Cronaca di un rapimento annunciato

Yemen 31/03/2007 – 10/04/2007: “Cronaca di un rapimento annunciato” Quanta paura prima di affrontare questo viaggio, quante persone che ti mettono in guardia dal fatto che nel passato ci sono stati rapimenti e sequestri. Il titolo di questo racconto è volutamente forzato, in quanto l’atmosfera che si respira è veramente l’opposto di...
Scritto da: chiaragigi
cronaca di un rapimento annunciato
Partenza il: 30/03/2007
Ritorno il: 10/04/2007
Viaggiatori: in coppia
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Yemen 31/03/2007 – 10/04/2007: “Cronaca di un rapimento annunciato” Quanta paura prima di affrontare questo viaggio, quante persone che ti mettono in guardia dal fatto che nel passato ci sono stati rapimenti e sequestri. Il titolo di questo racconto è volutamente forzato, in quanto l’atmosfera che si respira è veramente l’opposto di quanto ci immaginiamo e di quanto il luogo comune racconti di questo paese.

Le persone sono di una gentilezza disarmante, soprattutto quanto nella loro povertà più assoluta ti offrono addirittura il pranzo (che ha fatto la nostra guida a Sana’a), oppure quando cammini per strada e i muratori che stanno lavorando ti offrono un te dentro la casa che stanno costruendo (sanno solo dire “hello” e “welcome in Yemen”).

La zona del deserto, vicino a Marib, dove in un nemmeno troppo lontano passato ci sono stati alcuni rapimenti non ci è sembrata una zona estremamente pericolosa, anzi oggi è forse più scena che altro. Non abbiamo mai avuto la preoccupazione di essere in pericolo. Un discorso differente deve essere fatto per le donne occidentali: lì tutte le donne sono interamente ricoperte (di nero poi, non abbiamo idea di come facciano a resistere con quel caldo). L’abbigliamento delle donne occidentali porta inevitabilmente ad essere guardate da tutti i maschi presenti e solo una piccola percentuale di questi farà capire ai relativi uomini occidentali che non si deve far andare in giro le donne in abiti così succinti e scostumati. Però, pur essendo bassa questa percentuale, sarà quella che inevitabilmente vi farà sentire più a disagio. In realtà la soluzione è solo ricoprire capelli e braccia con un foulard. E comunque con il caldo che fa un foulard sulla testa fa solo che bene. In ogni caso la maggior parte della popolazione non vi dirà assolutamente niente, sono un popolo decisamente molto gentile e accogliente.

31/03 Giornata di viaggio con la Yemenia, arrivo a Sana’a alle 19.00 e trasferimento in albergo, posto nella vecchia città. L’impressione è subito quella di essere entrati in una favola, case di pietra riccamente decorate e vetrate coloratissime. La nostra camera è una suite arredata in puro stile beduino, siamo al 4° piano e abbiamo una vista stupenda sulla città vecchia. … Finalmente si dorme … 01/04 Si dorme ??!!! Siamo stati letteralmente storditi dal muezzin che alle 4.00 ha iniziato ad ululare al microfono per farsi sentire da tutta la Sana’a ! La nostra camera è infatti vicinissima al minareto dotato di altoparlante. Lui richiama i fedeli alla preghiera del mattino, ma come se non bastasse lo fanno anche quelli delle altre moschee, lo strazio dura fino alle 5.00 ! Seconda sveglia alle 8.00 e primo sguardo dall’alto della città! Lo spettacolo appare meraviglioso, la città è disseminata di tipiche case di roccia finemente decorate, le une accanto alle altre apparentemente in bilico. Alle 9.00 iniziamo un giro per il suq. Vicoli stretti pieni di negozietti piccolissimi ricolmi di ogni tipo di articolo, coloratissimi e pieni di vita. Passeggiare da soli è davvero un’esperienza: sono cordiali e non troppo assillanti. La donna occidentale, per sua natura, non essendo completamente ricoperta dal tradizionale abito nero, attira molto l’attenzione (in più se si è bionde con gli occhi azzurri … ): qualcuno ha anche richiamato (a modo suo) Gigi per farmi indossare l’abito tradizionale. IN compenso però sono estremamente gentili, infatti abbiamo pranzato a casa della nostra guida che ci ha ospitato nel suo semplice soggiorno per degustare pollo e riso seduti sul tappeto.

