Corfù da ripiego a bella sorpresa
A letto presto ma Marzia (la figlia) e Luvi (la gattina) non fanno dormire, la prima telefona per salutare (ma poi capiremo anche per chiedere fondi di sussistenza…cosa che non farà avendo avuto risposte insonnolite) non tenendo conto che lei in Portogallo ha un fuso diverso, la seconda le fusa le fa fuori della porta perché avendo sentito che dentro c’è ancora gente in giro gradirebbe fare lo spuntino serale.
28 agosto
Alzataccia 2,45 prima della sveglia. Come al solito quando la mente è occupata dal fare qualcosa anticipa la sveglia anche per dimostrare di essere ancora “mente vigile”. I bagagli sono pronti da ieri sera, basta aggiungere le bustine della toilette e ci siamo…. Luvi, la bellissima gattina (quella della pappa di ieri sera) è eccitatissima dalla novità della vita notturna; lo sarebbe meno sapendo che nei prossimi giorni le sue pappe saranno erogate una sola volta al giorno da Valeria o dalla nostra vicina francese Marceline e non ogni volta che vuole. Jim, il gattone detto anche Pietro dai vicini (forse perché è in possesso della “chiave” della strada e di tutti i suoi frequentatori, non si degna di venirci a salutare. Parking and go senza problemi. Facili da trovare a poche centinaia di metri dall’aeroporto, efficaci ed efficienti (avevano già l’elenco di tutti noi partenti nottambuli) ci caricano i bagagli su un pullmino (chiave della Panda tenuta da loro) e via al terminal T3 del Da Vinci. La Blu Express, contrariamente a quanto detto da Francesco, il tecnico collega di Flavia che lamentava inenarrabili ritardi subiti spacca il minuto ed alle ore 6 stacca le ruote del carrello dalla pista di Fiumicino. Aereo semivuoto, come vacanzieri siamo pochini vista ormai la fine di agosto. Ore 7,10 (le 8,10 per Corfù) dopo aver sorvolato nell’ordine Lazio – in parte – Campania – in parte – Puglia – per l’intera larghezza – ed Adriatico, atterriamo sulla pista di Kerkyra/Corfù circondata dalla laguna. Lo sguardo sulla città mediamente piccola è proprio di sfuggita, il tempo di vedere le due fortezze e siamo dentro l’area del terminal. L’attesa bagagli inizia sul rullo sbagliato; dopo un quarto d’ora vediamo bagagli che rotolano su un altro nastro trasportatore e Flavia si dirige là appena in tempo per prendere il suo trolley uscito a tempo di record. Il mio tarda un paio di minuti ma come non accade spesso possiamo uscire dall’area degli arrivi con tutte le nostre cose venute dall’Italia. Con notevole anticipo rispetto alle ore 9,00 indicata al noleggiatore di macchine, siamo davanti al desk “Here we serve Auto Europe customers” attendendo fiduciosi l’impiegato. Il desk è utilizzato da un italiano che parla correntemente greco ed inglese (non francese per cui lo aiuto io con una coppia francofona che vuole informazioni) e lavora per la Sixty. Continuiamo ad attendere fiduciosi fino alle 9,20 quando Flavia, un po’ spazientita, si accorge, leggendo il modulo dell’autonoleggio che il nostro referente a Corfù è la Hertz. Lì un’impiegata in elegante tailleur blu che fa risaltare i suoi capelli “nero corvino molto greco” ci dà dei moduli da firmare parlando un inglese velocissimo. Riesco a mettere correttamente sei firme sotto dichiarazioni che mi rimangono fumose e, dopo aver lasciato una garanzia complessiva di 576,80 euro incluso pagamento anticipato della benzina, mi viene consegnata una chiave con targhetta indicante la targa dell’auto che mi devo andare a trovare nel parcheggio fuori dall’aeroporto. La macchina è una Seat Ibiza rossa nuova fiammante, sedili comodi, retromarcia sotto la prima (è sempre la mia priorità di ricerca nelle macchine mai guidate in precedenza) quadro comandi abbastanza ermetico che però mi permette di chiarire il significato dell’indiazione scritta sul modulo di consegna relativa ai 7/8 di carburante.
Accendo il motore che, devo dire, ha un buon suono tipo gatto che ronfa, la direzione da prendere verso Boukari, possibile sosta identificata da Flavia è in direzione Sud Est. Il flusso di traffico e lo “stile di guida” è tranquillamente greco, fatto cioè di alternanza tra guidatori molto lenti ed altri che prendono le curve facendo stridere le gomme ed invadendo parte dell’altra carreggiata. Il paesaggio che si snoda dall’aeroporto alla periferia di Kerkyra/Corfù è quello usuale dei grandi centri (tutto in proporzione, ovviamente) officine, centri commerciali grandi e piccoli, supermercati, aziende di ogni tipo. Usciti dalla periferia ed iniziando a percorrere la costa orientale prospiciente l’Albania il paesaggio dà l’idea di una zona attrezzata per il turismo di massa, case, alberghi, night, discoteche, ed addirittura un “British Corner”, supermercato dedicato all’etnia di vacanzieri maggioritaria. Purtroppo la spiaggia è pressoché inesistente, ciottoli e stretta (in alcuni punto neanche due metri) e quel che è peggio a filo strada. Dove ci sono alberghi ad alveare, da centinaia e centinaia di ospiti, si sono inventati pedane di cemento che si spingono verso il mare ricoperte da moquette e con fino a cinque file di lettini…il tutto con camion, pullman motorini smarmittati, macchine che sfrecciano continuamente a pochi metri di distanza dall’ultima fila dei lettini da relax. L’arrivo a Boukari ci presenta una località certamente meno oppressa da mega alberghi e con numerose taverne stile greco sulla costa ma la spiaggia resta uno stretto corridoio tra la strada principale ed il mare. Decidiamo di compiere una decisa deviazione verso Sud Ovest e sbuchiamo in un piccolo centro Argyrades dove deviamo ancora verso sud e dopo pochissimi chilometri vediamo indicata una Paralia (spiaggia) che ha l’onore della scritta in inglese: Marathias Beach. Deviamo e dopo aver scelto arrivati ad un bivio che porta a due spiagge di andare verso destra in quanto le indicazioni turistiche per quella direzione sono di meno arriviamo a questa Marathias che ci fa subito una bella impressione. La spiaggia è lunga diversi chilometri, attrezzata solo in parte con lettini docce ombrelloni, la sabbia ha un bel colore dorato e l’acqua è di un azzurro davvero invitante. Flavia, mentre arrivavamo ha adocchiato una casetta a pochi metri dalla spiaggia e lì ci dirigiamo per chiedere se affittano studios o apartments come li chiamano alcuni di loro. C’è un uomo incredibilmente somigliante a Ferdinando Rey (attore frequentemente diretto da Ingmar Bergman) ma non è spagnolo bensì tedesco ed al suono della parola “zimmer” ci indica di seguirlo. Nel giardino fronte/casa c’è un uomo tipicamente paesano, canotta e pantaloni corti. E’ Spiros il marito di Kristina la quale è la proprietaria dello stabile (non so se Spiros è in comunione dei beni quindi non avanzo ipotesi). Spiros non arla inglese ! Flavia non pensava che a Corfù, meta di migliaia di inglesi ubriaconi si potesse trovare un affittacamere che non parla inglese. Fantastico !Chiediamo se ha uno studio libero e in qualche modo grazie al greco di Flavia ci capisce. Ci chiede di seguirla e ci fa vedere l’appartamento, piccolino certamente ma dotato di cucinino, bagno e terrazzino per il pranzo. L’impressione è di un posto tenuto pulito ed ordinato e Kristina ispira certamente simpatia. Il prezzo è davvero ridicolo: 35 euro al giorno Affare fatto da questo momento siamo inquilini di Kristina e, sistemati tutti i pochi indumenti portati per questa breve vacanza nel capiente armadio dello studio, indossiamo rapidamente i costumi da bagno e ci dirigiamo verso la spiaggia attrezzata vista dall’alto al nostro arrivo. Kostas gestisce una quindicina di ombrelloni, ognuno dotato di due lettini ed uno sgabello porta tutto, vi sono anche a disposizione tre docce ed uno spogliatoio. All’uso greco, senza dire nulla prendiamo possesso di due lettini liberi sotto un ombrellone e sistemiamo le nostre cose. Il primo bagno è un po’ come “il primo sorso di birra” quando hai sete: delizioso ! L’acqua è ad una temperatura ideale, né calda né fredda, si sta magnificamente e l’idea è quella che praticherò anche io una sana talassoterapia. Sono le 11 e siamo già al mare, solo 3 ore fa eravamo ancora in volo. Dopo il tempo trascorso per gustarsi due bagni con nuotate di durata media arriva Kostas ad esigere il prezzo dovuto per due lettini, un ombrellone ed uno sgabello: 5 euro ! Arriva l’ora per dare soddisfazione allo stomaco. L’idea, ovviamente è quella di mangiare in una delle due taverne che sovrastano la spiaggia. Ecco allora il primo pranzo greco che si apre con birre alla spina e prosegue con i classici gavros per me e sarde grigliate per Flavia. Le sue sarde sono però aromatizzate con abbondante scordo (che sarebbe l’aglio italiano) ragion per cui si assiste ad un rapido scambio di piatti. L’atmosfera è rilassante, mangiare vista mare con un gradevole