Costarica es muy Diferiente

Partenza da Roma alla volta di Madrid con volo iberia ore 8.00, scalo al modernissimo aeroporto della capitale, e partenza alla volta di san José. 11 ore di volo (massacranti) consiglio : fatevi assegnare posti su file con corridoi accessibili noi eravamo prigionieri ai 2 posti al centro dei 4 della fila centrale bloccati da una simpatica...
Scritto da: Il Cica
costarica es muy diferiente
Partenza il: 19/02/2007
Ritorno il: 04/03/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
Partenza da Roma alla volta di Madrid con volo iberia ore 8.00, scalo al modernissimo aeroporto della capitale, e partenza alla volta di san José. 11 ore di volo (massacranti) consiglio : fatevi assegnare posti su file con corridoi accessibili noi eravamo prigionieri ai 2 posti al centro dei 4 della fila centrale bloccati da una simpatica vecchina francese ed un enorme energumeno spagnolo che ha dormito tutto il tempo. Arrivo a San José alle 16.15 ora locale; dopo vani tentativi di chiamare l’Italia con le nostre schede Vodafone (unico gestore che ha Roaming) acquistate per l’occasione e stracariche di credito (100€ cad.) un messaggio preregistrato del gestore locale continuava a ripeterci che avevamo attivatoil blocco per le chiamate …???? alla fine invio di sms che pare invece funzionino. (p.S. I costi sono proibitivi io avrò spedito 20 sms e ricevuto 5 min di conversazione in totale e mi sono bruciato 100€ di credito LAAADRIIII.) Attendiamo tempi lunghissimi (secondo i ns. Standard) per i bagagli e ritiriamo la jeep prenotata dall’Italia al toyota rent a CAR appena fuori aeroporto 1198 $ x 12 giorni compresa full casko per una Toyota Rav4 a benzina. Arrivo a san José in serata in una caotica degradata e direi veramente brutta e poco interessante città. Dormiamo all’hotel don Carlos prenotato su espedia 68 euro una doppia con bagno privato e acqua calda, hotel in stile con la città: vecchio e démodé’ ma il personale è veramente gentile, la notte insonne a causa di un difetto del rivelatore di fumo che ha accompagnato la notte con un simpatico cicalino che assomigliava allo stridio di un grillo impaurito. Desti all’alba attendiamo l’ora di una ricca Colazione, a base di frutta esotica e dolcetti locali consumata in una saletta d’altri tempi molto carina, scopriamo anche un bel giardinetto con piscinetta e palestra ed un sole che ci fa già’ capire la posizione geografica. Inutile tentativo di ripristinare i nostri cellulari: un simpatico ticos del negozio ci spiega che in costa Rica il cellulare è ad uso solo ai ticos o i residenti congedandoci con quello che diverrà’ il nostro slogan “costa Rica es muy diferiente..”. Rapido breafing con un simpatico quanto disponibile americano penso residente in loco che, vedendomi su Internet alla ricerca di un hotel per “La Fortuna”, mi da preziose indicazioni relativamente alla strada ed alle possibili location convenienti x la stessa.

