Costa Rica: sì all’open voucher
Domenica 04 febbraio Alle 7 e trenta del mattino le guide ci vengono a prendere e ci portano al piccolo aeroporto internazionale, per voli perlopiù interni. Voleremo fino a sud, alla penisola di Osa. Dopo aver pesato noi e la valigia, ripartiamo! Il volo è bellissimo, abbastanza basso per poter filmare piantagioni di caffé, di banane, la costa… con qualche sussulto! La cabina non pressurizzata ogni tanto ci fa sobbalzare ma in fondo è quasi divertente… Atterriamo all’aeroporto di Palmar Sur, dove ci attende un’auto che ci porterà fino al nostro secondo hotel, un lodge dove soggiorneremo per tre notti in compagnia di Benedetto, un romano trasferitosi qui, sua moglie Ileana e il loro bimbo. E’ una struttura splendida: sono alcuni lodge (penso 4 o 5) immersi in un parco meraviglioso e affacciato sul fiume. Guardare il cielo qui è una scoperta… si vedono almeno mille stelle in più! E al mattino il risveglio fra scoiattolini, ara e iguane mette di buonumore! Al pomeriggio visitiamo il Rio Sierpe in barca, una ventina di km fra acqua, mangrovie (qui c’è il bosco di mangrovie più grande di tutto il Centro America), uccelli di ogni specie e … coccodrilli! Lunedì 05 febbraio Dall’hotel ci portano ad un porticciolo poco distante, da dove ci imbarchiamo con un gruppetto di altre sei persone e, dopo un’oretta di navigazione risalendo il fiume fino all’oceano, raggiungiamo la costa del Parque del Corcovado. Trascorriamo 5 ore immersi nel verde di una foresta enorme e bellissima, con alberi che sfiorano i 70mt e coprono il cielo… Tanti animali mai visti e anche piante: l’albero del latte, l’albero dell’aglio, il fico strangolatore… Anche qui coccodrilli, ma anche serpenti, koapi, formiche tagliafoglia, tucani, scimmiette… Una bella esperienza a contatto con la natura! Martedì 06 febbraio Questa mattinata raggiungiamo l’oceano! Con una barca passiamo di nuovo il Rio Sierpe (questo fiume ha lo stesso valore che per noi può avere una provinciale, tocca i punti principali necessari ai turisti -oasi, imbarcadero, etc.- e tutti i centri abitati), arriviamo in aperto oceano e puntiamo dritto all’Isla del Cano! Chi vuole fa snorkelling, chi vuole si gode il primo giorno di sole e di spiaggia in relax… Noi scegliamo la seconda, e ci concediamo il nostro primo bagno dell’anno in oceano. La giornata scorre via velocemente nonostante il ritmo pressoché azzerato delle attività! Al ritorno avvistiamo in aperto oceano una decina di delfini: che meraviglia!!!! Sia ieri che oggi il pranzo che ci offrono è buonissimo: un buffet estivo a base di anguria, mango, papaia, melone, banane, verdura, panini, pasta fredda (!!!)… L’isola è deserta all’interno, o perlomeno per quanto ne sappiamo.
Mercoledì 07 febbraio Da Palmar Sur ci imbarchiamo di nuovo e con l’aeroplanino torniamo a San José. Dormiamo sempre allo stesso hotel della prima notte, molto carino, e ci hanno trattato sempre benissimo.
Oggi la giornata è dedicata ad una visita alla capitale. In realtà pensavamo che ci volesse più tempo per visitarla, invece in un paio d’ore abbiamo visto il centro e quello che volevamo. In particolare: il Mercado Central, molto bello, con tanti oggetti di artigianato in cuoio, in legno, e banchi di pesce, frutta e verdura. Abbiamo pranzato con pochi dollari in una soda con un casado, il piatto tipico (riso, pollo, fagioli neri, verdurine) e a volte, con bananine fritte; Plaza de la Cultura; il Teatro Nacional; la Catedral Metropolitana, “protetta” da una statua alta un paio di metri di Papa Giovanni Paolo II. Va detto che le persone qui sono molto religiose: al chiedere informazioni in auto ci dicevano sempre “che Dio ti accompagni”, lungo la strada c’erano cartelli simili, e in tutti i paesini, anche i piccolissimi, c’è una chiesetta, mentre nei più grossi non è difficile imbattersi in librerie cattoliche; infine, a chiusura di una giornata in capitale, un mercato di artigianato davanti al Museo Nacional, che ti offre la tentazione di comprare un’amaca!. Per il resto, la città è un reticolato di vie che si incrociano a perpendicolo, numerate anzichè nominali (ad es. Calle 1 al posto di, che so, via Matteotti), che si estende per km e km. Dall’aeroplanino il reticolato di “cardi” e “decumani” che formavano quadrati pieni di casette, e qualche volta baracche ammassate, era visibilissimo.
Giovedì 08 febbraio Al mattino Sergio ci consegna il mezzo che ci porterà in lungo e in largo per una settimana in tutto, o quasi, il Costa Rica. Da oggi inizia il programma open voucher original . Con il nostro 4×4 usciamo, con un po’ di difficoltà, dalla città e partiamo! Lungo la strada visitiamo un’enorme piantagione di caffè, saliamo sul cratere del Volcan Poas (ma c’era la nebbia!… 7 $ buttati… Che sfiga… E pensare che uno scappa dalla Bassa Mantovana per sfuggire alle “fumane” invernali… comunque abbiamo scoperto che ci si deve andare al mattino presto per vedere qualcosa, noi purtroppo ci siamo arrivati verso le 4 del pomeriggio) e infine vediamo la Catarata La Paz, una bellissima cascata che si può vedere anche da “dietro”: scommetto che è una cosa che entusiasma tutti! Arriviamo verso le 5 di pomeriggio ad Aguas Zarcas, dove leggiamo sulla lista degli hotel, ce n’è uno convenzionato con il nostro programma. E’ una struttura stupenda, con piscine e Jacuzzi, sauna e stanze da sogno: non chiedevamo tanto!! Ma dopo tanta strada come dire di no ad un bagno a 40° guardando le stelle? Venerdì 09 febbraio Dopo una colazione pantagruelica ce ne andiamo dall’hotel e puntiamo dritto a Playa de Coco, sulla costa del Pacifico. Dall’auto vediamo il paesaggio cambiare, andiamo un po’ in montagna, vediamo il Volcan Arenal e la sua immensa laguna, poi la Panamericana ci porta a Tilaràn, Canas, Bagaces, Liberia e infine a El Coco, un piccolo paesino in riva all’oceano. E’ pieno di negozietti, ristoranti, bancarelle… ma a noi interessa il mare! Dopo aver sistemato le nostre cose in hotel (la moglie del titolare, una ragazza tedesca, è una persona gentilissima e ci ha dato un sacco di informazioni sulla tappa successiva, Montezuma, perché prima abitava là) corriamo in spiaggia. Le spiagge spesso sono deserte, e ci godiamo il tramonto con un bel bagno e gli ultimi raggi di sole. Ceniamo con un hot dog a zonzo per il paesino: qui ci sono molti oggetti di artigianato, bellissimi ma un po’ cari rispetto ad altri simili visti in giro.
Sabato 10 febbraio Questa giornata è stata allucinante! Partiamo da Coco, e chiediamo informazioni per raggiungere Montezuma, la nostra prossima tappa. Ci dicono di tenere per Potrero… meno male che abbiamo un 4×4, la strada non è asfaltata, è piena di buchi, e in certi punti non è pianeggiante, le salite e le discese sono da paura, e gli avvoltoi che girano non sono un bel guardare.. Inoltre non c’è l’ombra di un cartello (ma questa è una costante di tutte le strade del Paese). E poi, vedere uno che cambia una gomma e un altro che cerca di capire perché il suo motore stia fumando sono segnali un po’ inquietanti… Comunque, dopo aver fatto un centinaio di km off road (con tanto di fiume che squarcia la strada) arriviamo a Montezuma. Per un paio di giorni alloggiamo in un hotel che scopriremo essere gestito da un tarantino, vicino all’oceano. Montezuma è vivace ed è uno dei paesi più belli che abbiamo visto.
Siamo stati a Las Manchas, una piccola baia avanti 3-4 km, abbiamo fatto scorpacciate di pesce buonissimo, conosciuto persone carinissime e visto uno dei più bei tramonti della nostra vita. L’unico neo, se proprio lo vogliamo trovare, sono le scimmie urlatrici che all’alba si fanno sentire!… Ma la natura è anche questo e ce ne facciamo una ragione! Qui abbiamo visto anche tante scimmie cappuccine, iguane e ancora ara macao… pur abitando in campagna è difficile vedere così tanti animali e purtroppo è sempre più raro sentire gli uccellini che ti svegliano al mattino. Restiamo un paio di giorni a Montezuma, gironzolando per il centro e godendoci il sole di.. Febbraio! Lunedì 12 febbraio Partiamo alla volta di Paquera, da dove imbarchiamo l’auto sul traghetto diretto a Puntarenas (con una quindicina di $ se non ricordo male…Che cosa ne dicono quelli che prendono i mezzi per l’Elba???) e, una volta scesi, attraversiamo il paese. Non ci è piaciuto molto, è un centro portuale con tutti gli annessi e connessi, e la linea ferroviaria abbandonata conferisce al paese un non so che di decadente e triste. Ce ne andiamo, diretti a Punta Leona. Qui alloggiamo in un resort, ma con qualche problema. Questa è stata l’unica struttura incompetente per quanto concerne gli open voucher, forse temevano che non sarebbero stati pagati, fatto sta che ci hanno trattato davvero in modo scortese. Non si meritano il becco di un quattrino e spero vivamente che la gestione di questo hotel cambi, o perlomeno gli addetti alla reception che, da che mondo è mondo, devono essere a) cortesi, e b) competenti. Così purtroppo non è stato. Dopo aver augurato loro il peggio del peggio, ce ne siamo andati al mare, dove la Natura ci ha ripagato: la baia è bellissima, e di notte il cielo è una favola! Martedì 13 febbraio Ce ne andiamo da questo hotel, la cui struttura è penalizzata dalle persone che vi lavorano, e ci prepariamo a quella che noi abbiamo definito “la traversata”. Destinazione: Puerto Viejo de Talamanca, sulla costa caraibica. Alle 9 del mattino partiamo e attraversiamo la zona a sud di San José, perlopiù pianeggiante, talvolta secca e animata di quando in quando da qualche cittadina. Passiamo per Orotina, San Mateo, Atenas, e poi ancora dal lato est di San José, Tres Rios, Cartago (visitate la cattedrale!!!!), Turrialba, Siquirres, Limòn e finalmente Puerto Viejo. Una nota sulle strade: tutte asfaltate, solo da Limòn ci sono un po’ di buchi e c’è da fare lo slalom, ma per il resto si va via tranquilli. C’è una piccola “dogana”alle porte di Puerto Viejo, capiremo dopo perché… Il paese è molto carino, per i prossimi tre giorni alloggeremo qui, di fronte a una bella spiaggia frequentata soprattutto da surfisti. Noi, che non lo siamo, andiamo a Punta Uva, dove la tranquillità e il mare placido la fanno da padroni. Di sera qui è molto animato: festeggiamo il nostro primo San Valentino cenando in riva al Mar dei Caraibi, con musica jamaicana (l’influenza dello zio Bob qui è massiccia…) in sottofondo. In paese molti vendono marijuana, quindi se volete comperarne ricordate che a) è illegale! e b) ora vi tornano i conti sulla dogana alle porte del paese. Lato acquisti, qui abbiamo fatto incetta di cartoline, braccialetti e piume di pappagallo dipinte… qualunque cosa vi venisse in mente di comprare, qui c’è! Restiamo a Puerto Viejo fino al mattino del 16, ormai è ora di tornare… Passiamo la dogana senza che ci sbudellino le valigie, cosa che abbiamo visto fare, e poi ritorniamo a San José, stavolta per un’altra strada, molto comoda, che ci fa passare per Guapiles. Attenti: NON ci sono indicazioni che portano all’aeroporto! Se tenete sempre San José arrivate fino all’Avenida Central! Dopo un’ora di labirinto fra gli incroci della capitale e smadonnamenti correlati, riusciamo ad uscirne, a ritrovarci un attimo e a puntare all’aeroporto. Chiedete informazioni alla gente del posto: vi aiuteranno sempre, sono persone fantastiche! Consegniamo l’auto e, dopo aver pagato la tassa d’uscita (sono 26 $) ci prepariamo al viaggio di ritorno: scalo tecnico – inizialmente non previsto – a Panama City, Madrid, Milano Linate. Arriviamo verso le 11 di sera del 17 a Linate, dormiamo all’hotel a due passi dall’uscita e l’indomani con un taxi raggiungiamo Lambrate e ci mettiamo in treno.. Casa ci aspetta! Riassumendo: un Paese stupendo, gente amabilissima, non ricca ma dignitosa, pulita, cordiale, simpaticissima! Una natura immensa, che ti sovrasta e ti abbraccia, un mare pazzesco e tanti tipi di spiagge, cibo buonissimo, una Imperial per rilassarsi al tramonto e .. Beh, se questo non vi basta siete proprio fuori!!!!!!!.