CORNOVAGLIA 2005, The West we like best

CORNOVAGLIA 2005 “Cream tea service”, questa scritta appare spesso appesa fuori da case e cottage via via in tutte le strade, viuzze, sentieri della Cornovaglia; è il leitmotiv gustoso, dolciario, delicato, tipicamente british di questa terra. Ma cos’è il cream tea? Un tè delle 5 o di qualsiasi altra ora della giornata, oggi, con...
Scritto da: bianucci
Partenza il: 05/08/2005
Ritorno il: 19/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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CORNOVAGLIA 2005 “Cream tea service”, questa scritta appare spesso appesa fuori da case e cottage via via in tutte le strade, viuzze, sentieri della Cornovaglia; è il leitmotiv gustoso, dolciario, delicato, tipicamente british di questa terra. Ma cos’è il cream tea? Un tè delle 5 o di qualsiasi altra ora della giornata, oggi, con l’aggiunta di fette di freschissimo pane cornovagliese, crema di panna genuina e marmellata di lamponi o fragole. Non si può viaggiare in Cornovaglia e non fermarsi almeno una volta a gustare questa ghiottoneria! Certo non è dietetica! Questo viaggio nel sud ovest dell’Inghilterra ci è rimasto proprio nel cuore, e forse – quanto a paesaggi ed atmosfera – è stato uno dei viaggi più emozionanti che abbiamo mai fatto negli ultimi anni.

La pubblicità dell’ente del turismo locale recita con molta verità, da noi verificata: “The West we like best” e tra i top ten dei luoghi maggiormente visitati spiccano St.Micheal’sMount ( l’equivalente del MontSaintMichel della Normandia),The Lizard Peninsula, Tintagel ed i territori di Land’s End, l’estrema propaggine inglese verso l’Ovest, l’Oceano Atlantico ed il Nuovo Mondo.

La prima cosa che noti quando arrivi in UK è il discreto silenzio, una società silenziosa, priva di alcuna agitazione, ma soprattutto senza disordine. La queu spicca ovunque! Occhi chiari, pelli bianche, capelli biondi, gesti precisi e meditati, lo sguardo un po’ distante, il rispetto delle regole, l’educazione sistematica e le buone maniere; un paese dove l’individuo esiste, dove ogni cosa è al suo posto, dove l’umano è rispettato e gode della stessa importanza e dello stesso interesse da parte dell’organizzazione-società, senza troppe distinzioni di sesso, ceto, cultura. Scriveva così (L’Ultimo amico,Bompiani,2004) più o meno il grande scrittore e giornalista magrhebino Tahar Ben Jelloun, anche se a proposito della società svedese. In Britain forse c’è meno distanza e più socievolezza, più calore sicuramente: anzi quest’anno – per lo meno in Cornovaglia – non abbiamo mai trovato una persona scortese, tutti affabili, ciarlieri, socializzanti ed innamorati dell’Italia e degli italiani! Abbiamo volato con Ryan Air da Orio al Serio(Bg) a London Stansted Airport: ottima compagnia (la migliore tra le tante – purtroppo molte sono veramente rischiose e chiacchierate -, con gli aerei più efficienti) low cost, spesa minima per due persone A/R circa 100euro! Il noleggio dell’auto (Ford Focus nuovissima) Hertz ci è costato solo circa 20 euro al giorno, una bazzecola, con la convenzione Hertz-Ryan Air. Parlo di euro perché volo e rent-a-car sono stati pagati in anticipo in Italia.E’ più conveniente.

Da Stansted Airport (a nord di Londra) alla Cornovaglia ci sono almeno 500km di ottime superstrade ed autostrade, senza pedaggio (in UK non si paga, ad eccezione di un breve tratto intorno alla tangenziale di Londra – con paytoll recentemente introdotto e mal digerito dagli inglesi abituati da sempre alle loro M1,M5,M3… gratuite – ma che non era nel ns itinerario).

Il ns “campo base” è stata la splendida cittadina di St.Ives, sulla costa nord, quasi sulla punta di Land’sEnd: e da lì abbiamo fatto tutti i tour ( nel raggio di 70km il tutto) avendo preferito scegliere un hotel (Howard Hotel a Carbis Bay, 2 miglia da St.Ives, albergo che consigliamo spassionatamente e poi spiegheremo il perché) al classico Bed&Breakfast per una serie di motivi.

