardini immensi nel centro citta’.
Ci hanno mostrato l’hotel Floridita dove alloggio’ Heminguey, l’Hotel Nazionale costruito dall’italiano Al Capone, il Campidolio, l’universita’ e alcune fortezze spagnole ancora attorniate da antichi carri armati ormai arrugginiti utilizzati tempi che furono per attaccare le navi dei pirati provenienti dall’oceano e dal mar dei Caraibi.
Non c’e’ che dire, mi sento immersa nella storia di un popolo che nonostante gli anni trascorsi ha saputo mantenere la propria identita’ e le sue origini ben salde.
Siamo davvero stanchi, ci riportano all’aeroporto per tornare a Cayo Largo. Si e’ vero siamo davvero stanchi ma ci siamo arricchiti dentro grazie a questa forte esperienza.
La nostra vacanza prosegue, se cosi si puo’ dire, nel suo solito tran tran.
Tanti bagni caldi, tante nuove escursioni.
Una mattina ci siamo alzati con il solito spirito avventuriero che ogni tanto riemerge e via per una nuova avventura: escursione alla playa Sirena.
Partiamo fuori dall’hotel con una specie di piccolo pulmino che sembra perdere i pezzi da un momento all’altro e guidato da un simpatico e pazzo autista cubano.
I posti a sedere sembrano circa 20, ma solo apparentemente e’ cosi, in quanto, come per magia, compaiono ai lati centrali delle sedute a scomparsa che aumentano notevolmente le capacita’ dell’automezzo.
Siamo pertanto una trentina di persone, accavallate le une sulle altre, accaldate per l’assenza di aria ed intimoriti per la guida di Felipe.
Felipe invece se la spassa, canta, fischietta, e’ solare come tutti i cubani e nonostante le sue continue acrobazie di guida sulla strada sterrata e’ felice e spensierato e sa trasmetterci la sua sicurezza e la sua solarità. Per fortuna il tragitto e’ breve, anche se a me e’ sembrato interminabileeee.
Beh, non posso fare altro che constatare che in qualche modo, a playa Sirena ci siamo interamente arrivati.
Scendiamo e subito ci assale il solito e ormai abituale calore rovente del sole.
Noto subito che il posto e’ da cartolina che solo con gli occhi si dipinge e si stampa da sola.
Ci sono solo ombrelloni di palme e una vegetazione marina da favola in questa particolare playa.
Riesco a scorgere un ristorantino tipico in lontananza; una buona sicurezza per il pranzo.
Fa davvero caldissimo e gli insetti anche qua fanno la loro parte.
Ci divorano gli HEHE , ma il paesaggio e’ talmente bello che gli insetti sembrano passare inosservati, e godremo solo in serata dei loro effetti collaterali.
Sfiniti dal caldo decidiamo di farci un giretto di perlustrazione e ci incamminiamo verso quel ristorantino avvistato che sembra essere un miraggio lontano, immerso in quel paesaggio di sola sabbia bianca.
Ci arriviamo a fatica, le gambe sono pesanti a causa del caldo.
Posto stupendo come sempre e tipicamente tipico, ormai non so dire altro Una gigante capanna di legno e palme posta ai lati del mar dei Caribe pronta ad ospitare turisti allupati e disidratati dal pesante calor.
Ci offrono finalmente un menu diverso da quello di Sergio. C’e’ dell’aragosta con gamberoni, riso e ananas: tipicamente afrodisiaco e di classe.
Si optiamo per quel piatto .
Mentre gustosamente consumiamo il pranzo un tipico gruppo di musicisti cubani ci intonano canzoncine tipiche e ci rendono lieto e piacevole il pasto.
Alle 13.30 ritorna Felipe con il suo trabicolo e purtroppo dobbiamo rientrare.
Siamo sazi, morsicati e felici.
I mosquito anche li in pieno giorno non ci hanno risparmiati, ma ci sentiamo davvero sereni ed appagati e tutto il resto passa in secondo piano.
I giorni passano e purtroppo siamo agli sgoccioli.
