Costa Rica: non c’è il due senza il tre
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Eccomi di nuovo qui a scrivere del Costa Rica…
Nei primi due diari raccontavo della nostra prima visita in questo Paese alla ricerca di un posto migliore per vivere e lavorare. Nel secondo, proseguivo descrivendo brevemente la nostra avventura lavorativa e davo nuovamente qualche spunto turistico per chi volesse visitare questo paese bellissimo ma come molti altri, pieno di contraddizioni.
Questo nuovo diario aggiunge nuovi itinerari ai primi due e spero concluda la trilogia!
In realtà abbiamo entrambi una gran voglia di riprendere i nostri vagabondaggi in giro per il mondo, ma al momento siamo bloccati in questa pur bella terra da due motivi: il nostro ostello che ci prende tempo e passione legandoci a sé con catene difficili da spezzare, ma soprattutto il provvedimento di espulsione per 5 anni dal CR, ricevuto da Luca a causa del visto scaduto. Come ho raccomandato nel diario precedente, sempre guardare cosa scrivono le guardie alla frontiera. Luca ingenuamente convinto di avere i classici 3 mesi di visto, non ha controllato. Fermato da un poliziotto solerte, si è scoperto che il visto era solo per un mese, quindi scaduto, per cui provvedimento di espulsione, seguito da ricorso e in attesa di risposta dal tribunale da più di un anno e mezzo: soldi, soldi, soldi!
Al momento è bloccato qui, se esce non lo fanno più rientrare…
E allora proseguiamo nel descrivere le nostre avventure nei giorni rubati al lavoro. Ora abbiamo due amici che ci aiutano, Luciano e Luis che insieme a Luca fanno le tre L di “lavoratori”, per lo meno così si definiscono loro! Io con la mia C di Cinzia, proseguo nel mio lavoro di “coordinatrice, contabile, caposala, in poche parole di “capo”! Questo sempre a detta loro, in realtà io mi definisco, sempre con la C, di “coccolata” da tutti…
Prima tappa Monteverde. Ne abbiamo sentito parlare moltissimo, posto fresco ed isolato del tutto differente dal Caribe, perché non visitarlo?
La strada da Cahuita è lunga e gli ultimi 30 chilometri di sterrato ritardano ancora di più l’arrivo. Però in effetti il paesaggio è veramente spettacolare. Montagne e valli ricoperte di verde con sole e nuvole che disegnano ombre passeggere sugli alberi. Piccole “finche” con mucche che pascolano tranquille o mandrie di cavalli che corrono liberi nei prati.
Nell’ultimo tratto si viaggia a 30 chilometri l’ora e la strada è praticamente deserta. Per cui anche se la guida richiede un certo impegno per evitare buche o dossi, c’è anche tutto il tempo per guardarsi attorno e ammirare con calma il paesaggio.
Arriviamo nel tardo pomeriggio e ci fermiamo all’ostello El Tucan, praticamente in centro paese. Da qui prenotiamo le nostre escursioni: un giorno alla Riserva Santa Elena per visitare il bosco nebuloso e il giorno dopo Canopy con 100% Adventure. Tutti contenti ci facciamo consigliare una soda dove cenare e ci viene raccomandata quella quasi di fronte all’ostello. Molto caratteristica con le sue statue di animali tutti intorno, ma soprattutto piatti abbondanti con prezzi onesti. I frullati poi me li ricordo ancora adesso! Dormiamo saporitamente sotto le coperte, in effetti ormai abituati al caldo umido del Caribe, i 15/18 gradi di Monteverde fanno la differenza!
Il mattino dopo ci vengono a prendere davanti all’albergo con un pulmino e ci portano all’ingresso del parco. Ci sono diversi percorsi fra cui scegliere e noi visto che abbiamo tutto il giorno a disposizione decidiamo per il più lungo: Cano Negro. Il sentiero si inoltra nel bosco inizialmente lastricato, poi delimitato da ghiaia e poi più nulla… nei giorni precedenti è piovuto e gli alberi estremamente fitti impediscono alla luce del sole di penetrare, per cui ci troviamo a percorrere questo sentiero estremamente fangoso che scavalca radici e buche, che sale e scende più volte nella penombra e nel silenzio più assoluto. Non c’è paura di perdersi, perché comunque è ben delimitato, il problema è che o si guarda in basso per non inciampare, scivolare e cadere, oppure ci si guarda intorno! E poi il silenzio…ci si aspetterebbe che un bosco così fitto fosse pieno di animali ed invece ci raggiunge solo qualche richiamo di uccelli fra l’altro invisibili fra le foglie. Da molti alberi pendono intrichi di muschio e radici stillanti acqua e pur circondati da tanta vegetazione, in alcuni momenti il respiro diventa pesante… Ok è vero che io sono poco allenata a siffatte escursioni e forse leggo troppi libri di fantasia, ma se dovessi fare una descrizione di un bosco incantato, userei proprio questo come modello! Dopo quasi tre ore ne usciamo e tiriamo un bel respiro di sollievo alla vista del sole che splende ancora caldo e luminoso. Le nostre scarpe sono completamente infangate e con il senno di poi ci rendiamo conto che avremmo visto più o meno le stesse cose, scegliendo i sentieri più brevi e meglio tenuti. Per il resto del pomeriggio girelliamo per le strade del paesino stupendoci dei prezzi esagerati di tutto ciò che è in vendita, decisamente più caro del Caribe, che già non scherza!
Dopo una bella dormita altro giorno di avventura. Per me il canopy non è una novità, l’ho fatto già due volte in Messico e una all’Arenal sempre con nostra figlia Tania. Ma Luca è un “puro”, non ama questi divertimenti di massa in cui come dei criceti (parole sue) si viene intruppati e trascinati a destra e a manca. In effetti l’inizio è così, un altro pulmino ci viene a prendere e ci porta alla reception dell’attrazione. Prima cosa che fa saltare la mosca al naso a Luca è l’obbligo di consegnare zaini, marsupi o altro di lievemente ingombrante, senza avere in cambio una ricevuta o anche solo un numero… Come si farà a riconoscere e ritirare i propri averi al ritorno? Dopodiché, un centinaio di persone noi compresi, veniamo imbragati con fasce, moschettoni, casco e guanti, divisi fra anglofoni e spagnoli ed istruiti sulle manovre necessarie a non schiantarsi contro un albero! Poi tutti in fila fra sferragliare di catene e voci alterate dall’emozione la salita verso il punto di partenza.
Devo dire che c’è voluta tutta la mia capacità di persuasione, nonché promesse varie di bonus futuri per convincere Luca a non scappare a gambe levate da un simile casino! E invece come per miracolo, arriviamo alla prima piattaforma e siamo soltanto in 5 o 6, Luca si lancia dopo di me e quando arriva gli vedo un gran sorriso stampato in faccia… evviva ho vinto, si sta divertendo! I cavi si fanno via via più lunghi e più alti, fino a che si arriva al più lungo e alto in assoluto a detta loro di tutta l’America latina: 1590 metri di lunghezza per non so quanti di altezza: chiamasi Superman! Ti appendono per la schiena e tu voli attraversando la vallata chiedendoti quanto tempo avresti per pensare a tutta la tua vita, nel caso si rompesse il cavo facendoti rapidamente spiaccicare al suolo. Fra l’altro questo primo Superman è dedicato solo alle persone dai 60 kg. in su, perché avendo poca pendenza, se si è più leggeri non si riesce ad arrivare alla piattaforma successiva. Per cui una guida mi ha preso in spalla e ho fatto questa prima discesa aggrappata a lui come una scimmia! La seconda fatta in solitudine mi ha fatto riflettere sull’incoscienza di una donna di mezz’età che fa queste pazzie e il Tarzan Swing, mi ha definitivamente convinto che la mia demenza senile è arrivata alla fase terminale… Cos’è il Tarzan Swing? Beh praticamente ti agganciano un elastico ad una imbragatura sul petto e ti lanciano nel vuoto. Tu sobbalzi su e giù e da una parte all’altra di una piccola valle come uno yo-yo, chiedendoti chi te l’ha fatto fare di pagare pure dei soldi per farti frullare in questo modo! In effetti, andando come sempre per prima non mi sono resa conto di ciò che mi aspettava, il tempo di prendere consapevolezza e già l’elastico mi toglieva ogni possibilità di scelta! Comunque si sopravvive e sono qui per testimoniarlo… e poi è bello vantarsi con tutti gli altri del nostro coraggio no?
Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta di altri 2 vulcani, il Miravalles e il Tenorio.
Bellissimi posti anche questi, ci fermiamo per una mezza giornata presso le piscine dell’albergo Yoko Termales, riproponendoci di tornare con entrambi i figli per fermarci due giorni ed esplorare la zona. Il prezzo dell’entrata alle fonti termali è modico ed è bellissimo stare a mollo nell’acqua calda ammirando il cono del vulcano che incombe su di noi.