Partenza decidiamo di tornare all’autonoleggio x prendere un cellulare x le emergenze 2,5$ al giorno e 0,5 cent. Di dollaro x le chiamate nazionali qui decidiamo di noleggiare un navigatore tipo tom tom,(occidentali..) scelta che si rivelerà’ vincente, unitamente alla cartina turistica che ci hanno dato all’autonoleggio, ed una ulteriore cartina vera, con riporto di tutte le strade in dettaglio. Inizia subito l’avventura prima destinazione La Fortuna ci incamminiamo verso Alajuela cosi ci sembrava da cartina ma ci siamo subito persi non fidandoci del navigatore, chiediamo ai locali ma ci rendiamo conto che non devono girare molto il loro paese, e decidiamo di seguire il navigatore decidendo dapprima le varie tappe su cartina, e poi mettendole a step successive sul nav. Perfetto funziona. La strada fino a fortuna è ok con pochissime indicazioni sporadiche, asfaltata (con pavimiento una rarità in Costa Rica) capiremo solo in seguito quante siano poche, la strada è panoramica e bella. Alle 15 senza rendercene conto ( le città raramente hanno cartelli di benvenuto) tra una foto e un video e km sotto una pioggerellina che ci ha accompagnato fino da quando siamo saliti in altura, arriviamo a Fortuna; ci fermiamo in una soda (un incrocio tra una pizzeria al taglio e un chiosco della grattachecca) dove provo il mio primo “Casado” un piatto unico con riso fagioli un’insalatina mista ed a scelta carne, pesce o pollo o vegetali; ottimo pasto tipico costaricense a 2 lire veramente caratteristico. La Fortuna è veramente un paesino bellino ordinato, pulito (incredibile) ed organizzatissimo da non perdere. Dopo un primo sondaggio alle pompose e americanizzate terme di Tabacon decidiamo abbastanza nauseati di volare basso optiamo per le meno care terme di “Baldi hot springs”. Scegliamo hotel dalla Lonely planet (la bibbia) hotel Arenal Jereh 60$ a notte vista vulcano colazione bagno privato ed Internet Compreso (bello!!) depositiamo i bagagli e via di corsa alle terme, Bellissime 10 vasche con cascate, idrogetti, a diverse temperature, alcune veramente impossibili a causa delle alte temperature (45°), il tutto immerso in una natura lussureggiante un toccasana per recuperarsi dal fuso. La sera localino tipico casado e imperial gelata e vai pura vida, sempre sotto una pioggerellina incessante, ma alla quale dopo un pò ci si fa l’abitudine. Mattina svegli all’alba causa fuso non assorbito, ma sembra che il tempo regga si cambia hotel solo perché il nostro non aveva camere x 2 notti, ma fa tutto il ticos dell’hotel ci trova posto al Paradise Arenal 45$ anche a meno, che bello bello! Aggiudicato!! e si parte destinazione ponti sospesi, un percorso di 4 km che si districa nella foresta del vulcano Arenal, con dei ponti sospesi fino a 110 mt di altezza sulle cime degli alberi, molto bello una riconciliazione con la natura. All’uscita souvenir oggettini artigianali in legno veramente carini, scopriremo solo in seguito che li stiamo pagando il triplo ma fa parte dell’essere turista. Nel pomeriggio escursioni in vari osservatori ove filmiamo e fotografiamo colibrì’ aquile e varie altre specie animali a noi ignote, e facciamo un simpatico incontro con un gruppo di pizote, una sorta di grossi canidi simpaticissimi che mi assalgono per un pacchetto di crackers, ascoltiamo anche il borbottare del vulcano con tanto di rotolamento di lapilli e tremore della terra (che culo). Non contenti ci incamminiamo alla volta del mariposario, e qui ha inizio la prima vera avventura 30 km di strade sterrate, avvistiamo anche un martin pescatore, ma dopo il Rally, che con mio sommo divertimento e tanto stress da parte della prudente sorellina, ahimè’ giungiamo tardi e il mariposario è chiuso. Ormai la notte incalza ci fermiamo per curiosità ad un presunto rettilario in un villaggio di ticos e la guida indicando la nostra jeep mi fa notare che abbiamo bucato, ma mi rassicura dicendomi “ora guardati il rettilario dopo ti do una mano io a cambiare la gomma”. Qui tra la tensione per l’accaduto, il sopravvenire del buio, la gomma da cambiare, e i 30km di camel trophy da rifare senza gomma di scorta e la sopravvenuta consapevolezza di avere le ruote lisce(sicurezza questa sconosciuta) complice anche, lo zoo fatto in casa dai ticos locali, abbiamo passato veramente un brutto quarto d’ora solo che è durato un bel pò in più. Finita l’inutile visita, ed andati via anche gli ultimi compagni di visita rimaniamo soli, illuminati dalla luce delle torce, in un villaggio sperduto in mezzo a una comunità di minacciosi ticos, per di più con una jeep con la ruota bucata, mmmmmmhhhh brutto momento davvero. La guida ed un’altro sopravvenuto compare (eravamo divenuti l’attrazione della serata) non si perdono d’animo e in quattro e quattr’otto mantiene la promessa, mi aiuta anzi mi cambia letteralmente la gomma rotta, io alla fine lo ringrazio quasi commosso e gli lascio una propina (mancia) senza rendermi ancore bene conto del cambio, di quasi 25€, ci congediamo ancora carichi di tensione e, affrontiamo i 30 bui km che ci separano dalla strada asfaltata senza dirci una parola, ma va tutto bene arriviamo in hotel, lascio la sorellina, e via alla ricerca di un “reparador de llentas” (gommista) che per la modica cifra di 1000 colones circa 1,3 euro (mi viene da piangere) mi ripara la gomma, fantastico e pensare che un’ora e mezza fa già mi vedevo disperso a “chi lo ha visto” costaricense. La sera svaligiamo un artigiano locale che oltre a vendere gli stessi suvenirs acquistati poc’anzi ad un quarto di quanto speso al pomeriggio, ci vende ad una sciocchezza fantastici manufatti in legno, soddisfatti ci concediamo un meritato arroz Volkano favoloso piatto tipico locale a base di riso fagioli carne verdurine e platano fritto ottimo. Al mattino svegli di buon ora come al solito ci rechiamo in una soda per il desajuno, in quast’altro Hotel la colazione non c’era, a base di frutta, pane tostato e dolcetti tipici, e caffè il tutto per pochi colones, stiamo spendendo per mangiare e dormire una media di 43 euro per uno al giorno veramente una sciocchezza. Si parte destinazione mare Samara penisola del guadancaste centrale sul lato pacifico, meta descritta da tutti come imperdibile, la strada è buona fino a superare il lago Arenal, passiamo alla punta estrema dello stesso in una zona molto decantata per il surf infatti c’è un vento fortissimo, ci concediamo una pausa caffè in un localetto nuovo nuovo con terrazze e viste lago, ove proviamo e compriamo del caffè tipico, e delle ottime mandorle locali tostate, e ci rimettiamo in viaggio. Attraversiamo i desolati e secchi terreni del guadancaste siamo ben lontani dalla rigogliosa esplosione di natura dell’Arenal. Giungiamo a Samara avendo un primo assaggio dello stato di salute delle strade costaricensi, ma il bello ancora deve venire. La prima impressione di Samara è bruttina, il paesino è piccolo disordinato polveroso e tenuto molto male, ben diverso da quel che ci aspettavamo, la spiaggia è con sabbia bianca, un golfo molto lungo con le palme piuttosto rade in fondo alla stessa, il mare e con onde di risacca molto lunghe come normalmente è il pacifico, comunque titto sommato non sono i caraibi e per oggi va bene cosi. Scegliamo l’hotel Samara Beach 80 $ i prezzi al mare volano, la camera e decente un pò anni 60 ma in compenso ce un giardino con piscina molto bello con scoiattoli ed uccelli di tutte le specie, la sera un giro per il paese che si dimostra nulla di che, scegliamo una soda locale rispetto agli scenografici restauranti x gringos, io mi concedo un piccolo lusso qui si può una langosta all’aglio ottima alla fine paghiamo 24000 colones caro rispetto ai soliti 8/9mila colones a cui eravamo abituati complice sicuramente l’aragosta. Il giorno dopo decidiamo di buon’ora come al solito di spostarci in altro loco raggiungiamo la costa del sud Guadancaste con l’intenzione di visitare anche ISLA Tortuga, attendiamo di consumare il desajuno(colazione) e scopriamo che il proprietario dell’hotel è un italiano. Ci incamminiamo destinazione Montezuma o giù di li. Nonostante i locali ci avessero consigliato la pittoresca via costiera , una rapida consultazione della lonely ci induce a cambiare idea giudicando questa scelta un’autentica avventura, (da solo forse lo avrei fatto) fatta di corse sulla spiaggia sterrati e guadi di fiumi. Con la solita tecnica dell’incrocio cartina, destinazione successiva, navigatore, percorriamo strade pseudo principali fino all’imbarco per Puntarenas che si chiama playa Naranjo, fin lì strada più o meno è umana ma, appena passato l’imbarco seguendo le poche indicazioni per Paquera inizia un vero e proprio percorso degno della parigi Dakar 35 km di curve a gomito in salita o attraverso ripide discese il tutto in uno sterrato pieno di buche, in mezzo a campi coltivati a sterchi, desolati ma dotati di recinzioni… Boh? (tutto documentato in video sapevo che non mi avreste creduto). Arriviamo a Paquera cittadina ordinata, grande, ma soprattutto con strade asfaltate, facciamo anche la piacevole scoperta che esiste la possibilità di imbarcarsi direttamente da qui per Puntarenas, ottimo così evitiamo il camel trophyal ritorno per il coast to coast. Visioniamo le spiagge di Playa Pochote e di Playa Tambor, i soliti scenari del pacifico; onde lunghe, spiagge deserte e palme sulla spiaggia, agglomerati urbani più o meno organizzati microscopici secondo i nostri criteri da turisti occidentali. Decidiamo di arrivare fino in fondo a Montezuma ormai ci siamo e la strada pare buona, e non potevamo fare scelta migliore; questa cittadina è un piccolo gioiellino,è raccolta molto organizzata con belle spiagge (stile Pacifico) bello però, con due scenografiche cascate naturali, densa di giovani, atmosfera vacanziera e fricchettona, ed è anche meno cara di Samara, promossa a pieni voti. L’Hotel El Tajalin 60$ a notte anche questo di proprietà di un simpatico italiano Antonio un simpaticissimo pugliese che vive in Costarica da 13 anni. Restiamo a Montezuma 2 giorni il secondo giorno e di escursione a ISla Tortuga con snorkling, pranzo a base di pesce alla brace cucinato in spiaggia tutto per 25$ a persona, bello promosso lo snorkling poi è stato veramente emozionante, vedere dal vivo così tante varietà di coloratissimi pesci che fin ora vedevi solo nei documentari o in qualche aquario tropicale. La mattina dopo sempre di buon ora 6.15 (giuro che non lo facevamo apposta) decidiamo di partire, destinazione Manuel Antonio, 40 min. Di viaggio comodi fino all’imbarco a Paquera , durante la navigazione la consultazione della lonely (la bibbia) ci induce a varie riflessioni, Manuel Antonio ormai è solo una affollatissima località turistica, il parco ospita un numero chiuso di visitatori e il lunedì è chiuso, nei fine settimana è consigliato prenotare, oggi è domenica il rischio di spreco di giorni è troppo alto decidiamo di cambiare itinerario e spostarci direttamente sul lato caraibico destinazione Cahuita anticipando così il coast to coast.

La strada è ok, tutta asfaltata ma lenta causa lunghe code dietro i camion almeno fino a San Jose, dopo prendiamo la 32 attraversando i parchi di Braullio Carrillo, la zona del vulcano Irazù,e i bananeti della zona di Guapiles fino a Limon cittadone portuale assolutamente da perdere a mio parere, brutta sporca e pericolosa. La strada fino a Cahuita è buona ogni tanto però soprattutto nei pressi della stessa, e piena di buche che costringono i mezzi jeep comprese, ad estenuanti gimcane. Giunti a Cahuita in serata finalmente un po’ di pueblo vero; caribejo un misto di jamaicaini e africani che anticamente furono portati in queste zone come schiavi e successivamente dopo l’indipendenza ne divenirono popolo abitante perché in maggioranza. Troviamo sistemazione per i primi 2 giorni presso l’hotel Del Park National proprio sulla spiaggetta all’ingresso del parco, solito stile tipo nostro due stelle sull’adreatico anni 60, a 30$ a notte poi tra due giorni ci sposteremo all’Alby Lodge che ha quattro deliziosi Bungalows su Palafitta all’interno di un meraviglioso e curatissimo giardino tropicale a 40$ a notte. La costa Caraibica è stata la nostra preferita nei giorni a seguire abbiamo visitato il parco di Cahuita che attraverso un percorso di 7 km di lussureggiante vegetazione sul mare ci ha permesso di incontrare scimmie urlatrici e cappuccine, serpenti velenosi, osservare uccelli variopinti mai visti, un bradipo con il suo piccolo, un’enorme varietà di grossi ragni variopinti, Farfalle di ogni tipo e strane lucertole che saltavano come rane dai colori più improbabili. Degne di nota a parte le spiagge all’interno del parco, protette da barriera corallina (l’unica vivente nel Costarica) quella di punta cauhita a meta percorso, dove oltre a godere dello scenario degno delle seychelle, acqua calda limpidissima e spiaggia di corallo, devi far anche la lotta con delle impertinenti scimmie cappuccino che rissosamente ti rubano lo zaino per trafugarti il cibo al suo interno. Dopo circa un’altro km c’è playa di Puerto Vargas, Mozzafiato spiaggia fine, acque tranquillissime palme e ombra fino a mare e dulcis in fundo acqua cristallina, la nostra preferita in assoluto per questo viaggio. La sera ed il secondo giorno decidiamo di visitare il resto della costa, Puerto Vejo bel paesino più vivo e attrezzato di Cauhita, molto più turistico e meno caro nei suvenirs, le spiagge ci ricordavano molto quelle del pacifico colori scuri, onde lunghe e finalmente vediamo qualche surfista, proseguiamo lungo tutta la costa incontriamo numerose strutture turistiche qui è tutto più organizzato, punta Uva è molto bella acque più tranquille poche strutture turistiche ben integrate nella natura, begli scenari tropicali. Fino ad arrivare a Manzanillo bruttina, spiagge niente di che e neanche tanto organizzata … Bocciata. Il cibo e la vita notturna a Cahuita, il primo ottimo come in tutto il costa Rica, ma vita notturna quasi nulla per i nottambuli e fortemente consigliata Puerto Vejo decisamente molto più organizzata in tutti i sensi, noleggiando una bici, mezzo di locomozione ufficiale, ti sposti verso punta uva, ed è pieno di locali bar ristoranti gente… Pura Vida. Saremmo voluti andare anche al Parco del Tortuguero ma causa di scelta di giorni sbagliati e necessità di dover anche pernottare ce l’ho siamo perso. IL bungalows dell’Alby Lodge sono molto caratteristici se non fosse che alle 5.15 ci dà la sveglia una simpatica mandria di scimmie urlatrici che sicuramente soffrono d’insonnia, appollaiate sull’albero sopra il nostro bungalow rumoreggiano animatamente ma fa parte della natura e ci piace lo stesso. Nei giorni a seguire ci siamo goduti i posti già menzionati con varianti, Raid in bici a nolo nel Parco di Cauhita, visita ad un inutile Mariposario nei pressi di punta uva, con 10 Farfalle malridotte (ce ne erano di più all’esterno) tentativo di snorkling sulla barriera niente da fare il tempo non ha permesso, e poi via verso Alajuela cittadina nei pressi di San Jose medesimamente brutta, ma in compenso a soli 3 km dall’aeroporto (brutto per brutto!! ), alloggiamo all’hotel Alajuela verso inutile tappa a Miami Florida causa viaggio di Ritorno. In conclusione (finalmente) il Costa Rica a me è piaciuto molto lo consiglierei a chi vuol vivere una vacanza avventurosa e con qualche disagio organizzativo, ma il gusto è tutto lì; avventura vera, assolutamente a contatto con la natura, lo spirito giusto deve essere questo, se pensate ai tranquilli villaggi alle Maldive, o alle Seychelles o alle organizzate spiagge tropicali del Messico bene, andateci il Costa Rica non è per voi. In definitiva si mangia con poco se mangi alla loro, casado, nelle Soda caratteristiche o nei Restauranti tipici, per i nostalgici comunque è pieno anche di ristoranti italiani e pizzerie ma noi ce ne siamo guardati bene di andarci. Dormire ce ne è per tutti i gusti e tasche basta adattarsi un po’. Due soli consigli mi sento di fare: una Jeep a noleggio, controllate però lo stato delle gomme percorrerete diversi sterrati ad alto rischio bucatura, e la lonely planet che definisco una vera e propria bibbia il pueblo dei ticos è gentile e disponibilissimo, si parla spagnolo e inglese sul lato pacifico, sul lato caribe sono un pò più strafottenti e sulle loro, ma molto caratteristici, parlano principalmente inglese a modo loro e, sono molto Rasta style non amano particolarmente i gringos …(ewwiva!!) Ed hanno ragione anche per questo ho preferito il versante Carribejno. Ok e tutto direi fine Asta luego y Pura Vida!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche