Crociera in EGITTO 2

Non mi è mai piaciuto scrivere, mi è sempre sembrata una cosa inutile, mi piacciono i numeri e la matematica per la loro precisione, la puntualità e semplicità, non esistono doppi sensi nel linguaggio scientifico dei numeri, esiste solo un'unica lingua universale comprensibile in tutto il mondo; adesso non voglio fare una digressione sui...
Scritto da: Marco Scapellato 1
crociera in egitto 2
Partenza il: 15/09/2003
Ritorno il: 22/09/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Non mi è mai piaciuto scrivere, mi è sempre sembrata una cosa inutile, mi piacciono i numeri e la matematica per la loro precisione, la puntualità e semplicità, non esistono doppi sensi nel linguaggio scientifico dei numeri, esiste solo un’unica lingua universale comprensibile in tutto il mondo; adesso non voglio fare una digressione sui numeri e sul loro fascino quindi taglierò corto dicendo che nonostante non mi sia mai piaciuto scrivere questa volta ho voglia di farlo, sento l’impellente bisogno di scrivere e descrivere la mia prossima esperienza di viaggio, sarebbe bello poterle tenere tutte in un archivio, quelle ormai trascorse di cui ho solo un ricordo e alcune fotografie, sempre sveglie nella mia mente; invece la nostra mente è una specie di buco nero e spesso rimangono solo delle tracce dei viaggi che abbiamo fatto per il mondo, dei fievoli ricordi, scrivo questo diario per lasciare, impresse sulla carta, tutte le sensazioni che vivo in un istante e poi poterle rileggere tra un mese, un anno e riviverle di nuovo come se il tempo non fosse trascorso.

Sarà bello poter rileggere questo diario di viaggio e ripercorrere con la mente i viaggi e le esperienze fatte, riuscire a sentire di nuovo la fatica, le sensazioni e i pensieri passati durante il viaggio, trasmettere di nuovo le proprie emozioni e rivedere i luoghi visitati solo con la fantasia e la memoria.

Finalmente abbiamo scelto e acquistato il pacchetto: volo A/R, soggiorno al Cairo e crociera sul Nilo, ci sarebbe piaciuto anche fermarci due o tre giorni in un super-mega-villaggio sul Mar Rosso per riposarci dalle levatacce e dalle fatiche cui saremo sottoposti durante questo viaggio ma i giorni di ferie che ci erano rimasti a disposizione a Settembre, o meglio che mi erano rimasti visto che Laura aveva a disposizione ben due intere settimane mentre a me è stata concessa una più un paio di giorni, non erano sufficienti. Come sempre la scelta è stata sofferta: i pacchetti si assomigliano tutti, il servizio dovrebbe essere lo stesso viste le stelle con cui vengono classificati gli alberghi e le navi da crociera, capire le differenze è stato come cercare un ago in un pagliaio, alla fine ci siamo orientati per quello che ci è sembrato il più conveniente per il prezzo e per le visite che ci faceva fare. Speriamo bene ? Per il momento mi sono letto uno speciale di Newton e una guida sull’Egitto, purtroppo i tremila anni di storia dell’Antico Egitto, dall’unificazione dei regni dell’Alto e Basso Egitto fino alla conquista di Alessandro Magno, riassunti in una ventina di pagine fanno trasparire le poche e ancora frammentarie notizie giunte fino a noi. Ho un po’ di confusione in testa su dinastie, dei, invasioni, templi, misteri e interrogativi irrisolti ma tutto sommato speriamo di avere una brava guida per colmare le mie lacune e fugare tutti i dubbi che mi hanno causato le letture di quest?ultimo periodo.

Domenica, prima di partire, abbiamo incontrato Giuseppe che tornava dalla crociera sul Nilo ed abbiamo approfittato per fargli qualche domanda su vari dubbi che ci erano rimasti, a dire il vero gli abbiamo fatto il terzo grado: accettano l’Euro o bisogna portarsi i Dollari? Conviene cambiare nelle Lire Egiziane? l’acqua è un problema? Fa molto caldo’ Che cosa si acquista? Come bisogna vestirsi sulla nave? Avete avuto problemi con il cibo’ Naturalmente oltre alle risposte alle nostre curiosità ci siamo dovuti sorbire due ore di racconto della sua vacanza e soddisfare il suo egocentrismo, ma ne è valsa la pena.

