Creta: perché si, perché no

Un viaggio di esperienza tra mare e cultura
Scritto da: farmenise
creta: perché si, perché no
Partenza il: 08/07/2010
Ritorno il: 23/07/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Cosa aspettarsi quando si programma una vacanza in Grecia e per di più non in una virtuale e fasulla cartolina con mare blu e bianche casette, ma nella sua isola più grande e lontana con l’intento di girarsela quasi tutta? non certo una vacanza di riposo ma un viaggio di esperienza e conoscenza, purtroppo limitato dalla dolorosa scelta di trascurare tutta la parte orientale, così come tanti monasteri ortodossi e siti minoici, e posti affascinanti come Matala, Frankocastello e Loutrò, per ragioni puramente logistiche…lasciandosi così una puerile motivazione per tornarci, un giorno.

Noi abbiamo scelto di partire dalla nostra città con il traghetto, praticamente sotto casa, forse anche perché nell’immaginario la Grecia è il mare e attraversando il suo bellissimo mare bisogna arrivarci, novelli navigatori. Abbiamo comunque deciso, con mia moglie, di fermarci prima un paio di giorni ad Atene, mai visitata prima, e quindi abbiamo utilizzato la Ionian King della compagnia Agoudimos (340 € in totale per l’a/r in una cabina interna piuttosto comoda, pur se con una sgradevolissima aria iper-condizionata). All’arrivo da Bari a Patrasso, dopo 15 ore di tranquilla navigazione, abbiamo preso, 200 mt a sin poco al di fuori del porto, un bus diretto della linea KTEL che con una spesa di 17 € ciascuno ci ha portato ad alla stazione Kifissou di Atene in poco più di due ore; di qui in taxi per 6 € all’hotel Astor, prenotato su Booking.com, 187 € per una doppia per due giorni, sistemazione comodissima perché a pochi passi dalla centralissima piazza Sintagma e vicina ai quartieri Plaka e Monastiraki, entrambi facilmente raggiungibili a piedi.

La prima sera ad Atene subito visita al tempio di Zeus Olimpio, (biglietto unico onnicomprensivo di 12€, valido più giorni per i maggiori siti archeologici della città, superconsigliato, vi evita anche di fare la fila all’Acropoli), e passeggiata nel caratteristico quartiere di Plaka, tutto negozietti e ristoranti di ogni genere, godibilissimo di sera; il temutissimo caldo di Atene si è rivelato non superiore a quello per noi del Sud abbastanza abituale. Cena da Damigos, odòs, cioè via, Kydathinaion 41, tipica taverna in uno scantinato a conduzione familiare, semplice ed allo stesso tempo di ottima qualità, dove abbiamo speso circa 28 € per birra greca, tzatziki, una insalata, baccalà fritto e una mussakà seguiti da dolcini con il rakì, una specie di filu e’ferru, ma meno forte, come da tradizione offerto sempre a fine cena e così è stato per tutto il nostro soggiorno; in particolare è da sottolineare che in tutto il nostro viaggio non abbiamo quasi mai superato i 30 € per una ottima cena in due.

Secondo giorno: visita di prima mattina ai suggestivi Mercati Generali, impressionanti per le quantità di carni e verdure di ogni tipo, dove non ci siamo fatti mancare un ottimo yogurth artigianale, seguito da visita a Biblioteca e Agorà Romana; poi salita al meraviglioso complesso di edifici dell’Acropoli dove, malgrado il tempietto di Atena Nike sia piuttosto malridotto e reso invisibile dalle impalcature, tutto ciò che rimane conserva un indiscutibile fascino, tale da lasciare una impronta indelebile in ogni animo dotato di retaggi culturali (ce ne saranno ancora in futuro?). Bello il teatro Romano e bellissimo quello antico, da brividi. Il Partenone c’è ancora, quasi a stupire, colonne e pietre soffocate da tralicci e macchine pesanti; le Cariatidi sono solo copie, ma sembra di vedere ancora Atena e Poseidone litigare tra loro sotto il corrucciato sguardo di Zeus…. Nel primo pomeriggio, per rimediare al caldo piuttosto opprimente, visita strategica al nuovo museo dell’Acropoli (6 € ciascuno), bellissimo, dove in particolar modo spiccano le statue originali residue delle Cariatidi dell’Eretteo, insieme ad un numero impressionante di altri reperti della zona dell’Acropoli.

Nel tardo pomeriggio (monumenti e musei chiudono alle 19, in estate), visita a Monastiraki, all’imperdibile vicina Agorà antica con gli edifici che la circondano, dove pare quasi di vedere candidi pepli aggirarsi tra le storiche pietre, se si è facile preda delle suggestioni derivanti dai propri studi ahimè giovanili. Decidiamo per una cena al vicino Thanasis, specialista in souvlaki, che abbiamo apprezzato, pur nella confusione della strada, piena di fastidiosi imbonitori, per poi andare di nuovo a spasso nei vivacissimi quartieri , dove abbiamo visto e rimpianto, per le suggestive e più tranquille locations, e magari consigliamo di provare, i ristoranti Sholario e O’Platanos, citati in numerose guide.

Terzo giorno. Visita al mattino presto al mercato delle pulci, sempre in zona Monastiraki, dove abbiamo avuto modo di apprezzare, pur non essendo intenditori, alcuni pezzi di antiquariato di buona fattura ed a prezzi decisamente contenuti rispetto ai nostri, insieme ad un gran bazar di cianfrusaglie varie comunque di grande colore. Di seguito, con la metro (stazione Vittoria), tappa irrinunciabile al Museo Archeologico Nazionale, stupefacente per la ricchezza dei reperti di particolare bellezza; una segnalazione particolare per la sezione degli ori con la maschera di Agamennone, e poi la statua di Poseidone, e quella marmorea di Afrodite che scaccia il satiro minacciandolo con il sandalo. All’uscita di corsa in hotel per prendere i bagagli e recarci con la metro al Pireo (Ticket solo 1 €), e da lì imbarcarci alle 21 con l’Anek Lines, nave Kriti, per la nostra meta principale, Creta con arrivo alle 5:30 del giorno successivo ad Iraklion con un confortevolissimo viaggio in cabina interna (310 € in totale per a/r in cabina interna, al ritorno torneremo da Chanià, per risparmiarci un centinaio di km inutili).

All’arrivo ad Iraklion in porto avevamo appuntamento con l’addetto della Zorbas rent a car, contattata tramite internet e mail varie, che ci ha consegnato una Hyundai i10 che per soli 270 € è stata per i successivi 10 giorni la nostra affidabile quanto indispensabile compagna di viaggio. Immediata visita a Cnosso, a soli 5 Km da Iraklion, all’apertura alle 8 del mattino, allo scopo di evitare il caldo ed soprattutto le successive orde di turisti in arrivo con i bus. Ingresso con ticket di 6 € per un cumulo di rovine suggestive ma nel complesso non indimenticabili…per chi ha avuto la fortuna di vedere il complesso nuragico di Barumini in Sardegna o la Domus Aurea, ora chiusa, a Roma. Forse sul giudizio complessivo pesa la richiesta di una guida per una visita in italiano per più di 50 €, o la consapevolezza che i restauri dell’archeologo Evans sono stati successivamente ritenuti un po’ troppo arbitrari e…fantasiosi.

Diretti a Rethymno, la nostra prima tappa, facciamo una deviazione di una ventina di km per il monastero di Monì Arkadi, visita consigliata da alcune guide. Il sito è suggestivo nella sua semplicità austera e vale la deviazione. Indimenticabile il vecchietto lungo la strada che ci offre indicazioni in inglese oxfordiano, ma che al ritorno, attendendoci al varco, ci ferma con un cenno chiedendoci soldi…i nostri 2 euro saranno forse utilizzati per un ulteriore corso di lingue?

A Rethymno impatto inizialmente molto sfavorevole a causa del traffico, della mancanza di parcheggi liberi e della caotica atmosfera, nonché per l’impossibilità di raggiungere tutti gli alberghi nel centro storico con la macchina, anche solo per carico e scarico dei bagagli; così il nostro soggiorno in questa cittadina è stato purtroppo scandito dall’incubo dei tagliandi in scadenza per l’affollato parcheggio orario in piazza Dimokratias, 0, 70 € dalle 7:30 del mattino alle 21:30 di sera, a circa 500 mt dal centro storico.

