Creta: acqua e vento

Alla scoperta della parte ovest dell'isola... con calma, vento, sole e, soprattutto, acqua di mare
Scritto da: mariaedino
creta: acqua e vento
Partenza il: 20/09/2017
Ritorno il: 29/09/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Ho scritto altri diari di viaggio per TPC, ma questa volta trovo difficile trasmettere ciò che Creta ci ha lasciato. Creta è acqua di mare, bellissima, di ogni colore, ovunque. Il resto è contorno, e annotare aspetti pratici sembra rovinare questa immagine.

Tuttavia, con piacere descrivo la nostra vacanza.

DOMENICA 20 agosto: lasciamo l’auto al Green Parking di Somma Lombarda, oltre l’aeroporto di Malpensa: 37 euro per 9 giorni. Due ore e 25 di viaggio con Easyjet, con qualche turbolenza e la partenza posticipata di un 15 minuti perchè un bagaglio depositato in stiva non vedeva il suo proprietario. Attimi di panico risolti con l’arrivo di una coppia trafelata e si va. Arrivati a Heraklion, taxi per 15 euro fino al centralisssimo El Greco Hotel: effetto negativo della città: caldo, caos in una piccola Times Square, la notte però va via tranquilla, x stanchezza.

LUNEDÌ 21 agosto: colazione nella vicina piazza Plateia Elefteria, prima di andare a ritirare l’auto presso Green Motion car rental: attenzione all’indirizzo di ritiro. Scopriamo che ci sono 4 euro in piu’ al giorno se la vettura è guidata da due persone e che il “sotto” dell’auto non è assicurato, proprio in vista di escursioni si strade sterrate, nello specifico Balos – è una piccola postilla nel contratto. Con una Panda rossa, preleviamo i bagagli e finalmente iniziamo, andando senza mete precise, ad ovest. Pensando a paesini isolati, rooms contadine e meno gente, non avevamo prenotato nulla e siamo stati molto fortunati a trovare, presso Booking.com, gli Apartments Dolphins di Kissamos Kasteli. Il primo caldo è con noi, arriviamo verso le 14 a destinazione, perdendoci per la old road che ci fa vedere taverne tipiche attraenti, in piccoli borghi, ma noi vogliamo raggiungere la meta. La nostra accomodation è al termine del paese a ovest, indicata da un improvviso cartello e una svolta a sinistra, su una salita notevole che termina in un comodo parcheggio. Il padrone – un signore anziano deciso con idee chiare – non c’è, ma Maria ci accoglie, con succo di arancia freddo, eccellente in quel momento, e mentre godiamo della pausa, lei osserva sconsolata alcuni fiori di bouganville sul pavimento di una stanza all’ingresso, scuotendo la testa e dicendo che tira vento, cambia il tempo. Sembra una scena di “Chocolat”, una previsione magica, in realtà poi vera. Arriva Dimitri, scusandosi, e in pochi minuti la stanza è pronta, ci soddisfa pienamente: pulita, una camera da letto fresca con balcone, una cucinetta con pochi utensili ma a noi sufficienti, un secondo balcone vista mare su cui mangiare e leggere. Unica nota dolente è il bagno, non cieco, ed è già qualcosa, ma con una doccia/rubinetto nella vasca. Risulterà migliore di altri. Maria, senza un perchè, mi abbraccia e bacia, e mette una bottiglia di acqua fresca in frigo. Piccolo pasto con vista mare in lontananza e la bouganville in primo piano: scegliamo la prima spiaggia rinomata piu’ vicina, FALASARNA. La strada è comoda e il parcheggio quasi su questa distesa di sabbia, finissima: è sia organizzata sia libera, ci sono pero’ strutture che offrono musica e varie attrattive che possono piacere e no, (passano sopra le nostre teste signori seduti e volanti, rumorosi). La spiaggia è una delle poche note per la presenza di onde, e in effetti ci sono, ma l’acqua è limpidissima, lontano ci sono diversi pogatori e un timido surfista. Giochiamo tra i cavalloni e ci godiamo lo spettacolo fino a quando il sole tramonta dietro nuvole nere. Sulla strada del ritorno ci fermiamo per sfinimento in un ristorante che ci sembra abbastanza frequentato, taverna Zahatoas. Non posso non iniziare con una moussaka, mentre Dino va con agnello al forno e tzatziki per terminare con dolce greco e caffe’. Al termine, inizia la gentile abitudine di offrire cose: qui due microcreme con lamponi e raki (grappa greca), altrove piccoli gelati o frutta.

