Cuba a febbraio

Viaggio ai Caraibi alla scoperta della capitale (e non solo)
Scritto da: Vasarina
cuba a febbraio
Partenza il: 02/02/2010
Ritorno il: 11/02/2010
Viaggiatori: due
Spesa: 2000 €
DAL 01/02/2010 AL 11/02/2010

DEGRADO COLORATO

01/02/2010 Lunedì

Ore 6,15 partenza dall’Aeroporto Leonardo da Vinci terminal 1, in quanto la prima tratta si effettua con Alitalia sino ad Amsterdam. Si sorvola Amsterdam, coperta di neve per mm. 40, e così abbiamo solo un’oretta per il transfer. Incontriamo all’imbarco il famoso Giuliano, nostro compagno di avventura a Cuba. Ci imbarchiamo con la Martinair, compagnia asfittica: bevande, film ed extra solo a pagamento. Partiamo con 1 ora e mezza di ritardo perché, per via del gelo, ogni aereo in partenza viene spruzzato con acqua calda. Viaggio di 10 ore lunghissimo, senza distrazioni e solo con i libri, non finiva mai! Cuba ci accoglie con una limpida serata e ci aspettano Alessandra, Alessandro e Andel, nostri accompagnatori, per portarci a casa di Oscar calle A y 29 n.704 y Zapata El Vedado. A Virginia, la moglie ho regalato una confettura di mirtilli portata dall’Italia, si è quasi commossa. Oscar è un cubano alto almeno m. 1,80 con pancione, ha 40 anni ed è biondo con gli occhi azzurri… valla a capì! Prima sorpresa, per una notte dobbiamo dividere il bagno con Giuliano in quanto una ragazza italiana che doveva partire e non l’ha potuto fare, occupa la nostra stanza con bagno privato. Non ceniamo perché abbastanza stanchi. Il letto matrimoniale è grande e pulito ma… scricchiola come una segheria, impossibile dormire, la casa e le camere sono arredate con mobile anni ’30 o giù di lì. Giuliano invece esce subito perché, dice lui, si deve immergere nel popolo cubano subito e capire come funziona (aspettiamo il seguito!). L’acqua è approvvigionata a mezzo cassoni di eternit che farebbero inorridire i nostri ambientalisti; l’eternit è ovunque.

02/02 Martedì

Usciamo in terrazza e facciamo colazione: spremuta di arancia, caffè, latte, frutta, pane, 2 uova, formaggio CUC 5. Fame da lupi. Arriva Pedro il taxista e ci porta al Capitolio dove incontriamo Ale e cominciamo il giro de L’Havana. Pedro, qualunque tragitto ci farà fare vorrà sempre Cuc 5 (abbiamo scoperto poi che i tassisti regolari prendono anche cuc 4), lui è un militare a riposo e fa il trasporto turisti di casa Oscar abusivamente. Percorriamo via Obispo, tipo via Condotti a Roma (l’ho detta grossa!), siamo attratti di mille forme architettoniche e colori; le piazzette con giardini, i cortili interni che sembrano merletti il tutto intervallato da edifici fatiscenti. Degrado colorato è un termine coniato da noi ed è perfettamente appropriato. L’Unesco sta dando fondi e i cubani stanno ristrutturando tantissimi edifici che, tornati ai vecchi splendori sono ammirevoli. Ci sono varie scuole di restauro che preparano i giovani in diverse specializzazioni: muratori, falegnami, vetrai, maiolicatori e restauratori di affreschi. Plaza de Armas con mercatino di libri storici. La piazza della Cattedrale di San Cristobal con i suoi ristoranti, bar, le donne in bianco che con il sigarone in bocca ti leggono la mano, suonatori di salsa, che per suonare si fanno dare la mancia… tutti si fanno dare la mancia anche le inservienti del Museo Coloniale. Chiunque per strada ti chiede un CUC, un sapone (sai dove te li metti i saponi!), caramelle o gomme americane per i bambini. Acquisto regalini. E’ l’una e la fame si fa sentire e andiamo alla Boteguita del Medio il locale di Hemingway dove ci facciamo portare una buona bistecca di maiale accompagnata da patate o similari, riso bianco, fagioli neri, insalata. CUC 26 Ritorniamo per trovare Alessandra. Passeggiando siamo a Plaza Vieja, bellissima e lì personalmente, mi sento come se ci fossi sempre stata. Ale ci mostra gli affreschi degli edifici restaurati dal marito Josè. Nel pomeriggio approfittiamo per acquistare i sigari in una delle case dell’habanos più antiche, che atmosfera! Caldo umido ma con un profumo di tabacco da avere voglia di fumare un sigaro; molti lo fanno negli appositi salottini. La sera chiediamo a Pedro di portarci a mangiare il “pescado” e ci accompagna ad un ristorantino con 4 tavoli, la proprietaria ci invita a scegliere due tipi di pesce, il tutto sempre accompagnato da verdure varie e da un mojito eccezionale anzi due mojiti eccezionali. CUC 67… un po’ troppo! Abbiamo la nuova camera, letto francese ma non scricchiola, la doccia ha 6 piccoli getti che Patrizio, con pazienza ha pulito e disincrostato, doccia possibile!

