Croazia tra arte, natura e qualche disavventura!

Croazia - tra arte e natura (e qualche disavventura!) Vacanze, sospirate vacanze… mai come quest'anno ribolliva in noi il desiderio di andarcene, lasciare le assolate strade di Bologna per immergerci in un mondo nuovo, rilassato, diverso ma non lontano. E così è stato. Destinazione: CROAZIA Tipologia del viaggio: ITINERANTE Durata del...
Scritto da: miticalu
croazia tra arte, natura e qualche disavventura!
Partenza il: 16/07/2005
Ritorno il: 28/07/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Croazia – tra arte e natura (e qualche disavventura!) Vacanze, sospirate vacanze… mai come quest’anno ribolliva in noi il desiderio di andarcene, lasciare le assolate strade di Bologna per immergerci in un mondo nuovo, rilassato, diverso ma non lontano. E così è stato. Destinazione: CROAZIA Tipologia del viaggio: ITINERANTE Durata del viaggio: 12 GIORNI Mezzo di trasporto: CAMPER Chilometri percorsi: 2133,350 Segni particolari: SPECIALE ABILITÀ NELLO SBAGLIARE LE STRADE E così, sabato 16 luglio 2005, alle ore 18.40 inizia la nostra avventura da camperisti! Marco è l’autista ufficiale del gruppo (composto solo da noi due), io il navigatore ed autista d’emergenza.

La nostra prima tappa è Trieste: arriviamo verso mezzanotte, dopo aver anticipato l’uscita dall’autostrada, sbagliando, ed aver percorso la strada del Friuli, passando in mezzo a paesi minuscoli, su una strada stretta e non troppo illuminata. Nonostante ciò, arriviamo sani e salvi a Trieste, godendo della vista della città illuminata, uno spettacolo davvero incantevole, suggestivo, che ci colpisce al cuore anche se siamo un po’ stanchi e nervosi. Parcheggiamo al porto e dormiamo rilassati.

Domenica mattina sveglia e pronti a partire alle 7: vogliamo attraversare la frontiera il prima possibile, per evitare eventuali code. Le strade sono completamente libere, non abbiamo difficoltà a muoverci con un mezzo ingombrante, ma ovviamente sbagliamo strada! Torniamo indietro e passiamo la frontiera senza problemi, in maniera celere. Attraversiamo piccoli paesi e prendiamo l’autostrada per Fiume (Rjieka): alle 9,05 siamo nel parcheggio vicino al porto, gratuito perché è domenica. Decidiamo di fare una pausa e visitare brevemente il centro. Sinceramente la visita ci ha un po’ deluso: la città ci è sembrata abbandonata, molto grigia nelle costruzioni, con un’atmosfera pesante. La strada principale è molto grande, completamente pedonale, fiancheggiata da negozi e bar, ma ciò non ha cambiato la nostra prima impressione. Ritorniamo al camper e proseguiamo verso la nostra prima vera destinazione: PLITVICE JEZERA. Stando alla nostra mappa, avrebbe dovuto esserci un’autostrada che fiancheggiava la costa, e poi una strada secondaria verso l’entroterra. Ovviamente, non troviamo l’ingresso per l’autostrada e ci ritroviamo a percorrere la costiera, trafficata, in alcuni punti a strapiombo sul mare, ma che ci ripaga con una vista affascinante della costa e delle sue incantevoli baie. Arriviamo a Plitvice e ci sistemiamo nel campeggio Korana alle 17,40 (in Croazia è ASSOLUTAMENTE VIETATO il campeggio libero).

