Colombia on the road

Scritto da: Daniele Vella
colombia on the road
Partenza il: 01/01/2009
Ritorno il: 12/03/2009
Viaggiatori: 1
Spesa: 3000 €
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COLOMBIA, LUNEDI 16 FEBBRAIO 2009 H.9.15 MAICAO TERMINAL – Ed è Colombia! Finalmente! L’arrivo è stato positivo, le poche persone incontrate al confine, quindi i soldati, i poliziotti, la gente della stazione del terminal, sono stati molto più gentili e sorridenti dei venezuelani.

TAGANGA, MARTEDI’ 17 FEBBRAIO 2009 H.NON LO SO, FORSE LE 10.30 – Sono arrivato in Colombia, nella spiaggia di Taganga, cinque chilometri a nord di Santa Marta. Non ho molto da dire. La spiaggia me la aspettavo certamente diversa. Taganga è in una baia circondata da montagne secche con molti cactus, poche palme da cocco e mi dà l’impressione di una spiaggia più mediterranea che caraibica. Lo stile è un po’ quello di Dahab in Egitto, piena di gringo, non pensavo così tanti invece ci sono molti europei e nord americani. Forse in questo periodo ci sono tanti viaggiatori parchè questo weekend è il fine settimana del carnevale e pare che ci sarà una grande festa, soprattutto a Barranquilla, una città a sessanta chilometri a ovest di santa Marta dove si dice che il suo carnevale è sullo stile di Rio De Janeiro. Taganga non è proprio il posto che cercavo, volevo trovare una spiaggia più selvaggia con meno barche nella baia, spiaggia con sabbia fine e più palme da cocco. Ora vado a fare un bagno.

TAGANGA, GIOVEDI 19 FEBBRAIO 2009 H.14.10 EL RODADERO – Son o in una spiaggia a ovest di santa Marta. Questa mattina sono venuto a visitare la città più vecchia della Colombia, del 1525, qui è, dove morì Simon Bolivar. Dopo una piccola passeggiata per la città, sono venuto in questa spiaggia con i grandi e alti hotel, tipici per le vacanze di una o due settimane all inclusive. Nulla di speciale ma non male per vedere qualcosa in più nella zona di Santa Marta. Per il resto nulla di particolare. In ostello ho incontrato un ragazzo italiano che sta viaggiando dall’America centrale, è molto simpatico e la sera non facciamo altro che grandi risate.

TAGANGA, SABATO 21 FEBBRAIO 2009 H.8.25 – Oggi è sabato, in teoria dovrei andare in chiesa ma oggi vado a Barranquilla con un ragazzo dello Utah per vedere l’inizio del carnevale. E’ carnevale in questi giorni e pare che a Barranquilla ci sia un bellissimo carnevale pari a quello di Rio de Janeiro e Venezia. Non volevo andare ma per un giorno va benissimo. Vado a vedere questa città che dicono sia molto brutta, ma con il carnevale tutto cambierà.