venticello che tiene freschi, viene voglia anche di patate fritte che arrivano rapidamente e saporitamente. Dopo pranzo il pomeriggio trascorre tra nuovi bagni in mare, letture e pisolini di Flavia, un relax non assaggiato ormai da diverso tempo. Si fa pomeriggio inoltrato, torniamo nel Kristina’s studio e ci facciamo una rilassante e pulente doccia che, nonostante le mie riserve avanzate nel vedere una non cabina doccia bensì una tenda doccia, risulta non esondante sulla pavimentazione del piccolo bagno. Puliti e rilassati il programma prevede una cena da consumare in un piccolo paese di montagna dal nome molto greco e molto comune di Agios Mattheos (San Matteo). La speranza che sia un posto tipico dell’entroterra viene subito esaudita quando percorrendo la stretta ed unica strada carrabile vediamo la folla di vecchietti e vecchiette seduti nei vari caffè che si susseguono lungo la via. La taverna scelta per la cena non ha un’aria molto greca ma sembra sia anche l’unica. Ci sediamo ad un tavolino adiacente quello degli altri occupanti, una famiglia tedesca formata da padre, madre, figlio di sei/sette anni biondo e figlia di 10/11 anni bionda anche lei. La cameriera che viene a prendere le ordinazioni è una formosa ragazza greca con capelli ossigenati e vestitino blu molto aderente. Prende soltanto ordinazioni di bevande che consisteranno in acqua frizzante, vino bianco e birra alla spina. Portate le bevande arriva una ugualmente formosa donna greca bionda ossigenata vestita con un aderente abito a righe bianche e bleu. Ordiniamo finalmente da mangiare: Moussaka (una sorta di parmigiana farcita con ragù di carne) per me e Feta al forno per Flavia. Al terzo avvicinarsi di una delle due Flavia esordisce con un : “ma quante volte cambia d’abito questa?” Non ha proprio realizzato che si tratta di due persone e quindi questo alternarsi di abito bleu ed abito a righe l’ha disorientata. Due passi dopo cena ci portano rapidamente alla fine del paese, il punto senza lampioni dove è praticamente esclusivo lo struscio di ragazzi e ragazze che non amano farsi illuminare dai lampioni. Dietrofront si torna in macchina verso Marathias. A letto presto, anche in considerazione dell’alzataccia mattutina, dopo un goccio di whisky sorseggiato vista mare sul balcone della stanza. Il silenzio è pressoché assoluto interrotto dai grilli e dalla risacca…a domani. No, contrordine ! eccoci alle due di notte con un …zzzzz … zanzaresco che interrompe il sonno. Da domani aria condizionata accesa quando si esce per la cena ed emanatore antizanze fino al ritorno serale.
29 agosto
Sveglia intorno alle sette, il sole sorge proprio davanti alla casa, non c’è nulla per fare colazione in casa; dopo gli adempimenti di tipo igienico/sanitario ci dirigiamo per fare la spesa a Argyrades. Troviamo un supermarket di quelli che vendono tutto in venti metri quadri. I prezzi sono da turisti e, dato che non sono indicati, il gestore deve avere una specie di doppia tastiera dove un prodotto se battuto sul tasto “a” segna un costo greco, se battuto sul tasto “b” segna un costo turista. Il tasto “b” per sei bottiglie di acqua frizzante produce un click da 5,40 euro, quasi un euro a bottiglia, se eravamo greci con il tasto “a” quelle bottiglie sarebbero costate non più di 1,80 euro. Preso quindi lo stretto necessario per pranzi casalinghi (tonno, verdure, aceto, olio sale, birra vino retsina e non, latte biscotti ecc. ecc.) portiamo la spesa a casa e la sistemiamo nella credenzina e nel frigo. Dato che siamo segnati da una certa irrequietezza, il mare vicino ci sembrerebbe una scelta banale ragion per cui saliamo in macchina ed andiamo verso una spiaggia che dovrebbe distare una decina di chilometri; la spiaggia di Halikounas. Percorsi i fatidici dieci chilometri della spiaggia non c’è traccia; Flavia è convinta che abbiamo superato il bivio giusto ed allora visto uno spiazzo sotto dei grandi ulivi sulla parte sinistra della strada mi cimento in una rapida conversione ad U destando viva sorpresa in un motociclista che spunta dalla curva a pochi metri da me. Essendo greco non accenna a nessun tipo di protesta, né clacson né dito medio elevato a consiglio. Torniamo indietro finché non vediamo un operatore ecologico che sta pulendo dai rifiuti il margine della strada dalle stoppie. Gli chiediamo la rotta per questa Halikounas pur con alcune incertezze sull’esito della questione. Invece il greco in un corretto inglese ci spiega che occorre tornare indietro fino ad un distributore di benzina (che scopriremo a un chilometro di distanza dal luogo della mia inversione ad U) e lì voltare a sinistra seguendo le indicazioni. La spiaggia di Halikounas viene raggiunta nonostante un errore di marcia dovuto al fatto che mi metto a seguire una Mini Cooper targata Italia che penso stia dirigendosi da quelle parti. Invece il connazionale è diretto ad altro luogo e quindi torno indietro e prendo una deviazione che mi era sembrata