Corsica in vespa: 1600 km in 12 giorni

Era già da un po’ di tempo che io e Daniele progettavamo un viaggio con la nostra mitica Vespa PX 125E del 1983, e finalmente il sogno è diventato realtà nell’agosto del 2005 con destinazione Terra Corsa. Naturalmente i preparativi sono stati lunghi, perché essendo il nostro primo viaggio in vespa avevamo 1.000 preoccupazioni...
Scritto da: Anna maria Schiavo
corsica in vespa: 1600 km in 12 giorni
Partenza il: 02/08/2005
Ritorno il: 13/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Era già da un po’ di tempo che io e Daniele progettavamo un viaggio con la nostra mitica Vespa PX 125E del 1983, e finalmente il sogno è diventato realtà nell’agosto del 2005 con destinazione Terra Corsa. Naturalmente i preparativi sono stati lunghi, perché essendo il nostro primo viaggio in vespa avevamo 1.000 preoccupazioni sull’affidabilità di un mezzo di 22 anni e con alle spalle ben 35.000 Km. In realtà il viaggio è andato benissimo con zero complicazioni: non una foratura nonostante le strade sterrate, nessun cavo rotto malgrado percorsi tortuosi e molto spesso in salita.

La preparazione si è suddivisa in 2 parti: quella dedicata allo studio dell’itinerario da percorrere e quella dedicata ai nostri bagagli e soprattutto a come farli stare su una vespa.

Lo studio dell’itinerario è partito da racconti scovati in rete di vespisti e motociclisti in genere, dalla lettura di Travel Corsica (con bellissime fotografie) e della guida della Lonely Planet. Tuttavia questa enorme quantità di materiale raccolto, sulla quale ho passato svariate delle mie notti, ci portava ad allargare sempre di più il nostro percorso, fino a concludere che la soluzione migliore fosse fare il giro completo, ma con l’accortezza di effettuare il viaggio in senso orario, per evitare di trovarci sempre dal lato dello strapiombo; decisione presa dopo aver letto svariate descrizioni di strade corse, famose per essere molto strette e senza protezioni laterali. I bagagli si componevano di uno zaino da 45 litri, uno zaino da 70 litri ed una sacca da palestra. Lo zaino da 45 litri posizionato sulla mia schiena conteneva tutti i nostri vestiti e il mio materassino in schiuma. Lo zaino da 70 litri posizionato nell’tunnel centrale tra la sella e il bauletto (legato allo scudo e ovviamente sollevato per permettere l’utilizzo del freno posteriore) conteneva tutto il necessario per mangiare, per stendere, i sacchi a pelo e naturalmente i pezzi di ricambio per la vespa, preparati con l’estrema perizia di Daniele, a tal punto che con tutto quel materiale avremmo potuto costruire una nuova vespa!! Inoltre non potevano mancare medicine in genere, ma soprattutto il kit di primo soccorso contenente bende autoadesive, garze, betadine, cerottoni automedicati e resistenti all’acqua. La sacca da palestra posizionata sul portapacchi anteriore, insieme alla seconda spugna, conteneva la tenda, la sacca dell’acqua, 2 teli mare, 2 asciugamani e cosmetici vari.

2 Agosto 2005 Finalmente dopo tanta attesa è arrivato il giorno della partenza: da Settimo Torinese ci rechiamo a Savona, e quindi iniziamo subito con i primi 180 Km e le prime 4 ore di viaggio. A Porto Vado ci attende il traghetto della Corsica Ferries che salperà alle ore 23. Appena messi i piedi e le ruote sulla nave sentiamo chiaramente il profumo dell’avventura e quel pizzico di adrenalina che non guasta. Iniziamo la traversata dal ponte per goderci la partenza e respirare l’aria del mar ligure, ma verso l’una di notte decidiamo di entrare per essere carichi il nostro primo giorno in Corsica. La moquette del traghetto è disseminata di sacchi a pelo ovunque, perfino nella sala giochi e tra un piano e l’altro alla base delle scale; noi abbiamo trovato posto nel ristorante tra un tavolino e l’altro.

3 Agosto 2005 Ore 5:30 sveglia, appena in tempo per godersi l’alba e le operazioni di ormeggio al porto di Bastia.

Alle 7:30 siamo fuori dal traghetto, la giornata è splendida, ma visto l’orario l’aria è frizzante, quindi dopo aver indossato le nostre utilissime giacche antivento e aver fatto rifornimento ci dirigiamo verso Corte. Dopo i primi 30 Km facciamo già il nostro primo incontro con 3 simpatiche mucche che bloccano in parte la carreggiata. In generale la strada che porta da Bastia all’interno della Corsica è larga, ben asfaltata, abbastanza pianeggiante e nonostante fossimo nel mese di agosto, trafficata solo nelle vicinanze di Bastia. Arriviamo a Corte dopo 70 Km di marcia e sentiamo fortemente il bisogno di caffeina, così percorriamo la strada principale cours Paoli fino ad arrivare a Place Paoli, dove faremo la nostra prima colazione a base di pain au chocolat e cappuccino (chissà perché servito con panna!!). Dopo esserci rifocillati ben benino è ora di dedicarsi alla visita; in particolare ci rechiamo nella parte occidentale della cittadella, che ospita l’unica università della Corsica. Proprio lì, in una botteguccia di souvenir, vediamo esposte delle magnifiche bandierine con la testa di moro, a cui non potevamo assolutamente rinunciare, così da quel momento la bandierina applicata alla specchietto della “Mitica” ci ha accompagnato per tutto il nostro tour. Di nuovo in marcia direzione Aleria, la strada continua ad essere davvero splendida con asfalto impeccabile, cosa che ci permette di macinare parecchi chilometri in poco tempo. Finalmente a Ghisonaccia incontriamo il primo benzinaio (attenzione perché da Corte a qui non c’è possibilità di rifornirsi) e in men che non si dica ci troviamo nel porticciolo di Solenzara, dove decidiamo di fermarci per il pranzo. Proseguendo il nostro viaggio sulla costa, dalla strada vediamo delle bellissime spiagge con mare caraibico, dominate da una torre genovese, e l’occhio cade sull’ insegna del Camping Fautea (in località Fautea), dove decidiamo di accamparci per la prima notte corsa. Il campeggio è splendido, lo consigliamo a chiunque si trovi in zona; piazzole ombreggiate e panoramiche con vista mare, servizi puliti, docce calde, e soprattutto 4 magnifiche spiagge tra cui poter scegliere. Dopo aver montato la tenda, ci siamo meritati un paio d’ore di relax in spiaggia; doccia e finalmente si mangia!! Dany va a caccia di una scatola della frutta che si trasformerà in una tavola imbandita, mentre io sono alle prese con una crema di asparagi agli spaghetti indonesiani, che tutto sommato era proprio buona. Quattro chiacchere con i vicini di tenda, e a nanna.

4 Agosto 2005 Ore 9:30, con pranzo al sacco acquistato al Géant di Porto Vecchio, cittadina dove abbiamo fatto una puntatina veloce, si parte in direzione Bonifacio, ma continuando a far tappa a Fautea. Il tratto di strada tra Porto Vecchio e Bonifacio è uno dei più dritti di tutto il paese. Nei prati un po’ aridi adiacenti alla strada vediamo mandrie di mucche variopinte e c’è spesso la tentazione di svoltare in una delle magnifiche spiagge di sabbia bianca, tra cui le note Palombaggia, Santa Giulia e Rondinara; ma dovendo visitare una terra così ricca è inevitabile fare delle scelte, sacrificando alcune delle numerose spiagge segnalate. La vista di Bonifacio ci ha ricompensati di tutto!! La prima cosa che ci si para davanti è il porto naturale, si trova in un’enorme insenatura dietro le rocce; salendo si arriva alla cittadella, visibile già dal porto, arroccata sulle rocce calcaree. Tutto sembra perfetto, ma ciò che ci emozionerà maggiormente, arriverà dopo una passeggiata per la Montée Saint–Roche, che ci permette di arrivare in cima; da lì è possibile ammirare le famosissime Bocche di Bonifacio. La cittadella, nonostante il turismo, conserva un’atmosfera d’altri tempi con le piccole botteghe, gli antichi palazzi e le strette stradine. Dopo aver pranzato ci dirigiamo verso Capo Pertusato, la punta più a sud della Corsica. È un luogo che vale veramente la pena di visitare, nonostante la strada per raggiungerlo sia tortuosa e per tratti non asfaltata; da lì si può infatti godere di una magnifica vista sulla città, sulle bocche di Bonifacio e sul faro di Pertusato. Stanchi, ma molto soddisfatti torniamo in campeggio per un ultimo tuffo nel mare di Fautea. A cena ci aspettano i fusilli ai funghi della Knorr, ma questa sera ci concediamo salame di cinghiale e la nostra prima birra corsa: la Pietra, una birra eccezionale prodotta con farina di castagne che fa ben 6 gradi alcolici.

