Cuba… Bisogna camminare per vedere..

Siamo tornati da Cuba da un mese e ancora non riusciamo ad uscire dal profondo coinvolgimento per quel paese, per quel meraviglioso popolo. Cuba, per noi, non è stata solo un bellissimo viaggio, è stata una meravigliosa esperienza umana. Prima di partire, cercando informazioni, idee, itinerari… ci eravamo letti tutti i racconti pubblicati su...
Scritto da: Gigliola Zanaglia
cuba... bisogna camminare per vedere..
Partenza il: 18/11/2003
Ritorno il: 08/12/2003
Viaggiatori: in coppia
Siamo tornati da Cuba da un mese e ancora non riusciamo ad uscire dal profondo coinvolgimento per quel paese, per quel meraviglioso popolo. Cuba, per noi, non è stata solo un bellissimo viaggio, è stata una meravigliosa esperienza umana.

Prima di partire, cercando informazioni, idee, itinerari… ci eravamo letti tutti i racconti pubblicati su questo sito e, ammettendo che hanno rappresentato per noi un materiale interessantissimo, abbiamo deciso di contribuire raccontando il nostro viaggio.

In pillole: 21 giorni (19 effettivi sull’isola), quasi 3000 chilometri (2/3 dell’isola) e neanche 2000 euro a tesa; io e mio marito da soli; una scelta iniziale: evitare i luoghi costruiti per il turismo (Varadero, Cayo Coco…) e cercare di stare il più possibile a contatto coi cubani (per questo, oltre che per ragioni economiche, abbiamo scelto di dormire e mangiare sempre in case particular, dove, peraltro, siamo stati benissimo).

Voliamo Iberia e atterriamo a La Habana alla notte. La nostra casa particular (l’unica prenotata dall’Italia) si trova nel Vedano, di fronte all’Hotel Nacional (bellissimo, vale la pena andarvi a dare una sbirciatina).

Dedichiamo il primo giorno alla capitale. Lunga passeggiata sul Malecòn dal Vedado a La Habana Vieja. Un lungo giro (fino a notte) in questa parte della capitale.E’ la parte restaurata. Quella che vedono tutti i turisti. Davvero belle le piazze principali: Plaza de la Catedral, Plaza de Armas, Plaza Vieja, Plaza San Francisco…Belle le strade vicine. Curiosiamo in tutti i palazzi coloniali: ammiriamo gli incantevoli patii interni, spesso pieni di vegetazione tropicale, sempre dipinti di quell’incredibile “azzurro avana” che caratterizza la capitale, i bellissimi balconi e finestre (spesso con vetri colorati)… Cerchiamo di sfuggire agli acchiappaturisti (donne con improbabili vestiti coloniali; gruppi musicali che ripetono sempre le stesse tre canzoni; tanti, tanti ragazzi che ci assaltano. Spesso, qui a La Habana, abbiamo la sensazione di essere solo un mucchietto di dollari che gira su due scarpe (ma tutto ciò sparirà quando usciremo dalla capitale)…

Osserviamo la gente. La gente, il popolo cubano…Meravigliosi!!! Il popolo cubano è…La cosa più bella di Cuba!!! Scopriremo, man mano che passano i giorni, la loro allegria, la loro capacità immediata di amicizia. Ne saremo contagiati.

In questa prima giornata riusciremo appena ad intravedere la “vera” Avana, quella dove abita davvero la gente, quella non restaurata. Un colpo al cuore! La città cade a pezzi! Mostra ancora l’orgoglio dei suoi bellissimi palazzi coloniali, ma…Davvero si sgretola e…In quali condizioni vivono gli avaneri!! Uno sforzo inumano per il governo cubano impegnato nel suo restauro! Il mattino successivo lasciamo La Habana. Abbiamo noleggio una macchina alla Transtur (la consigliamo. E’ un’impresa molto grande e ha officine in tutto il paese: l’assistenza è assicurata). Via sull’autopista in direzione Santa Clara. L’autopista: lunga, larga, in buone condizioni, “abitata” da tutti: la incrociano altre strade, la attraversano i binari ferroviari, la percorrono i carretti a cavallo…Le prime immagini della campagna cubana. Una piatta pianura dove, altissime ed eleganti, svettano le numerosissime palme reali. Case di campesinos (spesso “baracche” di legno con tetto di paglia). Non c’è pubblicità a Cuba, ma innumerevoli sono i cartelloni di propaganda governativa. Li leggiamo tutti. Inneggiano alla rivoluzione, incitano a tenere duro e ad andare avanti, sciorinano le conquiste ottenute. Su ognuno facciamo un commento, continuamente in bilico fra la partecipazione ai valori della rivoluzione e il disincanto sulla realtà odierna.

Santa Clara: il Memorial del Che. Eccolo lassù: alto, tenebroso, bellissimo. Un groppo alla gola. Poi la visita al Tren Blindado. Come arrivarci? Niente paura. Un ragazzo in bicicletta ci fa strada pedalando velocissimamente davanti a noi. Lui guadagna un dollaro, noi non impazziamo. Useremo ancora questa strategia.

Viriamo a Nord e raggiungiamo Remedios (alla mattina avevamo chiesto alla signora della casa particular de La Habana di prenotarci la casa di Remedios e così faremo per tutta la vacanza. Gli indirizzi delle case li abbiamo avuti da amici, trovati sulla Lonely Planet – ottima guida – o ce li hanno dati gli stessi proprietari delle case). Remedios è una delle città più gradevoli che abbiamo visto a Cuba. Piccola, raccolta attorno alla piazza principale dove si trova una meravigliosa cattedrale. Vero sapore cubano. La gente ci accoglie amichevolmente, parla volentieri, ci sorride. Paolo fa amicizia col barbiere (che lo convince, lui così restio!, a farsi un taglio di capelli da lui).

E’ a Remedios che cominciamo ad osservare come i mezzi di trasporto più diffusi sull’isola siano il cavallo e le biciclette.

La cittadina è anche la base per l’escursione a Cayo Santa Maria. Il cayo è unito alla terraferma da un pedraplén, un terrapieno lungo 56 km. Lo percorriamo (molto bello il percorso nella parte terminale: il mare è disseminato di tanti piccoli cayos formati dalle mangrovie) e raggiungiamo una spiaggia del nord: Playa Los Ensenachos. La spiaggia è incredibilmente incontaminata e noi siamo soli!!! Lunga striscia di rena bianca e l’Oceano in burrasca!!! Non riusciamo a fare il bagno (non ci riusciremo mai al nord: troppo vento), ma…È lo stesso…Ci godiamo l’incanto!! Purtroppo il cayo è un cantiere; un megaprogetto lo trasformerà probabilmente, in pochi anni, in un altro Cayo Coco.

Partenza per Nuevitas (squallida cittadina industriale), scelta come comune punto di partenza per Cayo Sabinal e Playa Santa Lucia. Percorriamo la Carretera del Norte (in buonissimo stato). Bellissimo paesaggio di campagna. Molti campesinos e vaqueros al lavoro. Contadini stendono il riso sull’asfalto per farlo asciugare. Quando scendo dall’auto per fotografarli, sospendono il lavoro per mettersi in posa. A tutti i cubani piace moltissimo farsi fotografare. Ci fermiamo in un piccolo paesino lungo la carretera per comprare frutta in un mercatino agropecuario (agroalimentare). Vita vera di paese.

Poi il paesaggio si fa monotono: piantagioni di canna da zucchero all’infinito. Nel cielo, onnipresente, l’avvoltoio cubano, la tignosa.

Playa Santa Lucia. Alla sua estremità si trova una piccola, meravigliosa, baia di rena bianca con tante palme: Playa Los Cocos. Una spiaggia frequentata da cubani con piccoli ristoranti che servono pesce ed aragoste. Il mare è mosso e l’acqua non è cristallina, ma è un vero incanto!! Due pellicani nuotano vicino a noi. Tracce di coralli, gorgonie, bellissimi e strani gusci di ricci di mare… Quando arriviamo a Playa Santa Lucia piove e ci fermiamo solo un attimo. Giusto in tempo per vedere la sua bella spiaggia ed intuire quale incanto debba essere il suo mare col bel tempo.

Il giorno dopo, Cayo Sabinal. Una strada sterrata e piena di buche lunga 30 km, indicazioni non sempre decifrabili, ma…Ne vale veramente la pena. La più perfetta spiaggia di rena bianca che abbiamo visto nel nord di Cuba! Anche oggi il vento sferza forte e il mare è troppo mosso, quindi a riva è torbido (grandi quantità di alghe), ma verso il largo…Che colori!! Spiaggia assolutamente incontaminata (solo un piccolo ristorante e qualche cabanes per la notte). Noi ne siamo estasiati. Al ritorno intravediamo, veramente troppo da lontano, i meravigliosi fenicotteri caraibici dall’incredibile color rosa intenso.

In serata arriviamo a Camaguey. E’ una città che abbiamo sentito veramente cubana, nella quale “abbiamo perso tempo” solo per osservare la gente. La casa di Omara, dove abitiamo, è una tipica casa cubana: ingresso (aperto sulla strada) con sedie a dondolo e l’immancabile televisione, un patio interno… Visitiamo il mercato agropecuario, guardiamo i negozi di vendita in moneta nazionale (nei quali la povertà qualitativa, ma ancor di più quantitativa, è evidente), i negozi in divisa (dollari)…Cominciamo ad intuire qualcosa delle difficoltà del popolo cubano.