promettere bene. Ecco la spiaggia, proprio parallela al lago di Korisia. L’arenile è vasto ed ha due punti con attrezzature da spiaggia (lettini ed ombrelloni) ci dirigiamo verso quello più periferico e dopo esserci sistemati paghiamo il dovuto: lettini e ombrellone 6 euro. L’acqua è bellissima, trasparente e tiepida, belle nuotate ed un poco di talassoterapia (senza cappellino). Per le 14 siamo a casa (abitudinari) e ci prepariamo un buon pranzo domestico da consumare sul terrazzino con contorno di gradevole venticello dal mare. La qualità dei cetrioli e peperoni del supermarket per turisti è inferiore a quella dell’azienda Cantagallo dalla quale mi servo a Roma ma tutto sommato viene compensata dall’ottima qualità di feta non a caso simbolo della casearia greca. Dopo pranzo dedicato ad una rapida, anche se accurata, pulizia dei piatti (lo studio non ha lavastoviglie) e poi superata la perplessità tra riposino e spiaggia ci si dirige alla Marathias Beach a due passi da casa. Pomeriggio di relax all’ombra di 5 euro, tra le tiepide acque pomeridiane, l’ormai solito pisolino di Flavia e la fine del primo libro portato da Roma. Il rientro tardo pomeridiano nello studio regala una fresca doccia, il riporto sul PC delle foto scattate fino ad ora, consuetudine che diverrà caratteristica pomeridiana per tutto il periodo e che supplisce alla mancata connessione su Internet così caratterizzante i pomeriggi cittadini. Si esce per la cena intorno alle otto di sera. Le taverne sulla strada che dallo studio porta a Marathias (ce ne sono almeno quattro) sono tutte o vuote o con solo un paio di tavoli occupati. Flavia propone di recarsi a Lefkimmi, centro abbastanza grande ad una quindicina di chilometri verso sud che dovrebbe offrire varietà e un poco di “vita”. Sulla strada vediamo un “Mega Market” dove sosto per acquistare un paio di occhiali da sole avendo dimenticato a Roma le mie lenti polarizzate polaroid. Arriviamo a Lefkimmi ma l’impressione non è delle migliori; strade strette, bar molto American Style, case tutto sommato fatiscenti (mi dà l’idea della Isola Capo Rizzuto anni ’70) e quindi, dopo aver girovagato per un poco in mezzo ad un traffico reso sgradevole dallo scarico di vecchi camioncini e motorini si fa marcia indietro, direzione Boukari dall’altro versante dell’isola e anche lui a circa quindici chilometri da Marathias ma direzione nord dove c’è uno dei ristoranti “da non perdere” secondo la guida antidiluviana portata da Flavia. Arrivati ad Argyrades ci inoltriamo in un intrico di strade, quasi tutte con ripide discese che finalmente ci portano a Boukari; sul lungomare dove arriviamo sbucando dalla collina vediamo un grande cartello che recita: Boukari Fresh Fish. C’è diversa gente; i tavoli in prima fila sul mare sono tutti occupati, ma anche dalla seconda fila dove ci sono due tavoli ancora liberi, il mare si vede molto bene. Arriva un incaricato per chiedere cosa vogliamo bere ed esaurita questa fase arriva quello che sembra un proprietario, look diverso da quello dei camerieri per l’ordinazione del cibo. Iniziamo col chiedere il menù ma il tizio oppone un deciso rifiuto dicendoci con un certo piglio che dobbiamo seguirlo in cucina per scegliere il pesce. Io, timidamente, dico che vorrei mangiare carne e lui un poco sdegnato risponde che lì c’è solo pesce. Anche Flavia sembra perplessa ma il tizio non accetta tentennamenti: In cucina svelti marsh !
Da bravi soldatini ubbidienti e senza manette ai polsi seguiamo il nostro carceriere il quale, appena entriamo nella grande cucina, indossa con rapidità dei guanti di lattice. Oddio, non sarà mica per l’ispezione corporale come si vede nei film americani ? No, per fortuna si limita ad aprire dei cassetti dell’obitorio ittico all’interno dei quali cadaveri di pesce di molte varietà giacciono su letti di ghiaccio. Scegliamo due orate da avere alla griglia e cerchiamo di contrattare, ma senza esito, sui contorni che saranno di verdure di stagione assortite ed al massimo, se osserveremo una buona condotta, patate fritte.
Ammetto che il pesce è davvero buono e ben cucinato, l’insalata greca è gustosa e le patate fritte ben dorate ma non è il ristorante che cercavamo perché quello dovrebbe essere specializzato in agnello alla brace. Terminiamo il pranzo con anguria (Karposi) per me e caffè espresso per Flavia servito da Alessandro, il cameriere albanese che sa anche parlare un poco di italiano. Prezzo 31 euro
Il ritorno si snoda su un copione da “Indiana Jones e il labirinto maledetto” un intrico di stradine cieche larghe un metro scarso più della macchina e che portano regolarmente ad abitazioni private. Numerose avventurose marce indietro al buio da brivido estivo. …. Poi provvidenziale vecchietto davanti la porta di casa ci indica una strada in salita e ci riusciamo a riconnettere alla strada principale. Finalmente a casa ormai sul tardi e meritata dormita con accompagnamento grilli ed onde del mare.