15 settembre 2003 Finalmente è arrivato il giorno della partenza, purtroppo arriveremo a Luxor molto tardi quindi non abbiamo nessuna speranza di farci una passeggiata. Il viaggio è un po’ noioso e le attese mi sembrano interminabili: più di tre ore in aeroporto a Fiumicino e altrettante ore di viaggio; per fortuna mi sono portato un bel libro da leggere e ad ogni modo riesco a far passare il tempo.

All’arrivo ci accoglie un’afa terribile, ci saranno almeno 30 gradi, veniamo sballottati da una guida al ritiro bagagli, poi sul pullman e finalmente su quella che sarà il nostro mezzo di locomozione ed alloggio per i prossimi giorni: la nave da crociera Napoleon.

l’odore delle strade è molto forte e il caldo insieme all’umidità non aiutano certo a migliorare la situazione. Mi aspettavo di trovare un paese più ricco, invece ovunque guardo vedo povertà: le automobili che cadono a pezzi, le persone buttate a terra, gli edifici di mattoni di fango e poi le mosche, ovunque ci sono le mosche che ci ronzano intorno, fastidiose e appiccicaticce come questo clima.

Comunque arriviamo sulla nave e ci assegnano una stanza, è troppo tardi per fare qualsiasi cosa, siamo stanchi e poi domani mattina ci dobbiamo alzare molto presto: il programma prevede la sveglia alle cinque e mezza e la visita di vari templi e la valle dei re e delle regine.

16 settembre 2003 Suona la sveglia e ci rendiamo conto che oggi sarà una giornata interminabile, siamo stanchi, abbiamo sonno e in uno stato di catalessi totale scendiamo nella sala per la colazione, ci muoviamo a rilento perché fa caldo o perché ancora non siamo svegli oppure per entrambi i motivi. Guardandomi intorno vedo altre persone che come noi si muovono in maniera automatica indirizzati dagli accompagnatori. Siamo pronti, abbiamo mangiato e sempre mossi dall’inerzia saliamo sul pullman dove facciamo conoscenza con la nostra guida: Sherif detto Tayson. Più che una guida sembra un buttafuori di quei locali americani che ho visto solo nei film, alto più di un metro e novanta peserà almeno centocinquanta chili, più nero degli Egiziani che abbiamo incontrato fino ad oggi e con i tratti somatici tipici degli africani del sud; l’origine del soprannome è evidente e nessuno di noi dubita assolutamente che sia il più adatto, ci confessa di essere un Nubiano di Assuan (la più bella popolazione del mondo a suo dire).

Inizia a parlare e all’ordine di ?Ish Allah, se Dio vuole? partiamo alla volta di quella che probabilmente sarà la giornata più lunga di tutta la vacanza. La visita comincia con i Colossi di Memnone e il tempio di Habu, già durante la mattinata comincia a fare caldo e ci rendiamo conto che più tardi sarà insopportabile.

Per le strade le persone sono buttate a terra sotto le palme alla ricerca di un po’ di frescura, fa caldo e anche i loro movimenti, come i nostri, sono rallentati, in giro si vedono solo uomini vestiti con le tuniche e il turbante in testa e qualche asinello carico di foglie. Ad ogni angolo c?è la polizia, nei siti archeologici c?è la polizia: le nostre borse vengono regolarmente aperte e noi sottoposti al metal detector; la guida ci spiega che dopo l’attentato di Luxor c?è molta paura a causa del terrorismo. Ad ogni modo non mi sembra che i poliziotti che incontriamo siano così attivi, la lentezza flemmatica dell’Egitto prende tutte le persone e tutte le persone sono avvolte in quest?atmosfera.

