Corfù: ci aspettavamo di più…
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Abbiamo fatto solo una settimana, dal 7 al 14 agosto, i giorni diciamo che sono stati obbligati, in quanto erano gli unici due giorni in cui c’era disponibilità del volo diretto da Milano, perché io non avevo alcuna intenzione di fare il viaggio della speranza in aereo con scalo ad Atene e totale di oltre 8 ore di viaggio e neppure in traghetto, 26 ore da Venezia senza neppure la certezza di una sedia su cui sedersi! Per carità!
Giorno 1
Siamo partiti all’alba del 7 e siamo arrivati puntuali alle 9 del mattino ora corfiota. Diciamo che il primo impatto con l’isola non è stato un granché. Già dall’aereo non mi sembrava poi così fantastica (come avevo letto nei tanti diari qui sul sito) e ciò è stato confermato con il tragitto in taxi per l’albergo. Parentesi sul taxi: il nostro albergo ce lo offriva a 25 euro, io che sono una testa dura, non l’ho voluto perché speravo di arrangiarmi coi mezzi, alla fine abbiamo rinunciato e preso un taxi all’aeroporto che ci è costato 35 euro! Al ritorno senza alcun dubbio abbiamo prenotato con l’albergo. Abbiamo alloggiato alla Bella Vista Hotel di Benitses. Sicuramente sulla sistemazione non ho niente da dire. Noi abbiamo preso un appartamentino; era pulito e in ordine, arredato bene e originale. Il personale dell’albergo è sempre stato ultra gentile e inoltre c’è una ragazza, Athina, che parla italiano, per cui anche per i monolingua italiani non c’è problema. La camera ovviamente ce l’hanno data nel pomeriggio, per cui dalle 10 alle 14 abbiamo mangiato e fatto due passi per Benitses. Di nuovo, la prima impressione di Corfù è stata a dir poco orrenda: Benitses è un paesotto dove almeno un terzo dei fabbricati sono abbandonati e cadenti. Tenendo conto che è un posto turistico, sinceramente non me l’aspettavo. Abbiamo seguito un cartello che indicava “villaggio vecchio”, ma sinceramente non siamo riusciti a trovarlo, o forse per vecchio intendevano tutti quelle case iniziate e mai finite… Dopo aver preso la stanza e fatto un riposino siamo andati a noleggiare il motorino e a farci un bagno. Il motorino l’abbiamo noleggiato da Spyros, noleggiatore a due passi dal nostro albergo, che parla solo inglese. Abbiamo preso un Kymco 125 per 20 euro al giorno. Poi siamo andati a farci il bagno nella spiaggetta lì davanti, mare indubbiamente molto pulito. Piccolo particolare, la moto non l’avevano lì e il mio moroso è andato con lo stesso Spyros a ritirarla a Moraitika (paese a 5 km) su un’Aprilia nuova di zecca, ovviamente senza casco… ho temuto che non tornasse… La sera abbiamo cenato in un ristorante sul mare sulla strada per Moraitika, il nome era, strano, No name. Abbiamo mangiato un ottimo moussaka e un pesce fresco appena pescato, che la cameriera ci ha addirittura fatto scegliere tra altri quattro o cinque. Peccato che il menù però non prevedesse nessun dolce… ma almeno ci hanno portato gratuitamente una fetta di anguria.
