Come innamorarsi della Florida

La nostra prima meta, appena usciti dall’aereoporto di Miami e ritirata l’auto al noleggio, sono le Keys. Ad eccezione di Key West e del suggestivo panorama lungo la strada e i ponti che le attraversano, devo dire che non mi hanno particolarmente entusiasmato. Sarà forse stata colpa della pioggia di quei giorni, ma non ho trovato un mare...
Scritto da: Stefano Gala
come innamorarsi della florida
Partenza il: 25/03/2003
Ritorno il: 10/04/2003
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
La nostra prima meta, appena usciti dall’aereoporto di Miami e ritirata l’auto al noleggio, sono le Keys. Ad eccezione di Key West e del suggestivo panorama lungo la strada e i ponti che le attraversano, devo dire che non mi hanno particolarmente entusiasmato. Sarà forse stata colpa della pioggia di quei giorni, ma non ho trovato un mare granchè invitante nemmeno a Baya Honda, definita dalle guide un paradiso delllo snorkelling. Le medesime guide (Mondadori e De Agostini) catalogano l’omonima spiaggia come una delle più belle in assoluto della Florida: io credo che le spiagge che ho poi trovato nel Golfo del Messico e a Fort Lauderdale non siano nemmeno paragonabili! Non abbiamo purtroppo visto il Dry Tortugas National Park, al largo di Key West: ci è stato consigliato persino dal doganiere del passaporto di Miami, ma l’escursione costa 95 $ e partiva alle 7 del mattino, cosa per noi improponibile dal momento che alloggiavamo a Islamorada (120 km. Da Key West).

Key West è invece davvero splendida e molto caratteristica: bellissime le case vittoriane color pastello lungo Duval Street e il mercatino di Mallory Square, coloratissimo il tramonto dal molo, divertenti le esibizioni degli artisti di strada che si radunano tutte le sere sul pontile, suggestivo il panorama del porticciolo con tutti gli yacht ancorati! Insomma, da non perdere! L’unica pecca è data dai costi proibitivi dei motel della zona: come ho detto, abbiamo alloggiato a Islamorada (Motel Key Lantern) dove abbiamo pagato 50 $ per una stanza doppia più che decente. Non abbiamo trovato nulla di più economico in tutte le keys, nemmeno sfruttando i coupons! Mantenendo Islamorada come base e complice il tempo non bellissimo dei primi giorni, ci siamo recati 2 volte alle vicine Everglades: siamo andati dapprima al Royal Palm Visitor Centre, da cui si dipartono l’Anhinga Trail (percorso di circa un km. Dove si vedono moltissimi coccodrilli e uccelli di varie specie, tra cui ovviamente l’Anhinga) e il Gumbo-Limbo Trail (breve percorso in mezzo a una fittissima vegetazione, dove peraltro non si vede granchè); successivamente, ci siamo spinti fino a Flamingo e il giorno successivo siamo andati alla Shark Valley e siamo saliti sul tram (12 $ la corsa!) che percorre tutto il perimetro circolare delle immense paludi circostanti. Il percorso è lungo una ventina di km. E si può percorrere anche in bicicletta (noleggiabile in loco), ma lo sconsiglio: sotto il sole cocente e con i coccodrilli che “pascolano” a pochi metri dalla strada, non è un’esperienza piacevolissima! Il panorama offerto dalle Everglades è indubbiamente affascinante e va goduto soprattutto nella stagione secca, onde evitare l’altissima umidità dei mesi estivi e i voracissimi insetti! Desta sensazione camminare con i coccodrilli a pochissimi metri: non fanno paura perché sono quasi tutti immobili nell’acqua o sui cigli del fiume, ma si fa comunque fatica ad abituarsi alla loro presenza. Molto suggestivi i rumori che sovrastano tutta la zona, principalmente ad opera dei molti uccelli che qui fanno la gioia degli ornitologi! Il ricordo più vivo che ho delle Everglades è la sensazione di disagio che ho provato quando abbiamo deciso di fare una siesta in una radura lungo la strada che porta a Florida City, poco dopo l’ufficio postale di Ochopee. Il posto invitava a schiacciare un tonificante pisolino: prato bellissimo, panchine per il picnic, fiumiciattolo che scorreva a pochi metri. Tutto bellissimo, peccato che nel fiume nuotassero beatamente un paio di coccodrilli per nulla intimoriti dalla nostra presenza: ho provato a coricarmi, ma il pensiero di trovarmi uno di quei rettili vicino alla stuoia non mi ha fatto chiudere occhio! Lasciate le Everglades, abbiamo risalito la costa del Golfo del Messico e ci siamo fermati una notte a Naples. La sua lunga spiaggia orlata di palme, i suoi giardini ordinati e pulitissimi, il centro storico ricco di negozi e di locali alla moda e, soprattutto, le magnifiche ville dei ricchi vacanzieri americani ne fanno una cittadina assolutamente da vedere, sia di giorno che di notte! E’ qui che abbiamo inaugurato un’attività (da noi battezzata “Villa’s Tour”) che poi avremmo più volte ripetuto nel seguito della vacanza: circolare in auto a passo d’uomo tra le viuzze vicino al porto, ammirando le splendide ville immerse tra le palme, alcune delle quali con ancorati gli yacht direttamente sul retro! Anche Key West è una cittadina ricca, ma è a Naples che abbiamo davvero cominciato a respirare nell’aria l’odore dei dollaroni americani!! Ci siamo svegliati nello splendido motel Spinnaker Inn di Naples (scovato grazie ai coupons!) e ci siamo diretti a Marco Island. E’ caratterizzata da un lungo spiaggione, un po’ rovinato da alcuni palazzoni che ne deturpano il bel panorama. Il mare non è un granchè: mosso e freddo, non invita certamente al bagno ma è comunque un posto piacevole per l’abbronzatura. A metà pomeriggio ci sroprende però un temporale di tipo “tropicale”, che ci costringe a raggiungere l’auto in tutta fretta per ripararci dall’acqua e dal freddo.