La nostra visita mattutina prosegue con la valle dei re e la valle delle regine e termina al tempio di Hatshepsut. Le uniche persone attive in questo clima di stasi sono i venditori ambulanti che ci assalgono, ci tampinano, ci inseguono con le peggiori cianfrusaglie, statuette della peggior specie e materiale, stoffe e mattonelle decorate; tornare al pullman ogni volta è un’impresa dei migliori slalomisti, bisogna schivarli, ignorarli, accelerare e poi cambiare direzione velocemente e tutto questo per non essere presi di mira da questi venditori senza alcuna abilità che riuscirebbero ad indispettire chiunque, è difficile mantenersi pazienti e soprattutto cortesi. Nonostante questo qualcuno del gruppo si lancia in interminabili contrattazioni con l’esito di prendere sempre e comunque una fregatura secondo la nostra guida.

Tutto quello che visitiamo è grande, enorme e gigantesco, obelischi, colonne e statue raggiungono altezze elevate, tutto è mastodontico e trasmette la potenza della civiltà Egizia e comunque qualunque costruzione è avvolta da un mistero o da un interrogativo ancora irrisolto. Le spiegazioni della nostra guida mi lasciano spesso perplesso e da alcune domande riesce abilmente a svicolare, nonostante la mole, con la sua simpatia. Parlandoci lo conosciamo un po’ meglio e ci racconta di essere un ex campione di pugilato e di essere laureato in lingue anche se l’alone di essere imbrogliati aleggia sempre, come dice lui stesso: ?gli Egiziani sono parenti stretti dei Napoletani?, non è mai stato in Italia anche se conosce benissimo dialetti, modi di dire e qualche canzone.

Torniamo sulla nave per pranzo, non si mangia male, il cibo è quello internazionale senza alcuna bizzarria: pasta, verdure grigliate, carne di montone, patate e riso ma niente di veramente tipico. Siamo proprio stanchi e dopo pranzo riusciamo a riposarci un’oretta prima di risalire, appena mi sdraio sul letto cado in un bel sonno profondo e riposante, purtroppo la sveglia mi ricorda che la mia lunga giornata non si è ancora esaurita.

Risaliamo sul pullman per la visita dei Tempi di Karnak e Luxor; siamo però affaticati per riuscire ad apprezzare tutte le bellezze che abbiamo di fronte e anche le spiegazioni di Sherif scivolano via. Oggi abbiamo ricevuto un numero enorme di informazioni e riuscire ad assorbirne altre è un po’ difficoltoso.

Mi resta un po’ di tempo per farmi una bella doccia prima della cena, io e Laura finiamo la serata sul ponte della nave a guardare un cielo stellato veramente indimenticabile mentre la nave salpa alla volta della chiusa di Esna. Domani è prevista una giornata di tutta navigazione, quindi di tutto riposo.

17 settembre 2003 La sveglia ce la danno i venditori ambulanti che hanno circondato la nave e urlano ?ciao, ciao, come stai??, a quanto pare le trattative sono iniziate molto presto. Salgo sul ponte per vedere la scena: dal basso ti chiamano, si avvicinano, lanciano la mercanzia e contrattano mentre la nostra nave è ferma di fronte alla chiusa di Esna aspettando di poter passare: è un vero e proprio arrembaggio. Guardo meglio intorno e vedo dei disperati che si sbracciano pur di vendere un pezzo di stoffa, che ti guardano con gli occhi della povertà e della disperazione.

Io e Laura dopo colazione ci sistemiamo sul ponte sotto il tendone perché al sole fa troppo caldo e anche noi cediamo alla tentazione di comprare qualcosa, la trattativa è veloce perché la nave sta per ripartire, alla fine riusciamo ad ottenere due tuniche al prezzo che avevamo inizialmente proposto e quindi siamo sicuri di essere stati fregati ma non ci interessa, siamo contenti di aver ottenuto quello che volevamo.

Anche dopo la chiusa la situazione non cambia: siamo circondati da bambini che dalla riva chiedono l’elemosina e da grandi che chiedono la mancia.

Dalla nave mi rendo conto che tutta la loro vita ruota intorno al dio Nilo, le città, la natura, la vita è tutta sulle rive di questo fiume; lontano è tutto deserto e non il deserto come ce lo immaginiamo noi con la sabbia fina fina ma un deserto roccioso invivibile e inospitale dove non cresce nulla.

La navigazione continua e finalmente riesco a capire cosa mi da più fastidio del caldo in Egitto: è l’odore forte che c?è nell’aria, il cibo molto speziato, l’odore delle persone, il Nilo, la sporcizia per le strade, tutto si fonde insieme in un odore terribile che mi circonda e che non mi lascia mai, è sempre intorno a me quando mangio, quando dormo, quando visito, è l’odore dell’Egitto, è l’odore di questo paese.

Il paesaggio dopo la chiusa di Esna è abbastanza monotono: il Nilo, un po’ di verde con qualche palma e subito delle montagne di deserto, sparsa tra l’erba alta si vede qualche casa e sul Nilo qualche sparuto pescatore su delle piccole imbarcazioni a remi.

Nel pomeriggio abbiamo attraccato ad Edfu e dopo tutte le raccomandazioni di Sherif siamo scesi dalla nave per una passeggiata al mercato di fronte, l’accoglienza come al solito è stata molto calorosa, anche troppo per i miei gusti; ormai sappiamo difenderci abilmente dagli attacchi dei mercanti che ti strattonano e provano a portarti dentro al loro negozietto con l’obiettivo di non farti uscire finché non hai comprato qualche cosa. Le strade sono di terra e sassi e quando le bagnano diventano una poltiglia di fango, l’odore è quello forte al quale siamo abituati e i venditori del porto sono invadenti come quelli che abbiamo incontrato fino ad oggi. La passeggiata dura poco tempo infatti per proseguire dovremmo addentrarci nelle vie interne ma le raccomandazioni della nostra guida ci hanno un po’ intimorito, così mestamente ritorniamo sulla nave rincorsi dagli abili mercanti Egiziani.

18 settembre 2003 È di nuovo la sveglia a ricordarci che dobbiamo alzarci, lo sapevo, i viaggi organizzati li odio per due motivi: il perché non si possono fare variazioni sul programma già concordato e il secondo sono le sveglie, è sempre un risveglio violento quello delle gite organizzate, mai piacevole, ci si sveglia sempre presto per permettere ai ritardatari di arrivare in orario.

Il tempio di Horus ad Edfu è maestoso e ben conservato purtroppo alcuni geroglifici sono rovinati e non si vedono in maniera nitida. La visita comunque è rapida e veloce perché dobbiamo ripartire per Kom Ombo; mi sarebbe piaciuto avere un po’ più di tempo per scattare qualche bella foto, per visitare il mercatino di fronte al tempio invece ci hanno fatto risalire velocemente sulla nave e salpato ancora più rapidamente.

Il bello dei mercatini sono i colori: variopinti e sgargianti purtroppo sono troppo caotici, polverosi, confusionari, il rumore di sottofondo è un brusio continuo però è tutto questo che li rende pittoreschi e che nel loro insieme li rende tipici.

Sulla nave è salita una donna Nubiana per fare i tatuaggi a tutta la nave anche perché questa sera abbiamo la serata in stile Egiziano, Laura attratta dalla donna e dal Henna si è fatta fare un braccialetto sul polso. È vestita con la loro tipica tunica e mostra solo il viso, è un volto felice, ha un bel sorriso e lo mostra tutto quando si mette in posa per la foto, ha un aspetto tranquillo, disegna le mani e le braccia delle persone con il suo Henna con un’abilità estrema e guardandola lavorare mi mette una certa serenità.

La nostra navigazione verso sud continua, il paesaggio non mi sembra cambiare molto; il Nilo, qualche palma e alle spalle il deserto roccioso, sparse qua e la si vedono delle case di agricoltori e allevatori.

Arrivati a Kom Ombo attracchiamo proprio di fronte alle rovine del tempio dedicato alle due divinità: Sobek il coccodrillo e Horus il falco. La temperatura fuori dalla nave è elevata e iniziamo tutti ad avere i primi segni visibili di affaticamento sul viso. Arrivati al tempio la nostra guida inizia la spiegazione ma la maggior parte di noi è alla ricerca di un po’ d’ombra per abbassare la temperatura corporea. Inizio a sudare, non mi va di ascoltarlo e nonostante il posto sia molto bello vengo distratto dal caldo e dal pensiero dei venditori che dovrò affrontare per ritornare sulla nave, scattiamo qualche foto ma siamo sconvolti dal caldo e le nostre pose e i nostri sorrisi sono finti.

Al ritorno iniziamo a contrattare sul prezzo per l’acquisto di qualche stoffa ma ci confondiamo tra lire egiziane ed euro e alla fine ci rendiamo conto di aver pagato il nostro acquisto quanto se lo avessimo comprato nel negozietto interno alla nave.

Riprendiamo la navigazione fino ad Assuan dove arriviamo in tarda serata ma questo non ci fa desistere dal fare un giro nel mercato di spezie più famoso d’Egitto; in pochi minuti ci organizziamo in gruppi e usciamo, mi rendo subito conto che sono in una vera città: strade asfaltate, automobili, lampioni, fontane, giardini ? tutto mi lascia capire che siamo arrivati in un luogo più ricco e industrializzato rispetto a quelli visti fino ad oggi. Sono le undici ma la vita è ancora così animata per le strade che sembra pomeriggio, donne, uomini e bambini che passeggiano, ci guardano come noi guardiamo loro, gli uomini sono vestiti all’occidentale con pantaloni e camicia come pure le donne se non fosse per il chador, lungo il viale che percorriamo dei gruppi sparsi di persone fanno il pic-nic seduti sulle aiuole che separano le due carreggiate. Incrociamo un matrimonio: la sposa è Nubiana, ha dei begli occhi, ci osserva, ci saluta, noto che le mani e le braccia sono interamente tatuate; mi colpisce che sulla macchina oltre ai due sposi e all’autista ci sono altre quattro o cinque persone e stanno tutti visibilmente stretti.

Arrivati al mercato mi accorgo della diversità rispetto a quelli, più piccoli e più turistici, che abbiamo incontrato fino ad oggi: la merce è molto più varia, oltre alle solite stoffe e magliette si vende anche cibo e le rinomate spezie, inoltre qui non si contratta o per lo meno si contratta in maniera minima, il prezzo è fisso e le trattative sono pressoché inutili, onestamente i prezzi sono più bassi rispetto a quelli che siamo riusciti ad ottenere noi.

19 settembre 2003 Partiamo per il tempio di Philae molto presto, il sole non è ancora alto ma già il suo calore si fa sentire, per arrivare al tempio, che è su un’isoletta, prendiamo prima il pullman e poi una barchetta; Sherif ci da un po’ di spiegazioni e ci lascia il tempo per la visita e le foto.

Al ritorno, insieme a noi, sulla barca salgono dei bambini per venderci ninnoli e collane, domani iniziano la scuola e devono lavorare per potersi comprare quaderni e penne, distribuiamo un po’ di penne e compriamo loro qualche collana ma non sembrano molto contenti, i loro occhi sono neri, profondi ed espressivi ma il loro sguardo direi quasi che rimane impassibile ai nostri doni, forse ci sono abituati oppure non ci sono abituati e non apprezzano queste piccole cose.

Dopo la visita al tempio, ci portano in una fabbrica di essenze e profumi e quindi in aereo ad Abu Simbel. Come al solito il caldo ci spossa e nostri movimenti sono al rallentatore, seguiamo con difficoltà la spiegazione della guida ma quando entro dentro al tempio di Ramses tutta la fatica sparisce: è bellissimo, fantastico, maestoso, i colori originali sono ancora visibili e le figure e i geroglifici conservati splendidamente. In tutta la sua grandezza rispecchia lo splendore della civiltà dell’Antico Egitto, non sono sicuro che le mie foto verranno bene perché non si può utilizzare il flash quindi mi soffermo su tutte le scene, tutte le figure per poter imprimere nella mia mente questa meraviglia costruita più di 3000 anni fa. Rimarrei ancora altro tempo ad osservare i due templi ma è ora di ripartire, da Abu Simbel prendiamo un aereo direttamente per il Cairo.