TAGANGA, DOMENICA 22 FEBBRAIO 2009 H.8.40 – “Non è che certe volte rispettare troppo le leggi scritte nella Bibbia, sia nell’antico sia nel nuovo testamento ci fanno allontanare dal vero messaggio religioso che Dio ci da? Ovvero, l’amore? Si può amare con delle regole oppure l’amore è senza regole? Le regole dell’amore arriveranno dopo? Ma prima di tutto si deve amare! Tutte le regole arriveranno dopo con naturalezza giusto? Stamattina dopo la mia meditazione del mattino mi è venuto in mente questo pensiero. Ieri mentre andavo a Barranquilla per il carnevale, parlavo con il mio compagno di viaggio dicendo che purtroppo le religioni hanno distrutto il vero messaggio di dio che è semplicemente l’amore. L’essere umano si è messo sopra Dio nel giudicare e dare pene di morte a persone che secondo loro avevano commesso dei peccati mortali. Il mondo deve giudicare le cose che non fanno male al prossimo. L’uomo ha il diritto di giudicare e condannare solo ciò che distrugge e che fa del male al prossimo, ma mai con la pena di morte, perché solo Dio ed esclusivamente Lui è l’unico essere superiore a qualsiasi diritto sulla vita e sulla morte. Una donna che indossa una pelliccia di visone e una prostituta, chi ha più peccato? Per la pelliccia di visone indossata dalla rispettabile donna che magari va anche in chiesa, ha dovuto far uccidere delle creature di dio per indossare un qualcosa solo per piacimento e non per necessità, solo per la sua vanità. H.11.00 – Sono seduto sulla spiaggia a bere una coca cola e tra un po’ andrò a sdraiarmi al sole ed entrerò in acqua, nel mare dei Caraibi. Ieri andai a Barranquilla per vedere questo famosissimo carnevale, il secondo dopo Rio, così dicono. Secondo me, infatti, è solo un dire. I carri di carnevale di Chivasso sono sicuramente più belli. Prima di tutto non si vedeva nulla. I carri non erano come uno si può immaginare, simili a quelli di carnevale di Rio de Janeiro e Viareggio. Sono semplicemente dei carri con delle casse enormi, e la musica che esce dalle casse con uno speacker che ogni tanto dice: “Barranquilla!!!” E tutta la gente urla, poi il silenzio fino al prossimo carro ornati solo con delle casse sopra il carro ci sono delle persone che ballano un po’ e poi di nuovo lo speacker: “El carnaval de Barranquilla!” Urla della gente e così via. Era più interessante vedere la gente per strada con i bambini vestiti da carnevale. A un certo momento mentre scattavamo le foto, un colombiano prende la macchina fotografica di Ken, il ragazzo statunitense che era con me. Il colombiano scappa e Ken lo rincorre fini a che riuscii a riprendere la sua macchina fotografica, ma mentre era per terra a combattere per riprendere ciò che era suo, un altro ragazzo colombiano ha cercato di tagliare la tasca di dietro del pantalone pensando che avesse un portafogli, facendo così un taglio nella coscia sinistra. Ken dopo essersi ripreso la macchina fotografica si accorse di perdere molto sangue, io gli guardo i pantaloni e vedo colare molto sangue. Controlliamo e vediamo un taglio, un poliziotto ferma un taxi e ci facciamo portar in ospedale, e così la nostra giornata a Barranquilla finì nell’ospedale della città. Per fortuna era nulla di grave e di serio. L’hanno disinfettato, messo due punti e dimesso subito. Usciti dall’ospedale, siamo andati alla stazione degli autobus e alle dieci di sera arrivammo a Taganga stravolti Am contenti di essere tornati.