MARTEDI’ 22: Balos. Ci alziamo alle 7: la levataccia per Balos è obbligatoria per le troppe auto, se si arriva tardi, e perchè dopo le 10,30 arrivano orde di turisti, anche in barca privata o in ferryboat, rovinando il paradiso che vi aspetta. La strada asfaltata (ovest degli apartments) termina per lasciar spazio a 7 km di sterrata da percorrere con estrema calma, non in solitudine, poiché sicuramente ci saranno altre auto davanti e dietro di voi, e diverse capre, e pecore. Non c’è guard rail, è un ambiente bello, selvaggio. Si paga un euro ciascuno per entrare in quello che poi diventa parco, e ancora su, tra polvere, colline brulle, vai che vai arriviamo al parcheggio: si riesce a lasciare l’auto in cima se si arriva molto presto, altrimenti si è costretti a posteggiare lungo la strada, tornando indietro e raggiungendo anche una distanza di chilometri e, di conseguenza, di salita per arrivare in cima. Se si è costretti a posteggiare così, sarebbe meglio fare manovra e lasciare l’auto già in direzione ritorno, per evitare ulteriori ingorghi. Se si vedono auto parcheggiate lungo la strada, è inutile tentare di avanzare per vedere se magari un posticino si è liberato perchè chi vuole già scendere si trova in uno spiacevole face to face con l’auto ostinata che vuole raggiungere la cima, invano: una della due deve retrocedere, e non è facile su quella strada resa ancora piu’ stretta dalle auto posteggiate. Puo’ crearsi una situazione pericolosa.

Scesi dall’auto, notiamo l’approvvigionamento dell’acqua per le capre, e l’inizio del sentiero, indicato da una bandiera greca a brandelli. Sarà un segnale?

E’ importante, anche per gli esperti, ricordarsi alcune cose prima di incamminarsi: 1. Si devono avere scarpe adatte, non infradito che rischiano di rompersi alla prima curva. 2. Il caldo al ritorno è notevole, e la salita ancora di piu’, quindi occorre portare acqua. 3. Gli ombrelloni e lettini offerti sono a numero chiuso, chi prima arriva prima prende, quindi non converrebbe scendere con bambini, anche piccolissimi, senza un riparo, perchè ombra non ce n’è.

Scendendo, giudico ad alta voce questo sentiero non terribile, vantandomi della mia agilità: mangerò ogni parola al ritorno, stremata. Dopo poco, una tettoia con sedia ci fa fermare e appare Balos, da non crederci, bellissima. Ognuno si perde in questo colpo d’occhio impressionante in silenzio, e la reazione è catapultarsi per il sentiero per raggiungere quanto prima quel paradiso nascosto. Arrivati, si capisce che la parte destra è migliore. Alle 9.30/10, la spiaggia è quasi vuota, e ci si puo’ sistemare accanto al mare, per avere un’ora totale di calma e godimento, prima dell’invasione. Il mare è una piscina, con acqua mai vista finora, rispecchia il panorama con cui si è presentato e la sabbia è davvero corallina. Si gioca, alcuni pescetti “pulitori” si attivano attorno alle dita dei piedi, riflessi bellissimi, la pace: non si riesce a staccare lo sguardo dalle variazioni di colore del tutto. E poi… arrivano le prime barche private, chi con estrema attenzione chi meno, aumentano i turisti sul sentiero, arrivano i primi genitori con piccini stupiti della mancanza di ombrelloni e abbastanza preoccupati, si avvistano i primi accampamenti, e per ultimo verso le 11.30 una nave decisamente grande fa scendere una quantità di turisti che sembra non finire mai. Quindi, verso le 13 max, è ora del ritorno. La salita è pesante, per la difficoltà e per il caldo forte. Con qualche impervia manovra in auto per i problemi di cui sopra, riusciamo ad allontanarci e alle 14 siamo da Plaka, taverna sulla spiaggia di Kissamos, indicata dal padrone: ci vedrà quasi quotidianamente. Piccola pausa al fresco di casa e partiamo per Hania: dopo un discreto traffico, troviamo miracolosamente parcheggio vicino al centro storico. Comprati vari doni, ciondoliamo un po’ tra un caos di persone, e andiamo al porto veneziano al tramonto, consigliabile per belle foto. Città gradevole, ma non è questo che cerchiamo in Creta.