Parliamo con diverse persone. Dei ragazzi ci invitano nella loro palestra costruita con ruote di treni, sbarre di ferro, ingranaggi…Altare dell’enorme ingegnosità di questo popolo!! Poi partenza per Trinidad. Lungo il tragitto fotografiamo i nostri compagni di viaggio: carretti trainati da cavalli, lavoratori stipati sui cassoni dei camion, persone ai crocicchi delle strade in attesa di un improbabile passaggio, biciclette…

La strada volge a sud. S’intravedono le prime pendici della Sierra del Escambray. Paesaggio meraviglioso. Merita una sosta la Torre Iznaga dalla quale si gode una bella veduta della La Valle de Los Ingenios, l’antica valle degli zuccherifici e del lavoro degli schiavi neri.

Trinidad: un bijou!! Quest’ antica cittadina coloniale è stata perfettamente restaurata. Si è perso un po’ il sapore cubano (è una città molto turistica), ma vale assolutamente una visita per l’incanto della sua bellissima Plaza Mayor, delle vie adiacenti, dei suoi palazzi, delle sue inferriate in legno tornito o in ferro battuto. Assolutamente da non perdere il panorama sulla città, sulla Sierra e sul Mar dei Carabi dalla torre del Palacio Contero.

Su un ospedale cittadino un motto del Che: “Una vida humana vale mas che todas las riquezas del mundo”.

Poi, la Penisola di Ancòn. La percorriamo tutta, dalla tranquilla ed appartata Boca sino alla famosa Playa. Dapprima roccia (concrezione corallina), poi, alla playa, finissima sabbia. Mare dai bellissimi colori con tutte le sfumature di azzurro e di blu. Piante di uva caleta e palme.

Tuffo nella Sierra del Escambray, al Salto del Caburnì, a piedi, lungo un sentiero ben segnalato. Vediamo una jutìa, l’unico grosso mammifero del paese. Al Salto, cascata e una pozza d’acqua verde dove fare il bagno (ma l’acqua è molto fredda).

Il nostro itinerario ci porta ora a Playa Larga, nella Baya de Cochinos (la famosa Baia dei Porci).

Ancora un paesaggio molto bello lungo il percorso e i soliti incontri (ragazzi a cavallo, buoi che trascinano un biroccio, un cartellone propagandistico: “No al fascismo” con l’immagine di Bush coi baffetti alla Hitler…).

Ci fermiamo a Guamà, dove c’è un allevamento di coccodrilli cubani, sorto per evitarne l’estinzione. A Playa Larga una piacevolissima sorpresa: la nostra casa è sulla spiaggia, ad un metro dalla battigia, ad un metro dal Mar dei Carabi!!! La spiaggia non è turisticizzata, solo case abitate da cubani. Alla sera, pescatori che gettano le reti, ragazzi a chiacchierare nel portico di casa (alcuni ci invitano a bere il rum con loro)…Un paradiso terrestre!! Il tempo è variabile. Osserviamo, incantati, i mutamenti dei colori del mare: blu e azzurro, con infinte sfumature, quando il cielo è sereno, verde cupo, quando il cielo s’incupisce e si riempie di neri nuvoloni. Percorriamo tutta la costa di Playa Giron e ci fermiamo a Caleta Buena, un’incantevole insenatura protetta da una striscia di roccia corallina. Acqua cristallina. Pesci. Facciamo snorkeling. Il giorno dopo, la Ciénaga de Zapata, la più vasta palude di Cuba.Vivono qui, in un’area rigorosamente protetta, circa 160 specie di uccelli.

I visitatori debbono possedere un’auto sulla quale caricano la guida del Parco e, comunque, possono percorrere solo due strade all’interno della palude. Noi scegliamo la strada che porta alla Laguna de las Salinas, con l’obiettivo di osservare i fenicotteri caraibici, che, in effetti, vediamo. Ma non solo, vediamo molti altri uccelli. Ricordiamo: gli ibis, neri e bianchi, le garze reali e…Incredibile, il tocororo!!, l’uccello scelto come simbolo di Cuba per i suoi colori: blu, rosso e bianco, come la bandiera cubana. Bellissimo, ma è un’apparizione veloce.

Visitiamo, naturalmente, il Museo di Playa Giròn “primera derrota del imperialismo yanqui en America Latina”, come cita il cartellone propagandistico all’entrata del paese.