Decidiamo allora di anticipare la partenza e di dirigerci alla volta di Sarasota, di cui mi colpisce subito la splendida baia: mi tengo alle spalle gli imponenti grattacieli di downtown, immersi (se così si può dire..) nel verde, e volgo lo sguardo verso il mare, sul quale sta calando il sole con le premesse per un bellissimo tramonto. Sarasota non è molto citata dalle guide turistiche, ma merita assolutamente una visita di più giorni: oltre a coniugare in un riuscito connubbio il fascino post-moderno delle metropoli americane e l’atmosfera bucolica dei paesini di campagna (ovunque parchi, enormi e verdissimi campi da golf, colorate villettine a schiera), è un ottima base di partenza per i trasferimenti giornalieri alle vicinissime keys della baia (Anna Maria Island, Siesta Key, Lido Key, etc.), che si incontrano una in fila all’altra costeggiando il mare lungo un boulevard alberato e impreziosito da ville radical-chic. Il tramonto di Siesta Key è una delle immagini più vive nella mia memoria: lunghissime dune di sabbia che, complice la bassa marea e i dolci colori del sole all’orzzonte, mi danno l’impressione di camminare sulla Luna. Come se non bastasse, vedo decine di rumorosi pellicani in cerca di pesci e addirittura due delfini che nuotano a pochissimi metri dalla riva!! Più a nord delle keys, vicino a Bradenton (città considerata gemella di Sarasota), trascorriamo due giornate sulla spiaggia di Anna Maria Island. Il panorama ci è ormai usuale, ma non ci ha ancora stancato: un lungo spiaggione di sabbia bianca e fine e una serie di viuzze ordinatissime, deserte (si animano solo quando gli americani ci vanno in vacanza e aprono le loro splendide seconde case) e ingioiellate da villette da urlo affacciate sul mare e sul suggestivo Sunshine Skyway Bridge.