Giorno 2
Il lunedì, seguendo i consigli della collega di Spyros che mi aveva segnato sulla cartina le destinazioni migliori, siamo andati col nostro bel motorino a Issos Beach. C’è da dire che le strade a Corfù non sono un granché (un po’ come da noi) e la segnaletica stradale nemmeno, infatti numerose volte ci siano persi sbagliando ai bivi. Prima di arrivare alla meta finale abbiamo fatto una tappa a Chlomos, villaggetto arroccato, probabilmente l’unico vagamente tipico, anch’esso comunque pieno di sporcizia, tetti di lamiera e case cominciate e mai terminate. In ogni caso merita. Alla fine siamo arrivati a Issos: una spiaggiona di sabbia enorme, quasi stile americano. Mare sempre molto bello e pulito; c’erano un sacco di pesciolini che ti giravano in giro e ti mordevano pure! Lasciando Issos, disgraziatamente è successo ciò che io temevo di più: alla prima curva la ruota posteriore del motorino è partita per la tangente e noi siamo finiti rovinosamente sull’asfalto. Sarà che io me le tiro le cose, perché ad ogni curva mi vedevo per terra… fatto sta che alla fine è successo. Non ci siamo fatti praticamente nulla, io due spelature sulla gamba e il moroso una sul piede, ma tant’è che a me ha segnato: la moto mi sono categoricamente rifiutata di riutilizzarla, giusto per tornare a casa, e alla fine siamo tornati mesti da Spyros e abbiamo preso un quad allo stesso prezzo (più 30 euro per il bauletto che abbiamo rotto nella caduta). Quad che però era un 50 cc e che si sarebbe rilevato terribilmente lento… La giornata ovviamente è proseguita con me a letto che mi rifiutavo di uscire. Alla fine siamo ritornati solo alla spiaggetta davanti all’albergo, senza che io facessi il bagno perché temevo il dolore che il sale che mi avrebbe provocato entrando in contatto con la spelatura. Ma sapevo che prima o poi l’avrei dovuto affrontare…
Giorno 3
In stato di shock e con una caviglia e una gamba dolorante, sul nostro fiammante e lentissimo quad siamo andati a visitare l’Achilleion, l’unico vero motivo per cui io volevo venire a Corfù. C’è da dire che, se tutto sommato dove eravamo noi né i ristoranti né le spiagge fossero super affollati, sembrava proprio che tutto il mondo fosse all’Achilleion. Sarà che forse è anche l’unica vera attrazione dell’isola. Il palazzo è bello, il giardino pure, ma c’era decisamente troppa gente per poterselo godere. Probabilmente avremmo dovuto andarci sul tardi. In ogni caso, mi domando cosa la mia venerata Sissi ci trovasse in Corfù, visto che più ci muovevamo, più notavamo lo sporco e l’abbandono generale che contraddistingue l’isola; diciamocela tutta, mi sentivo un po’ a casa: “italiani e greci: due facce una razza”, non è questo che si dice sempre? Direi che è vero. In ogni caso, chi lo sa, magari duecento anni fa era veramente una perla, prima che l’edilizia selvaggia e “la modernità” prendessero il sopravvento. Dopo l’Achilleion la destinazione doveva essere Pelekas e il Kaiser Throne. Ovviamente abbiamo sbagliato un bivio e siamo finiti ad Agios Gordis, altra immensa spiaggiona, dove per arrivarci bisogna fare una terribile discesa (che poi sarebbe diventata terribile salita per il nostro quad). Non abbiamo fatto il bagno, ma solo mangiato in un ristorante che dava sulla spiaggia delle ottime sardine fritte per soli 7 euro! Dopo mangiato siamo alla fine andati a Pelekas e al Kaiser Throne. Pelekas avrebbe dovuto essere un altro bel villaggio, sinceramente dal mio punto di vista non aveva niente che meritasse di essere fotografato. Su al punto panoramico effettivamente il panorama è molto bello, peccato che comunque il tutto non sia tenuto e ci sia la solita sporcizia dappertutto. Scesi dal Kaiser Throne siamo andati a fare il bagno in una spiaggia sotto Pelekas, raggiungibile ancora una volta dopo una discesa tremenda (io temevo costantemente che il nostro super mezzo decidesse improvvisamente di non frenare più). Ovviamente come immaginavo, il sale ha fatto il suo effetto: il mio bagno è durato poco e le sofferenze sono state tante. La sera abbiamo cenato in un ristorante, Kaiser Bridge (sulla strada verso l’Achilleion da Benitses), la cui particolarità è quella di avere un pontile a picco sul mare, unico motivo infatti per cui abbiamo voluto mangiare lì. Abbiamo preso gli spaghetti con gli scampi, buoni, e i pesciolini fritti. E alla fine un superbo yogurt con miele, altro mio motivo per andare a Corfù!
