Cuba a Natale: Da L’Avana a Cayo Santa Maria, passando per Trinidad
Il giorno dopo è Natale, noi ci avviamo a piedi alla scoperta della città: tutto chiuso, poca gente ma esce un sole stupendo. Percorriamo il Malecon fino all’Habana Vieja e Centro Habana. Poi ci fermiamo per un buon caffè Carajllo (con rum, ovvio) prima di girare lungo il Prado, viale alberato all’europea. Facciate con niente dietro, costruzioni interrotte, dicono, negli anni ’90 quando i finanziamenti sovietici vennero meno, gente povera che ci ferma continuamente: chi per chiacchierare, chi per chiedere soldi, magliette, caramelle, saponi, per darci un passaggio, per curiosità. Le piazze de L’Habana vieja sono bellissime. Plaza Vieja, San Francesco, Des armas, e della cattedrale: in ciascuna di esse ci fermiamo almeno un’ora, a mangiare, bere, fumare i sigari che ci siamo già presi alla Tienda de l’Habanos (non fumiamo, normalmente, ma come si fa?),a sfogliare i libri che vendono al mercato e soprattutto a guardare la gente che passa e ascoltare la musica che c’è ovunque ad ogni ora. Ci fermiamo anche alla Bodeguita del Medio ma non lo consigliamo, il Mojto è cattivo, i prezzi alti, il trattamento frettoloso. Decidiamo che la prossima volta staremo qua, non al Vedado. Proviamo anche a chiedere se hanno posto per il 6 Gennaio all’Hotel Regina Isabel, costi quel che costi…ma non c’è posto, dovremo tornare al Victoria!
Il 26 ci svegliamo sotto pioggia e vento. Partiamo lo stesso, secondo i programmi, con l’autobus Viazul per Vinales. Arriviamo tre ore e mezzo dopo. La scena è commovente: nel fango della strada principale una schiera di donne e uomini aspettano l’autobus con i nomi della gente che ha prenotato nella loro casa… molti rimangono delusi perché le persone non ci sono. Noi troviamo il nostro nome e ci avviciniamo a Maria Elena che ci porta a casa. Scordiamoci il lusso, cerchiamo di adattarci. Il tempo freddo e umido non aiuta, ma piano piano riusciamo a calarci nell’atmosfera fuori dal tempo di questo paesino. Passeggiata a piedi per vedere il panorama fino all’Hotel Los Jasmines: la piscina è bellissima, esce anche un raggio di sole. Ci aspetta la cena, a casa: buona, semplice e abbondante. La doccia: fredda anche qui? No, dice Maria Elena e ci accende la caldaia. Bisogna stare attenti a non ustionarci… e a non farla finire troppo presto.
Proviamo ad a uscire, ma l’unico locale aperto dove si affacciano tutti i turisti non ci ispira piu’ di tanto. Stiamo un po’ in piazza, poi andiamo a letto.
Il 27 ci aspetta l’escursione a Cayo Levisa. E’ ancora inverno, freddo ma decidiamo di farla lo stesso. Il taxi corre per stradine piene di mucche, cani, carretti… l’unica cosa da fare è fidarci. Arriviamo per strade senza indicazione alcuna all’imbarco dove ci aspetta una piccola brachetta a motore. Arriviamo in una ventina di minuti all’isola: bellissima!!!!!!!!!!!!! Se il tempo fosse propizio questo sarebbe un paradiso. Proviamo ad immaginarla con il sole. Le poche persone che stanno nei bungalows dell’Hotel sono rifugiati in camera o leggono sulle amache avvolti nelle coperte. Ma davvero un posto bellissimo: sabbia bianca, mare turchese, silenzio assoluto. Non c’è molto da fare, se non fare amicizia con gli altri italiani (o svizzeri italiani) che incontriamo: cosi’ la giornata scorre veloce. La sera nuova cena da Maria Elena, stesso menu, ma pescado invece di pollo. La mattina dopo ci aspetta la nostra macchina, o meglio noi aspettiamo lei. Mai avere fretta, a Cuba. Ma in realtà sono tutti bravi e disponibili. Salutiamo Maria Elena, ci ricorderemo del suo sorriso, della sua discrezione, della sua dignitosa povertà, che ci colpisce: non sembrano essere tristi, non vorrebbero vivere in altri posti, eppure non hanno nulla!
Mentre aspettiamo la macchina, conosciamo Tania e Silvia, che saranno nostre compagne di viaggio per i prossimi giorni.
400 km difficilissimi ci dividono da Cienfuegos, nostra prossima meta. Non consigliamo di prendere la macchina a Cuba: costa tanto, le strade sono pessime, le indicazioni non ci sono mai! Certo, permette di fermarsi e vedere posti altrimenti irraggiungibili, ma i pulmann Viazul funzionano bene e collegano tutte le località…c’è anche il collegamento Vinales – Cienfuegos (alle 8) e Vinales – Trinidad (alle 7), che non risulta né dalle guide Lonely Planet né dal sito internet Viazul. Per distanze brevi ci sono i taxi: non costano nulla, si risparmia sicuramente.
Il viaggio è lungo e faticoso ma arriviamo da Marlyn e Tony, Villa Lagarto, a Cienfuegos e siamo ricompensati: la Lonely Planet ha ragione, è un luogo meraviglioso: vista mare, camere bellissime, acqua calda a volontà, amaca, mojto di benvenuto, cena con gamberoni e aragoste ottime, la mattina dopo ottima colazione sul mare. Ci torneremo.
Prima di proseguire per Trinidad visitiamo Cienfuegos, cittadina industriale e poco turistica, nel caos del mercato mattutino (ma nessuno è a lavoro? ci chiediamo: le code alla banca sono spaventose, è fine mese, forse ritirano lo stipendio?)
Riprendiamo il viaggio: finalmente c’è il sole e non resistiamo a fermarci alla prima spiaggia che vediamo alla nostra destra: mare!!!! Sole!!!! Non meravigliosa, un po’ algosa, ma assaggiamo una noce di cocco fresca che un tizio del luogo spacca per un con un macete in cambio di un CUC e di qualche penna. Nuova tappa a Playa Ancon, per due orette di mare. Bella come c’è scritto nelle guide, anche se non è del tutto libera nel senso che si paga il parcheggio, se si vuole una sedia o un lettino idem e mangiare non è facile: si puo’ andare all’Hotel, è vero, ma bisogna mangiare il menu completo, se non ricordo male a 25 CUC.
Rilassati e felici ci fermiamo a un bar lungo la strada verso Trinidad per goderci il tramonto con un mojto…micidiale! Mi sono completamente ubriacata, forse perché ero a digiuno. Bel posto, comunque, ma troppe mosche. Trinidad è una bella sorpresa. Certo, bisogna abituarsi all’assalto insistente dei locali che vogliono venderti un sigaro, affittarti una camera, proporti un giro in taxi o una cena a casa loro a base di aragosta… all’inizio ti senti assediato, L’Havana in confronto non era niente. Poi però capisci che se li tratti con gentilezza, se fai capire che hai già da dormire o hai già prenotato il ristorante dove mangiare, lo capiscono, ti sorridono, si fanno da parte. Bella sorpresa, Trinidad per i colori vivaci delle case, per le strade con i sanpietrini, per il mercatino all’aperto, per la musica che si sente ovunque, per la bella piazza della Chiesa, per la scalinata della musica dove ti puoi ad ogni ora sedere a vedere il mondo, e per le meravigliose casas particulares coloniali, enormi e affascinanti. Come la nostra, quella di Gil Lemes e figli che vivamente consigliamo per la bellezza del luogo, la sua posizione nel cuore della città la gentilezza dei proprietari. Ci stiamo due notti, proprio bene e contenti. Non abbiamo mangiato da loro, curiosi di provare dei paladares che abbiamo visto, entrambi molto buoni: LYS e SOL Y SON.
Il giorno dopo ci attende una bellissima escursione per Cayo Balnco, prenotabile all’agenzia Cubanacan di Trinidad: si deve arrivare in taxi o auto alla marina di Trinidad, poco oltre Playa Ancon e da lì si parte con un catamarano per una traversata di un’ora e mezzo verso l’isola. Arrivati lì, chi voleva poteva scendere, altrimenti si poteva fare una nuotata di 45 minuti alla barriera corallina al largo, per poi tornare sull’isola. Spiaggia, ma soprattutto sassi bianchi, mare meraviglioso, barriera corallina vicinissima. Pranzo incluso, con una iguana che si faceva carezzare da tutti e si crogiolava al sole e molti macao (paguri enormi)…ma non facevano paura nemmeno a me!
Dopo Trinidad ci attende l’ultimo viaggio, attraverso Sancti Spirirus (non ci è parse niente di che), Remedios (affascinante ma desolata, dove lasciamo un po’ preoccupate di cosa le attende Tania e Silvia) e Caibarien dove lasciamo la macchina e un transfert puntualissimo ci porta con 60 km di strada nel mare al Cayo Santa Maria dove concluderemo la nostra vacanza con 6 giorni molto diversi dagli altri, con braccialetto all inclusive, bevute continue, ottimo cibo, giornate di relax al sole (che però tramonta presto, alle sei è buio…non ci avevamo pensato, all’inizio), grandi dormite e tanta solidarietà per i cubani, per lo piu’ gentilissimi e bravi, che lavorano nel resort, ora che abbiamo visto (a differenza di molti turisti che incontriamo lì che hanno visto solo L’Havana)il mondo in cui vivono.
L’ultimo giorno sembra piena estate, un regalo che ci fa davvero felici: mare bellissimo e finalmente possiamo nuotare a lungo. L’addio è molto triste, ci aspetta l’inverno italiano. Ma prima…. Ultima tappa a L’Havana che possiamo risalutare, questa volta col sole e con Musei e negozi aperti. Facciamo un giro sugli autobus rossi (che non consigliamo) e saliamo sulla torre in Plaza Vieja da dove ci godiamo una festa di Musica e balli cubano i che si svolge in piazza. Consigliamo questa visita per una visione della città dall’alto, visita che comprende la vista della città a 360 gradi attraverso quella che chiamano camara oscura, una specie di periscopio manovrabile da una manopola che fa scoprire, zoommandola, tutta la città.
Il viaggio è finito, non prima di berci l’ultima tazza di caffè e rhum (anzi, ron de Cuba, alla cubana, appunto) in Plaza Veja. Stare in aeroporto, con fuori un gran sole caldo, ci ha fatto meditare su quanto sia insolito e affascinante un Natale ai Caraibi.