Creta nord occidentale ai tempi della crisi
Siamo ritornati dopo un anno a Creta , perché l’esperienza dello scorso anno è stata esaltatane ed indimenticabile , e questa isola ha il potere di incantare con la sua terra , il suo mare , la sua storia , la sua gente. Squadra vincente non si cambia , e così siamo di nuovo in quattro , pronti per il viaggio. Questo diario è cronaca di emozioni più che di luoghi ed inizia con il silenzio del luogo dove ci troviamo , con il solo rumore della risacca del mare agitato dal vento che soffia su questa parte dell’isola di Creta , a nord ovest . Inizia con il meraviglioso spettacolo serale delle stelle senza luna, mai viste tante , mai così vicine e luminose , con il grande carro più basso all’orizzonte rispetto a Napoli. Il resto è cronaca , che però anche merita di essere raccontata. Si parte da Roma con Easyjet, un ottimo volo (prenotato ad ottobre 120,00 euro ) atterrato a Creta con le luci della sera . Presa l’auto a noleggio ci siamo recati ( e inizialmente smarriti ) per il primo albergo prenotato , Perla apt, una ottima sistemazione , ma con due fastidiosi problemi : le zanzare che ci tengono svegli tutta la notte , e i rumori della strada davvero assordanti se contestualizzati alla piccola realtà di Agia Pelagia. Il tempo della prima colazione a bordo piscina e si parte per la seconda tappa. Kamissiana , un nome lungo più della strada che raccoglie le sue case, tanto che nessuna cartina lo riporta. Gli appartamenti dove sosteremo per sei giorni ( Irinolula apt ) sono nuovi , confortevoli , ci viene servita una più che abbondante prima colazione , e ha proprietari giovani , la cui madre è parte attiva nell’impresa . Questa sistemazione è stata pensata per essere punto di appoggio delle diverse escursioni che vorremmo fare : Falassarna , Elafonisi e le gole della Samaria. Così dopo un giorno di adattamento e di orientamento , ci siamo recati innanzitutto a Falassarna , circa 15 km distante , molto ben collegata dal restante tratto della superstrada E90. Giungendo dalla sommità di un promontorio , il mare si dispiega con un ampio sguardo sulla sottostante pianura verde , costellata però di tristissime serre di teli di plastica. A parte questo dettaglio il mare è turchese, azzurro, blu in quella varietà assoluta che speri in Grecia , e che a Creta sai di poter godere. L’ampia spiaggia è in sabbia fine , ci godiamo un bel bagno di mare e di sole. La sera si mangia in una Taberna consigliatoci da Joannis , il nostro albergatore, cucina la mamma ha detto in inglese, e noi ci siamo fidati . Quando giungiamo noi non c’era nessun cliente , ci siamo presentati ( della serie mi manda Picone ) e con sorrisi e una cordalità tutta greca ci ha coccolato con un antipasto di pane pomodori e feta , e dopo aver mangiato ottima carne ,ci ha offerto una coppetta di yogurt con confettura e ha bevuto con noi un bicchierino di raki ( euro 36,50) Andando via ci siamo salutati allegramente come in famiglia. Per ritornare alla cronaca del viaggio oggi abbiamo visitato Chania , antica capitale dell’isola prima che venisse trasferita ad Heraklion . Chania è una stratificazione spettacolare della storia , una commistione senza soluzione di continuità tra la dominazione veneziana e quella turca. Iniziamo dal bellissimo e profumato mercato coperto a forma di croce : un caleidoscopio di colori , odori , gusti . Poco più avanti è Ayois Nikolaos con il suo minareto , una chiesa ortodossa ricca di quadri e decorazioni. Arriviamo al porto e alla fortezza veneziana , la cui passeggiata è inevitabile percorrere , passando dinanzi agli antichi arsenali e ammirando la linea della città dal lato del mare . Di fronte la Moschea dei Giannizzeri , l’unica costruita dai turchi sull’isola di creta nel 1645 , visitabile all’interno grazie ad alcune mostre artigianali temporanee : si può osservare anche l’originale mihrab che indica la direzione della Mecca. La passeggiata sul porto è un continuo assalto di inviti dei ristoratori che a decine si susseguono. Ma la parte migliore è certamente quella interna , parallela al porto , fatta di stradine in pietra , di vicoli caratteristici , pieni zeppi di alberghi certo, ma anche pieni di una luce propria , di verde , di azzurro , di ocra , di finestre , di fiori , balconi , ringhiere , di scale , di archi e facciate vuote tenute in piedi come scenari e dentro brulicanti di vita e di colori. I colori qui a Creta sono tutto , e lo sono senza imbarazzi , senza timidezze o mezze misure . I colori sono l’anima di Creta.