Giorno 4
Nononostante le mie paure e il fatto che obiettivamente il quad non sembrava un mezzo per fare lunghe distanze, il mercoledì abbiamo deciso di andare al nord, al Canal d’amour. Dopo 40 km in due ore e passa, siamo arrivati che vibravo tutta e con nostra somma delusione, dopo tutta quella fatica, c’era un vento che portava via e il bagno era impossibile farlo. Abbiamo solo fatto qualche foto, con grande difficoltà dato il vento. Indubbiamente, però, era un bel posto e sarebbe stato bello fare il bagno… l’acqua era di un azzurro limpido. Abbiamo pranzato a Sidari (lì vicino), altro paese senza arte né parte, dove gli unici negozi invece di vendere cose tipiche vendono solo stuoini e infradito. Comunque abbiamo mangiato un “kebab del pescatore”, che altro non è che un fritto misto, molto buono, per 10 euro circa. Abbiamo quindi deciso di tornarcene verso casa, nella speranza che sulla nostra costa ci fosse meno vento. Al ritorno ci siamo fermati a Pontikonissi, dove c’è una chiesetta in mare collegata alla terraferma da una striscia di terra. Lì è veramente molto bello, un posto decisamente da foto! Inoltre, è ai piedi della pista di atterraggio dell’aeroporto, per cui abbiamo passato una buona ora a fotografare gli aerei che ci passano sulla testa, davvero emozionante! Ciliegina sulla torta di Pontikonissi è la presenza di Starbucks in cima alla collinetta, dove si ha una bella vista della chiesa e anche degli aerei in atterraggio.
Giorno 5
Oramai ci era chiaro che Corfù non sarebbe stata assolutamente nulla di eccezionale. Probabilmente avevamo delle aspettative troppo elevate, mi aspettavo un’altra Santorini, ma di Santorini ce n’è una sola. Corfù era solamente tanto verde, tanti ulivi (e pochi negozi che ti vendono olio e olive), tante case ed edifici abbandonati e tanta sporcizia. L’avevamo capito e ce n’eravamo fatti una ragione, sicuramente però, almeno il mare era molto bello dappertutto, per cui abbandonata l’idea di vedere dei posti, dei bei villaggi tipici, ci siamo concentrati sulla ricerca della spiaggia più bella.
Siamo partiti quindi in direzione Mirtiotissa, che avevo letto in un qualche diario di viaggio che era molto bella. Sapevo anche che era per gay e nudisti, ma va beh. Altra discesa da paura e ci siamo arrivati. È una spiaggia relativamente piccola, con il mare terribilmente gelido. Nonostante tutto, c’era un banchetto che fungeva da bar e un altro che vendeva il miele – il primo posto finalmente che vendeva qualcosa di tipico! Effettivamente era una spiaggia per nudisti e noi con i nostri bei costumini ci sentivamo un po’ a disagio, per cui alla fine, dato che l’acqua era comunque terribilmente gelida, siamo andati via. Siamo andati a Ermones, dove il vento era piuttosto freddo e probabilmente anche l’acqua, così abbiamo solo pranzato e poi siamo andati via. In ogni caso, la spiaggia di Ermones non aveva nulla da invidiare alla spiaggia del Kaiser Bridge. Siamo tornati a casa relativamente presto perché la sera avevamo finalmente deciso di andare a visitare Corfù città. Diciamo in realtà che io avevo infine ceduto al moroso e gli avevo concesso di portarmi di sera e sul quad a 15 km di distanza, nonostante tutte le mie paure. Siamo arrivati a Corfù alle 19:30, ora precisa in cui non si può più salire sulla vecchia fortezza ovviamente. Così abbiamo solo fatto un giretto e scattato qualche foto. Poi ci siamo addentrati nelle viuzze del centro che strabordavano di gente, sembrava che tutta l’isola e tutti i turisti fossero lì. E lì finalmente ho trovato i negozietti di souvenir tipici che tanto cercavamo: sapone, marmellata, olio, miele, spugne, ciabatte tipiche… altro che ombrelloni e asciugamani! Come nel resto dell’isola, i palazzi non sono tenuti benissimo… se i quelli del centro fossero tenuti bene o ristrutturati sarebbero uno splendore. Alla fine siamo a goderci anche un tramonto dietro le montagne, visto che purtroppo la mia paura e il nostro quad non ci avrebbero permesso di godercelo sul mare sulla costa ovest dell’isola. Abbiamo cenato, comprato un paio di cosette e alla fine siamo tornati sani e salvi a Benitses.
