Cornovaglia: toccata e fuga

Quattro giorni sotto il sole inaspettato dell'estate cornica fra spiagge, passeggiate e scenari mozzafiato
Scritto da: exployt
cornovaglia: toccata e fuga
Partenza il: 04/07/2013
Ritorno il: 07/07/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
“TOCCATA E FUGA” IN CORNOVAGLIA

4 luglio 2013. Io e mio marito siamo a Londra per far visita a nostra figlia che passa qui l’estate e decidiamo di lasciarla un po’ alle sue occupazioni e di concederci qualche giorno romanticamente in due, alla scoperta della Cornovaglia.

Non siamo molto organizzati a dire la verità: partiamo così, senza meta precisa, senza prenotazioni e senza guida turistica. Solo il Tom Tom con le mappe aggiornate appena scaricate e una cartina dell’Inghilterra che ci ha dato l’autonoleggio.

Per il timore di combinare qualche guaio con la macchina, nelle viuzze strette della Cornovaglia (oltre che nel traffico londinese!), con la difficoltà a prendere le misure sulla guida a destra, decidiamo di pagare l’assicurazione extra che garantisce la riduzione a zero della franchigia in caso di danni causati all’auto. Facciamo bene perché purtroppo torneremo con un po’ di graffi sul parafango sinistro: non ci dicono niente. Se non avessimo avuto l’assicurazione extra ci saremmo rovinati la vacanza a pensare a quanto ci avrebbero fatto pagare. Valutate l’eventualità se noleggiate un’auto.

Partendo così all’improvviso, in piena estate, temiamo di non trovare facilmente posti dove dormire. Effettivamente ci saranno delle difficoltà, la maggior parte dei B&B che vedremo esporranno il cartello “NO VACANCIES”, però bene o male riusciamo sempre a sistemarci, dipende anche un po’ da quanto si vuole spendere. Il nostro budget è sempre da viaggiatori low cost.

1° GIORNO

Salutiamo nostra figlia e alle 15 cominciamo faticosamente a uscire dal centro di Londra. Londra-Cornovaglia, non è proprio vicinissimo. Decidiamo di prendere l’autostrada che passa da Bristol e poi giù fino a Exeter. Da lì dirigiamo verso Tintagel, sulla costa nord della Cornovaglia, dove arriviamo verso le 20, senza fermarci mai. Tintagel nella leggenda è il luogo dove sorge il castello di re Artù, ma in realtà i dati storici lo smentiscono – questione di date, pare – però il luogo ha un’atmosfera praticolare. Sembra un paesino di altri tempi, con piccole casette allineate, ampi prati, vedute da brivido sull’oceano. Troviamo posto per 60 sterline nel piccolo Hotel TINTAGEL ARMS, proprio nel “centro” dell’abitato. Una sistemazione che fa tanto “ vecchia Inghilterra“:scaletta ripida per salire al primo piano, pavimento in legno leggermente scricchiolante ricoperto da moquette, veduta sulle pecore che brucano l’erba. Mai visto un lavandino così minuscolo. Fortunatamente c’è il parcheggio interno, almeno. Ceniamo lì, mentre il sole sta tramontando con una luce quasi irreale. Il ristorante è un’unica saletta dai tavoli scuri con le spade appese alle pareti e un ritratto della regina. Mangiamo bene e spendiamo poco. Tutti sono gentilissimi. Dopo cena, alle dieci di sera, c’è ancora luce per una passeggiata verso il castello e verso le scogliere. Proprio a due passi dall’Hotel c’è l’edificio del vecchio ufficio postale, una costruzione antica molto caratteristica. Il castello, a parte il panorama, pare non offra molto, così decidiamo di non fermarci l’indomani, ma di dirigerci a sud.

2° GIORNO

Al mattino, dopo la solita colazione inglese (inclusa nel prezzo) ripartiamo. Facciamo un giretto nel vicino paesino di Boscastle ma non ci entusiasma.

Puntiamo verso St. Ives. una cittadina di mare molto pittoresca, con l’abitato che si adagia in una penisoletta con bianche spiagge da una parte e dall’altra.

Per parcheggiare ci tocca andare in cima alla collina, ovviamente il parcheggio si paga. C’è una navetta per scendere e salire, ma si paga pure quella. Decidiamo di scendere a piedi, la camminata in discesa è piacevole. Per risalire useremo il bus. Scopriremo poi che ci sono anche parcheggi più centrali, ma non avremmo saputo come raggiungerli.

St. Ives è una cittadina molto bella, non pensavamo. Si tratta un luogo di villeggiatura balneare, ma di quelli un po’ caratteristici, tutto un saliscendi di vicoletti sinuosi, cottage colorati, bar e ristoranti con i tavolini all’aperto, negozietti e un susseguirsi di piccole gallerie d’arte. C’è anche una dislocazione della Tate Gallery. Noi preferiamo gustarci l’atmosfera vacanziera di questo paesino e il nostro primo impatto con il fenomeno delle maree. Le spiagge si protendono estese verso l’oceano, nel porto giacciono in secca le barche, adagiate su un fianco sulla sabbia. In questo periodo infatti al mattino c’è la bassa marea. Nel cielo dove tra le nuvole bianche si fa sempre più strada l’azzurro, echeggiano le grida dei gabbiani. Li trovi appollaiati un po’ ovunque. Ci arrampichiamo sul promontorio erboso, chiamato “The Island” sormontato da una piccola chiesetta e osserviamo rilassati il panorama. Recuperata l’auto, verso ora di pranzo, ci dirigiamo verso Penzance, decidendo a malincuore di saltare Newquay. A Penzance cerchiamo subito una pensioncina aggirando il centro e portandoci su un bel viale alberato che conduce direttamente alla marina, in un quartiere che è tutto un susseguirsi di tipiche case vittoriane, molte di queste adibite a bed & breakfast. Scegliamo la prima che espone il cartello VACANCIES: si chiama Warwick St Mary’s. L’accoglienza è calorosa e il prezzo, 50 sterline a camera compresa la colazione, è buono, connessione Wi fi gratuita, stanza decorosamente pulita rispetto alla media inglese, bagno privato. Non abbiamo letto bellissime recensioni di questo B&B però noi ci troviamo bene. La colazione è un po’ “fai da te”, prendi quello che vuoi dal frigo e dalla credenza e te lo prepari, tranne uova, bacon , salsicce e verdure che te le cucinano i gestori. L’auto può essere parcheggiata sul viale, proprio davanti alla casa, non è un parcheggio privato ma ci sono molti posti liberi. Sistemate le nostre cose prendiamo la via per Land’s End che si trova a una trentina di chilometri di distanza. Parcheggiamo come al solito a pagamento, ben 5 sterline prezzo fisso indipendentemente da quanto ti fermi. Ci sembra eccessivo, ma non abbiamo tempo per soluzioni alternative.

Land’s End è una tappa obbligata, non si può mancarla assolutamente in un viaggio in Cornovaglia. Il pomeriggio è pieno di sole con un cielo limpido e turchese e i colori dell’oceano, delle scogliere e della brughiera con la sua vegetazione color verde e ruggine punteggiata di fuxia offrono scenari mozzafiato. Non ci resta che incamminarci lungo il sentiero costiero ammirando e fotografando lo spettacolo che la natura offre ai nostri occhi. L’oceano spumeggia attorno agli scogli e contro le falesie. Alcune rocce danno l’impressione di grossi massi sovrapposti in bilico verso il mare. Camminiamo un bel po’ e solo all’ultimo ci dirigiamo verso il punto panoramico più classico, dove è situato il famoso cartello con la scritta Land’s End che tutti fotografano. Se vuoi fotografarti insieme al cartello però devi pagare. Decliniamo, torneremo più tardi: curiosamente però il fotografo aveva chiuso baracca e… smontato il cartello! Uscendo dal parcheggio di Land’s End si può prendere una stradina stretta e tortuosa che conduce a Porthcurno. Essendoci un tempo meraviglioso approfittiamo per andare a dare un’occhiata alla spiaggia, che è stupenda: la sabbia finissima è dorata e l’acqua ha dei riflessi di mille sfumature d’azzurro, blu e verde. Viene persino voglia di farsi il bagno, ma l’oceano è gelido. Il Minak Theatre è proprio lì a due passi, in cima alla collina, ma a quest’ora è chiuso. Per tornare verso Penzance la strada è davvero impervia. Strettissima, scorre tortuosa fra due muraglie di fitta vegetazione. Bisogna continuamente fermarsi perchè è a doppio senso ma due auto affiancate spesso non ci passano, incrociamo perfino un bus di servizio di liena per turisti. Insomma, una bella prova di guida e di pazienza! Tornati a Penzance, dopo esserci rinfrescati, con una bella passeggiata attraverso il parco cittadino arriviamo al centro e al porto. Sono le nove di sera ma c’è ancora luce, da noi in Italia sarebbe passato il crepuscolo.Percorriamo il lungomare, passando accanto alla piscina chiamata “Giubileo”, degli anni trenta, di forma quasi triangolare con caratteristiche di design cubista, circondata da alte mura che la separano dall’oceano; è di acqua di mare e, abbiamo sentito dire, pure freddissima. Mangiamo Fish and Chips e jaked potatos mentre comincia a far buio. Si è alzato il vento e occorre la giacca. Percorrendo tutto il lungomare torniamo al B&B. Penzance non è male, ma ci aspettavamo di più.