Belli rilassati ci rechiamo al Rio Celeste, altra meta molto pubblicizzata negli itinerari del CR.
E’ pomeriggio per cui decidiamo di rimandare a domani la visita. Ci fermiamo in un alberghetto in centro di cui ho volutamente dimenticato il nome e per tutta notte girandoci e rigirandoci nello scomodo letto, sentiamo il tamburellare della pioggia sul tetto.
Il mattino dopo c’è ancora sole, ma diverse persone ci sconsigliano la visita: il Rio Celeste quando piove diventa Rio Caffè! Ovviamente questo alla biglietteria non te lo dicono, si pagano i 12 $ cadauno dell’entrata e dopo una faticosa salita si ammira un torrente reso marrone dal fango.
Per conto mio una cosa veramente scorretta da parte loro.
Siamo di ritorno e visto che è una bella giornata decidiamo di tornare passando dall’Arenal. Inseriamo il satellitare, giusto per avere un’idea della via più breve per raggiungerlo e ben presto ci troviamo su un tratturo di montagna, in cui passa solamente la nostra macchina, circondati da mucche, cavalli e pale eoliche. Un contadino ci garantisce che quella strada conduce alla nostra meta, per cui nella pace più assoluta e a 20 km. all’ora proseguiamo per questo viottolo godendoci il paesaggio, fino a che raggiungiamo strade conosciute. Questo per dire: mai fidarsi dei navigatori satellitari in CR! Il ritorno è piacevole, ma appena raggiunto l’ostello ci viene nuovamente la voglia di ripartire… Infatti a febbraio ci prendiamo ancora 2 giorni e via insieme a Mario, un nostro caro amico che ormai per la terza volta soggiorna qui da noi per circa un mese e mezzo, aiutandoci nei lavori più impegnativi di ristrutturazione.
Prima meta il vulcano Irazu, ci perdiamo una o due volte grazie alla disinformazione del satellitare e di alcuni nativi, ma poi incominciamo a risalire la strada del vulcano più alto del Paese. Il sole ci accompagna ancora, ma sulla cima vediamo addensarsi qualche nuvolone temporalesco. Quando arriviamo alla meta ci accoglie un vento gelido che taglia le orecchie, ma che per fortuna serve a sollevare a tratti la coltre di nuvole che offuscano il cono. Bello tutto l’insieme e abbastanza insolito rispetto ad altri paesaggi del CR, ma come vulcano niente di eccezionale paragonato ai nostri italiani. Scopriamo anche che il laghetto verde smeraldo, presente in tutte le foto, è ormai asciutto da qualche anno, per cui ovunque nude pareti rocciose. Prima di partire abbiamo anche l’occasione di vedere un piccolo animale, simile ad un orsetto lavatore, che incurante della gente fa il pieno di leccornie rubate nei cestini della spazzatura. Comunque soddisfatti per averlo visto, ci rechiamo nella valle dell’Orosì, al top del suo splendore, infatti gli alberi con i fiori arancioni che la riempiono ovunque, sono nel pieno della fioritura. Ci fermiamo in un ostello molto economico ma anche molto basico e passeggiamo per la cittadina che è tranquilla e vivibile. Visitiamo anche una chiesa, sembra una delle più antiche del Paese, che è l’unica rimasta intatta dopo l’ultima eruzione del vulcano.
Per il giorno dopo abbiamo in programma una visita ai Giardini Lankester, abbastanza lontani dalle mete turistiche tradizionali. Che dire? Io che sono una botanica mancata ne rimango affascinata! E’ il momento della fioritura delle grandi orchidee, ed infatti il giardino ne è pieno. Poi alberi, cespugli, fiori di ogni tipo. La ricostruzione di una casa giapponese con il suo tipico giardino e relativo laghetto. Una zona con piante grasse di ogni tipo, insomma una passeggiata di 3 ore in mezzo alla natura, in alcuni casi addomesticata, in altri lasciata alla crescita spontanea. Bellissimo, agli amanti della natura mi sento tranquillamente di consigliarlo! Ora dritti all’aeroporto di Alajuela, arrivano Tania e Dario, sono quasi tre anni che non ci vediamo tutti e quattro insieme… Ovviamente per questa riunione familiare abbiamo grandi programmi.