5 Agosto 2005 Ore 6:30 mi sveglio per andare in bagno e senza volerlo assisto ad uno spettacolo mozzafiato: l’alba. È ora di lasciare questo splendido posto, un po’ a malincuore, ma il viaggio deve proseguire. Dopo un’ultima chiacchierata con i nostri vicini di tenda romani ed un caffé assieme si riparte. Oltrepassata Bonifacio, sulla costa orientale il paesaggio inizia a mutare aspetto, diventa sempre più roccioso e sempre meno pianeggiante e spesso ci fermiamo per scattare delle foto a spiagge da sogno e rocce dalle forme bizzarre, in particolare riconosciamo Roccapina, una curiosa scultura naturale a forma di leone. Passando per Sartène arriviamo a Propriano che secondo i programmi avrebbe dovuto essere la nostra seconda città tappa, ma trovandola troppo affollata decidiamo di intrattenerci solo per il pranzo. Le sue stradine sono piene di negozietti e bei localini entrambi brulicanti di turisti. Scegliamo una pizzeria “A Cantaria”, che consigliamo: la pizza è molto buona (a parte la sostituzione della mozzarella con emmental, che qui fanno ovunque), i prezzi sono onesti, il proprietario è molto cordiale e disponibile a dare spiegazioni sul luogo. Ed è proprio grazie al suo aiuto, cartina alla mano, che decidiamo di tornare indietro di pochi chilometri e recarci nella più tranquilla Portigliolo nel Golfe de Valico, che ha ben 4 Km di spiaggia bianca segnalata: plage de Portigliolo. Tuttavia non trovando posto nel campeggio adiacente siamo costretti a proseguire per più di 10 Km su strade in salita dove la nostra vespa caricata come un mulo verrà messa a dura prova, e finalmente arriviamo nella piccola località balneare di Capomoro. La fatica ne è valsa la pena: è un paesino con un’atmosfera genuina, dove si respira aria di mare, le acque sono cristalline, ma affollate di gommoni e yacht. La torre di Capomoro che domina sulla cittadina è la più grossa di tutta la Corsica. Troviamo sistemazione nel Camping la Vallée e un po’ rimpiangiamo il Fautea: le tende sono tutte appiccicate e benché i servizi siano puliti sono insufficienti per tutti e spesso si forma coda alle docce. Dopo un tuffo e una doccia calda, cena a base di riso e fagioli, una passeggiata serale e in tenda per ricaricare le energie.

6 Agosto 2005 Ore 8:30 siamo già pronti per la partenza alla volta del sito archeologico di Filitosa. Lasciamo la vespa carica e iniziamo la visita, ci sono ritrovamenti di tutte le epoche dal Neolitico fino all’epoca romana, la particolarità sono le statue menhir alte da 2 a 3 metri. Non essendo degli appassionati di archeologia non abbiamo sicuramente potuto cogliere appieno l’importanza di tali ritrovamenti, ma è comunque una visita che consigliamo, per la strana atmosfera di pace che pervade il luogo ed in particolare siamo rimasti affascinati da una sequoia secolare e dalla leggenda che aleggia su di essa, secondo cui chi si addormenta sotto l’enorme pianta farà dei sogni premonitori. Uscendo dal sito ci siamo ritrovati in una caratteristica fiera di paese con tanto di canti popolari e maiale allo spiedo. L’atmosfera è entusiasmante, ci dedichiamo alle degustazioni dei numerosissimi prodotti tipici corsi: olio extravergine di oliva, brocciu (formaggio a pasta molle), torta di castagne, e per la gioia di Daniele vino di ogni genere. Per il pranzo optiamo per 2 crepes e dopo aver osservato la forgiatura a mano dei noti coltelli corsi è ora di ripartire in direzione Porticcio. Arrivati alla destinazione prescelta inizia la ricerca dei vari campeggi segnalati sulla guida della Lonely Planet, in realtà dopo un’oretta di ricerca, facciamo la simpatica scoperta che a Porticcio sono stati chiusi tutti i campeggi con accesso diretto al mare e l’unico rimasto, in cui abbiamo trascorso la notte, è il Camping Benista. Un campeggio che sconsigliamo vivamente: costoso (almeno 5 € a testa sopra la media), con la piscina che a confronto la vasca dei pesci è grossa e le porte dei bagni rotte. Così il solito bagno pomeridiano è saltato e dopo aver montato la tenda abbiamo optato per un giretto nel centro della cittadina. Cena a base di fagiolini in scatola e pollo allo spiedo, ce lo siamo davvero gustato!! 7 Agosto 2005 Di buon ora si riparte verso Ajaccio, per una breve visita della città più grande della Corsica e per qualche scatto. La nostra prossima tappa sarà Arone, una località nota per la sua bellissima spiaggia di sabbia bianca: plage d’Arone, raggiungibile percorrendo 12 Km in salita da Piana. Arrivati montiamo nell’unico campeggio presente sul luogo “Camping de la Plage d’Arone” e qui destino vuole che si rompa la cerniera più esterna della tenda, ma niente è perduto e Daniele con il suo ingegno riesce, con ago e filo e spille da balia a effettuare una riparazione d’emergenza, mentre io racimolo un pranzo di emergenza a base di pane e nutella e pesche, dal momento che il market del campeggio è chiuso fino alle 18 e quello più vicino aperto è a Piana. Finalmente è ora di godersi il mare, anche se essendo molto mosso non abbiamo potuto gustarci appieno i colori dell’acqua, ma in compenso Dany si è divertito moltissimo a tuffarsi nei cavalloni insieme ad alcuni ragazzetti francesi. Dopo una bella doccia calda abbiamo optato per una cena veloce a base di wurstel, crauti, maionese e birra; in modo da riuscire a vedere le Calanques al tramonto. Alle 19:30 siamo saliti in sella alla nostra mitica vespa e siamo arrivati giusto in tempo per goderci uno spettacolo indescrivibile, davvero mozzafiato: maestose rocce dalle forme contorte, modellate dal vento e dagli eventi atmosferici che al tramonto assumono i colori più svariati dal rosso, al ramato, al giallo ocra; mostrando a pieno tutta la loro tridimensionalità; in un clima di pace assoluta. Non ci sono parole adatte per descrivere quello che abbiamo vissuto in quel luogo meraviglioso. Eccitati, ci siamo diretti verso il campeggio, e ci siamo fermati nell’unico chiosco presente in quel tratto di strada tra Piana e Arone, in un luogo selvaggio chiamato Capo Rosso, un promontorio dominato dalla Tour de Turghiu. Lì abbiamo concluso la giornata splendidamente e sorseggiando la Torra, una birra ambrata al mirto (la migliore delle birre corse a nostro avviso) abbiamo assistito a un tramonto meraviglioso. Felici e pieni di emozioni fortissime siamo andati a letto.

8 Agosto 2005 Ormai siamo degli artisti dello smontaggio, del montaggio e del caricamento vespa e alle 11:00 siamo già nel campeggio Le Porto, nella località di Porto, con tenda picchettata; pronti per affrontare una nuova solare giornata. Il tratto di strada tra Piana e Porto ci ha già riservato diverse sorprese: mucche sul ciglio della strada, la stravagante roccia chiamata Testa di Cane, e finalmente i primi incontri con i simpatici maiali selvatici. Oggi si va alla volta della Foresta di Aitone, una delle foreste più belle di tutta l’isola; per raggiungerla percorriamo 25 Km di strade in salita senza alcuna protezione laterale e non ci stupiamo nel vedere delle macchine precipitate nel burrone. Si perché la Corsica oltre ad essere ricca di storia, ad avere dei mari che non hanno nulla da invidiare a mari caraibici e delle affascinanti città, ha anche dei monti maestosi che arrivano fino ai 2500 metri di altezza. Arrivati ad Evisa ci fermiamo in un market ad acquistare pane e formaggio per il pranzo, e incontriamo ben 3 vespisti toscani con delle PX 125 uguali alla nostra, che decidono di aggregarsi. Percorriamo un tratto di strada insieme, è davvero divertente. Arrivati nella foresta lo spettacolo è unico, percorriamo 10 minuti a piedi come da manuale in mezzo ad alberi altissimi, tra cui i più numerosi e imponenti sono i pini larici; incontriamo maiali selvatici enormi che sembrano incrociati con i cinghiali. Alcuni sono tanto grossi che quando ci grufolano vicino per tentare di rubarci il pranzo ci spaventiamo. Giungiamo in un luogo davvero splendido: tante piccole cascatelle danno vita a piscine naturali, in mezzo alle rocce bianche, e nell’acqua limpida si riflettono i colori della vegetazione. Noi naturalmente non esitiamo a tuffarci, nonostante l’acqua sia fredda e ne usciamo ancora più carichi e rivitalizzanti. Dopo qualche piacevole ora in compagnia dei nuovi amici toscani in quel luogo da sogno, per noi arriva il momento di tornare verso Porto; ci aspetta il solito bagno pomeridiano, un giretto nell’affascinante cittadina e la sera un buon piatto di gnocchi alla bolognese. Che giornata!! 9 Agosto 2005 Sveglia presto per la tappa che a detta di tutti sarebbe stata la più dura, a causa dei 12 Km di strada sterrata tra Porto e Calvì. In realtà per noi si è rivelata la tappa più divertente, dove la nostra mitica vespa ha dato il meglio di sé. È stata una vera soddisfazione sorpassare motociclisti, macchine e camper bloccati perché la strada in alcuni tratti è tanto stretta da consentire il passaggio di un veicolo alla volta. Il nostro piccolo trattorino invece proseguiva agilmente incurante di buche, sassi ed altri ostacoli. Superato quel tratto di strada i panorami sono sempre più belli e in men che non si dica arriviamo a Calvì dove facciamo una breve sosta per il pranzo, mentre per passare la notte scegliamo la cittadina di Algajola, meno turistica, ma in posizione strategica per visitare la Balagne. Montiamo la tenda nel campeggio De la Plage, carino, veramente economico e affacciato su una spiaggia dal mare splendido, che ci invita a qualche oretta di relax. Cena a base di riso ai funghi e fagiolini e poi decidiamo di andare a visitare Calvì la sera. Inutile dire che è molto turistica piena di locali e negozietti. Noi abbiamo poco tempo a disposizione perché dobbiamo tornare prima della chiusura del cancello, e scegliamo di goderci il tramonto dalla cittadella. 10 Agosto 2005 Oggi il cielo non è limpido come sempre, il sole va e viene. Non abbiamo voglia di smontare tutto e ripartire; e decidiamo di passare una giornata all’insegna del relax. Al mattino visita alla città di Calvì, acquisto cartoline e souvenir. Giretto al Super U, dove per il pranzo acquistiamo polpa di granchio (il pesce nei supermercati francesi costa poco), formaggio di capra e insalata di fagiolini e pomodori. Tornati in campeggio facciamo amicizia con i nostri vicini di tenda: una coppia di Torino, una coppia di Mantova e un ragazzo di Milano anche lui in moto; una chiacchera tira l’altra e la sera scatta la mega grigliata. Fantastico! Ci siamo sentiti un po’ a casa: la tavolata, gli amici e le nottate svegli ad intavolare discorsi di ogni genere davanti ad un bicchiere di vino.

