Costa Rica: fauna & flora del mar caraibico e del Pacifico ai maestosi vulcani
INTRODUZIONE
Per chi ama la natura, gli animali, le piante, l’avventura, i luoghi naturali affascinanti unici al mondo, il buon cibo tipico caraibico e molto altro, il Costa Rica è decisamente un luogo emozionante che fa per voi. Vedrete paesaggi da sogno sia percorrendo a piedi nudi le coste, sia viaggiando attraverso colline monti e vulcani, sia avventurandosi all’interno dei numerosissimi e protetti parchi naturali.
Indice dei contenuti
Il Costa Rica, famoso soprattutto per la sua incredibile biodiversità di flora e fauna prima in classifica nel mondo, è una località turistica esplosa in questi ultimi anni e quindi ricca di possibilità per tutti i generi di turisti, tra quelli più spericolati e avventurosi fino alla famiglia con bambini: dalle esperienze e sport estremi fino all’assoluto relax sulla classica amaca tra le palme sulle rive dell’oceano turchese. Tutto questo soprattutto senza dover viaggiare molto : infatti la superficie è di appena 1/6 di quella italiana.
Come spesso accade nei viaggi “zaino in spalla”, terminato il tour emergono anche altre soluzioni migliorative che descriverò assieme ad altri consigli utili che sono felice di darvi dopo questa mia esperienza. Eccone alcuni :
· HOTEL: se si sceglie una sistemazione in hotel / ostelli di medio-bassa categoria non conviene prenotare prima di partire poiché ce ne sono numerosi ed è quindi impossibile non trovare posto. Anzi, prenotando si va a influenzare un po’ il tragitto nel caso di imprevisti (per es. metereologici) come è successo a me in alcuni casi. Pure nel caso di hotel medio-alti ci sarà sempre posto nei numerosi stabili ma prenotando in anticipo sicuramente si risparmia anche per la metà del prezzo.
· SPOSTAMENTI : a differenza di quanto si dica e sparli in Italia, il sistema bus in Costa Rica è molto ben organizzato e puntuale, oltre ad essere assolutamente economico. Nelle città come San Josè (e anche Alajuela) ci sono più stazioni , ognuna dedicata all’arrivo e partenza di bus per determinate zone dello stato: il terminal San Carlos serve la zona nord (Monteverde,Guanacaste, La Fortuna e Sarapiquì), il Gran Terminal del Caribe le destinazioni sulla costa caraibica (Tortuguero, Manzanillo) e al sud della città il Terminal Musoc per San Isidro. Qui destinazioni e orari sono ben indicati su tabelle. In quasi tutti i paesi invece il sistema è molto meno evoluto, spesso mancano fisicamente le fermate e cartelli informativi, ogni volta bisogna chiedere BENE informazioni in hotel o anche a gente che possiede attività. Non sempre le persone di passaggio sanno per certo orari e giuste destinazioni, quindi non fidatevi oppure consultatevi con più persone ( io ho avuto persino 3 versioni differenti in un caso !!). Come ho già detto è molto economico quindi non possiamo pretendere pure la rapidità : i ticos si fanno fermare ovunque vogliano (a volte anche a 100m l’uno dall’altro ), aspettatevi quindi anche 5 ore di viaggio da San Josè verso Puerto Viejo (costa caraibica) oppure verso Tamarindo (costa pacifica).
I taxi o i bus collettivi solo sì più rapidi ma decisamente troppo costosi . A mio avviso usate i taxi solamente in città per spostarvi da un terminal all’altro se avete fretta, ovviamente contrattando il miglior prezzo prima di salire!
I treni non sono presenti.
L’auto a noleggio è conveniente solo se il gruppo è formato da almeno 3/4 persone. In questo caso ovviamente si ha ogni comodità, libertà e rapidità.
· COSTO DELLA VITA : Se pensate di andare a fare la bella vita a basso prezzo, avete decisamente sbagliato paese. Il Costa Rica è il paese più caro dell’america latina. Prima di partire avevo letto diversi articoli del tipo “in Costa Rica con 350 euro al mese” ma con una ricerca più approfondita avevo già capito che non era affatto così : il costo alimentari nelle località turistiche è pressappoco comparabile al costo in Italia.
La spesa media giornaliera tra vitto, alloggio, spostamenti , entrata parchi e inconvenienti vari è di circa 50/60 dollari al giorno MINIMO per viversi una buona vacanza .
· MONETA : la moneta principale è il colòn ( 1 euro = 585 colones) ma tutti accettano anche dollari.
· ABITANTI : tutti i ticos (così sono chiamati gli abitanti) sono cordiali, allegri e gentili. Alcuni però lo fanno aspettandosi una mancetta…
· SICUREZZA : siamo nel paese più sicuro dell’america latina, le pattuglie di polizia sono spesso frequenti soprattutto nelle zone turistiche. Come in tutti i luoghi del mondo però bisogna fare attenzione all’abbigliamento (soprattutto collane, orologi, braccialetti e anelli) e nello sfoggiare apparecchi elettronici di un certo costo che potrebbero attirare cattive attenzioni.
· PERIODO : la miglior stagione è durante il verano (estate) che va da inizio dicembre a fine marzo.
· SOUVENIR : sono presenti ogni tipo di punti vendita souvenir sparsi in tutti i luoghi turistici. Sappiate che per evitare di portare troppo peso durante il viaggio, potete trovare gli stessi oggetti e vestiario anche nel grandissimo mercato al coperto vicino al centro città di San Josè, riempiendo così le valigie subito prima di riprendere l’aereo di ritorno (con un costo decisamente minore su tutti gli articoli).
· SCELTA DELLA SPIAGGIA Costa caraibica : spiaggia stretta e selvaggia , sabbia gialla chiara, arbusti e palme vicine al mare (ideale per fare foto), mare molto mosso ma limpido in alcuni punti, tempo variabile anche durante il verano.
Costa pacifica : spiaggia vasta, sabbia gialla chiara, arbusti e palme lontane dal mare, mare molto mosso e poco limpido, tramonti spettacolari, tempo bello e caldo durante l’intero verano.
· VIAGGIO IDEALE : come già accennato, dopo questo mio tour zaino in spalla ho capito quali sono alcuni errori commessi nella programmazione hotel / spostamenti / giorni. Ecco quindi una scaletta di viaggio secondo me ideale e COMPLETA :
– Giorno 1 : Da San Josè spostarsi a Tortuguero. Arrivo nel pomeriggio, prenotazione per le varie attività del giorno dopo, esplorazione del piccolo villaggio.
– Giorno 2 : Mattinata dedicata all’attività prenotata. Nel pomeriggio ripartire per raggiungere Puerto Viejo.
– Giorno 3/4 : Esplorazione della costa caraibica tra cui parco nazionale Cahuita, il villaggio di Puerto Viejo e il parco nazionale Manzanillo. Relax, surfing, snorkeling, equitazione, trekking, mountain biking e molto altro.
– Giorno 5 : Viaggio di ritorno da Puerto Viejo a Poasito , vicino a Alajuela.
– Giorno 6 : da visitare assolutamente il famoso vulcano Poas di buon mattino,mentre nel pomeriggio il parco nazionale La Paz offre una piacevole escursione guidata attraverso tantissime specie animali presenti in Costa Rica ma difficili da vedere in libertà oltre a 4 bellissime cascate.
– Giorno 7 : Raggiungere a nord la città di La Fortuna , base di partenza per le escursioni nella famosa foresta pluviale di Monteverde e/o nel parco nazionale Vulcano Arenal (questa ultima la consiglio con tour guidato nel pomeriggio fino a sera). Se amate il brivido e l’avventura c’è la possibilità di rafting, canopy tour e rappelling nelle vicinanze.
– Giorno 8 : Raggiungere presto il parco nazionale del Vulcano Tenorio per vedere esclusivamente il famoso e unico Rio Celeste, dopodiché riprendere il viaggio verso Tamarindo.
– Giorno 9/10 : tutta la costa pacifica è pressoché uguale, in molti preferiscono Tamarindo piuttosto che Samàra o Santa Teresa. Da non perdere Playa Conchal, 20km a nord di Tamarindo. Relax, surfing, snorkeling, equitazione, trekking, mountain biking e molto altro.
– Giorno 11/12 : Scegliere il tipo di viaggio per raggiungere Manuel Antonio, o in navetta dalla punta meridionale del Guanacaste (Montezuma ) oppure in Bus , sicuramente molto più lento ma molto più conveniente. Da visitare il famoso e affollato parco nazionale.
– Giorno 13/14 : Penisola di Osa, da me non scelta perché abbastanza lontana da tutte le altre località visitate. Si trova nell’estremità sud del paese lungo la costa pacifica e offre diverse possibilità molto costose tra cui il più grande e famoso parco nazionale del paese Corcovado (90 dollari), la visione delle misteriose sfere di pietra “Las Bolas”. Per chi ha più tempo (minimo 4 giorni) oltre al denaro e amante dello snorkeling, consiglio una escursione via nave o aerea su Isla del Coco, più fantasticamente conosciuta come Isla Nublar, l’isola di Jurassic Park.
– Giorno 15 : Ritorno a San Josè. È la capitale, quindi il luogo con più monumenti e palazzi storici posti soprattutto nei pressi del centro città , grande, pulito e affollatissimo di gente e mercati. Ideale per riposarsi prima del viaggio ed effettuare gli ultimi acquisti.
IL MIO DIARIO DI VIAGGIO
Grazie per chiunque voglia leggere le mie avventure trascorse in questo fantastico luogo, non sarà tempo sprecato.
Giorno 1 – Venezia -> San Josè
Partenza nella mattinata invernale gelida da Venezia con il sorriso stampato sapendo di trovare un ben altro clima al nostro ultimo atterraggio. Giornata trascorsa interamente sui 3 aerei presi, da Venezia a Frankfurt, quindi Houston e infine nella infinita distesa di luci : San Josè, la capitale del Costa Rica.
Come da ogni viaggio aereo c’è sempre un insieme di emozioni nel poggiare il primo piede a terra, un senso di libertà, di esplorazione, di lontananza da casa e certamente di sollievo per aver trascorso un viaggio tranquillo e sereno. Data l’ora notturna (2.00 del giorno 2 ) io e la mamma ci prendiamo subito un taxi per l’albergo che avevamo già prenotato e che si trova nel centro città..increduli, sborsiamo già 15mila colones al tassista , che confermano fin da subito che le pubblicità su un paese a basso costo erano fasulle. Ma non importa, via a dormire e ricaricarci per il giorno seguente.
Giorno 2 – San Josè -> Tortuguero
Complice il fuso orario già alle 6 sono sveglio, decisamente prima di quanto previsto.
Ci precipitiamo a far una bella colazione a base di arance e tante banane, notando le palme fuori dalla finestra in primo piano su uno sfondo azzurrissimo di un ciel sereno.
A piedi e con gli zaini pesanti ci avventuriamo tra le strane vie della città contornata dalle case variopinte, verso la vicina stazione dei bus “Terminal Gran Caribe”, quella dedicata appunto alle località caraibiche.
Arriviamo a Cariari dopo circa 2 ore di viaggio tra panorami non molto diversi dalle nostre montagne carniche , ma incrociando centinaia di camion container che provengono dal porto principale Puerto Limon. Da qui prendiamo la coincidenza per “La Pavona” attraversando una strada sterrata tra le distese di banani , pascoli e paesini dall’impressione poverissima, su un autobus vecchissimo e forse alla fine dei suoi chilometri. Da qui unico e ultimo mezzo di trasporto è uno stretto ma lungo battello pronto a salpare nel canale che porta alla destinazione Tortuguero. In questa spettacolare navigata di circa 2 ore tra le acque torbide che spezzano la fitta e verde foresta, abbiamo intravisto coccodrilli e diverse specie di uccelli tra cui aironi, cormorani e anche il coloratissimo martin pescatore.
