Copenaghen a tutto sole

A zonzo (in lungo e in largo) per la capitale danese
Scritto da: motta d.
copenaghen a tutto sole
Partenza il: 13/09/2016
Ritorno il: 16/09/2016
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €

Primo giorno

L’occasione era imperdibile: biglietto andata e ritorno per Copenaghen a poco più di 38 €. Visto e… prenotato. Partenza martedì 13 settembre da Bergamo alle 06:30 e rientro venerdì 16 settembre alle ore 24:00.

Anche gli orari sono molto comodi. Quattro giorni completi nella capitale danese. Peccato che ne abbia sottovalutato l’importanza come meta turistica, soprattutto per gli italiani. A poco più di una settimana dalla partenza gli alberghi infatti sono tutti prenotati e i pochi rimasti hanno prezzi a dir poco proibitivi. Mi devo “accontentare” di un ostello, il Copenaghen Backpackers (che consiglio), al prezzo di circa 160 € per tre notti, compresa la prima colazione e le lenzuola. Pazienza. Mi consola il fatto che essendo attaccato alla stazione centrale, quindi in posizione centralissima, non dovrò camminare tanto per raggiungerlo.

L’aereo parte puntuale e atterra dopo due ore di volo all’aeroporto Kastrup di Copenaghen. Dopo una piccola disavventura per convertire gli euro all’ufficio cambi (uno era chiuso e l’altro non aveva abbastanza corone) eccomi sul treno che, in poco più di 15 minuti, mi porterà a destinazione. La città mi da il benvenuto con una giornata magnifica, fresca e soleggiata, e con un tripudio di biciclette tale da sembrare un raduno nazionale. Fuori dalla stazione infatti ci sono decine, forse centinaia di biciclette, alcune parcheggiate anche su due livelli, che fanno subito capire qual è il mezzo preferito dai danesi per spostarsi. Lo spettacolo merita un paio di scatti, dopo di che raggiungo l’ostello li accanto. L’impiegato però mi dice che il check-in si fa dopo le 14:00 per cui, posato il bagaglio, mi dirigo verso il centro della città. Per spostarsi all’ufficio turistico dell’aeroporto mi hanno consigliato la Copenaghen card, che consente di usufruire gratuitamente di tutti i mezzi pubblici e di entrare, gratis o con forti sconti, in alcuni musei e luoghi di interesse. Il prezzo per quella giornaliera (si può anche fare per due o tre giorni) si aggira sui 30 € che mi sembrano decisamente troppi. Tanto più che, osservando la mappa della città, le principali attrazioni turistiche si trovano in un area abbastanza ristretta. Decido quindi, almeno per il primo giorno, di muovermi a piedi, immergendomi così completamente nell’atmosfera della capitale. Superata la stazione centrale, proprio li accanto, ecco i famosi giardini di Tivoli, o più semplicemente Tivoli, uno dei parchi dei divertimenti più antichi del mondo, che però apre alle ore 11:00. Ripasserò in seguito. Proseguendo arrivo al municipio di Copenaghen, uno splendido edificio in mattoni rossi ispirato al Palazzo Pubblico di Siena. All’esterno, sopra l’ingresso principale, si trova la statua del vescovo Absolon, fondatore della città. All’interno del municipio è conservato l’orologio mondiale, che possiede un meccanismo in grado di determinare i calendari dei prossimi 570.000 anni. Uscendo dal municipio imbocco lo Strøget, un’isola pedonale situata nel centro storico di Copenaghen. Composta da diverse vie in successione (Frederiksberggade, Nygade, Vimmelskaftet, Amagertorv, Ostergade), è la strada pedonale più lunga d’Europa. Qui si possono trovare le insegne delle grandi marche internazionali, negozi di souvenirs, fast-food, ristoranti, bar, e anche curiosi ibridi come il FISH & KISS, una specie di beauty-farm dove per 100 corone (circa 14 €) puoi sorseggiare un cocktail con i piedi a mollo in un acquario facendoteli massaggiare…dai pesci. La strada è vivace e pittoresca, anche se più sporca di quello che mi aspettavo. Oltre agli immancabili turisti ci sono anche numerosi mendicanti e senzatetto che rovistano nei bidoni dei rifiuti alla ricerca di qualcosa da mangiare. L’altra faccia di Copenaghen.

Cammina cammina arrivo al Christiansborg Palace, il palazzo reale di Copenaghen oggi sede del parlamento danese, degli uffici del primo ministro e della suprema corte di Danimarca. L’ingresso mi sembra piuttosto costoso per cui decido si salire solo sulla torre, gratuitamente e con l’uso dell’ascensore. Il panorama, grazie anche alla giornata favorevole, è davvero spettacolare, a 360 gradi su tutta la città. Si possono scorgere in lontananza le pale per l’energia eolica e il ponte che porta a Malmo, in Svezia. Delle fotografie esplicative ad ogni lato, con tanto di didascalia, spiegano al turista cosa sta guardando. Visto che ormai è l’ora di pranzo decido di tornare sui miei passi e fermarmi a mangiare in uno dei fast-food incrociati in precedenza. La scelta cade su Burger King, dove con 77 corone (circa 11 €) riesco a saziarmi con un panino, una bibita e le immancabili patatine fritte. Mi incuriosisce il fatto che al posto dei vassoi usino una specie di cestino del pane. Paese che vai… Per il caffè entro da Espresso House, una delle numerose catene (un’altra è Baresso) che lo vendono, dove per la modica (si fa per dire) cifra di 24 corone (poco più di 3 euro) riesco a bermi un espresso decente. Dopo il check in e qualche minuto di riposo all’ostello eccomi entrare finalmente ai giardini di Tivoli. L’ingresso costa 110 corone (poco più di 15 €) ma ne vale decisamente la pena, anche se non si ha l’intenzione di salire sulle giostre. Si tratta infatti di un luna park con tutte le sue tipiche attrazioni come auto scontri, otto volante eccetera… solo che queste sono fatte in maniera molto artigianale, curate nei dettagli, nelle forme e nei materiali. Quelli che ho visto fino ad ora al confronto sembrano dozzinali. Anche il verde è ben curato, impeccabile, con aiuole fiorite e ben potate ad ogni angolo e simpatici localini dove potersi fermare a mangiare o bere qualcosa. Mi colpisce infatti la quantità di gente, anche anziani, sdraiata sui prati o seduta sulle panchine, intenti a godersi l’atmosfera rilassata del posto senza la minima intenzione di cimentarsi in spericolate discese dalle montagne russe. Anche senza salire sulle giostre la visita mi porta via poco più di un ora e all’uscita mi dirigo verso in Nyhavn, la zona della città con le caratteristiche case color pastello che si affacciano sul canale, dove arrivo dopo circa mezz’ora. Nel tragitto mi fermo alla Torre Rotonda, una torre panoramica da cui si gode un fantastico colpo d’occhio sulla città. A differenza della torre del palazzo reale, qui l’ingresso costa 25 corone (circa 3,5 €) e non c’è l’ascensore ma una specie di sentiero senza gradini che sale a spirale fino alla sommità. Il panorama però è decisamente migliore, anche perché questa torre è completamente scoperta in cima e spira una gradevolissima brezza ora. Il Nyhavn è forse il quartiere più mondano della città, con le sue birrerie, ristoranti e locali di vario genere situati ai lati del canale dove gran parte della gioventù danese trascorre le sue serate. Alla luce bassa del tramonto le case assumono una colorazione ancora più intensa regalando al sottoscritto scatti da cartolina. Immancabili, attaccati alle ringhiere, i lucchetti lasciati dalle varie coppie che, dopo averne buttato la chiave nel canale, si sono giurate amore eterno… almeno finche dura. Seguendo il flusso di persone arrivo all’inderavnsbroen, il ponte esclusivamente pedonale, inaugurato giusto questa estate, con una corsia riservata ai pedoni e una alle biciclette. Dall’altra parte del canale c’è Christiansholm, l’isolotto dove si può assaporare una delle specialità della città: lo street food. Per farlo bisogna entrare al Papirøen (impresa non facile vista la quantità di gente), un locale ricavato da un enorme capannone al cui interno ci sono vari chioschetti e bancarelle che vendono pietanze provenienti da ogni parte del mondo. Si possono assaggiare specialità thailandesi, messicane, indiane, cinesi e persino italiane, da mangiare rigorosamente in piatti di carta con le posate di plastica. Per sedersi ci si può accomodare all’interno sulle panche di legno o all’esterno, magari sedendosi su una sdraio per godersi un po’ di sole quando il tempo lo consente. Visto che ormai è ora di cena, con 49 corone ( circa 7 €) mi sazio con un hot dog, seduto sul bordo del canale ammirando un magnifico tramonto sulla città. Tornando verso l’ostello passo vicino al Nordatlantens Brygge, un complesso di ex magazzini trasformati in abitazioni di prestigio che sono diventati un simbolo del design danese. Davvero Notevoli. Rieccomi poi al Nyhavn, che dopo il tramonto, con tutte le insegne dei locali accese, acquista un aspetto ancora più romantico. Dopo un’altra mezzoretta di vagabondaggio per le vie del centro mi dirigo verso l’ostello per una notte di meritato riposo.

Secondo giorno

Un’altra splendida giornata di sole. Vista la faticaccia a cui ieri ho sottoposto le mie estremità inferiori, oggi ho deciso di dar loro un po’ di riposo affittando una bicicletta. Proprio di fianco all’ostello trovo un negozio dove, per 100 corone, ne noleggio una per tutta la giornata. Ci sono anche in giro per la città, delle biciclette del comune che si possono ritirare dando 20 corone di caparra (che poi viene restituita alla consegna), ma bisogna iscriversi a un sito e scaricare una password per ritirarle e non ho tempo. Comunque, nel giro di una mezzoretta, arrivo al simbolo più famoso della Danimarca: la Sirenetta. La statua non è niente di eccezionale a dire il vero; è alta poco più di un metro, c’è una notevole ressa di turisti che rendono difficile avvicinarsi e al mattino c’è anche il sole contro. Dopo le foto di rito e un paio di souvenirs acquistati da una bancarella, decido di visitare il Castelletto, la fortezza militare dismessa che si trova nel parco adiacente. Bella… soprattutto la Fontana di Gefion, che si trova davanti, merita qualche scatto. Le fontane sfarzose e appariscenti sono una caratteristica della città e se ne trova un po’ dappertutto, forse a causa della grande quantità di acqua che c’è da queste parti. Boh. Dopo il castelletto faccio un giro nella parte dei docks proprio li davanti, dove attraccano le navi da crociera. Di solito queste zone sono abbastanza affollate e sporchine a causa del via vai dei turisti, invece in giro si notano poche persone, per lo più intente a fare footing o a passeggiare, mentre la tranquillità e la pulizia sono sovrane. Finito il giro inforco nuovamente la mia bici e mi dirigo verso il Parco di Museerne, dove si trova il castello di Rosenborg, l’antica residenza reale oggi sede del Museo della Collezioni Reali Danesi. Il parco (manco a dirlo) è tenuto a regola d’arte e al suo interno spicca la statua di Hans Christian Andersen, il celebre scrittore di fiabe danese. Mi fermo giusto una mezzoretta per riprendere fiato e mangiare un po’ di frutta acquistata da eleven, una catena di negozi di alimentari molto diffusi a Copenaghen. L’ingresso al castello con visita al museo costa 145 corone (più di 20 €), che mi sembra decisamente troppo caro anche per gli standard danesi. Decido quindi di soprassedere e visitare il giardino botanico, situato giusto dall’altra parte della strada. La scelta si rivela davvero azzeccata. Se i parchi che ho visitato fino ad ora erano ben tenuti, questo lascia quasi senza parole. Ogni, albero, ogni cespuglio, praticamente ogni stelo d’erba ha attaccato il suo bravo cartellino col nome scientifico della pianta scritto in latino. Un lavoro di classificazione davvero impressionante. C’è anche un ruscello artificiale che fa assomigliare il posto al giardino di uno quei templi buddisti dove si cerca la pace interiore. Le biciclette non possono entrare qui per cui l’unico modo per girare è a piedi. All’interno ci sono anche delle serre enormi, una chiamata la casa delle palme, dove i grandi alberi danno davvero l’impressione di trovarsi in una foresta pluviale, temperatura e umidità comprese. Sembra di stare in una sauna. All’uscita (sudatissimo) seguo l’esempio della maggior parte degli ospiti e mi sdraio su uno dei tanti prati godendomi il sole di questo splendido pomeriggio. Dopo aver ripreso la bici, passo davanti a Posterland, che la mappa definisce il più grande negozio di poster d’Europa. Merita certamente un occhiata. Si possono trovare davvero manifesti di ogni genere: locandine di vecchi film, copie di quadri d’autore, poster dei personaggi dei fumetti e tanto altro. Davvero un posto simpatico. Una volta restituita la bici rientro all’ostello per un po’ di riposo. Purtroppo, a causa di un forte mal di testa, trascorro la serata a letto dopo aver mangiucchiato qualcosa nelle immediate vicinanze. Per fortuna il sonno non tarda molto a venire.

Terzo giorno

Ed è ancora sole per fortuna. Questa mattina voglio visitare la città libera di Christiania, il quartiere parzialmente autogovernato di Copenaghen, che ha conseguito uno status semi-legale come comunità indipendente. Si trova nel centrale distretto di Christianshavn, che raggiungo in 15 minuti circa partendo dalla stazione centrale con l’autobus numero 9a al prezzo di 24 corone per la sola corsa di andata. La comunità venne fondata, come esperimento sociale, nel 1971 da un gruppo di hippies che avevano occupato abusivamente degli edifici militari abbandonati. Al suo interno le forze dell’ordine sono completamente assenti, è tollerata la vendita delle droghe leggere, mentre è vietata quella delle droghe pesanti così come la circolazione dei veicoli a motore. Anche le fotografie non sarebbero permesse ma riesco comunque a farle con discrezione, o forse grazie ai miei 192 cm di altezza e ai 105 kg di peso. Questa specie di “zona franca” però non mi fa una buona impressione. L’aspetto è piuttosto fatiscente, direi degradato, come testimoniano i numerosi edifici tuttora abbandonati e tappezzati di murales (alcuni niente male però). In giro circola della gente dalle facce poco raccomandabili, molti dei quali intenti a fumare erba, e i pochi negozietti che ho visto e le bancarelle vendono roba decisamente dozzinale. Le uniche cose apprezzabili sono una buona dose di verde e la tranquillità dovuta alla mancanza di macchine. Non so cosa volessero dimostrare con la fondazione di questo quartiere ma a distanza di più di 40 anni non mi sembra che ci siano riusciti. All’uscita vagabondo un po’ per il distretto, la cui eleganza e stile è in netto contrasto con lo squallore della città libera. Decido di visitare la Chiesa del nostro salvatore, la prima in cui entro durante il mio soggiorno a Copenaghen. L’altare, il pulpito e l’organo sono molto belli, alquanto sfarzosi, ma gli interni bianchi la rendono un po’ troppo luminosa e appariscente per i miei gusti. Gli manca quella “umiltà” tipica delle chiese cattoliche italiane. Inoltre è poco vissuta, sembra essere stata inaugurata il giorno precedente. Dopo una ventina di minuti di cammino lungo la sponda del canale mi ritrovo nella zona del Nordatlantens Brygge, gli ex magazzini del porto convertiti in abitazioni di pregio. Visti da vicino sono ancora più belli. Moderni ma non troppo futuristici, in uno stile sobrio ed essenziale ma con molti balconi e terrazzi per apprezzare lo splendido panorama di cui godono. Ci sono anche dei pontili in legno per ormeggiare le barche e una zona riservata ai bagnanti, con tanto di scalette di alluminio per uscire dall’acqua. E infatti alcuni ragazzi stanno tranquillamente facendo il bagno, invogliandomi a imitarli. Peccato non avere portato il costume da bagno. Mi accontento di trascorrere un po’ di tempo sdraiato a godermi il caldo sole e il panorama sgranocchiando qualcosa. Nel primo pomeriggio prendo il treno per Helsingør, dove si trova il castello di Kronborg, già patrimonio dell’UNESCO dal 30 novembre 2000. Il castello è celebre anche perché William Shakespeare vi ambientò il suo dramma Amleto. Il tragitto dura poco più di mezzora e il biglietto del treno costa 216 corone a/r. Il castello è facilmente raggiungibile a piedi dalla stazione in una decina di minuti e l’ingresso costa 90 corone ma ne vale decisamente la pena. La posizione è magnifica: praticamente sulla spiaggia con vista sul mar Baltico. Il panorama che si vede dalla torre ripaga ampiamente della fatica per salire e scendere i suoi 147 gradini. Davvero impressionanti i sotterranei, un vero e proprio labirinto dove non mi arrischio ad entrare a causa della scarsa illuminazione. Non vorrei perdermi nelle segrete. Tanto più che, essendo ormai quasi ora di chiusura il castello è quasi deserto. Una curiosità: nei sotterranei si trova una statua di Ogier il Danese il quale, secondo la leggenda, dorme ancora qui, avvolto nella sua lunga barba, e si sveglierà solo quando la Danimarca sarà in grave pericolo, per salvare la nazione. All’uscita, visto che è quasi ora di cena, mi fermo ad un chiosco dove per 95 corone mangio un abbondante fish and chips che mi lascia soddisfatto. La visita al castello, fatta abbastanza di fretta a causa dei tempi stretti, mi porta via poco più di un ora comunque. Il tragitto di ritorno viene sensibilmente allungato a causa di un guasto alla linea ferroviaria, cosa che mi dicono capiti abbastanza di frequente. Sarà vero?? Boh. Una volta giunto all’ostello, dopo una rinfrescata, esco per un breve giro e poi a nanna. La giornata è stata abbastanza faticosa.

Quarto giorno

Ed è poker. 4 giorni su 4 di tempo splendido. Davvero una bella fortuna. Oggi voglio andare a vedere il famoso ponte di Øresund, inaugurato nel luglio del 2000, che congiunge la città di Copenaghen con quella di Malmo, in Svezia. Scopro però che bisogna passare prima per l’aeroporto, quindi decido di rimandare la gita al pomeriggio in modo da fermarmi direttamente a Kastrup tornando da Malmo per prendere l’aereo di ritorno. Trascorro la mattinata passeggiando ancora per il centro, comprando gli ultimi souvenirs, visitando un mercatino dell’antiquariato e la chiesa di Helligands lungo lo Strøget. All’ora di pranzo mi fermo in un fast food locale dove, con 72 corone, mangio un sandwich di pollo, patatine fritte e una bibita. Nel primo pomeriggio prendo il treno per Malmo dalla stazione centrale di Copenaghen pagando 98 corone danesi per la sola andata. Il tragitto dall’aeroporto alla città svedese dura circa 40 minuti. Purtroppo il treno passa al piano inferiore rispetto alle automobili, cioè sotto il manto stradale, e quindi il panorama è piuttosto deludente. Si scorgono a malapena in lontananza le pale per l’energia eolica. Anche nell’avvicinamento il treno passa attraverso diverse gallerie che nascondono totalmente la vista del ponte. Peccato. Una volta giunto a destinazione devo cambiare valuta ovviamente. Le due diverse monete sostanzialmente si equivalgono, infatti con 200 corone danesi mi danno 196 corone svedesi. Il caffè espresso però qui costa meno, solamente 20 corone, ed è anche buono. Prendo subito il biglietto di ritorno spendendo 110 corone svedesi, onde evitare code all’ultimo minuto. La cittadina svedese è molto simile alle sue “colleghe” danesi: pulita, moderna ma non futuristica, ordinata, con un gran via vai di biciclette e un gran numero di fontane. Anche qui la carta di credito è preferita per molti versi ai contanti. Ti fa evitare la coda agli sportelli (non che ce ne sia tanta di coda) ed è accettata ovunque, perfino in un bagno pubblico che costa solo 10 corone. La stazione centrale è naturalmente in pieno centro e quindi ne approfitto per gironzolare un po’ nei dintorni. L’atmosfera è più o meno la stessa della Danimarca: ci sono tanti ristoranti, birrerie e fast food, frequentati da ragazzi giovani intenti a mangiare qualcosa o a farsi una birra. In qualche locale si può anche ascoltare la musica dal vivo. E’ curioso un parco in pieno centro in cui si passeggia tranquillamente tra le tombe di un cimitero, con tanto di lapidi e croci. Il tempo passa veloce e devo già rientrare per prendere il volo di ritorno in Italia. Una volta all’aeroporto, visto che è ora di cena, mi fermo a mangiare da eleven, dove con 52 corone prendo 3 spiedini di carne mista (buoni ma freddini) e con 23 corone una macedonia di frutta fresca. Niente male. Purtroppo anche in aeroporto si nota la presenza di numerosi senza tetto che rovistano nei bidoni della spazzatura. Come ultima disavventura il cancello di imbarco per il mio volo è proprio in fondo all’aeroporto, con gran disappunto delle mie martoriate estremità inferiori. Per fortuna l’aereo decolla puntualmente e nel giro di due ore rieccomi in Italia.

Arrivederci Copenaghen, anzi… Farvel.

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