Ci affrettiamo ad effettuare gli ultimi acquisti di souvenir tipici da portare in Italia.Non poteva mancare tra questi il tipico Ron de Cuba! Salutiamo la gente del posto che abbiamo conosciuto. Salutiamo Idaris, donna trentatreenne cameriera nello snack bar Opalino, separata con tre figli da crescere che lavora al bar per 12 ore al giorno e per 20 gg continui.
Salutiamo i nostri ormai amici musicisti Santa Fe’…Ognuno con le loro storie alle spalle. Ognuno con i loro sacrifici e le loro fatiche, ma sempre solari e pronti a coinvolgerci durante questa nostra vacanza.
Si, siamo tristi al pensiero di tornare a casa Mi spiace lasciare Cuba, lasciare la gente che subito ci ha fatto integrare e ci ha fatto sentire a nostro agio.
Tanta gente ho conosciuto e tante storie ho ascoltato. Storie di gente comune, fatte di tanti problemi e tanti vissuti particolari.
Tutto ho raccolto nel mio cuore. Tutto restera’ indelebile e vivo dentro di me sempre.
Non e’ stato facile adattarmi al posto, alle condizioni igieniche di un ambiente diverso dal mio solito, al cibo e alla loro cultura locale, ma altrettanto difficile e’ dover tornare alla solita normalita’ e quotidianita’ troppo diversa da quella assaporata per due settimane.
E’ davvero giunto il momento di partire. Sono le 21.30..Il pullman e’ pronto e ci attende all’uscita della recepition del Barcelo’- Lo intravedo dall’interno dell’hotel e solo ora sento che e’ davvero finita.
L’Italia mi aspetta.
Vorrei vivere a Cuba, ma non posso.
So che non e’ possibile.
Non che l’Italia non sia di mio gradimento.
Ma ho i Caribe nel cuore e nel sangue.
Quel posto e quella gente ce l’ho dentro e dentro me la sento da sempre.
Il mio sogno e’ ormai realizzato.A Cuba ci sono stata ed ho potuto godere del mar dei Caraibi per ben 2 settimane.
Ritorno felice, con tanti ricordi in valigia ma soprattutto nel cuore.
L’aereo decolla e le lacrime scendono a dirotto. Mi sento vuota dentro anche se porto con me una nuova esperienza di vita.
Un nodo tremendo mi stringe la gola e non mi va di consumare il pranzo in aereo al ritorno.
Quel nodo alla gola credo si chiami malinconia o nostalgia .
Mi rasserena pensare che a Cuba ci potro’ comunque tornare e appena saro’ in Italia correro’ in agenzia viaggi per prenotare un nuovo volo.
Facciamo scalo all’Habana…E’ notte fonda e questo scalo ci costa molta fatica…Aspettiamo un ora e mezza prima di ripartire.
L’eroporto e’ diviso in due sezioni, una per i turisti ed una per la gente del posto. La nostra lussuosissima e l’altra sciatta.
La nostra inaccessibile alla gente del posto. Solo una grandissima vetrata ci permette un po’ di contatto.
Alzando gli occhi intravedo un gruppo di cubani che ci saluta dal vetro, e sembrano augurarci da lontano il buon rientro a casa.
Saluto tutti agitando le braccia in ringraziamento all’accoglienza che mi hanno dato .
E’ ora, si riparte…Hasta luego Cuba…Hasta luego.
Dopo 10 lunghissime ore di volo , quasi interamente trascorse a dormire, siamo atterrati a Malpensa.
Guardo dall’oblo’ del veivolo il paesaggio circostante e non posso non notare il colore diverso del cielo che non vedevo ormai da 15 giorni.
Grigio, tutto grigio, nessun azzurro turchino sopra di me. Solo un enorme cappa grigia Scendo e sento freddo. Il clima e’ diverso e lo percepisco subito.
Fatico ad abituarmi al ritorno, fatico a ritornare alla solita quotidianita’ ma ho tanto dentro da raccontare e da far conoscere agli altri. E altrettanto da tenere stretta a me nei miei piu’ profondi ricordi .
Sono felice, ho realizzato un sogno.
Sono felice perche’ ho con me una nuova esperienza e un piccolo pezzo di mondo che oramai ho reso tipicamente mio.
Ora penso solo che dicembre possa arrivare in fretta…Cosi’ potro’ ritornare presto a Cuba…La mia seconda casa.
— Lucia Cerea.