Io sono stata l’unica a poter vedere sua moglie, nascosta in camera da letto con la bimba di un anno. Lei ha insistito per farmi indossare il suo abito, io ho accettato per fare uno scherzo a Gigi che comunque, anche completamente ricoperta, non ci è cascato. Pomeriggio libero: siamo tornati al suq girandolo in lungo e in largo da parte a parte. Cena in albergo e nottata a lume di candela … in attesa dei prossimi ululati.

02/04/07 Stamattina si parte per Marib. Siamo arrivati ad un check point in cui si sono radunate tutte le jeep dei turisti in attesa di partire con la scorta per il deserto. IN realtà si trattava di una camionetta con una mitragliatrice (e pochissimi proiettili), l’impressione è che fosse più per fare scena che per difesa. Il nostro autista, infatti, li ha subito superati e seminati. In tutto il territorio comunque i locali girano, oltre con il loro tipico coltello, con un kalashnikov (al mercato costa 60€ l’uno !!!) A Marib abbiamo visitato le rovine della vecchia diga (quella della regina di Saba: un miracolo di ingegneria di 3000 anni … di cui rimane ben poco …), e la nuova: niente di speciale. Bagno in piscina e pranzetto, quindi visita al tempio della luna e al tempo del sole; entrambi templi della regina di Saba (Bilquis).

Giretto alla vecchia e desolata città di Marib (sempre scortati dai nostri valorosi militari) e rientro in hotel.

03/04/07 Sveglia shock ore 3.00 .. Oggi si attraversa il deserto scortati da un beduino armato di tutto punto. Ci avviamo per il Ramlat as Sabatain dove l’alba ci viene incontro con dei bellissimi colori. Ci divertiamo per le dune incrociando diversi cammelli solitari e sabbia … sabbia … sabbia ! Ci insabbiamo due volte, ma i nostri bravi autisti (autista più beduino) riescono sempre a tirarci fuori. Dopo cinque ore incontriamo Shabwa, completamente abbandonata ed erosa dal tempo, quasi sotto la sabbia, tempestata da un vento fortissimo. Incontriamo 2 beduini (che se non fossero stati amici del nostro, di certo ci avrebbero sequestrato !!) che mi danno anche l’ebbrezza di impugnare il loro kalashnikov.

Pranzo con panino locale (tono + pomodoro + cipolla + lime) e via ancora verso altre 5 ore di deserto fino a Seyun dove finalmente ci riposiamo.

04/04/07 Visita alla città di Seyun con il suo Palazzo del Sultano a forma di torta nuziale! Bellissime le sue porte e finestre decorate!! Giretto per il suq e via verso Tarim, visita al palazzo del Sultano e alla biblioteca. Ritorno in albergo, bagnetto in piscina e quindi visita alla città di Shibam (da noi battezzata la città delle capre!). Molto più bella da fuori che da dentro. Tramonto romantico dallo sperone di roccia che domina la città.

05/04/07 Oggi si va verso il sud, attraverso un percorso incantato da Sayun a Mukalla. Attraversiamo il Wadi Dohan: un paesaggio che somiglia al Grand Canyon, ma intervallato da un sacco di paesini da favola con porte e finestre coloratissime, da fermarsi ad ogni istante. Visitiamo Hajjarayn, Sif e Kuraja, dove mangiamo sotto un albero di cidro (di cui abbiamo comperato pure il delizioso miele).

Visita non prevista ad un cantiere edile in cui ci offrono del te … con un’igiene un po’ latente … Attraversata fino a Mukalla dove ci sbizzarriamo per le stradine del suq, dopo aver visto un’altro cantiere e bevuto un altro te davanti ad un paesaggio spettacolare.

06/04/07 Oggi avremmo dovuto tornare a Sana’a in aereo, in partenza alle ore 10.30 … invece … arivati all’aeroporto ci hanno informato che l’aereo “forse” sarebbe partito alle 23.00 Quindi, poiché Fuhad (il nostro autista) doveva comunque rientrare a Sana’a in auto, ci siamo fatti dare uno “strappo”.

11 ore di auto e ovviamente arriviamo stremati a Sana’a. Il problema è stato il passaggio nella zona di Marib. All’andata tutti i check point ci erano parsi dei pro forma: l’autista consegnava un foglio e ci lasciavano passare. Al ritorno il foglio mancava in quanto non eravamo previsti come passeggeri e quindi l’autista ha dovuto contrattare il nostro passaggio discutendo non poco ad ogni fermata. Nella zona più pericolosa siamo stati scortati da militari armati che si davano il turno nella nostra jeep.

Prima di cena due passi per il suq di Sana’a e acquisti vari.

07/04/07 Partenza per gli altopiani occidentali, visitiamo Thula, dove per la prima volta incontriamo dei venditori un po’ troppo assillanti: comperato due cosette e fatto giro per la città. Poi siamo andati ad Hababa in cui c’è una bellissima cisterna d’acqua attualmente in uso sulla quale si rispecchiano le casette bellissime della città stessa. Arriviamo quindi a Shibam (stesso nome di qualche giorno fa, ma posto differente) in cui oltre ad un simpatico mercato variopinto non ci aspetta molto altro; qui in compenso abbiamo comperato il loro saporitissimo pepe. Sopra Shibam c’è monte sulla cui sommità si staglia il paesino di Kawkabam: paesino semi abbandonato da cui però si gode uno splendido panorama. Proseguiamo quindi per At Tawila dove pranziamo con un chicken ai ferri e una tuna suppe stile yemenita con l’immancabile pane arabo.

Dopo pranzo si prosegue per Al Maweet godendo di un bellissimo paesaggio con dirupi, vallate terrazzate stile Vietnam (ma abbandonate) e costellato di paesini più o meno abbandonati anche questi. Questa zona era fino all’inizio del 1900 una fiorente piantagione di caffé arabico, oggi è pressoché abbandonato. Siamo costantemente sopra i 2500 mt. Dopo tre ore di macchina arriviamo al mare nella città di Al Hoddejdah che ci appare subito fatiscente e ci convince a rimanere in albergo, anche se entrando in città veniamo accolti da una carovana di cammelli: saranno più di 50.

08/04/07 Sveglia, colazione e via verso il mercato del pesce. Essendo un porto sul mar rosso vediamo una enorme varietà di pesci coloratissimi; tra cui dei tonni con la pinna gialla e delle cernie rosse (crediamo siano cernie, ma non ce ne intendiamo così tanto). Ad ogni modo ci sono moltissimi pesci appena pescati dei colori più belli e vivaci, come pure le barche dei pescatori sono molto variopinte e vivacissime. Poi partiamo verso i monti Haraz, la strada comincia a salire lungo vallate disseminate di piantagioni di mango, che acquistiamo da un venditore lungo la strada e di cui facciamo una abbondante scorpacciata: deliziosi. Arriviamo al paese di Manakhah, sperduto in cima alla montagna, che ci accoglie nel mezzo di un incasinatissimo mercato. A dir la verità non ci stimola poi più di tanto, forse perché siamo un po’ stanchi, o forse perché non è poi un gran che. Dopo 10 minuti, però, arriviamo al paesino di Al-Hajjarah. Bellissimo, abbarbicato sulla roccia, si staglia sull’orizzonte tra il cielo e la roccia ad oltre 2000 metri. Facciamo un giro all’interno delle vecchie mura e veniamo circuiti da un ragazzino che si improvvisa guida. In realtà più che dirci “queste la mia casa”, “questo è un muro” e “questa è mia sorella” non diceva, però già che lo facesse in italiano e che cercasse di uscire dal nulla che lo circonda ci è apparso subito un buon motivo per fargli fare da cicerone per poi dargli una mancia, con il monito di non acquistare il qat. Poi ci spostiamo verso Al-Hoteib che invece non ci dice assolutamente niente, se non per un tempio indiano tuttora attivo, ma in cui i vari santoni ti aprono solo se gli dai la mazzetta. Al di la di questo non valeva la pena se no per il paesaggio. Il paesaggio dei monti Haraz infatti è molto suggestivo, ci sono queste montagne rocciose ma completamente terrazzate, anche se per la maggior parte in disuso. Una volta qui ci coltivavano il famoso caffè arabica. Il tutto è inframmezzato da un numero infinito di piccoli agglomerati urbani, altrettanto in roccia, che si nascondono tra i colori del paesaggio e che nascono qua e la come funghi. Il tutto è molto suggestivo.

Alla sera arriviamo a Sana’a dove ci aspetta il nostro suq per fare mille acquisti.

09/04/07 Oggi è l’ultimo giorno e il nostro amico Fawaz ci consiglia di andare a visitare un paio di paesi del nord prima della meraviglia finale del Wadi Dahar. Ci fa portare, quindi, dall’autista Fuhad ad Amran, a Koulan Affair e ad Hajja. Il primo è un discreto vecchio centro abitato circondato da mura strapieno di bambini che si fanno far la foto e che poi chiedono di mostrargliela, il secondo è più carino, abbarbicato sulle montagne da cui si gode di una bellissima vista, il terzo in realtà è a due ore di strada di montagna dal secondo. C’è da vedere un bel palazzo e la fortezza in cima alla collina. Qui in realtà il turismo è molto scarso e forse il suo bello è proprio questo, ma è talmente distante e dopo talmente tante curve che non ce lo siamo goduto del tutto. Un po’ delusi torniamo indietro e ci apprestiamo a vedere l’ex palazzo dell’imam: il Wadi Dahar appunto. E’ il simbolo dello Yemen, costruito in cima ad una roccia sul greto di un fiume, esternamente colorato, si staglia nel cielo ed è bellissimo da vedere. Ma ciò che ci colpirà maggiormente sarà l’interno: le sue stanze nascoste con finestre dai mille colori dalle quali entra una luce calda e colorata che crea un’atmosfera da mille ed una notte. Alcune stanze sono anche arredate e fanno respirare la magia di questo posto. Noi eravamo in una stanza seduti in silenzio ad ammirare il tutto quando sentiamo donne arabe chiacchierare lungo le scale. Non mi sarei mai immaginato di vederle entrare senza velo. Immaginavano palesemente di essere sole nel palazzo e non si aspettavano minimamente di vedere qualcuno, tanto meno maschio ed “infedele”. Non abbiamo mai visto tanta velocità nel ricoprirsi il volto con il velo, nel mentre che ci hanno visto e si sono coperte non siamo nemmeno riuscite a spostare lo sguardo verso di loro. Sta di fatto che questa scena ci ha un po’ colpito, soprattutto per il fatto che quando possono il velo se lo tolgono volentieri. Torniamo definitivamente a Sana’a dove facciamo l’ultimo giro per il suq ed infine andiamo all’aeroporto da dove l’aereo parte all’una di notte.

Consigli La parte vecchia della capitale merita assolutamente di essere visitata più volte poiché il suq è veramente affascinante, consigliamo di dormire nelle vecchie case a torre perché l’atmosfera è meravigliosa. Attenzione che non tutte le camere hanno il bagno, bisogna sicuramente prenotarle accuratamente. L’attraversata del deserto merita solo in quanto tale e per il fatto di essere scortati: è un momento molto affascinante per noi occidentali e di pericoli ce ne sono veramente pochi. Il fatto di mangiare a fianco di persone armate di kalashnikov fa più scena raccontarlo, piuttosto che viverlo.

Il wadi hadramawut e il wadi dohan sono assolutamente da non perdere. Direi forse più il secondo del primo.

Riguardo i monti e i paesaggi dell’ovest alcuni sono decisamente meravigliosi, però non vale la pena arrivare fino ad Al Hoddejdah o ad Hajja, forse da Al Maweet conviene andare fino a Manakhah. Riguardo le guide, la nostra scelta di evitare i tour operator italiani si è rivelata decisamente economica e vantaggiosa. Premesso che non ci piace una guida assillante che ci spiega dove fare le foto, abbiamo optato per un’autista e null’altro: ma in due più auto e driver abbiamo speso meno della metà di ciò che ci proponeva un viaggio organizzato in gruppi, e abbiamo scelto noi il giro da fare.

Noi ci siamo affidati al Tour Operator Guide Me (www.Gmyemen.Com).

La persona che abbiamo contattato si chiama Fawaz Samt (fawaz@gmyemen.Com, fsamt@yahoo.Com), è veramente una persona deliziosa e si farà in quattro per esaudire ogni vostro desiderio. Fategli pure il mio nome (Mr. Gigi, in Yemen ci si chiama per nome da subito) Se volete vedere foto o altro visitate il nostro sito: www.Chiaragigi.Vola.Li



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