Creta a Settembre in 14 capitoli

Noi siamo stati a Creta dal 15 al 29 settembre. Purtroppo non abbiamo potuto usufruire di nessuna riduzione per quanto riguarda il volo aereo in quanto abbiamo usato un volo Air One prenotato con un solo mese di anticipo (sempre la metà di quello che comunque ci chiedeva Alitalia o Meridiana!!!). In compenso “grazie”, diciamo così perché lo...
Scritto da: piccino
creta a settembre in 14 capitoli
Partenza il: 15/09/2007
Ritorno il: 29/09/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Noi siamo stati a Creta dal 15 al 29 settembre. Purtroppo non abbiamo potuto usufruire di nessuna riduzione per quanto riguarda il volo aereo in quanto abbiamo usato un volo Air One prenotato con un solo mese di anticipo (sempre la metà di quello che comunque ci chiedeva Alitalia o Meridiana!!!). In compenso “grazie”, diciamo così perché lo avremmo volentieri evitato, a un brutto malinteso con la nostra agente di viaggio di fiducia, poiché quest’ultima non ci avrebbe garantito alcun soggiorno nella parte occidentale dell’isola, l’abbiamo scaricata e ci siamo tuffati per la primissima volta nel meraviglioso mondo della prenotazione via internet. Per il volo ci siamo affidati a lastminute.It, per la prenotazione degli alberghi a booking.Com, per le opinioni sugli alberghi (utilissime!!!!) sia a ciao.It che a tripadvisor.It. Quindi sabato mattina alle 9 siamo decollati da Cagliari per Roma e successivamente da Roma per Heraklion. Qui inizia il nostro racconto che vuole essere più una serie di impressioni personali che un vero e proprio suggerimento di itinerario, anche perché ritengo che ognuno debba farsi la vacanza possibilmente su misura senza tappe obbligate o modelli imposti dagli “altri” perché lo fanno tutti! 15 – Nella terra di Mad Max Eh, già, dopo tutte le belle foto di Balos o Elafonissi, vedere un Aeroporto che è solo la brutta copia di quello nostro vecchio di Elmas, circondato da uno scenario postatomico ornato qua e là da erbacce secche, cimiteri di caterpillar e cessi pubblici (vi giuro che li abbiamo visti alla periferia della capitale!!!), edifici scrostati e disposti come se fossero stati gettati a casaccio da un bambino ipercinetico… E chi aveva il coraggio di guardarsi in faccia per ammettere che uno stipendio e mezzo sarebbe partito per questa ciofeca dopo tanti studi sul web della “bellissima Creta”? Comunque strappiamo per 30 euro una corsa in taxi fino al Marni Village a Koutouloufari (zona della tanto vituperata Hersonissos) dove ci aspetta il nostro studio (pagato 44 euro al giorno perché il giorno che abbiamo deciso di prenotare era appena andata via l’ultima offerta del locale per 2 a 32 euro al giorno e lo abbiamo dovuto prendere per 3). Il Marni non è male, il bagno purtroppo per la mia dolce metà ha la doccia senza piatto ma con pavimento inclinato (pare che sia una cosa comune a Creta) ma va tutto bene, la cucina funziona benissimo ed è pulito e confortevole. La vista è sul mare e sulla piscina piccola. I muri sono effettivamente sottili ma a settembre c’è meno casino e le uniche 2 volte in cui Pier (io no, sono un sasso quando dormo!) viene svegliato nel mezzo della notte è per dei tuffi “mattutini”. La sera mangiamo dignitosamente in uno dei locali fuori del Marni (praticamente 2 paesi, Kutulufari e Piskopiano non sono altro che ricostruzioni di villaggi cretesi senza greci che ci vivano ma solo abitati da tavernieri, gestori di peripteri, minimarket che sono il festival della paccottiglia pagata a peso d’oro etc etc). E iniziamo ad informarci per il noleggio di un’auto: il prezzo migliore che strappiamo è 310 per 12 giorni. Non prendiamo nulla e andiamo a nanna.

16 – Primi affari, prime fregature, primi ospiti… indesiderati! Prendiamo alle 9 l’autobus per Heraklion, dove la prima cosa che ci comunicano è che Cnosso è chiuso… Mah!!!! Il problema è che TUTTO E’ CHIUSO!!!! Ma che succede? Entriamo per un ennesimo preventivo in via 25 Agosto alla Touring: qui il proprietario Kosta ci spiega che in Grecia è giorno di elezioni nazionali (Angelo si chiamava… non Kosta!!) e ci offre una Atos Prime per 250 euro per 13 giorni. Passiamo all’ufficio del Turismo per informarci sugli orari dei musei e accettiamo l’offerta di Kosta che non ci parla di assicurazioni su gomme, fondo etc etc. In effetti è un tipo di assicurazione di cui sento parlare solo nei resoconti di Creta ma vivendo in una terra fatta di curve e di sterrati (io ho imparato a guidare così) non ci facciamo intimorire. Ora abbiamo l’auto: prima tappa sarà l’unico museo aperto il giorno: il Thalassocosmos, l’acquario di Kato Gouves. Sono quasi tutti lì ma non ci pentiamo di certo, i locali sono totalmente al buio e l’unica luce filtra dalle vasche in uno scenario quasi onirico e subacqueo! Lì farò le foto più suggestive! Un museo molto bello a chi piace il genere. Dopo avere digerito il primo pittagyro della nostra vita mangiato con grande goduria ad Heraklion torniamo al Marni per un espresso fai da te (nei viaggi dove ci possono essere levate precoci ci attrezziamo con una Bialetti da 2 e un ferro da stiro da viaggio con manico pieghevole che funge da piastra: provatelo, è utilissimo) e prendiamo la strada per Agios Nikolaos dove ci fermiamo per delle foto, un giretto e proseguiamo per Elounda: ci limitiamo a guardare la fortezza di Spinalonga e sulla strada per il ritorno ci perdiamo e finiamo nel primo vero autentico paese greco che ci ricorda moltissimo i nostri dell’Ogliastra: per la prima volta ci sentiamo bene, se Creta è così allora è il viaggio giusto per noi. Per guidare noi abbiamo comprato la mappa di Creta della Freytag&Berndt (7 euro), utilissima perché riporta i nomi delle località sia in occidentale che in greco, per cui se non conoscete l’alfabeto (ma ci si mette poco a imparare) permette di guidare con una certa fluidità senza incasinare troppo l’orientamento. Torniamo al Marni e andiamo a mangiare in un locale di bastardi (il Pegasus) dove ci propinano uno “stifado” sottoforma di ammasso di gelatina marrone con VERI WURSTEL TEDESCHI A PEZZI. Tipico greco, no? Mettiamo una croce sul posto e già mettiamo in cantiere per l’indomani l’idea di fermarci in uno dei numerosissimi Lidl a fare la spesa e cucinare a casa. Ma prima di dormire una sorpresa sottoforma di blatta gigantesca ci attende in bagno. Consumato il delitto e sbarazzatici del cadavere in giardino tappiamo tutti gli scarichi: non ci saranno più problemi.