Tortuguero : un piccolo villaggio dalle casette in legno coloratissime,con scritte variopinte e fiori da un colore acceso che risplendevano alla luce del forte e caldo sole..veramente un luogo caraibico tipico e sperduto tra l’oceano atlantico ondoso e il calmo canale da cui siamo arrivati. C’è un po di atmosfera jamaicana e le persone hanno una carnagione molto più scura rispetto a quelle viste nella capitale. Ovunque si poteva ascoltare il canto e cinguettii dei numerosi uccelli a noi sconosciuti. Le possibili escursioni in questa riserva naturale sono numerose soprattutto nel periodo settembre – dicembre dove si schiudono le migliaia di uova di tartaruga depositate sulla riva dell’oceano (principale e incredibile attrazione), ma non essendo in questo periodo scegliamo quella attraverso i canali con la canoa e rispettiva guida per le 6 del mattino del giorno seguente.
Una volta depositate le valigie in un ostello lì vicino, ci siamo avventurati nel villaggio dove la maggior parte delle abitazioni erano punti ristoro, vendita souvenir,piccoli market, punti di informazioni turistiche e prenotazione per le attrazioni . Per dissetarci prima della cena abbiamo approfittato di un personaggio un pò bizzarro che vendeva cocco da bere appunto con la cannuccia attraverso il buco che tagliava con un machete..c’era anche il “cocoloco” , con l’aggiunta del rum! Io e la mamma ce lo siamo goduto in riva al mare , seduti su un grande tronco portato lì dalle forti onde… osservando il tramonto che in Costa Rica è già verso le 18 (cosa che non avrei mai immaginato prima di partire).
Giorno 3 – Tortuguero
La sveglia delle 5 e mezza è stata anticipata dal continuo e quasi assordante cinguettio degli uccelli. Raggiungiamo il punto di incontro sulla riva del fiume dove ci aspetta Rey , un tico abbastanza cicciottello e molto simpatico. Saliamo sulla canoa e siamo pronti all’esplorazione. I versi di animali e uccelli, il fruscio della foresta e il remo che sbatteva nell’acqua erano gli unici suoni che ci rilassavano completamente mentre ci addentravamo sempre più dentro la jungla attraverso il canale. Grazie all’attento e esperto occhio della guida riusciamo ad avvistare tapiri, pappagalli verdi che volavano alti, iguane immobili ad aspettare il sole sui tronchi più alti degli alberi, diversi caimani piccoli e grandi, famiglie di scimmie tartarughe, ibis verdi e bianchi , aironi, farfalle coloratissime e tucani. Alcuni di questi animali sono incredibilmente mimetici con l’ambiente che lo circonda , ma per fortuna avevamo con noi anche un binocolo, indispensabile in questa fantastica escursione.
Pienamente soddisfatti e appagati su quanto fatto (anche se come già detto ci sono almeno una decina di altre possibili escursioni, anche notturne) decidiamo di proseguire il nostro viaggio verso sud. Riprendiamo quindi il battello verso “La Pavona”e il bus verso l’affollatissima e sporca città portuale di Puerto Limon, che da subito evitiamo riprendendo un altro bus verso sud dove a Westfalia ci aspetta la camera prenotata in un hotel a 2 passi dall’oceano, in cui ho pure fatto il bagno notturno.
Giorno 4 – Puerto Viejo – Manzanillo
A Westfalia non c’è praticamente nulla da vedere, ma siamo sulla strada Caretera 32 che porta alla meta più turistica della costa caraibica : Puerto Viejo. Appena arrivati in autobus noto già con immensa emozione che dei professionisti stavano cavalcando le imponenti onde di circa 2 metri proprio vicine alla costa, affollata di bar e ristorantini uno più bello dell’altro.
Dopo un bel frullato di frutta fresca decidiamo di noleggiare una bici per raggiungere Manzanillo, il paese più a sud della costa caraibica costaricense. Il tempo è molto variabile, più brutto che bello..ed è anche molto umido anche se siamo nel verano (estate), ma è tipico di questa zona. La strada di 12km è praticamente deserta se non qualche ostello e ristorante qua e là. Le spiagge più famose sono Playa Cocles, Playa Chiquita e Punta Uva , distese di sabbia giallo-bianca accompagnata sempre dalla presenza delle palme che si inarcano verso le onde dell’oceano.
Tornati a Puerto Viejo accompagnati da un tramonto spettacolare, ci facciamo una bella mangiata di pesce fresco prima di riprenderci il bus per raggiungere l’hotel.
Giorno 5 – Cahuita
I parchi naturali più importanti nella zona sono il parco nazionale Cahuita e quello di Manzanillo… noi per oggi scegliamo il primo che si trova tra Westfalia e Puerto Viejo. Sempre grazie all’autobus arriviamo in questo piccolo paese molto carino dove i ristoranti, ostelli, alberghi e mercati di souvenir sopravvivono solo grazie al parco. L’ingresso è a offerta libera e volendo si può essere aiutati da una guida (queste ovviamente a pagamento) per avvistare le numerosissime specie animali che affollano questi 9km di puro sentiero naturale. La passeggiata è molto piacevole, un po nella fitta jungla e un po’ costeggiando la spiaggia ..anzi in alcuni punti bisogna pure attraversare una parte di mare. Camminiamo sempre guardando la natura faunistica notando che sugli alberi ci sono vari tipi di uccelli, iguane, scoiattoli e scimmie..ma attenti anche a dove mettiamo i piedi per evitare di schiacciare un serpente o una rana. A punta Cahuita, circa a metà sentiero, si cammina su una spiaggia candida, in alcuni punti formata pure da conchiglie e coralli bianchi e rossi..uno dei posti più belli dell’intera costa.
Finiamo la serata a passeggiare tra le vie affollate di Puerto Viejo, dove da ogni locale con le luci coloratissime fuoriesce un buon profumino di cibo tipico oltre alla melodia di canzoni caraibiche o reaggae. Oltre ai negozi di souvenir ci sono molte bancarelle sparse per le vie dove ci sono una varietà di oggetti incredibili, dall’anello all’asciugamano con simboli costaricensi caraibici e altro.. poi ragazzi che bevono e suonano e cantano seduti sulle barchette in riva al mare, altre bancarelle fumanti dove vengono cotti sul momento spiedini con carne, altre con dolci e altri tipi di specialità. Insomma una bellissima e unica atmosfera difficile da dimenticare.
