Con Anna Karenina sul bus Riga-Vilnius

Repubbliche baltiche ed Helsinki
Scritto da: gnappetto68
con anna karenina sul bus riga-vilnius
Partenza il: 13/06/2015
Ritorno il: 27/06/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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CON ANNA KARENINA SUL BUS RIGA – VILNIUS

All’inizio…

Il desiderio di visitare una Europa diversa ci ha spinto, quest’anno, a scegliere l’area del Baltico. A primavera decido che il mio viaggio mi porterà, nel periodo forse più bello dell’anno, in Estonia, Lettonia e Lituania: una quindicina di giorni girovagando per le tre Repubbliche in occasione del Midsummer Day o Festa di San Giovanni che cade il 24 di giugno in pieno periodo di notti bianche. L’idea di partire ci elettrizza e cominciamo a strutturare il nostro giro partendo dal volo. Le capitali baltiche non sono raggiunte dall’Italia da molte compagnie aeree, soprattutto da Venezia, quindi approfittiamo del vicino aeroporto di Orio Al Serio e con Ryan Air decidiamo di arrivare nella capitale Estone, Tallinn, e tornare da quella Lituana, Vilnius. Essendo un round trip e dovendo per forza stivare una valigia (potrebbe fare freddo, a giugno, e dobbiamo essere attrezzati: partire con il solo bagaglio a mano potrebbe non essere sufficiente) ci costa un po’ di più rispetto alle solite tariffe ma riusciamo comunque a strappare un prezzo discreto (Euro 254,00).

La prima scelta da fare è quella del mezzo di trasporto in loco. Scartiamo quasi subito l’auto a noleggio visto che i prezzi sono decisamente cari (per una settimana, una media di 400 Euro per un auto piccola), diamo un’occhiata ai trasporti su rotaia, quasi inesistenti, e alla fine ci si apre un mondo quando ci imbattiamo nel sito di Lux Express una compagnia di trasporto Estone che con bus turistici super attrezzati collega le principali città non solo delle tre Repubbliche ma anche dell’Europa. Decidiamo anche di aggiungere una escursione di due giorni ad Helsinki in terra finlandese visto che si trova ad un paio d’ore di traghetto da Tallinn. Ci sorprendono un po’ i prezzi degli alberghi, non propriamente economici ma alla fine grazie anche ad un paio di buone offerte su booking.com riusciamo ad avere un prezzo medio a notte di circa 70 Euro complessivi. Partiremo quindi da Tallinn poi visiteremo Helsinki, di nuovo in Estonia a Tartu poi passeremo in Lettonia per visitare Riga e Sigulda, arrivando infine in Lituania facendo base a Vilnius e visitando Kaunas e Trakai. Certo, non potremmo dire, alla fine del viaggio, di aver veramente visitato le tre Repubbliche (è impensabile in 15 giorni approfondire ben tre stati) ma sicuramente avremo le idee molto più chiare su questa relativamente nuova parte di Europa.

Brutalismo sovietico, pioggia e salsicce d’orso

13-14 Giugno. Tallinn

Il nostro volo decollerà da Orio alle 16.55 per cui partiamo, con molta calma, da Vicenza e alle 14.00 siamo già al parcheggio (OrioParking, prenotato via web, posto auto scoperto per 15 gg. Euro 43,00). Erano circa 10 anni (o forse anche più) che non mettevo più piede all’aeroporto di Orio e scopro che in questo lasso di tempo è diventato un vero e proprio casino! Quando la navetta si accinge ad entrare nel parcheggio per scaricarci, troviamo una bolgia di auto e furgoni che si fermano dove capita per scaricare persone e bagagli. Il nostro autista onde evitare di rimanere bloccato per ore, decide di percorrere la stretta corsia laterale contro mano finchè arriva alla piazzola destinata alle navette dei parcheggi. Ci ritroviamo in mezzo a centinaia di bambini urlanti ed altrettanti genitori carichi di bagagli: oggi iniziano ufficialmente le vacanze scolastiche e sembra che tutta l’Italia del nord si sia decisa a partire. Dobbiamo imbarcare la valigia per cui ci mettiamo in coda al check in, dove vengo più o meno costretto ad imbarcare anche il trolley seppur gratuitamente: “il volo è pieno, RyanAir permette di portare due bagagli, nelle cappelliere non c’è posto per tutti, bla bla bla” (ormai la politica di RyanAir sta diventando quella di imbarcare tutto in stiva, fra poco lo farà anche con i passeggeri!!!). Pur di malavoglia carico anche il trolley rosso sul nastro salvo, subito dopo, pentirmi di aver ceduto alle insistenze visto che all’interno ho lasciato la cosa più utile e preziosa per il mio viaggio: la Lonely Planet! Passerò quindi le successive due ore a bestemmiare e ad incazzarmi con me stesso (almeno fosse il primo volo Ryan che prendo!), terrorizzato dal fatto che possano smarrirmi il bagaglio. In effetti quando imbarchiamo scopriamo che sul volo non c’è un neanche un posto libero (che ci andrà a fare tutta sta gente in Estonia?) e così trascorriamo le due ore e mezza di volo tra una lettura e un po’ di musica finchè alle 20.40 atterriamo in terra Estone. La consegna bagagli al nastro è davvero velocissima e quando vedo il mio trolley rosso sbucare, tiro un gran sospiro di sollievo. L’aeroporto di Tallinn è davvero molto bello, nuovissimo, in pieno stile scandinavo. Cerchiamo la fermata del bus n. 2 diretto in città e riusciamo addirittura a prendere quello delle 21.06 (il biglietto costa 1,60 Euro e il tempo di percorrenza medio è di 10/15 minuti). La nostra fermata è il capolinea (la maggior parte scende invece nei pressi del Viru Hotel), proprio di fronte al terminal traghetti e praticamente a due minuti a piedi dal nostro albergo. Quando scendiamo dal bus continua a sorprenderci la luce visto che il sole è ancora alto e quindi felici di non dover girovagare per una città nuova col buio, ci dirigiamo verso il Tallink Express Hotel (Euro 110,50 prezzo per due notti di una doppia compresa colazione, su Booking.com), uno dei tanti alberghi del colosso estone Tallink che gestisce anche parecchi traghetti per la zona scandinava. Il personale è molto cordiale e l’albergo, pur non essendo lussuoso, è estremamente pulito, la camera spaziosa ed accogliente, il letto discretamente comodo. Lasciamo i bagagli intatti in camera ed usciamo subito per andare in città visto che, pur essendo quasi le 22.00 c’è ancora tanta luce e dobbiamo ancora cenare.

Una delle porte d’accesso al vecchio centro storico di Tallinn si trova più o meno a cinque minuti a piedi dall’albergo e quando arriviamo capiamo subito che avremo un bellissimo rapporto con (e conserveremo un bellissimo ricordo della) capitale estone. Percorriamo le strette vie acciottolate fino ad arrivare alla maestosa Raecoja Plats con il bellissimo municipio e decine di ristoranti all’aperto con i tavoli sotto ad ombrelloni dotati di “fughi riscaldanti”, sedie ricoperte di pelle di pecora e plaid di pile in dotazione per i clienti. E’ difficile scegliere visto che sono più o meno tutti uguali, servono tutti gli stessi piatti ed i prezzi sono tutti più o meno standardizzati e quindi prendiamo posto al Revalia con le cameriere vestite in abiti tradizionali estoni. Pur avendo giubbotto e sciarpa non mi lascio scappare l’occasione di cenare avvolto da una coperta, esperienza questa mai provata: ordiniamo un piatto a base di maiale (sarà il leit motiv della vacanza: la sagra del porco!) patate (immancabili) e una gustosa salsa agrodolce, una birra, una coca al prezzo di circa 42,00 Euro (scopriremo che i prezzi dei ristoranti, almeno nella “prima Repubblica” non saranno propriamente economici). La cosa particolare è che tutti i tavoli dei i ristoranti sono pieni, pur essendo tardi ma, grazie al sole ben lontano dal tramonto, sembra che siano le otto di sera. Dopo aver pagato il conto, facciamo una bella passeggiata girovagando a caso in città con i bei palazzi antichi, le strette stradine, le torri della cinta muraria. Visto che la stanchezza ci sta assalendo, decidiamo di tornare in albergo e, lungo la strada del ritorno, vengo attratto da una struttura pazzesca di stampo evidentemente sovietico: il Linnahal. Questo imponente monumento fatto costruire dai sovietici in occasione delle Olimpiadi di Mosca del 1980 ed originariamente battezzato “Palazzo Lenin della Cultura e dello Sport” è un vero e proprio esempio dello stile brutalista sovietico che (lo so, sembrerà strano…) mi fa davvero andare fuori di testa. Una immensa spianata di cemento con due ordinate file di lampioni porta a due immense scalinate in cima alle quali si estende un’altra spianata che guarda il mare. All’interno del monumento (cioè sotto la spianata) c’è una grande sala per concerti e un dedalo di corridoi e piccole salette. Tutto è chiuso, in rovina, abbandonato, lasciato andare: i gradini e la spianata sono letteralmente cosparsi di vetri rotti, bottiglie vuote abbandonate, cartacce mentre i muri di cemento armato sono pieni di graffiti. Detta così non pare certo essere un posto da visitare ma se come me amate l’architettura sovietica, non dovete farvelo scappare. Dalla sommità del monumento si gode, da un lato, una fantastica vista sulla città vecchia, che comincia ad illuminarsi (ma il sole si ostina a rimanere in posizione) e dall’altro del golfo di Finlandia. Le tre repubbliche Baltiche conservano intatti molti di questi monumenti ed edifici costruiti dai russi durante la dominazione, ma non vengono né manutenuti né convertiti: semplicemente vengono lasciati lì a “marcire”. Perchè non li demoliscono? Da quanto ho potuto leggere non vengono abbattuti perchè devono costantemente ricordare agli abitanti delle repubbliche il periodo di dominazione sovietica in modo da spingerli, sempre ed ogni giorno, ad essere orgogliosi della loro indipendenza conquistata a fatica. Con ancora negli occhi questa sorta di mostro, ci rintaniamo nella nostra camera, tiriamo le tende pesanti (sto sole….) e finalmente chiudiamo gli occhi.

Mi sveglio con un terribile dolore alla lingua visto che durante la notte (forse sognando il mostro sovietico?) me la sono “brutalmente” morsa, apro le tende e il mio dolore aumenta ancora di più visto che fuori sta diluviando. Ci consola una buona colazione (prevalentemente salata) e l’idea che il tempo, durante il giorno, possa cambiare. Preparata la borsa con gli ombrelli ci avviamo a visitare la città di Tallinn ma prima facciamo sosta nuovamente al Linnahal che stavolta visito approfonditamente salendo tutte le rampe di scale insieme a giovani estoni che utilizzano il monumento per fare ginnastica, correndo, saltando, arrampicandosi: la vista sul baltico che spazia all’infinito è davvero strepitosa. Entrati a Vanalinn (così viene chiamata la città vecchia) ci accolgono stradine semi deserte bagnate di pioggia, negozi di souvenir che vendono quasi tutte le stesse cose (prevalentemente tovaglie, tovagliette, tovaglioli, canovacci, presine, tutti in lino), un piccolo mercato sotto le mura con banchetti improvvisati dove fanno bella mostra dei buffi berretti di lana molto lunghi (che servono anche da sciarpa), bellissimi vecchi edifici in legno e in muratura, quasi tutti con il tricolore estone ammosciato a causa della pioggia. Sotto i nostri ombrelli girovaghiamo per il piccolo centro storico fino ad arrivare alla bella piazza (che però, con la pioggia, ha un po’ meno fascino) dove incontriamo pochi turisti anche loro dotati di ombrelli e parecchi abitanti del posto che invece, evidentemente, non ne sentono il bisogno visto che se ne vanno tranquillamente in giro senza. Percorrendo una ripida scalinata arriviamo al posto che assocerò, insieme alle mura intorno alla città, sempre a Tallinn: la Cattedrale di Aleksandr Nevsky: l’imponente chiesa ortodossa con le sue cupole a cipolla (che purtroppo oggi non risplendono) ed i suoi interni decorati con vecchie icone e splendidi affreschi è davvero bellissima. Entro in chiesa e mi mescolo ai fedeli ortodossi che accendono candele e si fermano a dire una preghiera, le donne tutte rigorosamente coperte da fazzoletti, i bambini silenziosi e tranquilli, il sacerdote che intona una cantilena davvero suggestiva. Esco dalla chiesa, riapro il mio ombrello visto che continua a diluviare e mi accorgo che un lembo si è staccato da una delle stecche: sono dunque costretto a fermarmi sotto la tettoia del vicino Parlamento ed iniziare quella che sarà, nel corso di tutta la vacanza, una vera tortura: aggiustare gli ombrelli! Con calma e pazienza cerco di rattoppare come posso e, sempre sotto una pioggia non fortissima ma alquanto fastidiosa, riprendiamo la nostra visita dirigendoci verso il quartiere di Toompea con il bellissimo parco dove si sta svolgendo una cerimonia con tanto di banda (bagnata), sindaco (o forse Presidente della Repubblica???) e donne con in mano mazzi di fiori bianchi, blu e scurissimi, quasi neri, a simboleggiare il tricolore. Dal parco si gode di una bellissima vista sul Castello di Toompea con la sua alta torre. Uscendo dalla città vecchia e percorrendo Toompea Mtn, arriviamo fino al Museo dell’Occupazione (praticamente presente in ogni capitale Baltica) che, all’esterno, ha una suggestiva installazione: decine e decine di valige in cemento a simboleggiare le deportazioni con un’etichetta bagagli che riporta un unico nome, John Smith, a quanto pare il nome più diffuso nel mondo. Proseguendo lungo Toompea arriviamo all’altro esempio di brutalismo sovietico presente a Tallinn: la Biblioteca Nazionale Estone. L’imponente costruzione iniziata sotto il dominio sovietico ma portata a termine nel 1995 subito dopo l’indipendenza (per questo motivo è oggi utilizzata e non abbandonata) è davvero strepitosa: colonnati imponenti, archi simili agli acquedotti romani, ordini di scale che salgono verso l’alto, giardini curatissimi all’esterno. Girovaghiamo per l’esterno dell’edificio (oggi è domenica e quindi è chiuso), sempre sotto gli ombrelli, e scattiamo delle belle foto. Percorriamo quindi Tonismagi, una lunga via che arriva ad una bella e moderna piazza con tanto di Cinema Imax (a Tallinn???) e, tornando sui nostri passi, rimango totalmente stregato da una vecchia dacia russa che fotografo da ogni angolazione: queste antiche case in legno, presenti in tutte le ex Repubbliche Sovietiche, sono davvero affascinanti, curate nei minimi dettagli, colorate, a volte ben restaurate a volte lasciate totalmente in rovina. Arriviamo quindi alla suggestiva piazza Vabaduse Valjak dominata dal monumento ai caduti e, ahimè, bagnata dalla pioggia che oggi proprio non vuole smettere di scendere. Visto il vero e proprio diluvio ci rifugiamo al Cafeine dove consumiamo il nostro pasto a base di Latte-choko (un cappuccino con il cioccolato al posto del caffè) ed una imponente fetta di cheescacke al caramello (E. 5,40). Visto che ha smesso di piovere (ma le nuvole scure ancora presenti non promettono nulla di buono) continuiamo la nostra visita alla città ed andiamo al Cortile dei Maestri un minuscolo borgo caratteristico con le piccole vie acciottolate, decine di botteghe artigianali e un paio di caffè con i tavolini all’aperto (oggi non sfruttati visto il tempo). Girovaghiamo poi nel bellissimo chiostro della Chiesa di Santa Caterina, piccolo ma molto curato, e ci inerpichiamo sulla strada acciottolata che sale verso la città alta. Da uno dei molti punti panoramici si gode una vista fantastica sui tetti, sui campanili e sulle torri della città vecchia. Ricomincia a piovere e dopo aver esplorato i bellissimi palazzi di questa parte di Tallinn, le vecchie case con i rigogliosi giardini, riscendiamo e facciamo un po’ di shopping (più che altro magneti e orsi per la mia collezione) per poi dirigerci verso l’albergo per un po’ di relax. Visto che l’ombrello si è di nuovo rotto, sono costretto ad acquistare un seving kit con ago e filo (1 Euro alla reception dell’hotel! Sono finiti i tempi in cui lo trovavi gratis in camera…) e a mettermi, per la seconda volta nella giornata, ad aggiustarlo.

Nel tardo pomeriggio la pioggia ci concede un’altra tregua e quindi ripartiamo per visitare i bellissimi giardini che si trovano all’esterno delle vecchie mura dove si trovano parecchie installazioni che partecipano ad una specie di concorso per il festival dei fiori: tra immensi ragni in ferro, una gara olimpionica simulata tra piante rampicanti di diverse specie (le piante vengono attorcigliate su singoli graticci e vince quella che cresce di più!), giardini di pietra in bianco e nero, camminiamo senza fretta entrando ed uscendo dalle diverse porte poste lungo le mura e fotografando da tutte le visuali possibili gli affascinanti torrioni. Ci perdiamo tra gli stretti vicoli della città vecchia (in realtà, viste le dimensioni, perdersi a Tallinn è praticamente impossibile) e visto che è giunta l’ora della cena decidiamo di andare a consumare il nostro pasto al Kuldse Notsu Korts, un ristorante dove si serve unicamente maiale in tutte le varianti possibili ed immaginabili. Purtroppo però non abbiamo prenotato e sono full (visto anche che i tavoli esterni non possono essere utilizzati a causa del brutto tempo). Ripieghiamo quindi verso la piazza principale e, con qualche riserva da parte mia, decidiamo di cenare all’Olde Ansa, uno dei ristoranti più famosi di Tallinn. Definito come il miglior ristorante medievale della città, per rimanere fedele alla sua nomea all’interno non c’è luce elettrica ma solo decine e decine di candele e vengono serviti solo cibi e bevande “d’epoca”: niente patate, niente bibite gassate, niente mais o granturco. Il personale (per la maggior parte gentili ragazze che parlano, fra l’altro, un ottimo inglese) è vestito con abiti tradizionali e si muove rapidamente tra le sale illuminate fiocamente e affrescate con dipinti che raffigurano scene di caccia o immense mappe dell’Europa che fu. Ordiniamo un piatto di salsicce di carne “mista” (orso, alce e cinghiale) e un bel trancio di salmone piastrato, accompagnato da verdure “antiche” (barbabietole, una specie di zucca-carota, crauti, funghi) e da orzo perlato bollito, il tutto annaffiato da una particolarissima birra alla cannella. Sull’Olde Ansa i pareri sono discordanti: per molti è un posto suggestivo e particolare, per altri è una trappola per turisti ma indubbiamente cenare qui è un’esperienza unica anche se non propriamente economica (noi abbiamo pagato Euro 48,60). Usciamo con ancora nelle orecchie la malinconica musica medievale che ha accompagnato il nostro pasto e visto che c’è ancora molta luce girovaghiamo nuovamente senza una meta precisa per la città a dire il vero un po’ barcollanti visto che al ristorante ci hanno offerto due bicchierini di schnaps che si fanno sentire. Per dare il colpo finale alla giornata, in un supermercato compriamo un sacchetto di wafer al rum ricoperti di cioccolato che sgranocchiamo sulla strada verso l’albergo. Ad un semaforo veniamo praticamente abbordati da una attempata signora di indubbie origini russe visto che, pur non capendo cosa dicesse, ogni tanto infilava uno “spasiba”, che ci accompagna parlando nella sua lingua che noi continuiamo a dirle di non capire. Arrivati in camera sistemiamo i bagagli (domani si parte), chiudiamo fuori la luce ancora forte del sole di mezzanotte e ci buttiamo distrutti a letto.

Buddleia bianche e viola, fiumi d’alcool e rompighiaccio a riposo

15-16 Giugno – Helsinki

Ci svegliamo alle 7.15 col rumore della pioggia che sbatacchia sul vetro della finestra: diluvia ancora. Scendiamo a fare colazione, facciamo il check out lasciando i bagagli a mano in deposito temporaneo (il traghetto parte a mezzogiorno) ed andiamo al vicino Tallink Hotel Conference & Spa, il nostro “prossimo” hotel per lasciare in custodia la valigia grande (torneremo a Tallinn per una notte e visto che ad Helsinki rimarremo due giorni è inutile portarsi dietro tutti i bagagli). Miracolosamente smette di piovere e quindi facciamo un lungo giro nel porto di Tallinn fino ad arrivare al quartiere Rotermann con il bel museo dell’architettura ed il famigerato Viru Hotel, costruito nel 1972, primo grattacielo dell’Estonia, per lungo tempo unico alloggio per turisti disponibile nonché sede del KGB che aveva la sua base al 23° piano. Torniamo quindi verso l’albergo per recuperare i bagagli e ci dirigiamo verso il terminal A da dove partirà la M/N Finlandia per Helsinki. Al momento di prenotare la traversata avevamo optato per la Linda Line, una compagnia che dispone di due catamarani che fanno la spola tra Tallinn e la capitale finlandese: i prezzi erano decisamente convenienti ed il tempo di percorrenza molto breve (poco più di un’ora). Ma all’ultimo momento siamo andati a curiosare su Tripadvisor dove abbiamo letto notizie non proprio confortanti: in presenza di vento (non necessariamente molto forte) e di onde superiori ai tre metri, i catamarani della Linda non partono! Quindi benissimo il breve tempo di percorrenza, benissimo il costo contenuto ma…si rischia di rimanere a piedi . Abbiamo quindi optato per le grandi navi della Ekero, leggermente più costosa, decisamente più lenta (2 ore e mezza) ma con partenze garantite (un biglietto AR in due Euro 86,00). Cambiamo i nostri pass con la carta d’imbarco ed attendiamo pazienti insieme agli altri passeggeri l’imbarco. Noto che moltissime persone hanno al loro seguito dei carrelli (tipo quelli che utilizzano le vecchiette per andare al supermercato ma senza “borsa”: solo struttura in ferro e ruote) sui quali sono impacchettati confezioni di…alcolici: cartoni di birra, cartoni di gin, cartoni di wisky e non “uno o due” ma piuttosto 10 o 20! Altri invece, su quegli stessi carrelli, hanno pacchi che (all’esterno) raffigurano banane, pesche e albicocche ma, dal tintinnio che giunge quando ci dirigiamo verso il gate, direi proprio che si tratta ancora di…alcolici! Capirò tutto (e spiegherò tutto) al mio rientro. La M/N Finlandia è davvero una nave imponente con otto ponti passeggeri ed una stiva che vomita decine di autovetture, tir, camper, motociclette. Non c’è molta gente e troviamo posto al ponte 7 nel comodo salotto del Bar Paja in due ampie poltrone (con relativo tavolino) poste direttamente vicino alla vetrata. Salgo al ponte 8 (all’aperto) con relativa zona fumatori ed assisto alla partenza con le nuvole che improvvisamente si squarciano lasciando uscire il sole: l’immagine di Tallinn che si allontana è davvero suggestiva. La traversata scorre tranquilla tra messaggi agli amici (wifi gratuito su tutta la nave), visita al supermarket del ponte 4 (pieno di casse di alcolici in “superofferta”…), passeggiate sul ponte all’aperto col sole che picchia (finalmente!) finchè cominciamo ad avvistare la costa finlandese con le centinaia di isolette disseminate in prossimità di Helsinki. La città vista dal mare è davvero molto affascinante grazie anche e soprattutto al bel tempo. Le operazioni di sbarco sono velocissime e appena usciti dal Lansiterminaali troviamo la macchinetta per i biglietti dei trasporti pubblici dove acquistiamo un 2 days ticket che poi scopriremo ci garantirà i viaggi per 48 ore (avrà validità fino al 17 a mezzogiorno). Prendiamo quindi il tram n. 9 fino a Kamppi e da lì raggiungiamo in cinque minuti a piedi l’ostello che abbiamo prenotato (Hostel Academica, 2 notti senza colazione Euro 126,00 sempre su Booking.com). Quando si è trattato di trovare l’albergo ad Helsinki a momenti ci veniva un colpo visti prezzi: qualsiasi albergo in città costava non meno di 100/150 Euro a notte. Fortunatamente la Lonely ci è venuta in aiuto, descrivendo l’Hostel Academica come un “ostello con bagno privato ed angolo cottura”. Questa struttura durante l’inverno funge da alloggio per gli insegnanti delle scuole della capitale Finlandese e d’estate diventa un ostello per turisti. Di ostello, in realtà, ha ben poco visto che ogni camera ha il bagno privato e l’ambiente è assolutamente tranquillo. I simpatici ragazzi della reception ci assegnano una camera al quarto piano, spaziosa, spartana e pulita (portatevi un docciaschiuma visto che non c’è neanche una saponetta): due semplici letti di ferro con lenzuola ed asciugamani, una scrivania, un angolo cottura con piastre elettriche, frigorifero e lavello ed un bagno piccolo ma assolutamente confortevole. Per il prezzo pagato siamo più che soddisfatti. Lasciamo i nostri bagagli intonsi ed usciamo. Vicino all’ostello c’è la fermata del tram n. 2 che prendiamo fino alla successiva fermata Kauppatori di fronte al vivace porto; scesi dal tram ci dirigiamo subito al famoso mercato coperto dove ci perdiamo tra gli ordinati banchi: quelli che vendono pesce, con in bella vista salmoni e caviale, quelli che vendono carne in scatola di renna, alce e orso ma soprattutto i tanti piccoli ristoranti e bar che vendono deliziosi panini al pesce e dolci tipici finlandesi. Percorriamo quindi il lungomare fino ad arrivare molo dei traghetti per Suomellinna dove controlliamo gli orari di partenza e ritorno (ci andremo domani). Poi gironzoliamo per l’ordinata Esplanade, una striscia di parco verde piena di caffè alla moda e di gente che passeggia e facciamo una capatina nel (bruttino) “Negozio di Natale” dove non troviamo nulla se non l’orso “Finlandia” con maglietta blu destinato alla mia collezione. Arriviamo poi nella piazza più bella di Helsinki, Senaatintori, con l’imponente cattedrale bianca con cupole grigio-verde da cui si gode un panorama su tutta la città, la bella biblioteca, la sede principale dell’Università e il palazzo del Governo. Percorriamo le stradine intorno alla piazza con la piccola chiesa della Santissima Trinità, la sede della Banca di Finlandia e un minuscolo ma molto curato parco dove ci sediamo per riprendere un po’ il fiato. Dovremmo prendere il tram n. 4 per andare nella zona della stazione centrale ma centinaia di persone (non abbiamo ovviamente capito contro cosa manifestavano) bloccano la strada principale e i tram sono costretti a fermarsi per aspettare che il corteo compia il suo giro. Ci avviamo allora a piedi ed arriviamo alla biblioteca universitaria con la sua particolare facciata ad arco dove però scopriamo che…chiudeva alle 18.00: dobbiamo rinunciare a visitare quella che viene descritta come la biblioteca più grande del nord! Ci “consoliamo” con quella che può essere definita (insieme alla cattedrale) il simbolo di Helsinki e cioè la stazione centrale costruita negli anni ’20 con l’imponente ingresso sorvegliato da quattro statue gigantesche che reggono dei globi luminosi denominate “i portatori di fiaccola”, le belle sale interne (con particolari in puro stile art deco) e la zona partenze sormontata da una immensa tettoia in vetro. Visto che è quasi ora di cena, ci dirigiamo, in tram, verso la zona di Kallio dove Marco aveva individuato un ristorante abbordabile (ad Helsinki i prezzi sono notoriamente alti) e scendiamo ad Hakaniementori una immensa piazza in stile anni 50 circondata da alti palazzi piuttosto anonimi e, soprattutto, dal mercato coperto che però è chiuso. Gironzoliamo nei dintorni ma del ristorante nemmeno l’ombra e quindi decidiamo di ritornare verso il centro: ceneremo all’Iguana, un ristorante che serve immensi hamburger con contorno di insalata, melone e ananas (Euro 32,00 in due). Quando usciamo dal ristorante il sole è (ovviamente) ancora alto e quindi decidiamo di visitare la zona della Mannerheimintie piena di negozi, ristoranti, caffè. Su tutto dominano i grandi magazzini Stockmann i più grandi (a quanto pare) di tutta la Finlandia, con, di fronte, la particolare statua dei tre fabbri e l’imponente ex casa dello Studente dalla dettagliatissima facciata. Dopo un veloce giro all’interno dei grandi magazzini e una visita al “ristorante Magnum” (una specie di pasticceria dove con 5 Euro puoi farti confezionare il tuo gelato personalizzandolo con gusti, decorazioni e topping vari), ci dirigiamo verso il Kiasma il museo d’arte contemporanea finlandese, con la sua architettura moderna fatta di cemento, vetro e specchi d’acqua. Alle spalle del museo un immenso prato stracolmo di giovani ragazzi che sfrecciano sui loro skateboard o che, semplicemente, stanno seduti a oziare sull’erba con le loro (immancabili) bottiglie di birra. Proseguendo lungo la strada principale incontriamo l’imponente Museo Nazionale della Finlandia che vagamente ricorda una chiesa con tanto di campanile e la particolare Casa Finlandia, una sala da concerti tutta bianca immersa nel verde. Visto che la fermata è vicina, prendiamo il tram n. 2 che insieme al “gemello” n. 3 compie un anello intorno a tutta la città e costituisce un ottimo e conveniente modo per vedere tutte le attrazioni di Helsinki: visto che siamo parecchio stanchi, vedere la città da un tram standosene comodamente seduti non è male! Dopo aver compiuto il giro completo, scendiamo alla fermata vicina all’ostello e, dopo un giro di messaggi nella piccola reception (wifi solo nella zona comune), ci buttiamo in branda sfiniti anche se il sole, fuori, è ancora alto.

Mi sveglio alle 6.00 a causa della luce che filtra dalle veneziane ma grazie alla mascherina da usare in casi estremi mi riaddormento fino alle 7.30. Facciamo colazione al ristorante che c’è sotto all’ostello (Euro 7,50 a testa, consigliato) con pane, prosciutto, formaggio, frutta, burro e marmellata, caffè, succo. Col fidato tram n. 2 ci dirigiamo verso il museo di Storia Naturale che però, nonostante il cartello annunci l’apertura alle 9.30, è ancora chiuso e quindi decidiamo di partire subito per l’isola di Suomellinna. Arriviamo al molo da dove parte il traghetto e sfruttiamo il nostro biglietto “48 ore” (i biglietti giornalieri valgono su tutti i mezzi pubblici, inclusi i traghetti: ma fate attenzione perchè lungo il molo partono anche dei traghetti privati per le isole e lì il biglietto non è valido, bisogna prendere quello “comunale”); dopo una bella traversata veniamo sbarcati sull’isola-fortezza di Suomellinna, che in realtà è un mini arcipelago composto da tre isole unite da ponti in legno. La giornata è davvero stupenda con un sole forte mitigato però dal vento e il cielo blu punteggiato da nuvole bianche. Facciamo una tappa all’ufficio del turismo dove arraffiamo degli opuscoli gratuiti con indicati degli itinerari da fare a piedi e ne intraprendiamo subito uno (quello blu) lungo il quale si posso ammirare bellissime case in legno, la chiesa circondata da vecchi cannoni, il vecchio forte, e poi in direzione del mare, basse colline intervallate da laghetti, centinaia di alberi di buddleia viola e bianchi, prati disseminati di fiori primaverili, oche che gironzolano libere ovunque, scogliere rocciose, vecchi magazzini portuali, antichi cannoni puntati verso il largo (l’isola era un forte militare a difesa della città). Trascorriamo così quasi tre ore passeggiando nella natura con un vento fortissimo ed un cielo che difficilmente dimenticheremo in questo luogo che vale davvero la pena di visitare: alla fine del viaggio il simbolo di Helsinki sarà non tanto la città ma questa fantastica isola. Per un pelo perdiamo il traghetto per tornare in città e quindi facciamo una rapida visita alle altre due isole (collegate fra loro da lunghi ponti) con le caserme e l’accademia Militare (a differenza dell’isola principale qui non c’è molto da vedere). Il traghetto per tornare in città è praticamente deserto e quindi approfittiamo per scaldarci al sole sul ponte scoperto ma abbiamo l’impressione che il tepore durerà poco: sopra Helsinki, infatti, troneggiano delle nuvole scure che non preannunciano niente di buono… Sbarcati al porto rifacciamo un giro al mercato coperto (Marco è ossessionato dalle scatole di carne di orso….) e poi, in tram, ci dirigiamo verso il famoso Parco Sibellius con il monumento a canne d’organo dedicato al più famoso compositore finlandese. Fa freddo e comincia a piovigginare ma riusciamo a fare qualche foto del monumento pur se pieno di turisti che qui sbarcano dai numerosi bus turistici dei viaggi organizzati. Andiamo quindi verso il lungo lago e avvistiamo, in lontananza, alla fine di un molo, una minuscola casetta in legno con l’insegna “Cafè Regatta”. Affamati e infreddoliti ci dirigiamo verso quel rifugio, entriamo nella minuscola stanza calda, intima e piena di…tutto: dal soffitto pendono fiori finti, scarponi, lampade anni 30, piccoli bidoni del latte, pentole in rame; alle pareti sono appesi quadri di tutti i tipi, strumenti musicali, pupazzi di peluche, tazzine; se si considera che l’unica stanza misurerà un 5×5 compreso il bancone del bar, beh il posto è assolutamente da vedere. Ci sediamo su una stretta panca con un bel caffèlatte fumante, una pasta al mirtillo e una cannella/mandorle (Euro 10,40) che ci rinfrancano e ci scaldano per bene (dalla minuscola finestra vediamo che fuori tira vento e pioviggina). Lasciamo a malincuore questo rifugio e dalla strada che costeggia il parco prendiamo al volo il bus n. 24 in direzione Seurasaari e dopo una ventina di minuti di corsa che ci ha portato da una zona di palazzoni al cuore di una foresta, vediamo, in lontananza la famosa passerella coperta che porta all’isola e le tabelle delle fermate che indicano la nostra destinazione: temendo che il bus possa proseguire verso l’estrema periferia di Helsinki, decidiamo quindi di scendere e ci ritroviamo in mezzo al…nulla, su una strada deserta che costeggia il mare al limitare di un grande bosco. Nessuna indicazione e nessun cartello, anche se lontani non dobbiamo essere visto che vediamo, anche se da dove siamo possiamo vedere l’ingresso dell’isola. Ci incamminiamo quindi verso quella direzione e dopo una decina di minuti arriviamo…al capolinea del bus 24 che, bello tranquillo, staziona davanti a noi! Bastava rimanere sul mezzo e ci avrebbe condotto direttamente all’entrata! Il tempo è brutto (per fortuna non piove ma il cielo è totalmente coperto) ma la bella passerella coperta in legno dipinto di bianco che attraversa la baia Seurasaarenselka e conduce all’isola, ci fa dimenticare le avversità atmosferiche e quindi la percorriamo fino all’entrata di questo particolare museo all’aperto che, al suo interno, racchiude la riproduzione di tipici edifici della Finlandia che fu (l’ingresso è gratuito, si paga solo se si vuole “entrare” nelle singole costruzioni , Euro 8,00). E’ molto piacevole passeggiare lungo i sentieri ben segnalati, tra le vecchie costruzioni in legno ben restaurate fra le quali spiccano diverse fattorie con relativi annessi, una chiesa con la cupola a cipolla, mulini a vento e ad acqua, un negozio che “vende” (per finta) stoviglie, prodotti alimentari dell’epoca, detersivi, secchi in rame e tutto quello di cui si può aver bisogno, basse case di pescatori, ricoveri per animali, barche e slitte, il tutto immerso in una vegetazione bellissima e rigogliosa. Il parco è pieno di scoiattoli rossi abituati alla presenza della gente che gironzolano intorno a noi chiedendo cibo. Nonostante il tempo inclemente (tira vento, fa freddo e ogni tanto cade qualche goccia di pioggia), ci godiamo la bella passeggiata in mezzo alla natura facendo il giro completo dell’isola. Torniamo quindi verso l’entrata del parco, ripercorriamo la bella passerella che offre l’occasione per altre belle foto e riprendiamo il bus n. 24 fino alla stazione centrale e da lì il tram n. 4 per la penisola di Kattajanokka che la guida descrive come “un pezzo di Russia ad Helsinki”. Già mi ero immaginato vasti casermoni in cemento, immense piazze brutaliste, statue di rame inverdito dal tempo e invece la penisola ormai non conserva quasi nulla di sovietico. Facciamo una bella passeggiata nel quartiere fino ad arrivare alle vecchie caserme che oggi ospitano il Ministero degli Esteri ed arriviamo a quella che, a ragione, può essere considerata la vera chicca di questo quartiere: il “ricovero” dei rompighiaccio della flotta finlandese che durante l’inverno fanno continuamente la spola nella baia per mantenere il mare libero dai blocchi di ghiaccio ma nel periodo estivo vengono ormeggiati uno in fila all’altro lungo le rive di Kattajanokka; vedere questi giganti tutti insieme è davvero un colpo d’occhio notevole. Proseguiamo quindi verso l’interno dell’isola-quartiere dove si stagliano imponenti le vecchie prigioni ora trasformate in un lussuoso albergo, i vecchi magazzini portuali che ospitano caffè e negozietti e la più grande chiesa ortodossa del nord che, posta in cima ad una collinetta con i suoi mattoni rossi e le cupole a cipolla dorate, sovrasta l’ingresso della penisola. Riprendiamo il tram n. 2 e scendiamo a Kampi per buttarci in mezzo alla folla dell’omonimo grande centro commerciale con centinaia di negozi ed altrettanti avventori. Si è fatta ormai ora di cena e, dopo averne letto buone recensioni su Tripadvisor, decidiamo di andare al “ravintola” (che in finlandese significa ristorante) Kolme Kruuna vicino al quartiere di Kallio dove ordiniamo un immenso piatto di polpette di carne con purè (piatto della casa) e un sofisticato spezzatino di renna con barbabietole, completato da una grande fetta di torta al cioccolato (Euro 48,60). Dopo cena, approfittando del sole che nel frattempo ha spazzato via tutte le nuvole (nonostante siano le nove di sera!) facciamo una bella passeggiata sull’isoletta di Tervasaari con il lungo ponte che la collega alla terra ferma lungo il quale sono ormeggiate decine di barche: dall’isola si gode di una fantastica vista sui rompighiaccio “parcheggiati” a Kattajanokka e su tutta la città dominata dalla rossa chiesa ortodossa e dalla bianca cattedrale. Sfiniti da questa intensa giornata, torniamo col tram al nostro ostello e crolliamo sui nostri (comodi) letti in ferro.

L’alce nel bosco e il Justin Bieber di Tartu

17/18 Giugno – Tallin – Tartu

La sveglia stamattina suona alle 6.20 visto che alle 8.00 abbiamo il traghetto per tornare a Tallinn. Non abbiamo tempo per fare colazione e prendiamo subito il tram n. 9 per il Laansiterminali. Diversamente da Tallinn al check in c’è un sacco di gente in coda e quindi approfittiamo dei nostri boarding pass stampati (non serve cambiarli) per passare subito ai controlli. La sala d’imbarco è letteralmente gremita di passeggeri di tutte le età con, sulle spalle, dei mini-carrettini dotati di ruote… come in un flash mi tornano in mente quei carrettini “carichi” di pacchi di alcoolici! Ecco svelato il mistero: la gente di Helsinki va a Tallinn a rifornirsi di tutte le bevande alcooliche perchè evidentemente hanno un costo inferiore e la cosa buffa è che le persone così ben organizzate hanno le età più disparate: si vedono infatti sia giovani ragazzi in gruppo che coppie di mezza età, sia ragazze che sembrano modelle (forse lavorano nei locali di sera e durante il giorno vanno a far provvista?) che anziane donne con il loro carrettino portatile, tutto ciò è davvero incredibile! Accodandoci alla massa (rispetto al viaggio di andata i passeggeri sembrano decuplicati) ci dirigiamo al bar Paja (la nave è sempre la stessa) dove troviamo liberi gli stessi posti dell’andata pur essendo la sala già piena di gente. Accoccolati sulle comode poltrone di fronte al mare, lasciamo la Helsinki facendo colazione con caffellatte (Euro 4,40 di due al self service della nave) e dei donuts che avevamo comprato la sera prima in un supermarket. Il viaggio è piacevole come sempre e tra una capatina al bar principale (immenso locale a prua con grandi vetrate) ad ascoltare una cantante Estone che manda in visibilio il pubblico e una puntatina sul ponte all’aperto per fumare e prendere un po’ di sole, le due ore e mezzo passano in un baleno ed arriviamo puntualissimi a Tallinn alle 11.00. Sbarchiamo confondendoci in mezzo agli alcool buyers e ci dirigiamo al Tallink Hotel Conference & Spa, praticamente attaccato al Tallink Express (quindi a due minuti a piedi dal terminal) ma è ancora presto per fare il check in. Lasciamo quindi i nostri bagagli a mano insieme al valigione che ha stazionato qui per due giorni e ci dirigiamo, vista la bellissima giornata, verso la città vecchia che finalmente vediamo con il sole. Pranziamo nel piccolo tavolino all’aperto del Vene Soogituba, un ristorante russo aperto solo a pranzo che avevamo adocchiato domenica, con un discreto club sandwich con patatine fritte e un piatto di buonissimi pierogi ripieni di patate, funghi e pancetta serviti con due salse a base di formaggio cremoso e aceto/pepe (Euro 20,60). Percorrendo le mura esterne di Tallinn (che volentieri rivediamo illuminate da un bel sole), arriviamo a Baltijaam la “stazione del baltico” da cui dovrebbero, in un futuro alquanto incerto, partire i treni che collegano le tre capitali baltiche (il progetto è ancora alla fase preliminare…). Dobbiamo prendere il bus n. 21 con direzione Rocca Mare per visitare il bel Museo Estone all’aperto e fatti i soliti due conti della serva, decidiamo di acquistare due tessere giornaliere per i trasporti pubblici (che valgono 24 ore e quindi ci serviranno anche domani mattina) al R-Kiosk (edicola) di fronte alla stazione. Nonostante la signora di mezza età dichiari di parlare un cattivo inglese, si esprime in realtà molto correttamente e comprensibilmente, e, in meno di due minuti, ci consegna le nostre tessere plastificate con “caricato” il biglietto giornaliero (il tutto costo 5 Euro, 2 di tessera che può però essere riutilizzata e 3 di biglietto). Ci dirigiamo alla corsia 6 dove, di lì a poco, arriva il 21: salendo chiedo all’autista di indicarci la fermata del Museo e lui, gentilmente, mi dà conferma di aver capito. Dopo mezz’ora di percorso prima tra la anonima periferia di Tallinn e poi in mezzo a boschi e foreste, l’autista annuncia con un microfono vecchiotto la nostra fermata urlando “museuuuuummm” e quindi scendiamo proprio di fronte al piazzale esterno. L’ingresso costa 7 Euro ma vale davvero la pena di trascorrere del tempo qui: noi siamo rimasti all’interno dell’area museale quasi tre ore, gironzolando in mezzo ad una fitta foresta di betulle e visitando fattorie con stalle e pozzi a pendolo, mulini a vento, una chiesa, una scuola, la stazione dei pompieri, il vecchio emporio con tanto di merce “d’epoca” esposta, le casette dei pescatori in riva al mare con i tipici pali per essiccare il pesce, dacie russe ricostruite alla perfezione. Di fronte alle costruzioni “vigilano” anziane signore e (raramente) baldi giovani vestiti con costumi dell’epoca che, se richiesto, illustrano l’interno degli edifici. Il museo è davvero bellissimo e sembra, davvero, di tornare indietro nel tempo. In uno degli edifici è stata allestita una mostra dell’artista Estone Arvo Iho, regista e fotografo estone, che ha immortalato in decine di foto, i “vecchi credenti russi” del Lago Peipsi una comunità che oggi conta circa 2500 persone che vivono in villaggi sulle rive del grande lago condiviso con la vicina Russia. Visto che conosciamo gli orari del 21 per tornare verso Tallin, facciamo una pausa seduti su dei tronchi per fumare una sigaretta (in tutto il parco c’è il divieto salvo in aree ben segnalate) e ad un certo punto vedo questa specie di incrocio tra una mucca e un cervo che sfreccia velocissimo su uno dei sentieri per rifugiarsi poi in mezzo al bosco. La “visione” è davvero rapida e quando lo dico a Marco, non mi sembra molto convinto che quel che abbia visto io sia un alce. Io invece sono sicurissimo di aver colto, seppur per un attivo, la bellezza di questo animale. Peccato solo che il tutto sia stato così veloce da non permettermi di beccare il quadrupede con la macchina fotografica! Senza prove del mio avvistamento (secondo Marco la stanchezza mi sta giocando brutti scherzi…), ci avviamo verso l’uscita del Museo dove riprendiamo il 21 che prima di tornare verso Tallinn ci fa fare un bel giro in questa zona della città dove ci sono delle ville davvero strepitose, residence moderni, vecchie case in legno restaurate con vista mare. Arrivati a Baltijaam prendiamo il tram n. 1 per il quartiere di Kadriorg, dove si trova il bel omonimo parco rifugio degli abitanti di Tallinn che qui vengono a passeggiare e fare pic nic sull’erba. Il parco è disseminato di fontane, laghetti, belle costruzioni in legno, l’imponente e classicheggiante vecchio Palazzo Imperiale oggi sede distaccata del Museo d’arte Estone, ma soprattutto il “famigerato” Kumu, una costruzione di sette piani tutta in pietra calcarea, vetro verde e rame che ospita il Museo di arte moderna e che, all’epoca della sua inaugurazione nel 2006, ha sollevato un polverone di polemiche tra gli abitanti del luogo perchè “rovinava” il paesaggio idilliaco del parco. Torniamo quindi sempre col tram n. 1 verso la porta della città vecchia da dove prendiamo la strada per il nostro albergo (è tardi e dobbiamo ancora fare il check in) dove ci assegnano una camera in stile “kitch-russo” dotata di ogni comfort ma con i materassi leggermente sfondati (Euro 78,00 a notte, su Booking.com).

Dopo un po’ di riposo ed una doccia, usciamo per cena e andiamo al Kuldse Notsu Korts il ristorante “tutto maiale” dove avevamo prenotato un tavolo e ordiniamo il piatto per due di carne mista. Dopo una decina di minuti di attesa la cameriera arriva con un vassoio di ferro letteralmente coperto di ogni ben di dio: costicine, pancetta, arrosto, fesa, prosciutto alla brace, polpette e, in cima, un enorme stinco…tutto ovviamente di maiale, con contorno di patate al forno e cavoli bolliti. Ci mettiamo un bel po’ a cercare di finire il cibo ma davvero la porzione è gigantesca: tutto buonissimo ma, secondo noi, il piatto andrebbe bene per tre persone…o per due molto affamate (abbiamo speso, con due birre, Euro 39,60). Facciamo fatica a camminare da quanto siamo sazi ma il sole ancora alto non ci impedisce di fare un ultimo giro per la bella città di Tallinn che, forse perchè è la prima che abbiamo visitato o per la sua atmosfera da villaggio, ricorderemo con molto affetto.

Dopo la sveglia scendiamo a fare colazione e quello che ci troviamo di fronte è forse uno dei buffet più abbondanti che io abbia mai visto (ad eccezione, forse, di quello dello Shangri-La di Bangkok): otto tipi di salumi, sei tipi di formaggi, cosce di pollo, patate al forno, funghi, broccoli, salmone affumicato, diversi tipi di brioche e torte…un vero e proprio brunch! Peccato che lo stinco di ieri sera ancora giri nei nostri stomaci e quindi ci limitiamo a una colazione normale, ma preparo dei panini che mangeremo a pranzo in bus. Raccogliamo i nostri bagagli e ci dirigiamo al capolinea del bus n. 2 che ci porterà fino all’Autobussijam (stazione dei bus) di Tallinn dove, puntualissimo, alle 10.00 parte il nostro Lux Express per Tartu. Quando abbiamo deciso di girare per le Baltiche in bus, avevamo qualche dubbio sulla comodità dei mezzi ma, dopo aver visto il nostro bellissimo bus dotato di tutti i comfort, tutti i preconcetti sono svaniti: posti assegnati, sedili comodi e reclinabili, schermo personale con musica, film e telefilm, wifi gratuito, insomma veramente un modo di viaggiare comodo e veloce (biglietto Tallinn-Tartu Euro 10,80 a persona con la compagnia Lux Express, prenotato direttamente sul sito e stampato dalla mail). Le successive due ore e mezza trascorrono piacevolmente ascoltando musica lounge (portatevi le vostre cuffie oppure potrete acquistarle per qualche euro dal conducente del bus) ed ammirando il bellissimo paesaggio: pur viaggiando in autostrada, su entrambi i lati si vedono solamente boschi, foreste, ogni tanto qualche fattoria, una chiesa, una casa isolata, un “restoran”. Comincia a piovere (ancora!) e sono talmente rilassato che riesco persino a dormire. Alle 12.30 puntuali arriviamo all’Autobussijam di Tartu e ci dirigiamo verso il nostro albergo che si trova dall’altra parte della strada (Hotel Tartu, Euro 75,00 su booking.com). L’esterno dell’hotel e la piccola reception sono in pieno soviet style, ma la camera che ci assegnano è pulita, ordinata e abbastanza spaziosa. Sistemati i bagagli che non apriamo neanche visto che passeremo qui solo una notte, partiamo per la visita della città anche se piove (il centro dista circa un quarto d’ora a piedi dall’albergo). Incontriamo subito il caratteristico mercato al coperto che davanti all’entrata sfoggia una grande statua di un maiale, con i tanti banchi di carne (tutti i tipi possibili di tagli del maiale: zampe con tanto di zoccoli, musi, orecchie, vari tipi di lardo), frutta (soprattutto frutti di bosco come fragole, mirtilli, lamponi, more) e verdura (cavoli, patate dolci, zucchine e barbabietole in quantità industriale). Un piccolo banchetto vende decine di tipi diversi di brioche e, golosi come siamo, approfittiamo per acquistarne due (crema e mela/cannella) che mangiamo seduti nel bel parco alle porte della città godendoci uno sprazzo di sole che blocca, anche se per poco, la pioggia. Il grande viale pedonale che dal parco conduce al cuore della città è occupato da decine di piccole rivendite di fiori freschi (alcuni sembrano improvvisati: una sedia pieghevole, due secchi con mazzi di fiori, e la “proprietaria” con grembiule e fazzoletto in testa) che vengono presi d’assalto da giovani ben vestiti che si dirigono, con i loro “bouquets” verso il centro a passo spedito. Capiremo poi che a Tartu è periodo di lauree visto che la seconda città dell’Estonia vanta l’Università più quotata di tutto il paese. Arriviamo alla piazza centrale di Tartu con il bel municipio e la famosa statua/fontana dei due innamorati che si baciano sotto un ombrello grondante acqua, opera quanto mai azzeccata vista la giornata. Proseguiamo quindi verso il quartiere di Toomemagi che si snoda subito dietro al municipio, con il palazzo dell’Università, i due ponti “gemelli” del Diavolo e dell’Angelo e soprattutto i resti dell’imponente cattedrale gotica costruita nel XIII secolo dai Cavalieri Teutonici con le sue vaste navate in pietra rossa ancora intatte che non sorreggono, però, alcun tetto. Tutto il quartiere è immerso in un vastissimo parco con alberi giganteschi, statue e fontane e, se non fosse per la pioggia che continua a cadere, sarebbe davvero rilassante passeggiare lungo i tanti sentieri. Passiamo davanti all’antico teatro anatomico (in ristrutturazione) ed al vecchio osservatorio, riattraversiamo (da sopra) il ponte dell’Angelo ed avvistiamo un piccolo bar in un gazebo in mezzo al parco dove facciamo una sosta con cappuccino e caffè (Caffè Rotonda, Euro 3,40). Torniamo verso la piazza principale ed attraversiamo, dalla parte opposta, il ponte sopra il fiume Emajogi per dirigerci verso le due chiese ortodosse che però si rivelano essere più lontane del previsto e soprattutto in una zona molto trafficata e periferica dove non c’è assolutamente nulla da vedere, fatto questo che ci induce, dopo essere arrivati alla prima, a tornare sui nostri passi. Riattraversiamo l’Emajogi all’estrema periferia di Tartu e visto che continua a diluviare entriamo in una chiesa e ci sediamo ad ascoltare due cantanti ed un gruppo di orchestrali che stanno facendo le prove per un concerto lirico. Usciamo e continuiamo a gironzolare per questa parte della città molto bella, con le strette stradine acciottolate, vecchie case in legno, il Museo del Giocattolo, una bellissima chiesta ortodossa antica e semi-abbandonata. Torniamo verso il palazzo dell’Università, continuando ad incontrare gruppetti di persone che festeggiano il/la laureato/a di turno con, in mano, mazzi di fiori e torte in puro stile cake design (una addirittura con due tomi di diritto civile e successorio in pasta di zucchero colorata) ed arriviamo alla pizza principale dove, sotto la pioggia, un coro di giovani ragazzi sta cantando di fronte al municipio. Ci fermiamo ad ascoltare e veniamo subito colpiti da due dei ragazzi più adulti nelle retrovie del coro, uno con gli occhiali da sole sotto il cappuccio dell’impermeabile (molto azzeccato visto che sta diluviando…) l’altro con una pettinatura identica a quella “a schiaffo” di Justin Bieber che, nonostante la pioggia, è in perfette condizioni! La risata ci scappa… A concerto concluso fra gli applausi dei pochi avventori (perlopiù parenti dei pargoli) visto che la pioggia ci concede una tregua andiamo a visitare il bell’orto botanico (l’ingresso ai giardini è gratuito, la serra interna Euro 3,00) molto ben curato, con una collezione di iris da far invidia e un laghetto pieno di carpe. Decidiamo di tornare verso l’albergo facendo una breve sosta nel grande centro commerciale alle porte della città (alquanto desolato e deserto…). Dopo una doccia e un po’ di relax usciamo per cena al Pussirohu Kelder, un ristorante ricavato all’interno di una vecchia polveriera scavata sotto una collina di Toomemagi: l’interno, con il soffitto alto più di 10 metri, le vecchie munizioni accatastate qua e là ed i mattoni crudi, è davvero strepitoso. Prendiamo posto nel soppalco del primo piano e ordiniamo due piatti di maiale (ovviamente) al forno e alla griglia con contorno di patate, insalata e verdure (Euro 29,60), tutto buonissimo. Facciamo quindi una passeggiata in centro per smaltire l’ennesima “festa del porco” e, visto che domattina la sveglia suonerà prestissimo e che continua a piovere, torniamo in albergo e ci buttiamo in branda dopo aver chiuso le valigie.

La torta di compleanno di Stalin e il gatto nero imbufalito

19, 20, 21 Giugno – Riga e Sigulda

Il nostro autobus per Riga parte alle 7.20 e quindi non ce la facciamo a fare colazione. Ma le gentili ragazze della reception ci hanno preparato dei cestini da portar via con sandwich, muffin e succhi di frutta, tutto accompagnato da un immenso bicchiere di caffè latte troppo bollente che sorseggiamo seduti sulle poltroncine. Per andare in stazione ci basta attraversare la strada e, puntuale, il Lux Express in arrivo da San Pietroburgo (tratta Tartu-Riga Euro 16,00 prenotata sul sito) parte sotto un cielo plumbeo alla volta della Lettonia. Il viaggio (circa 4 ore) è assolutamente rilassante e tra un sandwich per colazione, un po’ di musica, bei paesaggi, alle 11.30 arriviamo all’Autoosta di Riga. Dopo aver acquisto un biglietto per i trasporti pubblici (3 giorni Euro 10,00) con i bagagli al seguito attraversiamo un centro commerciale abbastanza triste e sbuchiamo, percorrendo la rampa di un garage sotterraneo (non abbiamo trovato la porta d’uscita) , in una piccola piazza dove si tiene un mercato affollato di gente. Arriviamo quindi alla Centrala Stacja dove facendoci largo a spallate tra vecchiette con il carrello della spesa, anziani con il bastone ed omoni con facce non proprio rassicuranti, riusciamo a prendere il trolleybus n. 3 in direzione dell’albergo. Il bus è affollato, puzzolente e abbastanza sporco con una temperatura prossima ai 30 gradi che ci fa sudare abbondantemente dentro ai nostri giubbotti. Finalmente, dopo circa 20 minuti, arriviamo a Lacpsela Jela, in piena zona Art Deco dove, dopo una brevissima passeggiata, troviamo l’insegna dell’Edvard Hotel (Euro 73,00 a notte con colazione su Booking.com). La simpatica e gentilissima ragazza della reception (una delle eccellenze di questo albergo secondo Tripadvisor era stata indicata proprio nel personale cortese e disponibile) ci assegna una bella camera al quarto piano con tanto di terrazzino che si affaccia sui i tetti della città, pulita, spaziosa e molto comoda (scopriremo più tardi il favoloso pavimento riscaldato del bagno! Un sogno!!!). Il tempo non è il massimo ma, anche se il cielo è scuro, almeno non piove. Partiamo quindi alla scoperta della città vecchia di Riga. Attraversiamo il bel parco dell’Esplanade con il tranquillo Pilsetas Kanal fino ad arrivare all’imponente Teatro dell’Opera. Arriviamo quindi al primo cuore vecchio di Riga, Livu Laukums una piazza carina piena di ristorantini ricavati nelle vecchie case dai tetti spioventi, aiuole piene di fiori, palazzi imponenti e, in un angolo, i famosi e bellissimi palazzi della Grande e Piccola Gilda che si stagliano di fronte alla celeberrima “casa del gatto”, un palazzo molto antico che, sulla sommità delle sue torrette appuntite, presenta una scultura di un gatto nero imbufalito con la schiena ricurva (simbolo di Riga che compare praticamente in tutti i souvenir). Incontriamo gruppi di ragazze vestite con costumi d’epoca e, in testa, corone fatte con fiori freschi; in tutta la città si respira un’aria particolare visto che qui San Giovanni (il 23 giugno, festa di Mezzaestate) è una festa molta importante e le celebrazioni cominciano con largo anticipo. Ci perdiamo quindi nelle strette viuzze della città ammirando le belle chiese una diversa dall’altra, sulle quali spiccano l’imponente Duomo e la Chiesa di San Pietro, il Castello restaurato, la particolare Torna Iela lungo la quale si ergono le vecchie caserme oggi trasformate in negozietti di artigianato, bar e ristoranti, i famosi “Tre fratelli”, tre edifici in stili architettonici diversi ex case di mercanti posti uno accanto all’altro, il bel lungo fiume con il particolare Vansu Bridge che scavalca la Daugava dalle acque torbide. Torniamo verso la piazza del Duomo dove decine e decine di bancarelle che vendono fiori, souvenir e dolciumi sono state posizionate intorno ad un palco sul quale si stanno esibendo in canti tipici un gruppo di anziane carampane con costumi tradizionali e coroncine di fiori in testa. Assistiamo al mini concerto sgranocchiando un dolce tipico della festa: un “guscio” di cono gelato riempito con del caramello. Giungiamo poi ad un’altra piazza trasformata in un grande ristorante all’aperto (in realtà i locali sono più d’uno ma talmente appiccicati da formare un’unica grande tavolata) con parecchie sculture in ferro battuto che rappresentano vari animali e che vengono vendute a prezzi esorbitanti. Nei pressi di un cortile, veniamo attratti da un’immensa insegna con scritto “Ristorante Felicità” e, incuriositi, seguiamo il vicolo che conduce al ristorante all’aperto di…Albano Carrisi, con tanto di gigantografia del sorridente cantante che troneggia fra i bianchi tavoli in ferro in stile rococò. Questa non l’avevamo ancora mai vista! Arriviamo infine al grande cubo nero del Museo dell’Occupazione dietro il quale si cela il vero gioiello di Riga, la famosa Casa delle Teste Nere che nel 1300 ospitava una corporazione di mercanti tedeschi rigorosamente celibi: la bellissima facciata è piena di particolari, statue, bandierine segnavento e un fantastico orologio fanno di questo palazzo una delle principali attrazioni di questa città. Decidiamo di tornare in albergo per riposarci un po’ ma prima facciamo uno stop al negozio di cioccolata della Laima, la più vecchia azienda dolciaria Lettone, dove davvero potremmo comprare di tutto. Dopo una doccia e un po’ di relax decidiamo di andare a cena al Lido in Elizabetes Iela, un ristorante self service molto frequentato dai lettoni, fornitissimo (carne di tutti i tipi e cotta in tutti i modi, pesce, verdure cotte e crude, dolci, zuppe) e molto economico: un filetto di manzo, una schniezel, patate a volontà, due crepes al formaggio e due birre per 15 Euro totali. Sazi, girovaghiamo per il centro di Riga se possibile più animata del pomeriggio: ogni ristorante all’aperto ha un gruppo che suona in vari stili, dal rock al country, dalla classica alla medievale e passeggiare diventare un vero piacere. Torniamo quindi sui nostri passi perchè siamo davvero stanchissimi e la branda ci chiama…

La sala della colazione dell’Edvard è piccola ma le ragazze sono molto ben organizzate e il cibo davvero ottimo: uova, salumi, formaggio, una fantastica marmellata di lamponi (che in parte finirà sui miei jeans perchè le fette di pane con la marmellata, si sa, cadono sempre dalla parte sbagliata…), succo d’arancia e cappuccino. Con il trolleybus n. 3 raggiungiamo la stazione, facciamo il biglietto A/R per Sigulda (10 Euro in due) e, visto che abbiamo una mezzoretta prima della partenza, visitiamo il vastissimo mercato vicino che si sviluppa in parte all’aperto e in parte in 5 enormi hangar dove fanno bella mostra frutta e verdura freschissime (tantissimi frutti rossi, fragole, lamponi, mirtilli, more, ribes), pesce di tutti i tipi, tagli di carne, gastronomia e piccoli banchetti dove vendono spezie. Alle 9.40 prendiamo il nostro bus con tanto di posti prenotati (sul biglietto troverete il vostro numero di sedile) e, dopo un’ora e 20 ad ascoltare il “russamento” di un ciccione ucraino seduto parecchi posti dietro a noi, arriviamo alla stazione di Sigulda. Facciamo un salto all’Ufficio del Turismo per reperire mappe ed informazioni (più una calamita: per i collezionisti segnalo che qui hanno le più belle) e poi ci incamminiamo verso le funivia che ci porterà a Krimulda. La cittadina è tranquilla e passeggiare per i tanti parchi è davvero piacevole. Copriamo i pochi chilometri tra la stazione e la funivia passando attraverso il monumento delle chiavi, il parco dei bastoni (il bastone ricurvo giallo con le strisce rosse e verdi è il simbolo della città) e un tristissimo parco divertimenti con un’unica attrazione, una ruota panoramica praticamente deserta. La funivia ha orari ridottissimi (una ogni ora fino a mezzogiorno e poi una ogni mezzora) e, soprattutto, ha poco spazio (al massimo ci stanno una decina di persone) per cui facciamo i biglietti (Euro 5,00 a testa sola andata) e ci mettiamo in coda al cancelletto con un gruppo di turisti cinesi che ammirano i bel paesaggio: dall’altro lato dello strapiombo la gialla e bellissima residenza di Krimulda e, in lontananza, il castello di Turaida che spunta in mezzo alla foresta da cui è circondato. Il viaggio in funivia è breve (circa 15 minuti) ma molto suggestivo visto che si attraversa la valle del Gauja con le maestose foreste, i boschi fittissimi, il fiume che sinuoso si snoda sul fondo. La stazione di arrivo è praticamente deserta (pensavamo di trovare frotte di turisti visto che è sabato…) e, prima di tutto, cerchiamo la fermata del bus n. 12, un piccolo minivan che fa la spola tra le attrazioni turistiche di Sigulda che, però, ha orari molto “elastici”. Dopo aver trovato la tabella della fermata (proprio nel piazzale di arrivo della funivia) ci incamminiamo verso un sentiero che si snoda attraverso vecchie costruzioni in legno, una distilleria con il suo alto camino ancora funzionante, giardini e orti molto ordinati. Arriviamo ad uno spiazzo e davanti a noi si apre un bellissimo paesaggio collinare con l’unica strada che va verso Turaida. Sulla nostra sinistra compare un’altra tabella dell’autobus e quindi la domanda ci sorge spontanea: quale sarà la vera fermata? Fortunatamente giusto in quel momento arriva il 12 e lo scorbutico e assai poco gentile autista, borbottando quelle che mi sembrano imprecazioni, ci conferma che il bus partirà alle 14.30 da lì (evidentemente la tabella della fermata vicino alla funivia era farlocca…). Questo è stato un vero e proprio colpo di fortuna: se non avessimo incontrato il bus avremmo invano atteso alla… fermata fantasma e non avremmo mai visto alcun 12 arrivare né partire! Partiamo quindi a piedi in cerca delle rovine del vecchio castello e ci perdiamo in mezzo alle vecchie case di legno del piccolo villaggio di Krimulda; ci addentriamo nel bosco (una sgangherata freccia indica che il castello si trova da qualche parte qui in mezzo…) e finalmente troviamo i ruderi costituiti solo da un paio di vecchie mura e niente più; proseguiamo sul sentiero in mezzo ad alberi altissimi e sbuchiamo in un bel punto panoramico da cui si gode di una splendida vista sul castello di Turaida in lontananza; torniamo sui nostri passi e visitiamo il palazzo di Krimulda, trasformato in una casa di cura, che, come dice la Lonely, è molto più bello da lontano che da vicino visto che l’intonaco è tutto scrostato e le imposte di legno rovinate; molto particolari i padiglioni dedicati ai “bagni di sole”, una lunga fila di piccole cabine dove gli ospiti della casa di cura (ma quali ospiti? Tutto sembra abbandonato…) possono abbronzarsi e respirare l’aria fresca. In questo strano posto (un ospedale fantasma, una manciata di vecchie case di legno, una distilleria che pare abbandonata) esiste però anche un bar/ristorante ricavato nelle ex scuderie del palazzo, il Milly Kafeinca con una comoda terrazza all’aperto dove ci accomodiamo per pranzo insieme ad altri pochi turisti e ordiniamo salsicce del cacciatore, patate fritte e dei pancake con carne il tutto accompagnato da una coca (sono tradizionalista) e da un imbevibile succo di mela homemade (Marco si è fatto invogliare dalla proposta della cameriera – o forse dalla stessa Milly…. – ma a metà ha dovuto per forza ordinare dell’acqua visto che il succo era acerbo e con un vago odore di fritto…), il tutto per la ragguardevole somma di 5,40 Euro! Dopo aver salutato Milly (ma sarà stata proprio lei???), ci avviamo verso la fermata dal bus che, puntuale, arriva alle 14.30 con alla guida il solito autista incazzato. Saliamo e paghiamo il biglietto (0,50 Euro a testa) e in cinque minuti siamo a Turaida. Il parco dove si trova il castello (ingresso Euro 4,86) è molto ben curato e ricostruito come si trattasse di un vero e proprio villaggio con tanto di chiesa e varie abitazioni che ospitano mostre di manufatti ritrovati nel sito, fotografie del restauro, gioielli ed abiti d’epoca. Dopo una breve passeggiata arriviamo al castello vero e proprio, saliamo sulla torre restaurata fino all’ultimo piano da dove si gode di una vista fantastica su tutta la vallata con fitte foreste attraversate dal Gauja, visitiamo le varie sale tutte ben restaurate e scendiamo nelle segrete accessibili però solo in parte. Torniamo quindi sui nostri passi dopo aver fatto una tappa obbligatoria alla lapide che commemora la sfortunata Maija Roze (la leggenda vuole che questa giovane ragazza, convinta delle proprietà magiche di una sciarpa che indossava, invitasse il suo amato a colpirla con la spada…ma la sciarpa si rivelò del tutto priva di poteri soprannaturali e lei rimase uccisa sul colpo!) e visitiamo, dalla parte opposta rispetto al castello, il bel villaggio ricostruito in mezzo a basse colline punteggiate da stagni: la rimessa delle carrozze e delle slitte, la fucina del fabbro, la sauna, le case in legno del popolo e perfino una capanna dedicata all’allevamento di pesci con tanto di sistema idraulico che riempiva le varie vasche attingendo l’acqua dal vicino fiume. Ormai si è fatto tardi e quindi, dopo un veloce giro tra le bancarelle di souvenir del piazzale esterno, riprendiamo per l’ultima volta il bus n. 12 (guidato sempre dallo stesso autista…e ti credo che era incazzato! Tutto il giorno avanti e indietro, sempre la stessa strada, sempre a contatto con turisti che chiedono informazioni…ora tutto è comprensibile) che ci riporta alla stazione degli autobus di Sigulda. Facciamo il biglietto di ritorno (Euro 4,30 in due) e visto che il bus per Riga partirà dopo un’ora, facciamo una pausa al simpatico Cafè Eklers dove, nella bella terrazza all’aperto, ci gustiamo due paste e due cappuccini (Euro 3,40). Dopo un ultimo giro nel bel parco cittadino di Sigulda (in mezzo al quale troviamo anche una installazione dedicata ad un gemellaggio con la città di Venezia ma le scritte sono in Lettone e quindi partiremo da qui senza capirne il senso), prendiamo il bus per Riga dove arriviamo dopo un’ora e mezza. Invece di andare in stazione ci facciamo scendere in Elizabetes Jela, vicinissimi al nostro albergo (a quanto abbiamo visto l’autista fa scendere le persone in qualsiasi parte della città, basta chiedere), risparmiandoci così un affollato viaggio di ritorno sul famigerato trolleybus n. 3. Dopo un po’ di riposo e una doccia, andiamo a cena al solito Lido e, vista la bella serata col sole ancora alto (di pioggia oggi, fortunatamente, neanche l’ombra!), decidiamo di occupare un tavolo all’esterno dove banchettiamo con spiedini di pollo, tante patate e i soliti pancake al formaggio e spinaci (Euro 14,80 in due). Facciamo quindi la nostra passeggiata serale percorrendo le strette stradine di Riga affiancate da ristoranti e bar stracolmi di gente che ascolta musica dal vivo e poi, distrutti, torniamo finalmente in albergo dove crolliamo addormentati nel giro di qualche minuto.

Stamattina ci svegliamo, con tutta calma, col sole che splende (due giorni consecutivi…non ci possiamo credere) e dopo la solita robusta colazione, andiamo in autobus all’Accademia delle Scienze, un immenso palazzo costruito in epoca sovietica meglio conosciuto dai locali come “la torta di compleanno di Stalin”, che la Lonely definisce l’Empire State Building in versione sovietica. Entrando nel tetro atrio illuminato da qualche lampada a globo, ci rechiamo alla cassa dove una svogliata signora di mezza età ci fa i biglietti per salire alla terrazza panoramica del 17° piano. Un ascensore (lentissimo se paragonato a quello dell’Empire!) ci porta fino al quindicesimo piano e da qui saliamo altri due piani di scale assolutamente anonimi. Ma la vista dalla terrazza è a dir poco stratosferica visto che spazia su Riga a 360 gradi: la città vecchia, la zona dei palazzi art nouveau, il quartiere conosciuto anche come Piccola Mosca, il mercato centrale con le mille bancarelle, i vecchi cantieri navali, il fiume Daugava e la particolarissima (unica in tutto il Baltico per la sua forma) torre della televisione. Usciti, ci dirigiamo verso la piccola ma suggestiva chiesa Ortodossa dove si sta tenendo la funzione della domenica frequentata prevalentemente da donne anziane con il tradizionale fazzoletto in testa. Visitiamo poi i bei magazzini ristrutturati (tipo lo Speicherstadt di Amburgo ma più in piccolo) e, questa volta con calma, tutti i padiglioni del mercato coperto dove ammiriamo i giganteschi vasi pieni di cetrioli in salamoia che qui vanno alla grande e le terrine di plastica traboccanti di sauerkraut. Terminata la visita a questa parte di Riga ci dirigiamo, con il bus n. 25, verso l’isola di Kipsala che si trova in mezzo al fiume Daugava e che percorriamo in lungo e in largo ammirando le belle ed antiche case in legno, alcune perfettamente restaurate ed altre lasciate andare in rovina. Dalla sponda est si gode di una vista fantastica sulla vecchia città di Riga e sul ponte Vansu, anche se immensi nuvoloni neri rovinano un po’ il paesaggio. Comincia a piovere (sembrava troppo bello…) e quindi decidiamo di riprendere il bus per andare a visitare la parte Art Nouveau di Riga con i suoi immensi palazzi ricchi di decorazioni ma, appena scesi, gli immensi nuvoloni neri che vedevamo dall’isola di Kipsala si stanno letteralmente svuotando sulla città, allagando strade e marciapiedi: visto che siamo nelle vicinanze, decidiamo di ritirarci in camera aspettando che il tempo migliori. Dopo un paio d’ore finalmente smette di piovere e, visto che la mia scheda di memoria è piena (non mi è mai successo di esaurirla) decidiamo di andare ai magazzini Stokman per prenderne una che trovo super scontata grazie ai saldi di mezza estate (una scheda da 8 giga Scandisk a 2,30 Euro!) e, dopo un rapido giro nei vari reparti, ci dirigiamo nuovamente verso il centro storico dove facciamo uno stop in un negozio a comprare l’orso lettone da una scontrosa e fredda commessa, uno alla pasticceria centrale per un caffè caldo e una fetta di torta ai mirtilli e, infine, uno al negozio della Laima per far scorta di cioccolato. Ripassiamo davanti all’Esplanade e sotto al gigantesco monumento alla Libertà e torniamo in albergo per una doccia veloce. Quindi consumiamo la nostra ultima cena sempre al Lido (consigliato caldamente questo ristorante: pur essendocene diversi a Riga, quello di Elizabetes Jela è il più carino e, in più, il rapporto qualità prezzo è a dir poco imbattibile) con pasticcio di salmone, pollo e patate (15,00 Euro in due), facciamo un ultimo giro per la città vecchia sempre piena di gente e torniamo per l’ultima notte all’Edvard: domani lasceremo Riga e la Lettonia.

In bus con Anna Karenina e souvenir Lituani fai-da-te

22-27 Giugno – Vilnius, Trakai, Kaunas

Ci svegliamo con calma e andiamo a fare la nostra ultima colazione all’Edvard (questo albergo rimarrà il migliore di tutta la nostra vacanza). Visto che i taxi sono a buon mercato e che non abbiamo voglia di affrontare con i bagagli la ressa del trolleybus n. 3, chiediamo alla gentilissima receptionist di prenotarcene uno che, puntualissimo, arriva e in 10 minuti scarsi ci porta all’Autostaa (corsa Euro 5,00). Il bus della Lux Express delle 10.35 parte un po’ in ritardo (costo del biglietto Riga-Vilnius Euro 18,00) ma il viaggio, pur se non brevissimo (circa quattro ore e mezza), è piacevole tra un po’ di musica e il film Anna Karenina che guardo con un occhio al paesaggio prima lettone e poi lituano che scorre fuori dal finestrino: qualche fattoria, chiesette ortodosse in legno con la cupola a cipolla, piccoli villaggi ma soprattutto tanta foresta, tanto bosco, tanti campi coltivati, tanto verde. Arriviamo alla stazione di Vilnius addirittura in anticipo sulla tabella di marcia e ci avviamo a piedi, con le valigie che ormai cominciano a pesare, verso il centro storico visto che il nostro albergo, il Domus Maria, si trova vicinissimo alla famosa Porta dell’Alba. Abbiamo tante aspettative sull’hotel visto che è quello che abbiamo pagato di più e, soprattutto, quello più “osannato” dai recensori di Tripadvisor e Booking (Euro 81,00 a notte con colazione su Booking.com) ma, quando arriviamo, dopo una passeggiata di circa 10 minuti, capiamo quasi subito che la realtà sarà ben diversa. Superata la Porta dell’Aurora, praticamente attaccato alla chiesa di Santa Teresa c’è un arco con un cancello e l’indicazione “Domus Maria”; dopo l’arco c’è un parcheggio e, sulla destra, una piccola porta con il cartello dell’”albergo”. Entriamo e al banco della reception, posto alla fine di un lungo corridoio, troviamo un ragazzo giovane che sarà da noi battezzato come “il nipote del vescovo”: aria afflitta ed annoiata, misurato con le parole, non scortese ma assolutamente riservato. Ci dà la chiave della nostra stanza posta al secondo piano (che in realtà è il primo), saliamo in ascensore e ci troviamo di fronte ad un altro corridoio molto ampio lungo il quale si aprono le porte delle stanze. La nostra è piccola e piena di mobili assolutamente inutili, il bagno è separato (doccia da una parte, wc e lavandino da un’altra), l’arredamento è a dir poco spartano con fastidiosi letti in ferro (il mio terrore di prendere gli angoli sugli stinchi si fa vivo con prepotenza…), insomma non dico una delusione ma ci siamo molto vicini. In realtà, leggendo poi altre recensioni e vedendo altre foto, quelle pubblicate sul sito (davvero meravigliose) ritraevano le camere superior che si trovano all’ultimo piano e costano, ovviamente, molto di più: come spesso capita il posto sul quale riponi più fiducia si rivela esattamente il contrario di ciò che pensi. Comincio subito a fare un po’ di spazio spostando i letti ed infilando (letteralmente) una sedia dentro all’armadio e già mi sembra che la stanza sia un filino più grande. Ma non siamo venuti a Vilnius per stare in albergo e quindi, dopo un po’ di relax, usciamo alla scoperta di questa città che ci appare subito bellissima complice, forse, anche la fantastica giornata di sole: chiese di tutti i tipi, palazzi d’epoca, ampie piazze e tanti angoli verdi. Alla fine del centro storico si staglia l’imponente Cattedrale con la magnifica ed immensa piazza e la torre campanaria, superata la quale ci si trova sulla lunghissima Gedimino Prospekty (subito ma me ridefinita Prospettiva Nievsky): un viale di parecchi chilometri con palazzi modernissimi e negozi di lusso intervallati da curatissimi parchi verdi. Entriamo al Gedimino 9, un modernissimo e alquanto lussuoso centro commerciale, e al piano interrato troviamo un banchetto che vende donuts artigianali che nulla hanno da invidiare a quelle americane (anzi!). Ci sediamo e ci sbafiamo le nostre ciambelle al pistacchio veramente buonissime (due ciambelle e due coca, Euro 3,20). Continuando sul lungo viale arriviamo fino al famoso Cat Cafè (segnato sulla Lonely), un caffè pieno di gatti che ti gironzolano attorno mentre fai colazione, ma il locale si trova al piano superiore e da fuori non si vede nulla. Ci ripromettiamo di tornare. Ripercorriamo quindi il lungo vialone della Prospettiva Nievsky e rientriamo nella città vecchia, perdendoci dentro ai numerosissimi negozi di souvenir con pezzi di discutibile bellezza (ricordano, come disse l’amica Emanuela durante il nostro viaggio in Armenia, i souvenir della Jugoslavia degli anni 60!): casette di legno con tanto di gnomi, qualche orologio a cucù, vasi per fiori dai colori improponibili, magliette sintetiche, sciarpe, calamite giganti e assolutamente pacchiane, orsetti scoloriti a causa del lungo tempo trascorso al sole delle vetrine…insomma…non riempiremo certo le valigie qui! Il sole sta tramontando e ci godiamo un tramonto bellissimo che colora le tante chiese ed i palazzi di un bel rosa. Cerchiamo due dei ristoranti individuati da Marco su Tripadvisor con buone recensioni ma i nostri sforzi risultano vani: ai numeri civici corrispondono negozi di souvenir. Chiediamo informazioni alla proprietaria di uno dei negozi che ci dice che i ristoranti che cerchiamo sono stati chiusi! Decidiamo quindi di dare un’occhiata al Loky, altro buon ristorante, che troviamo, ci ispira e quindi prenotiamo un tavolo all’aperto per le 20.30. Torniamo in albergo per una doccia e ci accorgiamo che…non c’è docciaschiuma, o meglio, ci sono solo due misere bustine di detergente corpo che fa molta miseria. Esco e faccio una volata al supermercato Rimi (a 5 minuti a piedi dall’albergo) per comprare un classico palmolive ad Euro 1,79 che utilizzeremo per il resto della nostra vacanza lasciando intonse le bustine. Usciamo nuovamente per andare a cena. Arrivati al ristorante ci accomodiamo insieme ad altri avventori nel bel cortile esterno del Loky ma, dopo neanche 10 minuti, comincia a diluviare (si ricomincia…). Veniamo quindi fatti accomodare all’interno ma non nella sala “al piano” bensì in una vera e propria “grotta” posta molto sotto il livello del suolo alla quale si accede tramite una ripida, stretta, bassa e molto scomoda scaletta di pietra. L’ambiente è decisamente particolare con pareti in pietra a vista e soffitti a volta, tavoli illuminati da candele (leggere il menù è estremamente difficile) e camerieri impegnatissimi a fare su e giù dalla scaletta. Ordiniamo io un classico maiale al forno con carote e zucchine mentre Marco continua con la sua collezione di bestie strambe e decide di prendere il castoro. Con due birre da mezzo e una fetta di dolce al cioccolato spendiamo Euro 28,40 in due per un cibo non eccellente ma sicuramente molto buono. Usciamo e piove ancora, con le strade allagate dal temporale scatenatosi poco prima, ma ci facciamo ugualmente un bella e lunga passeggiata ammirando questa Vilnius ancora illuminata dal sole che ci piace assai.

La notte trascorre tranquilla (il Domus se non altro è silenzioso) e dopo una colazione discreta (soprattutto salata ma anche qualche dolce compare sul buffet) ci avviamo a passare palmo a palmo la capitale lituana invogliati anche dalla discreta giornata che pare presentarsi. La Porta dell’Alba è davvero un gioiello con un altare ed una piccola cappella posta sopra l’arco e dalla quale si accede tramite una scala laterale (che conduce sia alla cappella superiore sia alla Chiesa di Santa Teresa), una magnifica pala e soprattutto tantissimi fedeli che quasi a tutte le ore del giorno si raccolgono in preghiera. Procedendo verso il centro della città entriamo da un piccolo arco che nasconde la bella, anche se molto trascurata, Chiesa della Santa Trinità: il cortile circondato da edifici quasi in rovina, gli alti alberi, il silenzio totale ma, soprattutto, la bella pala in legno dai colori vivaci dell’altare di questa chiesa Greco-Cattolica merita davvero una visita. In successione troviamo poi la maestosa Chiesa di San Casimiro dalla bella facciata rosa, la piccola Chiesa Russa del Santo Spirito, con i preti ortodossi che passeggiano nei giardini circostanti, la Chiesa di San Nicola molto intima, compatta e dipinta con colori pastello. Gironzoliamo un po’ a caso per le strette vie della città vecchia, ci imbattiamo in un vicolo con le pareti piene di opere d’arte di fotografi, pittori, scultori lituani, nella piccola ma ben fatta Chiesa di San Michele e nella monumentale Cattedrale della Santa Madre di Dio, anche questa con uno strepitoso altare in legno tutto decorato (ringrazio il signor Wikipedia per avermi aiutato nel districarmi tra le decine, centinaia, financo migliaia di chiese di Vilnius!). Comincia a piovere (tanto per cambiare) e proseguendo nel nostro cammino ci imbattiamo in un cartello posto prima di un ponte su un fiumiciattolo che ci informa che stiamo entrando nella Repubblica di Uzupio, con tanto di smile blu di benvenuto, un limite da rispettare di 20km all’ora, un simbolo con la Gioconda di Leonardo raffigurata (che vorrà dire?) e uno che avverte che le auto possono cadere dentro al fiume! Questo particolare quartiere di Vilnius, praticamente circondato (e separato!) dalla città dal fiume che abbiamo scoperto essere il Vilnia, si è autoproclamata Repubblica Indipendente nel 1998 grazie all’opera di un gruppo di artisti bohemien ed ha un proprio presidente, un inno tutto suo, una bandiera autonoma e (addirittura) una vera e propria “costituzione” di ben 41 articoli scolpiti in una lunghissima lastra di metallo posta su un muro di una strada del quartiere. Fra i più bizzarri cito i seguenti: “Tutti hanno il diritto di morire, ma non è un obbligo” (art. 3); “Tutti hanno il diritto di amare” (art. 6) ma, al successivo art. 7 si specifica “Tutti hanno diritto a non essere amati” (!!!!), “Tutti hanno il diritto di badare a un cane fino a quando uno dei due muore” (art. 11), “Il cane ha diritto di essere un cane” (art. 12), “Tutti hanno diritto hanno diritto ad avere dei dubbi, ma non è obbligatorio (art. 15), “Tutti hanno diritto di apprezzare la propria scarsa importanza” (art. 21), “Tutti hanno diritto di celebrare o di non celebrare il proprio compleanno (art. 26), “Tutti hanno il diritto di essere fraintesi (art. 34), “Tutti hanno il diritto di non avere diritti” (art. 37) e, per chiudere, gli ultimi tre articoli, 39) Non deludere; 40) Non combattere; 41) Non cedere! Ci siamo praticamente sbellicati a leggere questi che possono sembrare deliri ma che hanno più di un fondo di realtà. Visitiamo un cortile pieno di statue (peraltro bruttine) lasciate a loro stesse, divani sfondati, tavolini costruiti con i copertoni delle auto; vogliamo entrare in un negozio ma è chiuso (la Repubblica sarà pure indipendente per qualcosa no? Aprono a che ora vogliono e, soprattutto, SE vogliono), ci dirigiamo alla particolarissima piazzetta centrale con la statua dell’angelo con la tromba che è un altro simbolo di Uzupio, entriamo in un negozio dove vengono prodotte delle felpe fatte a mano davvero bellissime ma dal prezzo un po’ troppo esagerato (circa 150,00 Euro…per essere una repubblica indipendente fondata sulla condivisione non c’è male come costo. Belle erano belle. Uniche erano uniche ma, sinceramente, non ho avuto il coraggio di fare la pazzia), diamo un’occhiata ai ristorantini molto carini ma non proprio economici (vivere ad Uzupio è parecchio costoso!) e dopo aver girovagato a caso ci troviamo vicini ad un altro ponte sul quale troviamo un cartello che segna il termine territoriale di questa bizzarra “Res-publika”. Continua a piovere e quindi le due bellissime chiese di Sant’Anna e Santa Bernardina non spiccano come dovrebbero (ci torneremo uno dei prossimi giorni e col sole saranno tutta un’altra cosa): il brutto tempo però non ci impedisce di ammirare le particolarissime guglie delle due chiese gemelle, cesellate finemente e contornate dai mattoni rossicci con i quali sono state costruite. Facciamo un po’ di difficoltà ad entrare nella chiesa di Sant’Anna visto che disteso in coma etilico sulla soglia c’è un ragazzo che non si sveglia nemmeno con le tirate di orecchi di due poliziotti che saranno poi costretti a portarlo via di peso.

Proseguiamo quindi verso i curatissimi giardini di Santa Bernardina con la fontana “danzante” davanti alla quale tutti (compreso il sottoscritto) si fanno fotografare facendo attenzione a fare click quando la massa d’acqua è al massimo della sua altezza. In verità tutte le foto che ho fatto sono con…l’ombrello e non per ripararmi dalla fontana ma dalla pioggia che ancora continua a cadere. La prossima meta è la mastodontica cattedrale conosciuta anche come Basilica di San Stanislaus e San Vladislav di un bianco accecante ma all’interno parecchio spoglia e l’immenso Palazzo dei Granduchi di Lituania. Decidiamo poi di fare un break e, visto che ci è rimasta la voglia di ciambelle, torniamo al Gedimino 9 dove “pranziamo” con due donuts e due cappucci (con tanto di disegni floreali fatti con il latte in superficie, Euro 5,70). Torniamo verso la città vecchia e visitiamo l’Università di Vilnius, un insieme di cortili che si susseguono l’un l’altro sui quali si affacciano le varie facoltà. Molto interessante la libreria-negozio dell’Università con molti volumi dedicati anche alla storia di Vilnius e souvenir meno brutti di quelli dei negozi in centro. Continuiamo a gironzolare per le stradine laterali (la strada principale ormai la conosciamo bene) che riservano molte sorprese: piccole gallerie d’arte, negozi dove vendono un po’ di tutto, mercatini dell’usato. In particolare ci colpisce il negozio Boutique Privilege (sv. Mikolo, 12) dove entriamo per acquistare un particolarissimo papillon da regalare ad un amico e ci perdiamo in chiacchiere con Anna, la simpatica proprietaria che praticamente produce tutto quello che c’è in negozio insieme al marito, una tipa tatuata e piercingata che condivide lo spazio del negozio con 2 uccelli in gabbia, un cane su una cuccia rigorosamente fatta a mano ed un passeggino dove dormono… i suoi due gemelli! Anna ci spiega come il passaggio all’Euro sia stato per loro un vero trauma e, nonostante siano passati già cinque mesi, ancora fanno molta fatica non solo col cambio ma anche, e soprattutto, ad arrivare a fine mese visto che i prezzi sono quasi triplicati. Mal comune… Proseguendo sempre lungo le semi-deserte stradine laterali (tutta la gente è concentrata sul corso principale), visitiamo altri piccoli negozi e gallerie d’arte e, in particolare, una botteguccia dove vengo colpito da un orso di pezza grigio all’evidenza fatto a mano. Il negozio è gestito da una signora di una certa età che parla poco l’inglese ma mi spiega che tutto quello che è in vendita è stato fatto a mano da una cooperativa di ragazzi diversamente abili e quindi il ricavato andrà a sostenere il loro lavoro. Questa è una ragione in più per accaparrarmi l’orso grigio che però è privo di qualsiasi simbolo o scritta che riguardi la Lituania ma questo non mi ferma assolutamente perchè ho già delle idee su come allestirlo! Ringrazio la signora ed usciamo sul corso principale dove mi pareva di aver visto una merceria (si, un negozio dove vendono bottoni, nastri, filo da cucire ed altro): all’interno non perdo tempo e chiedo alla gentile commessa se ha dei nastri con i colori della bandiera lituana; sembrerà una richiesta strana ai più che mi leggeranno ma mai aver paura di chiedere! Infatti la ragazza, senza minimamente scomporsi, si dirige verso una vetrina e mi estrae un rotolo di fettuccia che riporta esattamente la bandiera della Lituania! Ne prendo un metro che finirà al collo dell’orso grigio “hand-hand-made” arricchito anche da un pin in smalto raffigurante il celeberrimo cavaliere Vyts a bordo del suo destriero impennato, simbolo del Paese. Il fai da te è sempre stato il mio forte (e lo scoprirete anche più avanti…). Felice per l’acquisto destinato alla mia collezione bears, quando usciamo dal negozio l’ennesimo diluvio ci costringe a rifugiarci dapprima in una bella libreria fornitissima dei miei amati volumi Taschen e poi in albergo per un po’ di relax. Usciamo per cena (e per fortuna non piove!) ed andiamo a quello che diventerà nei prossimi giorni il nostro “posto fisso”, il ristorante Dvaras dove preparano quasi esclusivamente cucina lituana. Prendiamo posto nell’affollata sala e decidiamo di buttarci sui tipici piatti locali: per antipasto prendiamo dei bastoncini di pane sfregati nell’aglio, fritti e ricoperti di formaggio fuso e una zuppa di barbabietole e funghi e poi due piatti di Zeppelin, i famosi gnocchi giganti di patata ripieni di carne (quelli al formaggio, per vegetariani, hanno tempi di preparazione di circa 40 minuti e non ci pare il caso…) serviti con abbondante crema fatta con panna acida, funghi, panchetta croccante e burro fuso. Insomma una cena all’insegna delle super calorie ma ad un prezzo veramente stracciato: con una birra e una coca spendiamo, in tutto, Euro 15,60. I prezzi di Tallin sono lontani, molto lontani. Finito di cenare dopo aver pagato il conto siamo costretti ad aspettare perchè fuori si è scatenato l’ennesimo temporale. Quando smette, visto che c’è ancora luce, intraprendiamo un percorso che corre all’esterno della città vecchia dove si possono scovare anche alcuni simboli della Vilnius Ebraica, o quel che ne resta. Usciamo quindi dalla “nostra” Porta dell’Aurora e percorriamo le mura esterne della città imbattendoci subito in una minuscola piazzetta con una delle opere più strane di tutta Vilnius, “The Egg”: sopra una colonna di cemento fa bella mostra di sé un grande uovo di circa 300 chili riccamente decorato e dipinto con colori vivaci. In questo luogo, parecchi decenni fa, si teneva infatti una famoso mercato degli Uccelli e nel 2003, per celebrare l’abitudine ormai scomparsa, la Repubblica di Uzupio decise di donare alla città di Vilnius (???? Ma Uzupio E’ Vilnius!!!) questa opera stravagante e posta in una zona assolutamente anonima e defilata da tutte le altre attrazioni. Proseguendo il nostro tour, arriviamo di fronte alla bella e ben conservata Sinagoga, l’unica rimasta in città, che però è chiusa. Piove ancora e quindi, dopo un breve giro, torniamo in albergo e andiamo beatamente a dormire.

Niente alzataccia stamattina, ma colazione con calma. Alle 9.20 siamo in stazione ed alla biglietteria ci dicono che l’autobus per Trakai, una delle più note destinazioni turistiche della Lituania, parte fra 4 minuti e che il biglietto lo possiamo fare a bordo. Troviamo subito il bus della Kautra (ci sono diverse compagnie di autobus per Trakai, uno ogni mezzora, costo del biglietto Euro 1,75) e dopo circa trenta minuti, sotto un cielo nuvoloso che non promette nulla di buono, arriviamo in questa piccola cittadina con uno dei castelli meglio conservati di tutto il paese. Il tragitto che dalla stazione porta dapprima alle rovine del castello della penisola e poi all’imponente castello dell’isola (Trakai si trova al limitare di un grande lago) è lungo ma molto piacevole e con una bella passeggiata in mezzo alle tipiche case in legno della zona dipinte in colori pastello arriviamo all’ufficio informazioni dove arraffiamo una cartina del sito facendoci largo in mezzo a parecchi turisti. Dopo una veloce occhiata ai banchetti che vendono souvenir (pensavo che almeno qui fossero più decenti, invece solita accozzaglia di “trofei” in legno…) attraversiamo il bel ponte in legno che porta al magnifico castello in pietra rossa insieme a comitive di turisti anzianotti che poco prima sono sbarcati dai loro bus. Paghiamo l’ingresso al cancello principale (Euro 5,42 a testa) ed entriamo nel curatissimo cortile del castello dove si affacciano le numerose sale in cui si trovano vari reperti rinvenuti in occasione dei restauri succedutesi nel tempo. Facciamo fatica a farci largo in mezzo alla gente anche perchè pochissimi turisti seguono il percorso prestabilito della visita: scendono da dove si dovrebbe salire e viceversa, creando così degli ingorghi infiniti. Dopo aver ammirato raffinati scrigni in madreperla, vasi di ceramica e servizi di piatti destinati ad abbellire le tavole dei sovrani, abiti sontuosi e armi appuntite, ci dirigiamo all’ingresso del castello vero e proprio con tanto di ponte levatoio che dà su uno stretto e lungo cortile buio vista l’altezza delle pareti del corpo principale. Ci arrampichiamo quindi su per le traballanti scale in legno e lungo le passerelle sospese visitando altre sale, fra cui la particolarissima cappella con le finestre di vetro piombato. Girato in lungo e in largo il castello, usciamo e facciamo un bellissimo giro nei giardini all’esterno, camminando lungo il lago affollato di barche a vela ed ammirando la bellissima vegetazione anche delle isolette vicine. Riattraversiamo il ponte il legno e facciamo una bella passeggiata sul lungolago fino ad arrivare ad un piccolo villaggio con altre bellissime case in legno, un paio di guesthouse e quello che sembra essere un ristorante abbastanza lussuoso con tovaglie bianche e candelabri che si intravedono dalle larghe vetrate che danno sul lago. Torniamo sui nostri passi e, avvicinandoci nuovamente al castello, decidiamo di fermarci in un ristorantino molto più alla mano, il Kibinu Salis, con una bellissima terrazza in legno che dà sul lago dove facciamo un break con i tipici kibinai (una specie di “calzone” di pasta sfoglia ripieno di carne, formaggio o verdure) e patate fritte (Euro 12,70 in due) seduti su un tavolo esterno ammirando il castello. Mentre mangiamo accade il miracolo: esce il sole! Decidiamo quindi di tornare al castello per fare delle fotografie con la luce (tutt’altra cosa!) anche se non è facile convincere la bigliettaia del castello alla quale facciamo vedere i nostri biglietti già strappati che, per lei, sono evidentemente “recuperati” (o forse, più semplicemente, non riesce a carpire cosa vogliono questi due turisti che vogliono entrare con un biglietto già consumato!). Alla fine cede, e ci lascia passare, dandoci così modo di rifare un velocissimo giro con un bel cielo blu e tanta luce! Fatto il pieno di foto, visto che adesso il tempo è davvero molto bello, facciamo una lunga passeggiata intorno al perimetro del lago, attraversando piccoli ponti in legno, canneti, boschetti, case in legno vecchie e perfettamente ristrutturate, fino ad arrivare alla darsena con tante barche a vela ormeggiate. Sono attirato da una strana costruzione in rovina di cemento armato (stile soviet, tanto per cambiare) e mi addentro tra vetri rotti, graffiti ed immondizia varia fino a scoprire la facciata di quello che credo essere stato un hotel costruito in epoca sovietica e, come al solito, lasciato lì a marcire. Torniamo sui nostri passi seguendo le vecchie mura del castello della penisola con le sue torri mezze diroccate e poi imbocchiamo nuovamente la strada verso la stazione dove riprendiamo il bus, anzi il minibus visto che si tratta di un furgoncino, per tornare a Vilnius con il simpatico autista appassionato del Milan che scambia qualche battuta con noi e che sparerà musica a palla per tutto il viaggio. Dopo un po’ di relax in albergo, decidiamo di salire al castello di Vilnius dove arriviamo dopo una lunga e ripida salita. Dalla sommità della collina, dove svetta il tozzo torrione del castello, si gode di una bellissima vista su tutta Vilnius, sia dalla parte vecchia che al di là del fiume con i nuovissimi grattacieli in vetro, ma anche della “gemella” collina delle Tre Croci che si stagliano bianche sul cielo blu. Il mio sguardo viene improvvisamente attratto da una imponente costruzione al di là del fiume in cemento armato e vetro, con un tetto a forma di onda: altro esempio di brutalismo? Mi riprometto, nei prossimi giorni, di farci un salto. Dopo il tramonto, andiamo nuovamente a cena al Dvaras e ci sediamo a un tavolo all’aperto vista la bella serata, consumando una zuppa di funghi servita in una pagnotta di pane nero, cotoletta di maiale con purè e dumplings ripieni di carne (Euro 19.70). Trascorriamo poi la fine della nostra serata nuovamente ad Uzupio dove scopriamo altre stradine affascinanti di questa “città nella città”.

Stamattina andremo alla scoperta di Kaunas, la seconda città della Lituania. Prendiamo il bus (sempre della Kautra, andata Euro 5,50) che in un’ora scarsa ci porta alla stazione di Kaunas da dove, con una lunga e bella passeggiata, arriviamo fino all’imponente Chiesa di San Michele Arcangelo con le sue cupole a cipolla grigio-azzurre e la facciata bianca candida. Dietro alla piazza inizia il lungo Laisves Aleja, un viale interamente pedonale con curatissime aiuole verdi, caffè con i tavolini all’aperto e negozi di abbigliamento (saccheggiamo un outlet Adidas con sconti dal 50 all’80%). Una bella passeggiata ci porta fino al cuore della città vecchia, meno imponente e ricca di Vilnius ma comunque molto caratteristica: bassi palazzi, ristoranti, negozietti di cianfrusaglie (anche qui niente souvenir degni di questo nome!). La bellissima piazza principale quasi deserta, ci accoglie con l’ex municipio, oggi diventato il palazzo dei matrimoni, le numerose vecchie case dei mercanti trasformate in ristoranti e la bianca Chiesa di San Francesco. Seguiamo quindi la bella passeggiata che ci conduce ai resti del vecchio castello costruito su un terrapieno di erba verde curatissima sulle rive del fiume Neris: del castello, in realtà, rimangono solo una torre e parte delle mura e quindi decidiamo di non visitarlo all’interno. Girovaghiamo a caso lungo le stradine acciottolate ma, a dire il vero, non c’è molto da vedere. Sono in preda all’ansia perchè non ho trovato nemmeno un magnete di Kaunas che mi piace ma, forte della mia filosofia “fai da te”, decido di acquistare un pin in smalto rosso con il toro bianco simbolo della città al quale toglierò, a casa, il pezzo di metallo appuntito e doterò di una piccola calamita aggiungendo quindi un bel magnete alla mia collezione! Torniamo quindi verso la città nuova con il particolare Museo d’Arte (un cubo di marmo nero) ed il tristissimo Museo del Diavolo, situato dentro un vecchio palazzo del quale visitiamo solo l’atrio (e ci basta!). Attraversiamo nuovamente la Laisves Aleja fino ad un bel ponte moderno che scavalca sia l’autostrada che la Neris da dove si ammira una… moderna “bellezza” di Kaunas: l’immenso centro commerciale Akropolis. Visto che ci si arriva a piedi, decidiamo di andare a curiosare un po’ tra i negozi del centro commerciale che, una volta all’interno, si conferma essere davvero vastissimo con tanto di cinema multisala, ristoranti, bar e decine di negozi molto simili ai nostri. Subito all’esterno dell’Akropolis si erge l’ennesimo monumento brutalista, un enorme cubo in cemento armato pieno di buchi per finestre la cui costruzione è stata lasciata a metà (o forse ancor meno che a metà): forse volevano edificare un grande albergo da utilizzare durante il periodo di sconti all’Akropolis? Non lo scopriremo mai ma resta, comunque, il fascino assolutamente decadente di queste costruzioni. Esaurito tutto quello che c’era da vedere a Kaunas, torniamo verso la stazione e prendiamo il minibus delle 16.50 guidato da un autista che tutto fa meno che fare attenzione alla strada: manda messaggi, telefona, cambia continuamente stazioni alla radio… Fortunatamente arriviamo sani e salvi a Vilnius e, dopo un po’ di riposo al Domus, andiamo a cena al solito Dvara (novità di questa sera saranno i dolci: una forma di pane nero dentro alla quale sono state cotte delle mele, guarnita con gelato e frutti di bosco e un salame al cioccolato con mandorle. Con due piatti principali e due bevande, in tutto Euro 21.70) e poi una bella passeggiata per la città che per la prima volta vediamo illuminata dalla luce artificiale (le giornate si stanno evidentemente già un po’ accorciando).

La nostra ultima giornata a Vilnius ci porta, subito dopo colazione, al vecchio mercato coperto che non è nulla di che se paragonato a quelli di Riga ed Helsinki: meno scelta, meno varietà, meno cura nell’esposizione. Decidiamo quindi di andare all’Akropolis, il centro commerciale della città “gemello” di quello di Kaunas: un bus navetta parte ogni ora dalla stazione e in 10 minuti ti porta davanti al complesso (biglietto euro 1,00). Meno coreografico (e meno grande) di quello di ieri, l’Akropolis di Vilnius è comunque un bel posto dove fare shopping, approfittando in questa stagione anche degli sconti “festa d’estate”. Verso mezzogiorno riprendiamo la navetta e torniamo in città; visto che c’è un bel sole e fa caldo pranziamo su uno dei tavolini all’aperto del simpatico “chiosco” dei giardini del centro dove preparano cibo georgiano: sarà l’occasione per Marco di assaggiare il khachapuri, una focaccia ripiena di formaggio che in più di un’occasione mi ha saziato abbondantemente durante il mio viaggio in Georgia, e la “lemonade” una bevanda gassata al gusto di pera (nonostante il nome…). Ci dirigiamo quindi verso la parte nuova della città, al di là del fiume Neris al quartiere Snipiskes con l’imponente natatorium, il fatiscente cubo con il tetto ad onda in cemento armato che avevo visto la sera prima dal castello, ennesimo esempio di costruzione sovietica lasciata in decadimento e che visito, dall’esterno, in lungo e in largo; la bella Chiesa di San Raffaele; il centro commerciale e congressi “Europa” con 4 o 5 alti palazzi in vetro (il municipio, una banca e un agglomerato di negozi) che contrastano nettamente, vista la loro aria modernissima, con il resto della città, una sorta di “Defènse parigina” trasferita in Lituania, anche se molto più piccola. E’ stato molto piacevole vedere anche quest’altra faccia della città, sconosciuta ai più. Dopo una doccia (oggi decisamente rinfrescante) in albergo, la nostra solita cena al Dvara e l’ultima passeggiata serale, ci accingiamo a fare le valigie visto che domani mattina si parte.

Non abbiamo tempo di girovagare ancora per Vilnius, stamattina, visto che alle 9.30 parte il nostro autobus per l’aeroporto (circa 2 all’ora, 1,70 Euro) che raggiungiamo in poco meno di 7 minuti. Il volo parte in orario ed atterriamo a Bergamo dove ci aspetta la nostra auto ma, soprattutto, la strada per casa.

Alla fin fine…

Alla fin fine le tre Repubbliche Baltiche meritano sicuramente una visita. Forse mi sono un po’ pentito di non aver scelto una soluzione “fly and drive”: certo, con la macchina si è più liberi, ci si può spostare a piacimento e raggiungere anche gli angoli più remoti del paese che si intende visitare (così aveva fatto l’amico Tullio, che ringrazio per tutte le dritte). Ma anche viaggiare come abbiamo fatto noi, con autobus pubblici e privati, senza pensieri e con un po’ di levatacce, non è stato male. Se devo mettere “in scala” le tre capitali non ho nessun dubbio: Tallin, Vilnius e Riga. La prima è affascinante, sembra più un paese che una capitale; la seconda è viva e piena di tesori da scoprire; la terza è forse la più “allegra” ma anche quella che mi è piaciuta di meno. Sicuramente vale la pena di fare un giro in tutti i posti “secondari” dove siamo stati: sicuramente Sigulda, Tartu e Trakai, mentre Kaunas forse si può anche fare a meno di visitarla. Discorso a parte vale per Helsinki: sicuramente è stata una bella esperienza fare la traversata con la nave sul Golfo di Finlandia, sicuramente è valsa la pena arrivare fin qui per vedere Suomellinna e la penisola di Seurasaari, un po’ meno per la città in sé e per sé. Tutte le persone incontrate durante il nostro viaggio (con qualche eccezione, ovviamente) sono state gentili e disponibili, pur magari non parlando inglese o limitandosi a qualche parola. Il cibo è buono e vario ovunque, sicuramente un po’ più caro in Estonia e in Finlandia: l’offerta comunque è assolutamente abbondante e non resterete mai a pancia vuota. Le sistemazioni alberghiere erano tutte buone, pulite anche se non propriamente economiche (considerate una media di circa 70/75 Euro a notte con colazione). In tutte le città, da quelle più grandi a quelle più piccole, ci sono degli ottimi uffici del turismo con personale simpatico e cordiale, sempre disposto a darvi una mano e a fornirvi di opuscoli gratuiti. Girare con i mezzi pubblici non è difficile (eccettuata forse la rete cittadina di Riga dove tra Trolleybus, Tram e Autobus si fa un po’ di fatica a capirsi), è economico ed i mezzi sono abbastanza puntuali. Il periodo… il periodo, sulla carta era ottimo: notti bianche, sole che non tramonta mai, lunghissime giornate, feste d’estate, concerti all’aperto, tanta vita… forse non avevamo calcolato la pioggia: ne abbiamo presa tantina ma, come si dice sempre in questi casi, poteva andare anche peggio. L’ultima immagine che ricorderò di questo viaggio, è il cestino della nostra stanza al Domus Maria occupato (finalmente) dai nostri due ombrelli semi distrutti. Alla prossima!



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