Creta, mitico mare
24 giugno La zona è piena di agenzie di autonoleggio e appena svegli, ansiosi di iniziare la nostra vacanza, siamo in quella più vicina a contrattare, con in mano un bicchierone di spumoso e ghiacciato caffè greco, il nolo per una settimana. Spuntiamo una spaziosa Hyundai Accent con aria condizionata (indispensabile) al costo di una utilitaria: 200 euro. Puntiamo a ovest, e la prima tappa è Retymno. La cinquecentesca fortezza veneziana, costruita per difesa dai soliti turchi, domina la baia. La visitiamo per 3 euro e 10: è suggestiva anche se piuttosto malridotta. La cosa meglio conservata è la piccola moschea del sultano Ibrahim Han del 1636, anno dell’occupazione turca. Ripartiamo e arriviamo a Chania. Anche qui, come a Retymno e in tutta l’isola, le tracce della dominazione veneziana e poi turca, sono evidenti. Chania resta però anche molto greca, con le stradine arrampicate intorno alla bella piazza sul porto, piene di taverne e invitanti negozi di artigianato. E’ una cittadina allegramente, ma non fastidiosamente turistica.
La nostra tappa è però l’estremo ovest: la penisola di Balos, e quindi ci rimettiamo in viaggio. La superstrada che collega tutta l’isola è certamente veloce e comoda, ma verifichiamo subito ciò che già avevamo letto: i cretesi guidano come pazzi, ed è strana regola che chi guida a velocità normale debba mantenersi a metà tra la carreggiata destra e la corsia di emergenza, pena incomprensibili insulti e più chiari gestacci. A Kissamos, ai pedi della penisola di Balos, scegliamo di fermarci in un piccolo hotel con piscina: il Mandy Appartaments. E’ una struttura nuovissima, e spendiamo 50 euro in tre per uno spazioso bilocale con angolo cottura e balconcino vista mare, colazione compresa.
25 giugno La “colazione compresa” è l’occasione per i proprietari degli alberghi per socializzare con i clienti.Così, tra il loro stentato italiano (che però praticamente tutti conoscono) e il nostro peggiore inglese, vengono fuori conversazioni grottesche ma infinite, arricchite perfino da 4 o 5 parole di greco che io, sentendolo come un dovere, ho cercato disperatamente di imparare. Sentendo che vogliamo andare a Balos, la signora ci dice che è impossibile da raggiungere in auto e ci consiglia il traghetto. Naturalmente andiamo in auto. La strada è ben segnalata, e dopo la deviazione a destra dalla statale, si trasforma in un largo sterrato con sassi e buche, ma non così accidentato da non permetterci di proseguire, seppure con cautela. Forse per la bassa stagione non incontriamo che 2 o 3 veicoli , e dopo circa 10 Km in salita, con il mare Egeo alla nostra destra, siamo ad un ampio parcheggio (non fermatevi prima!) dove la strada finisce ed inizia il sentiero pedonale. Zaino in spalla ci avviamo tra le capre e sembra di non arrivare mai. Tra le alte rocce il mare non si vede più, ma quando ricompare lo scenario ci lascia senza parole: sotto di noi una laguna di acqua trasparente dai mille colori, dove una lingua di sabbia bianchissima culmina in un isolotto esagonale dalle scoscese e brulle pareti. Sembra l’enorme, misteriosa opera architettonica di qualche civiltà perduta.. Ma, gradino dopo gradino, scendiamo al piccolo paradiso e ci rendiamo conto con rammarico che l’uomo ha lasciato il segno. Rifiuti sparpagliati e ammucchiati sotto le rocce, ma, peggio ancora, ci sono imbarcazioni molto vicine e grandi chiazze di nero catrame vengono rilasciate dalla corrente sulla riva. E’ un vero delitto: questo posto è troppo splendido per non essere preservato. Complici il vento e la rabbia, non restiamo a lungo a mollo e iniziamo la terribile risalita che, anche per il sole ormai cocente, rischia quasi di essermi fatale. Arriviamo ansimanti al parcheggio e, dolce visione, un luogo di ristoro fatto di legno e canne (come tanti e nei posti più impensati troveremo) ci accoglie. Bibite fresche, tavolini e la migliore feta dal latte delle capre del posto. Ristorati, ripartiamo per un’altra spiaggia, al lato opposto del “dito” di Balos: la spiaggia rosa di Falasarna. Questa è una lunghissima spiaggia, con vari ingressi. La sabbia è effettivamente rosa, l’acqua limpida e subito profonda, ma gelata. Terminiamo la giornata in una delle numerose e rustiche taverne sul mare del piccolo paese dove alloggiamo. Sebbene si mangi bene in tutta l’isola, il cibo migliore e più tipico l’abbiamo trovato qui, per tre sere e sempre cambiando locale. Ci dicono che in questa zona si mangi meglio perché c’è poco turismo e non c’è bisogno di snaturare la cucina tipica per renderla uniforme e più gradita agli stranieri. Involtini di pasta fillo e formaggio, pasticci, polpo, moussaka, verdure ripiene, ottimo vino e sempre il raki finale.
26 giugno Mantenendo lo stesso hotel, partiamo per un’altra rinomata spiaggia: Elafonissi. Non sono tantissimi chilometri da Kissamos, ma dobbiamo tagliare l’isola da nord a sud attraverso le montagne, e la strada che scegliamo all’andata, passando da Platanos e Sfinari è tortuosa e con burroni piuttosto impressionanti, anche se molto panoramica. Impieghiamo circa tre ore. Sul rettilineo dopo Kissamos, prima di addentrarci, c’è un benzinaio dove conviene fare il pieno, perché poi non se ne incontrano più. Elafonissi è un incanto: acqua bianchissima, piccole lagune dove si possono fare decine di metri con l’acqua al polpaccio, scogli e piante sotto cui ripararsi. La gente non è moltissima,cosa che ci permette addirittura un posto all’ombra nel grande parcheggio, ma nel primo pomeriggio inizia l’affollamento e noi ce ne andiamo. Passando, ci fermiamo in uno dei monasteri di cui Creta è disseminata, che, con il suo bianco abbacinante, ci obbliga a una piccolissima deviazione. A Vathi curviamo verso Elos e prendiamo la strada per Kastelli, passando così attraverso le Gole di Topolia, con la galleria che obbliga al passaggio alternato dei veicoli. Il caldo è terribile. Viaggiamo sempre con scorte di acqua fatta congelare nel frigo dell’albergo e stanotte io e mio figlio sgattaioleremo dalla stanza per un bagno in piscina.
27 giugno Tappa di lento spostamento. Si parte verso est, destinazione Agios Nikolaos per visitare poi il sud-est dell’isola. Dovendo ripassare da Heraklion, facciamo tappa obbligata al Palazzo di Cnosso, che troviamo con qualche difficoltà, non essendo ben segnalato. Nonostante si dica tanto male di Evans e dei suoi restauri, saranno la luce, i colori, il profumo della pineta o l’influsso del mito perverso del Minotauro, ma ne resto affascinata.(6 euro l’ingresso). Ripartiamo e, superato di qualche chilometro Agios Nikolaos sulla strada per Ierapetra (zona Ammoudara), ci fermiamo al Poppy Village. Ottimo, spaziosissimo bilocale con terrazzo e piscina a 60 euro, se non fosse per l’aria condizionata mancante in soggiorno dove dorme nostro figlio. Ci sono 40 gradi.
28 giugno Si va all’isola di Chrissi, l’isola nel mar libico! Le aspettative sono molto alte e non andranno deluse. Dal porto di Ierapetra alle 10,30 sono già pronti due traghetti: Alexandros e Agios Nikolaos. Scegliamo il secondo che, per la bassa stagione ci viene offerto a 15 euro A/R per noi adulti (anziché 25) e gratis per nostro figlio (anziché 15). La traversata è piacevole e allietata da musica greca dall’altoparlante. Attracchiamo in un’acqua smeraldina dopo circa 1h e 15. Tutti in fila sul sentiero di sabbia bianchissima tra le forme bizzarre dei cedri del libano, che offriranno ombra e soggetti per splendide foto. Di fronte a noi il turchese accecante dell’acqua più bella del viaggio. Sul bagnasciuga, ecco l’attrattiva forse principale: i miliardi di microscopiche, candide conchiglie(vietato portarsele via). Invidiamo i ragazzi accampati con le tende nei punti più isolati. Deve essere un’esperienza indimenticabile.
Per noi invece il traghetto è inesorabilmente pronto alle 17. Torniamo a Ierapetra e poi al nostro villaggio, dove dal terrazzo vediamo fumo sulle colline che circondano la baia. Lo straordinario caldo ha sviluppato gravi incendi che si protrarranno per giorni.
Mentre siamo a cena, riceviamo la telefonata da parte dell’On Air, che ci comunica che per “motivi tecnici” il nostro volo di rientro, anziché domenica alle 16 viene anticipato all’una della notte precedente. Siamo furiosi: come possono rubarci un giorno di vacanza? E se non avessimo risposto? Già parliamo di fare causa (che non faremo) ma nostro figlio saggiamente ci consiglia di gustarci l’ottimo giros che abbiamo davanti e ottimizzare gli ultimi 2 giorni. Oltretutto scopriamo che il Museo Archeologico di Heraklion a cui avremmo voluto dedicare la domenica, è chiuso da tempo per lavori.
29 giugno Per via del caldo siamo costretti ad andarcene dal Poppy Village e ci trasferiamo dalla simpatica signora Rosa Petra della “Villa Italiana”, in una stradina pochi metri più avanti. La signora è una siciliana trapiantata in Grecia per amore. Ci prepara un’ottima colazione e ci racconta la sua vita, aggiungendo che non tornerebbe più in Sicilia, per via del clima troppo freddo e umido (?!). Ci consiglia di tornare e Creta in maggio, quando è tutta in fiore, o ad ottobre, quando non c’è più nessuno e il mare è meraviglioso. Mai agosto, affollatissimo e con i prezzi triplicati. Non c’è pericolo. Per 50 euro abbiamo il nostro fresco villino in un incredibile giardino tutto decorato di conchiglie dalla paziente signora.
Ora si parte verso sud-est, la parte selvaggia di Creta. Rifacciamo la strada fino Ierapetra e proseguiamo costeggiando il mare verso est. A Makrigialos prendiamo la strada verso Sitia, e dopo Lithines deviamo verso Handras e Ziros. La strada, prima brulla, si interna tra vigneti e campi di granturco. Alla nostra destra, proprio sulla strada, ci fermiamo al piccolo sito di Etia, dove entriamo in un palazzo veneziano abbandonato e facciamo una passeggiata tra le rovine di un piccolissimo agglomerato urbano, tra i cui sassi crescono piante di ottime susine. Non c’è custode, non c’è nessuno. Mi piace molto. Proseguendo, la vegetazione scompare di nuovo e la strada sale a serpentina su una brulla montagna, e a serpentina, interminabile, ridiscende verso il mare. Sembra un posto abbandonato da dio e dagli uomini. Favoloso. E’ Xerocambos con le sue poche case, le immancabili capre e la sua lunga spiaggia metà di sassi e metà di sabbia. Visto che i pochi bagnanti sembrano prediligere i sassi per sdraiarsi, ci accomodiamo all’estrema destra, dove il litorale fa una curva circondata da piccole caverne. La sabbia è soffice e l’acqua è calda (una rarità a Creta) e cristallina. Dopo il lungo bagno, pesce freschissimo alla griglia in un ristorantino poco lontano. Meraviglia di Creta: decine di chilometri senza agglomerati urbani e senza pompe di benzina, ma mai senza taverne, chioschetti o banchi improvvisati dove si possa mangiare qualcosa di buono.
30 giugno Salutiamo la signora Rosa e iniziamo il ritorno verso Heraklion. Stanotte avremo, si spera, il volo. Passiamo per Agios Nikolaos e proseguiamo per Elounda, di fronte all’isola di Spinalonga e alla sua bella fortezza. Saliamo sulla collina, sempre con l’auto, fino ad un punto da cui ammirare il panorama, che è favoloso e ricorda la nostra Sardegna. Questa è una zona turistica, densa di alberghi, gente, negozi e locali, ma ci sembra un turismo ancora poco invasivo.
Per tornare a Heraklion, anziché la superstrada percorriamo la litoranea e arriviamo al sito di Malia. Proviamo a entrare, ma il custode ci fa cenno di diniego: “Very hot”, ci dice, e chiude baracca.
Paese dopo paese arriviamo alle mura di Heraklion. Parcheggiamo l’auto e facciamo una passeggiata tra le stradine su cui si affacciano molte e belle bifore veneziane. Poi il molo dominato dal castello con i simboli del Leone di San Marco, e un ultimo sguardo al mare Egeo, immaginando il re che gli dette il nome, gettarsi tra le onde credendo morto il figlio Teseo. Potenza dei miti…
Dopo cena, riconsegna dell’auto e autobus verso l’aeroporto (l’ultimo è alle 23). Ma lì l’amara sorpresa: il nostro volo non esiste e ci mandano ad un ufficio al primo piano. Lì ci confortano comunicandoci che anche la compagnia è inesistente. Dopo i primi momenti di panico, biglietti alla mano, ci sediamo in sala d’aspetto fiduciosi: è sicuramente un disguido. Finalmente alle 2 di notte compare sul display un volo per Pescara, ma subito cancellato: è un errore. Nostro figlio ascolta un pilota al bar comunicare alle hostess di un viaggio-extra a Pescara, anche se è stanchissimo e non vorrebbe. Ci accodiamo con altri 6 disgraziati, e alle 4 decolliamo. Siamo in 9 su un aereo da 150 posti. Piuttosto inquietante, allora facciamo finta di essere dei personaggi con aereo privato. Concludendo, un viaggio bellissimo da consigliare a tutti (magari non con l’On Air), ricordando che Creta ha criminalità zero, e in più abitanti ospitali, allegri, chiassosi (soprattutto di notte), ma mai invadenti e che riescono a non farti sentire “straniero”.