Giorno 6 – Puerto Viejo -> Poasito
Durante la notte passata a Puerto Viejo si scatena un violentissimo nubifragio che addirittura stenta a farci dormire . Al nostro risveglio il tempo non è molto migliorato e anche se avevamo previsto di andare a visitare il parco di Manzanillo, decidiamo di anticipare le nostre giornate e partire verso la seconda tappa di questo viaggio : la zona centrale montuosa vulcanica. Quindi bus per San Josè , dalla stazione di Cariari un taxi per la via dove passa il bus per Alajuela (la seconda città più grande dello Stato) e da qui un altro bus per Poas e quindi l’ennesimo verso Poasito. Quest’ultimo bus è un vecchio scuolabus stile americano, di quelli che si vedono nei film anni ’60, dove attorno a noi ci sono solo ticos e neanche l’ombra di un turista..molto meglio, molto più avventurosa come esperienza. Fuori dal finestrino si nota un ambiente decisamente montagnoso, e le grandi città si vedono in tutta la loro grandezza durante i tornanti ad alta quota. Dopo un viaggio cominciato alle 9 del mattino arriviamo in un hotel a buio inoltrato, con le sole forze per gustarci la cena (una bella bistecca alla brace di manzo locale) e poi a dormire questa volta con più di una coperta a tenerci caldo, visto che la temperatura era di appena 13 gradi.
Giorno 7 – Vulcano Poas
La mattinata è fresca ma il tempo è serenissimo, non c’è una nuvola in vista per il momento. Terminata la colazione verso le 6 e mezza decidiamo di non aspettare il bus ma di avviarci a piedi verso l’entrata al parco del Vulcano Poas che comunque non apriva prima delle 8..passeggiata in perfetto stile pura vida insomma ! La rilassante e panoramica strada asfaltata di 10km ci porta da 1800m a 2300 di altezza, circondata da foresta e pascoli di mucche. Notiamo delle strane piante grasse che crescono parassite sui rami degli alberi , e numerosissimi fiori colorati su quasi tutto il percorso..sarebbe stato davvero un peccato farla velocemente in bus.
Arrivati in cima , paghiamo l’entrata di 15 dollari a persona e notiamo che tutte le auto, bus e corriere che ci avevano passato per strada avevano già semiriempito il parcheggio..già alle 8 e mezza. Questo perché è consigliata la visione del vulcano di buon mattino prima dell’arrivo molto probabile di nubi che potrebbero un po rovinare il “quadro”.
Appena giunti sul punto panoramico del cratere io ho avuto i brividi : il panorama è mozzafiato, quasi lunare. L’immenso cratere di 1300m di diametro (fra i più grandi al mondo) contiene nella sua zona più inferiore un laghetto di un colore azzurro acceso in contrasto con l’azzurro del cielo..azzurro che è durato solo 10 minuti, poiché ben presto una leggera nebbia ha invaso il panorama come da previsioni. Una meraviglia naturale, siamo rimasti un’ora a osservarla in tutto il suo splendore benché alcuni cartelli segnalassero “tempo di permanenza massimo 20 minuti”..ci mancherebbe che in un luogo così, nell’altra parte del mondo e soprattutto dopo una camminata di 2 ore io obbedisca a quel cartello!
Il sentiero simpatico e in mezzo alla natura continua circa per 1,3 km all’interno del parco. A circa metà percorso un altro lago di origine vulcanica spicca in mezzo alla foresta umida. Il colore è quello di un normale lago, assolutamente imparagonabile a quello precedente..ma comunque fa parte del percorso. Due simpatici scoiattolini abituati a fare amicizia con i turisti ci hanno fatto compagnia mentre mangiavamo i panini..assaggiando felici qualche briciola caduta a terra. A fine percorso c’è ovviamente il negozio di souvenir con prezzi quasi doppi a quelli visti nei negozi giù in paese.
Tornando verso l’albergo e ripercorrendo la strada fatta in mattinata incrociamo parecchi ticos pronti a vendere le fragole del vulcano (praticamente uguali alle nostre) e un saporito formaggio locale simile alla caciotta , il “queso palmito”.
Giorno 8 – Parco Nazionale “La Paz”
Oggi è il giorno dedicato al parco “Waterfall Gardens”, che si trova vicinissimo a Poasito dove siamo alloggiati noi. Arriviamo all’ingresso del parco che , anche se caro (40 dollari a persona), dimostra essere veramente ben costruito e organizzato. Tutto è stato creato senza disturbare l’ambiente circostante, per esempio le scale e le staccionate si mimetizzano perfettamente con la foresta.
Prima tappa del percorso è l’entrata nell’enorme gabbia di uccelli, dove un’esplosione di colori prende volo ovunque. Subito si notano i bellissimi pappagalli ara rossi e verdi, non pensavo così grandi. Ci sono diverse zone delimitate all’interno della enorme gabbia, dove si separano le varie famiglie di uccelli… pappagalli, tucani, tacchini, e tanti altri che non ricordo.
Si prosegue il percorso nel giardino delle farfalle, pure questo ovviamente chiuso. Qui centinaia di farfalle coloratissime e particolari svolazzano tranquille in aria concendendosi a volte un riposo tra le varie piante tropicali che completano l’area, facendola sembrare del tutto naturale. Ancora più interessante è poter assistere alla metamorfosi di tantissime specie di farfalle, osservando le crisalidi dalle forme stranissime. Si rimane davvero a bocca aperta osservando quello scorcio incredibile di natura, una cosa che non avevo mai visto prima se non nei documentari in tv.
Uscendo dal giardino si percorre un corridoio con farfalle e insetti imbalsamati. Poi una zona con vari tipi di scimmie che si erano già viste nel caribe. A metà del percorso si giunge nel giardino dei colibrì, dove dalla più grande alla più piccola specie volano liberamente attorno ai curiosi turisti e spesso si abbeverano con il loro lungo becco nelle apposite fonti d’acqua. Solo in questo momento si può notare la bellezza dei colori di questi minuscoli uccelli, ed è incredibile come rimane immobile nell’aria con un battito di ali velocissimo che nemmeno il mio moderno cellulare riesce a filmare bene! Le altre attrazioni sono una famiglia di giaguari , un ranario, un serpentario e una casa antica dove si spiega come veniva fatto il caffè inizialmente con i mezzi originali.
Il sentiero naturale di circa 3,5km è molto avventuroso e interessante e presenta numerosi punti strategici dove poter osservare la bellezza di 4 suggestive cascate dove è difficile smettere di fotografarle. L’ultima , la più famosa e alta, è la cascata “La Paz” che si può anche vedere gratuitamente dalla strada e i più pazzi (come me) possono anche andarci dietro.
Consiglio a tutti l’entrata in questo parco che è praticamente una Costa Rica in miniatura dove è possibile vedere tutta la fauna che questa zona ricca del pianeta ci offre, che i meno fortunati non riescono a vedere nel loro habitat libero e naturale.
Per quanto riguarda la mia scaletta di viaggio, vengo informato che da qui si può raggiungere direttamente il paese “La Fortuna” in appena 2 ore e mezza di bus diretto..mentre prima del viaggio avevo previsto e prenotato tappa ad Alajuela per il giorno seguente ..che serva da lezione ai prossimi viaggiatori almeno.
Giorno 9 – Alajuela
Oggi si parte quindi per la meta forzata di Alajuela. Riprendiamo gli stessi vecchi ma simpatici bus che avevamo preso all’andata e quindi scendiamo pian piano dalla zona montuosa. Attraversando i paesi notiamo i bambini andare a scuola con le divise , ogni paese con un colore differente.
Arriviamo all’hotel 4 stelle che avevo prenotato e non vedo l’ora di tuffarmi in piscina per un po di relax. Tempo di vedere la camera e depositare le valigie,che si scatena un nubifragio assurdo e mi ritrovo in costume al bordo della piscina costretto a tornare al coperto. Attendiamo la fine della pioggia con un po di palestra e appena possiamo prendiamo un taxi e ci dirigiamo in città. Bellissima, piena di vita, di gente, ristoranti affollati e bar chiassosi, con quelle piazze rettangolari e la chiesa a una delle estremità che mi ricordano tantissimo le città del sud Italia.
Alle 18 (quando il sole è appena tramontato) tutte le attività chiudono e stentiamo a trovare un locale aperto per cenare. Finalmente troviamo un posto dove non c’era l’ombra di aria turistica (come piace a me) e ci saziamo con una enorme portata di pollo fritto, che è uno dei piatti tipici del posto.
Giorno 10 – Alajuela -> La Fortuna (Volcano Arenal)
Appena sveglio non vedo l’ora di fare la prima colazione a buffet di tutto il viaggio… e ci voleva proprio! Con un taxi abbiamo raggiunto la stazione di “San Carlos” a San Jose, dove ci sono le partenze per le zone del nord ovest : il Guanacaste e la regione di Alajuela dove appunto c’è il paese di “La Fortuna”, nostra meta per visitare il famoso Vulcano Arenal.
Per 4 ore e mezza non ho tolto il mio sguardo dal finestrino, un viaggio davvero unico ed emozionante con paesaggi sempre diversi, dalla pianura alla montagna, alla collina, e poi ancora montagna..su e giù per i monti dove anche la temperatura cambiava drasticamente.
Appena arrivati e scesi dall’autobus veniamo assaliti dalle persone che ci offrono i diversi tour organizzati per godersi al meglio le bellezze del vulcano. Visto che quasi tutti i tour erano pomeridiani , siamo ancora in tempo per prenotarci e quindi Mario ci convince con i suoi 40 dollari a persona per il tour di 6 ore .
Quindi alle 14 e 30 si parte per questa nuova avventura questa volta guidata , su un bus vecchiotto ma funzionante ci addentriamo nel parco sempre più vicini al vulcano (non attivo). Questo , che già avevamo notato molto bene prima dell’arrivo al paese, ha proprio la forma del vulcano tradizionale, come lo disegnavamo da bambini..un montagna a forma di cono in mezzo alla pianura verde ! Dopo una decina di km su strada sterrata arriviamo al punto osservatorio dove si può ammirare il maestoso vulcano in tutta la sua bellezza ..e il rispettivo lago Arenal alle sue pendici . La guida Isaac , simpatico e molto preparato, ci dice che siamo molto fortunati poiché normalmente il vulcano è coperto dalle nubi per il 90% dei giorni all’anno, e quello era il primo giorno da mesi che la vista era così limpida. Dopo la sfortuna avuta in caribe ci voleva un po di vera fortuna almeno qui. Continuiamo il nostro tour a piedi nel parco. La guida è davvero molto attenta e non si fa sfuggire nessun animale che invece si mimetizzava completamente ai nostri occhi. Mi ha in particolar modo colpito la “scimmia ragno” che volava elastica da un ramo a un altro, poi un albero con la corteccia che sembrava dipinto con i pastelli, e un altro ancora che con le sue radici si sposta fino a 4 metri l’anno , lottando con altri alberi alla ricerca dei raggi solari. Arriviamo a una bellissima cascata dove nuotiamo nella pozza da lei formata negli anni..voglio arrivare fin sotto ma la potenza della cascata è davvero forte e non riesco proprio a superare quei 2 metri abbondanti che mi separano da lei. Continuiamo la nostra piacevole passeggiata sempre con vista vulcano tra pascoli di mucche e cavalli e tra prati dove , come ci conferma la guida, hanno girato alcune scene di Jurassic Park ! Torniamo all’osservatorio dove ci godiamo uno straordinario tramonto , questa volta con alcune nuvole che però davano un tocco ancor più magico di colori. Il buio arriva in fretta e ci aspetta l’ultima attrazione del tour : sprovvisti di ogni tipo di apparecchi elettronici (poiché era facile perderli al buio) ci siamo addentrati a piedi nudi verso il Rio Tarcoles , grazie alle guide che ci illuminavano il sentiero con le torce. Siamo giunti a questa enorme pozza dove le guide l’hanno pian piano circondata di candele, rendendo l’atmosfera ancora più emozionante. A uno a uno ci siamo tuffati dentro e….l’acqua era caldissima, un caldo naturale dovuto alle sorgenti interne che provenivano dal vulcano : pazzesco ! Si vedeva il sorriso e l’emozione nel volto di tutti i turisti lì attorno. Siamo rimasti per una buona oretta a parlare tra noi e a gustare una bevanda alcolica che ci avevano preparato. Una serata davvero finita in modo super dopo una giornata altrettanto fantastica.
