Costa Rica, natura y pura vida
Il viaggio – Sommario
GIORNO TAPPA
- 25/07/2013 Partenza da Milano Linate per San José di Costa Rica via Madrid con voli Iberia – Ritiro della macchina noleggiata (una Nissan X-Trail o similare ) presso autonoleggio “Dollar”. Pernotto ad Alajuela all’hotel “Eskalima”.
- 26/07/2013 Da Alajuela a Jacò – Visita al Ponte dei Coccodrilli sul fiume Tàrcoles – Trekking nel Parco Nazionale Carara.Pernotto all’hotel “Villa Lapas”.
- 27/07/2013 Safari Jungle Crocodile – Cascata Bijagual – Aeroporto Juan Santamaria di Alajuela per arrivo Micaela – Da Alajuela a Dominical.Pernotto all’hotel “Diuwak”.
- 28/07/2013 Da Dominical direzione Sierpe, nella penisola di Osa, per raggiungere via mare il villaggio di Bahia Drake. Arrivo e pernottamento presso Cabinas Manolo.
- 29/07/2013 Bahia Drake (Penisola di Osa) – Snorkeling alla isla de Caño – Playa Drake – Pernottamento presso Cabinas Manolo.
- 30/07/2013 Bahia Drake (Penisola di Osa) – Tour La Sirena e del Parco nazionale del Corcovado. Pernottamento presso Cabinas Manolo.
- 31/07/2013 Da Bahia Drake a Manuel Antonio via Sierpe – Playa Espadilla. Pernottamento presso hotel “Vela Bar”.
- 01/08/2013 Tour del Parco Nazionale Manuel Antonio – Playa Espadilla. Pernottamento presso hotel “Vela Bar”.
- 02/08/2013 Playa Matapalo – Da Manuel Antonio a Monteverde. Pernotto presso la cabinas “Vista al Golfo”.
- 03/08/2013 Trekking nella Riserva Biologica Bosco Nebuloso Monteverde. Pernotto presso la cabinas “Vista al Golfo”.
- 04/08/2013 Butterfly gardens – Serpentario – Giardino dei colibrì – Trekking nella Riserva Biologica Bosco Sant’Elena. Pernotto presso la cabinas “Vista al Golfo”.
- 05/08/2013 Da Monteverde a La Fortuna – Catarate “Viento Friesco” – Lago Arenal. Pernotto presso l’hotel “Arenal Palace”.
- 06/08/2013 Trekking nel Parco Nazionale Volcan Tenorio – Rio e Catarata Celeste – Terme Baldi. Pernotto presso l’hotel “Arenal Palace”.
- 07/08/2013 Tour al Parque Nacional Refugio de Vita Silvestre Cano Negro. Pernotto presso l’hotel “Arenal Palace”.
- 08/08/2013 Da La Fortuna a Tamarindo – Playa Tamarindo. Pernotto presso l’hotel “Pasatiempo”.
- 09/08/2013 Playa Brasilito – Playa Conchal. Pernotto presso l’hotel “Pasatiempo”.
- 10/08/2013 Playa Grande. Pernotto presso l’hotel “Pasatiempo”.
- 11/08/2013 Playa Danta e playa Dantina. Pernotto presso l’hotel “Pasatiempo”.
- 12/08/2013 Da Tamarindo a Grecia. Pernotto presso l’hotel “Mango Valley”.
- 13/08/2013 Escursione al Parco Nazionale Vulcano Poàs – Catarate “Los Chorros” – Da Grecia ad Alajuela – Consegna dell’auto e arrivo in aeroporto. h. 16.55 volo San José – Madrid.
- 14/08/2013 Arrivo a Madrid alle 11.25 – Coincidenza per l’Italia (Milano Linate) alle ore 18.55 – Arrivo a Milano Linate alle 21.05 —> VACANZA FINITA…
Il Viaggio Minuto Per minuto
Perché in Costa Rica? Siamo a gennaio e mi arriva la solita newsletter dal sito Tripadvisor, stavolta si parla di hotel stravaganti; uno in particolare attira la mia attenzione più che altro perché immerso in una verdissima foresta pluviale, è in Costa Rica. Conoscevo già qualcosa riguardo questo piccolo stato dell’America centrale e quindi mi è venuto lo schizzo di approfondire un po’ le mie conoscenze. A questo punto erano state gettate le basi dentro di me del viaggio di quest’anno. Coinvolgo subito il mio amico Andrea e insieme iniziamo a esplorare la fattibilità della vacanza secondo le nostre disponibilità finanziarie. Dopo un breve periodo di documentazione sentiamo i nostri amici di Ancona (Matteo e Micaela) conosciuti lo scorso anno in Kenya e con i quali ci siamo subito trovati alla grande. Loro stanno pensando di puntare la bussola nuovamente verso l’Africa (Namibia) ma per entusiasmarli della destinazione basta mandargli due o tre foto del Costa Rica … Ci sono anche loro e la cosa mi fa un immenso piacere. La squadra ormai è fatta e non ci resta che decidere le date, trovare il volo migliore (costo per ore viaggio), decidere le tappe ed i luoghi da visitare e le strutture meglio referenziate nelle quali alloggiare. Decidiamo ben presto di sviluppare una vacanza fly&drive con destinazioni scelte da noi in maniera molto flessibile e bocciando tutti i tour fin qui propostici dalle molteplici agenzie interpellate. Per il volo e il noleggio auto ci appoggiamo all’agenzia turistica di un amico di Micaela (“La Via Giusta” di Perugia) che, considerando la nostra preferenza a fare meno ore possibili sull’aereo ed il fare meno scali possibili, ci scova il volo migliore (Iberia, partenza da Milano Linate con arrivo a San José via Madrid – € 1500 pp a/r). Come auto a noleggio, dopo una breve consultazione, decidiamo di prendere una Nissan X-Trail o similare (€ 1310 per 20 gg) poiché nel periodo in cui andiamo noi è vivamente consigliato un 4×4 per via delle strade malmesse a causa della stagione delle piogge (stagione piovosa ma anche quella in cui la vegetazione è più rigogliosa).
Indice dei contenuti
Si parte il 25 luglio e si torna la sera del 14 agosto: SPETTACOLO! Una decina di gg dopo l’acquisto dei biglietti però capita uno sgradito contrattempo che ci porta a modificare i ns piani iniziali, a Micaela piazzano un corso di aggiornamento proprio nei giorni della partenza. Variare i biglietti significherebbe una perdita di circa 500 euro a testa quindi la parte femminile del ns gruppo decide di partire da sola il 27. Ci spiace perché in questo modo la partenza non ha lo stesso sapore ma il gruppo si compatterà solo un paio di giorni dopo. Ora basta con i preliminari ed eccoci al giorno della partenza…
25 Luglio 2013
È finalmente arrivato il giorno della partenza ed io non ci sto più nella pelle… Stanotte non ho chiuso occhio perché è dal momento in cui ho salutato tutti in ufficio che mi sento già in viaggio. Sono elettrizzato… sono mesi che aspetto questo giorno! Il volo Iberia per Madrid parte alle 7.15 da Linate quindi prevedo di essere in aeroporto almeno per le 5.00. Mi alzo alle 3.30 … è inutile aspettare a letto la sveglia e sinceramente non ce la faccio proprio più ad aspettare … doccia, colazione e via verso l’aeroporto. Mi trovo alle “Partenze” alle 4.30 e noto che già c’è fila per il check-in ma devo aspettare due dei tre compagni di questa meravigliosa avventura che ci attende nelle prossime tre settimane. Andrea e Matteo arrivano un quarto d’ora più tardi … ora il viaggio inizia realmente … sono felice … ed in coda al check-in. Purtroppo becchiamo la fila più lenta (la hostess è eccessivamente pignola col peso dei bagagli ed inoltre ci sono un sacco di sudamericani particolarmente indisciplinati). Alla fine non riusciamo ad avere tre posti vicini; poco male, il volo per Madrid dura solo un paio d’ore. Partiamo in ritardo (h. 7.55) ed atterriamo a Madrid alle 10.00 giusto in tempo per spendere qualche euro al duty free (62.70 euro) e raggiungere il gate di imbarco per San José. Chi non è mai stato all’aeroporto di Madrid dovrebbe essere informato che si tratta di una struttura enorme; i voli intercontinentali partono ed arrivano al terminal 4S mentre quelli continentali al 4. Non sono vicini e per raggiungere il terminal 4S dal 4 dobbiamo prendere pure un treno (20 minuti di corsa) e poi altri 20 minuti a correre per arrivare al gate che raggiungiamo proprio all’apertura degli imbarchi (carinissima una delle hostess!). Stavolta siamo più fortunati ed abbiamo posti attigui (almeno tra una chiacchiera e l’altra il volo passerà più in fretta). L’aereo decolla alle 11.50 ora di Madrid. Dopo 12 ore, due film, una ronfata, due capitoli di un buon libro e quattro chiacchiere arriviamo all’aeroporto Juan Santamaria di San José; qui l’orologio deve essere riportato indietro di ben 8 ore (mai affrontato un fuso orario così consistente). In aereo abbiamo pure socializzato con un particolarissimo costaricense che parla un ottimo italiano e che ci introduce agli usi e costumi che incontreremo durante il soggiorno in Costa Rica. Troviamo molto utili e interessanti le molte informazioni che ci dà durante l’interminabile trasvolata e le memorizziamo subito per poi sfoderarle nei momenti opportuni. Mentre atterriamo butto un occhio fuori dal finestrino ed appena scendiamo sotto lo strato di nuvole … boom! Verde ovunque! La foresta pluviale appare ai nostri occhi sterminata, rigogliosa e magnifica! I miei occhi si riempiono subito di quella vista, ho un tuffo al cuore e capisco subito di essere arrivato in un posto unico e meraviglioso che in breve conquisterà il mio cuore. Sbrighiamo abbastanza celermente le formalità del visto di ingresso, recuperiamo i bagagli e malauguratamente decidiamo di cambiare qualche dollaro nella valuta locale, i colones (CRC).
E’ bene sapere che in Costa Rica ovunque vengono accettati i dollari ma a volte è più indicato pagare con la valuta locale. Cambiare i soldi in aeroporto significa farsi spennare vivi come dei polli da mettere allo spiedo; ovunque nel Paese un dollaro viene cambiato a 500 (1 $ = 500 crc), negli sportelli di cambio valuta presenti in aeroporto invece un dollaro viene comprato a 430 crc (ladriiii!). Troviamo in maniera del tutto fortuita il banco del nostro autonoleggio (Dollar) ed andiamo a ritirare l’auto. Decidiamo di dotarci anche di un GPS e qui posso dire che idea non è mai stata più azzeccata. Carichiamo le valigie sulla nostra nuova Suzuki Gran Vitara e via in direzione Alajuela dove dall’Italia avevamo prenotato il nostro primo pernotto all’hotel Eskalima ($110 per due doppie). Arriviamo ad Alajuela verso le 17.00. Nella cittadina c’è molto movimento e mi dà l’impressione che sia appena uscita da un set cinematografico di quelli che ritraggono le cittadine messicane, caratteristica a tal punto da catapultarci immediatamente in una realtà così lontana da quella in cui siamo abituati a vivere da farci rimanere inizialmente turbati. L’hotel non è niente di speciale ma è pulito, ha l’aria condizionata in camera per combattere il caldo umido che c’è al di fuori, il bagno in camera con acqua calda, due comodi letti ed il Wi-Fi gratuito in tutta la struttura e dato che sono in piedi da più di 36 ore a me sembra una reggia alla quale chiedere solo una doccia ed un letto dove collassare. Andrea e Matteo vanno a farsi un panino da McDonald’s mentre io sono già in catalessi. Saluto questo nuovo mondo ed abbasso la serranda su questo primo giorno in paradiso.