La situazione qui è diversa, è sera ma non fa caldissimo, si sta bene anche con la maglietta a maniche lunghe. La prima impressione è quella di essere atterrati in una grande metropoli: strade larghe e asfaltate, automobili lussuose, persone distinte e ben vestite, proseguendo con il pullman verso l’albergo mi rendo conto che non è tutto bello e pulito come mi era sembrato di primo acchito, infatti alle strade larghe si alternano strade strette e polverose, alle automobili lussuose si contrappongono macchine vecchissime dove riesco a contare fino a dodici occupanti, alle persone distinte e ben vestite poveri con indosso il tipico gallebiyye e poi ancora il traffico, il caos, le case di mattoni vicino a residenze e palazzi, il rumore è assordante: le macchine suonano il clacson ad ogni occasione, senza nessun motivo apparente e la vita procede in maniera frenetica.

20 settembre 2003 Oggi è una giornata piena di visite al Cairo e si concluderà con la serata di suoni e luci alle piramidi di Giza, purtroppo l’organizzazione pecca molto dal punto di vista delle tempistiche: ci lasciano solo due ore per la visita del museo Egizio e poi perdiamo più di un’ora in una gioielleria per renderci conto che il prezzo dell’oro non è assolutamente conveniente. I viaggi vengono meglio quando li organizziamo da soli senza buttar via tempo e perderci nulla.

Ho un po’ di confusione tra quello che abbiamo visitato oggi, le immagini mi si fondono insieme tra moschee, sinagoghe e chiese cristiano-copte ma tra tutte spiccano quelle del museo Egizio del Cairo.

Il museo è pienissimo, ovunque c?è una statua, un sarcofago, un’immagine che richiede di essere ammirata ma il tempo ci è di nuovo tiranno, pigramente Sherif ci da una spiegazione delle cose più importanti e poi ci lascia un po’ di tempo libero così andiamo velocemente da una teca all’altra leggendo, per quanto possiamo, le spiegazioni in Inglese o ascoltando qualche guida italiana che fa il nostro stesso tragitto. È difficile elencare tutte le cose viste ma alcune si sono impresse nella mia mente per la loro particolarità: la statua del nano Seneb, la statua dello scriba, la maschera d’oro del tesoro di Tutankhamon, le armi tipo boomerang, i papiri, le mummie ? Guardando questi oggetti si torna indietro nel tempo e mi rendo conto che le invenzioni avvenute nei secoli non sono altro che perfezionamenti di qualcosa di già costruito, Laura mi fa notare alcuni gioielli del tesoro e mi confessa che sono attualissimi e avendoli se li metterebbe oggi stesso.

La giornata prosegue con il mercato di Khalil, i mercanti non sono diversi da tutti quelli che abbiamo visto fino ad oggi in Egitto ma è sicuramente un mercato più ricco infatti all’interno ci sono, misti ai soliti banchi per turisti, anche bigiotterie e gioilellerie, negozi di frutta, ma per non rischiare di perderci non ci addentriamo molto anche se vorremmo; andando via vediamo anche dei negozi di stoffe.

Dopo cena abbiamo lo spettacolo di suoni e luci a Giza, fino ad oggi le piramidi le abbiamo viste solo sui libri oppure di sfuggita dal pullman ma adesso sono li davanti a noi, si ergono maestose, illuminate dalle luci dello spettacolo; siamo di fronte ad un palcoscenico dove noi siamo gli spettatori e le piramidi, con in testa la sfinge, gli attori protagonisti. La voce narrante da delle nozioni storiche ma è lo spettacolo dei fasci di laser e delle luci colorate che rende il tutto molto suggestivo. Andiamo a dormire stanchi ma contenti di aver visto questo meraviglioso spettacolo.

21 settembre 2003 Anche oggi inizia come gli altri giorni: la sveglia suona ma non ho voglia di alzarmi, mi si chiudono gli occhi, lotto con me stesso e alla fine mi violento e mi alzo dal letto sapendo che è l’ultimo giorno, sveglio Laura che sembra distrutta da questo viaggio, vedo che non ce la fa più, il sonno è più forte di lei, e penso: “mai più viaggi organizzati”. Arriviamo sul pullman con un po’ di ritardo ma non siamo gli ultimi, sintomo che non siamo gli unici ad avere una settimana di sonno arretrato. Si parte direzione Menphis e Sakkara, seguo il gruppo ma con la testa sono allo spettacolo che ho visto ieri sera e rivedrò nel pomeriggio. Lo spettacolo della città è, per certi versi, più desolante degli altri luoghi visitati infatti c?è più sporcizia, per le strade, nelle piazze, nei canali di irrigamento non mancano di vedere sacchetti della spazzatura, carcasse di animali morti tra l’indifferenza delle persone, tra bambini che si fanno il bagno e pescatori che gettano le loro lenze.

Oggi è domenica ma sembra un giorno come tutti gli altri: i negozi sono aperti, i ragazzi con la loro divisa blu e bianca vanno a scuola, il traffico blocca le strade e gli ingorghi si snodano lungo tutto il nostro tragitto. Mentre passiamo col pullman li vedo dal finestrino, ci salutano, ma cosa salutano? Cosa vedono in noi? Siamo i ricchi europei venuti a spendere nel loro paese? Chi siamo per loro’ Forse semplicemente un punto di colore nel loro mondo.

Nel frattempo ci godiamo lo spettacolo, non senza qualche attimo di panico dovuto al modo di guidare degli Egiziani. Caratteristica principale è il suono del clacson che accompagna per tutto il percorso su una strada dove si susseguono e sorpassano mezzi di trasporto di ogni tipo: automobili vecchie e malconce, camion stracarichi di merce, biciclette, motociclette, carretti trainati da asinelli. Tutti corrono, deviano ogni ostacolo, sorpassano compiendo manovre azzardate senza neanche scomporsi.

La strada per le piramidi ha perso il fascino originale ormai inglobata nella città, finalmente arriviamo alle tombe maestose che si ergono sulla piana di Giza, ieri sera durante lo spettacolo non mi ero reso conto quanto fossero enormi. Ogni pietra si erge con una perfezione unica, è in quel punto perché solo li potrebbe stare. Anche questa volta siamo assaliti dai venditori ma ormai abbiamo imparato a difenderci: “laa shokran” è diventata una sorta di parola d’ordine per tenerli a bada, anche se si avvicinano il nostro sguardo e nostri gesti sono sufficientemente eloquenti per non farci avvicinare o per lo meno per non farci assalire.

La sera abbiamo un po’ di tempo libero per sfruttare il bagno turco e l’idromassaggio dell’albergo, così passiamo una mezz’ora in totale relax. Oggi è l’ultimo giorno infatti domani si torna a casa, scambiamo e-mail e indirizzi con gli altri ragazzi del gruppo e ci salutiamo calorosamente.

22 settembre 2003 È arrivato il giorno della partenza, fortunatamente almeno oggi ci è stata risparmiata l’odiata sveglia, così pigramente ci alziamo dal letto e prepariamo le ultime cose. Nella hall troviamo il nostro accompagnatore che ci fa salire sul pullman che ci porterà in aeroporto.

Dal finestrino guardo con tristezza la strada verso l’aeroporto, la sabbia del deserto, il cielo limpido senza nuvole e saluto questo paese affascinante e bellissimo.

Comunque ci rimarrà sempre un dubbio: perché un viaggio nel momento in cui lo vivi è uno stress fisico e mentale mentre quando, a distanza di tempo, riguardi le foto ti sembra tutto bellissimo’ Il tempo cancella le fatiche per far posto solo a dei ricordi stupendi?



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