Giorno 6
Siccome ancora una volta avevo letto nei diari che Paxos era un’isola fantastica, abbiamo prenotato per il venerdì una crociera: non l’avessimo mai fatto. Già a me le crociere non piacciono, e avrei dovuto seguire quest’istinto, perché sinceramente non abbiamo visto nulla. Avremmo fatto meglio ad andarci per conto nostro. Tanto più che io mi ero pure presa un raffreddore pazzesco, per cui per me è stato anche un viaggio piuttosto problematico. Ci sono venuti a prendere col pullman alle 8 all’albergo e siamo partiti da Corfù alle 9. Io pensavo e speravo che la traversata sarebbe durata un’oretta, due. Mi sbagliavo di grosso. Complice anche il mio raffreddore, ho passato il tempo a sperare di non vomitare e a cercare l’ombra, perché il sole peggiorava il mio stato fisico. Con la nave ci siamo infilati in un paio di grotte e abbiamo pure fatto il bagno in alto mare, quando, finalmente per il mio stomaco, alle ore 13 abbiamo attraccato a Paxos. In sintesi abbiamo appena fatto in tempo a trovare un ristorante dove ci fosse un misero tavolo per due libero per mangiare una misera omelette, che era già ora di ritornare a bordo. Ciò che abbiamo intravisto comunque sembrava bello, il paesino era carino, meglio tenuto di tutti gli altri che abbiamo visto. Il mare era limpido e molto bello. Ci sarebbe piaciuto fare il bagno, ma avendo mangiato alle 14 e dovendo tornare alla nave per le 16:30, alla fine abbiamo rinunciato. In sintesi abbiamo passato più tempo sul traghetto che sulla terraferma. Decisamente non ne vale assolutamente la pena, mai più una crociera, di qualunque tipo essa sia.
Giorno 7
Le nostre ultime 24 ore a Corfù. Abbiamo deciso di andare alla spiaggia di Paleokastritsa. Ci mettiamo la solita oretta per 20 km, ma alla fine ci arriviamo. L’acqua anche qui è molto bella, non è caldissima, ma nemmeno gelata. Mangiamo il nostro ultimo “kebab del pescatore”, questa volta una spiedino di pesce e ritorniamo verso casa per riandare a Pontikonissi a fotografare gli aerei e per riuscire a fare un ultimo bagno alla spiaggia del Kaiser Bridge. Alle 18:30, puntuali come due orologi svizzeri, mestamente abbiamo riconsegnato il quad. L’ultima cena l’abbiamo fatta in centro a Benitses, gustandoci l’ultimo fritto di pesce e l’ultimo yogurt con miele. Nonostante la caduta, il raffreddore, la lentezza del quad e tutto il resto, la malinconia nella consapevolezza che la vacanza è finita e bisogna ritornare a casa c’è e si fa sentire.
In conclusione possiamo dire che Corfù non è stata come ce l’aspettavamo, non è assolutamente un paradiso, è sporca e mal tenuta. Ciononostante il cibo è ottimo, il mare molto bello e la gente molto gentile. Diciamo che una visita la vale, ma non credo che ci ritorneremo molto presto!