Creta: vacanze tra mare e buon cibo
Giorno 0 (Sabato)
Partenza da Bologna alle 7.30 con volo Ryanair e arrivo a Chania alle 10.30 locali (in Grecia il fuso orario è +2 GMT, ovvero un’ora avanti rispetto all’Italia). Ritiro dell’auto presso il desk Sixt all’interno del terminal. Ci viene consegnata una Peugeot 206 a cui non si apre il baule, per cui su nostra insistenza otteniamo di cambiare vettura. Decidono di darci una Chevrolet Spark, auto piccolissima, con 75.000 Km già percorsi e una gomma a terra. Glielo facciamo notare noi (loro manco se n’erano accorti) e ci accompagnano ad una vicina stazione di servizio per gonfiarla e tanti saluti. Questo modo di lavorare superficiale non dico che ci ha rovinato la vacanza, ma ci ha fatto sicuramente perdere molto tempo. Per quanto riguarda Chania, consiglio vivamente di non affidarsi a Sixt. Alle 14.30 giungiamo a destinazione: Sevach Apartments a Kalamaki, un sobborgo di Chania. Il primo impatto con le strade cretesi non è positivo: ci perdiamo un paio di volte nonostante il navigatore. Avremo modo in seguito di abituarci, nonostante la segnaletica carente e il codice della strada ad interpretazione personale da parte di tutti gli automobilisti. L’appartamento è bellissimo, pulito, confortevole, silenzioso, luminoso, funzionale. Lo staff è semplicemente perfetto: Anti e Costa si rivelano preziosissimi nel fornire indicazioni a 360 gradi, amano il loro lavoro e si vede. La stanchezza prende il sopravvento e ci riposiamo fino a sera, dopo tutto siamo svegli dalle 4.30 del mattino. La nostra vacanza inizia ufficialmente con la prima cena: decidiamo di stare in zona e puntiamo il Corinna Star, a 100 metri dall’appartamento. Scelta azzeccatissima. Ceniamo sulla spiaggia, col tramonto a fare da cornice. Due menu del giorno di pesce fresco, ricette prelibate e porzioni abbondanti, dessert, acqua e vino per 25€ a testa. Non è poco rispetto alla media dei prezzi greci, ma ne vale la pena.
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Giorno 1 (Domenica)
Non c’è fretta, per cui facciamo colazione da Bamboo, sempre a 100 metri dall’appartamento, verso le 9.00. L’offerta è strabiliante: omelette con formaggio, pomodoro e cetriolo, patate al forno, macedonia con yogurt greco, caffè, fette biscottate con burro, miele e marmellate, acqua. Il tutto a 6€ a persona. Mangiamo così tanto che non pranzeremo. Partiamo alla volta della prima spiaggia: Stavros, famosa per essere stata il set del film Zorba il greco. Dopo 45 minuti di auto siamo già sotto l’ombrellone, appena prima che inizi ad arrivare la ressa. Il paesaggio è stupendo, con la montagna di fronte alla spiaggia che domina la baia. L’acqua è cristallina e ricca di pesci. È già sera e non ce ne accorgiamo. Torniamo alla macchina e notiamo ancora la gomma a terra. Ci ripresentiamo da Sixt, dove ci fanno passare un po’ di peripezie burocratiche e ci cambiano nuovamente auto: questa volta è un pandino appena uscito dalla fabbrica. Sulla strada del ritorno ci fermiamo al Nymfes Cafè: un bar panoramico che offre una vista mozzafiato su tutta la baia di Chania. Prendiamo un waffle con gelato e una banana split talmente grandi che non abbiamo bisogno nemmeno di cenare. Prenderemo confidenza anche con le porzioni cretesi, che ci avevano colto impreparati.
Giorno 2 (Lunedì)
La missione del giorno è conquistare la famosa Elafonissi. Lodata e osannata da tutti quanti, popolatissima in agosto, distante però quasi due ore da Chania, perciò ci svegliamo presto. Alle 9.00 siamo già a destinazione. Nonostante un vento fortissimo costante e fastidioso ci appostiamo sui lettini, pensando erroneamente che prima o poi il Meltemi avrebbe smesso di soffiare. Lottiamo anche con una certa caparbietà contro il volere di Eolo, ma ad un certo punto alziamo bandiera bianca, mangiamo un panino col tonno, facciamo una passeggiata tra la sabbia rosa, un bagno nelle stupende acque turchesi e ripartiamo, sfiniti dalla battaglia contro il vento. Alla fine questa Elafonissi non ci è sembrato tutto questo paradiso. La sera decidiamo di andare in centro a Chania. Per praticità prendiamo l’autobus perché il traffico è selvaggio e i parcheggi sono centellinati. Orde di turisti sciamano ovunque per le vie del centro e nella zona del porto. Troviamo riparo in un locale ben quotato su Tripadvisor: Glossitses. Spendiamo poco (30 € in due) ma mangiamo così così, l’aspetto più negativo però è che i camerieri pare abbiano fretta di liberare i tavoli per favorire il rapido ricambio di clienti.
Giorno 3 (martedì)
Un altro must delll’isola sembra essere la spiaggia di Falasarna, che notiamo porgere il ventre a ponente. Decidiamo dunque di raggiungerla nel tardo pomeriggio, così da poter aspettare il tramonto. Occupiamo la mattinata facendo una gita nella gola di Theriso, un luogo ancora fuori dai circuiti del turismo di massa. Ebbene, il posto è fantastico, a 10 minuti di auto da Kalamaki, raggiungibile anche in bici, ma solo per i volenterosi. Facciamo molte foto alle caprette che si riposano in mezzo alla strada e alle dune buggy che ci sfrecciano accanto facendo un garino. Rientriamo i città e pranziamo al mercato Agorà di Chania: spendiamo pochissimo e siamo sazi di cibo tradizionale greco. Come programmato, passiamo un paio d’ore a Falasarna, godendoci gli stupendi colori offerti dal sole che si inabissa nel Mar Libico. Rincasando tardi prendiamo due pizze da asporto da Nesaki: non è come quella italiana, ma dopotutto non è affatto male.
Giorno 4 (mercoledì)
La vicina penisola di Akrotiri offre diverse soluzioni oltre alla già vista Stavros. In particolare Loutraki e Marathi sono due piccole spiagge molto carine, la prima frequentata ampiamente anche dalla popolazione locale. Noi, essendo turisti, siamo andati a Marathi e forse, col senno di poi, sarebbe stato meglio seguire gli indigeni. La spiaggetta è molto piccola e non offre un granché. Restiamo fino alle 16.00, facendo uno spuntino al ristorante retrostante, per poi dirigerci a Seitan Limani: il posto che ci ha svoltato la giornata (e buona parte della vacanza). Dopo una serie di tornanti ripidi e senza parapetto, si giunge ad uno spiazzo in cui lasciare l’auto. Da lì si può scendere verso la caletta attraverso una ripa discoscesa, assolutamente non un sentiero, una strada ferrata quasi. Si arriva pertanto ad una piscina naturale stretta in un fiordo, bellissima, con acque blu e ovviamente molto agitate. Questa è decisamente la spiaggia più bella che abbia mai visto! La fatica della scalata viene ampiamente ripagata e non è facile trovare la voglia di andarsene. Per la cena ci affidiamo ad Antonio. 8 anni fa ha lasciato le Dolomiti per trasferirsi a Chania, dove ha aperto una taverna con camere: Pan e Vin. Mangiamo piatti italiani fatti da un italiano con prodotti cretesi freschi: un mix eccezionale e fortemente consigliato. E tutto questo spendendo poco e godendoci il relax sotto ad un fresco pergolato vicinissimo al centro storico.
Giorno 5 (giovedì)
Giunge pertanto il giorno di Balos, che assieme ad Elafonissi rappresenta il top delle spiagge consigliate dal popolo dell’internet. La strada sterrata è lunga ma si gode di una bella vista, alla fine si arriva al parcheggio (consiglio di arrivare prima delle 10.00 per trovare posto) e da lì si parte a piedi. Il sentiero di circa 1 Km che conduce alla spiaggia è impervio ma ricco di suggerimenti fotografici. Balos è una laguna vastissima ma poco attrezzata. Portarsi con sé acqua e cibo è fortemente consigliato, se non fondamentale. Manco a dirlo, l’acqua è cristallina e calda, l’unica cosa un po’ fastidiosa è il solito vento che non ci lascia in pace. Restiamo quattro ore poi vince la noia: alla fine, bella eh, nulla da dire… però dopo un po’ anche le spiagge migliori ti sembrano tutte uguali. Per la cena restiamo a Kalamaki, stavolta dobbiamo solo attraversare la strada e siamo da Irina, un altro ristorante sulla spiaggia. Qui mangiamo cucina tradizionale come ormai ci siamo abituati, vale dire: tanta roba, molto buona, poca spesa.
Giorno 6 (venerdì)
L’ultimo giorno decidiamo di esplorare la costa sud. Cento minuti di viaggio in auto ci separano da Chora Sfakion, dove prendiamo un taxi boat per visitare due spiagge non raggiungibili via terra. Passiamo la mattina a Glyka Nera, una spiaggia ciotolosa molto molto tranquilla, quasi deserta, un mezzo paradiso oserei dire. Poi ci spostiamo a Loutro, piccolo borgo non dotato di strade, costituito unicamente da locali che si affacciano sul mare e dalla spiaggia stessa. Pranziamo al To Limani Taverna (cioè la taverna del porto) e mangiamo una grigliata di pesce enorme, spendendo i 15€ standard a testa. Digeriamo comodamente seduti sui lettini e alle 17.00 riprendiamo la barca che ci riporta a Sfakia. Torniamo da Nesaki, il locale dove avevamo preso la pizza da asporto, ma questa volta mangiamo in loco. Propongono cucina italiana, ma noi vogliamo mangiare greco, perché è l’ultima cena in terra ellenica e ce la vogliamo godere. Così ci beviamo anche su – non acqua, per capirci – e alla fine il conto si gonfia, ma era previsto.
Giorno 7 (sabato)
La vacanza è finita: ci svegliamo alle 8.00, ripartiamo per l’aeroporto, riconsegnamo l’auto e prima di prendere l’aereo (sempre Ryanair) facciamo colazione con una bella tiropita, la focaccia tradizionale cretese che è obbligatorio assaggiare. Il viaggio di ritorno è occasione per fare le considerazioni finali su Creta Occidentale:
· Paesaggi fantastici, sia marittimi che collinari, con colori stupendi e natura ancora poco sovvertita dall’urbanizzazione.
· Chania città molto caotica, invivibile – almeno per me.
· Per certe abitudini sembra essere tornati indietro di venti o trent’anni, ad esempio girare in scooter senza casco, fumare all’interno dei locali pubblici, assenza di raccolta differenziata, barriere architettoniche ovunque.
· Balos, Elafonissi, Falsarna, le spiagge più rinomate non si sono rivelate poi così speciali, invece altri luoghi meno famosi meriterebbero certamente più attenzione.
· La cucina greca è spettacolare, specie per le materie prime freschissime, e i costi sono molto contenuti.
· Tranne poche cose che non hanno funzionato (vedi l’autonoleggio), i cretesi sono efficienti e disponibili e cercano di soddisfare il turista mettendoci tutto l’amore che nutrono per la loro stessa terra.