Il lunedì è dedicato alla visita del parco naturale dei Laghi di Plitvice. Il tempo è stato decisamente dalla nostra parte. Iniziando l’escursione di mattina, abbiamo goduto dei riflessi del sole sulle acque calme e cristalline dei laghi, coi colori che cambiavano ad ogni passo. L’aria, un momento fresca, subito dopo diventava pesante, carica di umidità, assolutamente immobile. In alcuni tratti del percorso non incrociavi nessuno, eri accompagnato dal rumore della natura: lo scroscio delle cascate, il fruscio delle foglie, il cinguettio degli uccelli, qualche cicala, i grilli. Per visitare il parco abbiamo usufruito di tutti i mezzi messi a disposizione: prima il bus-navetta, poi la barca. Ma abbiamo anche camminato tanto. Quando siamo usciti, nel pomeriggio, eravamo piacevolmente stanchi.

La mattina seguente siamo partiti di buon’ora per raggiungere la nostra seconda destinazione: DUBROVNIK. Il viaggio è stato di quasi 500 km, la tappa più lunga che abbiamo affrontato, di cui meno di 200 in autostrada fino a Spalato. Da lì abbiamo proseguito lungo la costiera. È chiaro che quando siamo arrivati a Split, seguendo le loro indicazioni, abbiamo intrapreso un percorso che non era quello prefissato. Non è che abbiamo sbagliato, abbiamo solo un po’ allungato verso l’entroterra, passando attraverso paesi che trasudavano veramente miseria, immersi nelle montagne, circondati dal nulla. La vista era cruda nella sua realtà, con le montagne che sembravano chiudersi su di noi, brulle e spettrali. Ma alla fine ci riaffacciamo sulla costa e arriviamo a Dubrovnik, già Ragusa, quasi al calar del sole, attraversando anche il confine con la Bosnia Herzegovina (un tratto di costa lungo circa 14 km). Ci sistemiamo nell’unico campeggio di cui abbiamo trovato indicazioni, il Solitudo, fuori del centro, collegato con mezzi pubblici frequenti. La sera stessa ci siamo recati in città, usufruendo dei suddetti mezzi. E abbiamo trovato un autista letteralmente pazzo. Abituata all’Italia, ero ferma fuori del marciapiede, sulla piazzola di sosta. L’autobus è arrivato a tutta velocità, suonando il clacson come un forsennato, mirando dritto verso di me! E stai calmo! Dopo, continuava a suonare a tutte le persone che camminavano giù dal marciapiede, commentando stizzito i turisti che salivano e non obliteravano il biglietto dal verso giusto, facendo perdere minuti preziosi (PS: comperando il biglietto a bordo si pagano 10 kune, 8 se lo acquisti dal tabaccaio).

Abbiamo cenato in uno dei mille piccoli e invitanti ristoranti, a lume di candela, escludendo a priori quelli che ti proponevano pizza, lasagne e gli inesistenti spaghetti “alla bolognese”. Io mi sono beata di una bella braciola “alla Dalmata”, leggermente agliata, con contorno di verdure, mentre Marco ha preferito optare per un piatto di gamberi, adagiati su una collinetta di riso bianco. Decisamente ottima resa con poca spesa.

La giornata di mercoledì è divisa tra mare, la mattina, e visita al centro storico, il pomeriggio. Decidiamo di affrontare la passeggiata sulle mura dalle 5 del pomeriggio, visto che prima la temperatura è decisamente inaffrontabile! La passeggiata dura quasi due ore, intervallata da numerose soste per scattare fotografie da ogni possibile angolo: la vista è decisamente superba. Davanti a noi si stende il mare, una tavola blu elettrico, scaldata dai riflessi del sole e punteggiata di isole di varia grandezza, quasi completamente disabitate, dense di vegetazione. Alle nostre spalle la parte montuosa, con le nuove case costruite sempre rispettando i colori tipici della zona (tetti rossi e muri bianchi). E poi il centro storico di Dubrovnik, un’area completamente pedonale, e lo Stradun, la strada principale, su cui si affacciano numerosi negozi per turisti. Le mura sono bianche, rese lucide e scivolose da migliaia di passeggiate. Quando scendiamo è ora di cena: cambiamo locale, ma alla fine non ne siamo completamente soddisfatti.

Giovedì mattina ci rimettiamo in marcia verso nord per la nostra prossima destinazione: l’ISOLA di BRAČ, da noi ribattezzata l’isola “maledetta”. La maggiore attrazione di quest’isola è lo “Zlatni Rat” o “Corno d’Oro”, una lingua di spiaggia che punta verso il mare e ha la particolarità di cambiare la sua forma a causa delle correnti. Riusciamo a trovare questa famosa spiaggia, ma rimaniamo delusi dalle dimensioni: vedendo le foto nelle riviste, ci aspettavamo chissà quale distesa di sabbia. Invece, oltre ad essere una stretta striscia affollata, è anche tutta di sassi. Piccoli, ma sempre sassi. Guadagniamo il nostro piccolo spazio al confine tra i nudisti e i “tessili” e ci rinfreschiamo con grande soddisfazione in un’acqua davvero celestiale. Si possono ammirare le diverse sfumature di azzurro, dal tenue celeste, al blu cobalto, passando dal turchese. Uno spettacolo per gli occhi, un sollievo per lo spirito. Dormiamo in un parcheggio, insieme ad altri camper (l’unica possibilità di campeggio libero che abbiamo trovato). Il giorno seguente è dedicato al relax in spiaggia, in una piccola baia accanto al “Corno d’Oro”, decisamente meno affollata, ma altrettanto degna di nota. Una giornata praticamente perfetta, rilassante, ma è verso sera che la “maledizione” comincia a fare sentire la sua presenza. Il parcheggio a pagamento della spiaggia era dotato di pompa per l’acqua, e noi avevamo bisogno di rifornire il serbatoio. Ci spostiamo, ma dimentichiamo di chiudere il finestrino della mansarda, ed è allora che succede il Danno: Marco si avvicina troppo alla tettoia che copriva le macchine e il finestrino viene quasi completamente scardinato! Sudori freddi, palpitazioni, incredulità, sconforto, panico, si impossessano di me: non riesco a farmi una ragione della nostra dimenticanza, mi avvalgo di espressioni poco femminili per esprimere la mia frustrazione e rabbia, ma ormai il guaio è fatto. Marco cerca di farmi ragionare, ormai non possiamo fare più niente, non dobbiamo farci rovinare il resto della vacanza da questo piccolo incidente (e me lo chiami PICCOLO?!?! – io pensavo alla cauzione che avevamo lasciato e che non avremmo rivisto mai più…). Decidiamo quindi di cenare fuori, alla faccia della malasorte, e compriamo anche i biglietti per l’escursione nell’isola di HVAR, la celeberrima “isola della lavanda”, per il giorno seguente. E viene l’ora di andare a dormire… Nel mezzo della notte veniamo svegliati da lampi accecanti che squarciano il cielo, musica di discoteca in lontananza, tuoni roboanti e un vento incredibile che fa muovere il camper. I miei sensori sono improvvisamente tutti all’erta, mi sento particolarmente esposta e vulnerabile, costringo Marco a togliersi il braccialetto per evitare di venire colpiti da un fulmine, penso già che la gita dell’indomani non si farà (e noi abbiamo già pagato!!!). Finalmente riprendiamo sonno.

La giornata di sabato passa piacevolmente, nonostante le premesse. A Hvar il tempo è magnifico, assolato e molto caldo. Affrontiamo l’ardua salita alla Fortezza, per ammirare il panorama dall’alto: il percorso è faticoso, aggravato dal sole di mezzogiorno a perpendicolo sulle nostre teste, ma quando siamo in cima, oltre ad essere piacevolmente ventilato, la vista è qualcosa di indescrivibile. La distesa d’acqua davanti a noi è punteggiata da numerose isole ed isolette dalle forme arrotondate, verde smeraldo e bordate di bianco (la nuda roccia che si tuffa nel mare). Dire bello è riduttivo. Scendiamo e ci aggiriamo per il grazioso centro della piccola città, comperando dalle numerose bancarelle i sacchetti di lavanda. Rientriamo quindi alla nostra isola e ceniamo nel solito posto, economico e gustoso.

