Corsica: Mari e Monti e lonzu
Il traghetto parte da Livorno alle 8.30 e quindi da Pordenone partiamo a notte fonda, una scelta che almeno all’andata fa si che gli appennini li passiamo deserti ( finiranno mai in autostrada i lavori per il valico alternativo?…), ed incredibilmente il traghetto parte anche in orario, una volta tanto.
L’idea per i primi giorni di vacanza è quella di andare subito nell’interno, prima di rammollirsi in spiaggia, e visitare la zona montuosa nei dintorni di Corte; quindi appena sbarcati a Bastia, ci dirigiamo verso sud sulla litoranea ( ah, per la cronaca…Non so se sia un errore comune a tutti quelli che sbarcano a Bastia, ma se si seguono acriticamente i cartelli stradali dall’uscita del porto, la strada consigliata al posto di rimanere sulla costa costringe a salire su per il monte, la strada per il col de teghime per capirsi…Per carità sono solo pochi km poi gira subito correttamente verso la costa ma di curve se ne faranno già abbastanza più avanti, almeno queste le eviterei).
Arrivati all’altezza di Casamozza tiriamo dentro sulla N193 che con una strada molto bella con “curvoni” da moto, serpeggiante lungo la valle ci porta nel paesino di Ponte Leccia. Poco più a nord imbocchiamo la valle dell’Asco. Questo è il primo contatto con il vero “interno della Corsica” e devo dire che è sconvolgente: si passa inizialmente nella zona degli ulivi, con paesaggi tipo toscana e animali al pascolo, dopo poche svolte della strada la gola diventa più stretta, la strada si incunea seguendo quasi al suo livello il corso del fiume; lungo la salita si vedono diverse auto parcheggiate e scorgiamo poco più in basso moltissimi bagnanti a mollo nel torrente presso le pozze d’acqua più profonde.
Ancora pochi chilometri e appaiono affianco a noi incombenti le pareti granitiche scavate dal fiume e dal tempo con i tipici “buchi” ,i tafoni, che fanno sorgere immediatamente la voglia di metterci le mani, mentre verso la cima della valle già si profilano le creste affilate delle alte cime del massiccio del Monte Cinto.
Fino al paese di Asco la strada prosegue molto stretta e tortuosa ma a livello del fiume mentre andando oltre verso Houte-Asco si inerpica altissima sopra la valle, con panorami mozzafiato sul torrente impetuoso in fondo e le cime, ma senza parapetto alcuno è piuttosto pericoloso assecondare il desiderio di lasciar spaziare lo sguardo al panorama mentre si sta guidando.
Alla fine di questi quasi 30 km di valle molto angusta si giunge dunque ad Asco Alta, praticamente si tratta di un paio di costruzioni in croce e stop, ma il posto è unico; si è nel cuore del massiccio del Cinto, alle spalle svettano dei pini altissimi che mai avevo visto altrove e l’atmosfera generale è tutta piuttosto decadente, con i camminatori del GR20 che alla spicciolata arrivano giù dai sentieri stremati e si mettono a “fare il bucato” lungo il torrente, oppure si stravaccano a prendere il sole, un posto fuori dal tempo. La sera ceniamo nell’unico locale in cui si può mangiare, praticamente ci si ritrova tutti quanti poi passeranno la notte in quota e dormiamo nel Gite D’Etape, decisamente spartano, ma siamo sconvolti e crolliamo tipo alle 9.
..Anche perché la sveglia suona alle 5.30 la mattina dopo, in programma abbiamo la salita al Monte Cinto, la cima più alta della Corsica, poco più di 2700 metri di altezza. Lo dico subito, questa salita è abbastanza un massacro, sono circa 1300 metri di dislivello, quindi abbastanza ma non una cosa proibitiva, ma la fatica è superiore a fare gli stessi metri chessò in Dolomiti. Innanzitutto la temperatura, pur essendo in alta quota è altissima e di conseguenza anche la fatica, ma oltre a questo il sentiero è faticosissimo, pietre su pietre, tratti di roccette e poi ancora pietre. La parte iniziale è strepitosa, cascate e vegetazione lussureggiante; in cima il panorama è grandioso con la vista che spazia dal Golfo di Calvì fino al Cap Corse ( per noi purtroppo un po’ di foschia…) ma in mezzo è un calvario, da non sottovalutare anche l’isolamento, in tutta la giornata solo 3 persone…E un cane.
Scesi, bagno rinfrancante nel torrente Asco, fantastico e acqua neppure fredda per essere un fiume che nasce dove c’erano ancora nevai, dopo la camminata è semplicemente paradisiaco.
Trasferimento a Corte, piantato la tenda nel Campeggio all’imbocco della Restonica ( ottimo)e via subito alla visita della cittadella ( altri gradini dopo tutta la salita del Cinto!!), pensavamo di morire. Panorama al tramonto imperdibile dalla terrazza panoramica e centro storico suggestivo.
La mattina dopo, ancora su per una strada di montagna, imbocchiamo infatti la valle della Restonica e saliamo fino in cima al parcheggio a pagamento. La strada è simile a quella di Asco, tenuta un po’ meglio e si svolge tutta all’interno della bellissima foresta della Restonica. Verso la fine si pagano i 3€ ( mi pare) di pedaggio, si esce dalla foresta e si arriva…In Valle D’Aosta. Massicci di granito a 360°, attorniati da prati verdissimi e cascate ovunque, ho fatto 1000 foto ma la visione d’insieme non è riproducibile su pellicola.
L’idea era quella di arrivare fino a lì , vedere il panorama e girare la macchina…Invece una volta in loco, vedendo tutti che si preparavano a camminare con scarponi e racchette, ci siamo fatti tentare e abbiamo deciso di salire anche noi almeno fino al Lago Di Melo. E’ un’oretta di cammino in questo caso di tutto relax, un sentiero bellissimo e vario che sale proprio nel cuore della valle ora per prati, ora su delle placche levigate dall’acqua, con anche alcune scalette attrezzate tra le cascate, ideale anche per chi non va molto in montagna, basta non lanciarsi a farlo con gli infradito…E ce n’erano diversi. Il laghetto è carino ma quello decisamente più bello è quello che si incontra proseguendo per circa un’altra 40ina di minuti, e cioè il lago di Capitello; così, non pago della camminata del giorno prima, ho abbandonato la ragazza a crogiolarsi al sole su un masso sulla riva del laghetto e ho proseguito praticamente di corsa verso Capitellu. Valeva la pena, il lago è profondissimo, tipo 40 metri, e quindi praticamente blu cobalto, con le rocce grigio/bianche verticali che affondano dalle cime direttamente in acqua e i nevai tutto intorno a fare da cornice.
Tornati a valle, di nuovo in auto e via verso la costa, sbucati dalle parti di Aleria e giù fino a Porto Vecchio dove ci siamo stabiliti al camping Asciaghju, praticamente la spiaggia appena affianco a Palombaggia. Un campeggio piccolino senza particolari servizi ( …Manco il market) però pulito, tranquillo e ombroso…A circa 400m di sentiero dalla bellissima spiaggia di Asciaghju, la strada per arrivarci è un po’ tutta un cratere, ma poco male.
Non mi dilungo sulle spiagge di nei dintorni di Porto Vecchio, quelle le potete leggere ovunque, noi siamo stati a: – Palombaggia ( ovviamente), bellissima, per arrivarci abbiamo fatto una lunga camminata direttamente dal campeggio, ora sul bagnasciuga, ora tra le dune appena dietro le spiagge, molto consigliabile.
– Tentato di andare a Piccola Tahiti, una piccola spiaggetta naturista appena a nord di Palombaggia, ( si parcheggia presso un piccolo maneggio e da lì 30 minuti di sentiero portano già alla spiaggia; purtroppo oltre al camel trophy fatto per aggirare lo stagno appena dietro la spiaggia, ci voleva il machete, arrivati lì abbiamo scoperto che c’era stata una mareggiata e tutta la spiaggia aveva uno strato di almeno 30 cm di alghe in putrefazione, una bellezza.
-Santa giulia, fantastica, soprattutto la zona centrale dove c’è quella specie di scogliera, mi tocca spendere la classica : “sembra un atollo caraibico”.
– Rondinara, molto bello, anche la strada che scende fino alla spiaggia, così panoramica e desolata, ma acqua gelida, quasi impossibile fare più di un tuffo di 5 secondi.
– Fautea: avevamo sbagliato l’accesso, parcheggiando sotto dei sugheri appena prima del promontorio della Torre ( arrivando da Porto), da lì parte una pista che porta ad un’altra spiaggia, più grande e meno frequentata, di sabbia grossa e rossiccia che tuttavia non è male se uno vuole stare stare più tranquillo. Da lì un sentiero ben segnato ( Scritta bianca sulla roccia : “Fautea”) porta in 10 minuti alla spiaggetta bianca con acqua cristallina proprio sotto la Torre.
– Roccapina: forse la spiaggia più bella tra quelle visitate. La strada per raggiungerla è abbastanza “estrema”, soprattutto quando si incrociano altre auto ma arrivati giù lo sforzo viene ripagato. La sabbia qui è davvero bianca brillante e l’effetto nell’acqua è strepitoso. Per fare delle foto panoramiche ( e perché altrimenti in spiaggia mi annoio dopo un po’) mi sono arrampicato verso la testa del leone di roccia che è un po’ l’emblema di questa parte della costa; un consiglio: se la guida sconsiglia di fare questa cosa perché la definisce inutile e pericolosa ( diversi incidenti anche mortali in passato..), voi NON fate come me e NON andate lo stesso seguendo una delle decine di sentieri che si dirigono in quella direzione, perché effettivamente si rischia di perdere ore dentro quei boschetti e se poi se ne viene fuori effettivamente è molto pericoloso mettersi a saltellare tra le pacche sommitali in cerca della via. Soprattutto se invece dall’altra parte c’è un sentiero eccellente che porta in cima alla Torre di avvistamento in 30 minuti, che oltretutto è anche più panoramica per le foto.
Oltre alle spiagge ci siamo recati a Bonifacio, che è effettivamente bellissima, da non perdere (oltre alla cittadella ovviamente), anche la piazza d’armi della vecchia sede della legione straniera ( ora sono a Calvi), che pur essendo ormai fatiscente e preda dei vandali conserva sempre il sui fascino, così come è imperdibile il cimitero “ vista mare” sulla punta del promontorio. All’inizio è un po’ imbarazzante mettersi a girare per un cimitero come dei turisti, e magari scattare anche foto, ma la cura e l’originalità della serie di cappellette che lo compongono è davvero suggestiva. Per mangiare siamo andati senza indugio alla Cantina Doria e devo dire che in questo caso davvero, per qualità, quantità e cortesia del locale sono davvero giustificate le 1000 locandine delle varie Routard/Lonely Planet etc che si trovano appese fuori.
In giornata abbiamo anche fatto un altro “salto” nell’interno, anche per giustificare il peso della attrezzatura da arrampicata. Risaliti fino a Solenzara abbiamo poi abbandonato la costa e fatto rotta verso il Col Della Bavella, con le sue pareti lisce e i pinnacoli che si innalzano dal bosco, sono un angolo di alpi a pochissimi km dal mare, con roccia superlativa per scalare, anche se la stagione non è la migliore a causa del troppo caldo. La strada che poi dal colle scende di nuovo verso Nonza e Porto Vecchio a mio parere è superiore come bellezza, rispetto a quella che sale da Solenzara e quindi se qualcuno vuole spingersi un po’ all’interno senza avere però l’obbligo di arrivare fino al Colle, conviene salire da qui. Oltretutto a metà strada si trova anche la cascata “Piscia di Gallo” che sulla carta doveva essere bellissima,e probabilmente lo sarebbe stata, solo che quando siamo andati noi c’era poca acqua e quindi non era poi tutto sto spettacolo.
Esaurita più o meno la zona di Porto Vecchio ci siamo mossi verso nord lungo la costa ovest, diretti verso Porto. La strada costiera tra Propriano e Ajaccio l’ho trovata splendida, peccato non potersi fermare ovunque, soprattutto la zona di Capo Di Muro è totalmente selvaggia, con tratti di strada in cui veramente c’è da augurarsi che non succeda nulla alla macchina. Tutto sommato a me è piaciuta anche la costa che porta ad Ajaccio ( la Plage D’Argentu sopra a tutto), anche se il turismo lì è un po’ invadente rispetto al resto dell’isola.
Molto più “rilassata” la zona che va da Sagone a Carghese, quest’ultimo soprattutto è un paese molto accogliente con anche una bella spiaggia, Plage De Pero, in cui ci siamo fermati un pomeriggio a riposare, peccato che c’era qualche medusa ( che non abbiamo trovato da nessun’altra parte ).
Oltre Carghese ci si inoltra nella zona del Golfo Di Porto ( a ragione definito uno dei posti più suggestivi di tutta la Corsica), che si apre con uno dei suoi pezzi più pregiati, le Calanche Di Piana. Non ci sono tante parole per descrivere questo pezzo di strada/costa a strapiombo sul mare, bisogna solo prendersi una pausa di tempo, possibilmente al tramonto ( o all’alba se uno è mattiniero) parcheggiare l’auto da qualche parte e fare una bella passeggiata per godersi con calma le guglie, gli strapiombi e i colori di questa parte dell’isola.Noi abbiamo fatto anche una passeggiata che porta dalla roccia a forma di testa di Cane, fino ad una terrazza panoramica su Calanche e golfo, sentiero dello Chateu Fort, saranno 20 minuti e vale la pena fermarsi fino al tramonto, anche se noi non ce l’abbiamo fatta, dato che in luglio il tramonto è alle 9 di sera e noi avevamo fame! Porto in se è un paese stranissimo, è un po’ il crocevia di tanti diversi itinerari e capita così che durante il giorno ci sono moltissime persone che girano in zona, tra quelli che si prenotano per le immersioni organizzate ( che a vedere il mare probabilmente valgono davvero il prezzo esorbitante che chiedono ), quelli che partono e tornano con le uscite con i barconi organizzati e quelli che arrivano da chissà dove con scarponi e zaini…La sera poi ci si trova tutti quanti sulle gradinate in fondo alla strada e ci si siede rilassati a godersi il sole che tramonta in mare dietro la Punta Della Scandola. Calato il sole, parlo di luglio almeno, è il deserto, alle 10 chiudono anche quasi tutti i ristoranti.
Per dormire noi ci siamo sistemati al Camping Sole e Vista, uno dei campeggi più assurdi in cui sia mai stato, la descrizione dice “camping a terrazze” ma nessun camping a terrazze ha una strada asfaltata da fare praticamente in prima tra rocce e terrazze scavate direttamente sul crinale di una collina ripidissima, con una miriade di scalette e sentierini che alle volte portano ad una singola piazzola da igloo. Positivissimo il fatto che appena fuori dal camping c’è il market più grande del paese; se vi viene voglia di farvi una grigliata, nella macelleria del market ogni sera preparano delle prelibatezze già preparate proprio per la griglia, noi ci siamo mangiati delle costate di agnello condite con salsa al curry e erbe di macchia e dei filetti parimenti con trito di macchia e peperoncino che ancora mi sento sciogliere in bocca; il tutto innaffiato con abbondante Pietra…Questa è vita!!! Lì a Porto ci siamo fermati qualche giorno, così abbiamo visitato anche la bellissima Plage D’Arone, che si raggiunge con una strada panoramicissima che parte da Piana e passa vicino al Capu Rossu ( se dovete fotografarlo fatelo la mattina, altrimenti se aspettate la sera come me è controsole e fotograferete il famoso Capu Neru), la spiaggia è fantastica e sull’estrema sinistra si trova tra le rocce anche un bellissimo “fiordo” in cui ci si può tuffare da una bella altezza in un’acqua cristallina.
Il giorno successivo ci siamo imbarcati con una delle gite organizzate per vedere la riserva della Scandola, il prezzo non è uno scherzo, visto che vogliono 37-45 € a testa per 3 ore di giro, ma a differenza di altre volte, questa volta il prezzo è meritato. La barca vi porta fino a Punta Palazzo nel cuore della riserva e lì si incunea dentro i fiordi naturali creati dai vulcani milioni di anni fa, il tutto su un’acqua dai colori indescrivibili e di una trasparenza eccezionale. A parole non rende assolutamente ma si tratta di un posto realmente unico nel mediterraneo. L’ideale a mio parere sarebbe avere una barca propria, un gommone è l’ideale così quando si ha voglia ci si ferma e si fa dello snorkeling che lì è il paradiso, ma non di quelli senza patentino, perché la distanza è troppo lunga e in giornata è una tragedia…Se uno non ha il patentino come me, allora la scelta è obbligata e tocca aggregarsi ai barconi; il mio consiglio è di evitare quelli di “Nave Va”, non che abbia niente contro di loro, ma il loro barcone è enorme e quindi la possibilità di andare rasente le scogliere è limitata. Noi siamo andati con un barcone un po’ più piccolo, quello coloratissimo, ma ho visto che ce n’erano anche altri di più piccoli e forse quelli erano meglio, la prossima volta…Anzi, la prossima volta mi aggrego a quelli delle immersioni, che mi hanno fatto una invidia pazzesca.
L’ultimo giorno l’abbiamo passato alla spiaggia di Bussaglia, sono ciotoli neri abbastanza dolorosi; la spiaggia è coreografica per la posizione, ma non è niente di che; per fortuna quel giorno il mare era piuttosto mosso e quindi estremamente divertente con i cavalloni a riva.
L’ultima mattina ci siamo alzati, tanto per cambiare, all’alba e via verso Bastia. Prima di arrivare a Calvì abbiamo incrociato in mezzo al nulla una BMW con il cofano completamente distrutto e mentre eravamo lì che ci chiedevamo cosa potesse essere accaduto, scorgo poche decine di metri più avanti una mucca schiantata appena al di là del ciglio della strada, poveretta…Ma anche quello che guidava deve aver preso un bel colpo.
Tutta la zona della Balagne l’abbiamo passata velocemente perché era dove eravamo stati l’altra volta, compreso il deserto degli Agriati, in cui avevamo fatto un trek bellissimo zaini in spalla lungo la costa( c’è il racconto sempre qui su Turisti per Caso). Ultima tirata montana per superare il col de Teghime appena sopra a Bastia, altro valico decisamente panoramico, e giù per un’ultima crepe alla nutella in uno dei baretti nella piazza rettangolare lungo il porto.
Unico rimpianto, non essere riusciti ad inserire nel giro anche un passaggio a Capo Corso, ma come si dice è sempre meglio lasciare indietro qualcosa per la prossima volta…
Se volete vedere anche qualche foto … scelte tra le oltre 400 che ho scattato in 15 giorni, basta che vi facciate un giro sulla mia pagina di Facebook, il nome è ovviamente quello in firma, così se vi sono piaciute le foto o comunque vi è sembrato utile questo racconto potete anche firmarmi la bacheca degli ospiti.
Paolo Mariuz