Primo: in alta stagione – agosto – i B&B (per esperienze riferite da amici inglesi) sono i più gettonati e spesso avremmo rischiato (non prenotando day by day) di viaggiare con l’ansia del non trovare posto o di dover bussare a più porte per una camera. La differenza tra pernottamento in B&B ed hotel non è più così abissale, anzi in molti alberghi si spende molto meno. Insomma anche gli inglesi si sono fatti furbi con i loro storici B&B. Secondo motivo: la Cornovaglia è una regione piccola che permette di effettuare tour giornalieri non stancanti e con la certezza di un sicuro e tranquillo rientro al proprio campo base/ hotel in orari molto british anche per la cena ( dopo le 21.00 non è per niente facile trovare da mangiare, le loro abitudini ormai le conosciamo da una vita: mangiano prestissimo, anche quando sono in vacanza, gli inglesi!) Terzo: l’hotel , nel nostro caso, ha offerto tanti servizi in più, tra cui spicca la piscina riscaldata.

Le mete turistiche assolutamente da non perdere ( e per le quali rimandiamo ad una buona guida o semplicemente al materiale turistico che il British Tourist Office in Italia invia gratuitamente su semplice richiesta – cfr. Il sito web “visit Britain” – e pertanto non ci dilungheremo nella descrizione che chiunque può leggersi) sono: ST.IVES e CARBIS BAY – IL PENWITH TOUR (cioè il tour della penisola del Penwith, all’estremo Ovest, che comprende i famosi siti di LAND’S END, ZENNAR POINT, THE MINACK THEATHRE, NEWLYN, MOUSEHOLE, VARIE MINIERE etc.) – THE LIZARD PENINSULA (costa sud) con HELSTON, LIZARD POINT, HELFORD PASSAGE, VARIE COVES- TRURO – ST.AUSTELL – FALMOUTH – FOWEY – TINTAGEL CASTLE E CAMELFORD (la zona di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda ) – PENZANCE ( a 9miglia da St.Ives) e MARAZION con ST.MICHAEL’S MOUNT – NEWQUAY E PADSTOW ( costa nord) – PORT ISAAC – BODMIN E JAMAICA INN – LE ISOLE SCILLY (a due ore di motonave da Penzance, oltre Land’s End).

Ed ora alcuni punti di riflessione, così come ci vengono in mente.

La lingua inglese. Ci siamo sempre domandati in questi 13gg di tour a cosa siano serviti i tanti corsi di inglese cui noi italiani ci sottoponiamo obbligatoriamente o meno fin da bambini ( a scuola e non) se poi nell’uso quotidiano la semplicità ed immediatezza di questo idioma ci fa intendere che con 100 parole e due o tre verbi ( uno su tutti “ to get” ) si può ampiamente fare la ns bella figura. Ad una condizione: non avere timore di sbagliare e non vergognarsi, come spesso capita a molti italiani all’estero. Impariamo una cosa: che soprattutto la lingua, qualsiasi, è sempre in evoluzione e le regole grammaticali di cui siamo stati infarciti spesso non vengono applicate nell’uso comune ( e quindi perché chiamarle regole se ormai disattese?) e la pronuncia varia da luogo a luogo in maniera sorprendente. A tal fine, linguistico, consigliamo il simpatico saggio autobiografico dello scrittore-interpreteUE, Diego Marani (“Come ho imparato le lingue”, ed.Bompiani). La cucina inglese e la sua brutta fama? Reputata una cucina minore rispetto alla nostrana, alla francese, spagnola o cinese. Non è vero. Ci sono alcune specialità, originalissimi accostamenti carne+pesce (“Surf and durf” il nome della specialità), difficilmente riscontrabili nelle nostre esperienze culinarie italiane. Piatti composti, ottimamente presentati e più che adeguati a saziare gli appetiti più sfrenati. Fidiamoci ciecamente del menu del giorno: quando consiglia “the catch of the day” possiamo essere sicuri che non ci imbroglieranno. Il pescato sarà veramente del giorno! Le ns esperienze migliori le abbiamo fatte a “The Fire Engine Inn” a Marazion, con spettacolare vista al tramonto sull’isola di San Michele con l’alta marea e al “The Mousehole Inn” di Mousehole, pittoresco porto di pescatori a nord di Penzance e Newlyn, in direzione di The Minack Theatre. E poi noi italiani cerchiamo di non fare sempre i soliti quando mangiamo all’estero: cerchiamo di dimenticare pasta, vino,pizza e mozzarella! Ed i prezzi, né più né meno che nella carissima eurolandia. Certo basta non toccare il vino (caro) e l’acqua minerale ( per noi italiani insostituibile), affidandosi alle ottime birre cornovagliesi ( qui, come in tutta la GranBretagna si chiamano “ale”, per differenziarle dalle continentali “lager”) della zona di St.Austell. Birre che ben si accompagnano con i piatti di carne ed il fish&chips, Birre poco schiumose secondo il gusto british, non eccessivamente fredde ( giustamente al contrario dell’orrenda moda americana), dal colore leggermente ambrato, alcune un poco dal retrogusto speziato. La St.Austell Brewery produce un’ottima ale che ha vinto l’oscar mondiale nel 2004: la TRIBUTE ale, che ha battuto ben più affermate birrerie e colossali birrifici multinazionali.

