Cosa vedere a Santorini

Viaggio avventuroso nella perla delle Cicladi
Scritto da: Hiroingi
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Dove vado e dove non vado, in una bussola immaginaria fatta di destinazioni più o meno vicine, la mia scelta per l’estate 2021 ricade sulla Grecia. Ma quando si parla di Grecia è facile fare una generalizzazione. Poi, all’atto pratico, diventa un lavoro di fino e di ricerca trovare l’isola giusta, attraverso un elenco sterminato che nemmeno gli statistici sanno definire numericamente con esattezza. Questa volta vada per Santorini, famosissima, elegante e paesaggisticamente intrigante.

Quando arrivo al piccolo aeroporto, bianco come le tante case da cartolina immaginate prima della partenza, vengo sopraffatto da un’orda di turisti di ogni genere e nazionalità.

E che cosa mi potevo aspettare se non una invasione pacifica di viaggiatori a basso costo?

Zaino in spalla, temperatura altissima, sudorazione al massimo e lingua piuttosto felpata (per dirla alla Villaggio); cerco subito un qualsiasi mezzo di trasporto che mi possa portare nella non lontanissima Kartherados, piccolo avamposto di pescatori dove la vita sembra scorrere tranquillissima, tra caffè giganti col ghiaccio e convivialità rilassata.

Arrivato, dopo un viaggio di venti minuti con autobus costato appena 1.50€, mi metto a cercare il mio hotel con piscina. Il buon retiro, da usare come base delle mie traversate  antropologiche, è una struttura a gestione familiare, di quelle con le persiane azzurre, la padrona che ti accoglie con la classica massima di “una faccia una razza” e il silenzio della collina con vista sul mare. 30€ a notte, che per Luglio non sono nemmeno tantissimi.

Dopo una buonissima pita mangiata al volo, decido di affittare un quad. Con 50€ ne prendo uno per tre giorni e, improvvisamente, mi sento come una mandriano della pampa argentina, con l’unica differenza che ancora non ho ben compreso quanto sia difficile guidare un aggeggio che di sicuro ha soltanto le quattro ruote.

Cosa vedere a Santorini

Le spiagge

Senza portarvela troppo alla lunga, vi divido il racconto di viaggio in capitoli ben definiti.

In Grecia si va per il mare e per le spiagge. L’unico dettaglio è che qui, a Santorini, le spiagge sono leggermente diverse da quelle del nostro caro Bel Paese. I ciottoli sostituiscono la sabbia e le pietre, vulcaniche, ve le troverete come una sorta di passerella nell’acqua.

Fatta questa premessa non di poco conto, è giusto dire che il mare è proprio pulito e anche più.

Con il mio quad mi avventuro, in rigorosa linea temporale, nel trittico costiero più famoso delle Cicladi. Prima tappa Red Beach, una insenatura che sorge ai piedi di una scogliera fatta di un rosso fuoco; per arrivarci si può scegliere tra una strada più comoda che costeggia la chiesetta di San Nicola oppure, per i più avventurieri (e qui il quad è un amico fondamentale), la polverosa e ripidissima via che conduce al baretto di Kaminia Beach, a due passi dal mare (volendo si può pure fare una capatina al sito archeologico di Akrotiri, il più antico dell’isola). Poi è il turno della White Beach, forse la più famosa ma anche la meno accessibile. Per arrivarci, dopo uno sterrato in discesa, parcheggio il mio bolide a quattro ruote e prendo una barchetta che mi conduce verso questo paradiso incontaminato, fatto di acqua cristallina e rocce di un bel bianco acceso.

Ultima tappa la Black Beach, un pò più lontana; questa è la versione turistica delle due, con un lungomare anni ’80, ristorantini e negozietti in sequenza, oltre alle immancabili pietre nere che danno un non so che di vulcanico. Per entrare in acqua, considerando i mille gradi delle suddette pietre, faccio un cinquanta metri record che si conclude con soddisfazione da sollievo di frescura.

Cosa vedere a Santorini: i vulcani

La parola caldera è una costante lungo tutto il viaggio. Ma che cosa è sta caldera di Santorini? Per farla breve, quella meraviglia fatta di case bianche e blu, che scende a picco sul mare su una scogliera fragile, non è altro che la parte emersa rimasta, dopo l’esplosione del vulcano Thera di 3600 anni fa.

L’enorme cratere, invece, giace a 400 m di profondità.

Siccome sono un curiosone e siccome mi piace fare il selvaggio nelle terre sconosciute, decido di fare una capatina in barca fino all’isola di Nea Kameni. Al piccolo porto vecchio di Fira ci arrivo scendendo lungo i 286 gradoni che portano al mare. Incrocio lo sguardo dei poveri asinelli di Amoudi che fanno da spola in salita e programmo la mia ascesa di ritorno attraverso la corta funivia.

Arrivato a Nea Kameni, da buon sprovveduto, faccio l’incauta scelta di presentarmi in infradito, non proprio l’ideale se si cammina alle pendici di un vulcano. Tra difficoltà indicibili e temperature che sfiorano i 40°, con i piedi ormai nero carbone, arranco fino alle cima da dove la panoramica di tutta Santorini diventa spettacolare.

La roccia di Skaros

Nella lista di cosa vedere a Santorini, forse, il borgo più bello è Imerovigli. Un gioiellino di 500 persone, un tempo capitale dell’isola, che d’estate si trasforma in una bomboniera dalle stradine assolate e piene di turisti. Qui ci sono hotel esclusivi che offrono camere con vista e piscina privata sulla caldera. Ma ci sono anche hotel che permettono di avere un passaggio privilegiato verso il cammino che conduce alla roccia di Skaros, un promontorio brullo e affascinante che affaccia sul Mar Egeo. Su questo promontorio, fino a non molti secoli fa, sorgeva un castello andato ormai distrutto. Per arrivarci bisogna partire dalla chiesetta di Agios Georgios (usata spesso come set fotografico) e percorrere un tragitto piuttosto articolato, fatto di gradoni a picco sulla scogliera. Quello di Imerovigli è forse uno dei tramonti più belli di tutta Santorini, se non il più bello. Io lo ammiro per farci un video, aspetto più di un’ora, e sono pervaso da una sensazione di libertà, manco fossi Bonatti in cima al Grand Capucin.

Fira e Oia

Fira la viva, Oia l’elegante. Tra i due centri dell’isola esiste una sorta di legame, rafforzato anche da un sentiero di 10 km che le collega, percorribile, a piedi, in poco più di tre ore.

Io, per mancanza di tempo, mi astengo a malincuore. Il quad mi ruba tanto tempo e mi fa andare tra vigneti bassi, cantine, strade sterrate e paesini diroccati.
Anche se il buen retiro è vicinissimo a Fira, la vedo in una visita veloce. Stradine piene di negozi e vita notturna in linea con la buona tradizione greca.

Quella che più mi conquista, invece, è la raffinata Oia, con quei colori pastello e quell’aria aristocratica. Anche io, come la massa, ci vengo per scattare una bella foto del tramonto. Sgomito tra viuzze strettissime a picco sul mare, turisti seduti pure sulle terrazze e obbiettivi professionali di fotografi ormai quasi addormentati per l’estenuante attesa.

Alla fine lo catturo anche io l’attimo, prima di congedarmi facendo una visita nella specialissima libreria Atlantis. Di questa bomboniera incastonata nella roccia ne avevo sentito parlare, così come dei suoi fondatori, due studenti americani vogliosi di creare qualcosa di speciale sull’isola.

Quando ci entro respiro cultura e anche ricchezza. Ci sono libri impensabili, volumi rarissimi con prezzi assurdissimi e scritte strane sulle pareti.

Esco pensando che magari ci avrei potuto trovare un libro di Bonatti, magari anche firmato. Rivangando su quello che poteva essere, da una terrazzina affacciata sul mare, mi bevo un bell’aperitivo contemplando la bellezza delle Cicladi.

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