Cronaca di una fuga a New York con famiglia

Quest’anno l’occasione è speciale. Al di là del fatto che abbiamo deciso di andare oltre confine per il ponte del 25 aprile, mio marito ed io abbiamo pensato fosse giunto il momento di fare un bel regalo ai miei genitori, a mio padre in particolare. Quest’anno compie 73 anni (splendidamente portati!) e tra i tanti sogni nel cassetto...
Scritto da: Marco Albanesi 1
cronaca di una fuga a new york con famiglia
Partenza il: 22/04/2005
Ritorno il: 25/04/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Quest’anno l’occasione è speciale. Al di là del fatto che abbiamo deciso di andare oltre confine per il ponte del 25 aprile, mio marito ed io abbiamo pensato fosse giunto il momento di fare un bel regalo ai miei genitori, a mio padre in particolare. Quest’anno compie 73 anni (splendidamente portati!) e tra i tanti sogni nel cassetto rimasti irrealizzati ce n’è uno: volare sull’oceano, magari con destinazione America! Molti anni or sono, durante la seconda guerra mondiale, molti nostri connazionali emigrarono negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Tra di loro anche alcuni nostri parenti. Il mio babbo, allora bambino, non ha mai dimenticato, ed ha sempre pensato ‘chissà se un giorno anche io riuscirò a vederla quell’America …’.

Era la fine del 2004 quando, un po’ per scherzo, abbiamo fatto una battuta dicendo ai miei che, con 4 giorni a disposizione, potevamo farci un bel giro tutti insieme a Parigi, o magari, perché no, a New York … Ricordo ancora lo sguardo stupito che si lanciarono i miei di fronte alla parola NEW YORK! Ma come è possibile, solo 4 giorni, un viaggio così lungo, noi che non abbiamo mai preso l’aereo, e se poi non siamo in grado, e se poi stiamo male, e per il fuso orario come facciamo … Quei se e ma stavano già diventando troppi… ‘Papà, mamma’, dico io, ‘è la vostra grande occasione per volare in America, fidatevi di me, andrà tutto benissimo!’ In quei 4 mesi, in attesa della partenza, abbiamo parlato di questa città (che noi già conoscevamo) facendo in modo che i miei iniziassero ad amarla ancor prima di metterci piede.

All’inizio di aprile, quando già eravamo in fermento pre-partenza, annullo la prenotazione precedentemente fatta con Alitalia in quanto scopro che il nostro volo AZ604 (diretto Malpensa/JFK) viene venduto anche da Delta Airlines come volo Delta 8229 ad una tariffa nettamente inferiore. Costo del biglietto = 328 euro a testa, tasse comprese, oltre 20 euro di commissione. Vi rendete conto? Noi che siamo abituati a partire in agosto per i nostri viaggi intorno al mondo, spendendo cifre assurde per i voli, stiamo per andare a New York col volo diretto a 328 euro?!?! Stentiamo a crederci …

Ovviamente, come sempre accade, per una cosa che va bene ce ne dev’essere un’altra che va storta. Un mese prima della partenza, prevista per il 22 aprile 2005, arrivano notizie allarmanti che parlano di un’ondata di scioperi nei trasporti, e il giorno peggiore quale poteva essere se non proprio il 22 aprile? Era prevista la paralisi del trasporto aereo; al di là del solito sciopero Alitalia si era aggiunto il personale SEA nonchè quello dei controllori di volo! In pratica non doveva partire più nulla dalle 10 del mattino in poi. Del nostro volo, in partenza guarda caso proprio alle 10, nessuno sapeva niente. Ho passato 3 settimane chiamando tutti, Alitalia, Delta, Sea, Enav, Ministero dei Trasporti, ho rotto le scatole a destra e sinistra, pensavo alla delusione del mio babbo se fossimo rimasti a piedi, avevamo solo 4 giorni a disposizione, dovevamo partire assolutamente il 22 aprile … Forse qualcuno là in alto ha aperto un occhio in tempo utile, ed avrà (giustamente) pensato che un uomo di 73 anni che nella vita ha fatto solo del gran bene non poteva essere privato di una gioia così grande. Sta di fatto che qualche giorno prima leggo sui quotidiani che, a seguito dell’intervento della Commissione di Garanzia, gli scioperi sono stati TUTTI revocati. Quel giorno mi sono sentita leggera come una piuma! Ho chiamato subito a casa dicendo ai miei di stare tranquilli perché saremmo partiti senza problemi.

Venerdì 22 aprile 2005 La sera precedente la partenza è venuto una specie di uragano, acqua e vento da paura, eravamo tutti in allarme per l’indomani. Per fortuna è tutto passato, non c’è più vento e il cielo è sereno. La partenza del volo è prevista per le 10,00. Per arrivare a Malpensa dovremmo impiegarci, senza traffico, circa un’ora. Con lo spettro costante dell’overbooking che incombe, ci portiamo in aeroporto molto in anticipo, in maniera tale da essere tra i primi a fare il check-in. Partiamo quindi alle 5 del mattino. Guida il babbo. La macchina la lasciamo direttamente a Malpensa nel parcheggio scoperto. Costa un po’ di più, ma per un’occasione così speciale non badiamo a spese (ci costerà 70 euro). Ci avviamo verso il terminal. E’ prestissimo. Facciamo colazione e poi incolliamo le nostre facce alle vetrate per osservare le prime partenze del mattino. Con un occhio sempre vigile sul banco Alitalia. Alle 7,30 aprono il check-in. Inauguriamo il nostro passaporto a lettura ottica. La procedura è velocissima, grazie al biglietto elettronico, alla scansione ottica del passaporto ed al solo bagaglio a mano. Siamo già a posto. Vediamo una fila lunghissima di persone che si sta formando alle nostre spalle. Il volo partirà pienissimo. New York è sempre amata da tanti! L’attesa si fa incandescente. Facciamo qualche foto ricordo coi miei cercando di ammazzare il tempo. Il babbo non vede l’ora di salire sul boeing 777 Alitalia, mamma invece è tremendamente in pensiero per la sua cinetosi. Soffre da morire il mal di movimento, inteso come mal di tutto, auto-pullman-aereo. Su consiglio del medico le applico il cerottino dietro l’orecchio (peraltro al contrario ma ce ne siamo accorte in tempo!!!), mentre incrocio le dita perché se sta male in aereo sono 4 giorni rovinati in partenza.

Scendiamo al piano di sotto, portandoci verso il nostro gate. Passiamo i metal detector, il controllo passaporti (tutto liscio) e raggiungiamo l’imbarco del nostro volo. Si vede proprio che siamo a ridosso di un ponte. C’è una quantità di gente in partenza degna del primo week-end di agosto. L’occhio mi casca inevitabilmente su uno dei voli in partenza vicino al nostro gate. Destinazione Bombay. Tante donne in sari dai colori sgargianti e uomini col turbante. L’India è stata il nostro ultimo viaggio. Quanti ricordi affiorano alla mente …

Aprono l’imbarco. Siamo in tantissimi. Saliamo ordinatamente sull’aereo. Abbiamo i posti preassegnati. La fila finestrino è composta da 3 poltrone. Il babbo si sistema vicino all’oblò, poi mamma, io, e nella fila corridoio in fianco a me mio marito. L’aeromobile è nuovo, monitor in ogni poltrona con buona scelta di film e musica.

Il grande momento è arrivato. Ora, faccio una precisazione: sono sempre stata molto prevenuta nei confronti della nostra compagnia di bandiera, e ancor di più del suo cabin crew. E’ sempre più raro sentire commenti positivi sul personale di bordo Alitalia. E’ vero che il nostro volo è Delta, ma l’aeromobile e l’equipaggio sono, ahimè, italiani. Però penso anche chissenefrega, andiamo a New York, questo è quel che conta! Ebbene, mi son dovuta ricredere. Personale di bordo sorridente (incredibile!) e disponibile, il pranzo è stato tra i migliori provati sinora, addirittura abbondante, e, cosa degna di nota, non si sono dati tutti alla fuga come accade di solito ma passavano continuamente per vedere se si aveva bisogno. Ho subito notato uno stewart che mi sembrava molto gentile. E gli ho fatto una richiesta, sicura però di non ricevere riscontro. Per rendere ancora più emozionante il primo volo di papà mi sarebbe tanto piaciuto potesse vedere la cabina di pilotaggio. Anni fa era possibile, ora, dopo l’11 settembre, sono blindate e non ci entra più nessuno. Addirittura i membri dell’equipaggio devono citofonare per farsi aprire … Però ho pensato “tentar non nuoce” e gli ho chiesto se poteva fare uno strappo alla regola e fare una grande sorpresa al mio papà che inaugurava il suo primo volo intercontinentale. Incredula mi sento dire “chiedo al Comandante il permesso e poi le faccio sapere se è possibile”. Dopo alcuni minuti torna, mi sorride, chiama il mio babbo e gli dice “Signore, mi può seguire per favore?” Il mio babbo??? Secondo me è quasi svenuto anche se non l’ha dato a vedere. Perché non aveva mica capito il motivo di questa chiamata! Mai avrebbe pensato di essere accompagnato a conoscere il Comandante, il secondo pilota, e di potersi addirittura accomodare nella cabina di pilotaggio!!! Quando è tornato al suo posto aveva il sorriso da un orecchio all’altro. Era talmente emozionato ed incredulo che non sapeva neppure da che parte iniziare a raccontare cosa aveva visto. Ho ringraziato quel gentile ragazzo, gli ho fatto i complimenti per la cortesia non sempre così scontata ed ho radicalmente cambiato il mio pensiero riguardo all’Alitalia. Nella massa di cafoni menefreghisti c’è ancora qualche buon soggetto che si salva! Il volo è andato benissimo. Mamma col cerotto è stata benone, non poteva proprio andare meglio! Viene servito uno snack (panino caldo con arrosto e formaggio) poco prima dell’arrivo. Atterraggio perfetto, accompagnato da un fragoroso applauso per il comandante.

Arriviamo al JFK airport – terminal 1 – in perfetto orario, alle 12.35 a.M. Ora locale. Per la prima volta ci imbattiamo nelle nuove formalità doganali statunitensi. Vengono prese le impronte digitali (dito indice sinistro e destro) e viene scattata una foto digitale. Un po’ di impaccio da parte di tutti, ma l’impiegato era estremamente gentile e ci siamo fatti una risata generale. Proprio come a Malpensa, al controllo passaporti, dove non ti guardano neppure in faccia se hanno la luna storta … Possiamo uscire dall’aeroporto. Seguiamo le indicazioni per l’Airtrain, il trenino sopraelevato che ci porterà direttamente alla fermata della metropolitana linea A. Dobbiamo acquistare alle “Metrocard Vending Machines” la metrocard “pay per ride” caricandola con 7 dollari a testa (2 dollari per la metropolitana + 5 dollari per l’airtrain) e, previo suggerimento di un’addetta alle macchinette, compriamo un’unica metrocard da 28 dollari (va bene contante e carta di credito). Riceviamo in automatico un bonus di 5,60 USD da usare successivamente. Le Vending Machines sono semplicissime da usare, per entrare nel menu basta sfiorare lo schermo e, cosa degna di nota, ci sono le istruzioni anche in italiano! Da tenere presente che la “pay per ride” è ricaricabile!!! Per info sulle metrocard: L’airtrain ci conduce sino alla fermata “Howard Beach” della metro A. La nostra destinazione è la Penn Station di Manhattan, che raggiungeremo in 45 minuti con la metro express, treno diretto senza cambi. Durante il tragitto (attraverso il Queens) il treno si riempie prettamente di persone di colore, alcuni hanno l’aspetto poco rassicurante, ma non temete! I vagoni sono sempre molto affollati. E poi è alquanto interessante mischiarsi alla gente del posto, e a NY convivono veramente tutte le razze! Per avere un’idea della rete metropolitana di New York : Mentre per un’idea generale sui trasporti: Scendiamo alla Penn Station. Usciamo all’aperto ed ecco il primo colpo al cuore! Siamo circondati da grattacieli che toccano il cielo, siamo tutti col naso all’insù. Per i miei genitori, che nella loro vita non hanno avuto la fortuna di viaggiare, è un momento memorabile! E, cosa degna di nota, il nostro albergo è proprio di fronte a noi! Siamo tornati nell’albergo scelto durante il nostro primo viaggio a NY, il New Yorker Ramada Inn & Plaza Sito internet: http://www.Newyorkerhotel.Com/ E’ un albergo un po’ datato ma di grande effetto. La posizione è strategica, nel centro di Midtown, formidabile per chi, come noi, dovrà usare spesso e volentieri la metropolitana. Si trova tra la 34° strada e l’ottava avenue, qui si trovano tutti i riferimenti: http://www.Newyorkerhotel.Com/contactus.Asp Avendo prenotato le due stanze nel 2004 siamo riusciti a bloccare una tariffa abbastanza ragionevole, 139 dollari a notte per la doppia + tasse. A New York gli alberghi non costano poco, e non esistono vie di mezzo, si passa dalla bettola all’albergo di un certo livello. Il New Yorker è un giusto compromesso tra le due cose. Quando prenotate vi verrà sempre chiesta la carta di credito a garanzia. E’ prassi.

Ci vengono assegnate due doppie vicine sullo stesso piano, il 35°, che gode di una bella vista su Manhattan. Addirittura ci hanno dato la stessa stanza di due anni prima che a noi era piaciuta tanto (non aspettatevi stanze gigantesche perchè a NY è ben difficile trovarle, a meno che non spendiate cifre folli!) Lasciamo i borsoni ed usciamo subito. Dobbiamo adeguarci immediatamente al fuso orario (meno 6 ore), soprattutto i miei che non sono abituati. Usciamo e la frenetica vita newyorkese ci avvolge in un attimo. Purtroppo le previsioni del tempo (che avevamo seguito da casa) hanno azzeccato in pieno. E’ nuvoloso, pioviggina e fa proprio freddino! L’altra volta ad agosto abbiamo patito un tale caldo che proprio non ci aspettavamo ad aprile inoltrato un freddo simile. Fortunatamente siamo partiti indossando i giacconi invernali ed avevamo in borsa le sciarpe pesanti. Poco male. Può mai essere una temperatura rigida a rovinare questo viaggio? Ma la cosa che fa specie è che le ragazze newyorkesi giravano già coi sandali senza calze, alcune in maniche corte, mentre noi battevamo i denti dal freddo!!! Percorriamo la 34esima strada in direzione Empire State Building. Guardiamo alcuni negozi (che in zona abbondano). Ci fermiamo da Macy’s, uno dei centri commerciali più famosi di NY (è a due passi dall’albergo) e velocemente percorriamo tutti i piani, cogliendo al volo l’opportunità di scaldarci un po’, poi torniamo in strada e osserviamo tutto quello che ci circonda. Il bello di New York è che potresti startene tranquillamente fermo in un angolo a guardare, e già questo è uno spettacolo notevole. Gente di ogni colore e razza cammina velocemente, convive pacificamente, con l’immancabile beverone in mano, un fiume di persone, ovunque tu vada. Le strade sono gremite di taxi gialli, quelli che hanno tanto colpito mio papà, perché sono veramente tantissimi. E poi i camion rossi dei Vigili del Fuoco, con l’inconfondibile sirena che li annuncia. E non parliamo delle limousine! Ogni tanto vedevo il babbo fermo ad un semaforo che si guardava attorno con la stessa sorpresa di un bimbo al quale viene regalato un bel gioco nuovo. Scattava il “walk” ma lui stava lì, come ipnotizzato da tutto quanto vedeva attorno a lui (a dire il vero anche a me capitava…). L’ho sempre detto che New York è inebriante per chi non l’ha mai vista! Vedo un enorme negozio “Sephora” (profumeria che c’è anche da noi). Mi tuffo all’interno per scovare qualche nuovo profumo in anteprima. C’è una nuova fragranza estiva di Calvin Klein … La provo. Che buona! Compro? Of course! Ricordate che su ogni prodotto acquistato verranno applicate le tasse, quindi il prezzo finale non è mai quello esposto ma qualcosa di più! Entriamo in un Mc Donald per uno spuntino a base di patatine e coca cola. In effetti stiamo tirando l’orario giusto per salire all’Osservatorio dell’Empire State Building, una delle maggiori attrazioni di Manhattan. L’ideale è salire verso il tramonto (anche se oggi è nuvoloso mannaggia) ed aspettare che scenda il buio per vedere Manhattan tutta illuminata. Uno spettacolo assolutamente da non perdere! Anche con le peggiori condizioni atmosferiche è da togliere il fiato! Ora possiamo andare. Avevamo già i biglietti, acquistati online direttamente sul sito ufficiale dell’Empire (http://www.Esbnyc.Com). Pagamento sicuro con carta di credito, vi stampate i biglietti ed è presto fatto. Costano qualcosina in più ma almeno vi evitate una delle file che immancabilmente dovrete fare. All’Empire c’è sempre coda, ogni giorno dell’anno, sappiatelo! E mi raccomando! Salite anche se soffrite di vertigini! Mia mamma, a cui gira la testa semplicemente affacciandosi dal balcone, non ha tolto gli occhi dal panorama, quindi nessun problema! E poi se ce l’hanno fatta loro ce la possiamo fare tutti: http://www.Nypl.Org/research/chss/spe/art/photo/hinex/empire/Icarus.Html http://www.Nypl.Org/research/chss/spe/art/photo/hinex/empire/connecting.Html http://www.Nypl.Org/research/chss/spe/art/photo/hinex/empire/construction.Html Visto la bravura di chi ha costruito il grattacielo più famoso e più alto di New York? Scavalchiamo la fila alla biglietteria, ma eccoci comunque in coda per arrivare agli ascensori. E che serpentone di gente! Col primo ascensore si arriva all’80° piano. Si scende, si cambia ascensore e si arriva all’86° piano, dove c’è l’osservatorio ed il negozio di souvenir. Fuori tirava un’aria gelida che rompeva la faccia. Secondo noi eravamo vicini a zero gradi, un freddo micidiale. Le mani completamente ghiacciate (ai guanti non eravamo arrivati) da non riuscire quasi a scattare le foto. Provvidenziale è stato il negozio perché facevamo la spola, in attesa del buio, dentro e fuori per scaldarci ogni tanto. Però credetemi, di fronte a quella veduta si dimentica tutto, freddo, vento, pioggia … Riconosciamo il Flatiron Building, dalla strana forma triangolare che ha dato origine al soprannome “ferro da stiro”, nonché il famosissimo Chrysler Building, splendente con la sua guglia in acciaio, altro capolavoro architettonico di cui NY va fiera (è proprio il grande magnate dell’automobile che commissionò la costruzione di questo palazzo art déco). Anche se noi avevamo già assistito a quello spettacolo di luci eravamo ancora lì, come la prima volta, ammutoliti di fronte al panorama a 360° di Manhattan che pian piano si illumina di luci e colori. E nonostante il brutto tempo la visibilità era buona, meno male! Appagati da questa vista mozzafiato (potete sostare all’osservatorio quanto volete) siamo scesi al piano terra dove hanno aperto una pizzeria (Rosa’s pizza) che faceva prezzi promozionali. Visto che in tanti si fermavano l’abbiamo fatto anche noi. Ottimo trancio di pizza per finire in bellezza il nostro primo giorno a New York! Siamo rientrati in hotel a piedi (ripeto, l’hotel è in posizione strategica) cotti a puntino! Ogni tanto ci voltavamo per vedere l’imponente Empire tutto illuminato, con la sua guglia che ogni sera cambia colore. Stasera è verde e azzurra. Crollati nel letto all’istante alle 3 del mattino eravamo tutti e 4 con gli occhi spalancati … e ci credo! In Italia a quell’ora erano già le 9 del mattino. Hai voglia a dormire!!! Sabato 23 Aprile 2005 Alle 8,30 abbiamo appuntamento con i miei per la colazione. Andiamo allo Starbucks di fronte all’albergo. Gli Starbucks sono molto frequentati, ma a nostro parere un po’ cari. Il cappuccino è acqua sporca ed il muffin ai mirtilli che avevo così tanta voglia di mangiare mi ha un po’ deluso. Domani cambiamo bar.

Scendiamo verso la subway, fermata di fronte all’hotel. Acquistiamo la “1 day unlimited ride metrocard”, costa 7 dollari e permette l’accesso illimitato alla metropolitana per l’intera giornata. Direzione: sud. Scendiamo alla fermata Broadway Nassau-Fulton Street (Linea Blu – Metro A o C) con l’intenzione di proseguire con la linea verde ma la temporanea chiusura della linea ci ha fatto modificare leggermente l’itinerario. Usciamo per raggiungere il Brooklyn Bridge a piedi. Eccolo, mio papà lo scorge per primo. La sagoma imponente si staglia di fronte a noi. Al babbo brillano gli occhi. Mi dice che è un altro sogno che si realizza. Il poter camminare sul famoso Ponte di Brooklyn, il primo ponte sospeso costruito in acciaio più lungo del mondo, visto tante volte in fotografie, libri e film. Tira vento e cade qualche goccia di pioggia. Ma siamo sul Ponte più fotografato di New York, sotto di noi le auto circolano veloci, l’East River, affluente dello Hudson River, separa Manhattan da Brooklyn, alla nostra sinistra il Manhattan Bridge quasi a far concorrenza al ben più famoso Brooklyn Bridge, il babbo è al settimo cielo. Va bene così. Scattiamo foto a profusione. Pregustando già il momento in cui le mostreremo ai nostri amici. Penso sia la prima volta che osservo il mio papà così esultante e così spudoratamente felice! Percorriamo il ponte sino a Brooklyn, ci voltiamo ed ecco di fronte a noi lo skyline più famoso del mondo: Manhattan! Pian piano torniamo verso la città con destinazione Ground Zero. Ammiriamo il Municipal Building, la County Courthouse e il Woolworth Building. Ci fermiamo nella piccola chiesa di St. Paul, proprio a ridosso della zona dove sorgevano le torri gemelle. La chiesa, molto bella e suggestiva, unica struttura coloniale rimasta in zona, circondata da un piccolo parco, subito dopo il crollo delle torri è diventata un rifugio per i fortunati che sono scampati al disastro nonché un punto di appoggio per i soccorritori. All’interno tutto ricorda quel tragico 11 settembre. Magliette, cappellini, striscioni, memoriali, foto di persone scomparse, frasi in ricordo dei propri cari, candele sempre accese, un luogo di culto ora meta di pellegrinaggi quotidiani, per chi non può dimenticare. Su ogni panca sono appoggiate tante bibbie. Un velo di tristezza ci assale. Abbiamo visto persone piangere, in religioso silenzio, di fronte ad una foto. Quella dell’11 settembre è una ferita che difficilmente si rimarginerà.

Non mancate di visitare questa piccola e commovente chiesa: Lasciando alle nostre spalle la chiesa di St. Paul ci troviamo di fronte l’enorme cantiere di Ground Zero. Il luogo in cui sorgevano le Twin Towers è ora meta di pellegrinaggio quasi obbligata. Rispetto al 2003, quando non c’era ancora nulla, i lavori sono avanzati notevolmente, il cratere è stato quasi completamente coperto e pavimentato, la fermata della metro è stata ripristinata. In attesa della costruzione della Freedom Tower. Come si dice di solito, la vita continua.

Di fronte a Ground Zero, per chi fosse interessato agli acquisti ed avesse del tempo da perdere, segnalo il grande magazzino Century 21. Bisogna entrarci e frugare con mani e piedi, si trovano anche molti capi firmati scontati, magari provenienti da sfilate, ma dovete cercarli facendo passare i capi uno ad uno. E’ molto frequentato, calcolate di spenderci un po’ del vostro tempo.

Riprendiamo la metropolitana scendendo ancora più a sud. Destinazione: South Ferry (fermata metro: South Ferry-Whitehall St.).

Se volete vedere da vicino la Statua della Libertà e scattare belle foto, ma non volete acquistare gli affollati tour delle agenzie, non dovete fare altro che portarvi all’imbarco dello Staten Island Ferry, il traghetto gratuito che collega Lower Manhattan a Staten Island, usato particolarmente dai pendolari che ogni giorno lavorano a Manhattan. Ripeto, è un servizio gratuito! Per informazioni: http://www.Siferry.Com/ Il traghetto all’andata passa proprio di fronte alla Statua della Libertà, noi l’abbiamo vista benissimo nonostante ci fosse foschia, e ad Ellis Island, il luogo in cui approdarono tutti gli emigranti per essere registrati. Nel tragitto di ritorno si staglia all’orizzonte la sagoma del ponte di Brooklyn. E poi dal fiume si gode di un’ottima veduta di Manhattan! In una giornata un po’ uggiosa come questa c’era un solo modo per ravvivare il tutto dando una bella pennellata di colore: andare a Chinatown! Da South Ferry-Whitehall St. Saliamo sulla metro gialla e scendiamo a Canal St. Arriviamo all’ora di pranzo. E’ pieno di turisti. Chinatown è uno dei quartieri più frenetici e brulicanti di vita. I miei sono rimasti impressionati dalla quantità di gente che girava per le strade. Oggi poi dev’essere un giorno particolare, il quartiere è in festa, tutti i ristoranti hanno improvvisato dei banchetti per strada dove offrono, ad un dollaro, assaggi della loro cucina. Ma non solo, draghi coloratissimi percorrono le vie del quartiere accompagnati dal suono dei tamburi. Che spettacolo! Non potevamo certo capitare in un momento migliore! Chinatown è un dedalo di vie gremite di negozi, ristoranti (ho visto i miei un po’ perplessi di fronte alle vetrine che esponevano polli e anatre appesi cotti a puntino … mia mamma pensava fossero di plastica per quel colore rossastro che assumono dopo la cottura), bancarelle, pescherie (abbiamo visto un granchio che, uscito dalla vaschetta, passeggiava tranquillamente in cerca di una via di fuga …), di tutto e di più. Per una bella descrizione del quartiere ed una mappa dettagliata si può vedere il sito: http://www.Explorechinatown.Com/Gui/ExploreChinatown.Aspx.

Percorriamo l’itinerario a piedi consigliato dalla Lonely. Passando nei pressi del Tribunale (New York County Courthouse) ci ritroviamo a Columbus Park. Purtroppo ci sono i lavori in corso. Ricordo che due anni fa ci fermammo qui ad ammirare anziani cinesi che facevano ginnastica al mattino accompagnati da musiche tradizionali, mentre un maestro samurai insegnava ad alcuni allievi come usare la spada, una delle antiche tradizioni orientali. Nel parchetto giochi tanti bimbi con gli occhi a mandorla giocano festosi. L’impressione è quella di trovarsi in una città cinese e non più a New York.

La fame si fa sentire ma i miei genitori non se la sentono di mangiare cinese. Ci fermiamo allora da Sbarro (in giro per NY ce ne sono centinaia) per una pizza veloce e poi ci ributtiamo nella mischia.

Ricordo le facce di mamma ad ogni semaforo. Una folla di gente incredibile sostava in attesa di poter attraversare. Mio padre puntualmente lo trovavamo in qualche angolo fermo a fissare qualcosa di interessante. New York è grandiosa, ma spesso sono i piccoli particolari ad attrarre ancora di più l’attenzione, come le scalette antincendio dei vicoli di Chinatown, i mega fuoristrada che girano abitualmente (le city car come la mia micro Smart a NY non esistono) e poi tutti quei taxi!!! Lo ripete ancora adesso quando parliamo di NY! Da Chinatown a Little Italy il passo è breve ). Sono quartieri praticamente confinanti, anche se oramai di Little Italy resta ben poco, quasi completamente assorbita dal quartiere cinese. Procediamo lungo Mulberry Street, un susseguirsi continuo di ristoranti e pizzerie, per raggiungere una destinazione ben precisa: il Caffè Ferrara. Questa pasticceria ci era stata segnalata da una signora americana conosciuta in Costa Rica e già nel 2003 avevamo gustato i suoi ottimi pasticcini. Ma i nostri preferiti sono assolutamente questi: http://www.Ferraracafe.Com/default.Asp?sessid=F4F26BCB-C8F7-4F49-A514-FD8E0F81AE45&t=2 Mai mangiati cannoli siciliani così buoni e così enormi!!! Ovviamente qui il caffè è ottimo, tutto fatto all’italiana, assolutamente eccellente (per una volta scordatevi i beveroni americani che del caffè non sono neanche lontanamente parenti). La pasticceria e il bar sono attigui. Siamo capitati in un momento di calma, ed abbiamo conosciuto anche il proprietario, artefice di questa pasticceria famosissima, che ovviamente è italianissimo ed è emigrato negli States da ragazzo per guadagnare qualcosa. La pasticceria è stata la sua fortuna. Ha iniziato come dipendente sino a diventare imprenditore. Ora ha una villa a Miami, un’altra non ricordo dove … Hai capito dove si arriva sfornando dolciumi? Le pareti del locale sono tappezzate di fotografie che ritraggono i più grandi attori, e tutti sono passati dal Caffè Ferrara. Non solo i dolci sono l’orgoglio di questo locale. Dopo una stretta di mano e la promessa che torneremo senz’altro a trovarlo (al nostro terzo giro a New York) ci incamminiamo verso l’Avenue of Americans dove riprenderemo la metro per tornare in albergo.

Mettetevi in testa che a New York si cammina, e molto. E’ una città da girare il più possibile a piedi, perché ovunque vi troviate, basta guardarsi attorno, e il bello è tutto lì. Non c’è angolo di questa incredibile città che non riservi una sorpresa, qualcosa di interessante da vedere, e sicuramente anche qualcosa di insolito. Ora mi torna in mente che proprio in questo tragitto verso la metro abbiamo incontrato dei ragazzi di colore “rapper” che con la radio a tutto volume improvvisavano per strada i classici passi della musica rap. E devo aggiungere anche un’altra cosa. Nonostante tutto il camminare che abbiamo fatto, i miei genitori non si sono lamentati una volta per la stanchezza. Sarà l’euforia che ti assale quando arrivi a New York, l’adrenalina a mille che ti scorre nelle vene, sta di fatto che si usciva la mattina e si tornava la sera tutti e 4 soddisfatti e felici. Di questo sarò eternamene grata ai miei genitori. Se anche erano un po’ stanchi (e sicuramente lo erano) non hanno mai detto nulla anzi, erano sempre i primi ad aderire a qualsiasi cosa noi proponessimo. New York fa breccia nel cuore di tutti! Dopo questa intensa giornata ci riposiamo un attimo in albergo, doccia ed eccoci nuovamente per le strade di New York. Questa sera andremo a cena al Ristorante L’Allegria ), ristorante italiano situato nel distretto dei teatri, tra la 44° St. E la nona avenue. Si raggiunge dal nostro albergo agevolmente con la metro blu A, C ed E, fermata 42th St.. Non posso dire nulla sulla cucina, ottima, ma avrei qualche appunto da fare sul servizio. Ora, noi non siamo dei mangioni, e dopo un piatto di pasta abbondante non volevamo nulla di secondo. Ci è sembrato fossero un po’ scocciati della cosa, e questo ha infastidito un po’ tutti. Ce ne siamo andati via quasi subito, e mi dispiace molto perché si mangia proprio bene (gnocchi di asparagi, fettuccine alla bolognese, tutto ottimo). Conto un po’ salato ma il ristorante è molto carino, ce lo aspettavamo.

Facciamo due passi verso la scintillante Times Square, il centro del mondo! Andateci di giorno, ma ancora di più di notte. E’ pazzesca. Mega schermi illuminano a giorno l’intera piazza, neon, luci, insegne, ogni notte tutto il mondo si raduna qui. Fantastico! Inizia a piovere. Chiamiamo un taxi ed in pochi minuti siamo al New Yorker. Stanotte si è veramente dormito. Forse eravamo proprio stanchi e il fuso oramai l’abbiamo ammortizzato bene. Altrochè sindrome da jet lag … (ma possibile che i miei reggano così bene la differenza oraria???). A domani! Domenica 24 Aprile 2005 Prima cosa da fare: affacciarsi alla finestra per controllare il meteo. Tempo ancora incerto, oggi poi il cielo pare pure strano, prima schiarisce, poi diventa improvvisamente cupo. Ho già capito: o ci grazia o ne manda giù a catinelle. Usciamo e ci avviamo, stavolta a piedi, verso Times Square, the ‘Crossroads of the World’ il cuore pulsante di New York. Bella di giorno così come di notte. Ci passerei ore solo per guardare le immagini che scorrono sui megaschermi. Uno in particolare sta trasmettendo le immagini del mio telefilm preferito ‘Lost’ (benedetto Sky!) mentre un altro manda immagini di ‘Desperate Housewifes’. Dopo l’esperienza negativa di ieri mattina cerchiamo un nuovo locale dove far colazione. Eccolo! L’Europa Cafè, che mi permetto di consigliare vivamente. Meno caro di Starbucks, cappuccino ottimo e croissant freschissimi. Aggiudicato! Oggi ci dirigiamo verso ovest; percorriamo tutta la 46esima strada attraversando un grazioso quartiere di case basse ben diverso dai grattacieli a cui siamo oramai abituati.

Siamo diretti all’Intrepid Sea Museum, altro piccolo regalo che vogliamo fare a papà (http://www.Intrepidmuseum.Org).

E’ una enorme portaerei impiegata durante la seconda guerra mondiale e durante la guerra del Vietnam attraccata al Pier 86 sulla quale stazionano vari aerei militari, caccia, un sottomarino e, addirittura, il Concorde, che potrete vedere anche internamente. All’interno della portaerei c’è tutto un percorso da seguire, si vedono le varie sale comandi, le cabine, e, grazie a registrazioni originali risalenti ai periodi in cui la portaerei era in attività, viene ricreata l’atmosfera vissuta da tanti giovani ragazzi per per mesi hanno vissuto in mezzo al mare lontano dalle loro famiglie. Molto interessante per chi, come il mio babbo, ha sempre avuto la passione per gli aerei ed ha vissuto la guerra in prima persona. Tantissimi i bambini, questo museo a noi è piaciuto moltissimo.

Usciamo dall’Intrepid con l’idea di raggiungere Central Park (per ammirare l’estensione del parco: http://www.Centralparknyc.Org). Miracolosamente è uscito il sole (quanta grazia!) è il momento giusto per fare una bella passeggiata nel parco emblema di New York. Fermiamo un taxi guidato da un anziano signore di colore. Mi rendo conto che è domenica mattina ascoltando la messa che la radio sta trasmettendo. Eccoci arrivati! Central Park è sempre di una bellezza da togliere il fiato, un’oasi di verde immensa nel bel mezzo dei grattacieli di Manhattan! Entriamo nei pressi del lago, diretti verso sud. C’è una gara di barche telecomandate, mentre alcuni pittori stanno immortalando la bellezza di questo luogo incantato ed un amante del birdwatching, munito di cannocchiale potentissimo simile ad un cannone, ha scovato il nido di non so quale uccello appollaiato sul tetto di una casa e lo sta osservando a distanza. C’è tutto un mondo da scoprire anche a Central Park. Passeggiando incontriamo gli habituè del parco: tanti piccoli scoiattoli fanno capolino in attesa di qualcosa da sgranocchiare. Sono talmente abituati a noi che oramai prendono il cibo anche dalle mani. Un musicista sta suonando il sax allietando questa soleggiata domenica mattina. Le carrozze coi cavalli assicurano passeggiate romantiche a chi è in cerca di tenerezza, barche a remi scivolano placidamente sull’acqua, mentre sulle piste ciclabili arrivano persone a razzo in bicicletta o coi pattini rollerblade, mente altri si dedicano allo jogging e al fitness. Spring in Central Park. Un prato di tulipani in fiore si presta per una bellissima foto ricordo. Complice il sole, oggi tutto ha una luce diversa. Usciamo da Central Park per dedicarci ad una lustratina d’occhi sulla 5th Avenue (e chi non la conosce? Molte delle griffes sono italiane!). Ci sediamo al sole sulle panchine che si affacciano su Grand Army Plaza, dove sostano anche le carrozze coi cavalli, ed ammiriamo quello che, a quanto pare ancora per poco, rimarrà il famoso Plaza Hotel.

Fisso il giro al Disney Store (una parte di noi rimane sempre legata all’infanzia) e una capatina all’interno della Trump Tower, fosse anche solo per vedere la cascata all’interno alta ben 24 metri. Nel sontuoso atrio in marmo (italiano!) troneggia una foto di Donald Trump con l’ultima giovane consorte. Lusso fin troppo sfrenato per i miei gusti.

La fame inizia a farsi sentire. Visto che i miei avevano molto gradito Sbarro a Chinatown ci fermiamo ancora in questo locale, che come dicevo è onnipresente. E’ inequivocabile il fatto che i miei adorano la pizza …

Il sole ci accompagnerà per tutto il pomeriggio e anche l’aria si fa più piacevole. Arriviamo alla maestosa St. Patrick Cathedral, una delle chiese più belle mai viste sinora (insieme a Notre Dame de Paris!). La cattedrale, in stile gotico, (la più grande di fede cattolica degli Stati Uniti!) è gremita di fedeli e di turisti, in attesa della funzione pomeridiana. Sulla balconata centrale il coro sta intonando canti da pelle d’oca. L’organo, di un’imponenza mai vista, dotato di più di 7000 canne, abbraccia col suo suono tutta la chiesa, facendo tremare anche il pavimento. Alle sue spalle un gigantesco rosone lo sovrasta. Siamo rimasti in silenzio, sbalorditi dalla folla di persone che si stava accalcando all’interno, quel coro poi era da brivido. Una cosa che ci ha molto rallegrato è stata il vedere una statua a mezzo busto raffigurante il nostro Papa Giovanni Paolo II, da poco scomparso, con una dedica in memoria della sua visita proprio alla cattedrale di St. Patrick. A dimostrazione che il nostro Papa Wojtyla è stato amato da tutto il mondo, indistintamente.

Personalmente sarei rimasta tutto il pomeriggio ad ascoltare quel coro così vibrante, a vivere l’atmosfera mistica e suggestiva di quella cattedrale, ma giustamente in tanti cercavano di entrare ed era il loro turno. Il Rockefeller Center purtroppo è in fase lavori, ma almeno diamo un’occhiata alla Rockefeller Plaza, quella che, d’inverno, diventa la pista di pattinaggio ai piedi dell’albero di Natale più fotografato di NY. All’interno troverete molti negozi e bar, ma noi c’eravamo già stati e quindi proseguiamo. Percorrendo sempre la 5th Av. Abbiamo imboccato la 42th St. Diretti a Times Square. A dir la verità strada facendo ho voluto provare a tutti i costi quelle ciambelle intrecciate che vendono gli ambulanti lungo le strade (mi sfugge il nome …), completamente ricoperte da granelli bianchi rivelatisi poi sale. Non è che fanno proprio schifo, ma mi aspettavo avessero un gusto diverso, anzi, che avessero un gusto! E’ semplicemente pasta di pane. Eppure le mangiano proprio tutti … Mah … So anch’io che quando poi provano la cucina italiana ne vanno pazzi … Per addolcire il palato un sacchetto di noccioline caramellate era quel che ci voleva! Non è un caso se stiamo attraversando proprio ora la zona dei teatri …

Passiamo davanti al New Amsterdam Thaeatre, sulla 42nd St.. Il box office è già aperto per lo spettacolo serale. Faccio un passo indietro. Penso che molti di voi avranno visto il film Disney ‘Il Re Leone’, una delle pellicole più belle prodotte per bambini, peraltro accompagnata da una colonna sonora di tutto rispetto (ricordate la famosa canzone di Elton John e quella di Ivana Spagna?). Casualmente abbiamo acquistato il DVD in edizione speciale per Natale. E ci siamo perdutamente innamorati di quel film. Nel doppio DVD si fa anche cenno ad un famoso musical, ‘The Lion King’, in cartellone a Broadway. A pensarci bene nel 2003 avevamo in effetti visto i cartelloni pubblicitari a Times Square di questo musical, ma che fosse ancora in programmazione proprio non ce l’aspettavamo! Ebbene, fatta una rapida ricerca tramite quella preziosa fonte di informazioni che è internet, abbiamo scoperto che il musical fa il tutto esaurito addirittura dall’anno 1997, e che è uno dei pochissimi spettacoli per il quale è impossibile trovare i biglietti scontati dell’ultimo minuto (per intenderci quelli svenduti lo stesso giorno dello spettacolo a Times Square al botteghino del TKTS, una vera istituzione a New York). Ma come? Spettacoli sempre pieni dal ’97? Ma non è un musical per bambini? Macchè, è uno spettacolo di tutto rispetto, con attori famosi nell’ambito teatrale e dei cantanti con voci poderose, ballerini professionisti e per non parlare dell’accompagnamento musicale! Un pensiero ha iniziato ad insinuarsi insistentemente nelle nostre menti… Cerchiamo le recensioni su questo spettacolo. Una più positiva dell’altra. Pare sia di una bellezza indescrivibile … Pensa e ripensa, tagliato fuori il TKTS (http://www.Tdf.Org/tkts), come facciamo a prenotare i posti a teatro? Iniziamo la nostra ricerca. In rete esistono molti siti di prenotazione teatri a Broadway, ma di chi fidarsi? Andiamo allora sul sito ufficiale del musical (http://disney.Go.Com/disneytheatrical/thelionking) che, in automatico, nella sezione ‘buy tickets’ apre la pagina www.Ticketmaster.Com per la prenotazione dello spettacolo. Ci abbiamo pensato su due giorni e due notti, si trattava di fare una transazione con carta di credito di ingente importo (i biglietti costavano 100 USD a testa, al limite si trovava ancora qualche posto ad 80 USD ma la posizione era un po’ infelice, nel fondo del teatro, e per chi, come me, non ha la vista brillante non è proprio il massimo), da una parte eravamo frenati dalla paura di buttare dei soldi a vuoto, dall’altra la tentazione era fortissima e la curiosità di vedere questo musical così decantato da critica e pubblico si faceva sempre più pressante … Il terzo giorno sono tornata dal lavoro con la carta di credito già in mano. Ho detto a Marco “o la va o la spacca, almeno ci proviamo”. Prenotiamo i 4 posti a sedere da 100 dollari. In automatico avviene la preassegnazione. Vediamo, sulla piantina del teatro, che siamo nella balconata centrale (mezzanino), blocco di sinistra, gli ultimi 3 posti verso il corridoio a sinistra. Che detto così sembra quasi di spendere 100 dollari per non vedere niente e invece … Dicevo, siamo al box office del teatro. Esibiamo l’e-mail di conferma di Ticketmaster unitamente alla carta di credito usata per la transazione online ed il relativo passaporto. Il cuore ballerino batte come un matto. Pochi secondi di paura. Svanita nel momento in cui vediamo che c’è già pronta una busta per noi contenente i 4 biglietti per lo spettacolo delle 18,30!!!!! SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!! E’ andata. Stasera si va a teatro!!! Con i preziosi biglietti ci avviamo verso l’hotel, previa sosta per l’immancabile acquisto delle cartoline e di due magliette ricordo, una delle quali con uno dei miei idoli di bambina: una sorridente Pantera Rosa! In albergo si cerca di dormicchiare un po’. Si cerca, tengo a sottolineare. Ero talmente ansiosa di andare a teatro che non stavo più nella pelle. Già suona bene il poter dire ‘sono andata a teatro a Broadway’, le mie aspettative crescevano ogni secondo di più. Doccia, taxi, New Amsterdam Theatre. Siamo in anticipo (come sempre!) ma già molta gente è in attesa di fronte all’ingresso. Entriamo. Che bello! Il teatro, completamente ristrutturato dal gruppo Disney, è già di per sa una chicca. Per la location: http://disney.Go.Com/disneytheatrical/newamsterdam/ In attesa che aprano le scalinate per salire alla balconata del primo piano (mezzanino) facciamo un giro al gift shop. Foto e libri illustrati ci fanno pensare che sarà magnifico. Marco decide di acquistare il CD originale con le musiche dello spettacolo, scelta azzeccatissima in quanto la colonna sonora è meravigliosa, e spesso quando siamo a casa la riascoltiamo evocando quella magica serata a teatro. Saliamo. Gentili ragazze ci accompagnano ai nostri posti. Siamo nella fila K. Il teatro è bellissimo, veramente un gioiellino, e ci rendiamo conto che è strutturato in maniera tale che non solo le prime file godano di una vista eccezionale. La visuale è ottima, la curiosità sale! Come previsto il teatro si riempirà completamente. Scende il buio. Inizia lo spettacolo, anzi, inizia un sogno. Di fronte a noi una scenografia magnifica ci lascia senza parole. Abbiamo di fronte l’Africa, tutti gli animali della savana, la scena è quella del film, la più bella, il momento in cui Mufasa e la sua consorte Sarabi presentano il piccolo Simba dopo la benedizione del saggio Rafiki … Non ci sono parole per descrivere la bellezza superlativa della scenografia.

Le lacrime iniziano a scorrere sul mio viso. Non ho mai visto nulla di simile. Le scenografie, le musiche, i costumi, le canzoni, i balletti, le percussioni, tutto dal vivo … Le ore voleranno via in un baleno. Si dice sempre che le cose belle durano troppo poco. La storia narrata è quella del film, interpretata a teatro è qualcosa di strepitoso! Nonostante i miei genitori non abbiamo capito una sola parola (noi più o meno pure) li ho visti concentrati sullo spettacolo, non si sono persi una battuta. Andate assolutamente a vedere questo musical perché non penso vi capiterà facilmente un’altra occasione simile (a meno che non riusciate a vederlo a Londra o a Melbourne). Alla fine dello spettacolo il pubblico si è alzato tutto in piedi, una standing ovation generale, gli attori, eccezionali, sono stati ripetutamente chiamati sul palco, un’emozione pazzesca, mia mamma è rimasta talmente colpita ed affascinata dallo spettacolo che alla fine l’ho vista col fazzoletto in mano ad asciugarsi le lacrime che oramai copiosamente scendevano … un momento indimenticabile!!! I 100 dollari meglio spesi in vita mia! (NB: per trovare biglietti a prezzi + contenuti per questo musical prenotarlo moooooolto in anticipo, e magari in stagioni meno di punta, ad esempio in estate quando anche Manhattan si svuota). Per i trailer: http://www.Disney.Co.Uk/MusicalTheatre/TheLionKing/home/index.Html Siamo usciti dal teatro felici come mai lo eravamo stati. Non avevo mai fatto, con i miei genitori, nulla di così bello prima. E poi l’abbiamo fatto insieme, abbiamo condiviso un’esperienza unica, non finirò mai di ripetere che non è mai troppo tardi per vivere momenti indimenticabili con la propria famiglia. Dovevo arrivare a 37 anni per capirlo …

Erano le 21,30, Marco aveva una fame da lupi, mia mamma ed io con lo stomaco chiuso per l’emozione non avevamo neppure pensato alla cena. Decidiamo di andare in un ristorante proprio affacciato su Times Square che già conoscevamo, L’Olive Garden ). Cucina italiana (ottima!). In attesa della cena vi portano sempre un’insalatona mista buonissima, compresa nel prezzo. Ottimo il servizio, l’unica cosa è che senza prenotazione bisogna aspettare un po’. Hanno un sistema curioso ma decisamente efficace per i clienti in waiting list. All’ingresso vi assegnano un piccolo dischetto. Vi mandano al secondo piano dove volendo potete prendere un aperitivo al bar. Quando si libera il vostro tavolo il dischetto inizia a vibrare e ad illuminarsi. A quel punto sapete che dovete salire ancora di un piano dove vi attende il cameriere assegnato al vostro tavolo. Carino no? Dopo cena taxi per il rientro in hotel. Pioviggina. Ma oramai che importa più. E’ stata una giornata memorabile. Solo questo conta! Lunedì 25 aprile 2005 Siamo giunti all’epilogo di questo viaggio a New York. Oggi è il nostro ultimo giorno qui. E’ sempre così, le cose proprio belle finiscono veramente troppo in fretta … Questo pomeriggio il nostro volo partirà alle 18 per riportarci a Milano. Dalle finestre entra uno spiraglio di sole. Figurati se non esce il sole proprio l’ultimo giorno! Scendiamo per cercare un nuovo posticino per fare colazione. Effettivamente c’è il sole ma il vento è gelido, è la giornata più fredda in assoluto. Per prima cosa andiamo all’Ufficio Postale centrale (General Post Office), a due passi dall’hotel, proprio di fronte al Madison Square Garden (dove giocano le famose partite di basket i New York Knicks). Dobbiamo imbucare alcune cartoline. Esternamente il palazzo è notevole, anche nelle dimensioni visto che da solo occupa ben due isolati, un’enorme scalinata conduce all’ingresso ornato da 20 colonne corinzie, all’interno un box informazioni aiuta nella scelta dello sportello giusto. Organizzatissimi, non c’è che dire. In pochi minuti abbiamo già fatto tutto. Ed è aperto 24 ore su 24! Una breve passeggiata ci porta di fronte ad una vetrina ricolma di dolci molto invitanti. Sbirciamo all’interno e vediamo che, al banco, servono anche caffè e cappuccino. Non ci sono tavolini per sedersi, ma il profumo che usciva dal negozio ci ha assolutamente invitato ad entrare. Cappuccino ottimo, croissant freschissimi, quello al cioccolato poi è sublime. Ci guardiamo attorno ed un sospetto nasce spontaneo. Ma sarà mica italiano il proprietario? Mah sì, certo, italianissimo. Di cognome fa D’Aiuto. E’ un anziano signore, di origini italiane anche se lui è nato in America. Parla benissimo la nostra lingua ed è subito venuto a conoscerci quando ha capito la nostra provenienza. Anche lui ci racconta un po’ la sua storia ma soprattutto ci fa assaggiare la sua specialità, richiestissima in tutta New York: il cheescake. Un assaggio per tutti noi. Che squisitezza! Pare che la sua personale ricetta nasconda un piccolo segreto, un ingrediente magico che nessuno conosce e che rende il suo cheescake uno dei più gettonati della città. In effetti vediamo che ha vinto anche dei premi per la sua pasticceria. Vuoi dire che del tutto casualmente siamo capitati nel posto giusto? Non fatevi intimorire dal fatto che si tratta di torta al formaggio. E’ deliziosa. Assolutamente da provare. Notiamo anche che, con l’adeguata scatola, si può benissimo trasportare agevolmente. Il sig. Mario D’Aiuto ci dice che se vogliamo portarne una in Italia non c’è problema. Arrivati a casa si può anche congelare per un anno nel freezer e soprattutto si può far assaggiare ai nostri amici una specialità ‘made in New York’. Aggiudicata. Ne facciamo preparare una, tanto partiremo oggi, dovrebbe arrivare a casa sana e salva! Intanto la temperatura esterna la mantiene di certo fresca, non c’è che dire! Torniamo sulla 34th St. Per fare un ultimo giro per negozi. Per scaldarci siamo entrati in tutti quanti, mamma ed io ci siamo comprate anche delle ciabattine estive visto che c’era la promozione compri due ed un paio è scontato al 50%. Peccato non avere altro tempo a disposizione, tanti negozi hanno offerte e sconti, poteva essere l’occasione per aggiornare il guardaroba. Guardo l’ora. Dobbiamo necessariamente rientrare in hotel. A mezzogiorno dobbiamo lasciare libere le stanze e fare il check-out. Paghiamo con carta di credito e ci sediamo nella hall in attesa. Per tornare al JFK avevano deciso di prenotare un’auto da Telavivlimo (http://www.Telavivlimo.Com) agenzia segnalata da altri viaggiatori (a proposito, per trovare ottimi suggerimenti su NY date un’occhiata al sito www.Tripadvisor.Com, dove altri viaggiatori raccontano le proprie esperienze e danno i giudizi agli alberghi, ristoranti, etc.. Molto utile). L’auto dovrebbe arrivare alle 13,45, ma a questo punto telefoniamo all’agenzia chiedendo di anticipare il trasporto all’aeroporto. Almeno così avremmo pranzato direttamente in aeroporto. L’auto arriva pochi minuti dopo, è una bella macchina bianca, con l’interno in pelle, supercomodissima, e l’autista è … Indiano! Non c’è voluto molto per capire le origini di questo simpatico ragazzo. Quando gli abbiamo detto che l’anno precedente siamo stati nel suo paese è nata all’istante una animata conversazione e il tragitto sino al JFK è stato molto piacevole. Sentirlo parlare dell’11 settembre e di tutto quanto è conseguito a quella tragica vicenda ha riportato le nostre menti a 3 anni prima. Lui, che ha un aspetto inconfondibile, pelle scura, tratti mediorientali, si è trovato spesso in difficoltà, fermato ripetutamente ai posti di blocco, costretto a svuotare l’auto, ad aprire borse e valigie, e tutto questo nonostante i poliziotti lo conoscano abbastanza bene perché essendo autista la strada verso gli aeroporti la percorre quotidianamente. Dalle sue parole si capisce che ha una gran nostalgia dell’India … Una stretta di mano calorosa e un saluto al nostro amico indiano prima di entrare in aeroporto. Alle 14,00 il banco check-in del nostro volo era già aperto. Volo ancora Alitalia (AZ 605) ma operato anche da Delta come 8228. Ritiriamo le carte d’imbarco e andiamo a mangiare qualcosa. Marco ed io ci concediamo un ottimo pranzo vietnamita. (I miei genitori fedelissimi alla coca cola e ai fast food sino all’ultimo! Robe da matti, non li ho mai visti entrare in un Mc Donald in vita loro!!!) Ci portiamo al nostro gate. Manca ancora un po’ alla partenza, ma le enormi vetrate ci permettono di godere dello spettacolo di svariati voli in partenza ed arrivo. Per mio papà è l’ultima grande occasione di assistere ad uno degli spettacoli che più preferisce. Riparte l’operazione cerotto con mamma. Saliamo sul boeing Alitalia, papà è ancora vicino al finestrino. Io ripenso a questi 4 giorni e quasi non mi sembra vero che tutto sia andato così bene, che i miei genitori siano così entusiasti di tutto, che ogni cosa sia andata come doveva. Il volo, partito, anziché alle 17,55, con notevole ritardo a causa di numerose partenze precedenti la nostra (eravamo per così dire in coda), è stato comunque più breve dell’andata, solo 7 ore, il personale di bordo invece è ritornato nella media Alitalia. Rispetto ai colleghi dell’andata questo gruppo era di basso livello, i classici menefreghisti che sembra siano lì solo per farti un piacere e che sbuffano ogniqualvolta qualcuno li chiama. A volte penso che dovrebbero starsene a casa loro, tanto per far le cose di malavoglia. Che nostalgia dei ragazzi del volo di andata! Pensate che si è sentita male una signora, svenuta improvvisamente, e il personale si è visto solo dopo insistenti chiamate da parte dei passeggeri. Quelli non si erano accorti di nulla! Pazzesco!!! Nonostante il volo sia notturno di dormire non ne ha voglia proprio nessuno, tra una chiacchiera e l’altra arriveremo a Milano senza neppure accorgercene.

Atterriamo a Malpensa alle 7.55 del 26 aprile col sole. La gioia nel cuore. Calcolando che eravamo con i miei genitori, ci rendiamo conto di aver visto un sacco di cose, alla fine non abbiamo tralasciato nulla dell’itinerario che, a grandi linee, avevamo stabilito Marco ed io. Il meteo non ha minimante guastato le giornate newyorkesi. E il musical di Broadway ha reso tutto quanto un sogno meraviglioso. Il ricordo di questa fuga a New York rimarrà nelle menti di tutti noi in modo indelebile. Grazie New York per averci regalato 4 giorni formidabili. Grazie mamma e papà per essere stati i nostri migliori compagni d’avventura. Chissà che un giorno non si riparta tutti insieme per una nuova grande esperienza di viaggio! Ma la prossima volta si va verso Oriente, siete avvisati! Dedicato a mamma e papà ALCUNI CONSIGLI: 1) La prima cosa da verificare è se il proprio passaporto è a lettura ottica. Dal 26.10.2004 è indispensabile questo passaporto per entrare negli Stati Uniti. Non è necessario invece il visto (per un periodo di 90 giorni max) in quanto l’Italia fa parte del programma “Visa Waiver Program” in base al quale siamo esentati dal visto. Noi abbiamo dovuto rifare il passaporto prima di partire in quanto il nostro non aveva ancora il cd. “codice a barre” che contraddistingue i nuovi passaporti. 2) Fondamentale procurarsi la pianta delle rete metropolitana di New York. La distribuiscono gratuitamente nelle biglietterie delle stazioni, o, meglio ancora, se avete in previsione più visite alla città, ne esiste in commercio una con le pagine plastificate indistruttibile. Ad una prima occhiata la metropolitana sembra un casino pazzesco (e lo è!), basta capire il meccanismo delle varie linee, colori, lettere e numeri. Studiatevi prima gli itinerari e cercate di individuare le metropolitane che dovrete prendere (noi abbiamo fatto così). Ad esempio abbiamo memorizzato subito che dalla Penn Station (fermata in corrispondenza del nostro albergo) passa la Linea Blu coi treni contrassegnati dalle lettere A, C ed E. Altra cosa da verificare è se i treni fanno tutte le fermate oppure sono espresso e quindi non fermano sempre. E soprattutto verificate se il treno è diretto a downtown o uptown!!! Durante l’estate calcolate che sulla metro l’aria condizionata funziona benissimo! Pure troppo. Rimane comunque il miglior mezzo per attraversare Manhattan, soprattutto nelle ore di punta, e porta veramente ovunque! 3) La guida Lonely Planet (EDT in italiano) suggerisce degli itinerari a piedi molto utili per chi visita NY per la prima volta.

4) Un altro ottimo supporto cartaceo è la nuova cartoville su New York del Touring Club Italiano: piccola, maneggevole, utilissima, costa solo 8,50. Consigliata.

5) Se l’euro si mantiene così forte (all’epoca della nostra partenza il cambio era 1€ = 1.28 USD) è il momento giusto per un viaggio negli States.

6) Se vi interessa, visto che negli Stati Uniti senza polizza sanitaria non si va da nessuna parte, Europ Assistance offre una polizza per 4 giorni proprio per gli States. Noi, viaggiando con i miei, abbiamo ritenuto opportuno farla.

7) Negli Stati Uniti la corrente elettrica è di 110 V. E non 220 come da noi! Munitevi quindi di adattatore (a lamelle piatte).

8) Se viaggiate con persone over 65 sono previsti sconti per anziani sulle tariffe di ingresso (vd. Empire, Intrepid Sea Museum …).

9) Fatto un rapido confronto tra la nostra prima visita a New York nel mese di agosto e quest’ultima dobbiamo ammettere che ad agosto faceva veramente un caldo allucinante (ci siamo presi delle botte d’aria condizionata pazzesche ogni volta che entravamo in qualche locale chiuso o nella metro, sul ponte di Brooklyn c’era una tale foschia che non si vedeva neppure la sagoma della Statua della Libertà e a causa del gran caldo lungo le strade, nei pressi dei cumuli di rifiuti, c’erano degli odori degni di una qualsiasi città orientale…) tutto sommato avremo anche patito del freddo, ma non è andata poi tanto male.

10) Segnalo che purtroppo New York ha una enorme pecca. NON esistono bagni pubblici. 11) Se siete disperatamente alla ricerca di un albergo a New York e non riuscite a districarvi nella selva infinita di possibilità date un’occhiata al sito , dove troverete centinaia di recensioni sugli hotel di altri viaggiatori. Per quanto riguarda invece i ristoranti, un ottimo sito che vi da un’idea dei menu è http://www.Menupages.Com.

12) Per sfortuna di mio marito il negozio all’epoca del ns. Viaggio era chiuso. Ma segnalo comunque per gli appassionati di fotografia questo mega negozio, luogo culto per il materiale fotografico: B&H Photovideo (http://www.Bhphotovideo.Com). Si trova nell’isolato dietro al nostro albergo. Possiamo invece segnalare quest’altro negozio, molto ben fornito, che incontrerete agevolmente andando verso il Ponte di Brooklyn: J & R Music World Computer World – è un negozio gigantesco che vende TUTTO.

13) La mancia si lascia sempre, non solo ai camerieri ma anche ai taxisti.

14) Ultimo e non meno importante suggerimento: il sito http://www.Nycvisit.Com offre molti consigli utilissimi. Inoltre è possibile richiedere tramite un form da compilare una guida tascabile estremamente interessante, l’Officiale NYC guide, che vi spediranno direttamente a casa.

15) Dimenticavo: New York è una città unica ed inimitabile. Almeno una volta nella vita è assolutamente da vedere !!! (Ma anche due, tre …). Spero vivamente che i nostri semplici suggerimenti saranno utili a chi deciderà di visitare una delle città più affascinanti al mondo! Simona (e famiglia)



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