3° GIORNO

Al mattino facciamo un giretto verso St. Just, ma in pratica non c’è quasi nulla. Tornare a Prthcurno sarebbe bellissimo, ma chi guida mette il veto: con quella strada è fuori discussione! Andiamo allora verso Marazion per recarci all’isolotto di St. Michael Mount. Il giorno prima, nel pomeriggio, lo avevamo visto circondato dal mare con le barche che facevano la spola per portare turisti avanti e indietro. Ora, al mattino, è emerso il sentiero lastricato di pietre che ti permette di raggiungere l’isolotto a piedi. Per evitare di spendere ulteriori soldi di parcheggio saliamo verso una zona residenziale e troviamo un buco dove lasciare la macchina, ma bisogna stare molto attenti ai cartelli di divieto di sosta che sono piccolissimi. La spiaggia è immensa e ci sono solo pochissime persone, al contrario della folla del giorno precedente. C’è un motivo: è sabato e il castello che domina l’isolotto è chiuso. Non importa, percorriamo il sentiero, raggiungiamo l’isola-non isola, ci sediamo un po’ a goderci la pace. Ancora ci stupisce vedere le barche ormeggiate appoggiate sul fondale. Verso l’una, è scritto, salirà la marea e bisogna lasciare l’isola prima perché di sabato non funzionano i traghetti. Riprendiamo il viaggio verso la penisola di Lizard. Avendo più tempo a disposizione ci saremmo fermati più a lungo, esplorando a piedi tutta la zona perché Lizard è proprio un posto tutto da visitare. Vendono libri e piantine per itinerari di trekking alla scoperta degli scorci più suggestivi e delle varie baie. C’è un sentiero costiero che ti porta praticamente ovunque. Noi dobbiamo purtroppo selezionare, quindi scegliamo di recarci a Kynance Cove in auto e pagare il parcheggio (4 sterline e 50). Da lì un sentiero scosceso conduce alla celeberrima baia, che è un altro “must” della Cornovaglia. Affollatissima di bagnanti, la baia sabbiosa si apre in mezzo alle rocce scure, sotto a verdi altipiani dove pascolano tranquille le mucche. In fondo, vicino alla spiaggia c’è un bar ristorante. La giornata è spettacolarmente soleggiata quindi ci mettiamo in costume e prendiamo il sole con le famiglie inglesi. Dopo un’oretta comincia l’esodo: l’oceano avanza e i bagnanti raccolgono le loro cose e si spostano indietro, verso le scogliere oppure sui promontori erbosi circostanti. L’esodo è lento e progressivo, man mano che la marea inghiotte i vari lembi della spiaggia. Quando l’oceano arriva quasi a lambire i nostri asciugamani è il nostro turno di levare le ancore. Ancora un poco e la spiaggia scompare quasi completamente. Fenomeno assolutamente affascinante. Arriviamo in fondo a Lizard con la macchina e parcheggiamo (incredibilmente gratis!!) in un centro abitato, costituito perlopiù da negozietti, bar, ristoranti e B&B. Con una camminata abbastanza breve (10 minuti) si arriva al punto panoramico di Lizard Point, il più a sud dell’Inghilterra. Ci sarebbe la possibilità di visitare la Lighhouse, salendo dentro al faro. Però è tardi e poi – indovinate un po’? – al sabato è comunque chiuso (ma anche al lunedì!). Per cercare una sistemazione per la notte scegliamo la non lontana cittadina di Falmouth, ma è sabato sera e è tutto pieno. Dopo un peregrinare degno di Giuseppe e Maria nella Notte Santa approdiamo in una Guest House piuttosto elegante, chiamata RED HOUSE. Anche in questo caso si tratta di una caratteristica residenza vittoriana, con vista sul porto e sull’estuario del fiume Fal. Trovandosi sulla cima dell’altura permette di raggiungere abbastanza facilmente a piedi, sia il centro cittadino che la spiaggia, che si trovano sui due versanti opposti della cresta che divide in due la città. Parcheggiamo nel cortile. Ci viene assegnata una stanza a piano terra con bagno interno, praticamente nuovo, con una doccia molto spaziosa. L’aria è di essere un po’ più chic dei soliti garni: ci hanno detto che costerà 70 sterline. Volendo mangiare i granchi il proprietario ci consiglia un locale in città, un po’ difficile da trovare perché in un vicoletto, si chiama “The wheel house” ed è molto ben recensito anche nel web. Siamo fortunati perché troviamo posto senza prenotazione, anche se è comunque pieno. L’accoglienza è calorosa e anche l’atmosfera da vecchia cambusa ci piace molto. Prendiamo quello che mangiano tutti, ci lasciamo consigliare. La ragazza che ci serve è fantastica, si ferma in tutti i tavoli a fare un po’ di conversazione, mette le persone a proprio agio. Essendo il nostro primo granchio beneficiamo anche di una lezione su come usare adeguatamente gli strumenti appositi. Un’esperienza assolutamente consigliabile a tutti! Ci siamo proprio divertiti.

4° GIORNO

La sorpresa del mattino è che il conto è di 90 sterline invece di 70, una cifra stratosferica per il nostro budget. I proprietari dicono che ci hanno dato la camera migliore e ci fanno vedere quella un po’ più dimessa che ci sarebbe costata venti sterline di meno. Ma chi gliel’aveva chiesta? Lasciamo perdere, paghiamo e ce ne andiamo, ma non ci piacciono questi giochetti. Prima facciamo una capatina in spiaggia, fa caldo e il sole picchia. Riposiamo distesi sulla sabbia guardando i ragazzini fare il bagno con la muta e imparare il surf. Alla nostra sinistra, guardando l’oceano, si erge il castello di Pendennis, sulla punta della penisola, all’ingresso della baia. Poco prima di mezzogiorno ci spostiamo verso la città vecchia e il porto, a curiosare nei negozietti. Ce n’è uno che vende una varietà infinita delle tipiche pastry, salate e dolci, quasi a metà prezzo rispetto ai soliti posti turistici. La nostra fuga in Cornovaglia sta volgendo al termine, ma poi passeremo ancora una notte e una giornata a Londra, nella casa dove è ospite nostra figlia, prima di tornare in Italia. Nel viaggio di rientro verso la metropoli decidiamo di fare sosta a Stonehenge, con l’idea di catturare la magia di questo luogo avvolto di mistero.

E’ domenica e sono le 4 di un assolatissimo pomeriggio. Il termometro segna 35°.trentacinque gradi. La collina dove sorge il preistorico circolo di pietre è battuta dal sole non c’è una pianta a pagarla. La fila per fare il biglietto è lunghissima. 8 sterline a testa, audioguida compresa, in italiano. Il percorso è obbligato, giri intorno alla costruzione, ascoltando l’audioguida, dove continuano a ribadire che in pratica nessuno sa dire con certezza che cosa sia effettivamente Stonehenge e che la maggior parte di ciò che si sente dire sono leggende o ipotesi non comprovate.Mi aspetto di sentire qualche emozione particolare, ma è impossibile. Procediamo in processione, dietro a una folla multietnica e multilingue che scatta fotografie ad ogni passo. Sui prati circostanti persone stese al sole e bambini che si rincorrono come al parco giochi. Insomma, mi sembra di essere a Rimini d’agosto. Forse con la consueta uggiolina e la collina spazzata dal vento anche il mitico circolo di pietre fa un altro effetto, più mistico e magico. Così è una delusione. Ce ne andiamo, rinunciando anche a comprare dell’acqua per via della coda.

Ci avanza tempo quindi andiamo a Salisbury, che non è distante. La cittadina è molto bella e la cattedrale che si staglia in mezzo al prato verde che la circonda, nella luce del tardo pomeriggio, fa un effetto da film. Naturalmente anche questa è chiusa. Ceniamo in un pub e ripartiamo per Londra, dove arriveremo per le 23.

In questo viaggio abbiamo trovato quasi sempre i monumenti chiusi, o per la giornata o per l’orario, ma alla fine non ci dispiace più di tanto, perché ci interessavano di più i paesaggi e le atmosfere che i monumenti. Poi con queste giornate super estive è stato bello anche godersi il mare: torniamo dall’Inghilterra abbronzati, mentre in Italia, al nostro arrivo, troviamo la pioggia su Malpensa.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche