Costarica in 7 giorni

Una coinvolgente escursione nelle località più rilevanti, sempre a contatto con la natura
Scritto da: maurizio567
costarica in 7 giorni
Partenza il: 01/01/2020
Ritorno il: 09/01/2020
Viaggiatori: tre
Spesa: 3000 €

Piccole e sintetiche notazioni :

Il Costarica è un piccolo paese (grande come due regioni italiane), ma costituisce un’oasi naturalistica probabilmente unica al mondo. La sua forza non sono le vestigia storiche, ma il singolarissimo insieme di parchi naturali e riserve faunistiche con innumerevoli specie animali allo stato brado (solo tra i volatili si contano oltre 850 specie diverse). Se il vs interesse è osservare gli animali in libertà ed una natura incontaminata, questo è il posto per voi.

Le strutture alberghiere sono quasi sempre in mezzo alla giungla e molto spartane. Se non potete fare a meno del televisore o del frigorifero in camera, cambiate viaggio. Le temperature sono tropicali (25- 30 gradi) ma piove spesso ed anche all’improvviso: portare ombrelli e k-way.

La corrente è a 110 volts con prese piatte Usa. Se non avete adattatori ed alimentatori a 110 volts, non si ricaricherà né il portatile, né il rasoio, né le spazzole per capelli da donna e neanche i cellulari , (ma in genere gli alimentatori di questi funzionano con entrambe le tensioni). L’acqua non è mai potabile e va usata quella in bottiglia.

I negozi accettano sia i colones (al gennaio 2020 1 euro = 629 coulones) che i dollari con un cambio a loro favorevole. Il costo della vita è simile se non maggiore di quello dell’Italia, quindi non si fanno affari.

Il paese è tranquillo. Molte ragazze viaggiavano sole. L’unico posto oggettivamente pericoloso è la capitale S. Josè dopo il tramonto presidiata al centro dalla polizia ad ogni incrocio. Il paese non ha esercito, ma la Guardia National è bene armata. Noi ci siamo affidati ad un Tour-operator, ma il viaggio si può tranquillamente organizzare da soli, scegliendo le località ed il tragitto con una guida e prenotando i soli trasferimenti, con notevole risparmio.

Diario di viaggio:

1 gennaio

Abbiamo scelto quest’anno un viaggio in Costarica tra il primo ed il dieci gennaio attratti dalla voglia di lasciarci alle spalle il freddo intenso di Roma e stimolati dai parchi naturali del paese centroamericano. Partiamo con Iberia da Roma Fiumicino alle 6,30 del mattino con scalo a Madrid. Alle 11.30 da Madrid a San Josè la capitale in circa 10 ore. Con noi due, uno dei nostri figli trentaseienne, attratto dai numerosi animali che andremo a vedere nelle escursioni. Volo ottimo, aereo moderno, schermo video personale con numerosi film anche in italiano, giochi etc. Arriviamo verso le 16,30 (per l’Italia con sette ore in più; è quasi mezzanotte). Ci affidiamo per le escursioni e l’organizzazione del nostro viaggio, tutto compreso, alla Ca Travelers tramite Evaneos.it. Purtroppo la guida è solo in spagnolo ed inglese. Quella italiana è troppo costosa. Ci arrangeremo.

Alloggiamo per le prime due notti a San Josè all’hotel Sleep Inn, una discreta struttura al centro. La sera del primo dell’anno scendiamo con mio figlio per cercare un minimarket aperto, ma non troviamo ovviamente che bar e locali tipo Mac-Donald. Veniamo colpiti negativamente, diciamo dalla fauna; gironzolano tossicodipendenti o alcolisti poco raccomandabili che infastidiscono o chiedono l’elemosina, in alcuni locali prostitute eccessivamente truccate sollecitano gli stranieri. Davanti ad ogni locale più frequentato staziona una coppia di poliziotti con casco manganello, pesantemente armati e così ad ogni incrocio e nell’isola pedonale. Dulcis in fundo vediamo un uomo orinare in centro addosso ad un’edicola. Invero alcune delle stradine secondarie puzzano di residui liquidi umani. Insomma i quartieri malfamati italiani sembrano al confronto, case di educande. In seguito ci siamo resi conto che durante la giornata la situazione cambia radicalmente. La città al centro è attivissima, piena di negozi e persone, molto piacevole da girare. Il giorno successivo nel percorrere la strada che ci porterà alla città di Fortuna ed al vulcano Arenal vedremo una città in periferia del tutto diversa, elegante, di classe con ville ed hotel ad alto livello. Tuttavia la sera tardi al centro evidentemente il quadro cambia radicalmente. Comunque il centro di San Josè, pur ad un esame molto sommario, non entusiasma. Mancano le costruzioni caratteristiche coloniali che si trovano nelle altre città centro e sudamericane ed insomma a noi è apparso mediocre.

2 gennaio

Ci trasferiamo con un pulmino insieme a pochi altri turisti (con noi francesi, uruguaiani, americani ed orientali) a Cartago, la vecchia capitale del Costarica. Saliamo fino ad oltre 3.300 metri sulla vetta del vulcano Irazù ancora attivo. La visione dall’alto è coinvolgente. Va detto che la giacca a vento è d’obbligo e bisogna anche dire che a quell’altezza, senza gradualità di preparazione fisica, si fa fatica a camminare stante la carenza di ossigeno. Visitiamo poi la cattedrale di Cartago edificata sulle precedenti antiche strutture. La chiesa è dedicata alla miracolosa Madonna patrona del Costarica, Nostra Signora degli angeli. Impressionante l’enorme numero degli ex voto per grazia ricevuta con immagini in argento della parte del corpo riprodotta e guarita e con innumerevoli altri oggetti davvero singolari. Di notevole interesse è la visita, che conclude la serata, prima di tornare in hotel, ai giardini Botanici Lankester. Un tripudio di piante, alcune veramente spettacolari, tra viali, laghetti, orchidee, boschi di bambù, il tutto su una superficie molto estesa con oltre 800 differenti specie. All’ingresso vendono mini orchidee in provetta in crescita tramite soluzioni gelatinose. I prezzi non sono affatto modesti. Anzi va detto che in tutto il Costarica il costo dei beni è parificato, ma molto spesso maggiore, di quello italiano, sia che compriate una bottiglia d’acqua gassata che un paio di pantofole da mare. Non esistono gli empori dei cinesi a prezzi stracciati, come da noi. Ciò che mi ha colpito di più, nel parco botanico, a parte le bellissime piante, sono dei grossi ragni presenti nei boschetti di giunco o fra altri rami, con due file parallele di puntini bianchi sul dorso dall’aria poco raccomandabile, ma soprattutto al centro di stranissime tele che, pur sembrando esili, in realtà sono robustissime, toccandole con un dito (a debita distanza dal proprietario) vibrano come fili di nylon, ma non si spezzano assolutamente. Ci dice la guida che i ragni riescono a catturare anche piccole lucertole.

3 gennaio

Partenza alle 7.15 ci spostiamo a nord verso la cittadina turistica di Fortuna alla base del vulcano Arenal. E’ il punto di partenza per innumerevoli escursioni nei boschi tropicali e nella giungla che ricopre il vulcano tuttora attivo con emissioni gassose (l’ultima eruzione inaspettata fu nel 1968). Da qui partono i tour a cavallo, quelli alle cascate con bagno e nuotata negli specchi d’acqua sottostanti, le visite guidate a piedi, con mountanbike, con quad, kayak sul Rio Penas Blancas, pesca nella Laguna de Arenal, visite alla caverne, attraversamento dei boschi in ponti sospesi, bagni nelle sorgenti termali alimentate dal fiume Tabacon, etc. etc. Avevo letto sulla guida che ci volevano due ore e mezza per raggiungere dalla capitale La Fortuna. In realtà siamo stati nel pulmino quattro ore. Non so se il ritardo è dipeso dalla necessità di deviare per prendere i nostri compagni di viaggio dai vari hotel o semplicemente dalla strada. Purtroppo, a tratti rettilinei, subentravano lunghi tratti di curve in cui ci si accodava a lenti autocarri muovendoci a bassissima velocità. Mi accorgerò presto che lo stato delle strade è penoso ed i tempi di percorrenza dilatatissimi. Finalmente dopo una serie di interminabili curve siamo arrivati. Lo spettacolo è però superbo. Il vulcano emerge in tutta la sua spettacolarità. Un cono quasi perfetto coperto totalmente da una vegetazione lussureggiante che, tra calore, (ci sono quasi 30 gradi), umidità e piogge, prospera dovunque. Alloggiamo all’ottimo Arenal Paraiso. Una serie di bungalow o meglio villette con patio e sedie a dondolo sul terrazzino per osservare la natura rigogliosa e gli uccelli intorno. La struttura è un po’ datata, ma ciò nulla toglie alla spettacolarità del luogo. Ogni villino è spaziosissimo con tutti gli accessori che ci si aspetta da una simile luogo. Da segnalare, oltre alle piscine esterne, che una semicoperta, è di acqua termale con bar all’interno. Il complesso si trova proprio alla base del vulcano e dista otto chilometri dal paese. Per mangiare è bene recarsi alla cittadina di La Fortuna (5 dollari con Uber) dal momento che i prezzi dell’hotel sono, come c’era da aspettarsi, molto molto elevati. Un piatto al ristorante interno oscilla dai 20 ai 30 dollari. Se però ci si limita ai sandwich con patatite fritte o insalate, sono sufficienti poco più di dieci dollari a persona. Mi sono rilassato nella piscina termale coperta, mentre fuori pioveva (qui le nuvole sono sempre basse e frequentemente piove per brevi periodi). Comunque con 30 gradi all’esterno ci si asciuga subito.

4 gennaio

Questa mattina è prevista un’escursione nella foresta pluviale del Parco Arenal Mistico. Viene a prenderci la guida con l’autista ed un pulmino solo per noi. Per chi ama la natura e gli animali il parco è da non perdere. Il percorso non agevolissimo, (bisogna firmare uno scarico di responsabilità), si snoda sulla montagna con molti passaggi su ponti sospesi con funi d’acciaio, stile Indiana Jones tanto per intenderci; sono circa 3,7 chilometri di percorso attraverso una vegetazione intricatissima e piante mai viste. Le istruzioni iniziali sono mirate al rispetto della natura e ci mettono in guardia da eventuali pericoli, come per esempio mai mettere le mani su piante o foglie, perché i serpenti sono mimetizzati e frequenti. La giovane e bravissima guida è munita di teleobiettivo con cavalletto, per permetterci di vedere gli animali all’interno della giungla. A parte scimmie, scoiattoli, ragni, miriadi di uccelli dai colori sgargianti (bellissimi i colibrì ed altri uccelli insettivori) e molti altri, gli animali che mi hanno più colpito sono piccoli pochi millimetri. Si tratta di una specie minuscolissima di api (non conosco il nome esatto) che vivono in una piccolo nido a forma di tubo agganciato ad un tronco d’albero. Una di queste micro api si è poggiata sull’indice della nostra guida che me la avvicinata al viso (non pungono). Emanava un odore di miele fortissimo, molto, molto, più intenso ed acuto di quello a cui siamo abituati. Nel corso della visita , improvvisamente si è scatenato un breve acquazzone che ci ha colto su uno dei ponti sospesi su cavi, senza la protezione dell’intricata vegetazione. Come al solito comunque ci siamo asciugati rapidamente all’aria. Nel pomeriggio abbiamo fatto una passeggiata con guida su un costone del vulcano creatasi dopo l’eruzione del 1968 fino alla sommità della colata, tra piantagioni di banani, ananas e canna da zucchero. La faticosa salita è premiata dallo sguardo sulla sommità a 360 gradi con in fondo la grande laguna De Arenal illuminata dai fasci di raggi solari che bucavano lo strato di nuvole. Nella serata avevamo prenotato per trascorrere qualche ora alle piscine termali naturali create dal fiume Tabacon con cena in loco al Tabacon Resort. E’ senz’altro un’esperienza da fare. Nulla a che vedere con le terme nostrane. Qui è un intero fiume di acqua calda per effetto del vulcano che si precipita a valle in mezzo a cascate, cascatelle, piscine ed una vegetazione tropicale assolutamente naturale. Davvero da non perdere se siete in zona. Per inciso la guida ci spiega che la cittadina di La Fortuna ha mutato così l’originario nome perché le colate laviche scivolarono nell’altro versante, salvando il paese.