Parlando con un gruppo di turisti , in poche parole ci fanno capire di essere rimasti delusi dalla visita al Parco Monteverde dove erano stati il giorno prima. Avevo previsto anche quella tappa nel mio viaggio ma che non saremmo mai riusciti a fare poiché dal paese erano altre 2 ore abbondanti di viaggio (nella cartina vista prima del viaggio sembrava decisamente più vicina) e per il giorno dopo era già prevista un’altra meta.
Giorno 11 – Rio Celeste
Ci svegliamo con il sole all’Hotel Vagabondo , la colazione è alle 7 e noi siamo già puntualmente sul tavolo ad aspettare frutta, pane tostato con le marmellate locali e un caffè.
Grazie al bus che ci porta a Katira, da qui prendiamo un taxi che ci porta a fatica su una strada di 20km disastrata, interminabile e quasi impercorribile anche con il 4×4. Più volte la mamma mi chiede “dove stiamo finendo qui??” e la faccia preoccupata del tassista dopo che il motore cominciava a fumare, non ci rassicura. Finalmente dopo quasi un’ora abbondante arriviamo alla “Posada Rio Celeste” nel bel mezzo della foresta pluviale, dove avevo prenotato una camera. Il tempo non è dei migliori, è totalmente nuvoloso e quasi piove..ma poco importa poiché per vedere il rio non serve obbligatoriamente il bel tempo.
Sono le 12 e siamo giusto in tempo per poter andare a visitare il “Parco Nazionale Vulcano Tenorio” che si trova a circa 2 km di distanza dalla nostra ubicazione. All’ingresso una guida ci propone di accompagnarci ma preferiamo goderci da soli il sentiero per 12 dollari a persona . A differenza degli altri parchi visitati questo non ha nulla di particolare, non avvistiamo nemmeno animali se non uccelli e qualche rana che con i loro versi assordanti ci accompagnano per tutto il percorso. Dopo circa 2 km cominciamo a intravedere in lontananza questa meravigliosa cascata che si tuffa in una pozza di un azzurro quasi finto : ecco il rio celeste. Vedere la cascata bianca e la pozza celeste con il verde acceso della foresta che circonda il tutto è davvero una sensazione fantastica ed emozionante. Dopo altri 500m di sentiero c’è un punto d’osservazione da dove si può vedere il vulcano Tenorio … o almeno si dovrebbe, con la nebbia presente in quel momento si vedeva poco e niente. Quindi continuiamo il nostro cammino sul sentiero impantanato e difficile da percorrere, ma allo stesso tempo avventuroso. Dopo circa 250m arriviamo alla cosiddetta laguna, dove il tipico colore azzurro del fiume è più acceso di sempre poiché c’è una piccola ansa e la velocità è più ridotta. C’è un odore di zolfo quasi insopportabile… ma pur di vedere questo spettacolo unico quanto raro siamo disposti a sopportarlo. Vicino alla laguna c’è un “borbollones” una sacca sotterranea da cui fuoriesce del gas vulcanico..qui l’odore di zolfo è a livelli nauseanti. Dopo decine e decine di foto alla laguna, continuiamo ancora a risalire il fiume percorrendo pure ponticelli di legno degni dei film di Indiana Jones . Si giunge al punto più magico e misterioso di questa avventura : il punto di creazione del colore celeste. In questo punto c’è l’incontro di 2 fiumi di acqua limpida che però presentano un ph differente che fa reazione durante questo incrocio, da cui si crea questa pigmentazione chimica quasi irreale .
Torniamo alla rustica e semplice posada dove i simpatici anziani proprietari stavano già per prepararci la cena. Ci accorgiamo però di non essere soli: tutt’attorno a noi e in assoluta libertà svolazzano pappagalli verdi, tucani, picchi rossi, colibrì e tante altre specie di uccelli colorati. Anche se molto fuori mano e sperduto, ne valeva davvero la pena utilizzare questa piena giornata per visitare questo parco con il suo magico Rio Celeste.
Giorno 12 – Tamarindo
Sveglia già alle 6 del mattino grazie al cinguettio delle decine di uccelli fuori del nostro bungalow sperduto nella foresta. Dopo una abbondante colazione e un abbraccio ai proprietari partiamo con il taxi per raggiungere Bijagua. Pensavo che questa strada di 10 km che è normalmente quella percorsa dai turisti fosse migliore di quella meno frequentata percorsa all’andata…e invece era quasi peggio. Per un turista è dunque impossibile raggiungere il parco se non dotati di una jeep 4×4, non capisco perché un luogo così spettacolare non sia maggiormente valutato da parte del turismo costaricense per migliorarne l’accessibilità.
Alle 8 e 30 arriva l’autobus che in 2 ore ci porterà a Liberia, e da lì altre 2 ore e mezza per Tamarindo ( che diventeranno 4 ore causa la rottura dell’albero motore del vecchissimo bus sul quale viaggiavamo!!). A un certo punto del percorso,poco dopo Bijagua, è incredibile come in poche decine di km l’ambiente e il clima cambi in modo drastico: si passa dalla nebbiosa, umida e piovosa zona della foresta pluviale al prato secco e arido quasi privo di vegetazione della zona pacifica. Un cambio climatico praticamente improvviso che non avevo mai visto prima d’ora in tutta la vita!
La strada presenta numerose fermate dove c’è in attesa sempre almeno una persona. Inoltre molti paesi sono addentrati e il bus deve fare incredibili deviazioni dove a volte si perde anche ezz’ora per un piccolo villaggio. Verso le 14 arriviamo a Tamarindo ma prima di raggiungere l’albergo scendiamo in una fermata a piacere e ci precipitiamo in spiaggia a prendere il sole, con valigie e tutto ! Avevamo proprio bisogno di un po di caldo sole e, come ci avevano più volte detto nel nostro viaggio in Costa Rica,questa costa pacifica nel guanacaste offre 6 mesi di assoluto caldo e sole da novembre a aprile senza nemmeno una nuvola.
