Cracovia cuore a cuore: viaggio madre-figlio tra memoria, risate e pierogi

Una città che conoscevo da ragazza, un figlio appena diventato grande, cinque giorni di condivisione vera. Tra i silenzi di Auschwitz, i salti in piazza, gli hot dog dell’ultimo minuto e le risate davanti a un McDonald’s, Cracovia ci ha regalato molto più di un viaggio: ci ha regalato tempo insieme. Prezioso, unico, nostro.
Scritto da: Romy Crystal
cracovia cuore a cuore: viaggio madre-figlio tra memoria, risate e pierogi

Ai tempi del liceo avevo partecipato a uno scambio culturale a Cracovia, una settimana intensa che mi aveva permesso di conoscerla in lungo e in largo. Da allora, ho sempre desiderato tornarci. Quest’anno si è presentata l’occasione perfetta: mio figlio ha affrontato l’esame di maturità, e tra tutte le materie studiate in cinque anni, ce n’è stata solo una che ha davvero amato: storia. Così mi sono detta: perché non regalarci un viaggio madre-figlio, proprio in una città così ricca di memoria? Dopo che lui si è concesso qualche giorno di meritata vacanza con gli amici, quindici giorni prima della partenza prenoto tutto. Grazie alla mia fidata amica Elena dell’agenzia viaggi, blocco volo Wizz Air e un bed and breakfast in centro.

Diario di viaggio a Cracovia

Giorno 1 – Città vecchia

Con solo 40 minuti di ritardo decolliamo, e nel giro di poco atterriamo in terra polacca. Complici i video che avevo studiato per tempo (una volta tanto You Tube usato per bene!), prendiamo il treno e in mezz’ora siamo già nel nostro alloggio. Un appartamento grande, luminoso e accogliente. Giusto il tempo di sistemare gli zaini e organizzarci un po’, poi tappa veloce al Carrefour per la colazione del giorno dopo (abbiamo una mini cucina tutta per noi) e via, direzione città vecchia. La zona è piena di ristorantini deliziosi. Ne scegliamo uno a caso e restiamo piacevolmente sorpresi: io ordino una cotoletta, ma non ha niente a che vedere con quella alla milanese. Questa è più spessa, morbida e saporita. Insomma, eccezionale. A letto presto, il giorno dopo ci aspetta qualcosa di ben più impegnativo.

Giorno 2 – Auschwitz e Birkenau

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Con un po’ d’ansia ho prenotato la visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, affidandomi a una app Get Your Guide. Puntualissimi ci prelevano al punto d’incontro e inizia l’esperienza. Varcare i cancelli di Auschwitz significa entrare in un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, ma l’eco delle voci e dei passi di chi vi ha sofferto si percepisce ancora. Ogni filo spinato, ogni baracca, ogni fotografia racconta una storia che fa male ascoltare. È un silenzio pesante, carico di rispetto, che ti entra dentro e ti ricorda quanto la crudeltà umana possa essere senza limiti. Birkenau colpisce in modo diverso. Qui lo spazio è immenso, aperto, eppure opprimente. I binari che entrano dritti sotto la torre d’ingresso sembrano non finire mai. Non ci sono quasi parole, solo il vento che attraversa i campi e il rumore dei nostri passi lenti. È un vuoto che pesa, un silenzio che grida.

Finita la visita, il pulmino ci lascia nella zona del centro commerciale Galeria Krakoska di Cracovia. Siamo stanchi, provati, e con lo stomaco che reclama attenzione (avevamo completamente saltato il pranzo!). Oscar si ricorda che un suo amico, prima di partire, gli aveva suggerito un “kebabbaro”  proprio nei pressi dei campi visto su tik tok. In realtà, si rivela essere un chioschetto che serve hot dog, e proprio lì ne addenta uno al volo. Non sarà stata cucina gourmet, ma in quel momento era esattamente ciò che ci voleva. Dopo aver camminato per quasi 15 chilometri, finalmente rientriamo nella nostra stanza. Una doccia rigenerante e via, che la giornata non è ancora finita! Decido che non possiamo andare a dormire senza aver visto Rynek Główny, la piazza principale di Cracovia, che ancora ci mancava. Appena arrivati, restiamo incantati: la piazza è immensa, viva, brulicante di gente e contornata da un’infinità di localini e ristoranti. Ne scegliamo uno lasciandoci guidare dalle foto dei piatti esposti all’esterno, non proprio da intenditori, lo so, ma a volte funziona. Opto per stare all’interno di questa location elegante, un po’ in stile grand hotel, perché… sì, lo confesso: ho il terrore dei piccioni. E lì in piazza ce ne sono davvero troppi per i miei gusti!

Anche questa cena si rivela una piacevole scoperta: mangiamo divinamente, in un ambiente raffinato ma per nulla esagerato nei prezzi. Assaggiamo i tipici pierogi, i ravioli polacchi ripieni, e una tartare di carne davvero squisita, fresca e di qualità. A pancia finalmente piena, ci concediamo un ultimo giretto tra le luci della piazza. Proprio mentre stiamo camminando, veniamo attirati da una musica rap che rimbomba tra le facciate storiche: è uno spettacolo improvvisato di cinque ragazzi polacchi che si esibiscono in breakdance e acrobazie incredibili, con movimenti fluidi e precisi da veri professionisti. Il pubblico si raduna in cerchio, e anche noi ci fermiamo incantati, seppur lo show duri solo pochi minuti. Sono davvero bravi, e io adoro premiare ogni forma di arte di strada, soprattutto quando, come in questo caso, trasmette energia, talento e passione. Poi, con la stanchezza ormai che bussa forte, rientriamo e crolliamo nel letto. Una giornata intensa, piena di emozioni, immagini e sapori. Ma è solo l’inizio.

Giorno 3 – Drago di Wawel

Eccoci arrivati al nostro terzo giorno a Cracovia. Come da programma (un programma fai da te naturalmente) avevo deciso che questa sarebbe stata la giornata della libertà: niente visite guidate, nessun orario da rispettare, solo noi e la città. Alloggiando vicino al castello, iniziamo la nostra esplorazione proprio da lì, girandoci intorno a passo lento e curioso. Una delle prime “missioni” del giorno è trovare la celebre statua del drago di Wawel, e così ci mettiamo alla ricerca. Nel frattempo, ci godiamo paesaggi incantevoli che si affacciano sul fiume, scorci romantici tra i giardini curati nei dintorni del castello.  Dopo svariati scatti fotografici,  inclusi i miei immancabili salti scenografici, ci spostiamo di nuovo verso Rynek Główny, la piazza principale, per dedicarci finalmente a un po’ di shopping e per guardare con calma tutte le vetrine e i negozietti tipici. Entriamo, usciamo, ridiamo, ci stupiamo: Cracovia ci appare sempre più bella, ordinata e viva.

Nel tardo pomeriggio, dopo aver macinato ancora diversi chilometri a piedi, accontento Oscar che ha segnato mentalmente un kebab da provare, adocchiato la sera prima. Lui si fionda felice, mentre io opto per un semplice piatto di patatine fritte. Ma il vero colpo di testa arriva subito dopo: nonostante la mia intolleranza al lattosio, non resisto alla tentazione di provare uno dei dolci tipici nella Cake Bakery Kim Ney. Un pranzo alternativo e azzardato, la mia pancia sarà d’accordo? Chi se ne frega, ma ne è valsa la pena! Mentre io decido di tornare in camera per un meritato riposo, Oscar, instancabile, si mette alla ricerca di una palestra in zona e, con sua grande soddisfazione, trova un posto perfetto per non saltare i suoi allenamenti nemmeno in vacanza. O almeno… così credeva. La realtà, purtroppo, è ben diversa: la palestra si rivela un po’ deludente. La pulizia lascia a desiderare, i macchinari sono vecchiotti e poco funzionali, e in più incontra un paio di persone che, con aria da esperti, cercano di dargli consigli non richiesti, peccato che lui ne sappia decisamente più di loro. Esce un po’ seccato, ma per fortuna c’è sempre il cibo a migliorare l’umore!

Nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in cammino verso il centro, con un obiettivo preciso: un localino di cucina polacca che avevo adocchiato il giorno prima e che mi ispirava un sacco. Lo troviamo e, con nostra grande sorpresa, ci propongono di accomodarci nel giardino privato. Location intima e davvero carina, con un’atmosfera tranquilla e rilassata. Anche questa cena è una conferma: mangiamo divinamente. I pierogi sono ancora più buoni di quelli provati il giorno prima e il piatto forte, carne servita dentro una pagnotta svuotata, come fosse una pentola, è semplicemente strepitoso. Sazi e soddisfatti, ci avviamo verso la camera… ma prima di rientrare, vengo attirata da un piccolo localino lungo la via che offre l’assaggio di un bicchiere di Pijna Wiśnia, il famoso liquore alla ciliegia tipico polacco. Non potevo certo rifiutare, no? Bevo con piacere la Pijna  in un elegante bicchierino che, dal primo sorso, decido debba essere mio. Con le critiche ironiche di mio figlio che scuote la testa.

Giorno 4 – Miniere di sale di Wieliczka

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Il quarto giorno a Cracovia è quello dedicato a un’altra meraviglia da vedere almeno una volta nella vita: le Miniere di Sale di Wieliczka. Avevo prenotato in anticipo la visita sempre tramite Get Your Guide, scegliendo l’opzione con il salta-fila , una benedizione, perché ci ha risparmiato code e attese. Arriviamo con un paio d’ore d’anticipo, giusto il tempo per esplorare un po’ la tranquilla cittadina che circonda l’ingresso delle miniere e per concederci un pranzo a base di fish and chips, al fresco, seduti su comode poltroncine in un locale proprio adiacente all’ingresso. Puntuali, ci presentiamo all’ingresso e in un attimo, con le cuffie ben sistemate e la guida pronta, iniziamo la discesa, circa 380 scalini ci separano dal primo livello. Inizia così un viaggio affascinante e inaspettato. Come descrivere le Miniere di Sale? È un mondo sotterraneo surreale, scolpito interamente nel sale. Gallerie, sculture, laghetti sotterranei, candelabri che sembrano di cristallo ma sono anch’essi di sale… e poi la spettacolare Cappella di Santa Kinga, una vera cattedrale sotterranea che lascia a bocca aperta. Qui oggi si celebrano anche matrimoni: immaginate dire “sì” a 100 metri sotto terra, circondati da pareti scintillanti di sale. E non è finita: c’è persino un piccolo teatro. Ogni sala racconta una storia. L’esperienza è affascinante, sia per la bellezza artistica che per il lavoro incredibile fatto nei secoli da migliaia di minatori.

Giorno 5 – Castello del Wawel

L’ultimo giorno lo dedichiamo al Castello del Wawel, simbolo della città e tappa quasi obbligata per chi visita Cracovia. Però, dopo aver dato un’occhiata ai prezzi dei vari percorsi disponibili, decidiamo, senza troppi rimpianti, di visitare solo uno degli appartamenti del primo piano. Che dire? Non siamo rimasti delusi, ma nemmeno entusiasti. Forse le aspettative erano troppo alte, forse semplicemente ci eravamo già riempiti gli occhi di bellezza nei giorni precedenti. Dopo la visita, ci rilassiamo nei giardini, in una location tranquilla all’interno del complesso del castello, osservando i turisti che passano, ognuno con la propria storia e la propria meta. Poi torniamo nella nostra ormai amata Rynek Główny, la piazza principale. Ma stavolta, dopo giorni di piatti tipici e ristoranti ben curati, decidiamo di cedere alla tentazione del classico McDonald’s. Un po’ per curiosità (anche il fast food cambia da paese a paese!), un po’ per praticità. Ci concediamo questa pausa leggera, chiacchierando e ridendo, ormai a fine corsa.

Credo davvero che un viaggio madre-figlio sia qualcosa di speciale, di unico. È tempo prezioso, fatto non solo di luoghi da vedere ma di momenti da vivere insieme, lontani dalla routine. Al rientro da Cracovia, in aeroporto cominciamo già a sognare la nostra prossima meta per i miei 50 anni.
Ho perso il conto dei viaggi fatti insieme in giro per il mondo. Perché viaggiare insieme è un regalo che resta, più di ogni souvenir.

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