24 agosto ’11
Inizia il viaggio verso l’ambita meta di Elafonissi , la più bella spiaggia di Creta – decanta ogni guida . La distanza che ci separa sono circa 45 km , e la strada attraversa molti paesi e altrettante e montagne ed è piacevole e ricca di bellezze naturali e paesaggistiche . Circa 5 km prima di arrivare alla spiaggia c’è il convento di Hrissoskalitissa, su uno sperone di roccia , cui si accede per mezzo di una scala bianca, che la leggenda vuole nasconda uno scalino d’oro (da cui il complesso prende nome ) che sono chi è senza peccato potrà vedere. La chiesetta – dove si venera la vergine dallo scalino d’oro- è deliziosa , come anche le annesse stanze dedicate ad un piccolo museo che ricorda la vita rurale ai tempi della dominazione turca, ma lo spettacolo più strabiliante è il mare meraviglioso sopra il quale si affaccia un lato del convento . Giungiamo infine alla spiaggia , preceduta come immaginabile da diversi parcheggi stracolmi di auto e autobus che fanno spola dalle principali città. Lo spettacolo della laguna è bello da togliere il fiato : sabbia bianca e rosa finissima , acqua bassa e cristallina nella laguna e azzurro intenso dove il mare è più profondo, isolotti e spuntoni di roccia nera , dune di sabbia finissima dove fioriscono gigli di mare , e altri fiori selvatici. La spiaggia è affollatissima ma non chiassosa , tutti i presenti sono inevitabilmente attratti dai colori , dal mare , da quella sabbia morbidissima ed impalpabile. Camminiamo a coppie , per un attimo ho l’impressione dei dannati in un girone dell’inferno , sarà l’effetto di qualche dejavù cinematografico , e quando mi reco a fare le foto sul punto più alto dell’isolotto di sabbia mi sembra più chiaro il concetto di una felicità possibile nella semplicità della natura , ma che siamo condannati ad inseguire compiendo tutti i medesimi gesti , sentendoci però allo stesso tempo unici nel nostro individualismo . Resta difficile anche fare delle foto , conto centinaia di fotografi , e in maggior numero modelli da immortalare , ci si perde in una ressa di differenti accenti e linguaggi , questo luogo è un santuario meraviglioso, e andrebbe tutelato anche con un una maggior consapevolezza e consono comportamento. Sulla strada del ritorno compriamo del miele ( è una zona tipica di produzione) , poi ancora facciamo una sosta a Katsomatado , alla grotta naturale più grande dell’isola , Agia Sofia anche detta Wisdom of God. Dopo 280 scalini c’è l’ingresso di questa grotta ricca di stalattiti e stalagmiti e abitata – ovviamente – dai pipistrelli . La grotta utilizzata sin dall’antichità per venerare l’icona della “Saggezza di Dio” (libera traduzione ) è meta di pellegrini e devoti e la vista dall’alto ripaga della fatica della salita.
25 agosto
Scottati dal sole di ieri stamane si sceglie l’opzione visite a località , e i nostri passi ci portano alla vicinissima penisola di Rodòphu. La prima tappa – certamente la più emozionante per noi – è stata a Monì Gonìa , un convento dell’inizio del 17° secolo , il cui interno , suggestivo ed intimo, conserva un bellissimo scanno vescovile della stessa epoca , moltissime pregevoli icone, e un giudizio universale del 1792 che rispetta tutto il dettato iconoclasta dell’epoca: intensamente bello . Ci accoglie un prete , dalla lunga barba bianca, dal vestito rammendato e rattoppato, dall’imponente stazza ( e pancia ) e dal sorriso che apre i cuori . Chiede da dove veniamo , usa parole in italiano per spiegare quei capolavori , chiede i nostri nomi ( “Anna is a good name “) , un pò ci guida , un po’ ci coccola , abbracciandoci , regalandoci prima delle foglie profumatissime di minuscolo basilico e di erba cedrina , poi dei dolci . Non posso fare foto all’interno , ma l’esterno è tutto mio : la pietra bianca luminosa , la quiete del silenzio monacale , i profumi di quel semplice chiostro , la calda umanità di quel prete ci regalano molto più di quanto avremmo osato sperare: ne siamo intensamente colpiti. Lasciato il convento ci spingiamo poco più avanti , a vedere il semplicissimo sito dedicato ai caduti della battaglia di Creta , dall’alto c’è un paesaggio meraviglioso e un vento con cui è piacevole giocare. Ci spingiamo al primo paesino Afrata e alla sua spiaggia , poi torniamo indietro e andiamo verso Kastello Kissamu , dove gironzoliamo nella zona del porto , per poi tornare a casa. La sera si va a cena alla taverna di Elias, di cui non ho raccontato abbastanza. A me sembra un personaggio kafkiano , della serie tanto buono e piuttosto sfigato. Questo però toglierebbe merito alla persona profondamente autentica che ha dimostrato di essere . Sin dalla seconda volta che ci siamo visti , particolarmente