Lasciata, non senza rammarico, Playa Larga, ci dirigiamo verso l’estremo occidente cubano, verso Vinales, uno dei più bei paesaggi di Cuba. La fertilissima pianura, coltivata a tabacco, malanga, banane…È racchiusa fra la Cordigliera de Guaniguanico e singolari colline, chiamate mogotes. Per vedere più da vicino questa bellissima vallata chiediamo a Yolanda (la nostra padrona di casa a Vinales) di indicarci una guida. Ci fa conoscere Juan. Juan è professore di chimica all’Università per adulti. Fa la guida per arrotondare lo stipendio (ci dirà che i nostri dollari gli serviranno per comprare le scarpe alla figlia maggiore, studentessa universitaria). Le condizioni di vita di Juan sono ben evidenti dalla povertà della sua casa, ma lui, sorridendo, ci dice che occorre sempre: “buscar el mejo de la vida”. Juan è una persona meravigliosa. La passeggiata, che doveva durare tre ore, è durata più di sei, molte delle quali trascorse a parlare (Juan è un acceso sostenitore del regime di Fidel, del quale ci ha fatto una difesa a 360 gradi). Ci porta, a piedi, nella campagna, fra i campi di tabacco e di malanga, nelle case dei campesinos (che ci mostrano come si fa, manualmente, un puro), dentro agli essiccatori del tabacco, nei campi dove si lavora ancora a mano o con l’aratro trainato da buoi. Ci mostra le piante spontanee indicandoci le molte proprietà medicinali per le quali sono usate nella zona. E’ questa la più bella esperienza che abbiamo fatto a Cuba.

Andiamo, poi, a vedere anche il Murale della Preistoria (assolutamente orrido, ma vale la pena percorrere la strada, molto bella, incassata fra cordigliera e mogotes) e la Cueva dell’Indio (carina, ma quanti turisti in fila! Il fascino si perde un po’).

Il giorno dopo, Cayo Jutìas, piccolo cayo, a nord di Vinales, sul Golfo del Messico. Bella la spiaggia. Belli i colori del mare. Qui una meravigliosa sorpresa. Su un albero dagli sgargianti fiori rossi: il zunzun, l’uccello – un colibrì – più piccolo del mondo!! Batte velocissimamente le sue alette e si muove velocissimamente di fiore in fiore. Poi… si posa e riusciamo ad osservare il suo scintillante piumaggio verde. Meraviglioso!!! E’ arrivato il momento di lasciare anche Vinales. Autopista verso La Habana. Sosta a Soroa. Orchideario (deludente perché le orchidee cubane non sono fiorite; lo saranno solo a febbraio-marzo) e il famoso Salto.

Ritorno a La Habana. Dedichiamo i primi momenti alla visita dei luoghi simbolo della Rivoluzione: Plaza de la Revolucion con il Memorial all’eroe Josè Martì (la cui immagine è onnipresente nel paese. Non c’è scuolina che non abbia nel cortile il suo busto) dal quale, ad una altezza di 129 metri, si gode un meraviglioso panorama sulla città. Poi, il Museo de la Revolucion. Fotografie, ricordi, immagini della rivoluzione e della costruzione del socialismo a Cuba.

I nostri sentimenti sono contrapposti. Ci emozioniamo di fronte alla tenacia, al sacrificio, alla lotta di chi ha dato tutto di sé per l’indipendenza, per il socialismo, per il popolo cubano. Ci immedesimiamo nei valori rivoluzionari… Le domande sulla realtà odierna le rimandiamo a dopo. Osserviamo tutto con profondo rispetto e partecipazione.

Ultimo giorno a Cuba. El Collejòn de Hamel: rumba e cultura afrocubana. Siccome il Malecòn è inagibile (l’Oceano si butta sulla città a grandi ondate spinte dal forte vento) per arrivare al Collejòn percorriamo le vie interne de La Habana, quelle non turistiche, la città più vera. Il Collejòn (vicolo cieco) de Hamel è una via pubblica trasformata in un grande murale dedicato alla cultura cubana d’origine africana. Qui, la domenica a mezzogiorno, si ripete il grande spettacolo della rumba. Vari gruppi si susseguono. La gente accompagna la musica e i canti e i corpi non riescono a stare fermi. Assolutamente esaltante!!! Ecco, la nostra Cuba: emozionante ed indimenticabile. Se possiamo permettercelo, un solo consiglio per chi vuole andare: lasciare a casa i pregiudizi, i preconcetti (tutti li abbiamo, qualunque sia la nostra opinione politica) e…Come dice il grande poeta cubano Nicolas Guillém “…Bisogna camminare, bisogna guardare per vedere, bisogna camminare…”.

Gigliola e Paolo (Bologna)



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