TAYRONA NATIONAL PARK, MARTEDI 24 FEBBRAIO 2009 H.NON LO SO, MATTINA PRESTO – Eccomi arrivato nel Parco nazionale più frequentato della Colombia: Tayrona National Park, non lontano da Santa Marta. Sono partito ieri mattina in lancia facendo un viaggio a dir poco terribile. Bagnati fradici, il mare mosso con la paura di finire tutti in acqua. Non è stato per nulla divertente. Il parco è bellissimo. La spiaggia che io mi aspettavo con palme e sabbia fine. Ho conosciuto altri ragazzi, tre spagnoli e un francese passando questi giorni insieme qui a Tayrona. H.NON LO SO SERA – E’ quasi ora di andare a dormire ma l’orario non lo so. Qui c’è ancora luce e fino a che non se ne va, approfitto a scrivere due righe. Oggi abbiamo fatto una bella camminata al pueblito, un sito archeologico di una città; come la città perduta. Ci abbiamo impiegato un’ora e mezzo di camminata nella giungla per vedere questo sito archeologico dove gli indios hanno visto qui tra il 400 – 600 d.C. Scesi siamo arrivati alla spiaggia nudista, dove io ho passato il pomeriggio. Mi piace ogni tanto stare nudo sulla spiaggia senza vergognarsi perché o non c’è nessuno o le poche persone che ci sono chiaramente sono nude anche loro. Stare nudi in mezzo alla natura è una delle cose più belle per essere al contatto al 100 per cento con la natura. Quando sei nudo, ti senti parte di questo mondo naturale. In fin dei conti nasciamo nudi e la necessità di coprirsi nasce solo con il peccato originale. Quindi stare nudi in spiaggia, nella natura, non c’è nulla di male. Ho finito di leggere il mio secondo libro su Che Guevara. Tra un po’ inizierò a leggere il terzo. Nell’ultimo capitolo: “PENSARE AL CHE QUARANT’ANNI DOPO” del libro Guevariana mi ha colpito quando ipotizzano che se il Che fosse ancora vivo che cosa anzi chi sarebbe oggi? L’autore dell’ultimo capitolo dà quattro opzioni, a me delle quattro piace questa. Ipotesi: “E’ semplicemente un vecchietto che se ne sta per conto suo divenuto nemico di Fidel ed esiliato a Miami o a Parigi, ma direi migliore Parigi. Divento una specie di furibondo intellettuale, giustiziere del quartiere latino, alla maniera di Trockij a Coyacanne, che forse tiene lezioni alla Sorbona o che per guadagnarsi la pagnotta fa il medico di quartiere nelle più degradate comunità di africani e asiatici, magrebini e musulmani di Francia.” Mi piace pensarlo così oggi, perché lui era una persona coerente, e per la sua coerenza è stato ucciso. Poteva rimanere a Cuba, essere ministro del governo di Fidel Castro, vivere tranquillo con la sua famiglia, ma la sua coerenza non gli avrebbe permesso di deviare così goffamente, “ed è per questo che è andato a morire in Bolivia,” ed io non voglio pensare a un Che Guevara come Fidel castro. Fidel Castro, Pol Pot, Chauchescu e altri leader comunisti non hanno fatto altro che uccidere l’ideologia comunista e con lei far morire Che Guevara per la seconda volta definitivamente, distruggendo la sua lotta e la sua coerenza verso il popolo e la libertà.

TAYRONA NATIONAL PARK, MERCOLEDI 25 FEBBRAIO 2009 H.NON LO SO. Questa sera mi trovo da solo. Louis lo spagnolo e Havier il francese sono tornati a Taganga. Io tornerò domani. Mi piace stare qui e volevo fare una giornata in più. Oggi niente di particolare. Siamo stati in spiaggia, anche se il cielo era coperto, ma l’abbronzatura è comunque aumentata. Quando il cielo è così, è il più pericoloso, la gente non si protegge con le creme solari e si brucia. Ho cambiato camping, quello dove ho dormito le due notti precedenti non mi piaceva, i colombiani che ci lavoravano non erano molto simpatici e quindi eccomi al camping Paraiso che è molto più bello, sono più gentili e ci sono meno turisti. Ho appena finito di mangiare un’insalata di pomodori e ora sono qui al ristorante, tutti i tavoli sono pieni, ho trovato una sedia e mi sono seduto appoggiando le gambe sulla ringhiera di legno intorno al ristorante. C’è un ragazzo che m’incuriosisce molto, sembra un tipo solitario, il viso è simile a quello di Gesù o al Che, non lo so. L’ho visto ieri nella spiaggia dei nudisti insieme a due ragazze. Lui era sdraiato con il suo libro in mano, anche adesso ha un libro con sé e si sta bevendo una tazza di caffè o di te. Chissà cosa sta leggendo, se legge sempre così si divorerà un libro ogni due giorni. Tutti gli altri sono o in coppia o in tre, o in piccoli gruppi. Per ora soli ci siamo lui ed io e nessun altro. Quando lui si alza e va da qualche parte non guarda gli altri a differenza di me che cerco sempre qualcuno, gli altri guardano incuriositi questo personaggio che sa essere solitario. COLOMBIA, GIOVEDI 26 FEBBRAIO 2009 TAGANGA, H.22.45 – Eccomi a Taganga seduto in un ristorante a bere una Pilsen, stanco morto. Fra poco andrò nella mia amaca a dormire fino a domani mattina e poi partirò per Cartagena. Oggi sono stato tutto il giorno nella spiaggia nudista, la mia preferita. La giornata era fantastica senza neanche una nuvola e andare via dal parco è stata abbastanza dura. Sarei rimasto ancora li avessi avuto un altro mese o altri due in giro per il Sud America.