loquace e in inglese fluente a cui io non riuscivo sempre a star dietro per comprensione , ci ha “confidato” di essere divorziato , credo per le diverse scelte della moglie circa lo stare a Chania o nel piccolo paesino di Kamissiana, dove lui sentiva l’obbligo di restare per continuare a gestire il ristorante che i suoi genitori portavano avanti . La terra dove precedentemente la nonna aveva una baracca dove servivano i meloni che coltivavano loro e un bicchierino di raki ebbe successo e così costruirono questa struttura bella ancora , ma decisamente datata anni 70. Negli anni che seguirono avevano tutti i tavoli pieni , ma da 30 tavoli, oggi a stento serve 3 persone. I turisti , dice , sono attratti dalla Turchia , con prezzi stracciati e una politica aggressiva, gli stessi alberghi presenti a Creta offrono all inclusive ogni servizio , e così la piccola onesta economia dei locali – dal piccolo ristorante a chi fornisce frutta , pesce e carne – va a morire. La situazione della Grecia , come anche quella dell’Italia ( vista con occhi greci ) è terribile : dal 1 settembre l’iva aumenterà tra i 3 e i 13 punti percentuali , e se si considera che l’acqua costa al 10% e la porteranno al 23 % si capisce la profonda importanza delle preoccupazioni del popolo tutto. Certo Elias aveva bevuto non pochi bicchierini di raki celebrando i suoi commensali , ma la malinconia e l’amarezza velata da un sorriso sincero erano talmente autentici da farci male , la terza ed ultima sera che abbiamo cenato da lui eravamo i soli clienti , complice forse il fine mese e la scarsità dei turisti , in attesa e nella speranza che a settembre arrivi l’ultima ondata di turisti dalla Germania e dall’Inghilterra. Ci salutiamo nuovamente consapevoli delle intimità dei discorsi , accomunati da un sentire che si racchiude nel detto “greci ed italiani stessa faccia stessa razza.”
27 agosto – Le gole della Samaria
Quando avevo letto i resoconti di chi ci ha preceduto nell’esperienza , non avevo affatto sottovalutato i 14 chilometri del percorso . Il vero problema è che nessuno aveva scritto che il percorso non è un semplice percorso di montagna , ma un vero attentato ai piedi , tendini , ginocchia , polpacci e tutto quanto di muscolo , ossa, legamenti e cartilagini ci sia dall’ombelico in giù. Sveglia alle 4 del mattino per essere pronti al bus turistico che Joannis ci aveva prenotato alle 5,20. Si passa per Chania per prendere altri escursionisti , si sale sulle Montagne Bianche , e alle 8,10 si parte dalla Xiloscala , a 1229 metri di altitudine . Sorridiamo quando l’accompagnatore ci dice che l’appuntamento è a Agia Roumeli alle 17,00 per prendere il ferryboat che ci porterà a Sougia, dove ci attenderà il bus che ci porterà di nuovo a casa. Pensavamo di farcela ampiamente nelle 4-5 ore indicate da tutte le guide, ma avevamo fatto i conti senza valutare alcune problematiche “podaliche “ che man mano si sono rese più pressanti e dolorose. La gola – parco nazionale (6 euro l’ingresso, biglietto da conservare per dare una matrice all’uscita , affinché possano essere certi che nessuno si sia perso ) è la più lunga d’Europa e ha colori , profumi , paesaggi assolutamente unici e affascinanti. I panorami boscosi , le vette bianche delle montagne , le pareti rocciose a picco che si elevano fino a 350 metri , il villaggio abbandonato di Samaria, e la famosa e immensamente suggestiva “Porta di ferro” dove la larghezza massima è di tre metri sono soltanto sterile elencazione di cose viste , ma che non possono trasmettere le immense emozioni di chi le ha vissute con fatica fisica , sudore (il sole picchia e riverbera sui sassi del letto asciutto del fiume ) e spasmodico sforzo nel superamento di dolori sempre più acuti. La discesa del primo tratto , lungi dall’essere semplice per la costante altezza dei gradini e per il selciato irto di sassi sconnessi e assai difficili da affrontare , all’inizio del mattino nell’aria di risveglio del giorno nuovo ,mi è parsa una metaforica discesa nell’intimità della propria anima . Ma i chilometri successivi mi sono parsi la traversata dell’Inferno , Purgatorio e Paradiso dantesco . La freschezza del patrimonio boschivo , la sorgente purissima e le polle di acqua cristallina , sono diventate presto un ricordo andando avanti nel percorso a fronte del caldo e del sole a picco , al cammino incessante e senza tregua sui sassi dalle forme più scomode ed irte , a cui non so trovare un nome adeguato per spiegarne la crudele essenza di dolore per il camminatore inesperto e non preparato come eravamo noi. La soddisfazione finale del tuffo nel mare libico è ristoratrice della nostra stanchezza e degna conclusione di una esperienza unica.
28 agosto – Rethimno
Salutata tutta la famiglia proprietaria degli appartamenti , compresa la madre che in sei giorni ci ha regalato meloni e pomodori a iosa , siamo partiti per l’ultima tappa a Rethimno , una bella cittadina dalla chiara testimonianza veneziana e turca. L’appartamento ( Aloe apt ) è bello e confacente alle nostre esigenze, con vista sul mare agitato – quest’anno è dura trovare un mare calmo e accogliente. Siamo sul lungomare pieno di alberghi , ristoranti e ogni tipo di struttura ricettiva per il turismo che qui è assai presente : abbiamo fatto un passo in avanti verso la confusione che ci aspetta al ritorno . Già rimpiango i galli che ci svegliavano la mattina , il belato delle caprette , il verso delle galline che erano gli unici rumori che sentivamo distintamente a Kamissiana. Primo giro di ricognizione nella città lato mare , con conseguente inevitabile e fastidioso assalto da parte dei ristoratori sul porto .Vaghiamo più rilassati verso i caratteristici e graziosissimi vicoletti interni , pieni di ristoranti anche qui , ma infinitamente più suggestivi e ricchi di spunti di meraviglia , a partire da balconi , finestre , portoni e archi . Ceniamo a base di pesce senza gloria e senza infamia in un ristorantino defilato sotto la Rocca, il cui cameriere è un giovane e garbatissimo ragazzo , per poi andare alla ricerca nel cuore della città vecchia della fontana Rimondi , e lasciamo che le strade si srotolino dinanzi ai nostri occhi senza scegliere alcun itinerario , semplicemente inseguendo una luce , o intuendo una possibile attrazione . Tutto molto grazioso , nonostante la folla imperante di turisti.
28 agosto – Monì Arkàdi
Dopo esserci portati fuori strada per una 50 di chilometri , finalmente troviamo la giusta via per arrivare a questo importante monastero a 23 km dalla città , che è un simbolo di eroismo , libertà e ribellione contro la dominazione turca , si erano rifugiate più di mille persone comprese donne e bambini , che , dopo lungo assedio , si fecero esplodere nella polveriera , facendo così anche molti danni alle forze assedianti . I sopravvissuti furono brutalmente uccisi , e il convento era ancora pieno di cadaveri insepolti l’anno successivo all’evento. La chiesa è bella ,ricca di icone e scene dell’antico testamento : su tutto sembra vigilare una donna anziana mille anni , tanto il suo viso è incartapecorito , sebbene i suoi occhi siano brace ardente. Tutta la struttura ricorda un fortino messicano , intorno celle dei monaci , ingentilito da numerosi fiori e da diversi pergolati di uva , tra cui una molto piccola, mai vista prima. C’è anche un piccolo museo con interessanti reperti della chiesa risalenti anche al 17° secolo , nonché il refettorio ,e la cucina con una enorme cappa di un camino , in cui ci si poteva stare una decina di persone , tutto restaurato anche molto bene. Il pomeriggio ci vede ancora a girovagare per la cittadina di Rethimno , alla ricerca di angoli ancora non visti e dei minareti sopravvissuti ai secoli. Così camminando per queste strade , osservando e fotografando a più non posso scopriamo un negozio dove una anziana coppia produce la pasta fillo , caratteristica dei dolci con il miele cretesi . La signora ci invita ad entrare , e ci propone l’acquisto dei dolci , assaggiandone alcuni lì per lì : deliziosi!
29 agosto
Iniziano i preparativi per la partenza, inevitabile malinconia. Mattinata in spiaggia : lunghissima , la sabbia morbida e dolcemente piacevole sotto il piede , oggi anche i dolori muscolari dovuti all’acido lattico che ci hanno fatto lamentare ad ogni movimento danno tregua. Ulteriore passeggiata nei violetti, siamo alla ricerca del secondo minareto, che intuiamo essere inglobato in qualche costruzione successiva , ma questi luoghi hanno profumi di caffè, miele e di incenso : sono i negozi più antichi che abbiamo visto , qui il tempo sembra essersi fermato , anche nel sorriso cordiale e senza fretta dei suoi abitanti. Finisce così questo viaggio , mentre voliamo sull’Italia – tra poco atterreremo a Roma – ci auguriamo con forza che tanto la Grecia quanto l’Italia possano guardare al futuro con nuova serenità e speranza.