Soggiorno presso il Pepi Studios in via Tsouderon (Booking.com, 230 € per 4 notti), in un ambiente nuovo, confortevole, arredato con gusto e con aria condizionata, ma con il piccolo difetto di affacciare direttamente sul cortile interno di passaggio con piscinetta, il che ci ha costretti a vivere, seppure nei brevi momenti di permanenza in hotel, completamente al chiuso; per questo, pur segnalandolo, si raccomanda di chiedere esclusivamente le stanze al piano superiore.

Nel pomeriggio altro impatto assai sfavorevole con la spiaggia del posto, lunga, sabbiosa ed affollata, con acqua indubbiamente pulita, unico elemento che la distingue dalla nostre riviere con frequentazioni di massa…non sono certo il mare e la costa che ci si aspetta di trovare in Grecia, con un lungomare punteggiato da hotel, ristoranti e negozietti destinati ad un turismo di massa.

Nella passeggiata serale scopriamo la città vecchia con il porto antico e la sovrastante fortezza turca, che ci lasciano però abbastanza indifferenti, perché in Italia abbiamo posti non certo meno belli, ed anche qui negozietti, bar e ristoranti a gogò. Ci consoliamo e ci riappacifichiamo con la città grazie all’ottima cucina di Sokaki Lemongarden, in via Portou, 6 (da non confondere con un locale simile, ma più grande e centrale), una vera oasi in un tranquillo cortile con limoneto dove abbiamo apprezzato una mano davvero leggera e raffinata nella preparazione dei piatti tipici, il tutto servito con discrezione e cordialità in una atmosfera ariosa ed elegantemente semplice; in particolare si segnala la migliore mussakà del nostro viaggio mentre simpatici gattoni si aggirano tra le vostre gambe. E’ doveroso segnalare a questo punto che il pur fido TomTom, con mappe Grecia fresche di download comunque indispensabili, per tutta la nostra permanenza, si è ostinato a tentare di farci uscire da questa città, nel nostro tragitto verso le spiagge direzione sud, per una strada via via più impervia che gente del posto ci ha assicurato chiusa o inesistente tanto da costringerci a dietrofront strategici…quindi attenzione a studiarvi l’itinerario in anticipo!

Il giorno successivo prima tappa di mare: destinazione la spiaggia di Monì Preveli, sulla costa meridionale come tutte le spiagge che meritano davvero di essere visitate da questa parte di Creta, unico inconveniente i 33 km da percorrere, che sembrano due passi, ma quasi tutti su strade non propriamente facili, strette e con curve e un manto stradale spesso da brividi. Ed infatti, tranne la superstrada, New Road, che attraversa quasi tutta la costa nord da est ad ovest, d’ora in poi tutte le nostre strade saranno piuttosto gradite agli amanti dei rally e dei conseguenti brividi.

Lasciata la macchina nel parcheggio, con uscita a pagamento (1,50 € che dovrebbero andare al vicino monastero), si riacquistano fiato e buonumore di fronte ad un panorama che riconcilia con le bellezze della vita, ma per raggiungere la spiaggia occorre avventurarsi per una lunga scalinata in pietra e terra di circa 400 gradini. Durante la discesa, meno dura del previsto, il panorama è godibilissimo, ma bisogna essere dotati di scarpe adatte, e la sottostante spiaggia ciottolosa è molto bella e ben attrezzata con lettini, ombrelloni e punti ristoro, come tutte le spiagge che abbiamo visto qui a Creta (ovunque prezzo giornaliero per 2 lettini ed un ombrellone 6 €, evitate assolutamente di portare con voi in viaggio inutili orpelli!!!). La particolarità di questo posto, ampiamente descritto da altri TPC, è rappresentata da un piccolo corso di acqua dolce che sfocia nella baia, costeggiato da palme autoctone ed altra fitta vegetazione, percorribile con pedalò (10€) fino a una piccola cascata. Al contrario di altri TPC, consigliamo La risalita del piccolo corso d’acqua in pedalò, al di là dei ceffi degli addetti, proprio per la unicità della esperienza, e per godere della immersione nella natura. Nel pomeriggio il ritorno al parcheggio, seppur pesante, è alleviato dall’ombra, scelta strategica e premiante, nonché ancora una volta dalla splendida visuale. Chi volesse evitare questa scalinata può percorrere da un bivio a sin ben segnalato prima del parcheggio (Palm Beach), uno sterrato di circa 6 Km……ma non sappiamo quanto ne valga la pena, specie se è in gioco la propria auto….

A sera meritata ed ottima cena a Rethymno da Kjria Maria, con tavolini all’aperto in una stradina tranquilla se pur centralissima, proprio alle spalle della fontana Raimondi, con accoglienza gentile e sorridente, cucina dal tocco casalingo ma esperto, offerta varia di piatti tradizionali cucinati con ricercatezza ed accompagnati da una ottima retzina artigianale; ci siamo trovati così bene che ci siamo tornati anche l’ultima sera del nostro soggiorno lì, confermando l’ottimo giudizio iniziale. Ottima cucina per due a meno di 30 euro!

Giorno successivo, altra spiaggia: Agios Pavlos….sicuramente quella con la peggiore strada da fare, 49 km di stretti tornanti spesso senza protezione e con pessimo stato dell’asfalto. Spiaggia di ciottoli, mare molto bello ma un po’ di stress per andare e tornare! Pare però che da quelle alte scogliere si siano lanciati con le loro ali di cera Dedalo ed Icaro, in fuga dal labirinto…e forse ancora disorientati, visto che di fronte c’è la costa africana, mentre la Grecia continentale è esattamente alle spalle, ma qualcuno forse può trascurare un posto con una simile storia, ancorché mitologica?

Per il nostro ultimo giorno di base a Rethymno, scegliamo secondo indicazioni di guide ed internet una spiaggia più vicina, relativamente, e con la strada in assoluto migliore, nonostante il ri-attraversamento delle famigerate gole di Kourtaliotiko (già viste per andare a Monì Preveli, un tratto di strada di circa 4 km ma larga e a tornanti comodi in un paesaggio lunare) tale da arrivare per la prima volta con la macchina a pochi passi dalla spiaggia dopo soli 32 km: Ammoudi, luogo di deposizione di uova della Caretta Caretta, splendida spiaggia di bianchissimi ciottoli con un mare da snorkeling di un indimenticabile blu; anche qui c’è un piccolo ruscello sul lato sinistro della spiaggia con delle cascatelle in una vegetazione stupenda, davvero una bella spiaggia per una giornata tranquilla di tintarella e bagni, al riparo da un forte meltemi che rinforza al largo e che talvolta ci sferza le spalle con imperiosi turbini di minuscoli granelli di sabbia.

Giorno di trasferimento da Rethimno a Chanià: decidiamo per una tappa “intelligente” passando dal paesino di Argyropoli, famoso il negozio di creme di bellezza a base di avocado sotto il grande portico adiacente all’unica piazza, per un mosaico ed una pensierosa iscrizione romana, nonché per le sue fresche sorgenti che alimentano l’acquedotto di Rethymno, contornate da taverne che ci presentano una Creta totalmente diversa da quella delle spiagge ma altrettanto suggestiva. Tappa successiva allo splendido lago naturale di Kournas, sicuramente da vedere, e passaggio dal paese di Vrysses, famoso per il suo yogurth al miele che gustiamo in porzioni giganti in una taverna proprio sulle rive del fiume che l’attraversa in un ambiente rustico quanto affascinante.

Finalmente siamo pronti per l’arrivo all’ultima delle nostre destinazioni, vicino Chanià, o così almeno pensiamo noi. Dopo un lungo percorso di diversi chilometri con tratto finale in una landa quasi deserta, costeggiata di poche ville isolate e molti ruderi abbandonati di abitazioni incompiute ma anche carcasse di auto, con pochissime indicazioni stradali, tanto che persino l’amico TOMTOM si perde, arriviamo alla nostra destinazione nella desolatissima penisola di Stavros-Akrotiri, a soli 12 km da Chanià ma per la metà di stradine che attraversano una campagna brulla ed abbandonata.

Il complesso residenziale di Zorbas Apartments, praticamente sul mare, è costituito da piccole unità abitative a schiera purtroppo non tanto ben tenute, soprattutto all’interno, con arredamento vecchio e scoordinato e bagni tipo anni 50, almeno per il nostro monolocale, con illuminazione interna da depressione acuta per le lampade cimiteriali. Il quadro complessivo è molto diverso da quello che si intuisce dal sito Booking.com (ma non è la prima volta che capita, vero? Meditiamo tremenda vendetta pregustando per il ritorno una recensione sul sito ferocemente giusta, appena alleviata dalla cortesia del personale, da sola assolutamente insufficiente!!!). L’unica cosa davvero bella è la bella piscina con terrazza a due passi dal mare…ma si possono fare tanti km per finire a fare il bagno in piscina? No di certo. La decantata attigua spiaggetta altro non è che una stretta striscia di sabbia terrosa con rovi e sterpaglia tutto intorno, meglio invece quella su cui si affaccia la vicinissima taverna Thanasis, che almeno ha il merito di essere la classica veranda sul mare, dove, piuttosto stanchi e depressi, ceniamo per la verità senza infamia e senza lode spendendo la solita cifra. Tutta questa parte di costa è esposta al famigerato meltemi, il vento che soffia allegramente da nord praticamente tutti i giorni, per cui vedere il mare calmo, da questo versante, è cosa abbastanza rara.

Il giorno successivo, rassegnati ormai alla incongrua sistemazione e ormai novelli transformers metà uomini metà auto, partiamo per i prossimi 62 km, speranzosi di rifarci con la programmata minicrociera per la penisola di Gramvoussa con la sua fortezza veneziana e la vicina laguna di Balos. Questa volta almeno la strada è tutta buona, dunque senza troppi travagli arriviamo al porticciolo di Kissamos, dove, per 22 € a testa, che si dimostreranno comunque ben spesi, ci imbarchiamo su un traghetto, per la verità al nostro arrivo già abbastanza affollato e con i lettini prendisole già tutti occupati da masserizie e teli da mare vari…e poi dicono di noi italiani!

La nave infatti, in ritardo di 30’ rispetto alla prevista partenza delle 10:15, e carica di turisti di molte nazioni, dopo il periplo della penisola attracca ad Imeri Granvoussa al di sotto di una magnifica fortezza veneziana, poi rifugio di pirati (ed un fugace pensiero corre ad una possibile odierna rivendicazione del sito da parte degli attuali eredi, della Serenissima, non dei pirati). C’è il tempo per salire a piedi verso la fortezza ma molti, noi tra questi, lasciano a pochi risoluti eroi la dura e ripida salita sotto il sole, pur ripagati da una vista sicuramente unica al mondo, optando invece per una più lunga e comoda sosta con bagno refrigerante nelle acque cristalline della baia, per riprendere dopo circa 90 minuti la rotta verso la vicina ed ancor più magica laguna di Balos.

Qui l’ambiente riporta alla memoria le più belle spiagge caraibiche per la purezza e le sfumature dei colori dell’acqua, il colore della sabbia in molti punti rosa, e per l’incredibile bellezza dell’insieme. Una larga striscia di sabbia divide la laguna creando uno specchio d’acqua bassa limpida e calda incredibile a vedersi. Bisogna pur dire che sulla stessa spiaggia si può arrivare con un tratto di circa 7 km di sterrato sulla costa privo di ogni protezione e scendendo poi un lungo tratto a piedi dal parcheggio fino alle spiagge, questo almeno per gli irriducibili autisti che descrivono l’itinerario su internet, con dovizia anche di spettacolari foto del tragitto, e comunque sulla spiaggia ci sono comunque tanti di questi temerari!