Una bella visita al Jaguar Rescue Center, vicino a Puerto Viejo. I proprietari sono due italiani che da anni hanno messo impegno e passione nel recupero e reinserimento di animali feriti o abbandonati. I volontari che ci accompagnano, mostrano un entusiasmo per il loro lavoro che rende la visita molto coinvolgente. Non è un semplice zoo come altri nella zona, qui ogni animale ha un nome e una storia, per cui ogni visita è diversa, perché una volta guariti gli animali vengono reinseriti nel loro habitat naturale.
Seconda tappa una mezza giornata alla comunità indigena. Ormai Luis, capo e sciamano della famiglia allargata e sua moglie Ana, sono quasi diventati nostri amici. Spesso gli portiamo nostri ospiti che ritornano entusiasti dall’esperienza. In effetti Luis con la sua simpatia incanta tutti, mentre racconta tradizioni ancestrali, ci conduce nella foresta, spiegandoci le proprietà medicinali di molte piante. Poi ci conduce nella capanna dove si macinano le bacche di cacao per trasformarle in un goloso cioccolato. Questo lavoro viene fatto ancora a mano, prevalentemente dalle donne. Le bacche che hanno subito un procedimento di fermentazione e essiccatura al sole, vengono poste su una pietra molto antica, modellata dall’uso secolare e qui con un’altra pietra si procede alla macinatura. Ovviamente anche noi dobbiamo provare e dopo neanche 2 minuti ci troviamo con le braccia indolenzite dal peso di questa pietra enorme. Seguono alcuni riti sciamanici, un pizzico teatrali, ma ci sta con il resto dell’esperienza e poi il pranzo… in contenitori fatti con foglie di banano intrecciate, ci viene offerta carne e verdura in abbondanza, accompagnata da una bibita ricavata da qualche pianta locale.
Segue il rito della condivisione della cioccolata e poi per chi vuole, l’acquisto delle palline di cioccolato aromatizzato con 17 gusti diversi, confezionate da tutti i componenti della comunità. Il tutto tratto dalla foresta circostante.
Dimenticavo la famiglia si trova a BriBri, e per raggiungere il villaggio occorre passare su un ponte basculante che attraversa un fiume…già questa è un’emozione!
Ultima avventura, si ritorna al vulcano Miravalles con i figli, prima notte allo Yoko Termales, con Dario che non si sente molto bene. Però sembra che l’immersione nelle vasche termali migliori la sua salute. Cosa estremamente fastidiosa: un vento implacabile che rumoreggia giorno e notte.
Non avendo posto per una seconda notte, ci rechiamo all’hotel Las Hornillas. Qui per un prezzo veramente esagerato decidiamo di fermarci, pranzo e colazione inclusi, più la visita alle solfatare e alle 4 cascate.
La visita alle cascate prevede l’attraversamento di due ponti basculanti molto lunghi e il tutto sarebbe veramente interessante se il vento di una violenza esagerata, non rendesse questi ponti secondo me estremamente pericolosi. L’attraversarli è stata veramente un’ardua impresa oltretutto senza nessun appiglio se non le nostre mani serrate come tenaglie sul cavo di sostegno del ponte.
In una delle cascate si potrebbe fare anche il bagno, ma il tuffo di una decina di metri e il vento gelido, dissuadono tutti i partecipanti dall’impresa! Il giro alle Hornillas è carino con le sue pozze di acqua ribollente e gli sbuffi di fumo solforoso. Si conclude in un bagno nel fango tiepido, ma il tanto pubblicizzato mega toboga è chiuso da mesi e rimaniamo tutti delusi. Ci accontentiamo di stare nuovamente a bagno nelle piccole piscine di acqua bollente, circondati da bellissimi pavoni, tucani, cani, gatti e altri animali assortiti…e il vento, sempre questo vento furioso.
Dormiamo male, scossi da folate violente, La salute di Dario peggiora e per finire sia a pranzo che a colazione ci troviamo un’unica opzione: riso e fagioli! Io odio il riso! Da genitori snaturati, ma con il consenso di Dario, decidiamo di ignorare il suo 39 di febbre e recarci lo stesso a Monteverde per fare Canopy. Dario non ha mai provato, mentre Tania già teme il Tarzan, ma non si può tirare indietro quando lo hanno già fatto i suoi due vecchietti no? E anche noi siamo tutti orgogliosi di dimostrare la nostra agilità! Per fortuna, così dice Tania, viene salvata in extremis da Dario che sta sempre più male e da me che lo seguo a ruota trovandomi all’improvviso a combattere con 40 di febbre. Ahimè siamo caduti entrambi vittime del Dengue, una malattia epidemica di questi luoghi trasmessa dalle zanzare.
Per peggiorare la situazione, l’ostello che ci aveva alloggiato la prima volta (El Tucan) ha cambiato gestione e i nuovi gestori oltre ad aver aumentato i prezzi sono piuttosto scortesi, tanto che non permettono a Luca neanche di portarci una tazza di tea caldo in camera e ci negano anche una coperta aggiuntiva.
Il ritorno è veramente pesante e sia io che Dario rischieremo il ricovero in ospedale perché estremamente disidratati. Ma non dimentichiamoci che io sono un’infermiera, lungi da me l’idea di un ricovero, per cui con calma e con le cure dei due sani ci rimetteremo in perfetta forma… ma ormai per loro è arrivato il momento del rientro, per cui fine delle avventure!
La prossima? Se tutto va bene: giro del mondo in camper!
CONSIGLI PRATICI
– La moneta locale è il “colon” il cui cambio attuale è di 100 colones, 0.160 euro.
– Sono però molto graditi ovunque i dollari americani che ormai valgono quanto gli euro.
– Gli euro non sono accettati e anche poche banche sono disposte a cambiarli (praticamente solo il Banco Nacional del C.R. e comunque assolutamente inutili i tagli superiori ai 100 €).
– Anche le carte di credito sono accettate solo dai grossi alberghi e da ristoranti di lusso, mentre i distributori di carburante le prendono senza difficoltà. Poco amata è l’American Espress a causa delle commissioni molto alte, preferibile Visa o Master Card.
– Le casse automatiche sono presenti quasi ovunque, ma se avete bisogno dei servizi interni della banca, armatevi di santa pazienza, spesso ci sono delle file talmente lunghe che escono dall’edificio e proseguono sul marciapiede adiacente. Ulteriore consiglio: munitevi di una felpa, lo sbalzo di temperatura va dai 30° fuori ai 15° dentro! Roba da polmonite!
– La corrente è 110 v. e le spine sono di tipo americano, per cui conviene portarsi un adattatore. Telefoni, computer e macchine fotografiche si ricaricano a sufficienza, ma ci vuole molto più tempo.
– I nostri repellenti per zanzare sono poco efficaci contro i loro insetti. Molto meglio le piastrine insetticide da mettere in camera, o i loro zampironi.
– Il cibo è buono anche se un po’ monotono l’acqua che spesso è di pozzo, non ci ha mai dato problemi.
– Gli acquisti nei supermercati, specialmente gli alimenti occidentali sono abbastanza onerosi, se avete tempo e voglia conviene comprare direttamente dal contadino o dal pescatore, si mangia cibo buono, naturale e ad un decimo del prezzo dei negozi.
– Se un ticos, vi dice “a orita”, che letteralmente vorrebbe dire “al più presto”, mettetevi il cuore in pace, sicuramente si fa notte!
– Se si transita in Nord America, ricordarsi di richiedere l’ESTA visto temporaneo, lo si può fare tramite il sito della Polizia di stato oppure tramite questo indirizzo: http://esta.cbp.dhs.gov/costo nel 2014, 23 euro, durata 3 anni.
– Internet è ovunque e sempre gratuito (a differenza dell’Italia), molto convenienti anche le SIM per cellulare, con l’equivalente di un euro si fanno ore di chiamate locali. Per chi non avesse possibilità di accedere a Skype, esistono delle tessere che al costo di 5 $ permettono di chiamare per circa un’ora tutto il mondo.
– Ricordate che per passare da una Costa all’altra dovrete ripassare dalla Capitale, San Jose’.
– Consiglio di pernottare la prima notte all’arrivo e l’ultima alla partenza nelle vicinanze dell’aeroporto. Non e’ consigliabile viaggiare di notte in quanto le indicazioni stradali sono scarse e non ben visibili e i ticos hanno uno stile di guida molto fantasioso.
E qui è buio alle 6 del pomeriggio!
VISTI
Non c’è un visto di ingresso al Paese, ma quando si esce si paga una tassa di 30 dollari a persona.
Recentemente alcune compagnie aeree hanno incluso il prezzo del visto nel biglietto, controllate in aeroporto per evitare di pagare due volte!
Il visto turistico dovrebbe avere una durata di tre mesi, ma attenzione, verificare sempre cosa scrive il funzionario, potrebbe darvi molti giorni in meno. Attualmente la pena per chi viene trovato con un visto scaduto è l’espulsione dal CR per 5 anni!
TRASPORTI LOCALI
La rete di autobus è molto capillare e quelli pubblici sono notevolmente economici. Ci sono autobus privati più comodi e anche compagnie aeree che con piccoli veivoli, con dei costi tutto sommato accessibili che connettono le mete più importanti, facendo risparmiare tempo e fatica.
HOTEL
Yoko Termales, 2 km. a nord del progetto termale Miravalles, Fortuna de Bagaces, Guanacaste. info@yokotermales.com – Bungalows immersi nel verde del parco con accesso alle piscine giorno e notte. Ristorante un po’ costoso. Costo per 4 persone 125 $.
Las Hornillas, Fortuna de Bagaces, Guanacaste. info@hornillas.com – Bungalows carini e attrezzati. Ristorante caratteristico ma decisamente con poca scelta! Molto bello se non fosse per i 90 $ a testa che abbiamo pagato…
Coati Place B&B, Santa Elena, Monteverde. info@coatiplace.com – In passato si chiamava El Tucan, posizione centrale, posto dignitoso e pulito, ma da quando ha cambiato nome e gestione i prezzi sono decisamente aumentati ed è diminuita la cortesia. Si definisce un B&B, ma la colazione non è inclusa e va pagata a parte.
Guesthouse Montana Linda, Orosì. Non so se abbia un sito internet perché quasi tutto è lasciato in autogestione agli ospiti. Molto modesto, ma veramente economico e in posizione centrale nel paese.
ATTRAZIONI E VISITE
Vulcano Irazu: ingresso per turisti 15 $ più parcheggio auto altri 5$.
Giardini Lankester:ingresso 10 $ Cartago – per informazioni: jardinbotanico.lankester@ucr.ac.cr
100% Aventura Canopy Tour: Santa Elena, Monteverde. 45 $ per persona in bassa stagione. Se si comprano i biglietti presso l’istituto del turismo c’è un ulteriore sconto. www.aventuramonteverdecr.com
Jaguar Rescue Center: Punta Cocles, ingresso 20 $, www.jaguarrescue.com
Comunità indigena: BriBri, 15 $ per persona.
Aggiungo alcuni link che possono essere utili per orientarsi in questo paese:
Guida per visitare alcuni Parchi, ce ne sono più di 30!
Costaricaturismo.it/parchi_di_costa_rica.htm
Costaricaweb.cr
Costa Caraibica, Atlantico, Parco Tortuguero e Regione Limon.
Visitacostarica.com/modulos/…zonacaribe.php
Www.tortugueroinfo.com/index2.html
Costa Pacifico, Regione Guanacaste.
Www.motortravel.it/guanacaste.php
Vulcani: Arenal, Poas, Rincon de la Vieja… e molti altri!
Costaricaturismo.it/vulcani_di_costa_rica.htm
Zona Monteverde, Foresta nebulosa.
Www.monteverdeinfo.com
Altro link informativo dove trovare bus da/a, ricordate che muoversi con i bus pubblici può portare via molto tempo per l’attesa delle coincidenze.
Www.horariodebuses.com/cr/index.php
E’ possibile anche effettuare i trasferimenti con shuttle privati, sono un poco più costosi ma offrono tutti un ottimo servizio da/a Hotel, da prenotare con anticipo.
Www.interbusonline.com/home/home.asp
Www.qualitytransferscr.com/
Questo link per trovare agenzie che noleggiano auto. Tendenzialmente nella stagione asciutta si può viaggiare con un auto normale, ma quando piove molto il 4X4 aiuta!
Www.vacationcity.com/car-rental/
Www.holidaycars.com/car-rental/costa-rica/
Tempi di percorrenza da un luogo all’altro.
Www.govisitcostarica.co.cr/travelInfo/travelTime.asp
Www.conozcacostarica.com/info/cr_time_distance.html
Le due compagnie aeree che operano voli interni in CR sono Natur Air e Sansa.
Www.natureair.co.cr/
Www.flysansa.com/en/home
Piccola mappa stradale del Costa Rica:
Www.yourtravelmap.com/espanol/costarica/travelmap/index.php?&width=768
E giusto per concludere in bellezza…
Hostel Hakuna Matata, Caretera Principal, contiguo Banco de Costa Rica, o parada del bus Arena Blanca. Tel.: 00506 2755 1225 – Info@cahuitahostel.com
Www.cahuitahostel.com – Facebook: Hakuna Matata Hostel
E per chi non si fosse ancora stancato di leggere questo lungo resoconto e pazientemente volesse leggere anche i due precedenti, ecco i titoli:
COSTA RICA, IL NOSTRO FUTURO
COSTA RICA 18 MESI DOPO