E viene nuovamente l’ora di andare a dormire… Un altro temporale accompagna il nostro sonno! Domenica ci svegliamo presto, dobbiamo prendere il traghetto per Spalato. Ci vestiamo, mettiamo in moto, facciamo pochi metri e un rumore strano ci insospettisce. Scendo, e cosa vedono i miei occhietti parzialmente assonnati? La gomma del passeggero a terra! Non so se ridere o piangere, le mie funzioni cerebrali sono momentaneamente sospese! Contattiamo l’assistenza di Milano (tralascerò tutti i dettagli relativi alle telefonate successive), ma alla fine un gentilissimo meccanico locale accorre in nostro aiuto e ci cambia la gomma in quattro e quattr’otto. No Marco, non mi sono dimenticata: sei stato tu a smontare la ruota di scorta, lo so, e ciò ti ha galvanizzato parecchio… Quindi ripartiamo, prendiamo il traghetto a Supetar, sbarchiamo a Spalato e facciamo un rapido giro per il centro. Spalato è la città che ci ha deluso maggiormente, per le costruzioni fatiscenti e grigie, che portano ancora incisi i segni della guerra. Passiamo attraverso i sotterranei del Palazzo di Diocleziano, scaliamo il campanile della Cattedrale (e Marco che mi insultava gentilmente per la splendida idea, sempre sotto il sole cocente di mezzodì!), ammiriamo il panorama, almeno quello degno di essere ricordato, e ripartiamo, dopo una breve sosta allo stadio Hajduk. Destinazione l’ISOLA di KRK, nonché ultima tappa del viaggio. Anche qui sbagliamo l’uscita dell’autostrada. Ma alla fine scopriamo che la nostra mappa è troppo avanti: segnano un’autostrada che è ancora in costruzione, per quello non riuscivamo a trovarla!!! L’isola è collegata alla terraferma da uno spettacolare ponte lungo più di un chilometro, a pagamento, sospeso ad un’altezza considerevole. Mentre lo attraversi un brivido ti percorre la schiena, ma è proprio emozionante! Marco non sarà d’accordo, non ama particolarmente ponti e cavalcavia in genere.

Pernottiamo nel campeggio Ježevac, nella città di Krk, super affollato. Lunedì mattina contattiamo un vulcanizzatore per riparare la gomma. Il resto della giornata, ed anche il martedì, lo trascorriamo in relax, io a prendere l’ultimo sole, Marco a leggere e dormire. La sera del martedì assistiamo anche ad un concerto che si svolge nella piazza principale della città, affacciata sul porto, musiche pop rock note alla maggioranza. È un evento simpatico.

Mercoledì 27 luglio ci svegliamo di buon’ora, raccogliamo le nostre cose, saldiamo il conto e ci mettiamo in viaggio per l’Italia. L’ultima sosta la facciamo a Trieste, per salutare degli amici. Giovedì mattina ripartiamo e alle ore 13,50 parcheggiamo davanti a casa: le vacanze sono ufficialmente finite.

Per concludere: le strade che abbiamo percorso, anche se non dotate di sufficienti sistemi di sicurezza (guarda rail e illuminazione), non erano così strette come ci era stato paventato, e l’asfalto assolutamente impeccabile (eccetto a Krk). Le autostrade sono tutte nuove, molto grandi, ma deserte: i croati preferiscono percorrere la costiera per ammirare il paesaggio. I campeggi sono leggermente più economici che in Italia, così come i pasti al ristorante, ma non ho ancora riepilogato tutte le spese sostenute. Nei campeggi le piazzole non sono assegnate: ti sistemi dove c’è posto, occupando lo spazio che desideri. L’esperienza camper è andata bene, nonostante tutto, e sicuramente la rifaremo. Le canzoni di Bruce Springsteen ci hanno accompagnato per quasi tutto il viaggio, per somma gioia di Marco, che ha anche abusato di Red Bull!!! Buone vacanze! Luciana & Marco



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