Abbandoniamo con qualche rimpianto Sarasota (soprattutto perché ci siamo persi la visita ai Gardens, che dovrebbero essere molto belli) e raggiungiamo Clearwater, 70 km. Circa più a nord. Siamo nella Boca Ciega Bay, area ritenuta capitale del sole, che qui splende in media 361 gg. All’anno! Visto il tempo non eccezionale dei primi giorni (anche se tutto sommato ha piovuto soprattutto dopo il tramonto e un solo giorno intero a Marco Island), temo fortemente di capitare nei rimanenti 4 gg. Piovosi dell’anno, ma fortunatamente non sarà così e ci godremo bellissime giornate sulla spiaggia.

Clearwater è una piacevolissima, tipica cittadina di mare. Ricorda un pò le animatissime località romagnole, ma ha un fascino tutto suo grazie soprattutto a una bellissima baia dove ormeggiano velieri e imbarcazioni che portano i turisti a godersi i tramonti e a vedere i delfini al largo. Inoltre, anche qui i tramonti vengono celebrati tutte le sere sul molo: bancarelle di ogni tipo, giostre, artisti di strada e una moltitudine di gente animano il lungomare ai margini di una spiaggia lunga e profonda dove si gioca a beach-volley fino a sera. L’unico difetto di questa località è la grande difficoltà a trovare parcheggio nelle ore serali: noi, però, ce ne andiamo dopo il tramonto e quindi evitiamo il caos tipico delle riviere italiane a ferragosto.

Avevamo inserito Clearwater nei nostri itinerari perché le guide parlavano benissimo di Caladesi Island, un’isoletta disabitata raggiungibile in traghetto dalla vicina Honeymoon Island. Sarà il fastidio per aver pagato 7 $ a testa una corsa in traghetto di 15 minuti (oltre a 4 $ di pedaggio per l’ingresso al parco), sarà il tempo nuvolo, ma siamo rimasti molto delusi da quest’isola e l’abbiamo inserita senza dubbio tra i posti da sconsigliare agli amici. Il percorso all’interno dell’isola in mezzo alle mangrovie è suggestivo ma la spiaggia non ci ha entusiasmato e il mare nemmeno. Meno male che il “marinaio” è un tipo simpatico e che lungo il percorso di ritorno un gruppo di delfini si avvicina alla barca e ci solleva il morale! Non siamo rimasti impressionati nemmeno da Treasury Island, posta al centro della baia di fronte a Sant Petersburg. Il lungomare è un po’ un mortorio e si riduce più che altro ad una fila interminabile di alberghi e motel; molto meglio Madeira Beach, un po’ più a nord, se non altro perchè il John’s Pass Village è un caratteristico pontile in legno dove è piacevole fermarsi per un pranzo o per fare shopping. Anche qui, però, parcheggiare l’auto è difficile e costoso.

Nei dintorni di St Petersburg, cittadina a sud di Clearwater che si segnala soprattutto per la bellezza della sua zona portuale e per il caratteristico molo a forma di piramide rovesciata, c’è invece uno dei posti più belli di tutta la Florida: il Fort de Soto Park. Ci stupiamo che chiedano soltanto 65 cent di pedaggio per l’ingresso, assolutamente sproporzionati rispetto a quanto pagato per vedere Caladesi Island! E’ un parco che offre spiagge davvero da sogno, con aree attrezzate per picnic immerse tra le palme. Nella nostra personale classifica, la spiaggia di questo parco è tra le prime 3 della Florida (insieme a quella di Fort Lauderdale e di Key Biscaine).

Vi arriviamo poco prima del tramonto e un po’ trafelati perché siamo in partenza per Orlando, ma facciamo in tempo a scattare bellissime fotografie con uno sfondo da cartolina (l’imponente Sunshine Skyway Bridge) e a vedere moltissime marmotte che si avventurano tra i bidoni della spazzatura in cerca di cibo. Davvero un posto da non perdere!! Purtroppo si è fatto tardi e dobbiamo avviarci verso Kissimmee, località distante una trentina di km. Da Orlando e vicinissima a Disneyworld e a Seaworld. Ho prenotato un motel via internet dall’Italia (Masters Inn, W IRLO Bronson Highway 5367) perché attratto dall’allettante offerta (34 $ una stanza doppia, compresa la prima colazione e il transfer per Disney) e non me ne sono pentito perché leggo sui coupon che i prezzi dei motel circostanti non sono inferiori. Consiglio vivamente di privilegiare i motel che offrono il passaggio gratuito a Disney, perché in tal modo si risparmiano 7 $ di parcheggio e si evitano inutili code.

Kissimmee è principalmente un crocevia di due lunghi vialoni pieni zeppi di motel, ristoranti, outlets e campi da minigolf. Nonostante ciò, la vita notturna latita perché alle 23 chiude tutto e non c’è in giro più nessuno. Noi comunque non ce ne preoccupiamo e andiamo a letto piuttosto presto, perché l’indomani mattina ci aspetta una discreta levataccia (per le mie abitudini..) per entrare al più presto possibile a Disney.

Avevamo stabilito di dedicare 2 gg. Per i parchi di divertimento e, fermo restando Seaworld, abbiamo dovuto scegliere tra Magic Kingdom ed Epcot. La nostra scelta è caduta sul primo e non è stata molto felice: io sono stato a Disneyland di Los Angeles e devo dire che quello di Orlando gli è molto inferiore, sia in grandezza sia in qualità delle attrazioni. La cosa migliore è la parata notturna dei carri, coloratissimi e suggestivi perché illuminati a giorno; per il resto, è soprattutto un posto per bambini e la maggior parte delle attrazioni sono piuttosto mosce. Fa eccezione solo Space Mountain, dove almeno ci si diverte a sparare con una sorta di laser segnapunti e si può fare a gara con il proprio compagno di avventura. Carine anche Jungle in the Cruise e Big Thunder Mountain (mini montagne russe sull’acqua), ma se tornassi indietro opterei decisamente su Epcot e credo che non me ne pentirei.

Al momento di stabilire l’itinerario, uno dei punti fermi era stato sin dall’inizio Seaworld e le aspettative non sono andate deluse. L’unico aggettivo che mi viene in mente per descrivere quello che ho visto è: fantastico! Ho trascorso in assoluto la più bella giornata di tutta la vacanza: 9 ore filate all’insegna del divertimento puro (spettacolari le esibizioni di orche, delfini e persino di otarie), dell’adrenalina (Kraken e Splash Mountain sono attrazioni mozzafiato!), delle risate (lo spettacolo Circle de la Mer), dell’emozione (accarezzare un delfino è stata davvero un’esperienza unica). Correndo senza sosta da una parte all’altra del parco (comunque non grandissimo) e approfittando delle code non eccessive agli ingressi, siamo riusciti a vedere e a sperimentare tutte le attrazioni: sono tutte davvero imperdibili, anche se ovviamente gli spettacoli delle orche e dei delfini hanno la priorità su tutto.

Da non perdere anche lo stand della Budweiser: a chi vuole farsi una cultura spiegano come è nata la fabbrica della birra; a chi ha sete viene offerto un bel bicchiere di birra fresca, anche più volte al giorno! Io avevo prenotato il biglietto via internet dall’Italia (www.Seaworld.Com), risparmiando così 5 $ sul costo di ingresso al parco (51.95 $ più tasse) ed evitando le code ai botteghini. Si stampa la prenotazione e ci si presenta al Customer Desk con il foglio A 4, che viene sostiuito dalla card vera e propria. Volevo sottrarmi al cappio del parcheggio a pagamento (7 $) ma non sono riuscito ad evitare di cadere nell’imbuto stradale che porta direttamente all’ingresso: ho visto ai lati del parcheggio una strada con alcuni vialetti apparentemente free parking, ma è un’osservazione da verificare.

Lasciamo Kissimmee all’indomani, non prima di appurare quanto sia deludente la vita notturna di Orlando (alle 20.30 di domenica non c’era in giro anima viva, nemmeno nella rinomatissima Church Street!) e senza tralasciare lo shopping all’outlet della Nike (sulla West Irlo Bronson).

La nostra meta è Palm Beach, che raggiungiamo percorrendo per un gran tratto una strada nell’entroterra (mi pare sia la 41, che porta al lago Okochopee) dove possiamo schiacciare sull’acceleratore dato che incontriamo pochissime auto in giro. E’ un’ottima alternativa alla trafficatissima US 1, dove i moltissimi semafori rallentano la marcia all’infinito.

Abbiamo programmato una visita fugace di un paio d’ore, ma è sufficiente per ammirare questa località dove si respira ricchezza ad ogni angolo. Ville bellissime (per noi ormai familiari, dal momento che a Naples ne avevamo viste a centinaia..), viali verdissimi e ombreggiati da veri e propri palmeti, incredibili yacht e panfili ormeggiati nella baia: come si fa a dire che i soldi non fanno la felicità? Facciamo un veloce “Villa’s Tour”, scattiamo qualche foto e imbocchiamo la I 95, che in poco tempo ci porta a Fort Lauderdale.

E’ una città a circa 50 km. Da Miami che mi ha incredibilmente colpito: una bellissima spiaggia orlata di palme, un lungomare animatissimo che invoglia alla passeggiata e allo struscio, una suggestiva downtown (sono sensibile all’imponenza dei grattacieli…), un’incredibile sfilza di canali d’acqua interrotta da ponti semoventi e da viali alberati e verdissimi, dove fanno bella mostra di sé ville fantastiche. Davvero una città spettacolare: una metropoli dall’aspetto tranquillo e rilassato, dove lo stress sembra essere parola sconosciuta.

E’ ormai il penultimo giorno e decidiamo di trascorrere un pomeriggio a Miami, che si rivelerà inferiore alle nostre aspettative. A parte la spiaggia di Miami Beach, devo dire che nulla di questa megalopoli mi ha impressionato in modo particolare: né i famosi boulevards (Ocean Drive e Collins Avenue, dove peraltro si possono ammirare interessanti palazzi art decò), né il quartiere Little Havana (pochissimo animato già all’ora del tramonto e con pochi locali allettanti), né Coconut Grove (ha un centro commerciale molto particolare, ma alla fin fine i negozi non sono molti e nemmeno particolarmente allettanti. Se poi ci si allontana appena di qualche decina di metri, è come avventurarsi nel deserto!).

Decidiamo allora di trascorrere le ultimissime ore di vacanza visitando Key Biscaine, di cui avevo letto meraviglie un po’ ovunque. La spiaggia del Billbags State Park, ritenuta tra le migliori della Florida, non si rivela invece all’altezza di altre da noi viste nel corso della vacanza, mentre Key Biscaine è sicuramente un bel posto anche se ricalca in tutto e per tutto i paesaggi già visti a Naples, a Anna Maria Island e a Marco Island.

Ci avviamo pertanto verso Miami, ma fortunatamente decidiamo di prendere un ultimissimo sole alla spiaggia di Crandon Park, appena prima di Key Biscaine: ai nostri occhi appare la spiaggia più bella della Florida, l’unica dall’aspetto davvero caraibico grazie a una fila di palme che si estende a pochi metri dal bagnasciuga. Sullo sfondo, non ne rovinano la vista il maestoso sky-line di Miami. Sarà la tristezza perché la vacanza è ormai finita, sarà che ci stiamo già facendo prendere dalla nostalgia, ma rimaniamo folgorati da questa bellissima spiaggia e non ce ne vorremmo mai andare…



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche