Creta, la Feta & tutto il resto..
Se progettate di recarvi l’estate prossima nella terra di Minosse e Teseo, non potete non leggere il nostro racconto. Troverete qui, infatti, pratici consigli, dritte fondamentali e soprattutto opinioni spassionate e sincere su ciò che noi, Matteo e Giuseppe, abbiamo visto e fatto in Creta senza peli sulla lingua. Insomma, in questo racconto avrete quello che le guide non vi dicono – come il catrame sull’altrimenti indimenticabile spiaggia di Balos – o quello che gli altri viaggiatori omettono per fare sembrare le proprie vacanze le più originali e intelligenti. Ad esempio, è vero che nei ristoranti cretesi si spende poco, soprattutto in confronto ai prezzi italiani, ma 12/15€ si pagano per un’insalata e un souvlaki (spiedino di pollo o maiale) e una bibita. Menù un po’ misero per definire una cena memorabile, vi pare? Cominciamo senz’altro. Dopo l’estate 2005 passata nelle luccicanti Cicladi e quella 2006 nel vario Dodecanneso, quest’anno non potevamo che perderci nella labirintica Creta. Atterrati ad Iraklio il 28 agosto alle 7.30 (dopo aver passato la notte all’aeroporto di Atene, il volo Aegean/Airone prevedeva infatti uno scalo “notturno”), ad aspettarci puntuale fuori dell’aeroporto c’era l’addetto dell’Alianthos (http://www.Alianthos-group.Com) pronto a consegnarci una quasi nuova Suzuki Wagon 1000r. L’auto pur non essendo una Ferrari, c’ha accompagnato per oltre 1300 km, lungo ardue salite e agevoli discese, pericolosi sterrati e lisce superstrade. Abbiamo speso 362€ per 13 giorni di noleggio e poco più di 80€ per la benzina. Ci siamo affidati ad Alianthos perché consigliata da altri turisti per caso e perché compagnia che assicura un prezzo chiaro senza sorprese e un’assistenza capillare su tutto il territorio isolano.
Decidiamo di spararci subito il palazzo di Knossos (6€). Forse l’abbiamo fatto perché non totalmente lucidi o forse solo per prenderci altre due ore per decidere se iniziare l’esplorazione dell’isola andando verso est od ovest visto che, a parte la macchina, non abbiamo prenotato altro. Il palazzo va visitato perché sarebbe come andare a Roma e snobbare il Colosseo. C’è comunque da dire che, se non si è dei fini intenditori di rovine minoiche o dei furbi archeologi, il sito può deludere perché del palazzo c’è rimasto poco, soprattutto togliendo le ricostruzioni del tanto biasimato Evans. Se non fosse stato per i suoi seppur discutibili interventi, il profano turista avrebbe un’idea ancor più vaga della struttura del palazzo, come del resto succede a Phaistos/Festo. Ci si toglie comunque la soddisfazione di vedere il mitico affresco del toro che tutti i libri di storia di elementari, medie e superiori riproducono. A nostro giudizio, 2 ore di visita sono sufficienti per dei profani. Inoltre, arrivare all’apertura è la strategia migliore per evitare i torpedoni che dopo le 9 ingolfano i percorsi del sito e per parcheggiare comodissimamente e gratuitamente davanti all’entrata senza pagare alcun parcheggiatore che ti fa lasciare la macchina a chilometri di distanza. Recuperata la lucidità grazie al netto sole cretese, decidiamo d’andare ad est, per la precisione ad Agios Nicolaos (San Nicola) non dopo aver contattato la Pension Pergola (+302841028152) che c’assicura una camera a 35€. Imbocchiamo la New Road ma dopo una cinquantina di km l’abbandoniamo per dirigerci verso l’altopiano di Lassithi, da più parti acclamato come una delle attrazioni principali dell’isola con il suo patchwork di campi coltivati e le migliaia di mulini a vento. Forse la fine d’agosto non è il periodo migliore per visitare questa zona, ma ci siamo chiesti come si possano usare aggettivi come “incantevole” e “affascinante” per descrivere questa landa desolata, punteggiata sì da mulini ma abbandonati, in cui si susseguono paeselli trasandati fintamente tipici in cui signore si sbracciano lungo la strada per rifilarti il medesimo artigianato che potrete ritrovare in ogni angolo dell’isola. Ripetiamo che sicuramente ci sono stagioni migliori per visitare Lassithi, ma sorge il dubbio che chi lo definisce “straordinario” voglia far provare ad altri la delusione che egli stesso ha provato. Delusi, riprendiamo la strada per San Nicola dove arriviamo nel primo pomeriggio. La pensione è apposto, in buona posizione e vicina alla piccola spiaggia dove recuperiamo le forze per poter poi passeggiare nel paesello che si rivela piacevole e scenografico grazie anche al lago vulcanico (comunicante col mare tramite un breve canale) dove sono ormeggiate le barche dei pescatori. Qualcuno ha consigliato d’evitare San Nicola perché privo di atmosfera greca e l’ha definito la Rimini cretese. Ma non scherziamo! San Nicola è una prevedibile cittadina greca col vantaggio d’essere, ad esempio, un’ottima base di partenza per l’esplorazione del golfo di Mirabello e della Penisola di Kolokytha. Queste sono state infatti le mete dell’indomani. Dopo un breve sopralluogo di Elounda, seguiamo le indicazioni per l’antica Olous. Secondo la guida Lonely Planet, procedendo lungo lo sterrato, si giunge ad una deserta spiaggetta dalla sabbia fina e bianca e l’acqua cristallina. E’ tutto vero, tranne un piccolo dettaglio: a partire dalle 11 e fino al tardo pomeriggio, la spiaggetta è raggiunta da un susseguirsi di barconi che scaricano decine e decine di gitanti che soffocano la caletta, troppo piccola per sopportare un simile afflusso. Infastiditi e assediati, ambiamo a lidi meno frequentati. Decidiamo per la l’isola fortezza poi lazzaretto di Spinalonga (entrata 2€). C’imbarchiamo da Plaka (7€ a/r; da Elounda sono 10) e in pochi minuti siamo sull’isola, uno dei posti più ventosi di Creta. Visita interessante non fosse per i soliti gitanti della spiaggetta di poc’anzi che a bordo dei medesimi barconi hanno ora fatto meta a Spinalonga. Una congiura! Tornati in tarda serata a San Nicola, ceniamo ottimamente sotto il pergolato della Taverna Aouas (Paleologou, 44).
La celebre spiaggia dotata di palmeto, Vai, è la meta del terzo giorno. Partiamo di buona ora perché sappiamo d’avere davanti molti km. Impieghiamo quasi 3 ore per giungere alla spiaggia, percorrendo la tortuosa strada costiera che attraversa numerosi paeselli. Lo scenario è mutevole: larghe e verdeggianti insenature lasciano piano piano spazio a brulle e possenti montagne che circondano il bel monastero di Moni Toplou che merita una visita. Su Vai avevamo letto opinioni contrastanti: c’era l’entusiasta, il deluso, l’indifferente, chi suggeriva di proseguire oltre. Invece l’unica “delusione” avuta da Vai è l’esoso costo del parcheggio (4€ tutto il giorno). Per il resto, si tratta di un luogo splendido con quell’inusuale e folto palmeto sotto cui schiacciare rigeneranti sonnellini. Probabilmente c’è piaciuto molto perché quel giorno non è arrivato alcun torpedone colonizzatore. C’era sì molta gente, ma ben distribuita sull’ampia e pulitissima spiaggia dall’acqua cristallina. Se siete decenti nuotatori, non perdetevi le piscine naturali dell’isolotto antistante. Alle 18 circa, abbiamo dovuto lasciare i palmizi per raggiungere Ierapetra. Su questo paesotto della costa sud-orientale dell’isola c’è poco da dire sennonché ha concesso poco al turismo avendo del resto poco da concedere. Per questo però risulta più cretese, più caratteristico, consigliabile a coloro all’eterna ricerca della tipicità originaria. Noi vi abbiamo soggiornato perché da qui partono le imbarcazioni per l’isola di Chrissi, escursione a dir poco imperdibile. Consigliamo Katerina Rooms (+30284202859) ubicato all’inizio del lungomare a 5 minuti dal porto, dove abbiamo pagato 40€ per un’ampia stanza vista mare dotata di tutti i confort.
Le 3 barche turistiche per Chrissi partono alle 10.30 circa e praticano tutte lo stesso prezzo: 20€ a/r. Se vi chiedono solo 15€ probabilmente significa che su l’isolotto c’è molto vento e non potrete godervi a pieno la sua bellezza. Comprate il biglietto direttamente al porto, senza farvi abbindolare da qualche agenzia. Non prendete la Funny Boat – a meno che non siate dei fanatici del divertimento ad ogni costo e ad ogni momento – ma scegliete una delle altre due. Gli addetti vi diranno che il ritorno è alle 16 ma se chiedete vi scriveranno sul biglietto il nome di un’altra barca che torna alle 17. Capirete da soli perché vale la pena passare a Chrissi un’ora in più. Appena scesi dirigetevi subito verso la Golden Beach e guadagnatevi un posto in prima fila, non ve ne pentirete. Per descrivere questo posto ogni aggettivo contemplato dall’Accademia della Crusca è stato impiegato, ma a dire il vero la sua bellezza si commenta da sola: i Caraibi in Europa, uno scenario che rende tollerabile anche i piagnistei dei bambini. Alle 18 siamo di nuovo sulla terra ferma e consumiamo la nostra cena dalla Taverna Babis (Stratigou Samouil, 68) rigenerati nell’animo.
Il primo settembre lasciamo Ierapetra per Matala. Riteniamo d’aver fatto bene a dormire a Ierapetra perché prima della partenza delle escursioni c’è parecchio traffico e non si trova parcheggio a meno di ricorrere a quello costosissimo del porto. Il viaggio per Matala è lungo. Durante il percorso, ci fermiamo brevemente a Mirtos – tranquillo paesino di bouganville, hotels e taverne affacciati sul lungomare – e nei siti di Gortina (4€) e Festo (4€). Nel primo, vale la pena andare a scovare anche il pretorio romano immerso negli ulivi dall’altro lato della strada rispetto al sito ufficiale; nel secondo, è bene avere una guida che accuratamente spieghi la funzione delle rovine perché in loco non c’è alcun cartello e si rischia di uscire perplessi, chiedendosi dove si trova la maestosità di cui tanti turisti intellettuali parlano. L’ubicazione è maestosa, in cima al promontorio che domina la vallata, inoltre mancano i turisti che invece soffocano Knossos.
Verso le 16.30 giungiamo a Matala e prendiamo possesso di una fresca cameretta da Angela (30€ a notte +302892045191), affittacamere trovato sul momento proprio all’imbocco della strada principale.
La parete tufacea trasformata dai romani in necropoli e poi in ritrovo alternativo da quei ganzi degli hippy negli anni ’60 rendono Matala davvero particolare. Non si capisce perché alcuni definiscono questo villaggio pura paccottiglia turistica quando la maggior parte della Grecia è così.
Il secondo giorno in Matala lo passiamo in relax, la mattina sulla Red Beach raggiungibile solo a piedi scavalcando il promontorio a sud e il pomeriggio sulla Komos beach, lunghissimo arenile niente d’eccezionale forse a causa del mare mosso ma importante per la nidificazione delle tartarughe. La giornata si conclude con un bel tramonto dalla spiaggia di Matala e un’ottima cena da Giannis, taverna vicino alla piazzetta con fontana prima della serie di locali notturni.
Il 3 settembre inizia con una delusione, se non addirittura indignazione. La nostra meta finale è Hora Sfakion/Sfakia. Sono previste 4 tappe: Spili, il monastero e la spiaggia di Preveli, Frangokastelo.
Di Spili la guida Lonely Planet dice che trattasi di un delizioso paesino di montagna dalle casette imbiancate, le stradine ciottolose, purtroppo violato dal traffico della nazionale e dalle ciurme di turisti che si fermano giusto mezz’ora per ammirare la magnifica fontana risalente all’epoca veneziana, con 19 zampillanti teste di leone. La Lonely consiglia di passare a Spili almeno una notte. Il nostro consiglio spassionato? Non vi fermate nemmeno a Spili! Tirate dritto! A meno che non abbiate il gusto dell’orrido…Il paesello è un normalissimo paesello – una strada coi soliti negozi e le solite fregnacce – e la fontana è un obbrobrio. Il recente restauro è uno scempio in quanto le originali teste di leone sono state sostituite con dei calchi di gesso cogli occhi dipinti di nero e tutto il resto è stato rivestito con piastrelle rosina come se fosse il bagno di un Autogrill. “Sdegnati”, proseguiamo per il monastero di Preveli (2,50€) che paragonato alla fontana di cui sopra pare un inarrivabile tesoro artistico. In realtà, non è niente d’eccezionale, perché purtroppo duramente danneggiato durante la Battaglia di Creta del 1941. D’interesse sono invece le ricche icone venerate nella chiesetta centrale. Sulla strada che conduce al monastero si trova l’ampio parcheggio (1,50€) da cui parte la ripida scesa/scalinata verso la spiaggia di Preveli. Questa spiaggia è una tra le più fotografate di Creta perché, a ragione, il palmeto costeggiante il fiume che sfocia nel mare crea uno scenografico contesto. La spiaggia però è tra le più sporche che abbiamo visto in tutta la Grecia, forse a causa dei cavalloni che portavano a riva ogni umana mondezza e rendevano tutt’altro che cristalline le acque. Mare mosso a parte, qui a Preveli si deve risalire (a piedi o col pattino) il primo tratto di fiume e scoprire le piscine naturali che questo forma a monte. Davvero rigenerante per il corpo bagnarsi in queste fresche acque e per gli occhi vedere il suggestivo paesaggio. Lasciato Preveli, passiamo per Plakias, anonimo paesino seppur collocato in un amplissimo golfo circondato da montagne. Ultima tappa prima di Sfakia, Frangokastello. Della fortezza rimane solo l’esterno che da valore e interesse all’arenile sottostante altrimenti trascurabile. Per cena giungiamo finalmente a Sfakia (Hotel Livikon 35€ stanze confortevoli e nuove affacciate sul mare +302825091211) che dopo le brutture della mattina ci fa un’impressione positiva, ma dal porto c’accorgiamo che i muratori di Spili devono esser passati anche da qui… difatti sotto le casette bianche e la passeggiata del lungomare hanno tirato su un orribile muro di cemento grigio (con tanto di sbocco fognario) eliminando così ogni possibilità di spiaggia. Altro scempio! L’atmosfera del paesello di sommesso silenzio e rassegnata tranquillità lo rende comunque accettabile ma soprattutto è il punto di partenza ideale per la easy way delle gole di Samaria. Alle 10.30 parte il traghetto che collega Sfakia ad Agia Roumeni (info e costi su http://www.Cretetravel.Com/To_and_from_Crete/Ferries_Crete_south.Htm) ossia il villaggio dove sboccano le gole. Se volete fare una camminata breve (circa 3km) e volete evitare – riducendo pure i costi – una levataccia seguita da fantozziana gita in pullman partendo da Chania o dintorni, vi suggeriamo di fare come noi e in poco più d’un’ora raggiungerete il punto più spettacolare di Samaria, ovvero le Porte di Ferro (entrata al parco 5€). Avrete poi così modo di godervi la spiaggia dall’acqua celeste/blu e di fermarvi (prendendo il primo traghetto del pomeriggio) nella deliziosa Loutro. Le Gole sono giustamente una delle attrazioni principali di Creta: lo spettacolo conclusivo della fessura di oltre 200 mt d’altezza e soli 3 mt di larghezza ripagherà ogni fatica della camminata. A meno che non siate abituati a passeggiare solo per Via Montenapoleone o Via del Corso che indubbiamente nel periodo dei saldi diventano percorsi difficili, non abbiate paura d’affrontare la Long way (12,8 km): abbiamo visto percorrerla gente d’ogni età e genere – bambini vocianti, signore simpaticamente sovrappeso, arzilli vecchietti – senza particolari difficoltà indossando buone scarpe da ginnastica e pantaloni corti. Il sentiero è infatti ben segnato e nessun arbusto intralcia il passaggio. Portarsi acqua non è indispensabile: troverete almeno 10 fontanelle lungo il percorso. Spesso abbiamo letto commenti radical-chic sul paesino di Loutro, definito leziosamente artificiale. Vero è che d’original-tipico avrà poco essendo fatto soltanto di taverne e alberghi del resto come la maggior parte dei paeselli greci, ma è coerente nei colori (bianco e blu) e nella struttura. Il fatto che ci si possa arrivare solo in nave lo rende ancor più attraente. Inoltre il piccolo golfo in cui giace ha delle acque così pulite, così smeraldine che inviterebbero a tuffarsi anche un talassofobico.
Il 5 settembre ci spostiamo da Sfakia a Chania. Attraversiamo dunque l’isola da nord a sud, dal mar Libico all’Egeo. La strada inizia subito a salire, tornante dopo tornante. Dalla vegetazione mediterranea si passa velocemente agli abeti; panorama spettacolare ma percorso impegnativo che non concede distrazioni: a tratti ci si chiede come possano transitare 2 auto per quella strada così stretta, che si allargherà solo raggiunto un vasto altipiano. Per fare poco più di 70 km impieghiamo oltre 2h30. Arrivati a Chania parcheggiamo gratis in via Pireo, strada che costeggia il lato ovest delle mura. Chania è bella, colorata, viva; la fusione turco-veneziana crea un insolito reticolato urbano. Visitiamo il porto col faro veneziano, le moschee, il mercato coperto, il quartiere di Splantzia e nel pomeriggio c’avviamo a Kissamos che vogliamo usare come base per Elafonisi e Balos. Sapevamo che qui non avremmo trovato niente di che, ma non immaginavamo che Kissamos fosse così brutta, sconnessa, desolata senza un centro e un lungomare decenti, una spiaggia decorosa. Assieme a Spili, uno dei luoghi da cancellare dalla vacanza. Decidiamo di puntare sulla spiaggia di Falassarna che si rivela davvero spaziosa con la sabbia d’un bel giallo ma purtroppo spazzata dal vento. Scegliamo di alloggiare in zona, da Adam (40€ la doppia, +30 2822 0 41551), che consigliamo anche per la sua buona ed economica cucina.
Nuvole e vento dell’indomani non ci fanno desistere dal raggiungere Elafonissi. Percorriamo la strada costiera che si rivela panoramica, ma tortuosa, a tratti pericolosa per la mancanza di guardrail e la presenza di greggi di capre sulla strada. Tenete inoltre presente che tra Platanos e Kefali non ci sono benzinai. Forse per queste ragioni quasi tutti percorrono l’altra strada di cui diremo tra poco. Quando dopo 2 ore giungiamo a destinazione, Elio non ha ancora vinto sulle nuvole ma con l’aiuto di Eolo, poco dopo Elafonisi svela tutta la sua bellezza. Lasciata l’auto al parcheggio, consigliamo di non fermarsi agli ombrelloni che troverete sulla sinistra e di fronte, ma di dirigersi verso la lingua di terra che culmina in un promontorio da cui si gode uno splendido panorama. E lungo il percorso trovare posto in una delle tante calette. Noi abbiamo fatto così, trascorrendo l’intera giornata esplorando le dune e il promontorio, facendo bagni in quell’acqua cui la sabbia rosa da riflessi unici.
Goduto il tramonto, torniamo a Falasarna, stavolta via Toponia, percorrendo una strada molto più ampia, scorrevole e sicura soprattutto di notte. Rapidamente siamo a Kissamos che c’appare sempre brutta ma almeno viva. I ristoranti sullo pseudo-lungomare sono pieni. Coinvolti da quella che a confronto del mortorio di Sfakia sembra la movida madrilena, decidiamo di cenare dal celebre – ma non indimenticabile – Papadakis.
Il 7 settembre è un giorno splendente e ci attende la decantata ed agognata Balos. Alle 10 imbocchiamo il famigerato sterrato che ci porterà in questo luogo descritto da molti come l’anticamera dell’Olimpo. Impieghiamo quasi un’ora per coprire 8 km: la strada è piena di buche, massi, spuntoni ma non è del tutto impraticabile. Un fuoristrada è l’ideale ma anche la nostra Suzuki Wagon regge, coadiuvata da una guida attenta e sicura. Dal parcheggio, un sentiero in discesa di 2km conduce alla meta. Quando l’insenatura si presenta ai nostri occhi la sua essenza metafisica ci rapisce e si sente il bisogno di esperire quel paesaggio selenico, quell’acqua che ora ricorda un laghetto d’alta montagna, ora un cayo caraibico. Quand’arriviamo, c’è poca gente ma ci stupisce la gran quantità di rifiuti, segno che in altri momenti Balos deve esser davvero affollato. E purtroppo l’umano vezzo di lasciar la propria immonda impronta qui ha contaminato la spiaggia, la vegetazione, l’acqua: ogni cosa impreziosita da innumerevoli sacchetti di plastica. Per non parlare del catrame che – in arrivo probabilmente dal mare aperto – piaga una buona parte degli scogli e della rena. Un altro scempio, questa volta ai danni della natura. Le sorprese negative non son finite! Nel primo pomeriggio iniziano ad arrivare torpedoni nautici che scaricano centinaia di turisti che giustamente non si vogliono perdere il millantato eden e si sono risparmiati l’incubo dello sterrato. Come biasimarli? In un batter d’occhio, la baia si riempie di signore colle gambe messe a rinvenire, di mocciosi scorrazzanti, di amanti dei racchettoni, del beach volley, del beach soccer e di qualsiasi altro sport praticabile sulla spiaggia. Balos è davvero un luogo spettacolare, merita l’intero viaggio ma forse lo s’apprezza più dall’alto, perché lontani dallo scempio perpetrato dall’incuria e dalla maleducazione. Da Balos andiamo direttamente a Chania che merita esser vista anche di notte. Pernottiamo presso la pensione Lena (Ritsou 3, 25€ una doppia ma senza finestre) gestita dalla stessa proprietaria dell’adiacente Pension Nora che ogni guida suggerisce così come accade per il ristorante Tamam (Zambeliou, 49) dove ceniamo di buon gusto con l’unica pecca che aspettiamo quasi mezz’ora per il conto.
Arriva il penultimo giorno di vacanza e non possiamo perderci Rethymno. La costa tra Chania e Rethymno non è eccezionale ma ci sono tratti – dove si concentra la maggior parte di resorts e villaggi – di ampie spiagge sabbiose. Lasciata l’auto nei pressi della fortezza, facciamo il giro turistico della cittadina passando per le chiese, le moschee, il porto, la bella fontana di Rimondi. Nel frattempo cerchiamo anche l’alloggio e decidiamo per la pensione Olga (Souliou, 57), che però si rivelerà una scelta un po’ infelice perché nonostante l’ottima posizione la stanza è molto rumorosa ed il prezzo (45€) è sproporzionato rispetto al servizio (lenzuola bucate, per fare un esempio). Anche qui si nota la fusione tra dominazione turca e veneziana, anche se l’impianto urbano e gli edifici sono meno definiti rispetto a Chania. Di Rethymno colpisce inoltre la sua vivacità, con tanti giovani autoctoni che fanno festa fino a troppo tarda notte. Da visitare è inoltre la fortezza che per soli 3€ offre bei panorami sulla cittadina. Il pomeriggio lo passiamo sulla spiaggia ad est del centro e per cena scegliamo il pergolato dell’ottima taverna Kyria Maria (Moshovitou, 20).
Il nove settembre è l’ultimo giorno di vacanza. Fortunatamente lo possiamo in buona parte sfruttare perché il volo per Roma è alle 18.30. Decidiamo di visitare il capoluogo dell’isola ossia Iraklio. Sappiamo che non sarà una città che rimarrà nei nostri cuori ma pare una meta obbligatoria, sebbene le belle calette sulla costa ci tentino per un ultimo tuffo. Arrivati ad Iraklio, c’accorgiamo subito che turisticamente la città offre poco e dato che è domenica c’è un’aria sonnacchiosa: poca gente in giro, negozi quasi tutti chiusi. Percorriamo le vie principali e scendiamo alla fortezza Veneziana (2€) che tra tutte quelle viste è la più interessante anche perché splendidamente conservata quindi si capisce come veramente erano ‘ste fortezze. Risaliamo poi verso il celebre Museo Archeologico che però è chiuso per lavori di ristrutturazione. L’esposizione temporanea (4€) permette comunque di ammirare i reperti più celebri: gli originali degli affreschi di Knossos, la testa di Toro e il leggendario disco di Festo. Consumiamo il nostro ultimo pranzo cretese con una pitta presso la fontana Morosini e c’avviamo mesti all’aeroporto, prendendo l’ultimo sole sul piazzale antistante aspettando l’ora dell’imbarco contenti comunque d’aver aggiunto un altro magnifico pezzo al gran puzzle greco.
N.B.: la nostra guida di riferimento era la Lonely edizione 2002. Questa guida è utile per tanti versi, ma per tanti altri lascia molto a desiderare soprattutto nella descrizione di luoghi e spiagge, eccedendo nel magnificarli o criticarli, perdendo dunque obiettività. Armatevi dunque d’una guida che concili informazioni utili al viaggio e descrizioni accurate e veritiere di ciò che si va vedere.
P.S.: se avete domande o volete altre info, scriveteci a robur84@yahoo.It. Guardate le nostre foto su http://picasaweb.Google.Com/giuseppe1610 e i nostri filmini su www.Youtube.Com/madmat80.