11 Agosto 2005 Nonostante i nuovi amici tentino di convincerci a non partire prospettandoci una succulenta grigliata di pesce, io e Dany vogliamo terminare la nostra piccola impresa e così alle 10 si riparte alla volta del dito. Attraversiamo il deserto degli Agriates, ma immaginatevi tutto fuorché il classico deserto di sabbia con dune; in realtà è un tratto di strada tortuosa ma ben agibile immerso in mezzo alle rocce, mentre quel poco di vegetazione che c’è è inaridita dal sole. È esatto definirlo deserto per la sensazione di pace che ti procura quando lo percorri. Anche in questo tragitto ci sono delle splendide spiagge segnalate: Ostriconi, Saleccia e Lotu; ma purtroppo il tempo stringe. Oltrepassiamo Saint Florent e arriviamo a Patrimonio, un piccolo villaggio noto per i suoi vigneti; il vino di questa zona a detta dei corsi è il migliore dell’isola. Noi abbiamo provato solo il bianco e il muscat e non posiamo che dargli ragione; soprattutto il muscat è qualcosa di singolare, simile ai nostri passiti siciliani, veramente da non perdere!! Poco dopo vediamo dalla strada delle spiagge dall’acqua cristallina e decidiamo di pernottare lì, in un campeggio chiamato A Stella, per goderci ancora una volta il mare della Corsica. La sera, dopo una doccia, Daniele mi propone una visita alla cittadina di Saint Florent e una cenetta romantica. Saint Florent è molto simile a Calvì: la cittadella dalla quale si gode una buona vista panoramica sul golfo; due strade principali, una più interna piena di negozietti ed una che costeggia il porto con tutti i ristorantini. Guardando gli yacht enormi parcheggiati abbiamo pensato che i ristoranti avrebbero avuto dei prezzi inaccessibili, così non è stato. Abbiamo scelto U Furnellu, un locale con vista sul porto che proponeva un menù corso comprensivo di antipasto, un primo e un dolce; tutto pesce, porzioni abbondanti; a cui noi abbiamo aggiunto una bottiglia di Patrimonio bianco da 13 gradi alcolici, un vino favoloso e la spesa è stata di 44 €. Che serata!! 12 Agosto 2005 È il nostro ultimo giorno in terra corsa. Mi sveglio alle 6:30 e vedo un cielo pieno di nuvole nere, cariche di pioggia; sveglio Dany e in fretta e furia smontiamo e carichiamo la vespa. Alle 7:30 siamo pronti, colazione con calma al bar del campeggio col nostro ultimo pain au chocolat e si parte. Passiamo per Nonza e ci fermiamo per fare qualche scatto alla famosa spiaggia nera. Proseguiamo e un gregge di capre in mezzo alla carreggiata rallenta la nostra marcia. Il dito ha dei panorami stupendi da offrire, si attraversano numerosi paesini di pescatori dall’atmosfera genuina e le scogliere, aiutate dal cielo grigio, creano un clima da paese nordico, ricordandoci vagamente le Aran Island in Irlanda. Fortunatamente non becchiamo neanche una goccia d’acqua, noi che oramai eravamo pronti a tutto; e il tempo migliora a tal punto che risplende un sole favoloso. Arrivati a Erbalunga ci rendiamo conto che mancano solo 10 Km a Bastia ed è a malapena l’ora di pranzo. Ci concediamo un bel piattone di cozze con frites, in un ristorantino sull’incantevole porto di Erbalunga: A Strega. Un paio d’ore di relax in spiaggia ed è proprio ora di andare. Un giretto a Bastia, e via in porto. Alle 21 si salpa e sul traghetto conosciamo gli ultimi compagni di viaggio con cui continueremo a tenerci in contatto: una coppia di ragazzi di Genova in moto. La traversata procede magnificamente come all’andata, con noi che dormiamo sulla moquette del ristorante. 13 Agosto 2005 Questa indimenticabile avventura non poteva che concludersi con una magnifica alba al porto di Vado, la prua del traghetto si apre ed è quasi come se avessimo vissuto un fantastico sogno. Gli ultimi 180 Km e torniamo in una Torino deserta.

Seduta davanti al computer, scrivendo queste righe, penso solo ad una frase che dice sempre Dany: LA VESPA E’ UN CAPOLAVORO DELL’INGEGNERIA ITALIANA!! Anna Maria Schiavo Daniele Scalise



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