03/02 Mercoledì

Sempre Pedro ci porta al Morro la fortezza che sovrasta L’Havana, bel paesaggio verso il Malecon, il lungomare della città. C’è vento ed il mare è agitato, gli schizzi delle onde arrivano sulla strada. Noi andiamo al centro perché la vecchia Havana ha un fascino particolare del quale non ti stanchi mai, è una scoperta continua. Ci facciamo un panino ed una birretta a Plaza des Armas. Affrontiamo l’avventura di una coco-taxi , CUC 10, ed andiamo al cimitero monumentale ma, avendo solo mm.15 a disposizione e dovendo pagare l’entrata, ci siamo ripromessi di tornare e poi Plaza de la Rivolucion. A casa per un riposo e poi cena da Oscar che ci ha preparato un’aragosta alla piastra, verdure varie, banane fritte: non riuscivamo a finirla! CUC 10 E poi… al Floridida un altro locale dove c’è un busto in bronzo di Hemingway. Vai a daiquiri e mojito, ma il migliore è sempre quello della signora del ristorantino. CUC 25.

04/02 Giovedì

Salutiamo Oscar e Virginia e con Ale e Andel. Viaggio di 5 ore con una macchina abbastanza comoda. Per uscire dalla capitale Ale e Andel scelgono una strada periferica che però ci fa apprezzare ancor più il grande patrimonio architettonico di Cuba (lo ha fatto in particolar modo per Patrizio). Dopo alcune inversioni ad “U” da ritiro patente imbocchiamo la strada giusta per Trinidad. Non ci sono cartelli stradali ed il tutto sta nella conoscenza e nella gentilezza di chi incontri. Attraversiamo ettari ed ettari di terra coperta da rovi, una pianta che si chiama Marabù, piantata per ordine di Fidel Castro, dopo aver tolto il latifondismo, affinché non nascessero delle iniziative private ma ora, dopo 50 anni, accortasi della fame del popolo cubano, permette di dar fuoco ed arare i campi (aratro con i buoi). L’autostrada non è molto trafficata ma ci sono decine di persone che fanno l’autostop (i trasporti pubblici lasciano a desiderare fuori L’Havana), il manto stradale assomiglia a delle strade di Roma dopo le piogge: buche, grattato, rattoppato. Ogni vari chilometri c’è un posto di polizia per i controlli, si deve rallentare per eventuali stop, a noi non è mai accaduto. Le case che vediamo lungo la strada sono piccole ma con cortiletti ben tenuti. La terra è brulla ed il clima è più caldo della capitale. Facciamo benzina a Rodas, un paese quasi inesistente. Ci aspettano ancora 80 km di stradina. Trinidad, città dell’Unesco, ancora molto genuina, la gente, i negozi i luoghi sono originali. Le strade acciottolate, le inferriate artistiche alle finestre, le case basse e colorate, i cani spelacchiati con la rogna ed il mercatino con le tovaglie ricamante o con merletti all’uncinetto, cappelli e giocattoli fatti con le lattine di birra. Pernottiamo alla casa coloniale di Maria Antonia: gente cortesissima, la casa ordinata, letti ad una piazza e mezza pulitissimi ed il bagno… senza tavoletta del w.c. Ceniamo da Dio tutte e due le sere (CUC 10 a cena) con una minestra di fagioli neri da fare invidia a quella veneta. Una sera porco, una sera pollo e così sempre per tutte le sere di Cuba. La signora ci ha servito per dolce delle creme molto somiglianti al budino bolognese, ottime!! Passeggiata per Trinidad notturna. Trinidad è uguale in tutto e per tutto alla città messicana vista in un altro viaggio.

