Copenhagen, Gotland, Stoccolma
In 10 min facciamo il check-in, ho tutto il tempo per farmi venire mille ansie e paranoie sul volo, sull’aereo, sul decollo, sull’atterraggio, su.. Su.. ‘Perchè mi hai trascinata su questo aereo?!’.
L’aereo parte alle 18:40 – arrivo previsto a Copenhagen attorno alle 22. Per il volo mi sono fatta di goccine, non ho dormito comunque un casso. Le goccine hanno fatto effetto invece durante la stessa notte passata all’aereoporto allungati su poltrone di pelle nera. Ho dormito quasi comoda.
La mattina dopo attorno alle 11 prendiamo un treno fino al centro della città. Non abbiamo prenotato nessun posto in cui dormire. Abbiamo letto le settimane precedenti il viaggio una buona guida sulla Scandinavia della Routard appuntando qualcosa qua e la su di un quadernetto verde. Fra le cose segnate c’è quella come arrivati a copenhagen di rivolgeri, per reperire qualsiasi informazione, a > (Huset, www.Useit.Dk, Radhusstraede 13) un ufficio situato in una specie di centro culturale che da tutte le infos aggratis su ostelli, camere disponibili, telefonate per prenotare dove dormire, bici, musei, accesso a internet, bacheca annunci per alloggi e per autostop, depliant su tutto e di più), ci si può anche fermare per leggere qualcosa, scrivere, poggiare le borse. Eppoi è un posto dove andare comunque perchè rende l’atmosfera e lo spirito della città. Troviamo un bed&breakfast da un certo Stig Facciaculo.
Dislocate per la città ci sono delle bici messe a disposizione per chiunque, con 20 corone apri il lucchetto, ci giri per tutta la città fin quando ti serve poi la lasci in uno degli stand che si trovano in giro per la città, recuperi i soldi e te ne vai.
Giriamo questi giorni per copenhagen così, spostandoci in bici e sperando di trovarne altre disponibili per il ritorno.
Vediamo la famosa sirenetta che sembra in piena depressione, triste, rannicchiata poi giriamo per Nyhavn una via pedonale del centro, ex-ritrovo di marinai, in riva ad un canale della città con barche ormeggiate. Un posto dall’atmosfera decisamente turistico-retrò.
Trascorriamo una giornata intera a Christiania, questa cittadella libera e autogestita all’interno della città di Copenhagen, un luogo che sembra lontano da ogni altro posto, immerso nel verde, casette colorate che danno sul lago, cani e bambini, e un disordine piacevole e caldo. Ci sono giovani, bambini, famiglie e non ci stanno poi così male! Christiania si estende in un intrico di strade e vicoli di ghiaia, magazzini vuoti, botteghe di artisti, baracche di legno, baretti. Vietata l’automobile. Eppoi è qui che è stata creata la famosa ‘bici Christiania’. Nella cucina di RogenStedet c’è un’aria famigliare, piacevole, informale, ci stiamo così comodi che ci torniamo anche la sera successiva, dal ritorno dal Louisiana Museum, per mangiare qualcosa di caldo e veggie! Aspettiamo che si freddi la zuppa e diamo un’occhiata alla guida sulla svezia della Lonely Planet, guida che fa davvero schifo: info poi smentite sul posto, nessuna informazione davvero utile, si limita a fare un elenco dei musei della città, nessun commento su cosa valga la pena vedere e cosa tralasciare.. Etc ma tant’è sono queste le info di cui disponiamo e dobbiamo cercare per domani il modo per lasciare copenhagen e la danimarca per arrivare in svezia e da lì andare diretti nelle isole Gotland. Mentre mangiamo prendiamo nota delle possibili soluzioni. Restiamo ancora un altro pò a goderci il clima rilassato e la musica reggaereggaereggae di sottofondo, dispiace un casino lasciare copenhagen, lasciare quel rifugio.. Inizia a piovere, ci facciamo 20 minuti bici e altri 15 a piedi fino a casa.
Piccolo passo indietro e due parole sul Luoisiana Museum mecca dell’arte moderna mondiale in ogni sua espressione e provenianza. (da Cph treno direzione Helsingor, fermata Humleak. Www.Louisiana.Dk) Lunghe gallerie di vetri si succedono ntorno ad un parco che si affaccia sul mare. Fra le altre moltissime opere esposte: alcune statue di Heerup, raccolta di Giacometti, dipinti, schizzi, sculture, Max Ernst, Jopan Mirò, Calder..
Un museo eccezionale, perfettamente armonizzato con l’ambiante attorno. Si sale, si scende, si esce, si rientra, le sale si protendono fuori, avvolgono un gruppo di alberi, si tuffano giù fra le onde.. Natura e arte finemente accostate e compenetrate ma anche contrapposte nell’essenza. Bello buttarsi sulle distese verdi che digradano verso il mare, sedersi sulle sdraio poste sul prato prendendo un caffè, sdraiarsi sull’erba e guardare il mare ai propri piedi. Ci sono anche laboratori d’arte in cui smollare i pargoli e godersi una giornata d’arte liberata.
Dicevamo.. Come lasciare copenhagen? La mattina dopo ci svegliamo tardi e lasciamo la casa con le borse e tutto il resto solo verso l’una. Stig Facciaaculo era lì che fremeva per la voglia di vederci andar via. Ci dirigiamo nella stazione di Osterport e chiediamo come poter arrivare alle isole Gotland. Perfetto! C’è un treno che parte fra 5 minuti per Vaxjo, a Vaxjo c’è un autobus per Oskarshamn e da lì un traghetto fino a Visby. Arriviamo nell’isola alle 24 senza avere idea circa dove dormire. [tralascio l’incontro anomalo col tipo in porche bianca]. Dormire all’aperto fuori dal terminal del porto, sotto la pioggia in ottobre in svezia, bhe.. Ecco questo ce lo potevamo anche evitare.. Non ce lo siamo evitati! 🙁 Non fa niente, siamo dove volevamo arrivare: le isole Goltland! un posto che ha tutto quello che può desiderare un nordico in vacanza: coste frastagliate, paesaggi sereni e piani, pianori calcarei con le raukar modellate dal mare. Insomma, un paesaggio nordico in tutto e per tutto! E noi siamo a Visby una cittadina anseatica con case rannicchiate fra i vicoli, cinta muraria e bastioni. Un dedalo di viuzze dal tracciato medioevale: un cortile, uno scorcio fino al mare, prati verdissimi, un caffè in un posticino, la biblioteca hi-tech di cui siamo diventati utenti fino al 2007 con tanto di tessera elettronica personalizzata[!], i fiori e le candele ad ogni finestra, il mare davanti, il profondo nord come ce lo si aspetta. Affittiamo una golf strapazzata e vecchia per 1 giorno e 1/2 per poter girare per gli altri villaggi dell’isola, per vedere le pietre ruriche, per vedere le chiesette. A Klimtenahmn c’è sole, ci sono i cigni, c’è un ponte in legno, c’è il mare, tiriamo i sassi in acqua e giochiamo alla Capoeira sul prato. Bellissima la spiaggia della costa est, il mare nero, alberi altissimi dalle foglie giallorosse, sterpaglia e rocce, le famose raukar, modellate dal mare come sculture ritorte, ricurve, levigate: un paesaggio lunare, sospeso nel silenzio di km e km di terra attorno disabitata.
Oltre alla notte all’aperto fuori dal terminal del porto cambiamo in 3 giorni due posti in cui dormire. Lasciamo le Gotland alla volta di stoccolma. Sveglia alle 5 di mattina, trasciniamo i trolley sul selciato di visby facendo più casino possibile poi traghetto, autobus ed eccoci nella capitale svedese: Stoccolma. Anche qui la prima cosa a cui ci dedichiamo è la ricerca di un posto in cui dormire. Stavolta non troviamo nulla se non un ostello in via Klaranorra in una camera con sei posti letto, senza finestra e alla modica cifra di 30 eurix a testa circa (che per un tale e tanto ostello è una porca cifra!). Stoccolma è freddissima. In città non ci sono più posti letto né in albergo, né ostello, né affittacamere! Dicono che il fine settimana succede spesso. Siamo stanchi e un pò sul depresso, a saperlo ce ne saremmo rimasti un giorno in più a copenhagen o a visby. Già a saperlo! Il pomeriggio e la serata passano un pò così, troviamo un posticino vegetariano in Gamlastan in cui facciamo pranzo nel pomeriggio ed in cui ritorniamo per la cena.
Il giorno dopo ce ne andiamo in Skeppsholmen (‘holmen’ vuol dire isola) al Moderna Museet (www.Modernamuseet.Se): bellissimo anche questo museo, bellissima la costruzione hi-tech, bellissima la mostra stabile al piano terra suddivisa in tre sezioni: TIME 1900-40, THE FUTURE 1940-70 –> 1. Pop art and minimalism, 2. The post war-era between and despair, NOW 1970 –> Metropolis I. Scepticism and resistance, Metropolis II. Speed, beautiful machenes and vidsionary architecture. Opere di matisse, picasso, pollock, fautrier, fontana, mirò, dalì, munch, balla, warhol (presente anche col terribile film ‘Chealsea Girls’), giacometti, magritte, de chirico, dechamp, modilgiani, Braque, Mondrian, Kandinsky etc.. Potrei continuare per ancora un bel pò, tantissime opere completate dalle proiezioni de ‘l’età dell’oro’, ‘un cane andaluso’, ‘metropolis’, ‘tempi moderni’.., 5000mq di area espositiva. Stiamo quasi 4 ore facciamo anche un rapido salto al museo dell’architettura e troviamo un idea da sviluppare per una costruzione a blocchi con funzione mobile letto. serata in Sodermalm in posto pieno di ristoranti pub etc, mangiamo da Chutney un posto carino, che ci piace, tanto che partono tremila idee e pensieri e desideri di tirarlo avanti noi un posto così.
Abbiamo girato 2 giorni Stoccolma sempre e solo a piedi. Qunato avremo camminato? Abbiamo litigato con una troia che è passata davanti a tutti per fare il biglietto dell’autobus, poi via all’aereoporto. Annotazione per chi è sovente prendere aerei: al chek-in dei bagagli a mano ci hanno fatto aprire lo zaino e ci hanno fatto buttare via una forchetta che avevamo lasciato dentro. A volo finito, quando disfiamo le borse troviamo sempre nello stesso zainetto un coltello che avevamo dimenticato lì! Ecco, il metaldetector manco se lo è filato questo coltello da cucina in metallo! Buono a sapersi vero? Cmq una volti arrivati all’aereoporto di bergamo dove imperversava un temporale bestiale abbiamo preso un autpobus per milao centrale e da lì un treno per pavia. Ai bagni della stazione centrale di milao sborso 70 cents per fare pipì in dei cessi luridi. Ok, non parto col trip sull’efficienza nordica però.. Casso de differenza! Arrivati a pavia attorno alle unidici di sera non troviamo l’auto dove il piccoletto l’aveva parcheggiata. Si, proprio così! non c’è più l’auto, ma questa è un’altra storia. 20 minuti a piedi finoa a casa con le borse. Sveglia alle 6 io corro alla stazione per prendere un treno per torino e correre al lavoro, l’altro fila a malpensa per un volo diretto ad atene. Neanche il tempo per salutarsi come si deve! Arrivata a torino passo da casa per lasciare le borse e correre al lavoro.