CARTAGENA, SABATO 28 FEBBRAIO 2009 H.9.10 – Ora posso dire l’orario perché ieri mi sono comprato un orologio per cinque euro e due telefonini per 33 euro. Sono arrivato a Cartagena e la prima impressione è stata semplicemente fantastica. Una bella città coloniale spagnola rimasta intatta come nella sua nascita. Arrivato ieri, sono andato nell’hotel dove, Louis, il ragazzo spagnolo, si trovava e così ci siamo incontrati. A Cartagena c’è il festival del cinema, ieri sera proiettavano il film. “Il Che l’Argentino.” Alle 20.30 mi sono fiondato dove proiettavano il film ma l’entrata era solo ad invito. Non ti dico com’ero arrabbiato, volevo proprio vederlo e invece nulla. Mi sa che dovrò scaricarmelo da internet. Adesso vedo se riesco a trovare la chiesa qui a Cartagena, se no mi fermo in un parco a leggere la scuola del sabato e fare una preghiera. Quando viaggio e sono solo penso tanto alla politica e alla religione. Sono pensieri belli e interessanti da annotare su un foglio e registrarmi ma purtroppo non ci riesco perché una volta arrivato a destinazione non riesco più a scrivere i miei pensieri. Sono nella chiesa avventista e abbiamo appena finito la scuola del sabato mi sono venute delle riflessioni che spesso mi vengono in mente. Chiunque è stato profeta, discepolo ed ha seguito Dio per ispirazione da lui stesso non è mai stato ricco, oppure lo era ed ha dovuto lasciare tutti i suoi beni per seguire Dio. Come si può oggi, nel 2009 credere ancora al vecchissimo Vaticano? Come si può oggi seguire un papa che indossa, una veste da nove mila euro quando i cattolici in Africa e in Sud America muoiono di fame? Come si fa a credere a questo papa, Ratzinger, che è stato un ex nazista delle ss e che e che oggi afferma che l’omosessualità deve essere distrutta? Come si fa a dire “è cattolico” oggi dopo quello che hanno fatto nel mondo? Dopo avere uno stato completamente cattolico pieno di soldi e ricchezze rinchiuse dentro una cupola dove quell’oro e quelle ricchezze potrebbero aiutare milioni di persone. Dio di quella cupola con quello che c’è dentro non se ne fà nulla. Dio di quello stato che mangia i soldi dei poveri del mondo non se nefà nulla. Al Vaticano gli sta a pennello che versetto, non è scritto nella Torah o nel vecchio Testamento, ma bensì nell’evangelo: “Sulla Terra siete vissuti nelle delizie e morbidezze; avete pasciuto i vostri cuori come per il giornmo della strage. “Voi avete condannato, voi avete ucciso il giusto.” Giacomo 5:5,6

CARTAGENA, DOMENICA 1 MARZO 2009 H.12.35 – Sono sotto la fortezza di San Felipe, la roccaforte che guarda la città di Cartagena, io non sono entrato, Louis, Havier e l’altro ragazzo spagnolo di cui non mi ricordo il nome sì. Di spendere i soldi di qualcosa che non mi interessa non mi va. Preferisco vedere castelli e fortezze sempre da fuori, ogni volta che entro in uno di queste costruzioni rimango sempre molto deluso. Adesso mi sono seduto in un tipico economico ristorante sulla strada a mangiare una zuppa per un euro. Ora continuo la camminata intorno la fortezza finendola in una caffetteria a bermi un caffè e poi andrò in spiaggia.

CARTAGENA, LUNEDI 2 MARZO 2009 H.8.15 – Sto partendo per la Playa Blanca, solo, Louis lo spagnolo non aveva voglia di venire. La giornata è nuvolosa, umida, quei giorni orribili ma per fortuna senza pioggia. Di nuovo solo, forse.

H.11.20 – PLAYA BLANCA – Sono arrivato in Playa Blanca nell’isola di Baru. Veramente non ho capito se è un’isola o una penisola. Non è male, ma non è Tayrona, poi c’è un tempo orribile, ora sta piovendo. Io ho trovato un’amaca per dormire per 8.000 pesos. Speriamo che il tempo cambi perché è un po’ deprimente rimanere qui con questo tempo. Ho bisogno di farmi controllare l’occhio sinistro perché mi fa un po’ male. Speriamo nulla di serio. …”Mamma mia! Non c’è un filo di vento, e questa cappa di nuvole fa da sauna.”.

H.14.15 – Piove, purtroppo e quindi sono rinchiuso sotto una capanna che fa da ristorante e dove dormirò questa notte con fronte il mare. Sembra quasi di essere alle Maldive, anche se qui è proprio selvaggio, chissà se anche questo posto cambierà o manterrà il suo stato selvaggio, con i bagni senza porta ma con un telo, le amache al posto dei letti sotto le capanne, e chissà se ci sarà la luce elettrica la sera, ma non penso proprio. Sabato sera sono andato a vedere il film: Che il guerrigliero. La storia di Guevara ovvero il diario in Bolivia del comandante. Non mi ha fatto impazzire troppa guerriglia e poco sulla vita vera e propria del Che. Volevo vedere di più gli aiuti medici che davano ai campesinos e la storia del Che con i guerriglieri. La recitazione non l’ho trovata un gran che e non si sentiva molto bene. Voglio leggere il libro che possiedo a casa, anche perché il mio prossimo viaggio nell’America Meridionale sarà proprio sulle orme del diario del Che in Bolivia. Usciti dal cinema, abbiamo incontrato un cubano, vive a New York e scrive trame di film. Diceva che il Che era un assassino ed ha ucciso un sacco di gente a Cuba quando vinse la rivoluzione comunista. E’ normale che quando ci sia una rivoluzione armata ci siano morti, quando poi si sale al potere, si uccidono persone che hanno massacrato altre persone. Questo è successo con i partigiani in Italia e nel resto dell’Europa quando cacciarono il regime fascista. Sono guerre, guerriglie, tutti sono, se così si può dire, assassini. Premetto che non amo il regime cubano oggi, il sistema politico di Fidel Castro e i suoi fratelli è una politica di dittatori e distruttori dell’idealismo comunista di Che Guevara.