05/02 Venerdì

Ci svegliamo presto ed andiamo a fotografare la città in attesa di salire in macchina per andare al mare. Colazione con caffè, the, latte, pane, burro, miele, frutta. CUC 5. Anche alla signora Maria Antonia abbiamo portato una confettura di mirtilli e alla nipotina (bionda con occhi azzurri) le gomme americane. Al mare ci rilassiamo, c’è vento, il Mar dei Carabi è un po’ mosso e il fondo non è limpido. La spiaggia è profonda e finissima con delle grandi mangrovie dove ristorarci dal sole. Vicino, in un resort con piscine, compriamo l’acqua, e biscotti per il viaggio di domani in previsione delle poche fermate che ci saranno. Mentre faccio il bagno si avvicina in acqua una signora di Amalfi, ha il dente avvelenato con i maschi cubani, lei ne ha sposato uno ormai cittadino italiano, ma che 2 mesi l’anno vuol tornare dai parenti e dai due figli, una ragazza e un ragazzo, a Santo Spirito. Ale ci dice che le ragazze cubane giovani sono molto carine, ma appena un po’ più grandi mettono su pancia e lardelli… ce ne siamo accorti! Doccia, cena e poi a ballare la salsa alla Casa della Musica, sulla scalinata accanto alla chiesa. Il mojito è schifoso, sa di varechina ma il ballo… alla grande!

06/02 Sabato

Stiamo di nuovo per trasferirci, piove, e Ale avendo visto le previsioni, coglie l’occasione per fare il lungo viaggio sino a Sandino per poi godere dei restanti giorni di sole: ottimo! Si deve cercare un banco di cambio, sembra che solo a Cienfuegos si possa trovare. Andel accompagna Giuliano, passa mezz’ora, un’ora, scendiamo per sgranchire le gambe, 1 ora e mezza, finalmente tornano e ci aspettano almeno 8 ore di macchina. Cienfuegos sarebbe una città da visitare, anche qui il vecchio colonialismo ha lasciato dei tesori e, secondo la signora di Amalfi, anche il mare sembra sia bellissimo. Il viaggio è lungo, nessuna fermata per ristorarci, le gambe sono rattrappite perché dietro in tre significa che uno, per far stare comodi gli altri, si deve sacrificare. Andiamo a finire di nuovo a L’Havana periferia, a noi sembrava di aver letto “anillo” trasformato per noi in “anulare”. Il lungo viaggio fatto, il lungo viaggio da fare, il ritardo, la sete, fanno sì che la mia pazienza sia terminata. Alessandra è pronta a cambiare programma portandoci subito a Santa Maria e rinunciare a Sandino. Rinfrescata la mente si decide di non cambiare programma e abbassate le creste ci avviamo per la Valle di Vinales e dopo circa 3 ore attraversiamo il parco naturale e ci affacciamo a una terrazza per poter ammirare i mogotes sorvolati da avvoltoi, emozionante! Quante volte li abbiamo visti in foto ma lì, con il sole già basso che infondeva dei colori caldi e particolari, ci hanno veramente entusiasmato. Non c’è altro da vedere perché le pitture preistoriche sono considerate false. Caffè, non poteva mancare. Si procede per Sandino attraversando Pinar del Rio. Anche qui, zona sperduta di Cuba, ci sono delle costruzioni spagnole veramente carine. Qui tutto è verde, tabacco, tabacco, tabacco e le caratteristiche costruzioni con i tetti spioventi coperti di paglia per essiccare le foglie di tabacco. Mucche per il latte, guai ad ucciderle, si rischia la prigione; cavallini montati da contadini, carretti trainati da cavalli o da buoi, biciclette, vecchi camions, ogni mezzo è buono per arrivare da un posto all’altro. E’ l’imbrunire, la strada è quella che è, i pericoli in mezzo alla strada altrettanti, Alessandra procede con molta prudenza, tutti viaggiano senza luci e dopo altre 2 ore siamo a casa Etilia, in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Comunque doppio “brava” ad Alessandra. Ceniamo con pollo, banane fritte sublimi e verdure varie e la immancabile birretta (Cuc 10). Il letto è sempre alla francese per due ma le lenzuola sono di naylon, scivolano da tutte le parti. Per far funzionare la doccia sono dovuti venite in quattro ma alla fine, conoscendo i difetti, ha funzionato. Cena tranquilla, Cuc 10, (per me si sono messi tutti d’accordo), pollo questa sera e domani, porco. La camera, veniamo a sapere che costa Cuc 25.

07/02 Domenica

Attraverso la riserva di Guanahacabibes, un nome impronunciabile, siamo andati al mare a Maria la Gorda dove c’è l’hotel riservato di Fidel Castro con tanto di eliporto. Ingresso, panino e bibita, lettino Cuc 10. Anche qui c’è vento ed il bagno è impossibile perché la barriera corallina è sino a riva e ci si potrebbe far male sbattendoci contro, però prendiamo un bel colore.

08/02 Lunedì

Colazione triste, caffè freddo, marmellata e pane senza spremuta né frutta. Torniamo alla civiltà tornando verso L’Havana. Ci aspetta la spiaggia di Santa Maria a 19 km. dalla capitale e ci sta ancora aspettando! Dall’alto della collina dove sta il residence si vede il mare ad almeno km. 1,5 da lì, c’è un vento che ti porta via, siamo solo noi tre: dico a Giuliano che l’hanno portato in esilio perché è stato cattivo. Grazie alla nostra organizzatrice e alla nostra voglia di scappare e pagare qualunque prezzo ritorniamo a L’Havana a casa della professoressa di psicologia Alina. Calle E y23y25 n. 562 El Vedado. Camere meravigliose, bagni altrettanto, finalmente il meglio! Unico neo, non dà le chiavi di casa. Per tutto il viaggio la benzina è costata Cuc 93, la camera da Alina costa Cuc 10 in più, ma ben venga. L’Havana non ci stanca; ritorniamo a Plaza Vejia al locale Taverna della Muralla che produce la birra e la serve al metro, ordiniamo un panino, birra ed un thè. Aspettiamo un bel po’ poi ci portano il “thé” che una tazza di acqua calda con dentro le foglie di menta fresca da loro chiamata “erba cattiva”. Ma che razza di thè è questo? Chiedo al cameriere un po’ alterata e lui mi dice che per loro è così, non hanno certo il thè inglese! Arriva anche il panino che è talmente grande di riuscire a mangiarne solo metà, l’altra ce la portiamo via e Patrizio che fa? Ordina un secondo thè perché il primo gli è piaciuto molto… la prossima volta lo strozzo. Dopo una bella passeggiata andiamo alla fabbrica di sigari Partagas dove prendiamo l’ulteriore scatola di sigari, anche qui che buon profumo di tabacco! Piccola osservazione sui sigari: nei negozi a L’Havana costano circa Cuc 140/160, se si pensasse di prenderli in aeroporto si deve sapere che le stesse marche costano Cuc 207/237. Ci sediamo al tramonto sulle scale del Capitolio, gli edifici prendono un colore particolare tanto da nascondere la loro fatiscenza. A casa di Alina, non ceniamo, usciamo per passeggiare al Vedado.. Ci sono ragazzi che di notte giocano a basket, altri provano delle danze, sono tutti molto atletici.

09/02 Martedì

Letto comodo e doccia funzionante, che bello! La colazione è servita ma, il tavolino è solo per due, aspettiamo che finisca Giuliano e poi tocca a noi. Colazione in tema con Alina, tutto delicato il caffè è buono e le spremute altrettanto, pane croccante caldo con burro, frutta e thè con bustina ad infusione. Dopo i primi giorni dove ci Oscar ci dava sempre 2 uova, alla fine ci abbiamo rinunciato. Con il taxi raggiungiamo il Museo della Rivoluzione, e il Palacio de Bellas Artes. A Plaza des Armas pranziamo. Desideriamo conoscere il Museo del Rum ma, con nostra sorpresa, per visitarlo tutto si deve essere una gruppo di turisti altrimenti puoi fermarti al piano terra, cosa che noi abbiamo fatto. Ci sentiamo con Ale e ci vediamo alla “mia” Plaza Vejia alla Taverna della Muralla: birra, tukola, thè, quello alla menta naturalmente. Ritorno a casa e ceniamo da Alina. Anche la cena rispecchia la sua personalità, paca, delicata, sobria ma elegante nella presentazione: consommè di pollo, proprio nella tazza “co’ le recchie”, fettina di maiale ai ferri, carote lesse, verdure varie, patate lesse, pane caldo e un gelato al cioccolato veramente buono. Per noi era la cena indovinata. Ma meraviglia delle meraviglie: a tavola ci sono dei veri tovaglioli di carta. Andiamo a vedere cosa fanno i ragazzi cubani e questa sera c’è il coreografo e le prove sono uno spettacolo vero e proprio. Riposo per poter affrontare l’ultima giornata. Ore 23,00 Piove.

10/02 Mercoledì

Plaza del Capitolio, entriamo al Museo Nacional de Bellas Artes. Il palazzo è splendido e anche alcune opere. Giunta l’ora del pranzo, per salutare Cuba, andiamo alla Boteguita del Medio anche per assaggiare il loro mojito. Saliamo al primo piano dove, inevitabilmente suonano la salsa, ordiniamo il mojito, il porco, patate dolci fritte, patate fritte, riso, fagioli e verdure. Il famoso mojito rimarrà famoso per non essere buono, nessuno è stato mai all’altezza della signora del piccolo ristorante. Per far passare il tempo andiamo anche al Museo dell’Arte Coloniale che è in ristrutturazione. I mobili e i suppellettili rispecchiano la ricchezza di alcuni ricchi coloni. Qui è stato fastidioso il chiedere continuo delle custodi, in ogni stanza volevano qualcosa. Ultima passeggiata per via Obispo, ritorno a casa ma è presto e non possiamo entrare in casa, quindi ci sdraiamo su una panchina ed aspettiamo le 4pm. Alina ci offre un caffè, ci scambiamo le e-mail, arriva Alessandra con il tassista Toni e via all’aeroporto. Paghiamo la tassa di uscita Cuc 25, imbarchiamo i bagagli ben impacchettati e saliamo in aereo. Attenzione agli acquisti al Deuty Free: oltre ai sigari ultra cari anche il rum costa il doppio ma la cosa indecente è che non ti fanno nessun scontrino e ti mettono ciò che compri dentro a dei sacchetti bianchi senza nessuna scritta, tutto ciò a fatto si che ad Amsterdam, benché avessimo già volato con la Martinair, compagnia olandese e fossimo in transito, al metal detector ci hanno buttato via 4 bottiglie di rum perché non contenute in una busta trasparente sigillata.

11/02 Giovedì

Il ritorno è di 9 ore, transito ad Amsterdam, dove per via del rum, non mi va nemmeno di parlare del trattamento avuto dagli st.…. Olandesi e poi Roma… che freddo! Da 28° a 4° il salto è forte anzi, sembra che per il 12/02 sia prevista la neve a Roma. Anche se non centra niente con la vacanza, la neve è arrivata davvero!

Osservazioni negative:

– Nell’aria persiste un forte odore di carburante bruciato dovuto agli scarichi delle macchine e mezzi di trasporto vari

– I cassoni dell’acqua e le varie coperture sono in eternit

– Tovagliolini e carta igienica sono la stessa cosa, tutto è avvolto nella carta igienica di color marroncino

– Le donne sino ad una giovane età hanno un corpo fico, ma poi hanno tutte la pancetta o panciona con maniglie varie in vita

– Il turista è un limone, deve essere solo spremuto e le richieste in ogni luogo (compresi i musei) sono fastidiose; controllo dei conti sempre e sempre

– Il pane si porta in mano alla francese

– Le lastre radiografiche lo stesso

– I cani randagi sono tutti malati di rogna, anche in città

Osservazioni positive:

– Architettura coloniale splendida e splendidi i restauri

– La gente cordiale e accogliente in special modo in campagna

– Riescono a vivere con Cuc 20 al mese

– Viene apprezzata anche la più piccola gentilezza

– I cubani sono puliti, in nessun posto si è mai sentito odore di sudore

– Le città sono pulite, c’è sempre lo spazzino che raccoglie l’immondizia

– Gli uomini cubani si tengono meglio delle donne

– Per i bambini c’è rispetto e affetto speciale

– Tutti vanno a scuola e tutti in divisa

– La sanità, per fortuna non ne abbiamo avuto bisogno, è una delle migliori del mondo

– Credono ancora nella rivoluzione, nel Che, Josè Martì, Cienfuegos, in Fidel e forse in Raoul.

Cambio Cuc-Euro: 1,24



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