5 gennaio

Partiamo presto per Tortuguero. Ci fermiamo con il pulmino in un grande locale a Guapiles a circa un’ora dall’imbarco ove facciamo colazione. Da quel che capisco la struttura è di proprietà degli stessi titolari degli hotel di Tortuguero. E’ un centro di smistamento dei turisti che provengono dalle varie località del paese, Arrivano gli enormi pullman turistici e poi si procede allo smistamento su altri mezzi dopo la colazione od il pranzo a self service. Un’ottima organizzazione con le guide che seguono i turisti, appongono gli adesivi sulle valigie, ne curano il carico sul mezzo giusto e si accertano che ognuno vada dove è previsto. Nel frattempo si possono osservare i bradipi avvinghiati agli alberi della struttura.

Arriviamo a Pavona. Questa località è il porto fluviale di imbarco per l’hotel Evergreen di Pachira Lodges che si trova all’interno della laguna a qualche chilometro dal porticciolo ed ovviamente per gli altri hotel all’interno della foresta pluviale.

Due parole su Tortuguero. E’ un parco naturale formato da un grande canale con tanti rami secondari che collega le varie lagune in prossimità della costa atlantica. Il tutto immerso una foresta pluviale impenetrabile. Il parco è di estrema importanza, sia per estensione (oltre 19.000 ettari) sia per le innumerevoli specie di animali che lo popolano. E’ quasi impossibile, percorrendo i canali, in barca, non trovare un albero, una spiaggetta o un semplice un tratto della vegetazione senza qualche inquilino. In genere sugli alberi si rifugiano dei grandi iguana gialli (la guida dice che hanno sapore di pollo !), sulle rive si scorgono frequentemente dei basilischi di un verde brillante, pronti a fuggire in acqua correndoci sopra, se una delle varie scimmie cerca di catturalo, mentre in acqua si scorgono molti caimani, (ma noi abbiamo trovato solo esemplari giovani di piccole dimensioni, però come si dice in Sicilia ove sta ‘o picciotto ci sta pure ‘u papuzzo ). Gli uccelli di innumerevoli specie neanche si muovono quando si avvicina la barca, ma è vietatissimo portare cibo. La vegetazione è uno spettacolo, rami con radici che si protendono nell’acqua, banani con i caschi colorati intrecciati a piante dai fiori rossi, violacei, gialli, insomma un tripudio della natura.

Il complesso ove dormiremo è davvero particolare. Si chiama Evergreen Pachira Lodge e si trova lungo il ramo principale del Tortuguero in mezzo alla foresta pluviale in una posizione unica ed è formato da una serie di villette a schiera in legno. Tutto creato e finalizzato al rispetto della natura che qui è sovrana. Basti dire che per aumentare il rapporto di comunione con la natura non ci sono finestre chiudibili di nessun genere in modo che si viva (e si dorma) a stretto contatto con la foresta pluviale come se ci trovassimo in tenda. Unica protezione una retina anti insetti (incluse lucertole e serpenti che abbondano) ed una inferriatina metallica a maglie molto larghe per impedire alla scimmie onnipresenti di entrare in casa per rubare cibo. Per la temperatura nulla quaestio in quanto anche in mezzo al temporale e di notte non scende mai sotto il circa 25 gradi. Fa un certo effetto dormire con la finestra aperta, difesi solo dalla tenda interna, sentendo in continuazione i rumori degli animali intorno e sul tetto. Poi ci si abitua. Pur essendo la struttura molto bella con piscine, moli per gli attracchi delle imbarcazioni, gli immancabili e diffusi cartelli che avvertono di non nuotare, né bagnarsi per la presenza dei coccodrilli, le piscine etc., di contro tutti i bungalow sono caratterizzati dal minimalismo e dal risparmio delle risorse. In camera solo megaventilatore sul soffitto, ma né frigo, né televisore, né condizionatore; si nota anche una scarsa manutenzione. Luci bassissime e poche. Il fon lo devi chiedere. Al ristorante ottimi ed eccellenti cibi e bevande, ma con una scelta ridotta tra sole cinque o sei possibilità. Se però siete disposti ad accettare tale filosofia e vi interessa l’immedesimazione nella natura selvaggia e gli animali questo è il posto che fa per voi. Basta girare per i viali per trovare scimmie, bradipi, procioni, basilischi, scoiattoli, e non mancano i serpenti.

Uno lungo più di un metro di un verde intenso per mascherarsi con le foglie, gironzolava per il giardino della piscina.

Le escursioni per i canali le abbiamo fatte con grandi lance a motore.

Sarebbe andato tutto bene, senonchè mentre eravamo in piena escursione su una barca aperta con circa dieci turisti si è improvvisamente scatenato un temporale con scrosci di pioggia violentissimi…e non era prevedibile. Non per niente si chiama foresta pluviale.

E dire che avevamo lasciata la banchina dell’hotel sul fiume pochi minuti prima con una sole intensissimo, tipo agosto.

Anche con i k-way fornitici è stata un’avventura tornare a tutto gas verso l’ormeggio dell’hotel con la pioggia schizzata in faccia ed i piedi nell’acqua del fondo della barca che si riempiva dalla pioggia. Nonostante le convinte rassicurazioni di mia moglie, secondo la quale, si trattava di un breve scroscio il temporale è’ durato tutta la notte. Ma quando si è in vacanza è tutto divertente.

6 gennaio

A Roma ci sono 4 gradi qui andiamo per i 30 quando le nuvole non mascherano il sole. Partecipiamo ad un tour a piedi con guida nella foresta. Siamo vari gruppi. Molte raccomandazioni. Non andate soli, ci sono i ghepardi, non uscite mai dal viale, non avvicinate il viso ai fiori per fotografarli. E’ probabile che vi sia un serpente che si senta minacciato e reagisca (non bisogna turbare la sensibilità dei serpenti !), non toccate le rane; sono velenose. Non attaccatevi ai legni delle ringhiere per le formiche tossiche. Non sedetevi sulle panchine se prima non controllate sotto…insomma alla fine eravamo un gruppetto compattissimo alla nostra guida e nessuno osava distaccarsi neanche di pochi centimetri. Mi chiedo come fanno i bradipi (ce ne sono tanti) a sopravvivere senza difesa.

Il pomerggio siamo andati sempre in barca (sono lance a fondo piatto da circa 10 o 20 posti con fuoribordo da oltre 100 cavalli) al villaggio di Tortuguero. Non è tanto interessante il tour per il villaggio di ex pescatori che si è trasformato in un posto per turisti, comunque molto piacevole, quanto perché la cittadina si trova a cavallo della laguna e dell’Oceano Atlantico. La spiaggia è appunto quella in cui depongono le uova le tartarughe marine ed ove si riproducono. Siamo al confine con il Nicaragua.

Nei periodi di riproduzione è possibile, di notte, con tutte le precauzioni del caso, osservare, sotto il controllo delle guide, la deposizione. Ci dicono come sia molto coinvolgente e commovente osservare le tartarughe che a decine arrancano sulla spiaggia per assicurare la nascita delle generazioni successive.

E’ comunque bellissimo scendere dalla lancia dal fiume, fare pochi passi e trovarsi con una spiaggia senza limiti (e senza nessuno) con le onde dell’Oceano di fronte. Segnalo che con 2 dollari i ragazzi aprono una noce di cocco, la riempiono di rum e ve la porgono con annessa cannuccia. Ottimo investimento.

7 gennaio

Si torna indietro, destinazione la costa caraibica. Si fa il percorso al contrario. Lancia a motore fino al porto fluviale di Pavona. Di lì si prende il pullman insieme a tutti i turisti di mezzo mondo (ma noi italiani eravamo solo in sei tra oltre un centinaio di persone) fino al complesso turistico di Guapiles ove si pranza. Poi ogni gruppo parte per le proprie destinazioni. Per Puerto Viejo ove siamo diretti ci siamo solo noi. Carichiamo un’altra coppia, un simpatico attempato argentino e compagna. Ci racconta di avere un caro amico a Roma che abita al quartiere Prati, in Vaticano. Poi finalmente alla nostra richiesta, ci dice che si tratta del connazionale Papa Francesco.

Dopo un’estenuante percorso che si doveva fare in due ore, ma ce ne sono volute quattro, (l’impianto stradale è un unico cantiere in corso) arriviamo finalmente alla costa caraibica, Playa Ciquita, a Porto Viejo, all’hotel Namuwoky & Lodge. Non si trova dal lato spiaggia, ma dall’altro lato della strada, per cui per andare al mare bisogna attraversarla e camminare un po’.

Tuttavia anche questa struttura è molto piacevole. E’ formata da villette, nella giungla, ma questa volta curate….e con gli sportelli alle finestre ! Avevo visto le valutazioni in rete e condivido pienamente l’alto punteggio. E’ un posto tranquillissimo, tutti parlano a voce bassa; un ristorantino (piuttosto costoso per noi..un piatto medio sui 15-18 dollari), una sala relax nel verde con distributore gratuito di the e caffè ed acqua da bere, ed altre location per i massaggi, la spa, una relativamente piccola piscina, il tutto immerso in un parco pieno di piante ed alberi. Il personale è veramente cortese e disponibile. Le casseforti si trovano nella reception e non in camera. Le villette sono spaziose e pulite con patio in legno sedie, amaca e tende bianchissime. Un contenitore esterno per le scarpe per non sporcare i pavimenti in parquet. Grosso ventilatore al soffitto, manca frigo e tv. Anche qui i cartelli stimolano al risparmio dell’elettricità e dell’acqua ed al minimo inquinamento possibile. Al bagno il sapone è contento in bottiglie di vetro della birra riciclate Singolare l’ invito al risparmio dell’acqua dal momento che piove quasi tutti i giorni e di acqua certo non c’e’ carenza.

8 gennaio

Andiamo in spiaggia. Bisogna percorrere un viottolo in mezzo alla foresta difficile da individuare, se non si chiede prima alla reception. C’è un piccolo varco che conduce dopo un centinaio di metri in mezzo alla vegetazione alla spiaggia oceanica. Numerosi cartelli avvertono del pericolo di nuotare perché una volta in acqua a causa delle violente e continue ondate e la forte risacca, non si riesce a ritornare a riva. La spiaggia è lunga chilometri e chilometri ed è praticamente vuota salvo qualche persona. E’ pochissimo profonda perché la vegetazione e gli alberi arrivano in acqua, il che permette delle bellissime foto. Tuttavia le continue ondate ed i cartelli rendono poco appetibile il bagno.

E’ però molto piacevole passeggiare sulle sabbia, destreggiandosi tra gli alberi in taluni punti e con i piedi nell’acqua oceanica caldissima, più calda di quella nostrana ad agosto.

Solo che si alternano in continuazione sole e violenti scrosci di pioggia. Così torniamo anche questa volta in hotel con gli asciugamani sul capo e bagnati dalla testa ai piedi.

Durante il pomeriggio notiamo vari animali che si aggirano per il bosco.

Ceniamo al piccolo ristorante della struttura. Abbiamo preso un piatto unico: tre filetti di corvina alla salsa di mango e contorni (veramente eccezionale, consigliatissimo), due bananas flambè con gelato (ottime) e due birre locali. Il tutto per circa 61 euro,

La nota più simpatica è che, dopo cena, tornando al bungalow, nell’oscurità illuminata in modo fioco dalle luci del parco, ci accorgiamo che nell’area destinata al relax ed ove, a disposizione dei clienti c’è un armadio a vetro con the, caffè e bustine di zucchero, due procioni hanno “forzato” la vetrinetta e stanno sottraendo le bustine di zucchero, incuranti di mio figlio che li sta riprendendo con il cellulare. Mostrato il cellulare alla reception è stato buffo vedere gli addetti correre con le scope per cacciare i ladri.

Lasceremo il Costarica domattina conservando il ricordo di tanta natura e di un modo di conservarla e valutarla non comune.

E ricorderemo il motto che troviamo dovunque,

“Costarica, pura vida”. Insomma “Questo è vivere”.



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