Creta, Milos, Folegandros, Santorini… ogni isola un mondo
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Il giorno dopo breve giro alla città e visita al palazzo di Knossos (ingresso 6 euro, partenza in autobus da Heraklion): consiglio di andare la mattina oppure verso il tardo pomeriggio in quanto la zona è molto calda; il canto delle cicale è assordante ma aggiunge fascino al sito, secondo me forse troppo restaurato: bellissimo il megaron e i grandi pitoi, non dimenticate un cappello a larghe tese e dell’acqua, il sole e il fascino del sito possono far girare la testa. Per noi la visita è stata strana e misteriosa, c’erano pochi visitatori e il cielo sembrava una scenografia satura e abbagliante con i grandi pini marittimi e le colline di ulivi. All’uscita abbiamo reintegrato i liquidi con un ottimo piatto di frutta di fronte alla partenza dell’autobus per la città: non potete sbagliare perché il locale è gestito da un bel ragazzo alto e scultoreo che vi inviterà dicendovi: “Ciao ragazzi!”, anche simpatico quindi. La sera ce la passiamo al ristorante O Vrakas, localino con molti tavoli all’aperto di fronte alla fortezza veneziana che offre specialità greche. Lo consiglio ma andateci presto per avere un tavolo fresco e lontano dalla strada. Altro locale che abbiamo provato è il Paralia, poco distante da O Vrakas e forse migliore per il servizio più curato: gustate la zuppa di fave e la taramosalata, saporitissime.
Tour di creta
Il giorno dopo abbiamo ritirato l’automobile ed iniziato il tour dell’affascinante e aspra Creta, piena d’immagini antiche, caprette impavide, montagne rocciose e acque cristalline e frizzanti. Ci dirigiamo verso Festos (ingresso 4 euro), l’altra città palazzo cretese, più lineare nella sua struttura e più enigmatica. La piana che la circonda è uno spettacolo unico: fermatevi un istante, respirate e immaginate lo splendore che doveva essere questa città 2500 anni fa. Un gelato o un espresso gustati nel localino all’ingresso del sito vi sosterrà nella bella cornice di bouganville, qui il sole è davvero feroce, io per poco non svenivo…
Mèta successiva: Gortyna (ingresso 3 euro), la città greco-romana con la bellissima basilica dedicata a San Tito e poi via verso Matala, poco distante dal sito. Su indicazione della LP ci dirigiamo verso l’Hotel Zafiria (45 euro con colazione), carino e fresco ma con pessima colazione, lo consiglio per la vista ampia sulla spiaggia e sulle grotte dove bazzicavano i frikkettoni negli anni sessanta e settanta. La sabbia di Matala è di ciottoli e l’acqua abbastanza limpida, le nuotate sono assicurate se il mare non è mosso. Per la sera i locali non mancano e sono tutti molto carini, anche lo shopping vacanziero sarà soddisfatto con occhiali da sole a volontà, ma l’artigianato locale è di basso livello. Noi abbiamo scelto la taverna di Gianni (Gianni’s Taverna) dividendo il pasto con simpatici gatti famelici: tzatziki, mussaka, souvrlaki, insalata greca ecc sono ottimi e anche il prezzo. Prossima meta i vari agios che si trovano sempre a sud ma raggiungerli è una vera impresa: la nostra Atos viene messa a dura prova da curve salite e discese ma una volta giunti ad Agios Pavlos lo spettacolo è d’incanto, mare sole e montagne rocciose sempre con il solito azzurro quasi finto che accompagnerà tutto il nostro viaggio. Trovare alloggio è dura visto che ci sono tre o quattro alberghi tutti pieni e quindi, restii, chiediamo ospitalità alla cara Mama Eva (35 euro senza colazione), la quale mi ha pure rifilato 10 euro falsi che io le ho successivamente ri-rifilato sentendomi una specie di Nike Vittoriosa (a volte basta poco per essere soddisfatti). La stanza è un fornelletto ma il condizionatore va che è un piacere: bagno nelle acque limpide e freddine e merenda molto lunga e rilassante presso l’unica taverna. La sera non perdetevi un relax sotto le stelle nella quiete della spiaggia deserta, desideri e fresco assicurati! Per la cena scegliamo l’unico ristorante del posto (Mama Eva not included) che tanto per essere originali si chiama Agios Pavlos: l’antipatia del cameriere/gestore/manager è pari al meltemi o quel che è che non risparmia nessun commensale con la sua furia eolica (legatevi i capelli!). Non lo consiglio ovviamente. Digiunate.
Giorno seguente, la veneziana Rethymno
Andateci e rimanete più di una notte ma badate a dove parcheggiate: la zona lungo il mare è vietatissima, io come vuole la tradizione ho preso la multa per una mini sosta, tempo di cercare una stanza. Parcheggiate dietro la fortezza e dirigetevi a piedi verso il centro che non è molto grande ma bellissimo. Domazia trovata alla Pensione Castello (65 euro con colazione), super centro e super carina con colazione e accoglienza squisite. Girovagare tra le architetture veneziane e dissetarsi alla fontana Rimonti è un toccasana dopo il ventaccio delle montagne, anche lo shopping di gioielli e pietre è carino, probabilmente il posto cretese migliore per questo passatempo. Per i ristoranti nondaturisti il centro e le viuzze imbucate sono ok.
Next: Chania. Entrare in auto in questa città è un incubo: un’unica strada lenta come non so che, accompagnata dalla tesi esposta dal mio ragazzo dal titolo “Donne e volante. Un rapporto ancora in conflitto”, e sulla descrizione dettagliata (inventata, naturalmente) dei gesti fatti dal tipo dietro (diretti a me) non fanno che aumentare lo stress da imbottigliamento. Grazie al cielo arriviamo, parcheggiamo (a pagamento) e nella folla turistica ci inoltriamo verso il famoso porto veneziano. Lasciate perdere la zona di mille ristoranti e puzze di fritti e infilatevi nella parte vecchia percorrendo il porto vecchio fino alla fortezza, lì una via sale offrendo bei panorami, caffè e domazia deliziose. Per la notte abbiamo deciso di spostarci a Kissimos, centro poco distante da Chania ma molto rilassante e silenzioso. Casualmente abbiamo trovato l’Hotel Kissamos che si è rivelato il migliore, con una bellissima camera, colazione ricca e abbondante e una piscina fresca e pulita (120 euro, 2 notti con colazione). Kissamos è stato un buon appoggio per partire il giorno seguente alla volta della spiaggia di Balos, meta assai bramata e difficile da conquistare. Anche qui la nostra Atos è stata sottoposta a dura prova attraverso una stradina fatta di grosse pietre, rocce sporgenti e capre stupite di vederci la mattina così presto. Una volta raggiunto il parcheggio sulla cima del promontorio, chiudete bene l’auto, soprattutto se cabriolet, perché potrebbe essere rifugio per caproni curiosi. Da qui un lungo sentiero scende verso Balos, laguna turchese, acqua gelata e vento incessante. Nonostante i colori siano stati molto invitanti il vento non ci ha permesso di fare il bagno; ci siamo quindi rifugiati in una specie di capanno per riposarci e proteggerci da quella furia senza tregua. Il paesaggio è un incanto, ma scegliete, informandovi bene, una giornata senza vento. Verso mezzogiorno a malincuore siamo risaliti incontrando le persone che scendevano, ignare del vento, verso la spiaggia. Il giorno dopo totale relax e bagni in piscina per recuperare le forze dopo l’escursione e alla sera cena al ristorante lungo il mare del quale non ricordo il nome ma solo la mega frittura mista che ci siamo pappati. Il nome riporta la data in cui venne fondato, anche le persone del luogo lo consigliano, se lo cercate non sbaglierete. Meta successiva: Elafonissi. Trovare una domazia qui è stato impossibile in quanto le strutture sono quattro. Neanche a dirlo, tutto pieno. Ma il bagno tra queste onde rosa non poteva mancare e quindi ci abbandoniamo in una passeggiata verso la spiaggia. Sebbene sia la mia seconda volta a Creta, non ricordavo l’acqua marina così frizzante. Vinco i brividi e mi tuffo, trasparente! Verso le quattro salutiamo la spiaggia forse più bella di Creta e ci dirigiamo verso l’interno.
Prossima mèta: Kandanos. Sulla cartina segnalata come centro abbastanza grande, nella realtà una strada, una chiesa, due supermarket, un affitta camere e qualche ristorante. Con grande fatica riesco a farmi segnalare dove trovare domatia e dormiamo per 50 euro senza colazione in una camera con zona cottura, senza asciugamani: dare i soldi tutti sporchi e subito (senza ricevuta). La sera cena molto economica e molto buona nella taverna proprio sulla curva della strada che attraversa la cittadina: qui scopriamo le mitiche meatballs e i fagottini ripieni di formaggio di capra e aneto (credo). Ottimi!
verso anogia
Il giorno dopo partiamo molto presto per raggiungere Anogia, cittadina aggrappata ai monti cretesi dove la polizia viene mal vista dagli abitanti noti per il carattere “difficile” e per i cartelli stradali bersagliati dai colpi di pistola dagli stessi individui difficili di cui sopra. Dopo infinite curve, arriviamo in cima alla città e pernottiamo all’hotel Aristea (40 euro con penoso breakfast) dove la vecchia proprietaria ci accoglie con sorrisi senza denti e abbracci (soprattutto verso il mio ragazzo) promettendoci un super breakfast. Veloce giro nella piazzetta, gelato e sonnellino pomeridiano. Comprendiamo subito il carattere orgoglioso e ruvido degli anogiani dalla fierezza con cui fanno roteare quella specie di collana che hanno tutti gli uomini cretesi sbattendola saldamente sul palmo della mano. Ai piedi stivali neri, jeans aderenti e camicia mezza aperta. La sera c’è una festa religiosa e dopo un pasto nella taverna in cima al paese, con musica greca a chiodo, facciamo un tour alla scoperta delle tradizioni di questo luogo. Il paese è in fibrillazione e le ragazze sono tutte in tiro con tacchi, trucco e mini. Ma gli uomini rimangono in gruppi separati e non le degnano di uno sguardo. Quello che ho notato infatti è che qui l’interesse più grande è nei confronti delle automobili che tutti venerano in maniera futuristica e quando uno mette la prima DEVE fare la classica sgommata. Questa cosa mi fa sorridere teneramente ma il mio ragazzo enigmaticamente mi ammonisce dicendo: “Tu non puoi capire”. Sarà.
L’indomani lasciamo Anogia dopo il breakfast a base di caffè (tremendo) e formaggio (capra?) promessoci dalla nonna. Lo strano abbinamento non era studiato, la vecchia ci ha fregati con false promesse. Comunque tutta la famiglia ci saluta calorosamente tranne il nipote che controlla seriamente gli pneumatici. Anogia scompare dietro le montagne e noi sgommiamo verso Agios Nicholaos. Qui troviamo la pensione Pergola, abbastanza carina e in pieno centro (40 euro senza colazione). Giro su e giù per la città e cena al ristorante Aouas. Anche qui meatballs, tzaziki, feta, ecc.
Ridere o piangere?
Mattina seguente ritorno a Heraklion per balzare sul traghetto l’indomani all’alba per Milos. Il pomeriggio è d’obbligo la visita al Museo Archeologico che è in riallestimento. Poche le opere esposte ma l’arte minoica non mi delude mai e ritrovo il Principe dei Gigli ad aspettarmi fedelmente dopo 12 anni, che uomo. La sera prepariamo i bagagli e la sveglia suona alle 4; arrivati al porto scopriamo che il nostro traghetto è stato, semplicemente, annullato e che il prossimo sarebbe stato alle 9. Piangere, ridere? Dormire. Mi siedo sulle seggiole scomode rivolgendomi alla dea delle dee invocata da Pollon quando era in difficoltà: la mando volgarmente a stendere. Il mio ragazzo veglia i bagagli senza scomporsi e alle 6 procaccia del cibo ipercaro al baretto del porto. Salpiamo, poi, alla volta di Milos rincontrando un tipo bizzarro che imprecava all’alba verso il cartello del traghetto soppresso. È diretto non si sa dove e ci narra del suo lungo viaggio iniziato il 1 agosto attraverso la Bulgaria per poi scendere in Grecia. Mi incuriosiscono le sue due borse semivuote e le orecchie screpolate, ma mi fa ridere ascoltarlo. Saliti sul traghetto, scompare inghiottito dalle poltroncine. 18.30: Milos, arrivati! L’isola ci appare subito bella e trasciniamo i bagagli verso l’hotel Kronis che si rivelerà essere adeguato e carino con fresche spremute al breakfast. Apprezziamo. Cena e la mattina dopo a cavallo di un motorino scopriamo Sarakiniko, spiaggia lunare e metafisica. Vento a mille, di fare il bagno non se ne parla. Dopo le foto di rito, via verso la costa fino a Pollonia, grazioso villaggio con bei localini. Qui mangiamo e ci rilassiamo cullati dal sound chillout del DJ. Il bagno lo facciamo il pomeriggio a Paleochori, bella spiaggia di ciottoli colorati dove io mi faccio una rinfrescante nuotata mentre il mio ragazzo dorme beato all’ombra. In acqua ho scoperto simpatici pesci che mordicchiano piedi e polpacci dei poveri natanti offrendo gratis la terapia del doctor fish. Non gradisco e nuoto ancora nell’acqua cristallina osservando le bollicine provenienti del sottosuolo, molto strano…..
I villaggi di Tripiti e di Plaka sono più graziosi di Adamantas e vale la pena percorrerli a piedi. Col motorino scopriamo il sito dove venne trovata la famosa Venere, solo un misero cartello le rende onore mentre lei se ne sta sotto i riflettori al Louvre. Scendendo sotto il sito, da non perdere un bellissimo teatro. Ancora più sotto il villaggio di Klima, tutto sul mare tipo Venezia ma con le barche nel garage. Stranissimo luogo, occhio a non scivolare, i “marciapiedi” sono ricoperti di erbetta vischiosa! Altre spiagge visitate: Triplaka, Tsigrado, Paleokounda, Kyriaki. Nulla di particolare.
21 agosto Next island: Fologandros
Uno spettacolo di scoglio schiaffeggiato dal mare. Poche le possibilità di raggiungere una spiaggia, ma il tramonto è un’opera d’arte. Alloggiamo all’Hotel Polikandia, bell’albergo colorato con piscina al centro. Folegandros è carissima e pienissima di italiani con (apparentemente) tanti soldi. La colazione la facciamo fuori nei vari localini che si affacciano sulla piazzetta centrale (quella dove arriva la corriera), ma solo una volta Il Caffè dei Viaggiatori ci frega. Consigliato sul sito principale dell’isola (gestito tra l’altro da loro) questo localino è tanto carino quanto carissimo: 12 euro per 2 caffè e due fette di torta al cioccolato (buona come la fa chiunque), mi sono sembrati tanti. Pago pensando che non mi rivedranno mai più. Il quad noleggiato… lo riportiamo e con gran diplomazia dimostriamo la sua inefficienza. L’omino del rent ci tratta malissimo e il mio ragazzo mi avvisa minaccioso “Non parlare più di Grecia….”. Breve digressione: durante la vacanza abbiamo potuto toccare con mano la poca cordialità dei nostri ospiti, asprezza la definirei, nei confronti dei turisti, e sì che questi luoghi non mi sembrano “presi d’assalto”… mah, avranno le loro buone ragioni. Spiagge visitate: Fira e Agios Nikolaos. Bella l’acqua, anche se super fredda, e i panorami. Per visitare l’isola ci affidiamo al servizio autobus che si rivela efficiente e facciamo un’escursione verso la parte più ad ovest, Agios Georgios. Dopo il capolinea fate il cammino a piedi ma ricordate di legare i capelli (chi li ha) e di coprirvi, il ventaccio non perdona!
Il 24 agosto salutiamo Folegandros e, meltemi permettendo, affrontiamo la traversata alla volta di Santorini, Atlantide, Thira, insomma la meta più chic delle Cicladi amata dal jet set hollywoodiano e non solo. Sinceramente: un po’ una delusione. Se non la si è mai vista, vale la pena, ma non ci tornerei. La caldera, non me ne vogliano i vulcanologi, è affascinante ma altrettanto inquietante e osservare quest’acqua perfettamente immobile, buia, quasi morta, dà un senso di catastrofe imminente. In ogni caso, alloggiamo a Perissa, che si rivelerà la zona più carina dove sistemarsi, al Katrine & John, il classico affitta camere che su internet è fico, dal vivo fa pietà. A parte la piscina (leggi grande vasca da bagno) le stanze sono lerce. John cerca subito di rifilarci la stanza più buia, così poi ce l’ha fuori dai piedi, ma noi rifiutiamo categoricamente e così ci propone una stanza luminosa e abbastanza silenziosa. La sistemazione spartana da John ci dà però la possibilità di affittare uno scooter a 50 euro per 4 giorni dal figlio (Matrix rent), molto carino e scattante. Visitiamo quasi tutta l’isola e un pomeriggio ci avventuriamo alla scoperta dell’Ancient Thira un sito archeologico interessantissimo e di un fascino misterioso. Anche qui vento a tremila, reggetevi alle rocce nei punti più esposti e non indossate infradito! Se riuscite andateci verso le due e mezza (credo chiuda alle 16) e godetevi il silenzio e il panorama su Kamari. Per i più allenati, c’è un sentiero che da Perissa sale al sito, deve essere emozionante! Sul tardi osserviamo da fuori il sito di Akrotiri, chiuso per restauro da qualche anno. Le famose Red Beach e Black Beach, vicine al sito, sono abbastanza deludenti e squallidine. Concludiamo la scoperta di Santorini con la visita del Museo Archeologico di Fira: pezzi molto belli ma allestimento approssimativo, peccato.
Dopo tre settimane di cielo terso, spremute e tzaziki, il ritorno verso casa è come sempre un po’ doloroso, ma vedere qualche nuvola cotonosa stranamente mi rallegra.
Un’ultima cosa: a Perissa il ristorante più delizioso è il Cyclades, lungo la strada principale. Ottimi piatti freschi e un ottimo prezzo!