CARTAGENA, MERCOLEDI 4 MARZO 2009 H.9.20 – Sono in un ristorante economico di Cartagena nel quartiere dove sto dormendo: Getsemani, per una colazione a base di uova. Il piccolo ristorante ha all’interno degli archi e il colore delle pareti sono verdi e bianche pitturate su delle vecchie mura dell’edificio. Le mura sono decorate con quadri di madonne e immagini di Gesù. Ora ho cambiato posto mi sono seduto vicino la porta, c’è più luce e mi piace vedere la gente che passa. Stamattina ho letto nella scuola del sabato l’importanza del sabato. Il sabato che è un comandamento dato da Dio e quello che quasi nessuno rispetta, è un comandamento che non applicato non fa male a qualcuno. Non è il: non uccidere, non rubare, ecc., regole in teoria facili da osservare perché fai del male al prossimo. Il Sabato non ha nessun fine drastico se non lo si rispetta, ma Dio ce l’ho ha dato e ci chiede semplicemente di rispettare il sabato. I primi quattro comandamenti non fanno alcun male, Dio ce li chiede e quasi nessuno rispetta. Soprattutto alcune chiese che hanno letteralmente cambiato i dieci comandamenti dati da Dio a Mosè sul Monte Sinai. Perché sono stati cambiati? Se Gesù disse: “Ama il tuo Dio e il tuo prossimo come te stesso.” Perché le chiese hanno cambiato i primi quattro comandamenti che sono sull’amore verso Dio? H.12.15 – Sono nell’orribile spiaggia di Cartagena sotto due hotel di trentadue piani. Chi se ne frega, è comunque una spiaggia e oggi non sapevo cosa fare. Come previsto è uscito il sole e quindi approfitto di colorire il mio corpo già ben abbronzato dal sole di Taganga e Tayrona. Stamattina in internet mi è arrivata una mail da Sonia di Dahab con su scritto che il nostro caro primo ministro Berlusconi vuole privatizzare l’acqua dandola a delle meravigliose multinazionali che non hanno nessuna pietà se qualcuno muore di sete. Bravo signor Berlusconi, ma nessuno ha insegnato a te e ai tuoi amici tanto religiosi che l’acqua non è un lusso ma un bene che Dio ci dà? Come si fa a privatizzare l’acqua? Come si fa? L’acqua non si tocca, è dell’essere umano. I tuoi ministri signor Berlusconi stanno andando in chiesa oppure è una facciata per avere i voti dei cattolici italiani con il consenso del Papa Ratzinger ex delle SS che considera la sinistra peccaminosa perché vuole dare stessi diritti alle coppie di fatto e alle coppie gay? Peccato che non abbia il potere di parlare ma devo cercare di fare qualcosa. Dio aiutami tu a poterlo fare. Questa notte vado a Bucaramanga, una città a dodici ore da Cartagena verso sud. Da qui tornerò poi in Venezuela facendo una parte del viaggio di Che Guevara in Latinoamericana. H.16.50 – Il libro: Latinoamericana scritto da Ernesto Guevara me lo sto divorando. E’ molto semplice. Un semplice diario di viaggio come possono scrivere tanti ragazzi dell’età di Guevara. La differenza è che lui sta viaggiando nel 1952 e sicuramente era un periodo molto più avventuroso di oggi. Adesso è facile viaggiare, soprattutto il percorso che ha fatto il Che, ormai è il più gettonato dai viaggiatori di tutto il mondo. Guevara aveva una carta in più nel fare dei viaggi con pochi soldi, aggiustandosi alla meglio, era un medico e ciò vuol dire tantissimo per rendersi conto di quante situazioni drammatiche ci siano nei vari paesi del mondo. Il medico ha un contatto più intimo con l’essere umano ed è stato questo che lo fece diventare il “Che Guevara.” H.20.25 – Sono alla stazione degli autobus in partenza per Bucaramanga a mille metri di altezza sulla cordigliera orientale colombiana. Da qui visiterò due città d’interesse storico e culturale prima di rientrare in Venezuela e finire questo viaggio nell’America Meridionale. Non sono stanco di viaggiare, alcune volte non vedo l’ora di terminare il viaggio intrapreso, questa volta no. Non so come mai, all’inizio non è stato molto facile: la paura, il cambio dei soldi in nero, sempre solo, tutto sembrava così caro e la gente del Venezuela poco ospitale. Solo qui in Colombia ho iniziato a conoscere altri viaggiatori a lungo termine; italiani, spagnoli, francesi, israeliani, svizzeri, norvegesi, ecc. Tutti con la passione del viaggio, in Colombia non per le donne e la coca. Questo si lascia agli italiani e ad altri popoli privi d’interesse culturale, naturalistico e storico. Sono gli italiani e devo sottolinearlo perché è così che votano che l’acqua del popolo sia per le multinazionali capitalistiche, sono i signori di Brescia e del Veneto arricchiti grazie alle loro fabbriche dove la maggior parte degli operai sono extracomunitari, che però adesso non li vogliono più. Sono loro che camminano per l’orribile spiaggia di Cartagena con una ragazzina di quindici, sedici anni se non anche più piccola per soddisfare il loro impulso sessuale. Questi sono gli italiani che arrivano a Cartagena con la loro orribile valigia rigida impachettata, vestiti a puntino come se fossero usciti da un giornale di moda. Poi ci sono quelli con lo zaino, che sembrano sporchi, ma non lo sono, e che non viaggiano con indumenti griffati ma con vestiti economici perché non puoi trovarti in un paese dove la gente ha fame e tu avere una semplice camicia da trecento euro. Sono quelli che cercano di imparare lo spagnolo, di conoscere la gente del posto non solo per sesso, sono quelli che vogliono sapere la storia di Cartagena, di Medellin, di Bogotà. Sono coloro che in sei mesi spendono quanto un europeo in vacanza per una settimana con la ragazzina al fianco. Chissà come mai il novanta per cento di questi viaggiatori non ama la coca e votano destra. … Devo andare, il pullman parte tra poco.

COLOMBIA, VENERDI 6 MARZO 2009 H.6.40 – Sono sull’autobus verso Pamplona. Ho appena finito di leggere il versetto biblico mattutino e dice: “Anche voi che mi avete seguito sederete su dodici troni per giudicare le dodici tiri di Israele.” Matteo 19:28 Quante cose ci saranno da fare insieme a Dio. Quante cose ci saranno da vedere. Se il mondo è già così bello, figurati cosa dovrà essere il cosiddetto Paradiso. Sarà sicuramente dieci volte più bello e girarlo per tutta l’esistenza ma con una cosa in più: non dovrò più vedere né poveri ne popoli che soffrono. Non andrò in giro dove io posso spendere dei soldi e permettermi delle cose che altri non possono perché non hanno nemmeno i soldi per un pezzo di pane. Il mondo è ingiusto, perché così tanti poveri e così tanti e così tanta sofferenza? S’incolpa Dio ma non dimentichiamoci che c’è Satana che fa di tutto per sviarci dall’amore di Dio. PAMPLONA H.17.35 – Sono seduto in una panaderia a fare una specie di coffe time. La bella cittadina di Pamplona a 2300 metri di altitudine sulle Ande colombiane, oggi c’è un tempo piovigginoso e nebbioso. Sembra di essere sulle nostre Alpi d’estate quando arriva il brutto tempo non riuscendo a vedere le cime delle montagne che stanno di fronte. Pensavo a una piccola cittadina invece qui ci vivono 102.000 persone. Fondata nel 1549 da Pedro DeUrsua e Ortun Velasca, fu chiamata in futuro la “città patriota”. Così la qualificò il Libertador ovvero Simon Bolivar, per essere stata pioniera della rivoluzione neogranadina e a dichiararsi indipendente il 14 luglio 1810. Dormo in un hotel che con l’arredamento che c’è all’interno sembra di trovarmi nel periodo coloniale spagnolo. Si trova nella piazza principale della città, di fronte alla cattedrale metropolitana. Non è molto economico, 25.000 pesos equivalenti a quasi otto euro. Fa un po’ ridere la mia affermazione che questo hotel non sia economico, otto euro, è una cifra ridicola in Europa. Qui in Colombia non ho mai pagato più di sei euro, ecco perché otto euro sono tanti. Oggi è il mio ultimo giorno in Colombia. Domani prenderò il pullman per Cucuta e poi entrerò in Venezuela. Non sono molto felice di viaggiare in giorno di sabato. Avevo paura per il cambio del denaro perché domani sarà domenica e sarà tutto chiuso. Qui per fortuna ho trovato un cambio favorevole 350.000 pesos equivalenti a 100 dollari a una cifra di 550.000 bolivares il che significa 5,50 per un dollaro. Ormai domani dovrò andare perché sono rimasto quasi sprovvisto di pesos. Ho solo il necessario per mangiare qualcosa stasera e arrivare in Venezuela domani. La strada che ho fatto oggi da Bucaramanga per arrivare qua a Pamplona è stato un bellissimo tragitto con tutte curve sulle Ande raggiungendo un punto massimo di 3400 metri. E’ incredibile come nella cordigliera arrivi a dei passi così alti con un’estrema facilità. Il mio caffè è quasi terminato. Fuori fa freddo ed io mi rinchiuderò per un bel po’ in un internet point, e intanto; BUON SABATO.

VERSO IL VENEZUELA, SABATO 7 MARZO 2009 H.8.35 – TERMINAL DI PAMPLONA – Oggi è una giornata stupenda, un bellissimo sole caldo che non ti dà l’idea di essere a 2300 metri di altitudine. Sto partendo per Cucuta, la città capitale della regione si Santa Ander Norte, al confine con il Venezuela. Tra poche ore sono di ritorno nello stato che mi ha aperto le porte alla scoperta dell’America Meridionale del Nord. L’autobus che mi porta a Cucuta è uno di quelli vecchi tutti colorati, dei Chevrolet con potenti motori per fare su e giù dalle Ande e per fortuna senza aria condizionata ma con i finestrini che si possono aprire e chiudere a mio piacimento. Si parte!



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