17 – Antiche civiltà Il giorno dopo decidiamo di vedere Cnosso. Arriviamo grazie al solito casino di traffico di quella cacchio di capitale quando ci sono almeno 10 pullman di turisti. Iniziamo a chiederci sgomenti cosa debba mai essere la Grecia in Agosto o Luglio quando oltre a tutti gli altri si affollano anche i connazionali (quasi assenti a Settembre ma state tranquilli: quei pochi si sono fatti sentire e riconoscere!). A me Cnosso è piaciuto, penso che Evans non abbia fatto altro che cercare di avvicinare la gente ad una cosa pesante e potenzialmente noiosa come l’archeologia; non a caso negli altri siti abbiamo trovato quasi vuoto… Quando le rovine vengono spogliate dei loro monili, vasellami o mosaici diventano un aggregato di muretti a secco privi di significato, almeno Cnosso fa lavorare un po’ la fantasia! Proseguiamo per Gortina e nella città omonima ci fermiamo nella taverna più modesta con le tovaglie di carta (è la nostra tattica per mangiare bene ovunque: in questi posti di solito la cucina è casalinga e si ammanta dei sapori del palato infantile e dei profumi della nostalgia…), la Aposperida: per 17 euro mangiamo un souvlaki con patatine, tzaziki, insalata greca, acqua e ½ l di Retsina (a Kutulufari avremmo speso minimo 10 euro in più!). Questo vino cretese tanto famoso ma variamente apprezzato ha una caratteristica: il retrogusto è di… Muffa!!! Un po’ come mangiare 5 acini per volta e trovarne uno guasto. Per cui lascia spaesati, ma noi alla fine ne abbiamo portato 2 l in Italia perché ci piaceva. Ah, dimenticavo: non è leggero per nulla!!!! Gortys ci piace molto come sito archeologico, molto ben conservato, Festo un po’ meno, torniamo al discorso dei muretti a secco un po’ uguali a tutti gli altri. Agia Triada non ci convince e non ci fermiamo, proseguiamo per le spiagge di Matala: l’acqua come sempre a Creta è pulitissima e piacevolmente fresca (altro che il mare più bello del mondo è in Sardegna! Le spiagge forse, ma il nostro mare non è così pulito… magari!!!) e fotografiamo le grotte. Torniamo indietro e saccheggiamo il Lidl sulla strada: Spinach e cheese pie surgelate, keftedes e birra per le cene, pane, formaggio, prosciutto, marmellata e latte per colazioni e pic nic fuori porta. Al ritorno omaggiamo un locale di Piskopiano ma quando per 2 insalate greche, 2 yogurt col miele e del retsina ci chiedono 18 euro, capiamo che l’abbiamo finita lì… eccheccavolo!!!! 18 – Palmeti, vette monastiche e abissi di quiete.

Dopo un bell’espresso alle 7:30 partiamo per Vai. Dopo 3 ore di costa e un’ultima metà del percorso un po’ impegnativa (i cretesi oltre ad essere più indisciplinati degli italiani in auto sono amanti degli incroci a raso nella superstrada mentre dimostrano una spiccata idiosincrasia verso i semafori e i guardrail. Il business secondo me è importarceli, con le strade da migliorare si guadagnerebbe parecchio!) giungiamo nel famoso palmeto…Ma… Dove sono tutti???!!!??? Alle 11 NON C’E’ ANIMA VIVA e capiamo subito che parecchi giudizi negativi dati su alcune località cretesi sono stati causati dal fatto di averli visti strapieni in agosto! Ci tuffiamo nell’acqua piacevolmente fresca e… Meraviglia! È pieno di pesci, mai vista una roba del genere!!!! Occhiate, saraghi, triglie, labridi… Forme e colori si sprecano e per nulla intimoriti i pesci spesso nuotano vicinissimi a noi senza fuggire! Io mi appisolo un po’ dopo la lunga nuotata e quando mi risveglio… AAAAAHHHH!!!! Urlo alla Psycho! Si è riempita la spiaggia!!!! Mammaaaaa! Alle 13:30 lasciamo tutto diretti verso Moni Toploù, un monastero avvolto dalle palme. Lì ci rifacciamo occhi e narici subito con lo splendido giardino del chiostro, primo di tanti che ne vedremo, uno più bello dell’altro. La collezione di icone antiche all’interno è splendida, i colori sono conservati, alcune raffigurano scene di massa ritratte con una dovizia di particolari impressionanti. Prendiamo la strada interna per riprendere la New Road e tagliare parecchio e ci fermiamo a Sitia per un pittagyro e un paio di allucinanti paste in uno “zacharoplasteio”. Mai nome ha avuto un’etimologia più azzeccata: sono davvero scultori dello zucchero!!! Noi prendiamo una bugatsa con uno strato di 3 cm di crema pasticcera avvolta in morbida e leggera pasta fillo inzuppata nello sciroppo al miele. Una cosa che bisogna sempre cercare in Grecia sono le pasticcerie, i dolci sono ottimi anche se a volte stucchevoli a causa del miele ma come rinunciarci? Consumiamo il nostro pranzo sul lungomare di Sitia, molto grazioso e silenzioso, sotto gli occhi di un vecchietto che ci guarda con malcelata curiosità! Poichè Pier ricordava un resoconto che citava il paesino di Mochlos definendolo grazioso decidiamo di effettuare la deviazione ma… oddio, la strada si interrompe sulla scogliera!!??!! No, fiiuuu, solo che la stradina che giunge al porticciolo ha una tale pendenza che non si vede dalla new road!!! Rigorosamente SENZA GUARDRAIL (ci saremmo potuti offendere…) scendiamo a freni schiacciati nelle curve asfaltate che ci portano in questa specie di succursale di Mykonos con case a cubetto di zucchero e infissi blu, rampicanti con fiori ciclamini, un silenzio fluttua innaturale dappertutto; dei bambini francesi giocano in bici nelle strade senza il solito vociare allegro, rispettosi della regola quasi benedettina! Unico rumore che culla la nostra passeggiata è lo sciabordio pronunciato delle onde che si infrangono sul molo e sulle rocce vicino all’unico pub “Le grand bleu”dove un drink costa dai 6 euro in su. Risaliamo e una volta tanto diamo retta a quella cagata di guida che abbiamo appresso, che fa parte della collana che davano col Corriere qualche anno fa. Sono belle guide che hanno il pregio di mostrare con molte foto e disegni le località e i monumenti ma nel caso delle isole greche hanno sottratto troppo spazio a un libro che pretende di parlare di tutte le isole greche!!!! In più non è aggiornata. Sconsigliata per vedere le isole greche, consigliata per tutte le altre mete (ho controllato la precisione per ciò che riguarda Barcellona, New York e Monaco). Prendiamo la deviazione “Monì Faneromeni”sulla strada per Gournia. Per chi ha già timore di affrontare la strada per Balos o quella costiera per Elafonissi EVITATE DI FARE QUESTA. Appena la imbocchiamo ci rendiamo conto dell’errore. È il tramonto, abbiamo il sole in faccia in una strada strettissima asfaltata in cui 2 auto affiancate insieme non passano, con curve ogni 20 metri, visibilità zero e… SENZA GUARDRAIL SU UNO STRAPIOMBO CHE ARRIVA A 700 METRI!!!!! Io sudavo freddo, mancavano le piazzole per fare inversione, Pier Luigi che strombazzava ad ogni curva (quindi ogni 10 secondi) nella speranza che nessuno scendesse, tra le caprette che invece di farci “ciao” come Heidi ci facevano “ma chi ve lo ha fatto fare?”. Ma dulcissimus in fundus, anzi, in vetta… UNO DEI PANORAMI PIU’ ECCEZIONALI CHE ABBIA MAI VISTO! Il monastero è chiuso ma si può salire in cima e vedere da Sitia fino ad Agios Nikolaos!!!!!! Per farla occorrono almeno 15 minuti per 5 miseri km da incubo ma vale la pena. Però almeno voi… Non fatela al tramonto!!! Rinfrancati dallo scenario idilliaco scendiamo tenendoci rigorosamente sul lato della roccia e al diavolo chi sale, peggio per lui!!!!! E torniamo a cucinarci una bella cenetta pseudo greca.

19 – Un’isola (semi)deserta Eh già, finalmente tocca a Chrissi! Giungiamo a Ierapetra alle 9 e subito allibiamo: un signore passeggia pacifico col suo bel pittagyro in mano a quell’ora! Vabbè che io mi faccio le colazioni inglesi col bacon e i fagioli con l’uovo ma il pittagyro è davvero troppo!!! Verso le 11 si parte nell’acqua meravigliosa di Ierapetra (ma come fa ad essere così pulita anche al porto?) e vediamo che con noi c’è un gruppo che pare una classe dell’asilo con il pranzetto e l’acquetta in scatola data dall’albergo. Sbarcati oltrepassiamo le dune per LA spiaggia di Chrissi e decidiamo di sistemarci sotto un albero. Molte coppie decidono di ricavarsi ugualmente un’ombra di intimità sotto un albero proprio invece che sotto gli ombrelloni. Tutte TRANNE UNA, che chiaramente dove va ad infilarsi? Sotto il cedro scelto da noi. Praticamente eravamo l’unico albero con sotto 2 coppie sconosciute con mezzo migliaio di alberi liberi… Poiché la sfiga ci vede benissimo notiamo immediatamente che fanno parte della classe dell’asilo in gita e… Sono italiani!!!! Ma la cosa più divertente è stata che loro non si fidavano evidentemente della nostra presenza (questa poi!) e facevano accuratamente in modo di andare in acqua alternati per non lasciare la loro roba sola (ebbè, magari gli rubavamo la merendina dell’hotel, non si sa mai…), che controllavano periodicamente con diffidenza!!! Che gente assurda! L’albero ci ha però vendicato poiché l’ombra col passare del tempo si è spostata tutta dalla nostra parte e loro si sono dovuti rannicchiare sulla radice. Cavoli vostri, ragazzi!!! Ma a parte questo e a parte l’incessante musica reggae e techno che martellava tutta la spiaggia dal bar nulla potrà farmi togliere Chrissi dal primo posto assoluto nella hit parade della spiagge cretesi viste. Sabbia color (e di temperatura) oro fuso, acqua color piscina, visibilità sott’acqua almeno a 20 metri, una marea di sogliolette che ti venivano vicino per giocare con i piedi e si insabbiavano al minimo movimento!!! Mai ricordo di avere nuotato per tanto tempo (in tutto avrò fatto tre ore in 4 nuotate) senza avvertire stanchezza fisica ma solo il piacere sublime di fare parte anche solo per qualche ora di un tale paradiso!!!! Pranziamo con i nostri paninetti prosciutto e formaggio e le pesche croccanti e dolcissime e alle 16:30 partiamo per Ierapetra. Qui ci riforniamo da uno zacharoplasteio e la pasticcera che parla solo greco ci regala un pacchettino con assaggi di biscotti secchi… che gentile!!! All’ incrocio tra Sitia – Ierapetra – Agios Nikolaos i turisti ci fanno i fari: c’è un posto di blocco. Non ci fermano ma vedo che le auto fermate sono tutte a noleggio e le facce dei fermati non sono molto tranquille… Perché cavolo non lo dico subito???!!! Proseguiamo per la chiesa di Panagia Kera che ha della icone pitturate sulle pareti interne antichissime e stupende e rientriamo al Marni stanchi morti ma felicissimi.

20 – La parabola della pecora morta Ovvero così come in una carogna di pecora si trovano denti splendenti come perle, così in quello schifo di Heraklion (città tra le più brutte da me viste insieme a Smirne in Turchia e Oristano da noi) si trovano delle perle di musei. Non perdetevi il museo archeologico, vale assolutamente la pena, incantatevi davanti ai colori e alla perfezione dei gioielli antichi, la testa del toro, la plasticità delle figure umane della tauromachia, il disco di Festo, i meravigliosi vasi e sarcofagi. Imperdibile parimenti è il museo della battaglia cretese, molto toccante, silenzioso ma con troppe poche spiegazioni in inglese. Bellissimi sono anche la cattedrale e il vicino museo delle icone antiche ma splendidamente conservate. E poi, più leggero ma sempre interessante, il museo storico con i costumi e gli usi cretesi, ricostruzioni delle case, gioielli e antichità varie dei tempi minoici, romani e veneziani (le porcellane sono eccezionali!!). Mangiati 2 ottimi pittagyro con le patatine ovali e strapieni di tzaziki verso le 17 soddisfiamo la mia curiosità di vedere Agia Pelagia: rimaniamo incantati. A quell’ora ci sediamo sulla passerella in legno che dà sulla spiaggetta e rimaniamo in religioso ascolto dello sciabordio che le ennesime acque cristalline che vediamo a Creta provocano sulla battigia. Il paese è graziosissimo e immaginiamo che sarebbe un’ottima alternativa alle Cicladi per una settimana di relax. Quindi torniamo al Marni rilassati e già dimentichi degli irritanti e prepotenti tassisti della capitale.

21 – Ma il regime dei Colonnelli non era finito? La mattina ci svegliamo abbastanza presto perché abbiamo deciso che il mar libico è troppo bello, per cui andiamo incontro ad uno sgradevole destino a Ierapetra. Trascorriamo la mattinata nella spiaggia cittadina, pranziamo sul lungomare (caro, sarebbe da evitare ma non abbiamo trovato manco un negozio di giros!!!) e il pomeriggio ci dirigiamo verso Agia Fotia dove la spiaggia è vulcanica e il fondo ciottoloso ma l’acqua è ancora più pulita e ricca di pesci. Qui per la prima volta vediamo interi banchi di pesci ago! Vorrei aggiungere che la scelta delle spiagge era determinata anche dalla direzione e dalla intensità del vento, in quanto Pier è di Carloforte, piccola isola di origine genovese, e in quanto a vento, mare e pesci (anche da cucinare) è davvero un drago!!! Al ritorno verso il Marni le auto dei “colleghi” ci lampeggiano in continuazione, capiamo che il solito posto di blocco è lì. Poco prima di raggiungerlo ci troviamo incastrati in una fila di 7 auto capeggiate da un lentissimo pick-up. Poco male, almeno non andiamo veloci!!!! Ci puntano da prima dell’incrocio e ci fermano. E qui allibiamo alla grande!! Fatti scendere dall’auto manco fossimo dei criminali ci viene dato un foglietto scritto in greco senza alcuna spiegazione!!! Io in inglese esprimo rimostranze ma non ottengo nulla, capisco solo che Pier deve pagare 40 euro per qualcosa che ignoriamo!!!! Immediatamente ci accorgiamo che un’altra coppia di turisti è stata appena fermata e anche loro hanno subìto il medesimo trattamento nello stesso incrocio…!!!! Ma dai, andatevene al diavolo!!!! Ma che polizia del piffero è che ordina di “tosare” a piccole cifre i turisti sapendo che per poche decine di Euro non interromperanno mai la vacanza cercando di protestare? Certo, idioti noi che siamo ripassati lì pur avendo visto che fermavano solo i turisti, ma noi pensavamo fossero meri controlli!!!! Torniamo incazzati come draghi al Marni e la receptionist ci spiega che probabilmente dopo le elezioni stanno cercando di fare bella figura rimpinguando le casse e ci dipinge un pessimo quadro della polizia cretese, definita come un coacervo di impiegatucoli imbelli messì lì a fare gli scribacchini. Mah… Sarà vero? In ogni caso mi metto subito in contatto con un avvocato di fiducia in Italia e mi informo sui nostri diritti che, per fortuna, vedo sono parecchi!!!! Saldiamo il Marni perché l’indomani partiamo per l’ovest e cerchiamo nel sonno la tisana dell’oblio.

22 – Piove sui nostri visi silvani, o Ermione! (Little Venice parte I) Partiamo per le 8 dal Marni direzione Rethimno – Chania, sulla strada ci fermiamo a Monì Archadiù sotto una coltre di nuvoloni grigi. Questo monastero è stato protagonista dell’eccidio del 1866 quando i cretesi vi si asserragliarono per difendersi dai Turchi i quali invece lo espugnarono e il prete decise di dare fuoco alle polveriere sacrificando tutti, ortodossi e musulmani, tranne sé stesso (e chiamalo scemo!) e una sopravvissuta. Splendido il giardino e meraviglioso il piccolo museo con i resti di quella spaventosa esplosione tra cui addirittura la treccia di una delle vittime!!! Abbastanza macabro per certi versi ma molto interessante e bello. Proseguiamo per Rethimno dove giungiamo insieme alla pioggia. Parcheggiamo vicino alla città vecchia e ci infiliamo nei vicoli dove iniziamo a fare il primo shopping. Noi amiamo molto i souvenir eno – gastronomici sia per noi che per i nostri amici più cari. I mercati di Rethimno e di Chania si sono rivelati i posti dove i prezzi sono migliori. Da evitare come la peste i supermercati Ariadni dove le lattine di olio di oliva che al mercato valevano 7,20 Euro lì si pagavano più di 10!!!! E l’olio è solo uno dei tantissimi esempi! Le insalatissime della famosa marca costavano 3 scatole oltre 7 euro! Ma il mais all’interno era d’oro, ci siamo chiesti? Meglio gli IN.KA che valorizzano i prodotti cretesi ma sempre più costosi del civico mercato e i Champion, della catena carrefour dove i prezzi delle marche greche erano i migliori in assoluto tra i supermercati. A Rethimno compriamo il Rakomelo (raki con miele e talvolta cannella), miele con la frutta secca, confezioni di spezie e campioncini di prodotti tipici, olio di oliva, e troviamo, in un piccolo e graziosissimo negozietto gestito da una solare cretese che ci intrattiene in inglese con una piacevolissima conversazione sulla sua vita, Mykonos, New York e le vacanze, un nuovissimo prodotto, una marmellata dolce di… olive!!!! Sì sì, da mangiare a colazione. Ne prendo una per me e un’altra la metto in confezione per un amico buongustaio! Inoltre hanno il bel vizio di fare 2 tipi di confezioni per i liquidi: in vetro e in plastica che sono quelle che compreremo per noi per risparmiare sul peso in valigia.

Facciamo parecchie foto e ci infiliamo al porto veneziano antico dove ci sediamo al ristorante sul mare “O Maria Muragio” dove a Pier viene chiesto di scegliere da sé il pesce appena scaricato dal peschereccio!!! Il conto di 75 euro è assolutamente adeguato per la qualità del pesce che mangiamo ma è una pazzia che ci eravamo promessi, figlia unica di madre vedova come si suol dire! E poi il prezzo vale solo vedere come quel marpione del proprietario riusciva, parlando sei o sette lingue, ad accalappiarsi i clienti!!!! Aveva un modo di gran canaglia simpatica che ci sa fare che era irresistibile!!! Era capace di sfilarti la guida di mano mentre passavi e dirti che non avevi aperto alla pagina giusta con il nome del suo locale, o di svicolarti sotto il naso un piatto con un’aragosta profumatissima e chiederti a bruciapelo nella tua lingua: “Sa cos’è questa?”. Qualunque cosa rispondesse il malcapitato in 2 secondi era già catapultato nelle cucine a scegliere il pesce fresco!!! Grandioso! Finita la visita a Rethimno proseguiamo per il Renieris Hotel a Kato Stalos, subito dopo Chania. Anche questa zona non è altro che un lungo hinterland costellato senza soluzione di continuo di peripteri e taverne ma è più ordinato e meno “telefonato”. I taxi qui sono blu e non grigi come quelli di Heraklion e non si comportano da pirati della strada! La camera d’albergo ci lascia senza fiato! L’offerta di booking parlava di “vista giardino” ma… L’hotel è costruito in maniera tale che praticamente si vede sempre il mare e tutta Chania!!! Situato in campagna, silenziosissimo, niente rumore di turbine aeree, solo cani, galli e cicale. In più scopriamo che lo sconto è davvero super: avremmo dovuto pagare 75 euro al giorno, altro che 44!!!! Ci sistemiamo, mangiamo in camera le nostre solite provviste stavolta fredde perché manca la cucina e… Nanna!! 23 – Il rigore monastico dell’akrotiri Poiché il tempo persevera sui toni del grigio – blu e vediamo che cambierà solo martedì consultando le pagine scaricate da internet alla reception decidiamo di vedere i monasteri della penisola proprio sopra Chania. La colazione del Renieris è da urlo! Yogurt greco con il miele, muesli, cornflakes, macedonia, pane, fette biscottate, plum cake freschissimo, burro, margarina, 4 tipi di marmellate, 5 tipi di the, caffè americano, succo d’arancia, formaggio cretese!!!!! Ci rempiamo i piattini ben bene e spazzoliamo tutto, poi… Via!!!! Per prima cosa andiamo a Monì Chrissopigy che è vicino e una volta tanto è Pier Luigi a essere cacciato dal Paradiso Terrestre per via degli shorts: a comunicarglielo è una suora con dei baffi degni di Groucho Marx. Nei monasteri ortodossi sono rigidi quanto nelle nostre chiese: per le donne bisogna coprire spalle e cosce e quando ci sono suore gli uomini non possono mostrare le gambe!!! Non mi trattengo molto neanche io perché mi scoccia saperlo ad attendermi fuori comunque torniamo a casa per coprirci degnamente (e fortuna che lo facciamo!!!) e ci dirigiamo verso Agia Triada sfarzosa ed elegante all’interno, il monastero più bello visto a Creta, un giardino molto grande e curato. Quindi andiamo a Monì Gouvernetou dove scopriamo che gli orari di visita sono piuttosto insoliti: dalla 5:00 alle 11:00 (!!!) e dalle 17 alle 20. Anche le regole ci lasciano perplessi: sono vietate minigonne, shorts e abiti smanicati PER TUTTI, è vietato filmare, fotografare, fumare (!!!!) nel monastero e al difuori è vietato campeggiare, bivaccare, fare pic nic, pescare e nuotare sulla parte della costa di proprietà del monastero!!!!!! Decidiamo di tornare indietro ma un incendio ci costringe ad un ulteriore inversione e ci perdiamo tra i paesini dell’akrotiri. Dentro Chorafakia un profumo celestiale di arrosto ci guida dritti dritti verso la taverna Irene, di quelle che piacciono a me, piene di greci e tovaglie di carta, col cesso sul retro ricavato dalle cantine. Per 19 euro ci pappiamo del pastitsio, agnello con patate che pare burro tanto è tenero, insalata greca, mythos e acqua. La signora Irene poi è eccezionale, si siede per prenderti l’ordinazione e per farti il conto sotto il naso!!!!! Rifacciamo la strada brulla per Monì Gouvernetou ma prima di entrare scendiamo a Monì Catholicoù per la scala di pietra agevole ma lunga e certamente stancante al ritorno. Tuttavia la visita merita, gran parte delle arcate e i muri del monastero antico ricavato all’interno di una grotta sono integri, il vento a 24 km/h non si sente perché in fondo alla valle, c’è silenzio e il paesaggio è davvero bucolico! Risaliamo e visitiamo Moni Gouvernetou ma non è niente di speciale, non ci sono nemmeno musei interni. Al ritorno all’hotel passiamo a vedere il cimitero del Commonwealth dove sono sepolti i poveri ragazzi alleati morti nella 2° guerra mondiale. E’ triste vedere diciottenni neozelandesi venuti a morire in un posto tanto lontano… Ma il sito è stupendo: centinaia di tombe tutte uguali (tranne un milite ignoto francese) guardano verso la baia di Sitia dove una tavola di acqua cristallina accompagna melodiosamente il silenzio immenso di questo posto. Semplicemente toccante, non abbiamo più detto una parola fino all’albergo tanto ci aveva commosso. Da non perdere, contando che è praticamente sempre aperto. Se potete andateci al tramonto. Arricchiti di splendide emozioni mangiamo e andiamo a dormire.