26 Luglio 2013
Ieri sera con i miei compagni si è deciso per oggi di fare una puntatina verso la costa quindi ci alziamo di buon’ora e giù a fare colazione, la prima colazione costaricense. Non ci fidiamo di partire già al primo giorno con la colazione tipica (nella quale si distingue il Gallo Pinto, piatto nazionale composto da riso e fagioli neri saltati con verdurine) e quindi ripieghiamo in semplici toast, frutta, marmellata, latte, caffè e cereali. Verso le 10.00 siamo in macchina sulla statale 27 in direzione Tàrcoles dove abbiamo prenotato tramite internet una camera all’hotel Villa Lapas ($118.64 per una camera tripla). Non sono abituato a vedere così tanto verde ed ogni panorama mi sembra bellissimo e come potrebbe essere altrimenti una foresta rigogliosa come quella pluviale? Vedo dalla mia cartina che passeremo sul famoso ponte dei coccodrilli, un ponte sopra il Rio Grande de Tàrcoles e sotto il quale staziona una nutrita schiera di coccodrilli giganti (alcuni esemplari arrivano a misurare oltre 5 metri). Dopo circa un’ora e un quarto di macchina giungiamo al ponte, parcheggiamo in prossimità dello stesso e subito sfoderiamo le nostre macchine fotografiche sperando di vedere qualche coccodrillo… arriviamo sul ponte, mi sporgo per guardare giù e impressionante, sotto ci saranno una ventina di coccodrilli lunghi dai due metri e mezzo ai quattro più altri dieci o quindici in acqua. Sono spaventosi nella loro naturalezza, esseri famelici e primordiali rimasti invariati nella struttura col passare dei secoli, perfette macchine di morte con le loro mascelle d’acciaio irte di denti acuminati. Alcuni sono talmente primordiali da sembrare delle mummie, tanto che non hanno nulla di diverso dai coccodrilli mummificati presenti nel tempio di Kom Ombo in Egitto. Esseri affascinanti… finché stanno alla dovuta distanza… Mezz’ora e via verso l’hotel dove arriviamo intorno a mezzogiorno per prendere possesso della camera. Il Villa Lapas è un luogo incantevole immerso in un giardino rigoglioso e curato, popolato da splendide iguane, farfalle ed uccelli variopinti. La foresta pluviale arriva a lambire gli alloggi creando un’atmosfera quasi selvaggia che si scontra con l’accuratezza dei giardini, della piscina e della struttura centrale. L’alloggio è grande e confortevole anche se minimale, con aria condizionata, un bagno bello grosso avente doccia con acqua calda (anche se col caldo che fa una doccia rinfrescante è il primo pensiero di fine giornata) e complessivamente ben pulito. Nella zona centrale del complesso alberghiero è presente il Wi-Fi gratuito che si spinge fino alla soglia delle abitazioni. Improvvisiamo un safari fotografico nel giardino in attesa di poter entrare nell’alloggio a depositare i bagagli e le molteplici iguane ed uccelli rimangono impresse nelle nostre memory card. Poco più tardi molliamo le valigie in camera e partiamo in esplorazione della zona. A circa un quarto d’ora dall’albergo c’è l’ingresso al Parco Nazionale Carara e decidiamo di farci un salto per vedere un po’ com’è il posto. Subito veniamo avvicinati da una guida locale ed in poco tempo ci ritroviamo a contrattare i suoi servigi per un’escursione all’interno del parco. Riusciamo a spuntare 20$ a testa (ci fossimo impegnati forse sarebbe sceso anche a 15$) mentre il prezzo del biglietto per accedere al parco ammonta a 10$. Dopo aver acquistato dell’acqua ci ritroviamo in un ingresso secondario del parco meno battuto dai turisti e subito, neanche il tempo di infilare le scarpe da trekking ed estrarre le macchine fotografiche ecco che spuntano i primi animali… La guida è molto simpatica ed anche se noi non parliamo spagnolo (e poco inglese) e lui non parla italiano riusciamo a capirci alla perfezione, in fondo italiano e spagnolo sono molto simili. L’escursione dura circa tre ore e la nostra guida ci porta anche fuori dai sentieri per cercare di individuare qualche animale in più, ma sinceramente anche solo camminare in una foresta del genere lo considero un privilegio. Già mi sembra di depurare i polmoni dallo smog al quale siamo abituati a Milano. A fine escursione annotiamo avvistamenti di scimmie congos (scimmie urlatrici), Ara scarlatti, pipistrelli di varie specie (che non avremmo mai visto senza una guida ad indicarceli), alveari, termitai, bruchi, un bradipo bidattilo, scimmie cappuccino, iguane nere, piante e fiori spettacolari.
Prima di rientrare in hotel facciamo un salto in paese a cercare uno dei tanti operatori che organizzano safari fotografici sul fiume e che ci ha consigliato la nostra guida. Lo troviamo facilmente e ci accordiamo per effettuare domattina un’escursione privata alle 6.30 al costo di 40$ a testa dopo di che andiamo a rilassarci un po’ in hotel. Durante il rientro in hotel abbiamo la fortuna di imbatterci in molti uccelli lungo la strada fra cui le bellissime ara scarlatte che creano un concerto di colori tra le fronde della folta vegetazione. Per cena andiamo a Jacò, l’idea è quella di andare in uno dei ristoranti della zona con le migliori recensioni presenti sul sito Tripadvisor (il nostro mentore in questo viaggio!), il Wahoos Bar & Restaurant. Devo dire che è stata un’ottima scelta, Matteo ed Andrea sono andati sul sicuro con un piatto di riso con gamberi (arroz con camaron) mentre io, ansioso di sperimentare la cucina costaricense mi fiondo su un dorado macadamia senza avere la più pallida idea del tipo di piatto che mi sarebbe arrivato. Confortato dalla bella proprietaria che mi dice che ho fatto un’ottima scelta, mi preparo ad assaggiare qualcosa che spero vivamente sia speciale. Mi arriva un fantastico filetto di pesce in crosta di un misto di arachidi macadamia che naturalmente io divoro senza spiccicare nemmeno una parola annaffiandolo con due ottime Imperial gelate (la birra del Costa Rica), degna conclusione di una splendida giornata. Per la cena paghiamo un totale di 38499 CRC.
27 Luglio 2013
Oggi sveglia presto, d’altronde con gli orari ancora italiani non è certo un problema, alle 6.10 dobbiamo uscire per il Jungle Crocodile Safari. Ore 6.30 puntualissimi siamo al punto d’incontro, dove ci offrono un bicchiere di te (o caffè) e dove possiamo fare un giro al negozietto annesso. Sulla lancia siamo solo noi tre con la guida e come capitato ieri ci si capisce senza troppi problemi. Il giro sul fiume è davvero bello e la nostra guida ci fa vedere subito un sacco di uccelli e un grosso coccodrillo che arriva al suo richiamo. Ad un certo punto la nostra guida inizia il suo personalissimo show… accosta la lancia all’argine, scende ed inizia a chiamare i coccodrilli col verso tipico dei cuccioli e ben presto un grosso coccodrillo attirato dal richiamo si presenta all’appello; la guida si avvicina al coccodrillo con un pezzo di pollo in mano e si pone a meno di due metri di distanza di fronte al grosso rettile incitandolo ad alzarsi. Lo spettacolo si protrae per circa mezz’ora, poi dopo essersi ingollato mezzo pollo, il coccodrillo decide che non ha più voglia di fare da attrazione a tre mangia spaghetti e si dilegua. Entusiasmati da quanto visto e dal coraggio della nostra guida, possiamo tornare indietro, sono le 8.45. Qualche foto nel bel giardino dell’imbarcadero e poi rientro in hotel. Per strada abbiamo modo di fotografare ancora molti uccelli tipici del Costa Rica tra cui le bellissime ara scarlatte (ormai si trovano solo in pochi posti qui in Costa Rica), iguane e pure un simpatico procione. In hotel rientriamo in orario per fare un’abbondante colazione e successivamente prenderci un po’ di relax con tanto di servizio fotografico ai giardini ed al pueblo annesso all’hotel. La mattinata passa velocemente e verso le 13.00 partiamo con l’intenzione di visitare la cascata Bijagual. Proprio quando arriviamo all’inizio del sentiero che ci porterebbe alla catarata (cascata in spagnolo) però inizia a piovere. Decidiamo quindi di risalire in macchina e dirigerci di nuovo verso l’aeroporto per accogliere l’arrivo di Micaela, che ormai è in viaggio già da qualche ora per unirsi finalmente gruppo vacanza. Arriviamo in aeroporto giusto in tempo per acchiappare Micaela che, distrutta, si addormenta subito in macchina mentre ci dirigiamo verso Dominical percorrendo la statale 27. Arriviamo all’hotel prenotato per stasera verso le 19.30, il Diuwak, prendiamo possesso delle camere (molto semplici e spartane e soprattutto troppo care per la qualità offerta – $150.44 per due camere doppie). Io, Matteo e Andrea ceniamo al buon ristorante posto di fronte all’hotel e dove consumeremo la colazione di domani, il Tulun, mentre Micaela è già collassata in branda. Mangiamo un lomo Diuwak e due arroz moriscos (riso con pesce, mitili e gamberetti) il tutto annaffiato con tre ottime Imperial per un totale di 54 dollari (26840CRC), poi due passi per la solita paglietta di Matteo e subito a nanna.
28 Luglio 2013
Anche oggi giornata di spostamenti. Sveglia presto e colazione alle 7.45: dobbiamo essere a Sierpe, nella penisola di Osa, entro le 11.30 per prendere la lancia del comandante Alex che ci porterà a Drake. Con un po’ di ritardo riusciamo a partire verso le 9.00 prendendo la caretera 39 in direzione sud. In auto è il primo giorno che c’è il gruppo vacanze al completo ed il tratto di strada che ci manca per giungere a Sierpe scorre senza nemmeno accorgerci tra una chiacchiera e l’altra. Giungiamo alla prima destinazione abbondantemente in anticipo e quindi ci tocca aspettare nel caldo soffocante del ristorante/bar che fa da passaggio tra la strada e l’imbarcadero. Coi nostri borsoni non passiamo certo inosservati… Finalmente si sale sulla lancia (la Chanchita 3) e si parte. Il cielo è limpido e la giornata caldissima ma ben presto neri nuvoloni iniziano a farsi strada in lontananza nel cielo sgombro. Il tragitto sul fiume Sierpe è molto bello, con la foresta che ricopre completamente il territorio fino a lambire l’acqua e l’attraversata sulla lancia diventa nient’altro che un’allegra scampagnata. Ben presto però s’iniziano a sentire le prime gocce di pioggia che impiegano poco a trasformarsi in una vera e propria doccia a cielo aperto. Subito mettiamo mano alle cerate ma non tutti noi le abbiamo a portata di mano; io la divido con Micaela, Andrea ha la sua (per fortuna giacché è nella posizione più infelice) mentre Matteo è seduto nella fila di fronte senza nemmeno un riparo. In pochi minuti ci ritroviamo tutti zuppi fino alle ossa ma quello è il problema minore, infatti, per raggiungere Bahia Drake occorre fare il tragitto in parte sul fiume Sierpe e in parte sull’oceano ed è proprio lì il momento più critico ed emozionante. Alla confluenza del fiume con l’oceano si è formata una turbolenza in acqua da far preoccupare il più esperto dei capitani, ci sono onde alte 4 o 5 metri. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto penso che il capitano deciderà di tornare indietro aspettando che il forte nubifragio passi ma non è così, con una manovra improvvisa effettua un largo giro per prendere velocità e con una bravura disarmante sfonda il muro dell’oceano scartando al momento giusto alcune grosse onde e infilandosi a tutta birra tra due faraglioni, separati tra loro da cinque o sei metri di acqua (passandogli fin troppo vicino per i miei gusti), uscendo prepotentemente dalla parte opposta nell’oceano agitato. Giunti sull’oceano siamo stati investiti da un vero e proprio diluvio universale. C’è di buono in tutto questo che quella pioggia era di acqua purissima, buona e dissetante, un nettare proveniente da una zona tra le più incontaminate del pianeta. Dopo circa un’ulteriore mezz’ora di navigazione arriviamo a Bahia Drake ma per le avverse condizioni meteo l’attracco sulla spiaggia è molto difficoltoso. L’arrivo nella zona più selvaggia del Costa Rica non poteva essere più emozionante di così, sbarchiamo stile marines gettandoci in mare con l’acqua che ci arriva al petto e scarichiamo le valigie a spalla cercando il più possibile di evitare che cadano in acqua (anche se con la pioggia che viene giù non so quanto cambi la cosa poiché bastano pochi secondi per bagnare qualsiasi cosa… poco male, si testa l’impermeabilità della mia!). Mentre i pochi che non sono subito corsi sulla spiaggia scaricano i bagagli ancora presenti sulla lancia, io aiuto a tenere la barca più vicino possibile alla riva nonostante il mare grosso e la risacca che la spinge al largo finché l’ultimo bagaglio non è stato portato a riva. Sergio, il nuovo proprietario della Cabinas Manolo è in spiaggia ad aiutarci/accoglierci e subito s’instaura una piacevole confidenza (preludio alla ottima ospitalità riservataci nei giorni di soggiorno). Arriviamo alla cabinas su di un furgone per trasporto merci e troviamo subito ad attenderci la bella e simpatica Rosanna, un’italiana di Napoli che assieme al compagno spagnolo Sergio hanno mollato tutta la loro vita di Barcellona per trasferirsi in questo paradiso. Come succede sempre tra italiani e spagnoli fraternizziamo subito e subito decidiamo di farci organizzare da loro i tour previsti per i prossimi giorni (Snorkeling alla isla de Caño e Tour del Parco Nazionale Corcovado Sirena), Rosanna ci fa anche uno sconticino sul prezzo e finiamo per pagare $70 lo snorkeling e $80 per il Parco Corcovado. Posiamo le valigie e ci facciamo uno spuntino nel ristorante della cabinas (sandwiches di pollo e formaggio e due piatti di frutta – 13600 CRC) prima di vedere come sono ridotti i bagagli (maletas in spagnolo). Tutto sommato mi ritengo fortunato perché l’unica roba zuppa è quella indossata per il viaggio. Avessi saputo prima che il tragitto sarebbe stato così “umido” l’avrei affrontato con costume da bagno ed infradito… Relax prima della cena al ristorante della cabinas (fajitas de pollo e mixta più il bere per 21800 CRC complessivi) e poi a nanna presto giacché domattina la partenza per la isla de Caño è prevista per le 7:00. Stasera sono stanco ma felice, che bella avventura oggi!
29 Luglio 2013
Oggi giornata di mare quindi sandali, costume, canotta e tanta crema solare. Sveglia alle 6:00, colazione alle 6:30 e partenza alle 7:00. Rosanna ci ha fatto un bel regalo, ha incastrato i tour in maniera che per questa gita ci siamo solo noi quattro. La barca è piccolina ma noi ci stiamo larghi. La nostra guida si chiama Geibean ed è molto giovane ma altrettanto preparato e gentile (ogni guida dev’essere certificata dall’ente del parco dopo aver sostenuto dei corsi). Arriviamo all’isla de Caño dopo circa due ore di navigazione durante la quale avvistiamo dei delfini che balzano fuori dall’acqua proprio una decina di metri davanti alla nostra barca ed una povera tartaruga marina imprigionata in un sacco di juta e che la nostra guida, coadiuvata dal capitano, riesce a liberare dopo averla trascinata sulla barca. La poverina ha una zampa/pinna ferita ma appena rimessa in acqua, se ne va via nuotando felice per la libertà ritrovata. Molto emozionante accarezzare una tartaruga verde selvatica! Approdiamo all’isola dichiarata riserva naturale protetta e sulla quale non risiede nessuno (solo una postazione dei ranger utilizzata solo di giorno). La spiaggia è incantevole e ci stiamo una mezz’ora prima di riprendere la barca che ci porterà nei due punti previsti per le nostre sessioni di snorkeling di 45 minuti l’una. Il cielo è pesantemente velato ed abbiamo quindi il timore di non riuscire a vedere molti pesci ed appena ci buttiamo in acqua appare proprio così, ad un primo sguardo vedo un unico pesce e nemmeno tanto bello, ben presto però gli scogli si popolano di una variopinta vita dalle molteplici forme. Micaela purtroppo durante il tragitto per arrivare all’isola ha sofferto di mal di mare a causa delle onde, oggi infatti l’oceano è parecchio agitato, e per tanto non ha potuto godere appieno della gita e soprattutto della nuotata.
Terminata l’esplorazione del primo tratto di barriera Geibean ci conduce a nuoto ad un altro tratto (così oltre allo snorkeling abbiamo fatto pure un po’ di fondo), naturalmente con un folto gruppo di pesciolini curiosi che si diverte a nuotare tra le nostre gambe. In questo nuovo tratto di barriera troviamo altre specie di pesci e pure un branco immenso di pesci color argento (la mia cultura ittica è abbastanza limitata) che si muovono vorticosamente creando coreografie di riflessi argentati e forme varie, bellissimo. Dopo una buona mezz’ora risaliamo sulla barca stanchi ma contenti, proprio una bella escursione! Cinque minuti più tardi siamo già con la prua verso la penisola di Osa dove andremo a consumare il pasto preparatoci da Rosanna sotto delle palme di una splendida e riparata spiaggia al confine col parco nazionale del Corcovado: Playa Josecito. Qui sembra di stare ai Caraibi. Ben presto però cambiamo direzione, ci sono le balene! Bellissimo, non ci speravamo quasi più… Una splendida balenottera azzurra col piccolo hanno deciso di nuotare nel tratto di mare che stiamo percorrendo … che emozione fantastica trovarsi di fronte uno degli animali più grossi al mondo e che ho visto sempre e solo nei documentari o in fotografia! Peccato che le apparizioni siano così brevi che non facciamo in tempo ad immortalarle in scatti decenti. Passata una buona mezz’ora con ormai i due cetacei lontani decidiamo di riprendere il tragitto verso la costa e dopo una mezz’ora circa ecco altre due balene! Purtroppo però queste spariscono quasi subito dalla vista. Giungiamo verso le 13:10 alla splendida spiaggia dove viene predisposto il nostro pranzo e… sorpresa! Un pranzo all’italiana con insalata di riso e di pasta, frutta, insalata di patate ed altre ottime pietanze compresi dolci e bevande varie. Dopo pranzo abbiamo il tempo per andare alla scoperta della spiaggia e della natura rigogliosa che la circonda … e naturalmente per scattare una marea di foto.
Rientriamo verso le 15:00 e decidiamo di fermarci un po’ sulla spiaggia di Drake. La spiaggia è di un colore bronzeo con la sabbia scura e finissima, non è molto frequentata e quindi davvero tranquilla, tanto che gli uccellini arrivano a due passi dai nostri asciugamani e pure un’aquila in cerca di granchietti da mangiare. Bellissima! Impressionante il segno profondo che i suoi artigli hanno lasciato nella sabbia umida e maestosamente elegante il suo volo. Verso le 16:30 decidiamo di rientrare perché il cielo è diventato terra di conquista di nuvoloni neri che promettono la solita dose giornaliera di pioggia. Mentre saliamo alla cabinas (10/12 minuti a piedi dalla spiaggia) passiamo di fianco senza vederlo ad un pitone di due metri o poco più (Gaibean ci ha avvisato della sua presenza…), peccato sarebbe stato fantastico poterlo ammirare da vicino! Arriviamo al nostro terrazzo coperto appena in tempo per vedere scatenarsi all’improvviso un mega temporale che fa saltare la luce e l’acqua a tutta la zona. Mai visto un nubifragio simile, peggio ancora di quello del giorno precedente quando siamo arrivati. Cena a lume di candela al ristorante della cabinas (pollo con purè, Hamburgues manolo e normal, papas manolo e nachos di pollo, totale 23400 CRC) con annesse quattro chiacchiere con Sergio e Rosanna; doccia (poiché finalmente è tornata l’acqua) e poi nanna. Giornata fantastica.
30 Luglio 2013
Oggi si preannuncia un’altra splendida giornata, escursione e trekking nel parco nazionale definito dal National Geographic come “l’area più biodiversamente attiva del pianeta” e naturalmente uno dei luoghi più selvaggi del Costa Rica: il Corcovado. Sveglia prestissimo e colazione alle 6:00. Partenza dalla cabinas alle 6:30, siamo un gruppo di 8 persone, a noi ci si sono aggiunte due coppie di ragazzi spagnoli che dimorano proprio di fronte a noi e coi quali, con una delle due ragazze per la precisione, ho scambiato qualche parola da un balcone all’altro ieri sera e stamattina. Arriviamo sulla spiaggia dove ci attendono due lance che, in circa due ore, porteranno il folto gruppo di turisti presenti (siamo gli unici italiani) a playa Sirena, la spiaggia di sbarco nei pressi della stazione dei rangers Sirena. Purtroppo ci dobbiamo separare, Matteo ed io ci ritroviamo sulla prima lancia (la più grossa) mentre Andrea e Micaela salgono sulla seconda. Il mare è particolarmente mosso, ci sono onde alte almeno 5 metri e noi spalanchiamo maggiormente gli occhi nella speranza di avvistare qualche balena, delfino, tartaruga o perché no, anche qualche squalo ma purtroppo al di là di qualche uccello marino intento a fare le sue evoluzioni in cerca di qualche pesce sfortunato non si avvistano altro che onde. Subito il pensiero va a Micaela ed il suo mal di mare di ieri, spero che non stia di nuovo male.
Il tragitto che ci condurrà al parco Corcovado segue la costa incontaminata dove solo qua e là appaiono tetti di case a testimonianza del fatto che sebbene l’uomo sia arrivato anche in una terra tanto selvaggia, la natura ne mantiene ancora il dominio incontrastato grazie anche all’impegno delle popolazioni locali a mantenere il luogo il più intatto possibile. Dopo due ore di navigazione giungiamo in vista di playa Sirena sulla quale dovremmo sbarcare; il mare è molto mosso e la lancia sulla quale si trovano Andrea e Micaela riesce a farli sbarcare con molta difficoltà e naturalmente lasciandoli a circa 15/20 metri dalla spiaggia. Proprio mentre attendiamo di poterci avvicinare anche noi, l’oceano si agita ancora di più rendendo praticamente impossibile il nostro approdo. Il comandante della nostra lancia ci prova due volte ad avvicinarsi ma l’impresa è tutt’altro che semplice ed è costretto a desistere ogni volta. Ormai siamo quasi rassegnati a dover tornare indietro o ad attendere al largo un momento più propizio quando il nostro comandante, spazientito per la situazione, decide con uno scatto improvviso di attraccare in un altro luogo non lontano da playa Sirena. Con grande risolutezza punta la lancia dritto dritto verso la vicina Punta Salsipuedes, fendendo e schivando le onde più grosse e infine infilandosi coraggiosamente tra due marosi imponenti riesce magistralmente ad entrare nel seminascosto estuario del vicino Rio Claro e ad attraccare sul greto della sponda del fiume stesso. Esaltati dalla fantastica manovra sbarchiamo sul suolo del Corcovado senza nemmeno inumidirci i sandali; mai visto tanta bravura marinaresca! Subito ci cambiamo indossando maglia, pantaloni lunghi e scarpe da trekking, ci imbrattiamo di repellente per zanzare (il mio è il Zanzarella, fa scappare qualsiasi tipo di insetto nell’arco di due metri…) e ci incamminiamo nel folto della foresta nella direzione indicataci per ricongiungerci col nostro gruppo. Io mi sento come un bambino appena arrivato nel paese dei balocchi e son convinto di essere un privilegiato a poter respirare un’aria tanto pura e calcare un terreno così selvaggio e come lo scorso anno in Kenya annuso profondamente l’aria per cercare di immagazzinare nella memoria i molteplici profumi che mi solleticano le narici. In 15 minuti circa ci ricongiungiamo col nostro groppo ed ai nostri amici Micaela e Andrea, con la nostra guida Gaibean (la stessa di ieri) impressionata dal racconto del nostro approdo e della sgambata fatta per raggiungerli. Sfoderiamo la fotocamera e con una buona scorta di acqua (indispensabile nella foresta pluviale) iniziamo la scoperta di questo magnifico luogo: sono le 9:30 circa. Gaibean ci raccomanda di parlare a bassa voce, di restare uniti e di tenere occhi ed orecchie ben aperti. Non è un’allegra scampagnata fuori porta o uno zoo safari, qui gli animali sono a casa loro, nel loro habitat naturale, e per tanto ci vuole rispetto ed attenzione, è già successo che turisti sbadati venissero morsi da serpenti o ragni velenosi. Giriamo il Corcovado fino alle 14:00 facendo due sole soste, una alla tranquillissima stazione dei rangers, dove ci sono a disposizione a pagamento delle piazzole coperte nelle quali poter campeggiare (dev’essere un’esperienza unica!), ed in riva al rio Pavo (abitato dai coccodrilli) per consumare il pranzo al sacco fornitoci da Rosanna della cabinas Manolo. Nel giro avvistiamo parecchi animali tra cui lo sfuggente e timido tapiro, ragni velenosi (la famosa ed inquietante vedova nera), coccodrilli, scimmie congos, cappuccino e ragno (tre delle quattro specie che abitano il Costa Rica), iguane, falchi, aquile, bradipi (perezozos in spagnolo), pellicani, avvoltoi, caracara, uccelli marini, ecc…
Alle 14:30 con grande rammarico ci tocca risalire sulle lance (stavolta siamo tutti e quattro sulla stessa) e ci apprestiamo a vivere un’altra avventura, infatti riuscire a raggiungere il mare aperto con le onde alte che ancora battono la costa sarà un’altra impresa. Ed infatti rimaniamo fermi in barca per diversi minuti finché il nostro comandante coglie l’attimo giusto e lancia la barca a tutta birra verso un piccolo spiraglio tra le onde, per due minuti tratteniamo il respiro ma l’abilissimo comandante, sgusciando fra un’onda e l’altra riesce a portarci al largo dove le onde non sono così violente. Stavolta riesco anche a individuare e ammirare (in lontananza) la bella cascata formata dal rio Llorona e che si trova sulla playa omonima.