30 agosto
Sveglia alle 7,10, prima colazione domestica con banale latte e banali biscotti che però essendo i “petit” sono scritti in greco come si pronunciano “πθί “. Il sole è già bello caldo e ci sbrighiamo ad uscire per girare le strade di Kerkyra/Corfù senza troppo soffrire per il caldo. Avendo constatato una fastidiosa imperfezione nella lente destra degli occhiali mi fermo al Mega Market per cambiarli. Una commessa antipatica e cicciona non mi da speranza se non ho lo scontrino dell’acquisto. Flavia si precipita in macchina e, fortunatamente torna con lo scontrino. Chiamato il direttore nulla osta al cambio degli occhiali. Prendo lo stesso modello che mi incuriosisce in quanto l’etichetta dice essere a protezione totale sia al mare che in alta montagna ma non adatti per guidare….bho !? Inforcate le lenti e constatato che la macchina parte uguale via verso Kerkyra a 45 chilometri verso nord che copriamo in un’ora ed un quarto abbondantini. Parcheggio impossibile nelle strade del centro ma per fortuna nella Esplanade per 3 euro…sosta no limits. Iniziamo il tour dirigendoci verso la vecchia fortezza, anche il mare di Kerkyra/Corfù centro è di un invitante incredibile; siamo in prossimità del porto, sotto la fortezza ma scorgiamo quattro befane che nello specchio d’acqua sotto la fortezza, sono in seduta di talassoterapia con cappellino regolamentare. Le stradine della città vecchia sono molto strette, con scarsissimi balconi ed una interminabile teoria di panni stesi tipo vicoli napoletani, prendo diverse foto e ne rubo anche una ad interessanti affreschi del museo bizantino (no photos no video). Il centro storico fino ad ora pressoché deserto, ad una svolta su una piazzetta svela una nuova prospettiva di strade sempre strette ma stracolme di negozi e negozietti. Qui i turisti sono assolutamente più numerosi dei greci; in prevalenza tedeschi, poi inglesi, simil-olandesi (quelli più con la pelle arrossata dal sole greco) curiosiamo un poco qui e là poi ci lanciamo in una breve sessione di shopping futile e d’utilità; in particolare l’adattatore della spina elettrica da tre a due spine altrimenti il PC è destinato a morire di fame per mancanza d’alimentazione e mitici sandali digomma legga strap ormai introvabili in Italia. Visita alla Chiesa di San Spiridione con mummia in cassa d’argento dotata di sportellino che una volta l’anno si apre per far baciare ai fedeli i piedi mummificati del santo mummificato…. Non siamo fortunati: il periodo non è quello giusto quindi non potrò sapere, per ora, il numero di scarpe di Spiridione. Intanto, però, c’è la coda per baciare le Icone incastonate sulla bara ma io non lo trovo così attraente e resisto all’impulso baciatorio. Fuori della chiesa i fedeli accendono candele votive in aree dedicate; c’è un tempietto di pietra che ospita ceri ed anche una specie di braciere dove si infilano candele poi accese. Mi vengono in mente il replay dei tempietti di Bangkok nelle foto inviateci da Valeria con torme di thailandesi che interrompono lo shopping per depositare fiori….qui ci sono candele. Passano un paio d’ore, basta negozietti, ci regaliamo una sosta per caffè greco ed espresso freddi. Al piano superiore ci sono i bagni dotati uno di una foto a grandezza naturale di un’affascinante bionda in costume adamitico e l’altro con foto di maschione in slip. Sergio entra nella stanza del maschione e soltanto più tardi capisce che il bagno degli uomini era quello con la bionda nuda…il subconscio ? Eccoci all’Esplanade raggiunta chiedendo indicazioni soltanto una volta dove, ripresa l’auto che ha una temperatura interna utile per cuocere l’argilla si riprende senza eccessive difficoltà la strada per Marathias. Arrivati in casa Flavia decide di andarsene sulla spiaggia per un tuffo rinfrescante mentre e Sergio prepara tavola per il pranzo che dovrà ospitare la sua bella insalata greca. Il menù odierno di Flavia prevede una specie di sbobba con zucchine acquose e uova poco strapazzate (il fornello elettrico non ha una grande potenza di fuoco). Lo spirito di sacrificio di Flavia (o la fame?) fa comunque piazza pulita del pappone dando prova di notevole coraggio. Dopo pranzo si va sulla spiaggia. Bagno nel mare con acqua tiepida che oggi ci regala anche cavalloni divertenti. Flavia fa il suo solito sonnellino di circa un’ora mentre io leggo uno dei due gialli di Colin Dexter che mi fanno viaggiare dalle sabbie greche alle nebbie di Wimledon. Al risveglio di Flavia si decide di esplorare la parte di spiaggia non attrezzata e che vediamo pressoché deserta, punteggiata da tende e tendine a notevole distanza le une dalle altre. Purtroppo nel tragitto incrociamo i nostri vicini tedeschi che fanno naturismo e lo spettacolo non è dei migliori in considerazione del fatto che lei viaggia occhio e croce intorno ai 140/150 chili e lui è afflitto da una incurvatura della schiena che non riesce a nascondere il sedere peloso. La spiaggia è praticamente deserta, osserviamo dei ragazzi che si stanno facendo seccare dell’argilla sui corpi nudi. Questa argilla è su tutta la base della collina che fa da sfondo alla spiaggia e una volta bagnata aderisce perfettamente al corpo e si asciuga al sole passando dal grigio scuro a tonalità di grigio argentato. Poi ci si deve tuffare e l’argilla va via rapidamente. Ritorno a casa mentre Flavia rimane sulla spiaggia, scarico foto e continuo la stesura di questi appunti di viaggio. Stasera quasi sicuramente si torna a Boukari dove penso si possano mangiare cozze e calamari da leccarsi i baffi…sarà così ? Ebbene è proprio stato così ! Cozze con “scordo” e molto limone, calamari non ad anellino tenerissimi e fritti leggeri, Flavia ordina della feta al forno che viene servita in una terrina con contorno di pomodori a fette e patate seguita da una buona orata da mezzo chilo che aiutiamo a finire io ed un gatto che sosta accanto alla mia sedia.. Poi frutta lemoncello offerto dalla casa ed estremamente aromatico…totale 44 euro inclusa acqua ed un litro di vino bianco. Il ritorno questa volta è sicuro, senza strade a labirinto e senza sbagliare una sola svolta. Serata tipica, tempo per leggere un poco e poi a letto.
31 agosto
Giornata dedicata al relax dopo l’escursione di ieri. Si torna alla spiaggia di Halikounas dove arriviamo prima del responsabile della spiaggia il quale da giovane greco un poco rosso di capelli deve avere sangue tedesco nelle vene, amore per la birra (a giudicare dallo stomaco) e per il far tardi la sera. Ne approfittiamo per guardarci un poco intorno ed arriviamo ad un’altra insenatura; sorpresa: c’è un cespuglio di more che mi affretto a cogliere e mettere in una bottiglietta di plastica trovata sulla spiaggia e sciacquata in mare. Torniamo all’area attrezzata e ci sistemiamo sulla sabbia. Il tizio si presenta verso un quarto alle undici. Quando ci vede si affretta nel mettere due lettini per i soliti 6 euro a noi e quattro lettini ad un gruppo di italiane che sono all’altra estremità dell’area attrezzata. Evitiamo di farci riconoscere da queste come connazionali perché le intuiamo assai chiacchierone. Molti bagni nell’acqua sempre più tiepida fino alle 13 quando suona la campanella del pranzo….si torna a casa. Pasto tipico con aggiunta di tonno per il mio mix di cetrioli olive peperoni basilico ed aglio. Un poco di feta e, come frutta,le squisite more raccolte stamane vicino la spiaggia. Dopo pranzo Flavia insiste per andare subito alla spiaggia dell’argilla senza sosta ai lettini per esfoliare la nostra pelle segnata dallo smog cittadino ed anche un po’ dall’età. Mentre sono lì a strusciarmi pezzi di argilla sulla pelle vengo avvicinato da un capellone inglese il quale mi spiega che posso ottenere migliori risultati raccogliendo, invece che pezzi di argilla la polvere che è depositata in grande quantità alla base della parete collinare e metterla in un contenitore con aggiunta di acqua ottenendo una vera e propria crema di bellezza. Seguo il suo consiglio prendendo una bottiglia di plastica tagliandola a metà con il coltello che porto sempre con me tranne nella cabina dell’aereo e preparando quindi l’impasto. Esfoliazione riuscita: pelle liscia come la seta. Tornati a casa e finita toletta usciamo per un supplemento di spesa nel supermarket per turisti e cena in taverna. Dopo aver constatato la scarsa affluenza alle taverne vicine ci dirigiamo nuovamente a Boukari alla ricerca di quella che cucina carne allo spiedo. Passiamo veloci davanti alla taverna degli ultimi due giorni visti dal cameriere albanese che ci saluta cordialmente. La nuova taverna è sempre in riva al mare ma molto più affollata di qualunque altra vista sino ad ora. Un buon biglietto da visita ma, nonostante nel menù la carne ci sia veniamo “costretti” a mangiare ancora pesce,come resistere a calamari appena pescati e gavros idem ? In realtà sono ancora più buoni di quelli mangiati l’altra sera. L’antipasto è a base di Feta al forno molto buona, seguono dolci al miele, Ouzo on the rock per me e caffè espresso per Flavia….35 euro. Mentre eravamo a tavola mi raggiunge una nuvola d’odore che capisco provenire dal tavolo dove siede una coppia inglese di mezz’età. Dopo cena loro ci rivolgono la parola e li scopriamo profumatissimi abitanti di Edimburgo… Una gradevole conversazione punteggiata dalle meravigliate esclamazioni di Richard (lei si chiama Maureen) che non vuole credere che noi arriviamo in Grecia senza aver già prenotato dove dormire. Dopo cena escursione a Petriti, paese sempre sulla costa ma leggermente più a nord. E’ uno dei luoghi tipici segnalati dall’antica guida di Flavia…troviamo musica ma solo per stranieri niente di caratteristico e paesano quindi, vista l’ora, si torna a dormire, domani è in programma una nuova escursione.
1 settembre
Sveglia abbastanza presto seguita da una rapida colazione, doccia poi via verso il grande nord dell’isola….obiettivo le fortificazioni di Angelocastro ed i paesi di mare più turistici lungo il percorso. Le strade di questo tour in alcuni punti diventano veri e propri viottoli ma ormai la guida greca mi è entrata in circolo e non ho alcun timore nel passare a tre /due centimetri dalle vetture che provengono in direzione opposta. I panorami che ci regalano le improvvise svolte sono veramente belli ma anche visti così da lontano si capisce che posti come PaleoKastrisa, che ammiriamo da un mega albergo che si chiama con nome poco greco Golden Fox con terrazze e swimming pool circolare, non incarnano l’ idea di turismo che pratichiamo in Grecia bensì quello del turismo massificato : lettini gomito a gomito, alberghi alveare, su e giù di barche….orrore ! La fortezza di Angelocastro che raggiungiamo dopo aver parcheggiato ai suoi piedi, pagato un ingresso di 4 euro ciascuno ed esserci inerpicati per un ripido viottolo non tradisce le aspettative. Veramente suggestiva questa fortezza che domina da quasi mille anni le baie sottostanti ed i punti di accesso alla costa. Foto a non finire e riflessioni su come doveva essere la vita dei soldati e dei civili di stanza nella fortezza. Sulla via del ritorno che non presenta difficoltà superiori a quelle dell’andata facciamo sosta a Gialiskari Beach, altra località segnalata dalle guide, dove prendiamo un bel bagno rinfrescante. Il luogo non invita a sosta mangereccia ragion per cui senza neanche far asciugare i costumi saliamo in macchina ed in meno di un’ora siamo di nuovo a casa per un pranzo economico e salutare a base di uova, cetrioli peperoni feta olive pinoli birra e vino retsina. Il pomeriggio passa sdraiati a leggere e farsi asciugare l’argilla, spalmata come da suggerimento dell’esperto esperto inglese. Flavia si rilassa scrivendo appunti per il suo intervento alla conferenza sull’epatite in programma ad ottobre e Sergio si lascia andare ad un pigrare senza fine condito da succose letture. La strada del ritorno verso lo studio è nuovamente funestata dalla visione “nature” dei nostri vicini di casa tedeschi da me soprannominati Adamo ed Eva per il loro indulgere in un naturismo estremo. Lei dovrebbe essere aumentata di peso nel frattempo ed esonda dall’ombrellone: prendiamo nota che hanno un lettino ergonomico che permette di alzarsi senza sforzo; lui somiglia sempre più a Ferdinando Rey ma ha un’espressione triste e sconsolata che lo fa stare sempre un poco più ingobbito. Per la cena ci comportiamo da veri abitudinari e torniamo a Boukari nella taverna di ieri dove sono deciso a consumare il mio primo piatto di carne. Il menù alla fine vedrà cozze per me verdure bollite per Flavia, poi triglie per lei e gyros pita per me (una specie di kebab che non mi lascia pienamente soddisfatto), inoltre due dolci yogurt e miele…L’ultima parte della serata trascorre in lunghe chiacchiere con la coppia di Edimburgo. Ritorno a casa ed a nanna presto. Domattina si va a vedere l’Achilleion, residenza di Sissi imperatrice d’Austria ed Ungheria.
2 settembre
Sveglia come al solito poco dopo le sette con il sole che si affaccia dalle colline davanti la casa. Colazione frugale (latte e biscotti) e via in macchina per andare all’Achilleion, la residenza fattasi costruire da Elisabetta (Sissi) innamorata del luogo dove era riuscita a guarire dalla tisi ed aveva trascorso la convalescenza nella villa di proprietà di un conte austriaco poi demolita e fatta ricostruire nell’attuale Achilleion. Arriviamo rapidamente, siamo a dieci chilometri da Kerkyra/Corfù ma la parte di strada più trafficata è tutta dopo il bivio per la residenza imperiale. Cè una folla incredibile già alle nove di mattina e quindi parcheggio strategicamente davanti a un pullman lontano un centinaio di metri dal cancello d’ingresso. L’entrata richiede un esborso di 7 euro a testa, costo elevato per gli standard greci ma qui siamo in Austria Ungheria. Il palazzo spicca imponente e bianco, più imponente di come lo immaginavo. Molto bello con un mix di gusto neoclassico e già figurativamente proiettato nel primo Novecento con ulteriori richiami, al suo interno allo stile pompeiano. La visita avviene tra sciami di decinaia e decinaia di turisti, tutti a fotografare e farsi fotografare. Ci voleva un video per immortalare ciccione tatuate abbracciate a statue delle muse o cretini adulti con telefonino attaccati ai polpacci di Achille. A propostio di Achille, vi sono due grandi statue che colpiscono l’immaginazione per l’evidente dicotomia tra l’Achille morente, voluto da una romantica Sissi e l’Achille vittorioso voluto da un arrogante Guglielmo II di Prussia. Visitiamo i giardini, i saloni interni ammirando i mobili, gli ornamenti ma anche la capacità di regalarsi spazi semplici ed allo stesso sontuosi quali il salone delle feste. L’uscita avviene a passo veloce per sottrarsi al caos di pullman che non riescono più a passare; il mio parcheggio strategico risulta vittorioso in quanto riesco a portare la mia Ibiza fuori dal caos con una semplice manovra di sottosterzo. Appena in tempo, alle mie spalle un pullman che vuole superare la fila di altri pullman fermi crea il classico tappo muso a muso con le macchine che arrivano in senssenso opposto. La giornata è come sempre calda ed illuminata dal sole; non si può rinunciare alla spiaggia quindi via in direzione di Halikounas che oggi, stranamente, risulta più affollata degli altri giorni…affollamento sempre relativo, ovviamente. Sulla strada del ritorno trovo un distributore dal sole verde che mette la benzina senza piombo soltanto (si fa per dire) 1,70 al litro e la super senza piombo 1,85. Faccio il pieno di benzina per 55 euro in quanto se alla Hertz porto la macchina con meno dei 7/8 di benzina trovati all’inizio del noleggio non solo pago per la benzina mancante ma si prendono anche 14 euro di rimborso per il disturbo. Ad Argyrades ci fermiamo per comprare un altro quartino d’olio d’oliva ma il supermarket per turisti ha finito le piccole confezioni. Comprare un litro d’olio per due soli pasti da consumare ci sembra eccessivo ed allora Flavia ha l’idea di comprarlo in un negozio di souvenir che abbiamo visto sulla strada di casa. Così accade e torniamo a casa con una piccola bottiglietta con scritto “olio di Marathias”. Quest’olio forse a Marathias piaceva ma a noi decisamente no. Secondo me è un oliaccio di scarto preparato proprio per turisti nordeuropei che l’olio di oliva l’hanno visto solo nei depliants delle vacanze. Comunque di necessità si fa virtù e la mia insalata viene bagnata dall’olio di Marathias. Dopo pranzo ci si reca a prendere l’ormai solito bagno all’argilla. Oggi anche questa spiaggia è più affollata degli altri giorni, per fortuna da persone amanti della natura. In particolare una donna con cappello da cow boy dopo essersi rivestita per andare via ha aperto una busta di plastica ed ha iniziato a raccogliere i rifiuti di plastica che, seppur non numerosi imbruttiscono la spiaggia. Domani la imiteremo Lunghi bagni molto divertenti tra insoliti cavalloni ma il vento oggi pomeriggio è teso e non da tregua, usciti dall’acqua ci si insabbia in un istante. Ritorno a casa, doccia e decisione ferma: stasera si cambia taverna per andare qui vicino;stanchi di tanti chilometri fatti in macchina fino ad ora. Taverna vicina non c’è ancora nessuno nonostante sia venerdì sera e quindi, verificato che la decisione non è così ferma, ci dirigiamo di nuovo a Boukari dove incontriamo di nuovo i simpatici edimburghesi e mangiamo Flavia insalata di melanzane e pesce mentre io mangio gavros freschi e fritti. Dopo aver salutato gli amici scozzesi ce ne torniamo a casa regalandoci due chiacchiere sulla veranda condite con Ouzo on the rock.
3 settembre
L’ultimo giorno a Corfù, nelle mie intenzioni, deve essere di assoluto relax. Ho guidato abbastanza a lungo e tutti i giorni per questa isola dalle strade strette e tutte curve (complessivamente intorno agli 800 chilometri) non procurando neanche un piccolissimo graffio alla macchina e non è stata impresa facile. La mattinata trascorre spalmati sulla spiaggia dell’argilla un poco più affollata (per fortuna piacevolmente) degli altri giorni. I nostri vicini Adamo ed Eva, passano molto tempo in acqua sottraendosi a visioni sempre più agghiaccianti. Dopo l’abituale pranzo domestico a base di verdure olive e tonno (Flavia si è cucinata zucchine lesse ed uovo sodo perché si sono affacciati i suoi problemi di digestione causa sformato di melanzane con “scordo” mangiato la sera prima) torno alla spiaggia dell’argilla, sempre affollata più della media. mentre Flavia mette un poco in ordine la stanza Ritorno a casa ormai verso sera, doccia e preparazione bagagli…domani si parte. Rapida puntata al Mega Market per prelievo bancomat, poi ritorno verso casa con sosta finalmente alla Taverna Paradise, sulla strada di casa vista abbastanza frequentata già mentre passavamo. Cena con carne (Stifado per Flavia con contorno di cipolle cotte che mi passa interamente e Bisteka per me consistente in due polpette molto condite di spezie e prezzemolo con contorno di patate lesse). Tavolata a fianco con tedeschi ex vicini di lettino, hanno ospiti due donne greche che parlano un tedesco fluente; imparo il termine usato per dire cane in greco “skillo” e lo skillino che mi scodinzola vicino si guadagna qualche pezzetto di bisteka. Conto tra i meno costosi della vacanza: 25 euro che includono acqua vino di due tipi, birra, frutta e liquore Bicchierino di Uzo per veloce saluto a Marathias e poi a letto.
4 settembre
La sveglia, impietosa, ci chiama alle sei. Chiusi del tutto i bagagli alle 6,40 via verso la capitale dove arriviamo alle 7,30, riconsegnata macchina a simpatica impiegata della Hertz ci si avvia al chek in per fortuna rapido e senza coda. L’attesa è allietata da una curiosa conversazione carpita a due coppie omosessuali e da un giretto nella zona del free shop. Ore 8,30 apre il gate della Blu Express ed alle 9 in punto l’aereo rolla sulla pista direzione Roma. Un saluto a Corfù.