MERCOLEDI’ 23: STAVROS, penisola di Akrotiri. Il vento si fa sentire, Maria aveva ragione, e questo fattore deve essere preso in considerazione prima di scegliere le mete quotidiane. Più del caldo, è incisiva la corrente d’aria. Andando a Stavros, ci accorgiamo di molti segnali indicatori manomessi, con scritte cancellate, o addirittura girati nella direzione opposta: questo porta a fare attenzione, anche altrove.

Questa piccola spiaggia riparata influenzerà i miei ricordi per tutta la vacanza e oltre. Al primo colpo d’occhio verrebbe voglia di andarsene per rispetto di Zorba, la cui presenza è segnalata solo da un grosso poster davanti allo stabilimento che garantisce lettini e il resto. Le sdraio e gli ombrelloni stridono con la danza di Zorba che canticchio dalle prime ore del mattino, e uno si chiede dove possa essere stata girata l’ultima indimenticabile scena del film. Lasciando sedimentare il ricordo, si inizia a apprezzare questa ampia caletta, dall’acqua verde smeraldo, con famiglie che godono della situazione: gli uomini parlano immersi, e le donne giocano con i bimbi… facciamo la traversata dalla spiaggia alla montagna, che alta, decisa, si erge di fronte. Siamo consapevoli di aver lasciato un mare molto mosso a Kissamos, con vento, e allo stesso modo qui l’acqua si agita man mano che uno si avvicina al monte, e si ritorna volentieri alla piscina color smeraldo che questa caletta sa offrire. Per il caldo, verso le 12, andiamo via convinti di tornare alla base e invece deviamo per il monastero Agia Triade, sulla strada del ritorno c’è l’indicazione. Acquistiamo timo e miele , dopo aver visitato il tutto, cantine compese. Spuntino fresco a casa, tra cicale, verde e quiete. Stavros lascia un buon ricordo che rimarrà per tutto il viaggo, caratterizzando un po’ i tragitti, acqua verde, famiglie greche, e sopra il tutto, Zorba.

A causa del vento, ora invadente, preferiamo stare nei dintorni e ci ricordiamo di un cartello “Balos beach” sulla strada per Balos. Oltrepassato il gabbiotto dove si paga (non si paga per il lido in questione) si parcheggia e a destra c’è una piccola spiaggia di ciottoli, l’unica tra quelle incontrate un po’ sporca, soprattutto di sassi incatramati (attenzione: raramente, ma accade). Anche qui, seppur mossa, l’acqua è pulita, ma il giorno prima il panorama dall’alto appariva calmo e gradevole. Non c’è nessuno, ma il sole cala rapido, non prima di avermi impedito di sdraiarmi per sentire solo il rumore del mare e nient’altro. Ci stupiamo per la fila continua delle auto quasi incolonnate, provenienti da Balos. Indossati jeans e giacchetta, ci dirigiamo sul lungomare di Kissamos, che altro non è che un susseguirsi di taverne, hotel, alloggi insieme a due capre. Tuttavia il tramonto e le onde lunghe da surf lo rendono suggestivo. In lontananza sulle colline ci sono i nostri apartments e le ultime auto che nel buio arrivano da Balos. Dopo l’usuale cena da Plaka, canticchiamo Zorba, sognando.

GIOVEDI’ 24: ELAFONISI. La strada è bella e regolare, si prende la old road all’uscita di Kissamos e si segue l’indicazione di Elafonisi, svoltando a destra. E’ una strada abbastanza comoda, con vista su orrido, che porta direttamente alla spiaggia. Parcheggio gratuito, capiamo che il mare è mosso e ci sembra che questo possa rovinare il tutto. Sono le 9.15 e non c’è nessuno: pensiamo addirittura , sbagliando, che la giornata non sia quella giusta: il vento, forte, sferza la pelle , e proviamo delusione nel vedere questa baia diversa dalle varie cartoline, seppur suggestiva. Sono molti i lettini sparsi, ci accasciamo su due, leggermente protetti, cercando di nascondere il viso per i granelli di sabbia sollevati. Armata di macchina foto, parto per ottenere una soluzione diversa, percorro la spiaggia controvento e vado oltre la duna, osservando i gigli che in modo spavaldo spuntano ovunque, in mezzo a splendidi arbusti. La sorpresa è davanti ai miei occhi: mare spettacolare, spiaggia altrettanto, bianca in contrasto con il blu, il verde, l’azzurro dell’acqua. Il vento è decisamente minore e la gente sempre poca. Ci sistemiamo tra due rocce, increduli per il panorama di fronte e felici di aver trovato un’alternativa all’aria forte. Entriamo subito in acqua -zero pesci ma non importa- e ci tufferemo per diverse volte: iniziano ad arrivare persone e alle 11.30 siamo letteralmente circondati ai fianchi e dietro. Dopo la traversata fino allo scoglio, con la corrente che rende difficoltosa la nuotata, andiamo a mangiare in una taverna sul mare, sulla strada.

Non riusciamo a non visitare il Monastero Chryssoskalitissa, sulla via del ritorno da Elafonisi: due euro a testa, molto bello da fuori, anche in lontananza, ma niente di piu’. Compriamo un melone giallo da un signore, fornito di carretto e peso annesso, e sempre lottando con un vento forte, torniamo alla base, passando per la strada costiera, che si rivela tostissima, stretta e impervia, con viste interessanti. Ci fermiamo a Sfinari, ma il vento è davvero impossibile, niente spiaggia. Passeggiamo nel paese, osserviamo i polpi stesi su un filo visti su finora su cartolina e andiamo a casa, passando per Platanas. Restiamo a casa a far cena. Sentore di ritorno.

VENERDI’ 25: PALEOCHORA. Partiamo alle 8,30. La strada è quella di Elafonisi, fino alla deviazione che indica il paese. Paleochrora è carina, con case decorate, uomini fermi al bar per un caffe’ e una partita a carte, turisti sonnolenti, negozi interessanti. Il forte vento con cui siamo partiti è aumentato, prendiamo due caffe’ freddi e visitiamo il paese, allungandoci fino al porticciolo in una zona molto trasandata. Confermiamo ancora una volta la mancata presenza di barche, pescatori, pesci, gabbiani. Torniamo in auto, decidendo di dirigerci verso est, pensando cosi’ di sconfiggere il vento. La strada costeggia in parte il mare, rientra un poco per poi diventare sterrata e obbligare a una guida prudente. Arriviamo in fondo dove c’è una Sandy beach e la spiaggia di Gialiskari, nostra meta prescelta. Occupiamo due sdraio e un ombrellone per 6 euro, fronte mare, in una spiaggia isolata, di ciottoli, con pochissima gente, mare molto bello. Il vento è sparito e continua a non arrivare nessuno, c’è un silenzio che quasi fa parlare a bassavoce, contornato da colline aspre, scogli e il paese bianco in lontananza. Non ricordiamo di aver trovato una soluzione positivamente analoga, altrove, durante tutte le nostre vacanze. L’acqua trasparente azzurra è fresca, nessun fondale se non ciotoli piccoli e grandi che formano mosaici, un sogno. Decidiamo per la prima volta di fermarci a pranzo alla taverna sulla spiaggia che, oltre ad un’ottima musica anni ’70, o new age, offre buoni spuntini. Ci rilassiamo ancora guardando quattro ragazzi giocare e prima del tramonto torniamo verso Plaka, per duplicare il grilled octopus, ottimo.

Il messaggio continua ad essere chiaro: in qualsiasi spiaggia, seppur diversa, Creta è acqua di mare splendida, di ogni colore, ovunque. Il resto è contorno.

SABATO 26: ELAFONISI E FALASARNA BIS. Pensare che davvero è l’ultimo giorno non è certo una cosa carina. Con calma ci svegliamo, con calma partiamo per la seconda volta per Elafonisi. Questa volta il mare mosso di Kissamos scompare e possiamo godere di Elafonisi versione piscina, notevole. Tuttavia noi andiamo nuovamente oltre la duna per un tre ore di sole, tuffi, passeggiata e foto. Prima dell’invasione preannunciata dall’arrivo di divesi bus, verso le 13 ci allontaniamo. Sulla strada del ritorno, frappè freddo di caffe’, prima di aver mangiato un pranzo leggero sul balcone di casa, l’ultimo. Con molta calma paghiamo: il saggio e vecchio Dimitri controlla per un buon dieci minuti uno schema improponibile, a matita, scritto piccolo, segue frecce da una colonna all’altra con una grossa lente d’ingrandimento, fa conti su conti, riguarda, ricontrolla, per poi enunciare la cifra. Ci sono sicuramente sistemazioni piu’ economiche, ma questo posto è stato per noi una fortuna: verde, silenzio, vicinanza alle spiagge note (un’ora da Elafonissi, meno per Balos e ancora meno per Falasarna), possibilità di mangiare fuori, fresco, vista mare. Certo che le serrature sono discutibili, che ci sono due piatti in croce, che il bagno è quel che è, ma non ci importa. Il signor Dimitri ci offre ancora una volta il suo caldo sorriso e via. Al pomeriggio, ultima tappa del nord ovest: Falasarna, da qui siamo partiti e qui finiamo. Mentre noi arriviamo, gli altri la lasciano. Non ci sono onde, ma c’è un vento fortissimo, entra nei capelli e fa entrare sabbia molto fine che resisterà fino in Italia. Resistiamo imperterriti fino ad un magnifico tramonto, nonostante faccia quasi freddo. Alle 20 ci allontaniamo e per l’ultima volta andiamo da Plaka. Domani ci aspetta un briciolo di sud.

DOMENICA 27: HORA SFAKION – LOUKRO. Partiamo alle 8,30 per Hora Sfakion, dopo Hania c’è una deviazione chiara. E’ una strada con la totalità di curve, in un setting lunare. Parcheggiamo gratis all’ingresso del paese accanto alla bus station, prendiamo un orange juice e un frappe’, all’ombra, al primo bar e siamo confusi sul da farsi. La cittadina è piccola, zeppa di gente e negozietti, è un po’ uno shock in confronto a Kissamos e le sue spiagge. Troviamo l’hotel indicato sulla Lonely Planet: Lefka Ori, al termine del tunnel di locande e negozi. Chiediamo informazioni sul modo di raggiungere Loukro: a piedi, sul sentiero, per un due ore; lasciando l’auto e incamminandosi: un’ora e mezza (anche se dalla nave sembrerebbe di meno), altrimenti battello. Decidiamo di partire alle 13, depositiamo i bagagli, ci viene offerto un bicchiere di birra fresca e sottaceti, con l’immancabile cetriolo: è di nuovo un ambiente semplice, gentile, ci piace. L’ufficio info battelli per Loukro apre alle 11.30: l’addetto arriva alle 11.45 con una calma invidiabile, saluta a bassa voce, butta le chiavi sulla scrivania, si siede, apre un armadio da cui trascina fuori un computer con base, lentamente lo accende, con calma si preoccupa della tastiera basculante, la rende piatta, allinea le penne, scarta un chewing gum e da’ ascolto finalmente alle persone che sono in attesa, ormai quattro. Lo spirito di Zorba è presente… Il battello costa 21 euro in due andata e ritorno. Non ferma a Sweetwater, che era la nostra meta iniziale (Gilka nera). Rischiamo di perdere il ferryboat, perchè due diverse fonti di informazioni ci avevano detto che avrebbe fermato di fronte all’Hotel, invece ferma esattamente dalla parte opposta. Di primo impatto, Loukro non appare fantastica. Case bianche, certo, ma nuove, e tanta gente. Entriamo nel tunnel dei negozietti e andiamo fino in fondo (a destra guardando il paese). C’è l’Akroyal beach cafe’, per un ottimo giros, una fruit salad con miele e yogurt, un orange juice, acqua, 2 sdraio e un ombrellone (non ce ne sono molti): 20 euro in totale. Ci sdraiamo, e al primo tuffo, troviamo un fondale bellissimo, sempre senza pesci. Le correnti gelide, una costante del sud, fanno quasi piacere, anche se in alcuni punti sono un po’ eccessive… Foto, foto, foto, alla sera la luce è dolcissima. Alle 18.15 una nave enorme ci riporta a Hora, siamo in tantissimi…

Andiamo a cena al ristorante dell’albergo. Molto buono: capretto con patate, e lamb pie con formaggio. Omaggio: anguria, melone, pera e raki. Spostiamo l’auto nelle vicinanze , giretto fino al faro, fa fresco, si fuma sul balcone. Domani si finisce.

LUNEDI’ 28: FRAGOKASTELO, PLAKIAS, RETHYMNO, HERAKLION. Sveglia presto, andiamo a tuffarci nella spiaggetta dietro l’albergo alle 8, le nostre 7. Consapevoli di trovare l’ombra, vogliamo finire le vacanze con qualcosa di un po’ speciale, e tale è. Vogliamo vedere la grotta. Non c’è nessuno, ci buttiamo: situazione splendida, di acqua cristallina fredda, gelida, una sferzata di vita. La grotta non è granchè, usciamo non troppo rapidamente, ci asciughiamo – continua a non esserci nessuno – e facciamo una colazione continentale. Paghiamo 35.90 per stanza e breakfast e partiamo con l’auto parcheggiata vicino, destinazione Fragokastelo. Bel paesaggio durante il tragitto, ma il posto davvero no, terreno bruciato, desolato, spiaggiona che sarebbe bella in Italia, qui la declassiamo come normale. Non ci fermiamo e proseguiamo per Plakias, un po’ a caso. Sempre bello il percorso, ma il paese è commerciale, il vento troppo forte, con la non voglia di trovare alternative. Partiamo per il ritorno, raggiungendo Rethymo, che risulta vicina. Visitiamo un po’ il paese, dopo una birra e un orange juice ottimo nel locale piu’ alternativo del centro, con basilico di addobbo: l’atmosfera tra le case veneziane e le diverse botteghe è diversa, bella, ma il commercio nasconde un po’ architetture notevoli. Via verso Heraclyion: l’ unico posto trovato è di nuovo da El Greco, che questa volta fornisce un servizio diverso, la stanza 101, unica libera, ha due condizionatori sul balcone, da noi non usati eppure accesi e rumorosi, sotto l’insegna luminosa. Consegnamo l’auto, tornando in bus fino all’hotel, ceniamo in piazza , la poesia è rimasta nelle mani di Zorba.

MARTEDI’ 29: RITORNO. Colazione in piazza. Piccolo giro turistico nelle vie vicine: forse Heracklion meritava un’attenzione maggiore, con strade ordinate, angoli suggestivi e bei locali. Fatti i biglietti al distributore alla fermata del bus per l’aeroporto, servizio efficiente e comodo. Ogni dieci minuti, ma anche meno, passa un mezzo al costo di 1.20 ciascuno e scende davanti agli ingressi dell’aeroporto. Arriviamo a Torino alle 15. Si ricomincia.

Come scrivevo all’inizio, è difficile trasmettere le profonde sensazioni che Creta lascia, potrei indicare le dolci colazioni tra l’aria fresca e il verde, i fiori di bouganville sul pavimento, l’auto impolverata al massimo, lo stupore sempre nuovo di fronte al colore dell’acqua del mare, ogni bellezza e la sua serenità, i viaggi nel selvaggio, il sorriso dell’anziano signor Dimitri: spero di esserci riuscita, con le note di Zorba in lontananza, la sua leggerezza e il vento ancora tra i capelli.



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