Due ore più tardi sbarchiamo su playa Colorada (o playa Agujitas, la spiaggia di Bahia Drake) e rientriamo alla cabinas ancora con parecchia adrenalina in corpo. Ci rilassiamo per il resto del pomeriggio alla cabinas, tra una doccia, la ricerca della sistemazione per la prossima tappa, quattro chiacchiere con Rosanna e Sergio e le immancabili foto dalla balconata della camera a tutti gli animali di passaggio. Ceniamo alla marisqueria Margarita in riva alla spiaggia dove il proprietario del piccolo ristorante ci prepara degli ottimi piatti di pesce freschissimo (gamberi, tonno e casado con pescado). Questa è la prima notte priva di nuvole incontrata finora e qui a Drake, dove dopo un certo orario (20:00) spengono le luci nelle strade, stasera si può ammirare uno spettacolo fantastico, il cielo notturno si riempie di miliardi di stelle, persino la Via Lattea appare come una lunga striscia luminosa appesa nel cielo; davvero uno spettacolo magnifico! Nemmeno in Africa ho avuto il piacere di vedere una bellezza simile … ed una volta di più mi rendo conto che qui in questo angolo di Costa Rica la natura è veramente la sovrana incontrastata. Questo posto ogni giorno che passa s’impossessa sempre di più del mio cuore e dei miei pensieri. Oggi è stata una giornata bellissima per tutte le emozioni vissute e per il profondo contatto con la natura che stiamo vivendo, un’esperienza lontana dalla nostra quotidiana esistenza che consiglierei vivamente a chiunque di provare.
31 Luglio 2013
Purtroppo oggi dobbiamo lasciare questo paradiso in terra e con molto rammarico salutiamo i nostri nuovi amici Rosanna e Sergio e ci imbarchiamo di buon’ora per Sierpe. In spiaggia tutti i turisti presenti all’imbarco hanno un non so che di malinconico nel viso, segno che questa terra selvaggia ha sicuramente toccato il cuore di ognuno di loro. Sulla lancia mi giro a guardare il piccolo villaggio di pescatori che piano piano si allontana dalla mia vista ed ho la chiara sensazione che sto lasciando qualcosa di me stesso nel villaggio, sulla spiaggia e nella foresta incontaminata; spero solo con tutto il cuore di poterci ritornare un giorno e ritrovare di nuovo questa straordinaria selvaggia bellezza. Il viaggio verso Sierpe stavolta è decisamente meno movimentato, il nostro comandante ci fa anche il gradito omaggio di attraversare un tratto della foresta di mangrovie. Bella, selvaggia e con un non so che di misterioso. Lo spettacolo della rigogliosa vegetazione nella quale si districa il fiume Sierpe è meraviglioso e mi riempie gli occhi di un verde intenso contrastato dall’azzurro vivo del cielo e dal colore bronzeo del fiume. Nel tragitto si vedono diverse forme di vita animale che anima i rami degli alberi ed in lontananza mi sembra anche di vedere una rarissima aquila arpia appollaiata sul ramo di un albero altissimo, il più grosso rapace del centroamerica.
Arrivati a Sierpe ci ristoriamo un attimo nel ristorante che funge anche da imbarcadero poi io vado a recuperare la macchina nel parcheggio a pagamento (12000 CRC per 3 gg) distante un km circa nel quale l’avevamo lasciata. Nel frattempo Micaela fa il pieno di manghi (la sua mania e la nostra ossessione!). Partiamo sotto un sole cocente verso un altro parco menzionato dal National Geographic come uno dei dieci parchi naturali più belli al mondo: il Parco Nazionale Manuel Antonio. Ripercorriamo in senso opposto la caretera 27 come all’andata e nel primo tratto attraversiamo grandi piantagioni di banane e di ananas (molto diverse dalla natura selvaggia della penisola di Osa ma tuttavia con un fascino tutto loro) finché la foresta non ricomincia ad impadronirsi del paesaggio. Noto subito che questa foresta si differenzia leggermente da quella del Corcovado per la tipologia di alcuni alberi ma è pur sempre uno spettacolo per gli occhi.
Arriviamo a Manuel Antonio nel primo pomeriggio e notiamo subito che il vecchio villaggio di pescatori oggi si è pienamente trasformato in un villaggio di mare incentrato prevalentemente sul turismo con la famosa playa Espadilla a fare da cornice ai numerosi chioschi, ai negozi di pareo e teli spiaggia ed ai molteplici ristoranti. L’hotel scelto per questa tappa è il “Vela Bar”. Le camere sono abbastanza spaziose e con un grosso bagno, dotate di aria condizionata, frigobar, acqua calda ed inoltre sono immerse in un lussureggiante e ben organizzato giardino pieno di fiori molto particolari. La cosa principale però è che il Vela Bar è situato a cinque minuti a piedi sia dalla spiaggia sia dall’ingresso del parco e tenendo conto che il rapporto qualità/prezzo è molto buono per la zona (101970 CRC per 2 doppie per due notti) fa sì che diventi un’ottima soluzione per chi voglia passare qualche giorno nella zona di Manuel Antonio. Appena sistemati i bagagli ci infiliamo costume ed infradito ed andiamo a passare un paio d’ore in spiaggia per un po’ di meritato relax. Verso le 18:30 rientriamo in hotel dopo aver visto il primo vero tramonto degno di nota sull’oceano Pacifico. La sera ceniamo nell’ottimo ristorante dell’hotel poiché l’ennesimo acquazzone ci blocca proprio all’ingresso mentre stiamo per uscire, poco male perché qui si mangia davvero bene. Verso le 22:00 ci ritiriamo in camera stremati dalla movimentata giornata di spostamenti e buona notte mondo!!!
1 Agosto 2013
Anche oggi ci alziamo presto perché la signora Rosa, che gestisce il Vela Bar, ci ha consigliato di essere all’entrata del parco tra le 8:00 e le 8:30 in manieratale da far defluire il grosso dei turisti che si accalcano all’ingresso per l’apertura del parco ma abbastanza presto per riuscire a vedere gli animali che notoriamente sono più attivi nelle prime ore del giorno. Come da copione arriviamo all’ingresso ($10) intorno alle 8:30 e ci accaparriamo subito una guida solo per noi quattro che, contrattando riusciamo a pagare solo $15 a testa. Si chiama Nicolas e ci accompagnerà per un paio di ore all’interno del parco; a me sinceramente non da l’impressione di essere molto sveglio ma la natura e gli animali del posto li conosce abbastanza bene. Alla fine rimane con noi poco più di tre ore conducendoci in giro per i sentieri più battuti del parco e mostrandoci parecchi animali presenti lungo i sentieri facendo particolare attenzione agli insetti (ragni soprattutto) che sono presenti in quantità. Grazie al suo cannocchiale riusciamo ad individuare anche gli animali semicelati dalle fronde degli altissimi alberi che in parte compongono questa varietà di foresta pluviale. Quando ci saluta decidiamo di rimanere nel parco per seguire i sentieri che la nostra un po’ maldestra guida non ci ha fatto percorrere e che, notiamo subito, sono praticamente sgombri da turisti/escursionisti.
Raggiungiamo così le migliori spiagge della zona come playa Manuel Antonio (bellissima), playa gemellas, El Mirador (uno splendido punto panoramico) e ci immergiamo nel folto della foresta del parco a tratti meravigliosa. Le spiagge sono bellissime (con una finissima sabbia chiara) ed un mare turchese e la voglia di fare un tuffo nella calda acqua dell’oceano è tanta; peccato però che la spiaggia che dall’inizio della pianificazione della vacanza mi aveva incuriosito di più (playa Puerto Escondido) non è raggiungibile a causa dell’impraticabilità del sentiero che vi conduce. Non ci sono punti di ristoro all’interno del parco e pertanto è bene portarsi del cibo al sacco; ci sono solo alcune toilette e docce pubbliche ed alcune fontanelle di acqua potabile. Rimaniamo ad ammirare il parco ed i suoi abitanti fino all’orario di chiusura (le 16:00) e poi ci rilassiamo con un aperitivo in hotel riguardando le foto e cercando una sistemazione per la tappa di domani. Per cena proviamo uno dei ristoranti segnalati dalla Lonely Planet, la marisqueria “El Arado”. Il ristorante è molto spartano, si mangia su panche e tavoli stile sagra di paese ma il cibo è ottimo ed anche con una bella presentazione. Si servono bevande gelate, c’è il wifi gratuito e per una grattatina dietro le orecchie i cagnolini del proprietario si fermano volentieri a farti compagnia da sotto il tavolo. Chiude un po’ presto ma il ristorante merita sicuramente una visita. Qui mangiamo gamberetti in salsa ed all’aglio, fajitas de atun (tonno) e frutta, annaffiando il tutto con birra (Imperial), coca cola e vino rojo pagando complessivamente 94 dollari. Purtroppo uscendo dal ristorante il mio maledetto ginocchio decide che è passato troppo tempo dalla sua ultima distorsione e quindi… Track! Ginocchio gonfio e spero vacanza non compromessa, per fortuna non è nulla di troppo serio e non ho bisogno dell’ospedale. Conoscendo il mio ginocchio malandato ho pensato bene di infilare nella valigia anche il tutore e spero che basterà quello, assieme a creme anti infiammatorie, per il proseguo della vacanza. Demoralizzato vado a letto a dormire lasciando i miei compagni sconcertati da tutti i saracchi usciti dalla mia bocca per questo “piccolo contrattempo”…
2 Agosto 2013
Stamattina Andrea, Matteo e Micaela fanno una puntatina a playa Matapalo mentre io rimango a riposo in hotel ad iniziare a scrivere le mie memorie di viaggio… Dobbiamo lasciare l’hotel entro le 12.00 ma i ragazzi arrivano con un po’ di ritardo, per fortuna la gentile signora Rosa non ci fa pagare alcun surplus. Verso le 13.00 saliamo in macchina per lasciare Manuel Antonio e come per il Corcovado ho l’impressione di abbandonare un posto unico.
La meta di oggi è Monteverde dove andremo a vedere la foresta nebulosa. Mangiamo per strada in una delle tante sodas che incontriamo per strada (Soda El Higueron), ristorantini a conduzione familiare semplici ma dove si gustano i piatti tradizionali della buona cucina casalinga costaricense… e naturalmente dove si mangia sempre ottimamente (arroz/riso con pollo, casado con chuleta/maiale, casado con pescado/pesce, ensalada con pollo, birra, acqua e coca cola – 21.800 CRC). Arriviamo alla Cabinas “Vista al Golfo” (golfo di Nicoya) verso le 17.15 dopo anche una ventina di chilometri di strada sterrata e panorami mozzafiato. Quando scendiamo dalla macchina subito ci troviamo a rimpiangere le temperature gradevoli di Drake e di Manuel Antonio: qui c’è un vento molto forte che trasforma la pioggerella insistente in una versione rivisitata della tortura della goccia… e per giunta ci sono appena 13 gradi! Paghiamo 122,5 dollari a stanza per tre notti, il tutto comprensivo di escursione notturna per cercare di avvistare gli animali più attivi nelle ore successive al tramonto (come rane e serpenti) e canopy tour. Il canopy è un’attrattiva tipica del Costa Rica (non l’ho mai visto da nessun’altra parte) e si tratta di attività effettuate nel pieno della foresta come il lanciarsi dal tetto degli alberi, appesi ad un cavo d’acciaio per una distanza che varia dai 150 metri al km, letteralmente volando ad un’altezza che varia dai 30 ai 60 metri, fare bungee-jumping (spero di averlo scritto correttamente), ponti tibetani… Abbiamo prenotato tre notti negli appartamenti della cabinas. Eravamo un po’ dubbiosi in quanto trattasi di un ostello ma siamo rimasti subito sorpresi dagli alloggi che erano dei veri e propri mini appartamenti, molto ampi ed accoglienti con tanto di cucina ed una bella vista sulle verdi alture circostanti che digradava fin verso il golfo e la penisola di Nicoya. Un piccolo problema nelle camere lo abbiamo riscontrato quasi subito come il lucernaio rotto in bagno. Nel costo era compresa una prima colazione “self-made” dove la cabinas metteva a disposizione frutta (ananas e banane), marmellata e pane a cassetta oltre a te, caffè e latte. La cabinas metteva a disposizione anche un servizio lavanderia ma decisamente ad un prezzo a mio avviso troppo alto rispetto altri posti di livello superiore visitati in Costa Rica. Posiamo i bagagli e subito via a fare un giretto in paese con tanto di spesa al supermercato locale per il pranzo al sacco di domani. Rientriamo per un po’ di relax in camera. Verso le 20.00 usciamo per cena ed abbiamo una gradita sorpresa, qui in questa zona del Costa Rica, a quest’ora, gran parte dei ristoranti chiude la cucina e smette di servire la cena intorno alle 20.00. Dopo essere stati rimbalzati da 4 o 5 locali, ne troviamo finalmente uno felice di farci mangiare. Il ristorante si chiama “El Dorado“ ed è completamente vuoto… in seguito capiremo che sicuramente la gente non torna una seconda volta per cena visto che il cibo è tutt’altro che il migliore assaporato in Costa Rica ed il conto abbastanza salato (40590 CRC). Siamo tutti e quattro di bocca buona ed abbiamo riempito lo stomaco, quindi non abbiamo grossi motivi per lamentarci.
3 Agosto 2013
Oggi ci siamo svegliati stanchi ed intontiti visto che l’ululare del vento ci ha fatto passare una notte pessima. Infatti la cabinas si trova proprio sul crinale nel punto di confluenza delle correnti d’aria che si incanalano nella valle a partire dal tardo pomeriggio. Risultato? Notte quasi insonne per il rumore del vento ed il tremolio dell’intera struttura. Verso le 10.00 ci spostiamo verso l’ingresso della Reserva Biologica de Bosque Nuboso de Monteverde per il previsto trekking nei sentieri di questa splendida foresta pluviale di altura. Il posto è bellissimo e sembra di essere in un mondo incantato; nei sentieri si respira una pace ed un silenzio che a noi cittadini di Milano è quasi del tutto sconosciuto. Avvistiamo pochi animali, che sicuramente si aggirano nelle zone più recondite e selvagge della foresta, ben lontani da quei bipedi scocciatori che spesso hanno così poco rispetto per loro, abbiamo però l’opportunità di stare in uno dei posti più incontaminati della terra e dove ci sono piante e fiori spettacolari. All’interno del bosco, tramite uno dei sentieri si raggiunge anche una cascata situata in un angolo selvaggio ed affascinante e della quale si trovano subito foto in internet appena si cercano foto sul bosco nebuloso di Monteverde. L’unico inconveniente della giornata è stata la pioggia che , a tratti, per l’intera giornata è stata nostra assidua e fedele accompagnatrice, cosa per altro da mettere in conto in questo che risulta essere il luogo più piovoso di tutto il Costa Rica, tanto che nella stagione delle piogge arriva ad avere il doppio delle precipitazioni rispetto la penisola di Osa al sud. Per cena proviamo il ristorante-pizzeria “Il Tramonto” con cucina italiana ($70/35000 CRC per 3 pizze, un filetto di tonno, e birre e 3 caffè). Qui mangiamo bene (il pizzaiolo è italiano) ed ancora una volta di più ci rendiamo conto che in questo viaggio stiamo mangiando davvero bene e che per chi viene in vacanza in Costa Rica il discorso cibo dev’essere l’ultimo dei pensieri.
4 Agosto 2013
Anche stanotte si è dormito poco a causa del vento che è stato ancora più forte della notte precedente, tremavano tutte le pareti e si muoveva persino il letto, pareva quasi un terremoto. Oggi sarebbe stata la giornata dedicata al canopy ed al tour notturno ma per via delle condizioni climatiche, ci facciamo cambiare le escursioni con altre attrazioni che non possono essere compromesse dal forte vento e dagli acquazzoni incessanti: Butterfly Gardens, Reptilarium ed il Giardino dei Colibrì. Pronti e via! Dopo circa 40 minuti raggiungiamo il luogo in cui ci sono tutte queste attrazioni (compreso il canopy) e ci rendiamo subito conto che il canopy poteva essere fatto tranquillamente dato che ci troviamo in una valle molto riparata e per giunta è uscito pure un occhio di sole, peccato perché dev’essere un’esperienza unica volare sopra la foresta appesi ad un cavo di acciaio e vedere l’immenso bosco da una prospettiva diversa e opposta a quella con cui lo abbiamo visto ieri.
Non ci facciamo comunque abbattere e con i biglietti in mano ci fiondiamo subito nel Giardino dei Colibrì, un posto che mi sembra magico con questi magnifici minuscoli uccellini che come tante piccole fate appaiono e scompaiono in un batter di ciglio mentre con una grazia sbalorditiva ti svolazzano tutto intorno senza grossi timori (due si sono pure appollaiati sul mio braccio!) e formando un caleidoscopico gioco di bagliori colorati seguiti da un rumore caratteristico causato dal frullare incessante delle loro ali. Sembra di avere un centinaio di mini elicotteri per lillipuziani che ti girano attorno. Riesco a scorgere tutte le varietà di colibrì e sono uno più bello ed aggraziato dell’altro. Sono magnifici e liberi; vengono attirati da alcune grosse bocce che contengono una soluzione zuccherina simile al polline di cui si cibano. Io ne rimango completamente rapito, rimarrei ore in questo luogo solo per poter godere della loro bellezza e della loro dolcezza.
Il giardino delle farfalle (Butterfly Garden) non è altro che una grossa serra nella quale vi è riprodotta parte della flora presente in Costa Rica e dove vengono allevate alcune tra le più belle specie di farfalle che è possibile trovare in questo Paese, come la Morpho Blu o la Falsa Imperatrice. Devo dire però che in Italia abbiamo strutture similari ma decisamente più grandi e belle (tipo la Casa delle farfalle di Bordano).
Il rettilario infine è l’esposizione nelle teche di serpenti e rane più o meno velenosi che si possono trovare sul territorio costaricense. Qui la nostra guida ci mostra pure un piccolo di boa constrictor di pochi mesi e ci permette di prenderlo in mano e di giocarci un pochino (naturalmente nel massimo rispetto possibile). Esperienza fantastica tanto che io ne vengo rapito a tal punto da volermelo portare in Italia (n.d.e.=nelle foto in cui lo tengo in mano e lo faccio giocare sul mio braccio ho una faccia da ebete, penso che nemmeno una bella donna mi faccia un tale effetto!).
Dopo un breve spuntino, verso le 15.00 ci spostiamo verso l’ingresso della Riserva Biologica del Bosco Nebuloso di Sant’Elena (24000 CRC) per qualche ora di trekking lungo i sentieri del bosco ed ancora una volta ci ritroviamo immersi nella natura tra una vegetazione rigogliosa e lussureggiante. Come per il bosco nebuloso di Monteverde, qui l’umidità è tangibile non solo per la nebbia che aleggia al suo interno ma anche e soprattutto per il costante sgocciolio che si sente, molti alberi sono praticamente ricoperti di muschio ed ogni cosa è ricoperta da gocce d’acqua più o meno grosse. Durante il giro ci separiamo perché il mio ginocchio dolorante non mi permette di mantenere un ritmo abbastanza sostenuto per percorrere il sentiero più esteso (non abbiamo molto tempo a disposizione visto che alle 17.00 il parco chiude); per tanto Matteo e Micaela proseguono per il percorso più impegnativo mentre io e Andrea seguiamo gli altri sentieri segnati (un poco più corti ma in alcuni tratti non meno impegnativi). Fin dai primi passi ci immergiamo nel silenzio e nella pace della foresta dove gli unici rumori li producono gli animali a terra e gli uccelli tra le chiome degli alberi, oltre naturalmente alle gocce d’acqua che trasudano da ogni cosa, pure noi in breve diventiamo umidi come tutto il resto a causa del sudore. Troviamo anche una bella torre di avvistamento e ci saliamo. In cima il vento ci fa dondolare come steli d’erba ma se non ci fosse la nebbia che sale dalla vallata, ci sarebbe sicuramente una vista mozzafiato. Nelle tre ore di trekking riusciamo a scorgere diversi animali e molti uccelli; negli ultimi venti minuti veniamo persino accompagnati dall’alto da un clan di scimmie ragno che ci scortano simpaticamente fin quasi all’ingressi del parco (dei perfetti padroni di casa che accompagnano l’ospite alla porta).
La Riserva Biologica del bosco di Sant’Elena è meno turistica di quella sita nel bosco di Monteverde e sicuramente i suoi sentieri sono più fangosi ma è di gran lunga più silenziosa e “mistica”. Durante le camminate al suo interno è impossibile non scivolare all’interno di se stessi abbandonandosi alla contemplazione di una natura tanto forte e presente in ogni passo, ogni sguardo, ogni respiro e dopo pochi passi anche in ogni nostro pensiero. Per me è stata un’esperienza forte e rilassante al tempo stesso in cui il senso di libertà, leggerezza ed appagamento di spirito è stato unico. Al rientro ci fermiamo a prendere un caffè (cioccolata calda per me) in un locale di uno dei maggiori produttori locali di caffè e cacao (Choco Cafè Don Juan) ed i miei compagni constatano una volta di più che nonostante il caffè prodotto in questo Paese sia di ottima qualità, in Costa Rica assolutamente non sono capaci di fare un buon espresso. La cioccolata invece io la trovo ottima. Doccia ed un po’ di relax in camera e poi alle 19.00 via a cenare alla Soda Maravilla (menzionata nella guida Lonely Planet) dove ci servono degli ottimi piatti ad un prezzo veramente contenuto. Noto che questo locale è frequentato anche dalla gente del luogo, sintomo che la Soda gode di un’ottima reputazione ed il cibo è proprio quello tradizionale tico.
5 Agosto 2013
Oggi giornata di spostamento, ci trasferiamo nella zona del vulcano Arenal per visitare l’ennesima diversità territoriale presente in questo piccolo ma esaltante Paese. Verso le 9.00 carichiamo i bagagli in macchina e ci mettiamo in strada verso La Fortuna. Anche stavolta la strada non è il massimo,tutto sterrato, sassi e buche. Tra il dondolio continuo di scossoni ci passano davanti agli occhi paesaggi stupendi, resi ancora più belli da un sole splendente che stamattina ha deciso di accompagnarci durante il viaggio. Tutto sommato la strada sterrata non è un male perché attraversiamo una remota zona montuosa molto bella e davvero poco battuta con radi e piccoli villaggi molto caratteristici. I ticos che incrociamo ci osservano incuriositi, specialmente i bambini, e tutti sfoggiano sempre dei gran sorrisi a dimostrazione del fatto che condurre una vita semplice può essere più felice ed appagante di una vita ricca, articolata ma stressante. A volte mi chiedo chi sia veramente colui che sta meglio, io con tutti i miei prodotti tecnologici, la bella macchina ed una parvenza di sicurezza economica oppure loro abituati a sporcarsi le mani per portare a casa il necessario per condurre una vita dignitosa ma senza avere però quel qualcosa in più… penso che a questa domanda ognuno di noi ha una sua personale risposta.
Lungo la strada si trovano le cascate “Viento Fresco” e noi non ci lasciamo scappare l’opportunità di visitarle ($15 p.p.). Queste cascate sono uno dei tesori nascosti del Costa Rica. Si tratta di un percorso sviluppato in una forra che tocca ben quattro cascate differenti poste su livelli diversi. Le cascate sono una più bella dell’altra, nella terza in particolare l’acqua compie un salto di 75 metri finendo in una polla circondata da una piccola radura piena di fiori, farfalle e uccelli colorati, se poi si alza lo sguardo in alto all’inizio del salto si vedono volare le aquile in mezzo ai vapori della cascata e tutto intorno una lussureggiante, selvaggia e verdissima foresta vergine. Un luogo che sembra essere uscito dal mondo di faerie, una cartolina vivente! Ci fermiamo alla quarta cascata per riposarci un po’ e rinfrescare i piedi nella fresca acqua della cascata mentre ci godiamo il bel sole di oggi. Lungo il sentiero, mentre ritorniamo alla macchina, non ci siamo fatti mancare nemmeno il brivido di un incontro ravvicinato con un serpente corallo, uno dei serpenti più letali al mondo, infatti il suo veleno non possiede un antidoto, col suo morso si ha la certezza di morire nel giro di cinque ore tra dolori atroci. Ritornati alla macchina ci sgranocchiamo qualche mamonchillos (sono ottimi frutti autoctoni che assomigliano ai lyches asiatici ma più grossi e di colore rosso porpora) e riprendiamo il tragitto verso il più bel vulcano del Costa Rica. Giunti al lago Arenal, le cui sponde di terra rossa si mescolano con l’azzurro dell’acqua del lago ed il verde della folta vegetazione che lo circonda, comincia prima ad annuvolarsi velocemente e poi a piovere. A questo punto presi dai morsi della fame ci fermiamo in una delle tante sodas che anche qui si susseguono una dopo l’altra sulla strada e come al solito mangiamo in maniera semplice ma ottima. Per questa tappa non siamo riusciti a trovare su internet una sistemazione che rientrasse nei nostri canoni per cui pensiamo di affidarci alla Lonely Planet e provare a cercare una sistemazione in una delle strutture menzionate, l’ostello B&B “Il Castillo”. Dal momento in cui non riusciamo a trovare indicazioni per raggiungerlo, ci fermiamo in uno dei diversi Info Point (il Tourist Point Arenal) disseminati lungo la strada il quale ci consiglia una struttura migliore allo stesso prezzo e che noi accettiamo di buon grado. E’ così che per le prossime notti le nostre stanche membra si riposeranno all’hotel Arenal Palace. Ci appare subito un’ottima scelta, il posto è tranquillo, situato sulla strada ma circondato da un paesaggio meraviglioso fatto di pascoli e foresta e con l’imponente presenza del vulcano. Le camere sono grandi e confortevoli (abbiamo 2 letti matrimoniali in stanza), acqua calda, prima colazione ed una favolosa vista sul vulcano Arenal, peccato che oggi è completamente nascosto dalle nuvole basse. Per cena decidiamo di provare la vicina Steack House Mirador Arenal, anche perché alle 20.00 non possiamo fare troppa strada altrimenti non troviamo nulla di aperto. Qui si mangiano prevalentemente piatti a base di carne alla griglia in puro stile texano. Mangiamo ottimamente e la carne è tenerissima e succulenta mentre le verdure a contorno sono cucinate alla perfezione. Il conto è un pochino sopra allo standard mantenuto finora ma ne vale decisamente la pena (Fajitas de pollo, Rib Eye, Churrasco Mirador, acqua e caffè per un totale di $119/58171.62 CRC). Alle 22.30 andiamo a letto sazi e contenti sperando che domani le nuvole ci lascino vedere il famoso vulcano arrivato nel 2011 alla ribalta della cronaca per una spettacolare eruzione (anche se ci dicono che è molto difficile vederlo completamente sgombro dalle nuvole e quando capita è solitamente durante la stagione secca).
6 Agosto 2013
Oggi è prevista una delle tappe più attese della vacanza, andiamo a vedere il Rio Celeste e la sua Catarata. Ci alziamo presto con la speranza che stamattina il vulcano sia privo della sua copertura di nuvole ma anche per oggi niente da fare… colazione e via verso il Parque Nacional Volcan Tenorio al quale arriviamo verso le 10.00/10.30. L’ingresso ai sentieri del parco è gratuito ma ci chiedono comunque un’offerta per il personale che lo cura e lo gestisce. Ci infiliamo il solito equipaggiamento da trekking (pantalone lungo, scarponi, bandana e zaino) e ci incamminiamo lungo il pantanoso sentiero. Ben presto siamo pieni di fango, merito della pioggia degli ultimi giorni che ha trasformato la terra in fango ed ha creato tutta una serie di pozze d’acqua e rigagnoli lungo il percorso. La foresta, sarà per l’umidità, il cielo grigio o il molto fango, assume un aspetto tetro e solitario, non appare rigogliosa e piena di vita come tutte le altre foreste visitate finora ma ha tuttavia un fascino immenso che sa di selvaggio. Qui si ha l’impressione di essere meno al sicuro rispetto gli altri trekking fatti finora e che possa saltare fuori da un momento all’altro qualcosa di pericoloso. La presenza di serpenti ed altri esseri pericolosi e veleniferi è palpabile ma invisibile. Il percorso è parecchio impegnativo e scivoloso, specialmente per me che ho il ginocchio ancora dolorante ed in condizioni non ottimali, per fortuna mi sono appositamente preparato in palestra nei mesi scorsi per affrontare tre settimane di trekking impegnativi senza andare troppo in affanno. L’umido, il caldo ed il percorso impegnativo ci mettono pochissimo a farci sudare come se avessimo appena corso una maratona ma la cosa non mi spiace e soprattutto non da molto fastidio. La foresta che attraversiamo col suo non so che di misterioso è affascinante e nelle due ore di camminata dobbiamo guadare anche due corsi d’acqua e la cosa mi riporta piacevolmente indietro nel tempo a vent’anni fa quando ero nell’esercito e si andava nei boschi per l’addestramento. Dopo due ore sbuchiamo da una svolta ed eccola finalmente, la catarata del Rio Celeste, uno splendido getto d’acqua che si riversa in una grossa polla (o un piccolo laghetto) tutta celeste. E’ spettacolare! Qui e lungo il rio che crea la catarata stessa l’acqua assume quel particolare colore celeste che tante volte da piccoli abbiamo utilizzato per colorare i fiumi che disegnavamo e questo grazie a dei particolari minerali vulcanici presenti nel letto del fiume. Sostiamo in questo angolo di Costa Rica per un tempo indecifrato durante la quale mangiamo un po’ di frutta acquistata per strada e ci riposiamo beando del bel panorama. Qui facciamo veramente tante foto per la bellezza e la particolarità del luogo e ci accorgiamo pure che sulla sponda opposta del rio c’è una comoda scalinata che probabilmente porta ad un altro ingresso del parco decisamente più turistico (vediamo scendere gente vestita per la festa…). Da qui ci sarebbe la possibilità di proseguire verso le solfatare che sono poco più avanti ma il passaggio è praticamente impraticabile. Felici di aver raggiunto anche questo luogo meraviglioso ci rimettiamo in marcia attraverso la silenziosa foresta dove non si intravede nemmeno un uccellino.
Un’ora e mezza dopo arriviamo alla stazione dei rangers all’ingresso del parco e dove avevamo lasciato la macchina. Prontamente usufruiamo delle vicine docce all’aperto per toglierci gran parte del fango che ormai riveste le nostre calzature. Sono circa le 15.30 quando ci rimettiamo in viaggio passando per delle zone semidisabitate e lontane dai percorsi turistici. Zone che reputo bellissime, dove è possibile trovare una famigliola di tucani che ci guarda incuriosita, o uno stormo di verdi cocoriti, o ancora rapaci candidi come la neve, o gruppi di ara scarlatti che inondano il cielo di colore e molte altre specie di uccelli. Se solo ci fosse stato il sole brillante di ieri sarebbe stata una giornata perfetta. Al rientro ci fermiamo direttamente al complesso termale Baldi. E’ bene sapere che se si acquistano i biglietti di ingresso in un tourist office point si paga molto meno. Noi li abbiamo acquistati stamattina prima di andare al Parque Nacional Volcan Tenorio al prezzo di 39 dollari a persona (invece che 52 in loco). Alle terme è d’obbligo prendere i teli ($10 l’uno come cauzione) e se si vuole mollare lo zaino coi vestiti è altresì obbligatorio prendere un armadietto con lucchetto annesso ($6). Gli armadietti sono davvero minuscoli e dentro di essi ci sta a malapena uno zainetto. Nel prezzo del biglietto è compresa la cena e noi ci fiondiamo al self-service per rimpinzarci un po’ prima di metterci in ammollo nelle vasche di acqua calda. Fino alle 22.00 bazzichiamo da una vasca all’altra. Sono 25 piscine con differenti temperature che vanno dai 32 ai 67 gradi, in più ci sono tre divertenti scivoli, un bagno turco ed una cascata di acqua caldissima che pervade una grotta (artificiale) di un gradevole vapore rilassante. Quando arriviamo in hotel siamo assetati ma decisamente rilassati dalla bella camminata al Tenorio e poi dalla serata alle terme. Sicuramente stanotte dormiremo beatamente come dei ghiri.
7 Agosto 2013
Ieri il proprietario dell’Arenal Palace ci ha proposto un’interessante escursione al Refugio Nacional de Vida Silvestre Caño Negro. Ha organizzato questo tour per una famiglia di americani e lo ha proposto a basso costo anche a noi ($20 a testa). Colazione alle 7.30 e tra una cosa e l’altra ci mettiamo in strada un’ora più tardi. Dobbiamo trovarci con la famiglia statunitense e la guida direttamente sul posto, a Los Chiles, per cui dovremo viaggiare per un paio d’ore o poco più verso il confine col Nicaragua. Arriviamo verso le 10.15 e troviamo abbastanza facilmente il capitano della lancia che ci porterà lungo il Rio Negro che si snoda all’interno del Refugio Nacional de Vida Silvestre Caño Negro. Un quarto d’ora più tardi ci imbarchiamo ed iniziamo la navigazione verso nord. La zona è simile al paesaggio trovato durante il Crocodile Jungle Safari, uno splendido fiume che si snoda all’interno di una foresta, con l’unica differenza che qui si incontrano molto spesso zone paludose. Purtroppo il tour in barca è in gran parte rovinato dagli statunitensi (marito, moglie ed un ragazzo di 12/13 anni) che, annoiati del fatto che non si vedono molti animali, iniziano a schiamazzare e distrarre il capitano che, con la sua vista più allenata, dovrebbe scorgere per noi le varie forme animali che vivono lungo il fiume. Per fortuna con una scusa banale chiedono di essere lasciati a terra verso le 11.30 così poi possiamo concludere il giro con più tranquillità e rispetto nei confronti dell’ambiente che ci circonda. Avvistiamo pochi animali (scimmie, lucertole Gesù Cristo e diversi uccelli palustri) ma il posto è davvero bello e, cosa sempre esaltante per me, siamo immersi in una natura rigogliosa; tutto sommato però le nostre aspettative erano decisamente superiori ed il parziale flop dell’escursione è causata dalla guida che ci ha mollato al capitano senza seguirci nel giro ma prendendo lo stesso i soldi (mentre gli americani si sono dileguati senza pagare). Al ritorno in hotel riferiamo tutto al proprietario che ha organizzato il tour che per scusarsi del “disagio” ci fa un forte sconto sul giorno in più che abbiamo deciso di rimanere per andare a fare questa escursione. In ogni caso abbiamo fatto bene a rimanere una giornata in più del previsto infatti, quando siamo ritornati dal Caño Negro abbiamo avuto la bella sorpresa di una bella giornata di sole con il vulcano Arena che finalmente decide di mostrarsi a noi, quantomeno parzialmente visto che la bocca del cratere è ancora nascosta dalle nuvole che vi si ammassano attorno attratte come una calamita. Il vulcano è bellissimo, come è bellissima la foresta che gli cinge la base e le prime propaggini dei pendii. Questo imponente cono rovesciato (l’esemplare più grande di questa tipologia di vulcani però ce lo abbiamo noi in Italia, l’Etna) è impressionante, solitario com’è, e da dove lo ammiriamo si vede la colata ormai raffreddata dell’eruzione del 2011, dev’essere stato uno spettacolo magnifico ma al contempo spaventoso. Ora che il vulcano è finalmente visibile ci convinciamo maggiormente dell’ottima informazione avuta al Tourist Info Point; il panorama che ci riempie lo sguardo dalla finestra della camera dell’hotel è spettacolare, dal letto posso vedere il finestrone che incornicia il bellissimo vulcano e mi sembra di avere un poster appeso alla parete! Per cena torniamo alla Steak House Mirador Arenal, anch’essa con una splendida vista sul vulcano, e ci facciamo un’altra ottima mangiata di carne (Churrasco Mirador, Rib Eye, Texano Cowboy, acqua, birra e caffè per un totale di $131). Anche stasera andiamo a letto stanchi, contenti e con lo stomaco appagato.