La spiaggia è molto ampia e praticamente deserta, il mare è mosso e ricco di onde dove molti surfisti soprattutto principianti provano a cavalcarle con l’aiuto dell’istruttore.
Mentre mia madre continua a prendere il sole come le iguane che erano lì vicine, io comincio a cercare l’albergo Mar Rey in cui avevo prenotato 3 notti..ci arrivo subito. Tamarindo infatti è molto più piccola di quanto la immaginavo, è praticamente un paese invaso da turisti statunitensi e canadesi. Portiamo i bagagli e poco dopo torniamo a raggiungere il bagnasciuga per goderci lo spettacolare tramonto rosso che questa costa offre.
Come a Puerto Viejo, anche qui ci sono bellissimi ristoranti proprio sulla spiaggia , uno più bello dell’altro..con sedie e tavoli proprio sulla sabbia e illuminazioni poste sugli alberi. A differenza di come ci avevano allarmato dicendoci che qui costava molto di più rispetto a tutto il resto del paese,non abbiamo notato alcuna differenza. L’atmosfera è più chic e secondo me migliore rispetto alla gemella città della costa caraibica, la gente è più educata e disponibile e l’ambiente è più curato. Che sogno sarebbe avere un locale qui, a far concorrenza ai tanti altri presenti (molti italiani). Per oggi rimaniamo tranquilli e ci mangiamo 2 spiedini al volo lungo i marciapiedi da alcuni ragazzi che li facevano alla brace.
Giorno 13 – Tamarindo- Playa Conchal
Colazione in spiaggia alle 7 e mezza del mattino con 2 brioches e latte d’avena che a noi non manca mai, è troppo buono. A quest’ora c’è già un caldo incredibile, il sole batte già fortissimo, è ben diverso da quello che abbiamo in Italia . Playa tamarindo non è molto affollata e non ci sono ombrelloni, però in lontananza si vedono già decine e decine di surfisti scatenati, la maggior parte sono ticos locali con i classici capelli lunghi e ricci a “casco” e il fisico scolpito e abbronzatissimo. Cominciamo la nostra passeggiata verso nord e a un certo punto arriviamo all’ estuario di un fiume, che attraversiamo al costo di 1 dollaro accompagnati con una barchetta di un tico. Qui comincia Playa Grande , ancor più deserta di persone in spiaggia ma non di surfisti in mare. Verso le 13 siamo di ritorno, cotti più che mai. Il sole è fortissimo e ci mettiamo tutto quello che avevamo addosso per coprirci dai forti raggi che già avevano arrossato la nostra pelle.
Con un taxi raggiungiamo la poco conosciuta Playa Conchal, 20 km a nord di Tamarindo. Poco prima di arrivarci percorriamo sempre a bordo dell’auto una parte di spiaggia quasi nera ..ma dopo un dosso eccoci arrivare a un paradiso completamente diverso dal paesaggio appena passato. Qui la spiaggia è bianca con un mare calmo di color turchese con diverse sfumature blu-verdastre. Incredibile come possa cambiare un paesaggio a distanza di pochi metri, forse a causa di alcune correnti marine. Ma ancor più incredibile è il fatto che quella che da lontano sembrava sabbia bianca, sono invece minuscole conchiglie bianche e anche di tanti altri colori..davvero un paradiso in terra . Ecco il motivo del nome “conchal”, in spagnolo conchiglie. Pensavo fosse fastidioso camminare sopra queste conchiglie e invece è addirittura piacevole, poichè sono tutte ben arrotondate grazie all’effetto del mare. Per proteggerci dal forte sole facciamo uso della gentile ombra fornita dai bellissimi alberi verdi che sbucano tra questa spiaggia di conchiglie.
Alle 17 inoltrate siamo di ritorno a Tamarindo e ovviamente non possiamo perderci il tramonto, il momento della giornata in cui la spiaggia è più affollata da coppie innamorate, fotografi, surfisti, bambini che corrono, persone che ancora stanno facendo il bagno, venditori ambulanti e tanti altri. Questa sera niente spiedini, e quindi ci vestiamo tutti belli eleganti per un ristorante chic sulla spiaggia, tavolo prenotato a 2 passi dalle onde dell’oceano che sbattevano sulla sabbia illuminata dalla luna piena.
Giorno 14 – Tamarindo -> Santa Teresa
Oggi ci spostiamo verso sud alla volta di Santa Teresa, sulla punta della penisola di Nicoya. Il viaggio è abbastanza lungo e quindi partiamo già alle 7 con l’autobus per Santa Cruz, paese abbastanza squallido. Prossimo bus è quello per Nicoya,dove ci arriviamo verso le 10.. una città molto più fornita. Da qui una complicazione dopo l’altra per capire quale bus prendere per Santa Teresa, sempre che ci sia. Avendo una macchina a noleggio tutto sarebbe più facile, anche se fino ad oggi ci siamo trovati sempre molto bene con i bus e le strade. Qui invece le strade non ci sono o sono sterrate ( da casa io l’avevo vista facile, pensando che da Tamarindo ci fosse una strada che costeggiasse l’oceano fino a Santa Teresa). Dopo un po’ capiamo che ci sono 2 alternative, andare a Samara in autobus e poi farci spennare almeno 100 dollari da un taxi attraverso la strada sterrata per arrivare a Santa Teresa, oppure fare una strada totalmente differente molto più lunga con un piccolo bus che avremmo dovuto aspettare almeno 5 ore. Decidiamo la seconda opzione e nel frattempo mangiamo e visitiamo questa città che sembrava disabitata.
Stiamo così tanto in viaggio che ci perdiamo pure il tramonto, purtroppo la giornata è stata buttata via per colpa del terribile sistema di collegamenti che ci sono in questa zona, se privi di auto. Per via di questo problema pensavo di non trovare nessuno nel piccolo paese di Santa Teresa e invece era abbastanza affollato , per la maggior parte di giovani surfisti provenienti da tutto il mondo che affollavano i numerosi ostelli presenti. Come era difficile arrivarci, immaginavo fosse difficile pure andarsene.. e infatti dopo un po di ricerche e grazie all’aiuto del gestore dell’hotel “Amapola Surf Village” capiamo che dobbiamo partire già alle 8 del mattino di domani per raggiungere la meta prevista. Prenotiamo già il tragitto di 75 dollari a persona fino a Manuel Antonio e filiamo dritti a dormire, un po amareggiati per la poco entusiasmante giornata trascorsa. Penso che con un maggior investimento sulle strade percorribili, questa zona sarebbe molto più accessibile e quindi turisticamente migliore per le attività locali.
Giorno 15 – Santa Teresa -> Manuel Antonio
Alle 6 del mattino stiamo già percorrendo le spiagge di Santa Teresa, per goderci almeno un po’ questo luogo prima dell’arrivo della navetta. La spiaggia è bella, molto vasta ..ma dopo aver visto Playa Conchal è difficile entusiasmarsi più di tanto. Ci sono molti ragazzi e ragazze a fare surf su onde molto più alte e belle rispetto a Tamarindo, qui bisogna essere davvero professionisti per poterle cavalcare. Sugli alberi ci sono numerosi scoiattoli e scimmie urlatrici, forse le stesse che ci avevano svegliato nel cuore della notte, quasi spaventandoci.
Puntualissimo alle 8 arriva il piccolo bus che ci porta nella vicina Montezuma, vicina sì ma pur sempre collegata da strade sterrate difficili da percorrere. Da questo piccolissimo paesino tranquillo è possibile “tagliare” via mare con dei motoscafi fino a Jacò, senza dover percorrere via terra una strada di almeno 4 ore di auto (figuriamoci di bus). Quindi ci imbarchiamo nel motoscafo con capienza di circa 20 persone e si parte squarciando il mare blu, ovviamente dotati di salvagente per sicurezza. A tutta velocità si sente molto meno l’effetto del calore del sole, che comunque batte molto forte..guai non portarsi un cappellino, indispensabile per non bruciarsi la testa.C’è anche la possibilità di vedere delfini e tartarughe durante il percorso, noi non abbiamo avuto questa fortuna. A Jacò ci aspetta un pulmino che ci porta tutti ai rispettivi hotel.. noi al “Karahe”, davanti al mare e pure vicinissimo all’entrata del parco. Attorno al nostro bungalow n°7 ci sono diverse iguane che ci fanno compagnia.
Sono le 16 ed ormai è tardi per entrare al parco quindi mentre mia madre si rilassa in spiaggia approfittando dell’ombra delle palme, io mi noleggio una tavola da surf per provare a iniziare da solo almeno a tenermi in equilibrio. Inutile raccontare le posizioni e cadute da circo che sono riuscito a fare in un’ora soltanto … in poche parole, per la prossima volta avrò sicuramente bisogno di un istruttore per imparare la tecnica che non è affatto facile come sembra.
Giorno 15 – Manuel Antonio
La principale attrazione di questa località è il parco nazionale Manuel Antonio, che raggiungiamo in mattinata passeggiando lungo la spiaggia. È il parco più frequentato da turisti che ho visto fin’ora (fatta eccezione del Vulcano Poas) e la fila di persone agli sportelli è notevole (costo entrata 14 dollari).
Scegliamo anche qui di non usufruire di una delle tante guide che ci propongono la visita , anche perché durante il sentiero notiamo che non siamo noi a cercare gli animali, ma sono loro a trovare noi . Si possono avvistare bradipi ,mono cara blanca (scimmie cappuccine), mono congo (scimmie urlatrici), tucani, pellicani, iguane, procioni e tante altre specie che però non abbiamo visto.
Il parco è anche organizzato molto bene con due facili e interessanti sentieri immersi nel verde per un breve trekking. I rangers sono simpatici e disponibili, sempre pronti ad avvisarti se ci sono animali nelle vicinanze. Ci sono bagni e docce molto puliti e ben tenuti. Passiamo il nostro ultimo pomeriggio di vacanza nella spiaggia dentro il parco, affollata di gente. Alcuni locali dicono che è la spiaggia migliore del pacifico e che hanno pure girato alcune scene del film “Pirati dei Caraibi”. Effettivamente lo scenario attorno a noi è bellissimo e il mare calmo in questa baia offre la possibilità di fare una nuotata in tutta tranquillità. Attenzione, non proprio in assoluta tranquillità : i procioni non si fanno alcun problema nell’avvicinarsi agli zaini in spiaggia per rubarvi la merenda !
A malincuore dobbiamo uscire poiché alle 17 chiude il parco, e giusto mezz’ora dopo prendiamo l’ultima corriera che ci porterà a San Josè.
Giorno 16 – San Josè -> Venezia (riflessioni)
Come in ogni viaggio, arriva il triste giorno in cui si torna a casa. Ma non possiamo di certo lamentarci, 16 giorni non sono pochi e l’importante è sempre finire il tour senza incidenti e inconvenienti.
Durante queste ore di volo di ritorno è inevitabile veder scorrere, oltre alle nuvole sotto di noi, tutti gli attimi trascorsi dal primo all’ultimo momento. Per me è stato il primo vero viaggio “zaino in spalla” e devo dire che oltre a dare una sensazione di avventura e libertà, sicuramente riesce a immergerti incredibilmente nella cultura locale, molto più di quanto invece accade con i tour guidati (dove si è in compagnia sempre delle stesse persone, sempre nei luoghi più turistici, e sempre senza alcun brivido di avventura solitaria se non nelle piccole pause concesse). Certo prima di partire, come io ho fatto, è opportuno fare una scelta dei migliori luoghi da visitare, degli spazi che li separano e come percorrerli. Ovviamente non consiglio un viaggio simile a persone non flessibili (sonno e pasti), con scarsa orientazione e con facile senso di panico.
Sono molto felice di aver scelto questa meta: in pochi giorni e senza percorrere troppi chilometri ho avuto la possibilità di vedere una incredibile diversità di fauna, flora, ambienti naturali e zone climatiche che, ripeto, è unica in tutto il mondo.
Costa Rica … PURA VIDA !!!