Troverete “fish&chips” ovunque e fidatevi ( si tratta per lo più di merluzzo): le porzioni sono fin troppo abbondanti e sempre con vari contorni inclusi. Quindi un pasto completo a prezzo modico. Anzi quando tutti i ristoranti e pub non servono più food ( dopo le 21.00) l’unica speranza per rifocillarsi è trovare qualche fish&chips , anche take-away, ancora aperto. La guida in auto.Gli inglesi sono molto disciplinati.Ma non imbecilli, anzi… Le rotonde, le rotatorie le hanno inventate loro ( i famosi roundabout) e sostituiscono validamente in molti casi gli incroci semaforizzati, con minor rischi di incidenti e più ordine. Il timore per la guida a sinistra si vince nel giro di una giornata e con l’auto a nolo,inglese, con volante a destra, si è facilitati rispetto alla guida con la nostra propria autovettura,con volante a sinistra. Certo bisogna ricordarsi di guardare sempre a destra, immettendosi nel traffico od uscendo da un parcheggio ed i sorpassi dopo un brevissimo periodo di adattamento ci sembreranno cosa più che semplice e non così paurosa per noi italiani.

Quando un inglese ti “fa le luci”,cioè ti lampeggia con gli abbaglianti è solo per farti passare e lasciarti cortesemente il transito in una “one carriage road”. Da noi il lampeggio serve solo per avvisarti di una pattuglia della polizia in prossimità o della presenza di un radar multivelox. Ecco la differenza tra il guidatore nostrano e quello british: sta tutta qui, per intenderci.

I gabbiani della Cornovaglia. I famosi “seagull” sono cari, belli, giganti, ma molto molto fastidiosi e a volte anche pericolosi. Guai mangiare un cono gelato sulla banchina di un porticciolo: il gabbiano ti può planare addosso in un attimo e mangiarti tutto il gelato in un secondo, rischiando anche di beccarti e ferirti. Sono voraci e onnivori, mangiano di tutto. Abbiamo assistito sulla spiaggia/banchina di Porthleven (dopo Marazion/St Michael’s Mount, direzione The Lizard Peninsula) alla battuta di caccia agli avanzi effettuata da uno stormo di seagull particolarmente affamati ( e forse anche spaventati) sui resti di un banchetto di umani. Hanno divorato tutto, spaccato stoviglie e bicchieri e messo in fuga gli avventori del dehors del ristorante. Ad una bimba di neanche tre anni, in braccio al suo papà, un gabbiano ha letteralmente sfilato l’intero gelato dalla manina, tra pianti ed urla di spavento. Ecco perché ovunque per dissuadere questi uccelli nel loro comportamento viene invitato il turista a “ please don’t feed the seagulls, it’s dangerous”.

Le “lifeboat station”. Abbiamo conosciuto un anziano, simpaticissimo, distinto signore inglese, medico per anni a bordo delle “lifeboat”, delle barche di salvataggio (“rescue”), utilizzate su tutte le coste britanniche ed in special modo sulle aspre coste oceaniche della Cornovaglia. Ci ha raccontato di gesta epiche, di avventurosi salvataggi, di naufragi drammatici nel corso dei suoi trent’anni di servizio a bordo. Ogni località ha a disposizione una base della RNLA,Royal National Lifeboat Association, con vari tipi di lance di salvataggio, inaffondabili e stagne, autoradrizzanti ed organizzate per compiere salvataggi con qualsiasi mare. Molte stazioni si possono visitare. Molte lifeboat sono ancorate in porto, altre sono pronte al lancio dalle stazioni costruite sulla scogliera e vengono lanciate giù in mare da un binario-cremagliera, con equipaggio a bordo, con molta spettacolarità. Tutti gli equipaggi delle lifeboat sono costituiti da volontari.

Land’s End. E’ la parte più a ovest dell’isola britannica e di tutta l’Europa. Di fronte si trovano le isole Scilly (collegate giornalmente via nave ed elicottero con Penzance, l’amena cittadina capoluogo della West Cornwall) . Da St.Ives sono circa 20 miglia di strada godibilissima e panoramica che attraversa molte miniere di rame e stagno in disuso – ma visitabili –, verdeggianti brughiere, intervallate da distese sterminate di erica, a picco sulle alte frastagliate scogliere battute dalle onde oceaniche. A Land’sEnd hanno edificato purtroppo un’area di entertainment, una specie di villaggio tipo Disney con mostre, show e rappresentazioni multimediali, commercio, fast food e merchandising che rovina un po’ il tutto. Un brulicare di turisti sino alle 5 p.M., poi piano piano la folla sparisce e solo al tramonto – quando rimangono poche persone ed il resort chiude i battenti – finalmente si può gustare la magica atmosfera del luogo ed un meraviglioso sunset sul faro di Bishop’s Rock.

Gli inglesi a teatro. Come sappiamo sono molto amanti della tradizione teatrale shakesperiana. A Minack Theatre sulla costa sud della penisola del Penwith, sotto Land’sEnd , vicino a Portcurno possono sbizzarrirsi tutta l’estate. Sulla scogliera a picco, tra incantevoli baie di sabbia bianca, è stato ricostruito un meraviglioso anfiteatro ad imitazione di quelli dell’antica Grecia. Degradante sin giù verso il mare, incastonato e scavato nella roccia, in un’atmosfera surreale offre tutta l’estate un ricco programma teatrale di base shakesperiana. Gli inglesi, puntuali e perfettini in queste cose, vi giungono con i loro ticket di prenotazione, armati di coperte, kway, sacchi a pelo, merende e cibo, birra e vino, molto informali nelle loro tenute molto british, scaricando dalle auto dell’antistante car park ogni sorta di sussidi per passare una serata eccezionale, sotto le stelle, al tepore (sic!) dei 15 gradi agostani, quando il tempo è sul bello. Uno spettacolo nello spettacolo vedere cosa scaricano dalle loro capaci stationwagon! Nelle locande e pub (“inn”). “During busy times there could be a long wait for food” oppure “Check your order is correct before leaving the hatch-way.Thanks”. Queste due scritte appaiono spesso e volentieri in tutti i pub e inn che servono pasti. In molti casi bisogna andare ad ordinare ( e pagare subito) allo sportello della cucina (“the hatch-way”) e poi cercarsi un posto nei sempre affollati locali. Ed attendere con fiducia, sperando di non aver sbagliato l’ordine, mal comprendendo il menu del giorno, che c’è sempre e ben accetto in ogni locale.Ovviamente qui non siamo in Italia, che tutto permette e tutto tollera, gli orari sono da rispettare, se c’è scritto “chiuso” o “food not available after 8.00 pm” è inutile insistere. Sperate in un “fish&chips” ancora disponibile.

La gentilezza e la squisitezza della gente di Cornovaglia. Sono supergentili ed affabili, socievoli al massimo, contro ogni pregiudizio a carico della supposta ( e non veritiera) spocchiosità degli inglesi in generale. Non è vero che hanno “ la puzza sotto il naso”: noi saremo stati anche fortunati, ma abbiamo sempre incontrato persone estremamente accomodanti, gentili, cordiali e servizievoli. Soprattutto innamorate dell’Italia, della ns cultura, delle nostre ricchezze artistiche ed anche di noi italiani.Abbiamo incontrato diversi personaggi. Dal dr. Morley Philips,classe 1927, quello delle lifeboat, di Lelant Saltings, vicino a CarbisBay alla simpaticissima cugina del famoso giornalista TG5 Lamberto Sposini, coniugata ad un inglese e custode del Visitor’s Centre della Base Aerea della Royal Navy di Culdrose ( una delle più grandi basi elicotteristiche del mondo), al pastore della chiesa metodista, vicino al nostro hotel ed alle supporters ottantenni e vispe della locale parrocchia della chiesa d’ Inghilterra.

St.Ives, la perla della Cornovaglia. Ed è proprio vero. Non avrei mai creduto di trovare una cittadina così pittoresca, ricca di fascino, immersa nell’arte e cultura. Il gioco delle maree (“low/ high tide”) nel porto permette il guado tranquillo e sicuro tra barche e pescherecci arenati. Poi si finisce a prendere il sole sulle sdraio caratteristiche e multicolori lungo la banchina, sorseggiando un tea o mangiando fish&chips o un gelato con un occhio sempre allerta per non farsi depredare dai gabbiani starnazzanti. E lì che abbiamo conosciuto il nonnetto Rod e le sue “deckchairs” (sdraio) che affitta per una sterlina al giorno, più per svago e passione che per lavoro, essendo in pensione. Notate bene: la baia di St.Ives e Carbis è considerata una delle 20 più belle baie al mondo, assieme per esempio a San Francisco, Rio de Janeiro.

Noi le chiamiamo “angeliche combinazioni”. Puoi avere programmato ed organizzato il tuo viaggio nei minimi particolari:volo,auto ed alberghi, escursioni e visite guidate, ma è indispensabile sempre una buona dose di protezione angelica, diciamo noi. Un mix di surreale.Chiamatele pure coincidenze positive, aiuti, fato, karma che ti possono tirare fuori dall’impasse dei momenti topici e più difficili che in ogni viaggio possono presentarsi. Anche lo schiudersi di inusitate bellezze, di luoghi nascosti e fuori rotta, di magici incontri per strada, di connessioni e conoscenze a volte casuali che ti fanno risolvere anche i problemini più stupidi di un viaggio. A noi è capitato durante l’escursione alle meravigliose e lussureggianti isole Scilly. Dal capoluogo nell’isola di St.Mary’s ci eravamo spostati con il solito barcone organizzato a visitare le Scilly esterne e soprattutto la colonia di foche atlantiche. L’iter prevedeva la sosta di un’oretta sull’isola di St.Martin’s, tra palme e spiagge di sabbia bianchissima e fine ( se ti avessero portato lì bendato, avresti pensato di essere ai Caraibi! Questa è la forza della corrente del Golfo!). Luogo paradisiaco. Solo che il barcone ci aveva dimenticato sul vicino resort a 5 stelle. E la motonave per il ritorno a Penzance (“The Scillonian III”) sarebbe partita alle 5pm dal porto di St.Mary’s. E da un’isola all’altra con un normale battello ci sarebbero voluti almeno 30 minuti. Erano le 4.50. Non ce l’avremmo mai fatta , forse con l’elicottero. Inoltre sull’isola quasi deserta, a parte l’unico hotel esaurito, non vi era possibilità di pernottamento, se non sul molo all’addiaccio. Per incanto si è come materializzato, dopo pochi minuti di turbamento, un velocissimo gommone jet del vicino hotel ed abbiamo così trovato il passaggio alla motonave già staccata dagli ormeggi, senza dover alcuna sterlina, portandoci sin sottobordo e scusandosi per il poco civile comportamento del collega marinaio del barcone della gita.

Ovviamente ha giocato molto a ns favore il tempo soleggiato e caldo ( per la Cornovaglia si intende, 20°C al sole e di notte – che bello – si dormiva con il piumone ) durato tutti e tredici giorni del ns viaggio. Una vera fortuna.

Dimenticavamo una bella precisazione: la titolare Teresa, Terry, dell’Hotel Howards a CarbisBay/St.Ives aveva riservato per noi ospiti stranieri, ma soprattutto italiani, la camera più accogliente, con letto a baldacchino e splendida vetrata sulla baia, presidiata dal faro oceanico, reso famoso dal romanzo “Gita al faro” di Virginia Woolf.

Il viaggio è durato 13 giorni, dal 5 al 19 agosto, viaggi compresi.

Per ogni e qualsiasi altra notizia, non esitate a contattarci: saremmo ben lieti di esservi di aiuto se possibile con consigli, suggerimenti ed indirizzi.

Settembre 2005 Fabrizio e Rossana, Milano



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