8 Agosto 2013
Stamattina ci siamo alzati molto presto perché l’intenzione è quella di partire intorno alle 8.00. La strada da fare per arrivare a Tamarindo è molta e secondo il navigatore sono previste circa 5 ore di viaggio. Alla fine partiamo un po’ più tardi a causa di due tucani che giocano a nascondino con noi su di un albero vicino l’hotel; alla fine non siamo riusciti a fotografarli ed un po’ indispettiti saliamo in auto e partiamo di nuovo verso la costa pacifica. Abbiamo di nuovo costeggiato il lago Arenal che con sullo sfondo il vulcano crea degli scorci da favola, peccato che la strada non ci permetta soste per scattare delle foto. Spero solo che non sarà una giornata nera per le fotografie! Dopo qualche chilometro di sterrato tra paesaggi bucolici prendiamo la Panamericana (o statale 1 che attraversa l’America da nord a sud) fino a Liberia, da qui passiamo sulla SS21 fino a Belen dove tagliamo sulla SS155 in direzione Tamarindo. Praticamente abbiamo tagliato in due la provincia del Guanacaste. Arriviamo in questo pittoresco paese di mare verso le 13.30 e notiamo subito che qui è tutto molto turistico, un susseguirsi di hotel, lodge, ristoranti, negozi e bancarelle. Troviamo abbastanza agevolmente l’albergo scelto per le prossime quattro notti: oggi iniziano i nostri giorni di sole e relax in spiaggia e pernotteremo all’hotel Pasatiempo ($560 per due doppie). Prendiamo possesso degli splendidi alloggi per posare i bagagli ed infilarci costume ed infradito per fiondarci subito in spiaggia. Le camere sono molto accoglienti, grandi e spaziose, con letti in muratura con una gran quantità di cuscini, l’aria condizionata, la tv, un grande bagno in camera con una doccia formato famiglia con acqua calda. Gli alloggi sono immersi in un giardino piantumato degno dei migliori resort maldiviani, con una bella struttura in stile etnico per il ristorante/bar posto a ridosso della piscina. Il pomeriggio lo trascorriamo a playa Tamarindo, la spiaggia lungo la quale si è sviluppato il paesino. E’ una grossa spiaggia di sabbia scura alle cui spalle si sviluppa un bel bosco tropicale pieno di palme e che verso le 17.00 si anima grazie al festoso baccano che fanno le scimmie mentre saltano di ramo in ramo in cerca di cibo. Finalmente un pomeriggio di puro relax. Il ritmico rumore delle onde, il caldo sole dei tropici, la tranquillità della spiaggia (tanto diversa dalle nostre rumorose spiagge ammassate di bagnanti) conciliano il sonno ed in breve mi ritrovo fra le braccia di Morfeo… Rientriamo in hotel dopo aver assistito ad un bel tramonto e dopo la doccia mi ritrovo ad essere rosso come un’aragosta appena sbollentata. Per cena andiamo in un ristorante consigliato dalla Lonely Planet per l’ottima cucina di pesce, il Season. Qui io e Micaela ordiniamo un trancio di tonno marinato e poi glassato nel miele che è una cosa degna di un re con contorno di purè di manioca (o tapioca, non ricordo mai la differenza tra la pianta ed il frutto), prelibatissimo! Andrea e Matteo ripiegano invece su dei gamberetti con spinaci che pur essendo buoni, non sono certamente ai livelli del tonno. Devo dire che ogni volta che abbiamo mangiato gamberetti qui in Costa Rica, non siamo mai stati pienamente soddisfatti, mentre il pesce lo abbiamo sempre trovato ottimo con l’oscar per la migliore interpretazione al tonno del Season mangiato questa sera. In totale spendiamo $126 compreso il dolce ed il bere per una cena sicuramente da segnare sugli annali.
9 Agosto 2013
Oggi ci alziamo belli riposati perché qui al Pasatiempo si dorme come degli angioletti. La solita colazione dei campioni (colazione tipica con gallo pinto, frutta, uova, toast, marmellata, latte e te o caffè) e poi via sulle tracce di playa Conchal, definita da molti come la spiaggia più bella del Costa Rica e per alcuni addirittura di tutta la costa pacifica dell’America Centrale. Arriviamo a playa Brasilito verso le 9.00 e qui lasciamo la macchina perché per raggiungere playa Conchiglia (Conchal significa appunto conchiglia) occorre attraversare tutta playa Brasilito. E’ molto bella anche questa spiaggia , con una sabbia finissima e le piante tropicali che le fanno da cornice, ma noi la percorriamo tutta fino a superare un piccolo promontorio che in parte ci nasconde la nostra meta della giornata. Appena giungiamo dalla parte opposta ci si para davanti una delle più belle spiagge in cui sono stato. Un angolo di paradiso con una finissima sabbia bianca che pare borotalco ed alberi di tamarindo che si allungano fin quasi a lambire l’acqua. Ci troviamo un posticino sotto ad un albero a circa tre quarti di spiaggia, ci accampiamo ed io e Micaela ci fiondiamo subito in un’acqua cristallina. Come detto prima Conchal significa conchiglia e la spiaggia prende questo nome in quanto la sabbia è composta da conchiglie frantumate dal tempo e dal mare a tal punto da risultare quasi borotalco. Passiamo la giornata in questo piccolo eden vedendo come piano piano la marea sale e riprende possesso di ciò che la natura ci ha donato solo per qualche ora. Verso le 16.30 ci tocca fare armi e bagagli ed incamminarci verso la macchina perché la marea sta montando velocemente. Poco prima di scavallare piccolo promontorio veniamo salutati da alcuni clan di scimmie congos e cappuccino che si divertono ad attirare l’attenzione dei turisti ed a farsi fotografare sugli alberi e dopo un servizio fotografico di 20 minuti riattraversiamo playa Brasilito, anch’essa ridotta enormemente dalla marea, e riprendiamo la macchina per tornare in hotel. Per cena proviamo un altro ristorante recensito sulla guida Lonely Planet, il ristorante Nibbana. Qui iniziamo col dividerci una pizza come antipasto (la giornata di mare mette appetito), poi ci prendiamo del tonno grigliato (Micaela), medaglioni di aragosta in salsa (Io), riso con Aragosta (Andrea) e pasta al sugo di aragosta (Matteo), il tutto per circa 108 dollari, E anche stasera mangiamo ottimamente, persino la pizza è fatta bene! Giretto per i negozietti e le bancarelle ancora aperti e poi nanna.
10 Agosto 2013
Stamattina, dopo la solita colazione dei campioni, andiamo a visitare un’altra spiaggia famosa del Costa Rica, playa Grande. Questa spiaggia, sita entro i confini del Parque Nacional Marino Las Baulas, è famosa perché trattasi di uno dei punti di approdo per le tartarughe marine che vengono in questa grande spiaggia a deporre le loro uova e noi speriamo tanto di essere così fortunati da vederne almeno una mentre raggiunge la spiaggia (purtroppo sappiamo che è la notte il momento migliore per gli avvistamenti). La spiaggia è molto bella e si raggiunge in 10 minuti di macchina da Tamarindo. E’ molto larga e di finissima sabbia chiara e sul suo bagnasciuga vengono a morire delle fantastiche onde alte dai due ai tre metri e mezzo che io e Matteo ci divertiamo a sfidare per gran parte della giornata. Abbiamo anche la “fortuna” di beccarci un acquazzone che arriva improvviso e altrettanto improvvisamente se ne va portando con se anche tutte le nuvole. Il gran caldo ed il sole a picco fa sì che la voglia di trovare refrigerio nell’acqua fresca dell’oceano abbia il sopravvento sulla voglia di abbronzarsi e quindi gran parte della giornata la passo in acqua assieme a Matteo, tenuti costantemente d’occhio da una pattuglia dell’aviazione costaricense, i pellicani che volano perfettamente in formazione come se fosse la nostra pattuglia acrobatica. Rimaniamo fino alle 16.30 quando la solita alta marea ha portato l’oceano a ridosso del passaggio che ci porta verso la prima parte della playa dove abbiamo il parcheggio dell’auto ($1). Anche oggi abbiamo avuto il piacere di passare la giornata su di una spiaggia quasi del tutto deserta. Rientriamo in hotel circa un’oretta più tardi per cazzeggiare un po’ fino all’ora di cena. Per cena optiamo per la pizzeria “La Baula” che è una pizzeria gestita da un ragazzo di Monza trasferitosi a Tamarindo ormai da otto anni e con cui facciamo quattro chiacchiere sulla vita in Costa Rica; lui ne è entusiasta e non ha la benché minima nostalgia della vita frenetica e stressante che c’è in Italia, si vede tuttavia che è contento di poter scambiare qualche parola con degli italiani, sicuramente non ne vede molti al di là di quelli che lavorano a Tamarindo (considerato che qui c’è una consistente colonia di italiani trasferitisi in Costa Rica) visto che non sono molti gli italiani che decidono di passare le loro vacanze in questo magnifico Paese che, secondo lo studio realizzato e pubblicato nel 2009 dall’organizzazione non governativa ” The New Economics Foundation (NEF)“, è stato dichiarato lo stato in cui si vive meglio e la popolazione è la più felice di tutto il pianeta. Sono statistiche ma ciò vorrà pur dire qualcosa riguardo la qualità di vita che si trova qui…
11 Agosto 2013
Oggi è un’altra giornata da dedicare esclusivamente a mare, sole e relax e per quello abbiamo deciso di puntare verso playa Pan de Azucar. Come nei giorni precedenti ci facciamo un’ottima colazione tipica e poi ci mettiamo in macchina alla ricerca della spiaggia. Alla fine, dopo aver cercato invano la strada giusta, avvistiamo una spiaggia molto carina dalla strada che costeggia la scogliera e decidiamo di eleggerla a nostra meta giornaliera, pensando che possa essere quella tanto cercata. Arrivati al piccolo parcheggio ci dicono che da lì partono due sentieri, uno lungo circa 200 metri che ci porterebbe a playa Danta ed un altro che si inerpica su per un costone e che scende al di là di esso e che permette l’accesso a playa Dantina. Dato che ci pare più tranquilla, optiamo per raggiungere quest’ultima anche se il sentiero non è dei più agevoli. Ci addentriamo nel bosco salendo sul costone e con non poche difficoltà raggiungiamo l’ennesimo angolo di paradiso trovato in questo Paese.
Playa Dantina è una piccola e incantevole spiaggetta di sabbia chiara e finissima con gli alberi di tamarindo e mango che arrivano fin quasi al mare. Il verde della vegetazione si mescola armoniosamente col colore chiaro della sabbia mentre il blu del mare si confonde con l’azzurro del cielo. Ci buttiamo subito in un’acqua cristallina che ci rinfresca e ritempra dopo la scarpinata fatta per arrivare qua. E’ un vero piacere nuotare in un posto così bello. Troviamo anche una grossa e splendida stella marina buttata a riva dalle onde e, dopo qualche foto, la riportiamo a circa 50 metri dalla riva sperando che non abbia subito dei traumi nella breve esposizione al sole.
Verso le 16.00 il cielo inizia ad annuvolarsi e, dopo aver raccolto le nostre cose, passando dagli scogli raggiungiamo la vicina playa Danta proprio mentre inizia a piovere. A playa Danta ci ripariamo per una mezz’oretta sotto gli alberi ma alla fine, vedendo che non smette di piovere, ci rimettiamo in macchina per tornare all’hotel. Per cena torniamo al ristorante Nibbana. Questa volta ci concediamo sempre una pizza da dividere come antipasto, due aragoste, un filetto di tonno grigliato ed io i medaglioni di aragosta in salsa che ho preso la scorsa volta e che mi erano piaciuti molto. Col bere abbiamo pagato 120 dollari. Dato che oggi è l’ultimo giorno qui a Tamarindo e che la vacanza volge al termine è giunto il momento di comprare qualche souvenir ($60), per tanto prima di cena ci facciamo un giro tra i negozi e le bancarelle che si trovano sul lungo mare.
12 Agosto 2013
Oggi giornata di trasferimento verso l’ultima tappa di questo fantastico viaggio e dato che gli alloggi dobbiamo lasciarli entro le 11.00 decidiamo di prendercela con calma. Tra colazione e preparativi dei bagagli andiamo a pagare il soggiorno verso le 11.00 poi, dopo aver salutato il cortesissimo gestore dell’hotel, ci rimettiamo in macchina in direzione Grecia, un paese a circa 20 km da Alajuela ed a 30 circa dall’aeroporto internazionale Juan Santamaria. Pranziamo in una soda trovata sulla strada e come al solito mangiamo bene e spendiamo poco (16200 CRC per insalata di pollo, hamburger special, nachos mixtos, un piatto di frutta, 3 birre, due acque). L’ultimo pernotto in terra costaricense sarà all’hotel Mango Valley al quale giungiamo intorno alle 16.30 del pomeriggio. Direi che l’hotel di quest’oggi è una scelta azzeccata, disponiamo di alloggi indipendenti (bungalow), comodi e con un bagno enorme con una doccia olimpionica, acqua calda e tanta tanta pace. Il posto è davvero bello, lontano dal traffico che caratterizza i territori nelle vicinanze della capitale San José, col curato giardino pieno di alberi da frutto che digrada piano piano nella foresta. Peccato che il grigiore dato dal brutto tempo non ci permette di godere appieno dei colori della natura circostante. La proprietaria che ci accoglie e simpaticissima e ci mette subito a nostro agio. Maite (il suo nome) e il marito sono spagnoli di Madrid che hanno deciso di intraprendere una nuova avventura dall’altra parte del mondo da poco più di un anno. Maite ci accoglie come si accoglie un amico che non si vede da qualche anno e ci dà un sacco di informazioni riguardo ciò che si trova nei dintorni, le escursioni che si possono fare, gli orari in cui è meglio effettuare le visite, i luoghi dove poter cenare ed immediatamente ci mette a disposizione tutte le piante da frutta che ci sono all’interno dell’hotel. Il bello è che mentre noi parliamo nel giardino, una miriade di variopinti uccellini ci svolazza tutto intorno, tra cui i bellissimi colibrì. Ci rilassiamo un paio d’ore in camera e poi scendiamo in paese in cerca della Steak House “La Galeria”, consigliataci da Maite come miglior ristorante fra quelli aperti (oggi infatti è lunedì ed è quasi tutto chiuso). Il cibo non è per niente eccezionale ed il servizio abbastanza scortese e svogliato.
13 Agosto 2013
Oggi è una giornata triste perché nel pomeriggio dovremo prendere l’aereo che ci riporterà a casa. Mi sveglio prestissimo e rimango affascinato dai rumori della natura, di prima mattina il cinguettio delle tante specie dei variopinti uccelli presenti in questa zona la fa da padrone. La colazione, compresa nel prezzo dell’alloggio, è ottima ed abbondante e sicuramente svolta in un clima che Maite e suo marito José (ai fornelli con tanto di grembiulino) sanno rendere familiare ed allegro. In mattinata visiteremo gli ultimi due luoghi di questo straordinario Paese, il vulcano Poàs sito nell’omonimo parco nazionale e le cascate Los Chorros. Arriviamo all’ingresso del Parque Nacional Volcan Poàs all’ora di apertura ($10), parcheggiamo e dopo un percorso di 20 minuti arriviamo alla piattaforma posta sopra il cratere del vulcano, un luogo che Andrea aspettava di vedere da quando abbiamo iniziato ad organizzare il viaggio. Le nuvole non sono ancora arrivate per cui il cratere ed il laghetto al suo interno sono perfettamente visibili. Qui verso le 9.00 inizia a coprirsi tutto di nuvole generate dal vapore che si alza dalla foresta che ricopre le pendici del vulcano tutt’ora attivo. Da un angolo del laghetto del cratere esce una colonna di fumi solforosi che si sposta in base alle correnti d’aria ed è per questo che capita che il parco venga chiuso di tanto in tanto, quando questi vapori tossici aumentano copiosamente e vengono indirizzati dal vento verso il belvedere. Qui facciamo tantissime foto sia del cratere sia del panorama che nelle giornate più limpide permette di vedere sia la costa caraibica che quella pacifica. Dopo circa mezz’ora imbocchiamo un secondo sentiero che in tre quarti d’ora circa di cammino ci porta al secondo cratere ormai estinto e nel quale si è formato un bellissimo lago nel quale vegetazione e cielo azzurro si specchiano fondendosi in mille tonalità di verde e azzurro. Scattiamo un po’ di foto anche qui e poi ci incamminiamo in mezzo alla foresta brulicante di vita (avvistiamo tantissimi uccellini e qualche insetto particolare e colorato – soprattutto ragni) verso l’ingresso ed al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto.
Riprendiamo la macchina e mentre scendiamo dalle pendici del vulcano acquistiamo da un chiosco ai bordi della strada un cesto da mezzo chilo delle fragole che si coltivano tanto frequentemente in questa zona. Sono ottime, un sapore ormai dimenticato dalle nostre parti! Mentre torniamo verso l’hotel ci fermiamo alle catarate Los Chorros (3000 CRC + $4 per il parcheggio). Dopo un percorso di circa mezz’ora si arriva di fronte alle cascate, in realtà di una prima cascata che sinceramente è un gradino sotto rispetto le Viento Fresco o la cascata del Rio Celeste. Ci sarebbe un’altra cascata più avanti ma per raggiungerla si dovrebbe superare un passaggio non proprio agevole, dove ci sono tante piccole cascatelle che ci inzupperebbero di acqua e dato che ciò che indossiamo dobbiamo tenerlo fino a Milano, evitiamo di raggiungerla. Dopo questa ultima escursione torniamo al Mango Valley per riprendere le valigie lasciate in hotel per comodità, salutiamo i simpatici proprietari e ci dirigiamo verso l’aeroporto col cuore già gonfio di malinconia. Verso le 14.20 siamo all’aeroporto internazionale Juan Santamaria di San Josè e dopo aver pagato la tassa di uscita (29 dollari) effettuiamo il check-in. Alle 16.30 ci imbarchiamo sull’aereo ed i nostri piedi lasciano definitivamente il suolo costaricense. Alle 17.15 l’aereo decolla e dai finestrini guardiamo per l’ultima volta le immense foreste del Costa Rica prima che l’aereo salga su in alto, sopra le nuvole che preparano l’ennesimo acquazzone tropicale.
14 Agosto 2013
Il volo verso Madrid passa velocemente tra un film ed una bella dormita. Alle 11.10 arriviamo a Madrid e dato che dobbiamo attendere poco più di sette ore decidiamo di fare un giro al centro di Madrid e sgranocchiare qualcosa in uno dei locali del centro della capitale spagnola. Prendiamo un biglietto giornaliero (8 euro) e raggiungiamo Puerta del Sol, facciamo un giretto in piazza e poi giriamo per calle Mayor e ci fermiamo al famoso Museo del Jamon per assaggiare il buon prosciutto spagnolo (a mio parere però di qualità inferiore rispetto i nostri) dove spendiamo 44.80 euro per pranzare. Giriamo ancora un po’ la zona ed arriviamo a Plaza Mayor quando si fa l’ora di rientrare in aeroporto. Arriviamo giusto poco prima dell’imbarco, a causa anche di un intoppo al passaggio dei gate dove non vogliono far passare un costoso rum. Alle 18.30 ci imbarchiamo e poco dopo si decolla per Milano Linate dove arriviamo alle 21.210. Appena ritiriamo i bagagli ci guardiamo in faccia, purtroppo è arrivato anche il momento dei saluti, nei nostri occhi possiamo ancora vedere le avventure e gli splendidi momenti passati assieme e che hanno cementato un’amicizia nata per caso in terra keniota e diventata giorno dopo giorno, minuto dopo minuto sempre più bella. Ci abbracciamo e non servono parole per esprimere la reciproca gratitudine per la compagnia e l’ottima riuscita di una fantastica vacanza. Alle 22.30 entro in casa e mio malgrado devo mettere la parola fine a questo sogno tramutato nel mio primo viaggio in Costa Rica.
Le Nostre Considerazioni
A conclusione di un diario di viaggio non possono mancare i consigli per affrontare un viaggio simile o comunque in zone climatiche simili e le considerazioni sul Paese visitato, gli usi, i costumi, la popolazione, i vettori, ecc… Per comodità suddividerò il tutto per punti.
CONSIGLI
· In viaggi prevalentemente naturalistici una cosa importante è ricordarsi di portare una torcia potente ma poco ingombrante. Servirà sicuramente per muoversi di notte nelle zone prive di corrente elettrica o quando essa viene staccata.
· In Costa Rica conviene mangiare nelle sodas, piccoli ristorantini a conduzione famigliare posti prevalentemente lungo le strade nei quali vengono serviti piatti della tradizione popolare cucinati al momento e spesso e volentieri con materie prime di propria produzione. Costano poco e si mangia ottimamente.
· In Costa Rica non occorre portarsi dietro tanti vestiti perché, a causa della forte umidità, ci sono laudry service ovunque, sia nelle strutture ricettive che nei paesi e villaggi. Sono abbastanza a buon mercato a seconda delle zone del Paese. In questo modo si possono contenere i bagagli e limitare la grandezza delle borse, cosa apprezzabile in caso di frequenti spostamenti.
· Per un giro come quello descritto in questo diario di viaggio sarebbe stato indicato avere dei bagagli comodi da trasportare come zaini o borsoni morbidi o semirigidi. I disagi più grossi li abbiamo avuti solo per il trasporto delle nostre valige.
· Per soggiornare nella zona del vulcano Arenal e di La Fortuna o di Drake è ottima cosa affidarsi agli info point o tourist point. Noi abbiamo avuto un trattamento ottimo trovando un hotel con vista splendida sul vulcano ad un prezzo concorrenziale, inoltre abbiamo preso gli ingressi alle terme Baldi ad un prezzo di gran lunga inferiore a quello che avremmo pagato alle biglietterie della struttura termale.
· E’ buona cosa cambiare una buona parte dei dollari che ci si porta dietro in valuta locale, colones (CRC), perché, nonostante siano accettati ovunque i dollari, a volte è molto più comodo pagare in valuta locale. Appena arrivati all’aeroporto Juan Santamaria di San Josè non ci si deve far prendere dalla smania di cambiare denaro (euro o dollari in colones) perché il cambio mantenuto in questi boureau de change è decisamente svantaggioso (430crc per 1$) per noi e di gran lunga più basso rispetto a quello reale mantenuto dalle banche (493crc per 1$) o quello più comodo usato dal resto della popolazione (500 crc per 1$). E’ bene tenere conto che anche in moltissimi esercizi viene effettuato il cambio del dollari in colones senza problemi.
· Per le prenotazioni su internet ci siamo quasi sempre affidati al sito Booking.com e non abbiamo mai avuto problemi mentre per la ricerca di strutture alberghiere e di ristorazione abbiamo sempre fatto riferimento al sito Tripadvisor.it dove si possono vedere anche le recensioni degli utenti.
CONSIDERAZIONI
Ventuno giorni di viaggio, 14 ore complessive di volo, 8 ore di fuso orario, 9500 km di distanza tra Milano e San Josè, un nuovo continente toccato, una natura incontaminata, 30 km ca. complessivi di trekking… Basta solo questo per poter dire che la vacanza è stata la più bella fatta finora. Il popolo costaricense ha sempre pronto un sorriso per te e se hai bisogno cercano tutti di farsi in quattro per aiutarti; al sud sono più spigolosi ma forse perché da quelle parti la vita è solo più selvaggia. In ogni posto visitato però cercano di farti sentire parte di ciò che ti circonda e non di rimarcare il fatto che sei un estraneo a casa loro e sono subito pronti a ridere e scherzare assieme a te. Non abbiamo visto la povertà che si vede in altri posti, anche il più umile degli uomini ha comunque di che vivere, certo, ci sono ricchi e poveri anche in Costa Rica e tra chi vive nella zona di San José e coloro che abitano le zone più periferiche del Paese si nota una grande differenza: la semplicità e la fierezza negli occhi dei secondi. Il progresso ed i lussi, qui più che mai, non danno necessariamente la felicità, anzi appaiono più felici e sereni coloro che vivono lontano dalle zone più civilizzate. La delinquenza è presente, ma limitata, solo in alcune zone del Paese (San José periferia e Limon) a differenza degli altri Paesi dell’America Centrale. La cosa che però mi ha colpito maggiormente è che ovunque moltissime case hanno delle inferriate che cingono la casa con tanto di filo spinato in cima e non sono riuscito a comprendere il motivo di queste misure di sicurezza dal momento che il clima è ancora molto poco delinquenziale; ovunque siamo stati, io non ho mai avuto la sensazione di pericolo o insicurezza (escludendo quando mi sono trovato davanti un serpente corallo). Per quanto riguarda il cibo, non mi aspettavo di trovarmi così bene e mangiare sempre ottimamente. Ho solo qualche considerazione: ogni volta che abbiamo preso gamberetti devo dire che non sono mai stati esaltanti (meglio mangiarli qui da noi), il pescato in genere invece è sempre cucinato in maniera impeccabile; anche la carne è sempre stata ottima. La frutta è buonissima ma gli agrumi sono stati sempre pessimi. Il pane invece è difficile da trovarlo, anche perché la panificazione a questi gradi di umidità è decisamente complicata. Si viaggia con pane in cassetta per lo più. Per finire, è stato un vero peccato non esserci convinti a fare il canopy nonostante il forte vento perché, oltre al fatto che era fatto in una valle riparata, sarebbe stata un’esperienza davvero unica e divertente che ci avrebbe messo in moto tanta di quella adrenalina da essere a posto fino a Natale. Il canopy poi non è un’attrattiva che si trova ovunque, nonostante ci siano timidi tentativi anche qui in Italia. Il valore aggiunto a questo bellissimo viaggio è stato dato dal consolidamento di una bella amicizia e dall’affiatamento raggiunto in queste settimane. Soprattutto per questo che la vacanza 2013 avrà un posto privilegiato nei ricordi più belli. Appuntamento alla prossima vacanza!