24 – La città europea (Little Venice parte II) Poiché il tempo non migliora decidiamo di girare Chania. Toppiamo alla grande scegliendo il parcheggio sotterraneo a pagamento che fa prezzi moooooolto più salati di quelli esposti quando scopriamo che alla fine della stessa via ce n’è uno gratis… Vabbè!!! Il mercato civico si rivela una miniera di sorprese e di affari: qui un gentile proprietario di un chiosco offre a noi e a una coppia di sudafricani un assaggio di tutti i liquori e le grappe del chiosco!!!! Noi gli compriamo un bel po’ di roba e lui ci fa un misero 8% di sconto: coltelli, grappe, spezie. 2 parole sui prodotti: le spezie vendute a Creta sono diverse dalle solite medio – orientali perché vendono i mix per tzaziki, souvlaki, pesce, insalata greca, sono buste grandi e costano massimo 2 euro. I coltelli sono molto belli soprattutto quelli con lama pieghevole e manico in legno intarsiato. Su tutti una scritta incisa nella lama che dice più o meno che a creta si regala un coltello per scacciare cose e persone cattive.

Al mercato della pelle mi viene un coccolone: borse da 350 euro!!!! Alla faccia dei prezzi economici! Per quella cifra me ne vado in via Montenapoleone e mi compro pure marche italiane. Sto per cedere allo sconforto dopo essermi comprata dei sandaletti in cuoio con la greca per 12 euro (necessari visto che le mie ciabatte hanno tirato le cuoia al primo temporale) quando il mio cavaliere mi chiama con cenni convulsi: ha trovato il negozio di uno che le produce e fa prezzi stracciatissimi!!! Per 100 euro mi porto a casa 2 borse a secchiello per mamma e suocera e un mega – zaino color prugna con 4 tasconi che si rivelerà utile già nel viaggio di ritorno!!!! Sono al settimo cielo!!!! Quindi iniziamo a scoprire questa splendida ex – capitale amministrativa ma certamente ancora economica elegante, ordinata, che denota subito un buon gusto dalla presenza del made in Italy (cucine, bagni, abiti, scarpe) e dall’architettura di alcune case in vie residenziali che né a Rethimno né tantomeno a (pfui!) Heraklion abbiamo mai visto. I presunti 5000 anni di storia di questa città che sa di metropoli e che deriva da una antico sito minoico aleggiano in tutte le strade.

Come edifici religiosi vediamo la moschea, la chiesa Mitropoli, Agia Ekaterini, Agios Nikolaos. In piazza 1821… obbrobrio!!!! Una chiesa cattolica veneziana di cui rimane orgoglioso il campanile “fusa” con un impavido minareto musulmano troneggiano su quella che ormai è una chiesa ortodossa!!!! Una cosa abominevole dal punto di vista estetico, storico e della tolleranza!!!! Imperdibili sono inoltre la passeggiata sul lungomare, il faro ma al porto soprattutto il Museo Navale, grandissimo, completo e per nulla scontato!! La parte più bella per me è stata quella con gli (eso)scheletri dei pesci e dei crostacei, buffissimo il pesce palla!!! Conchiglie colorate, spugne, denti di squalo!!!!! Una meraviglia. Minuziose le ricostruzioni di imbarcazioni storiche, della battaglia di Salamina, delle guerre di Alessandro Magno. Al piano di sopra poi i maschietti impazziranno! Niente sirene nude ma solo modelli delle navi da guerra di questo secolo, con riproduzioni di periscopi e addirittura della cabina di comando di un sottomarino militare!!!! Dalle finestre poi la vista sul porto e sul faro su cui si infrangono le onde ruggenti è da cartolina!!! Pranziamo in un fast food greco (seguito da espresso e bugatse al formaggio e cannella a fianco) di fronte al Museo Archeologico in cui entriamo dopo pranzo. Anche questo a mio parere è molto bello, quasi quanto quello di Heraklion, merita certamente. Facciamo una capatina ai giardini pubblici dove vediamo le prime caprette cri cri e compriamo 4 bottiglie di Retsina da ½ litro da riportare in Italia al Champion. Prenotiamo Samaria (36 euro in tutto) e dopo 9 ore di camminata… Stanchiiiii!!!! 25 – Una cartolina deludente Spunta il sole, il meltemi si affievolisce leggermente e finalmente si parte per Balos! La strada è tranquilla, addirittura la faccio io che ho la patente da 2 anni e mezzo! Attenti ai turisti idioti che vi superano provocando nuvoloni di polvere! Arriviamo verso le 10 e subito ci accingiamo a scendere. A metà strada… Incredibile visu! Il paesaggio che si vede è identico a quello delle foto su internet e delle cartoline, altro che ritocchi al computer e bufale!!! Frenetici iniziamo a scendere fregandocene dei polpacci e del caldo che picchia e quando arriviamo sull’enorme duna di sabbia a grandi passi affondiamo in quella meravigliosa sabbia bianca, l’unica veramente bella che abbiamo visto a Creta…!!!! Ma… Cosa sono quei cumuli nerastri sulla sabbia pieni di vespe? PATTUME???!!!?? HANNO ACCUMULATO I RIFIUTI A BALOS???? Ma che cosa hanno i turisti in testa? Perché non fanno come noi che ci portiamo sempre una busta di plastica in più da riempire e che buttiamo al primo bidone? E anche il comune di Kastelli Kissamos potrebbe mettere dei bidoni da svuotare una tantum!!!! Ma non è finita! Arrivati sulla parte di spiaggia piatta e umida sulla laguna ci stendiamo e facciamo per immergerci in una pozza. RIBREZZO!!! L’acqua è oleosissima a causa dei CHILI DI CATRAME!!!! E catrame se ne trova dappertutto disseminato in pezzi che variano dai pochi millimetri al mezzo metro!!! Altro che cacca di capra come sembrava a me da lontano!! Ci spostiamo sulla riva dove arriveranno i turisti in barca ma il vento per quanto solo a 11 km/h spazza tutto e a Balos non esiste riparo né da questo né dal caldo! Pier Luigi entra nell’acqua limpida ma agitata e appena esce che mi dice? “Attenta ai ricci nascosti, mi sa che 2 spine mi sono entrate in un piede!!”. Eh, no! Passi il pattume, il catrame, il meltemi, cacchio, ma pure i ricci con Samaria da fare l’indomani!!!! Vediamo la barca da Kastelli ancorarsi a Gramvousa e non “scozzarsi” manco per scherzo! Siamo rimasti fino oltre le 13 e la barca non ha mai portato i turisti a Balos, evidentemente hanno capito che non era il caso. E mentre ce ne andiamo con tutti gli altri turisti che scendono per l’ora di pranzo, guardiamo dall’alto quel panorama stupendo che dall’alto non ci aveva minimamente rivelato le sue nefandezze antiecologiche. Sullo sfondo tante piccole formichine a pancia in su si godono beati mare e sole sulla spiaggia di Gramvousa, riparati dall’imponente mole dell’isola.

Desolati e bisognosi di un tuffo ristoratore ci dirigiamo verso Falasarna. Già dall’alto ci piace ma quando ci avviciniamo ci pare solo meravigliosa! Sabbia rosa, acque limpide, pesci come al solito di 6 – 7 specie diverse! Rimaniamo fino alle 18:30 e poi a malincuore torniamo verso Kato Stalos dove ceniamo a base di pittagyros, dakos (un pane cretese biscottato con pomodoro, feta e aromi) e birra. E poi cerchiamo di dormire per… Samaria! 26 – Gola Profonda Eh eh, 12 km sono una bella concorrenza anche per la Lovelace!!! Dico subito che dovendo rifarlo una seconda volta non la rifarei così! Troppo casino, troppa stanchezza, troppo inutile. La prenderei da Agia Roumeli e risalirei, mi prenderei tutto il tempo, farei le pause senza l’incubo del traghetto che parte etc etc. Le cose brutte di Samaria sono 2: i sassi scivolosi e i turisti fanatici della montagna. Ce ne sono di diversi tipi: Quelli Con I Bastoni, veri e propri serial killer di piedi altrui che se non ti sposti ti acciaccano all’istante e che ti sbuffano da dietro sul collo come teiere impazzite. Poi ci sono i Copioni, quelli che non hanno la più pallida idea di dove mettere i piedi e imitano te, con il problema che cercano di accaparrarsi il tuo sasso mentre TU cerchi di posarci sopra il piede, creando slavine di turisti broccoli; e poi i più fastidiosi sono i Molestatori, quelli che ti si piazzano dietro con contatto pancia – schiena e bocca – collo e nonostante tu rallenti, ti accosti, ti fermi non ti sorpassano MAI, si presume per dubbie perversioni erotiche. Per ultimo gli Imbecilli (che non mancano mai) come la signorina che vestita come da jogging mattutino a Central Park correva (!!) sui sassi scivolosi rovinando a terra e cercando appiglio nel gomito di Pier Luigi con il pericolo di trascinarlo con lei. Peccato non sia riuscita nell’intento: le avrei risparmiato la camminata spedendola con un’unica pedata nel sedere fino al mare! Per fare la gola noi senza pause (pazzi!!!! Per paura di non essere svelti e allenati!) abbiamo impiegato 5 ore 15 minuti, più un’altra mezz’ora per arrivare al villaggio. Una nuotata nell’acqua fresca tra muggini di taglia da griglia (uno era almeno 30 cm!) ci toglie metà del dolore. Il ritorno dopo il traghetto è in pullman con Manolis, autista feticista per il mezzo ma assolutamente misogino che litiga con chi gli tocca l’autobus, taglia la strada solo alle donne, bloccato da un’auto parcheggiata male a Chania chiama tre passeggeri e a spintoni la mettono a posto!!!!! La guida che parlava 6 o 7 lingue non ne ha trovata una sola per esprimere la sua costernazione… Noi invece ridevamo come pazzi!!!! Mangiamo in una taverna locale dove un cameriere simpaticissimo ci intrattiene con la storia della sua vita e poi riposo meritatissimo!!! 27 – Budelli rimane sempre Budelli Oggi tocca a Elafonissi che raggiungiamo per la strada interna di Topolia. Questa è disseminata da piccoli venditori di miele, olio e olive. Non so il prezzo ma credo siano più convenienti. Evitando le solite caprette giungiamo alla laguna di Elafonissi, anche questa spazzata dal vento. La sabbia è meravigliosa e la laguna idem, ma i posti profondi dove si può nuotare sono pieni di sedimento e torbidi, è un po’ deludente come mare, molto più bella da vedere. I soliti pochi italiani si fanno sentire ridendo, schiamazzando e giocando a racchettoni (gli unici!!!) mentre gli altri si chiedono da quale gabbia siano mai usciti questi e noi ci godiamo qualche ora in questo posto da cui sinceramente ci aspettavamo di più, anche come quantità di spiaggia rosa che è concentrata solo in pochissimi punti. Per mangiare ci fermiamo in una bettola assurda senza nome col cartello “cafè taverna” dove non si ferma nessuno, vuota (io stessa devo insistere con Pier per convincerlo) e per 22 euro ci cucinano il megasouvlaki più buono del mondo con le patatine, tzaziki, insalata greca, miele con yogurt, caffè greco e raki. La vista comunque è stupenda perché dà proprio su Monì Chrissoskalitissa che poi visitiamo. La vista della terrazza del monastero è su una caletta rocciosa con mare verde smeraldo che contrasta perfettamente con l’abbagliante candore della calce. Di scalini secondo me ce ne sono meno di 90 perché nonostante i crampi residui di Samaria li ho fatti senza troppi problemi, i musei sono molto graziosi anche se piccoli. Torniamo verso l’albergo lungo la strada interna a causa di un Tir che bloccava il tunnel per Topolia e anche qui non date retta ai terroristi: è assolutamente fattibile, dove il guardrail manca la strada è larghissima!!! Strada facendo facciamo scorta da un’enorme zacharoplasteio (di piccole a dirla tutta non ne abbiamo mai viste) di paste commisurate alle dimensioni del negozio: 2 ripiene di crema e mandorle a scaglie, 2 baklava ripiene di uvetta e noci, 2 torciglioni di pasta fillo ripieni di cioccolato solido, e tutte inzuppate in maniera un po’ nauseante nel miele, tanto che io non ne ho mangiato più di 2 morsi per una, pur essendo golosissima di dolci!!! Iniziamo a sistemare i souvenir fragili escogitando il modo migliore di fare le valigie, ci finiamo le ultimissime provviste nel frigo (in dotazione insieme all’asciugacapelli in stanza) e andiamo a letto.

