Croazia: da spalato a dubovnik
Abbiamo preso la cabina perché il viaggio sarebbe durato tutta la notte.
Siamo arrivati a Spalato il 4 mattina alle 7:00 e ci siamo messi subito alla ricerca di un Hotel.
Abbiamo cambiato però idea molto presto quando abbiamo saputo i prezzi… una doppia sui 100 euro praticamente ovunque.
Ci siamo così spostati appena fuori (nel paesino vicino) di neanche 10 kilometri dove gli appartamenti e le camere abbondavano e abbiamo trovato un appartamento molto bello a soli 30 euro.
Da esso si accedeva direttamente, attraverso una scalinata, ad una spiaggetta frequentata quasi esclusivamente da locali.
Sul pomeriggio tardi, dopo esserci riposati siamo andati a visitare Spalato, che ha un bellissimo ed antichissimo centro storico chiuso all’accesso delle macchine.
Ci sono una infinità di piccole stradine lastricate che si intrecciano formando una specie di labirinto.
C’è una piazza che sembra Piazza San Marco in miniatura. E molto altro ancora.
Il giorno dopo abbiamo lasciato Spalato e abbiamo preso il traghetto per l’isola di Brac.
Arrivati sull’isola però abbiamo sbagliato meta e ci siamo diretti verso il paese di Bol che è quello più turistico. Hanno pubblicizzato soprattutto le sue spiagge, che non sono le neanche le più belle dell’isola. Più belli e particolari sono i paesi di Sumartin, Povlja e Selca. Molto più caratteristici e meno turistici.
A Bol abbiamo comunque trovato un bel posto. È una spiaggia, alla sinistra del paese, sulla quale sorge un monastero. Molto più tranquilla della spiaggia enorme che si vede in tutte le cartoline.
Abbiamo cenato in un ristorante sulla spiaggia e ci siamo trovati molto bene. Anzi è il posto dove abbiamo mangiato meglio.
Il 7 agosto abbiamo lasciato l’isola di Brac verso la costa. Dal paese di Sumartin alla città di Makarska. Siamo arrivati all’imbarco alle 11, convinti prendere il traghetto delle 11,30 (che ingenui!) e invece abbiamo preso quello delle 18,30.
Purtroppo i traghetti imbarcano circa 20 macchine, per cui se siete il 50°, come minimo prenderete il 3° traghetto.
Dal momento che siamo arrivati sulla costa che era già tardi ci siamo fermati una notte nella città di Makarska. La quale in tutto e per tutto è la copia di una città della riviera romagnola. Dai locali sul lungomare, alla gente. Manca solo la piadina.
Non ci siamo neanche fermati per un bagno in mare. Dalle foto sembravano spiagge riminesi superaffollate.
Così la mattina dell’8 agosto ci siamo diretti verso Dubrovnik. La nostra intenzione era di fermarci qualche Kilometro prima della città e cercare un appartamento o una camera. E così è stato.
Abbiamo trovato una camera in un casa dalla quale si poteva accedere ad una bellissima e isolata baietta. Siamo rimasti lì 2 giorni.
A questo punto vorrei aprire una parentesi sulla concezione di sicurezza che hanno i Croati. Sono assolutamente senza criterio.
Le strade sono quasi tutte sprovviste di corsie di emergenza e guardrail, anche se a lato ci sono strapiombi di 200 metri. Molti balconi non sono stati terminati, ma anche se privi di ringhiera vengono serenamente usati da vecchi e bambini.
Per raggiungere la casa dove abbiamo preso la camera abbiamo dovuto percorrere una stradina stretta, senza alcun sostegno lungo il bordo, con una pendenza del 45%, a strapiombo sulla baietta. Per poi accedere ad una piazzola letteralmente sospesa sopra la casa senza nessun tipo di recinzione che potesse impedire ad una macchina di volare di sotto. Mi spiego. Se sto facendo retromarcia, come faccio a sapere dove finisce la piazzola e dove incomincia il vuoto se non ho neanche una squallida ringhiera che me lo indica? Potrei così farmi un volo di 20 metri e rovinare le vacanze anche agli abitanti delle camere sotto.
Chiusa parentesi.
La sera stessa siamo andati a visitare Dobrovnik e ci si è presentato un problema al quale veramente non avevamo pensato: il parcheggio.
Una quantità di turisti probabilmente ha deciso di fare le nostre stesse vacanze e la città non è attrezzata per accogliere un così gran flusso di visitatori.
In conclusione tutti i parcheggi erano esauriti e dopo un giro obbligato fattoci fare dalla polizia ci siamo ritrovati da dove eravamo arrivati: in cima alla città. E li abbiamo parcheggiato.
Dopo questo giurò che non mi lamenterò mai più quando non riuscirò a posteggiare nella mia città.
La cosa bella di questa città che ci sono una marea di scalinate che passano tra le case degli abitanti e tutte portano al centro storico. E (in discesa) si arriva molto velocemente.
Siamo entrati dentro le famose mura di Dobrovnik e abbiamo cenato nel primo ristorante appena dopo la porta.
Pessima idea. La cornice era veramente molto bella, eravamo all’interno di un antico cortile, ma il servizio è stato scadente. La cameriera, permalosa e anzianotta, portava le cose con un carrellino. Ci metteva una vita perché con il carrello faceva il giro dei tavoli. Poi si è dimenticata metà della nostra roba e quando gliel’ho fatto notare si è alterata. Dopo che abbiamo pagato il resto me lo sono dovuto andare a prelevare di persona, in quanto lo aveva già inserito tra le sue mance… Il giorno dopo siamo ritornati in città e ci siamo fatti il percorso sulle mura. Ne vale veramente la pena. Anche se lo abbiamo fatto sotto il sole cocente dell’una è stato splendido.
Sono 2 km, ma si può ammirare un panorama unico. Inoltre se uno si volesse riposare durante il tragitto ci sono anche un paio di bar.
All’interno c’è la città vecchia. Molto caratteristica e affascinante. Su un depliant avevo letto che Dubrovnik è la città dei pedoni. È vero, tutte le macchine vengono lasciate fuori dalle mura e l’area pedonale è immensa. Impensabile in una città italiana.
Alla sera abbiamo cenato in un ristorantino all’aperto, come ce ne sono tanti, in una vietta del centro.
Altra parentesi. Se la Croazia ha dei piatti tipici, io non sono proprio riuscita ad assaggiarli. I menu erano standard. La pasta primeggiava: spaghetti alla bolognese, alla napoletana e anche alla milanese (mah?). In un locale vicino a Spalato facevano una pasta alla “Fabio” con: scampi, funghi, gongorzola e panna. Non penso che nessun italiano avrà mai il coraggio di assaggiarla.
Poi venivano carne e pesce alla griglia e pizza.
Io mangiavo quasi sempre insalata di pomodori, formaggio e patatine fritte.
Mentre eravamo a Dubrovnik al mio fidanzato è venuta un’idea malsana “andiamo sull’isola di Hvar”.
I depliant che mi ero fatta dare dall’ufficio turistico croato dicevano tutti che era la più bella, ma da questa esperienza abbiamo capito che quando un posto viene pubblicizzato così spudoratamente è probabile che anche ad altre persone possa venire in mente di visitarlo.
Così il giorno dopo facciamo i bagagli e ritorniamo in su per prendere il traghetto dal paese di Drvenik.
Lungo il percorso abbiamo deciso di fare una piccola deviazione per la città di Mostar ed è stata una mossa veramente intelligente.
Dalla strada che costeggia la costa Mostar dista solo una cinquantina di km.
Per cui abbiamo passato senza problemi la frontiera che separa la Croazia dalla Bosnia I Herzegovina e siamo andati.
Facendo attenzione al contachilometri perché il limite di velocità è di 60 km ed è molto facile essere multati (una tassa involontaria).
Non pensavamo di trovare ancora adesso un città talmente distrutta(la guerra è finita nel 1995).
Eppure ci sono palazzi bombardati, diroccati, brucati, mitragliati ovunque. Alcuni (molto pochi) sono stati restaurati attraverso gli aiuti internazionali. L’unica parte integra è in centro storico che costeggia il fiume nei pressi del ponte vecchio, quello che è stato appena ricostruito.
Un centro storico molto bello e originale. E pieno di turisti.
La città di Mostar sembra sia stata particolarmente provata dalla guerra perhè oltre all’assedio da parte dell’esercito della federazione di Milosevich sia stata scenario anche di una battaglia interna tra persone di etnia croata e mussulmana.
Non penso che questo odio razziale-religioso sia scomparso.
Purtroppo la visita è stata molto breve in quanto alle 13,30 dovevamo prendere il traghetto per l’isola di Hvar.
Ovviamente sul traghetto delle 15,30 non siamo riusciti a salire. Abbiamo preso quello dopo.
E siamo approdati sulla “fantastica isola di Hvar” al porto di Sucùraj.
Da lì abbiamo attraversato tutta l’isola per arrivare alla città di Hvar. Il viaggio più sofferto che abbia mai fatto. Le strade erano prive di qualsiasi misura di sicurezza. Bastava una manovra sbagliata e ti ritrovavi spappolato a terra 50 metri sotto.
Ad un certo punto abbiamo sbagliato strada e siamo finiti in un paesino molto lontano dal mare e mentre chiedevamo informazioni abbiamo notato che era pieno di turisti. La cosa “puzzava”.
Più ci avvicinavamo alla costa e più le macchine aumentavano.
Nei punti in cui si scendeva per le calette c’erano macchine parcheggiate in ogni dove. Orrore. Ed erano quasi tutte con targa italiana. Molto lontano dalla città di Hvar ci siamo fermati al primo cartello sulla strada con scritto “rooms” e non eravamo soli. C’erano anche 2 ragazze di Napoli alla ricerca, le quali ci hanno dato una notizia agghiacciante. Gli italiani stavano sbarcando a frotte e non trovando posto da nessuna parte si accampavano sul molo.
Questa notizia ci ha dato il quadro della situazione.
Abbiamo fatto qualche altro tentativo, anche in ufficio turistico, ma non c’è stato niente da fare.
Il paese di Starigrad era prino di macchine di italiani che girovagavano come impazzite in cerca di una sistemazione qualsiasi.
Noi ci siamo arresi quasi subito.
Siamo andati a cena sul molo, ci siamo lavati i denti con l’acqua della bottiglia, ci siamo diretti verso il porto e abbiamo dormito in macchina nella fila per il traghetto per Spalato che è partito alle 5.30 della mattina.
Mai più a Hvar! Per me è proprio da evitare.
Così l’11 mattina eravamo di nuovo a Spalato, nello stesso appartamento.
Ed è stata un’occasione per poter visitare meglio questa città che almeno un paio di giorni li merita tutti. Di giorno al mare e di sera in città.
Siamo ripartiti il giorno 13 alle ore 21 per Ancona con la Blue Line.
Parentesi: sono rimasta bloccata in cabina perchè la porta aveva due serrature ed io ho chiuso quella sbagliata (ma non c’era nessun avvertimento!). Hanno dovuto chiamare un fabbro, il quale ha scardinato la porta e mi ha “liberata”.