Anche questa sera, un po’ provati dalla lunga strada in auto e dalla bella gita in nave, decidiamo di non allontanarci e ceniamo alla taverna di Irene, citata nelle guide a Chorafakia, proprio all’incrocio della strada per Stavros. Il locale sebbene molto frequentato e con una bella veranda con pergolato, è un po’ dimesso e la cucina non presenta alcuna particolare caratteristica che ce lo faccia ricordare, se non per l’arzilla vecchietta cuoca-proprietaria, forse l’Irene in persona, che in uno strano e brusco anglo-greco quasi vi impone il menù e personalmente riscuote il saldo del conto (non si fida dei suoi collaboratori?).

Il giorno successivo raggiungiamo una spiaggia che ci ripaga di qualsiasi inconveniente o di aspettative parzialmente deluse sinora subite: arriviamo infatti in una delle spiagge più belle che si possano immaginare, a soli 95 km da Stavros, dopo una strada abbastanza agevole tranne che per un breve tratto di pochi km nei pressi delle gole di Topolia culminante in una galleria a senso unico alternato, ma in ogni caso estremamente suggestivo dal punto di vista paesaggistico, transito di capre selvatiche davanti all’auto compreso. All’arrivo si è catturati dalla vista di una distesa di acqua incredibilmente cristallina che forma tre lagune collegate tra loro da bracci di sabbia, rosa in molti punti, che uniscono alla terraferma l’isola di Elafonissi: vale la pena venire fino a Creta solo per vedere questa incredibile meraviglia della natura, dove pur con tanta gente, la spiaggia è talmente grande e bella da rimanere comunque godibile ed indimenticabile. Per chi ha potuto ammirare Stintino e l’isola della Pelosa, nel sassarese, in tempi precedenti al massacro urbanistico della attuale cementificazione di massa, una bellezza come quella moltiplicata per dieci! Una indimenticabile giornata al mare, snorkeling di cerniotte comprese tra gli scogli a pochi passi dalla riva!

Il giorno successivo, domenica, per rimanere nei pressi del nostro eremo, decidiamo per la vicina spiaggia di Marathi, a soli 18 km, consigliata e frequentata dai locali, che in effetti si presenta con un mare molto pulito e 2 piccole baie ben curate con un porticciolo. Per un giorno ci sembra di essere cretesi adottivi, anche per le graziose e frequentatissime taverne sul mare.

La sera finalmente riusciamo ad andare a Chanià (park gratuito solo la domenica, ed anche qui è molto difficile parcheggiare, quanto più ci si avvicina al centro storico). La città vecchia si affaccia sul porto antico e sul porto veneziano, con numerose suggestioni di impronta anche turca, come minareto e moschea accanto all’ antico arsenale veneziano (casualmente, c’è persino la mezzaluna nel cielo!); inorridiamo però alla vista di 2 grossi polpi esposti ad asciugare all’aria con relativi pasciuti mosconi davanti ad uno dei più rinomati ristoranti della città, e per stasera ci passa la voglia di polpo, seppure arrosto.

Il borgo antico è come al solito affollatissimo di locali dove bere o mangiare e di negozietti di ogni genere, da quelli più “globalizzati” con roba super-taroccata, a quelli che offrono articoli di un artigianato più reale ed anche di buon gusto e ricercatezza, un po’ più rispetto a Rethymno.

Ceniamo da Tamam, situato in un antico bagno turco in odòs Zampeliou, e nonostante la clientela internazionale riusciamo a mangiare molto bene; segnaliamo un’ottima insalata con noci e crema di avocado, deliziose lumache in olio al rosmarino, melanzane dell’imam ed agnello con lo yogurth di classe, spendendo appena 35 € in due con solito dolce e rakì ghiacciato finale: una volta di più questa ottima cena ci riconcilia con Chanià. Anche nei viaggi la strada del cuore passa dallo stomaco o forse per i moderni viaggiatori la conoscenza dell’Ulisse dantesco può essere anche quella della scienza gastronomica?

Penultimo giorno: 60 km circa di strada relativamente buona, ma ormai siamo avvezzi a chilometri e tempi di percorrenza, per arrivare a Falassarna, spiaggia forse meno bella delle ultime ma certamente anch’essa meritevole di una visita. Qui si consiglia di preferire la baia più piccola a nord rispetto a quella più estesa, a sud, perché meno affollata.

La sera a Chanià passiamo da un caratteristico locale senza tetto e con le travi a vista, già individuato la sera precedente, Taverna Ela. Pur se penalizzato, come moltissimi locali in tutta Creta, da un fastidioso imbonitore all’entrata che vi magnifica un menù multilingue che da solo inviterebbe un turista accorto a cambiare strada, l’ambiente si rivela piacevolmente elegante e suggestivo con una cucina forse un pò pesante, ma certo resta da ricordare l’agnello al cartoccio con formaggio, meglio se mangiato a gennaio perché presentato davvero incandescente nella calda serata dell’ estate cretese, che una Mithos gelata, ottima birra di queste parti, mitiga parzialmente.

Nel giorno della nostra partenza, rivolgiamo ancora un sentito grazie alla indiscutibile gentilezza dei gestori di Zorbas, che ci consentono l’uso della stanza fino alla nostra partenza, solo alle 21, dal porto di Souda-Chanià per il Pireo. Per questo anche l’ultimo giorno riusciamo a fermarci al mare in una baia vicina ma affascinante, anche questa meta delle famiglie locali, Kalathas, da dove siamo passati tante volte senza fermarci perché a metà strada tra Zorbas e Chanià. Qui passiamo un’ultima giornata spendida di mare e pranziamo davvero molto bene nella omonima taverna sul mare, con semplici tavoli con tovagliette azzurre ed un appetitoso menù del giorno scritto a mano su una lavagnetta, gustando in particolare una deliziosa taramosalata (artigianale, a base di uova di pesce), fiori di zucchina ripieni di riso, sempre serviti con yogurth, ed un ottimo boureki, pasticcio con zucchine e formaggio.

Lasciata un po’ a malincuore, ma con i freni sibilanti in modo sinistro da un paio di giorni, la fedele i10 sulla banchina, con sportello aperto e chiavi sotto il tappetino (ma non hanno paura dei ladri?), ci imbarchiamo con l’Anek Lines dal porto di Souda per il Pireo, con traumatico ed assonnato arrivo alle 5:30 del mattino. Non esiste un collegamento diretto tra Pireo e Patrasso (le lobby dei tassisti?), e quindi taxi per 20 € (forse trattabili ma avevamo troppo sonno..) dal Pireo alla stazione KTEL di Atene Kifissou, e di qui nuovamente corsa diretta per Patrasso, sempre a 17 € ciascuno.

Sosta con ottimo giros per pranzo in un giardino della affollatissima cittadina e poi via con i bagagli al seguito alla confortevole stazione marittima, Gate 6 per l’Italia, con aria condizionata, market e comodi posti a sedere per l’attesa, fino all’imbarco alle 15:30 nuovamente sulla Ionian King purtroppo ancora con aria condizionata sparata inutilmente al massimo, per la quale si consiglia trapuntina, paradossale in piena estate con temperatura più gradevole all’esterno sul mare che dentro la nave! La Grecia ci saluta con un ultimo suggestivo passaggio nel braccio di mare tra Itaca e Cefalonia, dove le suggestioni vagano dai tragici fatti della seconda guerra mondiale al mito perenne di Odisseo.

Questo il sentimento conclusivo di questa vacanza purtroppo alla fine troppo breve e sicuramente superficiale; qualunque viaggiatore vada a Creta, in specie se con origini più o meno lontane della Magna Grecia del tempo che fu, non potrà non riconoscersi nei paesaggi, nei colori del mare, delle terre e delle montagne, persino negli odori e nei sapori, così simili a quelli del nostro Sud, ma amplificati, dilatati a dismisura, come nei nobili e belli profili di molte donne, e in certe maestose barbe e tristi pancette di eredi di antichi e fieri guerrieri; qualche esile filamento del suo DNA non potrà allora esimersi dal fremere per antichissime rimembranze.

Così andare a Creta si rivela un viaggio, anche dentro di sé, non certo una vacanza, e, con i tempi che corrono, non è certo esperienza da poco.

Concludiamo queste note mentre al ritorno attraversiamo lo Ionio, buonanotte …domattina ci aspetta l’Italia…o quel che ne è rimasto, al di là del mare!!!

farmenise, luglio 2010



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