Costa Azzurra e Alta Provenza

In moto da Lecco passando per Nizza, Cannes, Barcelonnette...
Scritto da: paola.1966
costa azzurra e alta provenza
Partenza il: 22/06/2012
Ritorno il: 24/06/2012
Viaggiatori: otto
Spesa: 500 €
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I motociclisti: Paolo e Paola (i paoli) con Fazer 1000, Ernesto (Tino) e Betti con CBF, Corrado (co) e Piera con Fazer 1000 e Walter (il crippa) e Federica (Chicca) con V-storm.

Venerdì nel primo pomeriggio carichiamo le moto e sotto il sole partiamo: direzione Nizza.

Prima fermata in autogrill, parcheggiamo le moto all’ombra dei camion in sosta, siamo già lessi. Veniamo dalla provincia di Lecco e per prendere l’autostrada Milano-Genova abbiamo fatto già molta strada e la temperatura è abbastanza alta. Ci alleggeriamo dell’abbigliamento e ci dissetiamo al bar. Prima di ripartire Paolo fa rifornimento alla moto visto che ha il serbatoio grande quanto una nocciolina.

Ripartiamo e notiamo che la temperatura è un pochino migliorata, usciamo a Ovada per percorrere la vecchia Cisa e toglierci dalla monotonia dell’autostrada e godere di un po’ di frescura tra il verde. E’ impressionante passare sotto i piloni che sorreggono l’autostrada, ci si domanda sempre come hanno fatto a costruirli così alti e quante case e persone ci vivono alla loro ombra. A Genova riprendiamo l’autostrada: sarà la brezza marina e qualche grado in meno dovuto all’orario serale che sopraggiunge ma si sta molto meglio.

Si fanno spesso delle soste per sgranchirsi le gambe e per esigenze corporali. Appena arriviamo in Francia facciamo il pieno di benzina visto che qui costa meno.

Arriviamo a Nizza e raggiungiamo l’hotel prenotato tramite il sito booking.com (Hotel Première Classel Nice 67 euro a camera senza colazione), abbiamo scelto questo albergo per il prezzo, per la vicinanza all’uscita autostradale e devo dire che per una notte va più che bene. Abbiamo le stanze al sesto piano, l’ultimo. Tre sono rivolte verso l’interno e una che affaccia sulla Promenade (quindi sull’aeroporto) ma, a parte la finestra che non si apre in quest’ultima, è molto silenzioso. Le camere sono piccole ma hanno tutto il necessario, aria condizionata, distributore del sapone in bagno; certo non si può pensare di passarci più di un paio di giorni figuriamoci una vacanza. Per il parcheggio ci hanno fatto uno sconto: abbiamo parcheggiato le quattro moto pagando 14 euro (tariffa per due posti auto). Dopo una rapida doccia siamo andati a cercare un posto dove mangiare.

Non volendo riprendere le moto per raggiungere la parte centrale di Nizza, abbiamo cercato qualcosa nei paraggi perché quando siamo andati al posteggio abbiamo visto dei negozi ma trovandoci in una zona periferica i pochi posti dove mangiare sono chiusi o stavano per esserlo. Adocchiamo un posticino che si pubblicizza come “king burger” gestito da stranieri e chiediamo se possiamo mangiare, il tipo si mobilita e ci offre dei piatti di carne, pollo o manzo, con patatine, insalata e bevanda compresa al costo di 10 euro. Ci accomodiamo all’esterno e nel giro di poco tempo ci arrivano dei bei piattoni ricchi. Alla fine del pasto ci offre anche un caffè dalla sua macchinetta con cialde Lavazza. Alle 23.00 capiamo che sono stanchi della giornata e che hanno voglia di andare a casa a riposare così chiediamo informazioni per un posto dove bere una birretta visto che loro ne erano sprovvisti e quei due golosastri di Paolo e Corrado non volevano rinunciarci. Ci indirizza verso un bar non lontano che raggiungiamo volentieri, per fare quattro passi.

Verso mezzanotte ritorniamo in albergo e ci salutiamo, ognuno raggiungendo la propria camera.

La mattina dopo, sabato, ci incontriamo per le otto davanti all’albergo e ci scambiamo i pareri sulla nottata. Io e Paolo non abbiamo dormito bene ma non è una novità. Tino, che già di suo non è un gran dormiglione, ha sofferto molto il fatto di non poter aprire la finestra e si è aggirato nei dintorni dell’albergo per delle passeggiate rilassanti. Corrado e Piera si sono svegliati presto mentre Walter e Chicca non ricordo esattamente però essendo ancora agli inizi come coppia …

Partiamo alla ricerca di un bar per la colazione. Percorrendo la “promenade de la plage” ne troviamo un paio di fianco ad una boulangerie. Betti parte alla conquista dei tavolini e rispolvera il suo francese; poi con la pancia piena risaliamo in sella alle moto e via!

Continuiamo sul lungomare e rimaniamo piacevolmente sorpresi dalla Costa Azzurra Avevo forse un pregiudizio sul fatto che fosse piena di gente con la puzza sotto il naso ma in ogni casonon si discute sul fatto che sia tenuta veramente bene e che la qualità della vita sia più alta. Piste ciclabili, spiagge libere con docce e bagni, lungomare con possibilità di passeggiate e/o shopping, aree verdi, ecc. A questo punto ti domandi: ma perché in Liguria non è così?

Subito dopo Cannes il paesaggio cambia, la strada rimane un po’ più alta rispetto al mare e i colori delle rocce diventano rosse siamo nelle Calanques. Subito dopo Miramar ci fermiamo all’ombra e facciamo un paio di foto poi Paolo, Corrado e Piera si infilano il costumino e raggiungendo una piccola baia ne approfittano per un rapido tuffetto in mare. Ripartiamo ed arriviamo a Fréjus dove dobbiamo prendere una strada che ci porterà nell’interno.

Arrivati al porto seguiamo le indicazioni ma ad un certo punto capiamo che nonostante stessimo seguendo i cartelli continuiamo a girare in tondo. Siamo in centro dove si trovano i capolinea dei bus e Betti con la scusa che parla francese viene spedita a chiedere informazioni all’autista. La accompagno. L’autista gentilissimo ci fa salire sull’autobus e chiude anche le porte per tenerci al fresco poi disegna una cartina molto dettagliata per spiegarci la strada, questa volta sbagliare è impossibile!

Prendiamo la d4 e la percorriamo in un saliscendi ombreggiato da numerose piante, attraversiamo diversi paesini molto carini e verso le 13 ci fermiamo a Mons. Cerchiamo un baretto dove fare uno spuntino per non appesantirci troppo e in questo paesino sonnolento troviamo una piazzettina riparata dal sole con ombrelloni colorati e ordiniamo dei panini.

Riprendiamo poi il viaggio verso Castellane dove subito dopo prendendo la d955 arriviamo al “lac de Castillon” che è di uno splendido colore verde. Lo costeggiamo tutto ed alla fine risaliamo il corso del “verdon” (che è il fiume che si tuffa nel lago di cui sopra) fino ad arrivare alla sorgente: col di Allos (2400 m circa).

Da qui scendiamo verso Barcelonnette per passare la notte. Ci arriviamo per le 18 e in piazza Corrado affianca un motociclista per chiedere informazioni e lo stesso ci guida fino all’ufficio turistico. Ci catapultiamo letteralmente dentro, visto che l’orario di chiusura è passato. Siamo fortunati all’interno troviamo una coppia di italiani in moto che sta cercando un posto dove dormire. Scopriamo che è tutto pieno ma riescono a trovare una doppia nelle vicinanze. Questa zona è molto frequentata d’inverno poiché è una stazione sciistica essendo quindi fuori stagione è probabile che tanti alberghi sianochiusi oppure aprano solo a luglio ed agosto.Inoltre essendoun sabato estivo di bel tempo magari qualcuno come noi ha pensato di scappare dalle città assolate per rifugiarsi nel fresco verde. Betti chiede alla ragazza quattro camere e lei prima ci guarda sconsolata poi fa una telefonata e ci mostra il depliant di un albergo che si trova appena fuori paese, non osiamo chiedere il prezzo visto che è stata molto gentile considerato che il suo orario di lavoro è già finito da un pezzo ma a parte lo sguardo un po’ scocciato iniziale non ha detto nulla. Ci ha fornito una cartina con le indicazioni e dopo qualche piccolo imprevisto per uscire dal paese, visto che eravamo nella parte vecchia, raggiungiamo l’albergo. Siamo stati fortunati se non ci fossero stati i due prima di noi la ragazza avrebbe chiuso in orario e noi avremmo dovuto girare direttamente gli alberghi per trovare posto.

L’albergo non è niente di speciale (Hotel Les Flocons 67 euro a camera, colazione 8 euro), le camerette hanno tutte il balcone ma soprattutto Tino ha la finestra che si apre; doccia veloce e ritorniamo a Barcelonnette per la cena. Scegliamo una pizzeria che ha dei tavolini all’aperto in un cortiletto interno e per concludere torniamo nella piazzetta principale per il dolce, infatti avevamo adocchiato una creperia che aveva anche il gelato. Quando rientriamo in albergo la temperatura si è abbassata e si indossa volentieri la giacca, io sono a pezzi.

La mattina dopo sotto un sole splendente ripartiamo per il “col de la Bonette” che è segnalata come la più alta strada d’Europa (circa 2800 metri). Dopo la prima curva troviamo dei pastori che stanno spostando il gregge e quindi siamo obbligati ad una sosta; mi piace sempre guardare tutte queste pecore ma soprattutto rimango sempre stupita dai cani che raggruppano e mettono sulla giusta strada quelle che si attardano. I paesaggi sono stupendi e la strada ben tenuta ed abbastanza larga, ci sono un sacco di ciclisti che affrontano la salita (mitici!). Lungo la strada avvistiamo anche marmotte e altri animali. Arrivati in cima facciamo sosta e foto.

Ridiscendiamo e ci alleggeriamo nell’abbigliamento anche perché sta aumentando la temperatura, raggiungiamo Isola e facciamo il pieno nell’ultimo distributore francese. Quindi continuiamo per Isola 2000, altra località sciistica (ora completamente deserta) e saliamo al “col Lombard”. La strada non è bella come le altre che abbiamo percorso ci sono molti sassi sulla strada e nei tratti finali è anche stretta. Inoltre troviamo dei pazzi che scendono con uno skate a quattro ruote; non ho parole!

Raggiungiamo la cima e il cartello che ci dice che siamo in Italia, si vede subito dalla strada stretta e tenuta male. Scendiamo tranquilli fino a Vinadio dove ci fermiamo per il pranzo.

Tino si informa sulla strada più veloce per raggiungere l’autostrada e pagato il conto partiamo. Dopo aver fatto un paio di chilometri incrociamo altri centauri che ci segnalano di andare piano probabilmente per qualche presenza di carabinieri/polizia. Infatti all’uscita del paesino, dove il limite di velocità è stato abbassato a 30, scorgiamo nell’altra corsia ben 4 carabinieri e al nostro passaggio notiamo che uno attraversa la strada per portarsi nella nostra carreggiata con l’intenzione di fermare il prossimo motociclista. Appena sorpassato ci rendiamo conto che sarà Corrado perché è dietro di noi. Sfortuna vuole che ha appena sorpassato un camioncino e anche se non andava così forte si prende una bella multa e una decurtazione di punti dalla patente.

Non è giusto, siamo tipi che non corrono e rispettosi nel limite del possibile di tutto e di tutti, abbiamo fatto quasi ottocento chilometri in Francia senza nessun problema, non incontrando mai posti di blocco. Invece appena metti piede in Italia, loro sono lì appostati come delle faine.

Un pochino rattristati dall’evento e già provati dal caldo pomeridiano che si fa sentire cerchiamo di raggiungere l’autostrada seguendo i cartelli ed imbattendoci in tratti autostradali di nuova costruzione, (credo sul tratto Cuneo-Asti). Ma avevano un esubero di catrame per creare queste strade vicino a paesi dove ci sono quattro abitanti che interpellati probabilmente ne avrebbero confermato l’inutilità?

Finalmente raggiungiamo la Torino-Piacenza e quindi la Genova-Milano, siamo stanchi e abbastanza cotti per cui le fermate sono sempre molto gradite. Al casello io e Paolo siamo senza telepass e quindi ci tocca la fila con pericolo surriscaldamento motore (aiuto temperatura oltre i 108°), finalmente raggiungiamo casa: sono morta! E’ stata una bellissima esperienza anche se il caldo ti distrugge!



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