28 – Che si fa l’ultimo giorno? Si va al mare, ecco cosa. Ci dirigiamo verso Plaka e ci perdiamo ignominiosamente tra i paeselli della caletta. Dopo avere visto le case più belle della nostra vita (bianche con enormi piscine in alto con vista sul mare… Chissà quanto costavano??!!) scendiamo nell’unica spiaggia raggiungibile di Almirida. Qui facciamo il nostro primo castello di sabbia (problema della sabbia sarda: E’ PEGGIO DELLA FARINA PER FARE I CASTELLI!! SOB!!) che tutti ammirano (eh, come no…) ma l’acqua non ha le limpidezze a cui noi siamo abituati e i pesci scarseggiano. Pranziamo nella psarotaverna dietro di noi che recita dal 1954 e per 24 euro mangiamo un megapiattone di salsicce semisepolte da una montagna di patatine fritte che avrebbero fatto la gioia di Kit Carson, moussaka, sformato di zucchine e melitzanosalata, 2 birre. Stiamo così bene che lasciamo pure la mancia! Tornati a casa saldiamo il conto al Renieris e ci dedichiamo al bagaglio.

29 – Vediamo dall’alto la nostra prossima meta…? Partiamo alle 5:30 dall’albergo, molliamo come da accordo l’auto alle 8.00 in aeroporto e partiamo con un Aegean 737 – 300 che se avessi saputo prima quanto è vecchio quel modello avrei preso il Tavor appena seduta! Mi consola che era un aereo dismesso dalla Lufthansa e quindi ben mantenuto (lo sospetto perché oltre all’inglese si leggeva sui sedili “Bitte waehrend des Fluges anschnallen”… Chissa!). Vediamo parecchie Cicladi e Ionie, le prime nostra prossima meta assolutamente da soli o in compagnia, vediamo un po’…Ad Atene l’impressione che il nostro mega trolley pieno di TUTTI I NOSTRI VESTTI E TUTTI I NOSTRI REGALI si stia allontanando dal nostro Air One su uno sconosciuto carrello è confermata solo a Cagliari dove insieme ad una povera giordana siamo gli unici senza bagaglio. Il giorno dopo mi verrà restituito senza le maniglie (e quindi inutilizzabile viste le dimensioni) dicendo che oltre i 30 Kg per la 626 (la legge che tutela e regolamenta la salute dei lavoratori) gli aeroportuali hanno il diritto di non caricare il bagaglio. Non mi dice se hanno anche il diritto di divellere a sfregio le maniglie per le quali comunque non posso rivalermi in quanto la colpa del ritardo e del danno è solo mia. SCRIVERE CARTELLI AL CHECK – IN NO, EH, MI RACCOMANDO!!!! Cha cavolo parlano di bagagli cumulativi per 2 col doppio del peso o di pagamento per ogni kg di sovrappiù se poi tanto non lo caricano? Ai posteri l’ardua sentenza, per ora solo il nostro giudizio: Creta, polizia e tassisti a parte, è un’isola stupenda che si adatta a tipi di vacanza molto diverse: mare – relax, avventura, eno – gastronomica, culturale, per famiglie. In sole 2 settimane tante cose le abbiamo lasciate (Preveli, la Valle di Amari, Xerocambos etc etc) ma ciò che abbiamo visto non ci abbandonerà mai soprattutto grazie alle oltre 700 foto e 2 ore e passa di registrazione!!! Buona Creta a tutti!!! Silvia e Pier Luigi



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